La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro rappresenta una assoluta priorità per l'Italia che, con l'approvazione
definitiva ne! luglio 2009 del decreto "correttivo" (D.lgs. 3 agosto 2009, n. 106) al Testo unico n. 81/2008, ha com­
pletato il disegno di riforma iniziato nel 2007, equiparando l'Italia agli standard normativi internazionali ed europei.
Conoscenze
Abilità
• Le principali norme della sicurezza nei luoghi
di vita e di lavoro, per la tutela della persona,
deN’ambiente e del territorio
• Padroneggiare l’uso di strumenti tecnologici con
particolare attenzione alla sicurezza nei luoghi di
vita e di lavoro, alla tutela della persona, dell'am­
biente e del territorio
1. Sicurezza, innanzi tutto!
I luoghi in cui viviamo, e il luogo di lavoro in particolare, possono
presentare pericoli e rischi per la salute e l’incolumità delle per­
sone, e minacce alla salvaguardia deN’ambiente.
Vi sono impiegate sostanze, materiali, attrezzature e macchine
potenzialmente in grado di procurare danni fisici, e anche psi­
cologici, all’individuo.
Purtroppo, quotidianamente si ha notizia di lavoratori coinvolti in
incidenti sul lavoro, dalle conseguenze più o meno gravi, spes­
so causati dal mancato rispetto delle indicazioni di sicurezza.
La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro è sancita dalla
Carta Costituzionale e regolata da una serie di norme di legge
che definiscono parametri e comportamenti ai quali tutti, im­
prenditori e lavoratori, si devono adeguare.
"La Repubblica tutela la salute come fondamen­
tale diritto dell'individuo e interesse della colletti­
vità, e garantisce cure gratuite agli indigenti".
Costituzione della Repubblica Italiana Art. 32
Sicurezza dove?
a. In casa e a scuola
Quando siamo a casa, ci sentiamo tranquilli e protetti tra le mura dome­
stiche, ma ci possiamo trovare anche in situazioni di pericolo. Al di là di
frequenti infortuni e incidenti più o meno gravi (urti, scivolate, cadute,
tagli, ustioni, ecc.), la casa è ormai un concentrato di tecnologie: im­
pianti tecnici, elettrodomestici, televisori, computer. L'utilizzo di queste
apparecchiature necessita di un'attenta lettura delle istruzioni per l'uso,
in modo da non danneggiare le apparecchiature stesse ed evitare situa­
zioni rischiose. Soprattutto bisogna fare attenzione con la corrente elet­
trica, che può causare folgorazioni e cortocircuiti e generare incendi.
Altrettanto quando siamo a scuola: è importante non correre, non urtare
i compagni, usare con attenzione le attrezzature scolastiche, rispettare
il regolamento della sicurezza, soprattutto nelle prove di evacuazione.
b. Sulla strada e nel tempo libero
Il tragitto da casa a scuola può presentare numerose insidie, anche in
relazione al mezzo di trasporto usato.
A piedi, in bicicletta, in motociclo bisogna rispettare la segnaletica e il
codice della strada; anche su un autobus o su un mezzo privato devi
mantenere comportamenti corretti (star seduti o reggersi agli appositi
sostegni sui mezzi pubblici ed allacciare le cinture di sicurezza in au­
tomobile).
Se impari ad agire in sicurezza in casa, per la strada e a scuola, non farai
certo fatica a comportarti in modo adeguato anche nel tempo libero,
praticando sport e frequentando luoghi di ritrovo e di divertimento.
c. Sul lavoro
Tutte le aziende sono da tempo dotate di un piano della sicurezza ed
impegnate nel contrastare la piaga degli infortuni sul lavoro, di cui sono
vittima ogni anno numerosi lavoratori.
Benché la situazione sia in costante miglioramento, alcuni luoghi di
lavoro esigono particolare attenzione: i lavoratori devono indossare ap­
positi capi di abbigliamento, muoversi con estrema cautela, usare cura
particolare nel manovrare le macchine.
Se capita di visitare qualche azienda, per osservare direttamente alcuni
processi di lavorazione, o di effettuare uno stage, è necessario adeguarsi
ai criteri di sicurezza dell'azienda e muoversi con ordine, rispettando le
indicazioni fornite.
Check-list della sicurezza in casa
check-list è
La
una tabella con una serie di informazioni da conoscere o di indicazioni da porre in atto.
Con essa si esegue un’azione di controllo, “spuntando” le caselle (Sì/No) corrispondenti alle conoscenze acquisite
e alle azioni eseguite in modo corretto. Al termine si verificano quali sono le mancanze e si predispone un’oppor­
tuna azione correttiva. In questa pagina puoi osservare una tabella già predisposta.
Completa o modifica con altre indicazioni ed esegui la
pensando alla tua abitazione.
check-list,
N° I
AZIONE
1
Organizzare la cucina in modo che ogni cosa (stoviglie,
prodotti) abbia un posto fisso direttamente raggiungibile dal
piano di lavoro.
2
Non riporre nel sottolavello o in altri posti accessibili ai
bambini detersivi e detergenti contenenti sostanze tossiche
o nocive.
Controllare che gli elettrodomestici siano tutti a norma e
collocati in modo che non creino pericoli nell'uso.
D
Coltelli, forbici e altri accessori taglienti devono essere ripo­
sti in luogo sicuro, subito dopo l'uso.
5
In bagno è importante rispettare le regole d'uso dell'asciuga­
capelli: mani asciutte, suole di gomma, distanza dall'acqua.
6
Non portare in bagno impianti stereo e apparecchi radio o
TV.
D
Chiudere medicinali, cosmetici e detergenti in opportuni ar­
madietti inaccessibili ai bambini.
8
Tenere aggiornata la cassetta con il necessario per interventi
di primo soccorso (disinfettante, cerotti, bende, creme con­
tro le ustioni).
9
Fornire i pavimenti (anche quelli interni al vano doccia e alla
vasca) di tappetini antiscivolo.
10
Z]
12
13
Installare maniglioni di sostegno in corrispondenza dei sani­
tari (soprattutto per gli anziani).
Utilizzare prese di sicurezza oppure proteggere le prese
elettriche con opportuni tappi di plastica.
Proteggere spigoli vivi e altri elementi taglienti presenti nei
mobili e nei componenti d'arredo.
Dotare le stanze della giusta illuminazione, non scarsa né
eccessiva, con luminosità diffusa, integrando luce naturale
e artificiale.
Preferire le lampade a soffitto e coprire i vetri con pellicola
trasparente antifrattura.
Sì
NO |
NOTE
2. La sicurezza nell'ambiente di lavoro
" La pretende
chi si vuol bené'
Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro
Il
prescrive norme che si applicano a tutti i settori di
attività produttiva, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio che possono insorgere negli ambienti di lavoro,
e garantisce l’uniformità del trattamento di tutela per tutti i lavoratori, di ogni qualifica.
Ai fini della tutela individua i soggetti che sono protagonisti della sicurezza sul luogo di lavoro, ai quali affida ruoli
e responsabilità precise.
Vediamo la definizione di alcuni di questi soggetti, in sintesi.
LAVORATORE
Chi svolge un'attività lavorativa con un datore di lavoro pubblico o privato, con o sen­
za retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un'arte o una professio­
ne. Sono equiparati ai lavoratori gli allievi di scuole e università nelle quali si faccia
uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, e
apparecchiature fornite di videoterminali.
DATORE DI LAVORO
Il titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore, oppure chi ha la responsabilità
dell'organizzazione o deN'impresa produttiva.
SERVIZIO DI
PREVENZIONE E
PROTEZIONE DEI
RISCHI
Insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all'azienda a cui è affidata
l'attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori.
