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VOLUME
Scaffale della critica
A. Le origini
e il Duecento
Lezione profilo 2
Jacques Le Goff
La nascita dell’identità europea
Opera: Il Medioevo. Alle origini dell’identità europea, La Chiesa cattolica e gli Stati
Punti chiave:
La divisione del cristianesimo
Il dualismo dei poteri in Occidente
I tentativi di unificazione politica della cristianità occidentale
Le crociate e la lotta contro le eresie
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opo il crollo dell’impero romano l’Europa era
frazionata politicamente in vari regni, ma
unita nella religione cristiana, che costituiva un
amalgama non solo religioso ma anche culturale.
In Occidente, diversamente dall’Oriente dove il
sovrano («basileus») deteneva sia il potere politico
sia il potere religioso, venne rifiutato il concetto di
teocrazia, anche se è vero che la Chiesa giocava
sempre più un ruolo di primo piano anche al di
fuori della sua più stretta sfera di competenza. Tut-
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tavia, i tentativi di unificazione politico-religiosa
dell’Europa da parte prima di Carlo Magno e poi
di Ottone I, entrambi incoronati imperatori dal
papa, furono più teorici che reali. Nell’intersecarsi
di religione e politica, la Chiesa promosse guerre di
religione sia all’esterno sia all’interno del territorio
europeo: da una parte ci furono le crociate contro
i musulmani per la riconquista di Gerusalemme,
dall’altra la lotta contro le eresie, in particolare
quella catara.
Nel IV secolo, quando Costantino lo sottrae all’ombra della clandestinità e dell’illegalità,
il cristianesimo si afferma definitivamente come la grande novità religiosa e ideologica
dell’Occidente medievale. Una novità di cui gli imperatori del IV e V secolo si servono
per puntellare la coesione interna dello spazio imperiale mediterraneo, minato da ricorrenti crisi militari e istituzionali. Ma la divisione dell’Impero in due parti, una occidentale facente capo a Roma, l’altra orientale facente capo a Costantinopoli, ha messo in moto
un processo inarrestabile di lacerazione dell’antica unità politica e culturale. E, caduta la
parte occidentale dell’Impero, a poco a poco anche il cristianesimo comincia a dividersi:
si formano un cristianesimo latino in Occidente e un cristianesimo greco in Oriente, i
quali si allontanano sempre di più l’uno dall’altro, creando una frontiera culturale di
lunga durata che verrà poi irrigidita da frontiere politiche. La geografia dei secoli successivi al Mille presenterà infatti un confine molto chiaro nel cuore dell’Europa: da un
lato i territori dalla Scandinavia alla Croazia, in cui oggi vivono Baltici, Polacchi, Cechi,
Slovacchi, Ungheresi e Sloveni, e dall’altro i territori dalla Russia alla Grecia. Questa
frontiera, sanzionata nel 1054 dallo Scisma d’Oriente1, il quale sottrae definitivamente
la Chiesa greca all’autorità del papato romano, separa la cristianità occidentale da Bisanzio e dal mondo slavo ortodosso.
A est troviamo un mondo bizantino fastoso, conservatore delle eredità antiche, sempre
più indebolito dallo sfruttamento economico degli Occidentali (soprattutto degli Italiani), e che viene gradatamente rimpicciolendosi dinanzi all’avanzata turca fino al crollo
del 1453 – un mondo cesaropapista in cui il re, il basileus, unisce un potere imperiale e
un potere pontificale – e un mondo russo che esita tra il modello occidentale e le attrattive dell’Oriente asiatico. A ovest sta un mondo diviso, imbarbarito, mal unificato dalle
1. Scisma d’Oriente: nel 1054 papa
Leone IX mandò a Costantinopoli una
sua delegazione per ricucire i rapporti
tra la Chiesa di Roma e quella d’Oriente,
ma l’incontro tra il legato del papa e il
patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario sortì effetti opposti a quelli sperati: i due, infatti, si scomunicarono a
vicenda. Questo evento segnò l’atto ufficiale della prima divisione tra i cristiani:
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da una parte i cattolici (cioè “universali”), dall’altra gli ortodossi (cioè “fedeli
alla vera dottrina”). I cattolici sono i cristiani d’Occidente, mentre gli ortodossi
sono i cristiani d’Oriente.