RESPONSABILE DEL
SERVIZIO DI
PREVENZIONE E
PROTEZIONE
Persona con idonee capacità e requisiti professionali, nominata dal datore di lavoro
per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dai rischi.
ADDETTO AL SERVIZIO
DI PREVENZIONE E
PROTEZIONE
Persona con idonee capacità e requisiti professionali, facente parte del servizio di
prevenzione e protezione dai rischi.
MEDICO COMPETENTE
Medico specializzato nei settori della medicina del lavoro, che collabora con il datore
di lavoro per la valutazione dei rischi, ed è incaricato di effettuare i controlli sanitari.
RAPPRESENTANTE DEI
LAVORATORI PER
LA SICUREZZA
Eletto dai lavoratori per rappresentarli nelle questioni relative a salute e sicurezza
durante il lavoro.
Per un lessico comune in materia di sicurezza
• Prevenzione: l'insieme di tutti i provvedimenti necessari, in relazione alle specifiche attività, per evitare o diminuire i
rischi professionali, nel rispetto della salute della popolazione e della conservazione dell'ambiente esterno.
• Pericolo: proprietà o qualità di un determinato fattore potenzialmente in grado di causare danni.
• Rischio: probabilità di subire un danno nelle condizioni di esposizione a un determinato fattore o alla combinazione
di più fattori e agenti.
• Emergenza: situazione pericolosa che richiede provvedimenti eccezionali.
• Incidente: avvenimento non programmato che causa o avrebbe potuto causare danni a persone, cose e/o ambiente.
• Sicurezza: attuazione di misure atte a prevenire un fatto dannoso o un incidente.
Le statistiche INAIL
Il nostro paese, nel quadro della normativa europea,
si è dotato di una legislazione per la sicurezza negli
ambienti di lavoro, valida su tutto il territorio nazionale
e per tutti gli ambiti lavorativi: il Decreto Legislativo
n. 81 del 2008, noto come Testo unico in materia di
salute e sicurezza sul lavoro, completato dal Decre­
to legislativo n. 106 del 2009 e dalla Legge n. 88 del
2009, che unifica e sostituisce le precedenti disposi­
zioni di legge.
Per incidere efficacemente sulla riduzione degli inci­
denti sul lavoro è anzitutto necessario sviluppare una
cultura della sicurezza. Occorre cioè che ciascuno
di noi sia, in ogni sua attività, a conoscenza dei rischi
che questa può comportare per sé, per gli altri e per
l’ambiente. Occorre, di conseguenza, conoscere e ri­
spettare le norme di sicurezza, dalle più generali a
quelle specifiche per ogni azione e lavoro.
Anche la scuola ha il compito di sensibilizzare, respon­
sabilizzare e istruire al rispetto delle norme di preven­
zione e sicurezza, per formare futuri cittadini e lavora­
tori consapevoli deN’importanza del comportamento di
ciascuno ai fini della salvaguardia della salute di tutti e
deN’ambiente.
Per questo, l’insegnamento delle Tecnologie deve inte­
grarsi con alcuni fondamentali aspetti della normativa
in materia di sicurezza sul lavoro.
Per esercizio, ricerca dai siti internet ufficiali (INAIL,
Ministero del Lavoro, ecc.) alcune statistiche: ridisegna
i grafici e commenta i dati raccolti.
Sopra, statistica infortuni
denunciati per sesso e
classi di età (Anno 2009).
A lato, manifesto di con­
vegno per la sicurezza sui
luoghi di lavoro.
3. Obblighi del datore di lavoro e dei lavoratori
Tutti i soggetti coinvolti nella prevenzione e protezione
dai rischi hanno degli obblighi stabiliti dalla normativa.
Al datore di lavoro è affidata, insieme con il responsa­
bile del servizio di prevenzione e protezione e con
il medico competente, la valutazione degli specifici
rischi connessi ad ogni attività, relativi sia alle attrez­
zature di lavoro, sia alle sostanze e ai preparati chimici
impiegati, sia agli ambienti di lavoro, senza dimenticare
quelli che possono insorgere a causa dello stress da
lavoro.
È compito del datore di lavoro mettere in atto tutte le
procedure per la sicurezza previste, provvedere alla
formazione dei lavoratori in materia di sicurezza e
fornire loro adeguate protezioni dai rischi non elimi­
nabili.
In particolare, il datore di lavoro deve adempiere a una
serie di obblighi specifici, indicati dalla normativa. Ve­
diamo i principali.
Obblighi del datore di lavoro
• Nominare alcuni lavoratori ai quali affidare precisi in­
carichi ai fini della prevenzione e lotta agli incendi, e
della gestione dell'emergenza, come l'evacuazione dei
luoghi di lavoro in caso di pericolo e il primo soccorso.
• Fornire ai lavoratori gli idonei dispositivi di prevenzio­
ne individuale (DPI).
• Provvedere alla formazione dei lavoratori esposti ai ri­
schi, con istruzioni adeguate e specifico addestramen­
to, e curarne in generale l'informazione e l'addestra­
mento.
• Verificare che il lavoratore rispetti le norme di sicurezza
e faccia uso dei mezzi di protezione collettivi e indivi­
duali previsti.
• Prendere tutti i provvedimenti necessari per evitare l'in ­
sorgere di rischi per la salute della popolazione o il
deterioramento dell'ambiente esterno, e verificare pe­
riodicamente l'assenza di rischio.
Il lavoratore, indipendentemente dalle specifi­
che mansioni a lui affidate, deve comportarsi in
modo da tutelare la propria salute e sicurezza,
quella dei suoi colleghi e di tutte le altre persone
che possono risultare coinvolte dagli effetti delle
sue azioni.
Anche il lavoratore deve sottostare a obblighi
specifici, dettati dalla normativa.
Vediamone alcuni.
Sotto e nella pagina seguente, alcuni manifesti per la
Campagna per la Sicurezza sul lavoro del Ministero.
Obblighi del lavoratore
• Contribuire, insieme al datore di lavoro e al personale inca­
ricato, aH'adempimento degli obblighi previsti a tutela della
salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
• Osservare le disposizioni e le istruzioni utili ai fini della prote­
zione collettiva ed individuale, impartite dal datore di lavoro
e dai soggetti incaricati.
• Utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze
e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto e i dispositivi di
sicurezza.
• Utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione.
• Segnalare immediatamente guasti e inefficienze relative alle
attrezzature di lavoro e ai dispositivi di sicurezza, ed eventua­
li condizioni di pericolo. Intervenire direttamente, in caso di
urgenza, compatibilmente con le proprie competenze e pos­
sibilità, per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo. Infor­
mare il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
• Non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositi­
vi di sicurezza, di segnalazione e di controllo.
• Non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che
non sono di sua competenza o che possono compromettere
la sicurezza propria o di altri lavoratori.
• Partecipare ai programmi di formazione e di addestramento
organizzati dal datore di lavoro.
• Sottoporsi ai controlli sanitari indicati dal medico competente.
DVR, il documento di valutazione dei rischi
Il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare tutti i rischi per la sicurezza e la
salute dei lavoratori, e di indicarli in un apposito documento: il documento
di valutazione dei rischi (DVR).
Questo deve contenere una relazione dettagliata sui rischi derivanti dalle
diverse procedure e attività; deve inoltre presentare le misure di preven­
zione e protezione adottate, e indicare quali dispositivi di protezione indivi­
duale sono necessari.
Nel documento vanno indicate le singole mansioni che possono esporre i
lavoratori a dei rischi specifici e per le quali sono richiesti particolari requisiti
professionali, di formazione e addestramento. Il documento prevede anche
un programma di interventi da effettuare per migliorare nel tempo i livelli di
sicurezza.