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sue due teste – il papa e l’imperatore – ma che conoscerà una straordinaria fioritura economica, politica e culturale, e avvierà un’espansione sempre più vittoriosa: la cristianità
latina.
In Occidente, l’Impero romano non sopravvive all’invasione e all’insediamento dei popoli, soprattutto germanici, venuti dall’altra parte del limes (la linea militare di difesa
contro i nomadi, sommersa a partire dal III secolo), nonché alla destrutturazione di
un’economia monetaria a lungo raggio d’azione, alla crisi urbana, alla ruralizzazione
dell’economia e della società, alla pauperizzazione delle masse, e infine alla crisi di valori e di civiltà che accompagna il declino della cultura antica e la diffusione del cristianesimo.
Al suo posto s’instaurano due nuovi poteri. Innanzitutto, quello della Chiesa. Esso s’insedia a due livelli: un livello locale, che si appoggia ancora ai centri urbani (i quali vanno
contraendosi), e che vede alla sua testa capi che uniscono funzioni religiose, economiche, sociali e politiche (i vescovi); e un livello unitario, che è quello del vecchio Impero
Romano d’Occidente (che scompare alla fine del V secolo), di cui il vescovo di Roma
cerca di raccogliere l’eredità. Sotto il nome di papa, questo super-vescovo rivendica la
propria supremazia sulla Chiesa d’Oriente, la quale sfugge però sempre di più alla sua
autorità, e sulla Chiesa d’Occidente, cui riesce a imporsi nel corso di un processo lento
e difficile […]. Un grande movimento di riforma religiosa, che si sviluppa tra la metà
dell’XI e la fine del XII secolo e prende il nome di «riforma gregoriana» dal pontefice
Gregorio VII (1073-1085), che ne fu uno dei principali protagonisti, separa la Chiesa
dalle strutture feudali laiche che l’avevano asservita, e ribadisce la differenza di status fra
chierici e laici, ossia fra gli uomini destinati al celibato (una regola antica quasi del tutto
desueta) e gli uomini destinati al matrimonio (inteso come lo stato normale dei laici). A
tutt’oggi, nell’Europa cattolica questa barriera del sesso non è scomparsa.
C’è poi il potere dei regni. I popoli insediatisi nei territori dell’Impero romano formano,
insieme con le vecchie popolazioni, degli Stati posti sotto l’autorità di un capo vittorioso
che prende il titolo di re e instaura una dinastia regnante: i Goti e poi i Longobardi in
Italia, i Visigoti in Aquitania e quindi in Spagna, i Franchi in Gallia, gli Anglosassoni in
Gran Bretagna (dove danno vita a una molteplicità di piccoli regni).
Si delinea così un primo abbozzo d’Europa, su una duplice base: quella, comune, della
cristianità, modellata dalla religione e dalla cultura; e quella, diversificata, dei singoli
regni fondati su tradizioni etniche importate, o su antiche realtà multiculturali (si pensi
all’esempio dei Germani e dei Gallo-Romani in Gallia). È la prima, lontana prefigurazione dell’Europa delle nazioni.
Da questa riorganizzazione dell’Impero romano d’Occidente emergono due fenomeni
capitali.
Il primo è il rifiuto di un potere teocratico – diversamente dall’Oriente bizantino, dove
il basileus unisce nelle sue mani potere politico e potere religioso. In Occidente, il potere
JACQUES LE GOFF
Jacques Le Goff, nato a Tolone il 1º gennaio 1924, è uno
dei maestri della storiografia contemporanea. Dal 1962
è direttore di studi all’Ecole des hautes etudes, e dal 1972
al 1977 presidente dell’Ecole des hautes etudes en sciences
sociales.