Fattori di rischio
I rischi possono essere generici o specifici, cioè legati a precise mansioni,
macchinari e sostanze. Possono dipendere dalle procedure e dalle attrez­
zature di lavoro; dall’impiego e dalla esposizione alla elettricità, a sostanze
chimiche e materiali biologici, a parametri fisici e ambientali.
Sono inoltre dipendenti dalla formazione e dalle condizioni psicologiche
del lavoratore; dalla organizzazione del lavoro e dal mancato rispetto delle
procedure di sicurezza.
Per orientarsi nel vastissimo campo dei rischi che possono insorgere nei
diversi ambienti di lavoro, è necessario individuarne alcune categorie prin­
cipali e frequenti, collegate a determinate attività e situazioni.
• Impiego delle attrezzature di lavoro: rischi derivati dalla presenza di ele­
menti, materiali e veicoli che possono causare danni alle persone (tagli,
perforazioni, urti, schiacciamenti), e incendi, esplosioni, ecc.
• Metodi di lavoro e disposizioni degli impianti: rischi derivanti da procedure
e posizioni di lavoro, e dalle caratteristiche degli spazi in cui si opera.
• Impiego della elettricità: rischi dovuti alla presenza di apparecchiature elet­
triche, pannelli e comandi elettrici, compresi i rischi di incendio ed esplo­
sione dovuti all'energia elettrica.
• Esposizione a sostanze o preparati pericolosi per la sicurezza e la sanità:
rischi conseguenti a inalazione, ingestione, assorbimento cutaneo di sostan­
ze pericolose per la salute; legati alla presenza di sostanze infiammabili,
sensibilizzanti, corrosive, ecc.
• Esposizione ad agenti fisici: rischi collegati all'esposizione a radiazioni di
diversa natura, rumori, vibrazioni, temperature estreme, e alla presenza di
fluidi sotto pressione.
• Esposizione ad agenti biologici: rischi di infezioni dovute alla manipolazio­
ne e alla esposizione a microorganismi, tossine, allergeni.
• Fattori ambientali e ambiente di lavoro: rischi derivanti da illuminazione,
temperatura, umidità e ventilazione non adeguate; presenza di inquinanti
atmosferici.
• Interazioni del posto di lavoro e dei fattori umani: rischi collegati all'at­
teggiamento dei lavoratori, alla formazione e alla conoscenza delle norme
di sicurezza, all'attuazione delle procedure, alla adeguatezza delle attrez­
zature di protezione, ai fattori ergonomici, alla scarsa motivazione alla
sicurezza.
• Fattori psicologici: rischi dipendenti dalle condizioni psicologiche del lavo­
ratore, dalla tipologia, monotonia e difficoltà delle mansioni, dalle reazioni
in caso di emergenza.
• Organizzazione del lavoro: rischi correlati ai processi e alla organizzazione
del lavoro (turni, lavoro notturno, ecc.), alla gestione e al controllo delle
procedure di sicurezza, alla manutenzione degli impianti, alla gestione del­
le emergenze.
• Fattori vari: pericoli causati da terzi, da condizioni climatiche difficili, dalla
tipologia dell'ambiente di lavoro (sott'acqua, in atmosfere a pressione supe­
riore o inferiore al normale, ecc.).
4. La gestione della prevenzione e le misure di tutela
La gestione della prevenzione e delle misure di tutela è un aspetto fondamentale della organizzazione del lavoro.
Ai fini della prevenzione è necessario valutare accuratamente tutti i rischi per la salute e la sicurezza, e indicare
ogni strategia, utile a eliminarli o prevenirli, già nella fase in cui si stabiliscono le procedure produttive e di lavoro.
Le condizioni ideali per qualsiasi attività prevedono l’assenza di rischi, ma questo non sempre è realizzabile. Allora
diventa indispensabile cercare di ridurli al minimo, sfruttando le conoscenze e le possibilità offerte dal progresso
scientifico e tecnico per mettere a punto procedure il più possibile esenti da rischi, e adottando sistemi di protezio­
ne collettiva ancora prima dei dispositivi di protezione individuali.
Anche la formazione professionale e la corretta informazione in materia di sicurezza e salute, insieme alla abitu­
dine a operare in sicurezza, sono fattori molto importanti per la riduzione del rischio.
La legislazione prevede alcune misure generali di tutela, oltre a quelle specifiche per particolari attività. Vediamo­
ne alcune in sintesi.
Valutazione di tutti i rischi per la salute e la sicurezza.
• Programmazione della prevenzione, integrando tra loro misure di
prevenzione, strumenti e procedure tecniche per la produzione,
fattori dell'ambiente e dell'organizzazione del lavoro.
• Eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, loro riduzione
al minimo.
• Rispetto dei principi ergonomici nell'organizzazione del lavoro
e nella scelta delle attrezzature e dei metodi di lavoro e produ­
zione, per ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di
quello ripetitivo.
• Sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o lo è
di meno.
• Utilizzo limitato di agenti chim ici, fisici e biologici sui luoghi di
lavoro.
• Priorità alle misure di sicurezza collettiva rispetto a quelle di pro­
tezione individuale.
• Controllo sanitario dei lavoratori.
• Informazione e formazione adeguate per lavoratori, dirigenti, rap­
presentanti della sicurezza e tutto il personale coinvolto.
• Partecipazione e consultazione di tutti i lavoratori e dei loro rap­
presentanti per la sicurezza.
• Misure di emergenza da adottare in caso di primo soccorso, di
lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in condizioni di
pericolo.
• Uso dei segnali di avvertimento e sicurezza.
• Regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, impianti e di­
spositivi di sicurezza.
Definizioni
• Polveri: particelle originatesi durante la lavorazione da operazio­
ni meccaniche e trattamenti termici.
• Fumi: particelle solide disperse in aria, con dimensioni inferiori a
0,1 micron originatesi da fenomeni di sublimazione, condensa­
zione, ossidazione.
• Nebbie: goccioline disperse in aria originatesi da spruzzatura o
ebollizione di liquidi e condensazione di gas e vapori.
• Gas: sostanze che alle normali condizioni di pressione e tempe­
ratura (1 atm e 25 °C) sono in forma gassosa.
• Vapori: sostanze aeriformi che alle normali condizioni di pressio­
ne e temperatura (1 atm e 25 °C) sono in forma liquida.
• Dose limite (DL 50): quantità di prodotto per unità di peso cor­
poreo (mg/Kg) che, assorbita, provoca la morte del 50% degli
animali da esperimento.
358 Sicurezza
5. L’ambiente di lavoro
I luoghi di lavoro, interni all’azienda o situati all’aperto, devono rispondere a precisi requisiti di sicurezza, in rela­
zione alle attività che vi si svolgono, alle sostanze utilizzate e alla presenza di diverse tipologie di lavoratori, inclusi
eventuali lavoratori disabili.
II datore di lavoro ha il compito di predisporre ambienti salubri e con le necessarie caratteristiche di igiene e sicu­
rezza. Deve inoltre assicurare che siano mantenuti efficienti con periodiche operazioni di pulizia e manutenzione.
In generale, indipendentemente dalle specifiche attività, i luoghi di lavoro devono presentare requisiti di:
■stabilità e solidità
* ampiezza
• protezione
* igiene e salubrità
■sicurezza
• comfort microclimatico.
In considerazione dell’elevato numero di incidenti,
spesso mortali, che ancora si verificano, una partico­
lare attenzione va posta nel controllo delle sostanze
nocive derivanti dalla produzione e dallo stoccaggio di
materie prime e scarti di lavorazione. Sono indispensa­
bili sistemi di rilevazione e aspirazione di gas, vapori,
odori, fumi e polveri, da installare direttamente nel luo­
go dove questi si formano.
In particolare, negli ambienti chiusi dove si possono
sviluppare gas nocivi (pozzi neri, fogne, fosse, cister­
ne, gallerie, condutture, caldaie) l’accesso ai lavoratori
deve essere consentito solo dopo aver verificato l’as­
senza di pericoli per la loro salute e la loro vita, e solo
dopo aver risanato l’atmosfera con mezzi idonei e me­
diante adeguata ventilazione. Inoltre, una volta verifi­
cate tutte le condizioni di sicurezza, i lavoratori devono
indossare gli adeguati dispositivi di protezione indivi­
duale (cinture di sicurezza, maschere antigas, ecc.) ed
essere vigilati costantemente dall’esterno.
Nei luoghi di lavoro vanno anche adottate tutte le ne­
cessarie misure per prevenire e fronteggiare incendi ed
esplosioni, e garantire le vie di fuga per il deflusso e la
messa in sicurezza dei lavoratori in caso di incidente.
La segnaletica di sicurezza completa l’organizzazione
degli ambienti di lavoro e delle loro vicinanze.
6. Le attrezzature di lavoro
Per tutte le attrezzature di lavoro (macchine, apparecchi, uten­
sili e impianti) la normativa prescrive specifici requisiti di si­
curezza, certificati secondo disposizioni legislative comuni­
tarie. Insieme alle condizioni e alle caratteristiche del lavoro
da svolgere, nella scelta delle attrezzature si devono valuta­
re tutti i rischi che la loro presenza e il loro utilizzo comporta.
È compito del datore di lavoro fornire macchine e strumenti
adeguati alle attività che si svolgono e conformi ai requisiti di
sicurezza; provvedere alla loro corretta installazione; curarne
periodicamente il controllo, la manutenzione e la verifica della
sicurezza.
L’organizzazione del lavoro e gli spazi dove si utilizzano particolari
attrezzature, il posto di lavoro individuale e la stessa posizione del
lavoratore devono consentire di minimizzare i rischi, tenendo conto
dei principi deN’ergonomia.
È molto importante, inoltre, che i lavoratori ricevano le istruzioni necessarie per svol­
gere le loro mansioni, anche in merito ai rischi e ai dispositivi di protezione.
Per l’uso delle attrezzature di lavoro che comportano dei rischi, si possono individuare
disposizioni di sicurezza a carattere generale e specifiche. Ne esemplifichiamo alcune.
• Disposizioni generali applicabili a tutte le attrezzatu­
re di lavoro: le attrezzature devono essere installate,
disposte e usate in maniera da ridurre i rischi per i loro
utilizzatori e per le altre persone, ad esempio facendo
in modo che vi sia sufficiente spazio disponibile tra i
loro elementi mobili e gli elementi fissi o mobili cir­
costanti, e che tutte le energie o sostanze utilizzate o
prodotte possano essere condotte e/o estratte in modo
adeguato.
• Avviamento: ogni inizio e ogni ripresa di movimento
dei motori che azionano macchine complesse o più
macchine contemporaneamente devono essere prece­
duti da un segnale acustico udibile nelle condizioni di
lavoro, associato eventualmente a un segnale ottico.
• Rischio di proiezione di oggetti: nelle operazioni di
scalpellatura, sbavatura, taglio di chiodi e in genere nei
lavori eseguiti mediante utensili a mano o a motore,
dai quali può provenire il lancio di schegge o di ma­
teriali, si devono predisporre schermi o adottare altre
misure per evitare danni alle persone.
• Rischio di caduta di oggetti: in caso di lavoro su sca­
la o in luoghi sopraelevati, gli utensili che non sono
adoperati devono essere tenuti entro apposite guaine o
assicurati in modo da impedirne la caduta.
• Materie e prodotti pericolosi e nocivi: dove si effettua­
no operazioni che comportano l'utilizzo di sostanze o
materie pericolose, infiammabili, esplodenti, corrosive,
tossiche, taglienti, ecc., devono essere esposte disposi­
zioni e istruzioni per la sicurezza nelle specifiche ope­
razioni.
• Rischi da energia elettrica: tutte le attrezzature di la­
voro devono essere installate in modo da proteggere i
lavoratori dai rischi di contatto diretto o indiretto con
la corrente elettrica.
• Materie e prodotti infiammabili o esplodenti: quando
si utilizzano materie infiammabili ed esplodenti, e nei
luoghi dove esiste un pericolo di esplosione o di incen­
dio per la presenza di gas, vapori, polveri esplosivie o
infiammabili, le attrezzature non devono produrre riscaldamenti pericolosi o scintille.
La direttiva macchine 2006/42/CE
All’utilizzo delle macchine corrisponde, purtroppo, un elevato numero di inci­
denti sul lavoro e conseguenti infortuni. Per evitare o minimizzare i rischi, è ne­
cessario integrare la sicurezza nella loro progettazione e costruzione, e curarne
la corretta installazione e manutenzione.
L’Unione Europea si è dotata di una specifica normativa di riferimento: la Di­
rettiva macchine 2006/42/CE. Questa fissa i requisiti di sicurezza e di tutela
della salute, a carattere generale e specifici, relativi alla progettazione e alla
costruzione di alcune categorie di macchine in considerazione dei rischi che
comportano.
I fabbricanti sono tenuti a dichiarare e certificare la conformità delle macchine
ai requisiti fissati dalla normativa; la conformità è attestata dalla marcatura CE.
A titolo di esempio, riportiamo alcune indicazioni della Direttiva relative alla si­
curezza e affidabilità dei sistemi di comando delle macchine.
Sicurezza ed affidabilità dei sistemi di comando
I sistemi di comando devono essere progettati e costruiti in modo da non generare situazioni pericolose.
In ogni caso essi devono:
• resistere alle previste sollecitazioni di funzionamento;
• non creare situazioni pericolose in caso di avaria;
• non creare situazioni pericolose dovute a errori umani prevedibili.
7 . 1dispositivi di protezione individuale (DPI)
A volte i rischi non possono essere evitati e neppure
ridotti, anche ricorrendo a misure tecniche di preven­
zione, a mezzi di protezione collettiva, alla riorganizza­
zione del lavoro.
Quando proprio non si può eliminare il rischio, il lavo­
ratore ha l’obbligo di indossare i mezzi di protezione
individuale (DPI) che sono prescritti dalle misure di si­
curezza e vengono forniti dal datore di lavoro.
DPI: qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indos­
sata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo
contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicu­
rezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni comple­
mento o accessorio destinato a tale scopo.
I DPI devono avere caratteristiche specifiche per pro-
teggere il lavoratore da un determinato rischio. Inoltre,
non debbono comportare di per sé ulteriori e maggiori
rischi, anche quando è necessario un uso combinato
di più dispositivi.
Il datore di lavoro deve individuare e fornire al lavorato­
re i necessari DPI, in funzione dei rischi che le diverse
mansioni comportano. Deve, inoltre, informare il lavora­
tore sui rischi dai quali il DPI lo protegge, provvedere a
istruirlo sulle corrette modalità di utilizzo, e fornire ogni
altra informazione necessaria.
I lavoratori hanno l’obbligo di utilizzare i DPI nei casi e
secondo le istruzioni ricevute; devono inoltre curarne la
conservazione e segnalare al datore di lavoro eventuali
difetti o inconvenienti.
Dispositivi di protezione individuale
362 Sicurezza
Protezione delle vie respiratorie
Per proteggere da sostanze presenti nell'am­
biente di lavoro (gas, polveri, vapori), poten­
zialmente nocive e non altrimenti eliminabili.
Respiratori e maschere fornite di filtri specifici
per le diverse sostanze (polveri, solventi, gas).