Dalla fine degli anni sessanta è condirettore della rivista
“Annales. Économies Sociétés Civilisations”. Nei suoi saggi
ha affrontato temi fondamentali della civiltà medievale,
interessandosi ai nessi fra antropologia, sociologia, storia
della cultura e sistema economico. È fautore di un metodo
storico attento, oltre che ai grandi eventi, ad aspetti tradiG. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta
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zionalmente trascurati della vita nel Medioevo. Tra le sue
numerose opere tradotte in italiano: Gli intellettuali nel Medioevo (1957), La civiltà dell’Occidente medievale (1969),
Tempo della Chiesa e tempo del mercante (1977), Il meraviglioso e il quotidiano nell’Occidente medievale (1983),
L’immaginario medievale (1988), Il Medioevo: alle origini
dell’identità europea (1996) e L’Italia nello specchio del Medioevo (2000).
Ricordiamo, inoltre, i suoi contributi all’Enciclopedia, alla
Letteratura italiana e alla Storia d’Italia e la pubblicazione
del Dizionario dell’Occidente medievale (2003, 2004, 2011).
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religioso spetta alla Chiesa e al papa, il potere politico ai re. Il dualismo dei poteri è regolato dal precetto evangelico: «Date a Cesare ciò che è di Cesare». […]
Il secondo è l’amalgama etnico che risulta dalla creazione della cristianità e dei regni
cristiani: Celti, Germani, Gallo-Romani, Anglo-Romani, Italo-Romani, Ibero-Romani,
Ebrei, cui si mescoleranno, più tardi, Normanni, Slavi, Ungheresi e Arabi. Questi processi di acculturazione, che risalgono spesso all’epoca dell’Impero romano, annunciano
quella che sarà un’Europa aperta alle ondate d’immigrazione: un’Europa della diversità
culturale e del meticciato. Ma nella Spagna visigotica fa capolino uno dei cattivi demoni
dell’Europa: l’antisemitismo.
Un tentativo di unificare politicamente la cristianità occidentale sotto forma di un Impero
indipendente dall’Impero greco-bizantino ha luogo in due occasioni: con Carlomagno,
incoronato imperatore a Roma nell’anno 800, e con Ottone I, anch’egli incoronato dal
papa a Roma nel 962. Questa risurrezione dell’Impero è all’origine di un’istituzione più
teorica che reale, che gode per tutto il Medioevo, e per una parte dell’età moderna, di un
grande prestigio simbolico, ma che non riesce quasi mai ad affermarsi stabilmente come
forza politica: il Sacro Romano Impero di nazione germanica, che aveva idealmente in Roma
la sua capitale, ma da cui i paesi diversi dalla Germania (e anche, seppure abbastanza
teoricamente, una parte dell’Italia) si emanciparono ben presto. Nell’Europa medievale,
l’Impero fu perlopiù una forma vuota; e, disputandosi la supremazia del potere spirituale
sul potere temporale, o viceversa, il papa e l’imperatore, questi due vertici simbolici della
cristianità medievale, si esaurirono in conflitti vani, col risultato di marginalizzarsi rispetto alla vera evoluzione politica dell’Europa, quella della genesi degli Stati nazionali moderni a partire dal Duecento. Nel IX secolo, le spartizioni dell’impero carolingio avevano
avviato una divisione profonda dell’Europa continentale: quella tra la Francie occidentale
(la futura Francia) e la Francie orientale (la futura Germania); e avevano fatto gravare
sull’Italia una parziale egemonia germanica che, combinandosi con il progressivo rafforzamento del papato come Stato territoriale, avrebbe contribuito a bloccare sul nascere le
possibilità di formazione di una monarchia nazionale nell’Italia settentrionale (mentre,
al principio del XII secolo, nell’Italia meridionale nasce, sotto una dinastia normanna, un
regno unitario paragonabile a quelli che vanno sorgendo in Europa).
Tra Francia e Germania stava una zona indecisa, battezzata inizialmente (nel IX secolo)
Lotaringia2, ch’era inadatta a trasformarsi in uno Stato, e che avrebbe costituito un terreno di scontri plurisecolari tra Francesi e Tedeschi.