Protezione degli arti superiori
Per la protezione delle mani dai rischi chim i­
ci e microbiologici, meccanici, elettrici, e dal
calore.
Guanti, manicotti, manopole di materiali di­
versi, in relazione ai rischi (plastica, gomma,
cuoio, materiale per isolamento elettrico).
Protezione degli occhi
Per proteggere gli occhi dal contatto con so­
stanze e materiali pericolosi o roventi (prodot­
ti corrosivi, radiazioni, schegge).
O cchiali, maschere, visiere e schermi even­
tualmente dotati di idonei filtri.
Protezione dell'udito
Per proteggere l'udito dai danni causati dal
rumore.
Cuffie antirumore, caschi, palline e tappi au­
ricolari.
Protezione del capo
Per proteggere il capo dalla caduta di mate­
riali dall'alto o dal contatto con elementi pe­
ricolosi.
Elmetti o caschi di protezione (compatibili
con l'utilizzo di altri DPI, come cuffie o visie­
re), berretti, cappelli.
Protezione degli arti inferiori
Per garantire l'incolumità di piedi e arti, e la
stabilità del lavoratore.
Scarpe (anche dotate di idonei puntali), zoc­
coli, stivali, ghette, suole, ginocchiere, dispo­
sitivi per la protezione del collo del piede.
Protezione da cadute dall'alto
Per proteggere dai rischi derivanti dalla cadu­
ta.
Imbragatura, cintura di ancoraggio, cordino
di aggancio (e punti di ancoraggio).
Protezione del corpo e della pelle
Contro aggressioni meccaniche, termiche,
chimiche, da radiazioni.
Indumenti di materiale specifico, in relazione
al rischio e dispositivi di protezione della pel­
le (creme protettive e pomate).
Visibilità
Per la segnalazione visiva della presenza del
lavoratore.
Indumenti ad alta visibilità, fluorescenti e ri­
frangenti.
8. La segnaletica
La segnaletica di sicurezza è molto importante ai fini della prevenzione degli incidenti,
in particolare quando permangono dei rischi, nonostante tutte le misure di sicurezza
adottate.
È costituta da un insieme di segnali che forniscono indicazioni o prescrizioni riferi­
te alla sicurezza e alla salute sui luoghi di lavoro; può riguardare un oggetto, una
attività o una situazione determinata. Si realizza, a seconda dei casi, tramite un
cartello, un colore, un segnale luminoso o acustico, una comunicazione verba­
le o un segnale gestuale.
La segnaletica deve fornire messaggi chiari e immediati, e non dar luogo a
equivoci nella interpretazione. Per questo le sue caratteristiche e i casi in cui
deve essere utilizzata sono stabiliti dalla normativa di sicurezza, in particolare
dal Decreto Legislativo n. 81 del 2008, in conformità alla Direttiva 92/58 del
Consiglio della Comunità Europea.
Nei cartelli segnaletici si usano pittogrammi semplici, abbinati a forme e colori
specifici per le diverse indicazioni: divieto, avvertimento, prescrizione, salvatag­
gio, attrezzature antincendio.
Per la segnalazione di ostacoli come fosse, gradini, pilastri lungo una via di
passaggio, basi di gru, oggetti di macchine sporgenti, ecc., si usano bande
giallo/nere a 45°.
Sicurezza
363
Costruzioni geometriche di alcuni segnali per la sicurezza
Dopo aver osservato gli esempi, ridisegna uno dei cartelli per la sicurezza, a tuo piacimento.
9. La movimentazione manuale dei carichi
Per movimentazione manuale dei carichi si intendono le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico a opera
di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che,
per le sue caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportino tra l'altro rischi
di lesioni dorso-lombari
Caratteristiche del carico
Le caratteristiche del carico che possono costituire causa di disturbi della colonna
vertebrale sono:
• il peso eccessivo ( Kg. 30 )
• l'ingombro e la difficoltà di presa
• l'equilibrio instabile o la possibilità che il suo contenuto si sposti
• la collocazione rispetto al tronco: troppo distante o in posizione da richiedere
una torsione o l'inclinazione del tronco
Sforzo fisico richiesto
Lo sforzo fisico può presentare un rischio, tra l'altro dorso-lombare, nei seguenti casi:
• è eccessivo
• può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco
• può comportare un movimento brusco del carico
• è compiuto con il corpo in posizione instabile
Esigenze connesse all'attività
L'attività può comportare un rischio, tra l'altro dorso-lombare, se comporta una o
più delle seguenti esigenze:
• sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti
o troppo prolungati
• periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente
• distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto
• un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore
Fattori individuali di rischio
Il
•
•
•
lavoratore può correre un rischio nei seguenti casi:
inidoneità fisica a svolgere il com pito in questione
indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore
insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione
Consigli per una movimentazione corretta
Non sollevare oggetti se non si ha il corpo in posizione ben equilibrata ed il busto
in posizione eretta. Afferrare il carico con il palmo delle mani, mantenendo i piedi
ad una distanza fra loro pari a 30-f50 cm.
Sollevamento e trasporti materiali
La movimentazione manuale dei materiali d'uso lavorativo è causa di una gran
quantità di lesioni invalidanti. Ad esempio, sollevando un carico con la schie­
na incurvata, i dischi intervertebrali cartilaginosi vengono deformati e compressi
sull'orlo, la qual cosa può danneggiare la colonna vertebrale. Quanto più forte è
l'inclinazione del tronco tanto maggiore è il carico dei muscoli dorsali e dei dischi
intervertebrali. Q uindi non solo i carichi pesanti, ma anche materiali leggeri posso­
no risultare pericolosi per l'integrità della colonna vertebrale, se vengono sollevati
con il tronco inclinato in avanti. Sollevando con la schiena dritta (piegando le gam­
be e non la schiena), tenendo il peso vicino al corpo e distribuendolo simmetrica­
mente si evita la deformazione dei dischi intervertebrali, sottoponendoli così ad
uno sforzo minim o e regolare, senza rischi. I pesi che si manipolano devono essere
inferiori a:
• 30 kg maschi adulti - 20 kg femmine adulte
• 20 kg maschi adolescenti
10. La prevenzione degli incendi
Nei luoghi di lavoro vanno adottate tutte le misure di
sicurezza necessarie a prevenire gli incendi e tutelare
l’incolumità dei lavoratori.
La normativa di riferimento è costituita dal Decreto Mi­
nisteriale 10 marzo 1998: Criteri generali di sicurez­
za antincendio e per la gestione deU'emergenza nei
luoghi di lavoro, a cui rimanda il Testo unico in materia
di salute e sicurezza sul lavoro.
Ai fini di tutelare i lavoratori dal rischio di incendio sono
necessari interventi di diverso tipo: preventivi, protettivi
e precauzionali, che riguardano le misure da adottare
per ridurre la probabilità che si sviluppi un incendio;
garantire adeguate vie di fuga in caso di emergenza;
realizzare una efficace segnalazione dell’incendio e at­
tivazione dei sistemi di allarme; assicurare l’estinzione
dell’eventuale incendio e l’efficienza dei sistemi di pro­
tezione antincendio. Tra le misure di prevenzione non si
devono dimenticare l’adeguata informazione e forma­
zione dei lavoratori sui rischi di incendio.
Per i luoghi di lavoro con più di dieci dipendenti, così
come per gli istituti scolastici, deve essere organizzato
un piano di evacuazione, scritto, per garantire l’allon­
tanamento delle persone in modo rapido, ordinato e
sicuro.
Tutti i lavoratori lo devono conoscere ed essere consa­
pevoli dei compiti a loro affidati in caso di incendio.
Conoscere e rispettare il piano di evacuazione adotta­
to a scuola è un passo importante per diventare prota­
gonisti della sicurezza. Vediamo alcuni esempi di cause
e pericoli di incendio comuni nei luoghi di lavoro.
• Deposito di materiali infiammabili o facil­
mente combustibili.
• Negligenza nell'uso di fiamme libere.
• Scarsa manutenzione delle apparecchiatu­
re.
• Uso di impianti elettrici difettosi o non ade­
guatamente protetti o loro manomissione.
• Presenza di apparecchiature elettriche sotto
tensione.
• Presenza di fiamme libere ove sono proibite
(compreso il divieto di fumo!).
• Inadeguata formazione professionale del
personale sull'uso di materiali o attrezza­
ture che comportano pericolo di incendio.
Come si sviluppa un incendio
Gli elementi fondamentali per lo sviluppo di un incendio, cioè la mani­
festazione incontrollata e visibile di una combustione, sono:
1. il combustibile ovvero la sostanza in grado di bruciare (legno, car­
ta, benzina, gas, ecc.);
2. il comburente ovvero la sostanza che permette al combustibile di
bruciare (l'ossigeno contenuto nell'aria);
3. il calore (fiammifero, accendino, corto circuito, fulmine, che costitu­
iscono l'innesco del fuoco).
Possiamo rappresentare figurativamente l’incendio mediante il trian­
golo della combustione.
Incendi ed esplosioni
Combustione: reazione chimica fra due so­
stanze che avviene con forte sviluppo di ca­
lore. Il comburente (l'ossigeno dell'aria) il
combustibile (una sostanza gassosa, liquida
o solida)
Esplosione: reazione di dissociazione di par­
ticolari sostanze (esplosivi) caratterizzata da
un forte sviluppo di calore e di prodotti gas­
sosi che vengono rilasciati quasi istantaneamente, con notevole spostamento d'aria.
Prevenzione degli incendi
Le misure da adottare per prevenire gli incendi, e garantire un rapido allontanamento dei lavoratori verso luoghi
sicuri, in caso di pericolo, dipendono dal tipo di attività, quindi dalle attrezzature e dai materiali, e dal numero di
persone presenti. Vediamo alcuni accorgimenti di carattere generale.
• Limitare la quantità di materiali infiammabili o facilmente combustibili;
quando possibile, sostituirli con altri meno pericolosi; conservarli in locali
separati e resistenti al fuoco.
• Mantenere ordine e pulizia e provvedere a una idonea raccolta e smalti­
mento dei rifiuti, soprattutto quando costituiti da materiale combustibile.
• Provvedere a un adeguato stoccaggio delle bombole di gas e dei conteni­
tori dei solventi, in appositi depositi ben aerati, protetti dal sole e costruiti
secondo le norme di sicurezza e di buona tecnica; separare le bombole
contenenti gas diversi, in particolare separare le bombole di ossigeno da
quelle dei gas combustibili; non stoccare acidi e basi insieme ai solventi.
• Rispettare il divieto di fumare nei luoghi dove sono presenti materiali com­
bustibili e infiammabili.
x
• In caso di utilizzo di fonti di calore rispettare rigorosamente le istruzioni
dei costruttori, in particolare quando si riscaldano sostanze infiammabili.
• Dove si effettuano lavori di saldatura o taglio a fiamma, controllare la
propagazione di scintille ed evitare lo stoccaggio di materiali combustibili.
• Non conservare materiali combustibili e infiammabili ed evitare travasi di
liquidi in prossimità di apparecchiature elettriche e di sorgenti luminose.
• Informare e addestrare adeguatamente i lavoratori su rischi e misure di
sicurezza.
Classificazione degli incendi e mezzi estinguenti
Tipo di incendio
(CLASSE DI FUOCO)
Classe A
Materiali solidi che portano alla
formazione di braci.
Sostanze e mezzi estinguenti
Acqua, schiuma, polvere.
Estintori, naspi, idranti e altri impianti di estinzione ad acqua.
Classe B
Materiali liquidi o solidi lique­
fatti: petrolio, paraffina, vernici,
oli, grassi, ecc.
Classe C
Gas.
Classe D
Sostanze metalliche (alluminio,
magnesio, potassio, sodio).
Incendi di impianti e attrezza­
ture elettriche sotto tensione.
Schiuma, polvere, anidride carbonica.
Estintori
Polvere, anidride carbonica.
Estintori
NB: Chiudere immediatamente la valvola di intercettazione per bloccare il flusso di
gas. Esiste il rischio di esplosione se un incendio di gas viene estinto prima di bloc­
care il flusso.
Polveri speciali.
Estintori
NB: nessuno degli estinguenti normalmente utilizzati per gli incendi di classe A e B è
idoneo. Occorre utilizzare polveri speciali ed operare con personale particolarmente
addestrato.
Polveri dielettriche, anidride carbonica.
Estintori
11. Attrezzature e impianti di estinzione degli incendi
Le sostanze estinguenti più comunemente utilizza­
te sono acqua, schiuma, polvere, anidride carbonica.
Gli estintori e gli impianti di spegnimento fissi (idranti,
sprinkler e impianti automatici) vanno scelti a seconda
del tipo di incendio che si può sviluppare, della quali­
tà dei materiali coinvolti (solidi, liquidi, gas, sostanze
metalliche, impianti e attrezzature elettriche sotto ten­
sione), e del luogo ove si verifica.Per la scelta e le
modalità di utilizzo degli estintori, in particolare, occorre
fare attenzione alle specifiche indicazioni riportate sul
contenitore. Tutti i mezzi estinguenti sono sottoposti a
periodici controlli e manutenzioni, la cui data di effettua­
zione deve essere indicata su apposite etichette.
Puoi incominciare a fare esperienza nella lettura del­
le informazioni d’uso e delle etichette, analizzando gli
estintori presenti a scuola.
La collocazione e il tipo di mezzi di spegnimento dipen­
dono dalle caratteristiche e dimensioni degli spazi da
controllare, dalle distanze da percorrere per raggiun­
gerli, e dallo specifico pericolo di incendio (classe di in­
cendio). Tutti i mezzi antincendio sono segnalati con gli
appositi cartelli.
Gli estintori portatili devono essere collocati preferibil­
mente lungo le vie di uscita, vicino alle porte e fissati a
muro; gli idranti ed i naspi antincendio in punti visibili
ed accessibili lungo le vie di uscita, ma non sulle scale.
L'estintore: come è fatto
Ogni estintore è munito di un'etichetta
L'estintore rappresenta il
mezzo di primo intervento
in caso di incendio.
Gli estintori oltre a
diversificarsi per tipo e
qualità della sostanza
estinguente sono
caratterizzati da diverse
taglie dimensionali.
La scelta deH'estintore
viene fatta sulla base
della classe di incendio
da estinguere.
L'etichetta indica le classi di fuoco per cui è utilizzabile
l'agente estinguente, la carica, le modalità di impiego,
eventuali controindicazioni come la tossicità e la possi­
bilità di utilizzo in presenza di apparecchiature elettri­
che sotto tensione. Gli estintori sono inoltre dotati di un
cartellino su cui è riportata la data dell'ultim a revisione.
Il fabbricante deve essere identificabile attraverso l'appo­
sizione della ragione sociale o del marchio di fabbrica.
L'estintore: modalità di utilizzo
1. Tira il fermo.
Questo sblocca la leva per l'u tilizzo e
permette all'agente estinguente di uscire
dall'estintore.
2. Punta in basso.
Indirizza il getto dell'estintore alla base
del fuoco.
3. Schiaccia la leva.
Scarica l'agente estinguente dall'estinto­
re. Se rilasci la leva il getto si interrompe.