Intanto, al principio dell’VIII secolo la grande ondata della conquista araba raggiunge
l’Europa occidentale. Se in Provenza l’insediamento musulmano è debole ed effimero,
e in Sicilia, ancorché più importante e durevole, è nondimeno soltanto una luminosa
parentesi, in Spagna dilaga invece nella maggior parte del paese prima che, nel XII e
soprattutto nel XIII secolo, i piccoli regni cristiani del Nord della Penisola – Castiglia,
León, Navarra, Asturie, Galizia, Aragona – costringano i musulmani a ritirarsi, dapprincipio lentamente e poi più celermente, nel corso della Reconquista. Perché la Spagna
cristiana, da poco unificata attraverso l’unione della Castiglia e dell’Aragona, scacci definitivamente i musulmani dalla loro ultima roccaforte, il piccolo regno di Granada,
bisognerà aspettare il 1492.
La lotta contro i musulmani aveva offerto al papato l’occasione per riunire i cristiani
d’Occidente intorno a un medesimo progetto: la conquista dei luoghi santi cristiani in
Palestina, la Terra Santa. Predicata da papa Urbano II nel 1095 a Clermont, la crociata
rispondeva alla volontà non soltanto di aggiungere la Palestina al territorio della cristia-
2. Lotaringia: il territorio di cui fu sovrano, con titolo di re, Lotario II, figlio
dell’imperatore Lotario I. La regione
era delimitata a settentrione dal mare
del Nord; a occidente dai fiumi Saona,
Mosa e Schelda; a oriente dalla linea
che congiunge la foce dell’Ems alla città di Wesel (che si trova nei pressi della
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confluenza fra Reno e Mosella) e quindi
dal fiume Reno, fino alla confluenza con
l’Aar; a meridione dalla catena del Giura
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nità, ma anche di distogliere l’aggressività guerriera dei popoli cristiani dalle guerre intestine tra paesi cristiani, e di offrire all’eccesso di popolazione e di passioni una valvola
di sfogo fuori dei confini dell’Occidente. Dietro la crociata stavano altresì le pulsioni
dell’immaginario collettivo dei cristiani d’Occidente, affascinati dall’immagine di Gerusalemme, fantasticata come la controparte terrena della Gerusalemme celeste, e collocata
al centro del mondo.
La crociata sfociò nella creazione di Stati cristiani nel Mediterraneo orientale, tra i quali
il regno latino di Gerusalemme. Essi si trovarono incessantemente sotto attacco da parte
dei musulmani, rafforzati dall’arrivo di nuovi popoli convertiti all’Islam, come i Turchi.
Tra il 1099 e il 1270, sette crociate tentarono di mantenere in piedi, o di riconquistare,
questi Stati cristiani d’Oriente. Ma si conclusero con un fallimento, e la dominazione
cristiana in Palestina finisce con la caduta di San Giovanni d’Acri (1291).
Le crociate indebolirono le monarchie cristiane occidentali e la loro nobiltà, esacerbarono i rapporti tra Latini e Bizantini dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei
Crociati al principio della quarta crociata (1204), eccitarono lo spirito della guerra santa
(jihād) nei musulmani, e intralciarono più che non favorirono le iniziative economiche
dei cristiani in Oriente, guidate soprattutto dai Veneziani e dai Genovesi, che fondarono
imperi commerciali rivali in tutto il bacino del Mediterraneo orientale, dal Mar Egeo alla
Crimea e a Cipro.
Invece in Sicilia, e soprattutto in Spagna, malgrado i conflitti armati, i contatti e gli
scambi tra musulmani e cristiani (ed ebrei) produssero importanti fenomeni di acculturazione, in particolare nel campo dell’arte e della scienza arabe (segnatamente medicina
e astronomia). La scienza araba propagò altresì tradizioni filosofiche e scientifiche della
Grecia antica ignote ai Latini, e fu uno dei principali stimoli allo sviluppo del sapere nella cristianità occidentale, fiorito nel Duecento con la scolastica. […] Cordova e Toledo
(riconquistata dai cristiani nel 1085) furono i grandi centri d’incontro fra le tre culture:
l’araba, l’ebraica e la cristiana. Nel campo della scienza, Palermo svolse un ruolo analogo, ancorché di minor rilievo.