4. Passa il getto da destra a sinistra e vi­
ceversa.
Muoviti con attenzione verso il fuoco,
puntando il getto dell'estintore alla base
del fuoco sino al suo spegnimento.
12. Il rischio elettrico
Impiantì e apparecchiature elettriche
L’uso di materiali, apparecchiature e impianti elettrici comporta rischi di natura elettrica che possono derivare da:
* contatti elettrici diretti e indiretti;
* innesco e propagazione di incendi e di ustioni dovuti a sovratemperature pericolose, archi elettrici e
radiazioni;
* innesco di esplosioni;
* fulminazione diretta e indiretta;
* sovratensioni.
Per prevenire i rischi derivanti da contatti accidentali
con elementi sotto tensione e i rischi di incendio e di
esplosione, tutte le attrezzature e gli impianti devono
essere progettati, costruiti, installati e utilizzati rispet­
tando la normativa specifica, e sottoposti a periodici
controlli e interventi di manutenzione.
In generale, è vietato eseguire lavori sotto tensione, a
meno che le tensioni su cui si opera siano di sicurezza,
o i lavori rispondano a precise condizioni. In ogni caso,
l’esecuzione dei lavori su parti in tensione, quando am­
missibile, deve essere affidata a lavoratori adeguata­
mente istruiti e in possesso di apposite autorizzazioni.
Nei luoghi ove sono presenti impianti ad alta tensione
deve essere affissa la segnaletica che indica il pericolo
di morte e il divieto di accesso alle persone non autoriz­
zate. Edifici, impianti e attrezzature devono inoltre es­
sere protetti dagli effetti dei fulmini, e dai pericoli dovuti
a un possibile innesco elettrico in atmosfere diventate
esplosive per la presenza di gas, vapori e polveri.
Vediamo alcune norme di comportamento e prescrizio­
ni a carattere generale, in alcuni casi utili anche al di
fuori degli ambienti di lavoro.
• lavori su elementi in tensione: eseguire lavori su elementi in tensione solo
dopo averla tolta dal circuito e isolato e messo a terra la parte di impianto
ove si esegue il lavoro. In ogni caso, prima di eseguire lavori su macchine,
apparecchi e conduttori elettrici ad alta tensione, verificare sempre che
siano state adottate tutte le misure di sicurezza necessarie.
• Rivestimenti a protezione dei conduttori ed elementi nudi a bassa tensio­
ne: in ogni locale che non sia un'officina o cabina elettrica, i conduttori
e gli elementi a bassa tensione devono essere provvisti di rivestimento
isolante continuo adeguato alla tensione e appropriato alle condizioni di
utilizzo; oppure devono essere protetti contro il contatto delle persone.
• Conduttori flessibili: i conduttori per derivazioni provvisorie o per l'a­
limentazione di apparecchi e macchine portatili o m obili devono avere
anche un idoneo rivestimento isolante resistente all'usura meccanica.
• Derivazioni a spina: devono essere costruite e utilizzate in modo che una
spina non inserita nella propria sede non possa mai risultare sotto tensio­
ne; non sia possibile venire in contatto con le parti in tensione della sede
della presa senza l'uso di mezzi speciali; sia evitato il contatto con la parte
in tensione della spina durante le operazioni di inserzione e disinserzione.
Gli infortuni dovuti a cause elettriche negli ambienti di vita e di lavoro rappresentano ancora oggi un fenomeno
rilevante e, nella maggior parte dei casi, comportano conseguenze gravi o mortali. Le disposizioni legislative in
materia di rischio elettrico sono in particolare quelle contenute nel titolo VII del D.P.R. 27/4/55 n. 547, parte delle
quali sono state sostituite o integrate da altre leggi e circolari ministeriali. Dal punto di vista tecnico le leggi fanno
spesso riferimento alle norme tecniche elaborate dal CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) le quali, grazie alla
legge 186/68, sono riconosciute regola dell’arte nel settore elettrico dallo Stato italiano. Per comprendere quali
sono i rischi connessi con l’utilizzo dell’energia elettrica occorre introdurre tre grandezze:
Intensità di corrente
che si misura in ampère [A]
è la quantità di carica elettrica che attraversa, nell'unità di tempo (1 secondo), una
sezione del circuito. Ad esempio una lampadina da 100 watt, assorbe una corrente
di circa 0,5 A .
che si misura in ohm [Q]
proprietà dei materiali di opporsi al passaggio della corrente elettrica, quindi essa è
elevata per le sostanze isolanti (plastica, gomma, ecc.), mentre è bassa per i mate­
riali conduttori (metalli).
Tensione o differenza di po­
tenziale che si misura in volt [V]
Nelle nostre case la tensione normalmente assume il valore di 230V. Essa è legata
alla resistenza e alla corrente dalla legge di Ohm: corrente = tensione/resistenza.
A parità di tensione la corrente è tanto più bassa quanto più è alta la resistenza.
Resistenza
Effetti della corrente elettrica sul corpo umano
In caso di infortunio elettrico, i danni provocati dalla cor­
rente dipendono dall’intensità di corrente e dal tempo di
permanenza. La corrente, in base alla legge di Ohm, è
legata alla tensione con cui si viene a contatto e alla resi­
stenza che il corpo umano offre al passaggio di corrente.
Questa resistenza è molto variabile da soggetto a sogget­
to e, neN’ambito della stessa persona, cambia con le sue
condizioni fisiologiche e le caratteristiche ambientali.
Le grandezze più significative che influiscono sul valore
della resistenza elettrica del corpo umano sono:
• il tipo di contatto (mani-mani, mano-piede, ecc.);
• la tensione applicata (la resistenza diminuisce all’aumentare della tensione applicata).
Gli effetti del passaggio della corrente elettrica nel corpo
umano possono essere spiegati considerando che il corpo
umano, quando è attraversato dalla corrente, si comporta
come una resistenza.
Per una tensione di 220 V, il 95% della popolazione pre­
senta una resistenza superiore a 500 Q (percorso manipiedi, in condizioni asciutte) cui si aggiunge la resistenza
aggiuntiva che tiene conto delle calzature e della resisten­
za verso terra della persona; essa vale 1000 Q in condizio­
ni ordinarie (aH’interno degli edifici) e 200 Q in condizioni
particolari (aN’aperto).
Le conseguenze del passaggio della corrente elettrica at­
traverso il corpo umano dipendono, oltre che dalla sua in­
tensità, dalla durata dello shock elettrico e dal suo percor­
so. Le conseguenze più gravi si hanno quando la corrente
elettrica attraversa la testa e il torace.
I principali effetti del passaggio di corrente elettrica attra­
verso il corpo umano sono riportate in tabella.
Soglia di sensibilità
(sulle dita della mano)
Nessun rischio per la salute.
10-=-15 m A
TETANI IZZAZION E
Si hanno contrazioni spasmodiche dei muscoli. Se la
parte in tensione è stata afferrata con la mano si può
avere paralisi dei muscoli, rendendo difficile il distacco.
20-Ì-30 m A
ARRESTO RESPIRATORIO
Le contrazioni possono raggiungere l'apparato respira­
torio fino a provocare un arresto respiratorio.
FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE
Se la corrente attraversa il cuore può alterare il regolare
funzionamento, provocando una contrazione irregolare
e disordinata delle fibre cardiache che può portare alla
morte.
0.5 m A
70-r100 m A
Inoltre il passaggio di corrente attraverso i tessuti provoca un aumento di temperatura. Valori di corrente di alcuni
mA/mm2per qualche secondo possono già provocare ustioni. Valori dell'ordine di 50 mA/mm2 provocano la carbo­
nizzazione della pelle e anche dei tessuti più interni in pochi secondi.