Sfidato dall’Islam all’esterno, a partire dall’XI secolo il cristianesimo occidentale dové
affrontare anche la sfida interna di tutta una serie di movimenti religiosi eterodossi: le
eresie. Tra le tante eresie, occorre distinguere quelle che erano rivolte soprattutto contro
la gerarchia ecclesiastica, contro la sua corruzione morale. Ma in molti casi il bersaglio
era costituito dagli stessi sacramenti, nonché dal monopolio che la Chiesa esercitava su
di essi e sulla liturgia. Questi movimenti predicavano il ritorno a quelle che si credeva
fossero state la povertà, la purezza e la fraternità dei tempi evangelici e della Chiesa
primitiva. Attraverso parole d’ordine religiose, essi esprimevano inoltre rivolte e rivendicazioni di natura sociale e politica. I più importanti di tali movimenti furono, nell’XI
secolo, la Pataria a Milano e in Lombardia, e, alla fine del XII, i Poveri di Lione, o Valdesi.
Essi furono tutti vittoriosamente combattuti dalla Chiesa; oppure si decomposero da
sé. Le eresie furono un grande grido di rivolta contro l’arricchimento e il materialismo
che con la grande crescita dell’economia successiva all’Anno Mille avevano conquistato
l’Occidente.
Una sfida ancor più grave venne da un movimento che in realtà non era un’eresia cristiana, ma un’altra religione, con una teologia differente, un altro clero, altre pratiche. Parliamo del catarismo, una delle forme assunte dalle religioni dualiste comparse nel Medio
Oriente fin dall’Antichità […]. Queste religioni credevano nell’esistenza, se non di due
divinità contrapposte, perlomeno di due princìpi indipendenti l’uno dall’altro e l’uno
all’altro contrari: il principio del bene e il principio del male. Il principio del bene era
puramente spirituale. Tutto ciò che atteneva alla materia e alla carne era un prodotto del
male, e doveva essere severamente represso. Il catarismo fu potente soprattutto nell’Italia
settentrionale e nella Francia meridionale. In quest’ultima regione il papato organizzò
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contro di esso una vera e propria crociata, detta degli Albigesi da Albi, una città del Midi3
che era il centro d’irraggiamento dell’eresia. Questa sanguinosa impresa militare contro
le popolazioni del Midi fu condotta in più riprese, tra il 1209 e il 1244, da signori della
Francia settentrionale. Per avere ragione dei catari, nel Duecento la Chiesa creò l’Inquisizione, un tribunale eccezionale la cui competenza si estendeva a tutti gli eretici, e che
per strappare confessioni praticò sistematicamente la tortura, inviando non di rado i
condannati al rogo. Alla fine del Duecento, il catarismo era domato.
Se grazie a queste lotte la Chiesa cristiana risparmiò all’Europa occidentale l’oscurantismo e l’oppressione degli integralismi religiosi, essa si lasciò però trascinare in un’opera
generale di repressione rivolta, oltre che contro gli eretici, contro gli ebrei, gli omosessuali, i lebbrosi, i mendicanti, i vagabondi. Uno degli strumenti di quest’opera di repressione e di controllo fu, nel corso dei secoli, il tribunale dell’Inquisizione, che sopravvisse
alla lotta contro le eresie per cui era stato creato al principio del Duecento, e la cui azione
rappresenta indubbiamente una delle pagine più nere della storia della Chiesa cattolica
e dell’intero Occidente.
È vero che negli ultimi secoli del Medioevo si affermò un’Europa aperta al mondo esterno (ancorché aggressiva ed espansionista); ma ciò avvenne al prezzo dell’instaurazione
al suo interno di un sistema d’intolleranza e di esclusione, che moltiplicava i capri espiatori.
J. Le Goff, La Chiesa cattolica e gli Stati, in Il Medioevo. Alle origini dell’identità europea,
Laterza, Roma-Bari 2002.
3. Midi: “meridione” (in francese).
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