I
Contatti diretti e indiretti
Una persona può essere attraversata da corrente elet­
trica a seguito di un contatto diretto o indiretto.
Il contatto diretto è il contatto tra la persona e parti
deirimpianto elettrico o di un utilizzatore elettrico che in
condizioni di ordinario funzionamento sono in tensione,
come ad esempio un conduttore, un morsetto, l'attacco
di una lampada, ecc.
Il contatto indiretto è il contatto tra la persona e par­
ti conduttrici deH’impianto elettrico o di un utilizzatore
elettrico che in condizioni di ordinario funzionamento
non sono in tensione, come ad es. la carcassa di un
elettrodomestico per un difetto di isolamento.
In genere in un contatto indiretto solo una parte della
corrente di guasto circola attraverso il corpo umano, il
resto della corrente passa attraverso il collegamento a
terra della massa metallica.
Nonostante ciò non bisogna ritenere che i contatti indi­
retti siano meno pericolosi di quelli diretti proprio per­
ché possono causare infortuni elettrici durante il nor­
male impiego di attrezzi e apparecchiature elettriche.
Innesco incendi
La pericolosità della corrente elettrica è dovuta anche alla possibilità di innescare incendi. Gli incendi possono
essere provocati da un eccessivo riscaldamento a causa di un corto circuito o di un sovraccarico.
Il cortocircuito rappresenta una condizione di guasto
che, a causa deM'elevatissimo valore di corrente elettri­
ca in circolazione, può comportare il raggiungimento di
temperature di alcune migliaia di gradi Celsius nei circu­
iti ed il formarsi di archi elettrici, cioè scariche elettriche
che si manifestano con un evidentissimo fenomeno lum i­
noso accompagnate da un forte rumore.
Il sovraccarico è una condizione anomala di funziona­
mento in conseguenza del quale i circuiti sono percorsi
da una corrente superiore rispetto alla quale sono stati
dimensionati. La non tempestiva interruzione di questa
sovracorrente (ad esempio mediante interruttori automa­
tici) determina un eccessivo riscaldamento dei cavi e di
altri componenti deirim pianto elettrico.
Le situazioni sopra citate, specialmente negli ambienti dove sono presenti grossi quantitativi di materiale com­
bustibile, possono costituire causa di incendio. Per questi motivi, in sede di progettazione dell’impianto elettrico,
occorre prevedere l’installazione di interruttori automatici magnetotermici che consentono tempestivamente di
eliminare corto circuiti e sovraccarichi.
13. Videoterminali (VDT)
Il Tìtolo VII del D.Lgs. n. 81/2008 costituisce il testo di recepimento della Direttiva CEE 90/270 relativa alle «pre­
scrizioni minime in materia di sicurezza e di salute per le
attività lavorative svolte su attrezzature munite di videoter­
minali». La legge 29.12.2000 n. 422 (Legge Comunitaria
2000) ha introdotto la seguente definizione di videoterminalista
«il lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di VDTin
modo sistematico ed abituale, per venti ore settimanali,
dedotte le interruzioni di cui all'art. 54 del D.lgs 626/94».
• Videoterminale (VDT): schermo alfanumerico o grafico, a
prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione
adottato.
Gli effetti sulla salute
I principali effetti sulla salute possono essere ricondotti a:
• rischi per l’apparato visivo;
• disturbi muscolo scheletrici;
• stress.
Questi disturbi non sono l’inevitabile conseguenza del lavoro con VDT; in generale derivano da una inadeguata
progettazione dei posti e delle modalità di lavoro. Essi possono essere prevenuti con l’applicazione dei principi
ergonomici e con comportamenti adeguati.
DISTURBO
Disturbi
oculo-visivi
Disturbi
muscolo
scheletrici
Stress
(disturbo di tipo
psicologico e
psicosomatico)
SINTOMI
CAUSE
bruciore
ammiccamento frequente
visione annebbiata
lacrimazione
fastidio alla luce
visione sdoppiata
secchezza
pesantezza
stanchezza alla lettura
senso di corpo estraneo
Questi disturbi, reversibili nel loro complesso, costituiscono
la sindrome da fatica visiva (astenopia) che può insorgere in
situazioni di sovraccarico dell'apparato visivo e dovuta es­
senzialmente a:
- condizioni sfavorevoli dì illuminazione;
- impegno visivo statico, ravvicinato e protratto;
- difetti visivi non/mal corretti;
- condizioni ambientali sfavorevoli
(es. inquinamento/secchezza dell'aria).
senso di peso,
senso di fastidio,
dolore,
intorpidimento,
rigidità a carico di braccia,
collo, spalle, mani e schiena.
Essi sono spesso la conseguenza della degenerazione dei di­
schi della colonna vertebrale, deH'affaticamento muscolare o
deirinfiamm azione delle strutture tendinee.
Le principali cause sono riconducibili a:
- posizioni di lavoro inadeguate per errata scelta e disposizio­
ne arredi e VDT;
- posizioni di lavoro fisse e mantenute per tempi prolungati;
- movimenti rapidi e ripetitivi delle mani.
mal di testa
stanchezza eccessiva
ansia
tensione nervosa
insonnia
depressione
irritabilità
digestione diffìcile
Le principali cause possono derivare da:
- rapporto conflittuale uomo-macchina;
- contenuto e complessità del lavoro;
- carico di lavoro;
- responsabilità, rapporti con colleghi o superiori;
- fattori ambientali (rumore, spazi inadeguati, ecc.).
14. Caratteristiche dei posto di lavoro al videoterminale
Per quanto possibile, il posto di lavoro deve essere adattato alle caratte­
ristiche fisiche dell’individuo ed alle preferenze individuali in relazione al
compito da svolgere, in conformità con i requisiti minimi di cui aH’Allegato
XXXIV del D. Lgs 81/2008.
Sedile di lavoro
Piano di lavoro
- Altezza, centro del supporto lombare tra 17 e 26 cm.
- Inclinazione, da 90° a 110°.
- Lunghezza sedile 38-44 cm
- Larghezza sedile 40-45 cm
- Regolabile in altezza 38-54 cm
Per il piano di lavoro in media si considera ideale un'al­
tezza di circa 72 cm, ma compiti diversi, quali il leggere
o lo scrivere su fogli di carta appoggiati, necessitano di
superfici più alte. Di solito è più agevole regolare l'a l­
tezza del sedile ma, per importanti differenze di altezza
dei lavoratori rispetto alla media sarà possibile interve­
nire aggiungendo dei supporti del piano di lavoro (pia­
no troppo basso) o con un supporto poggiapiedi (piano
troppo alto).
Il poggiapiedi dovrà risultare largo almeno 45 centimetri
e profondo 35, inclinato fra i 10 ed i 20, e dovrà per­
mettere il pieno appoggio. In ogni caso fra il sedile e la
superficie inferiore del piano di lavoro la distanza deve
essere di almeno 25 centimetri per consentire un agevole
posizionamento delle gambe.
Una sedia conforme alle norme di sicurezza deve esse­
re ben bilanciata, traslabile su rotelle autofrenanti, con
supporto a cinque razze, e prevede il sedile regolabile
in altezza. Lo schienale deve essere moderatamente sa­
gomato nella parte alta, con possibilità di regolazione
della profondità, dell'altezza e dell'inclinazione e con
ulteriore imbottitura, a sostegno della regione lombare.
Il supporto lombare deve essere a livello del giro-vita,
di norma fra i 16 ed i 20 centimetri dal piano del sedile.
Scrivania
La superficie della scrivania deve essere poco riflettente,
opaca, meglio se di colori tenui e neutri. Le dimensioni pro­
porzionate allo svolgimento dei com piti senza dover assu­
mere posizioni scomode o sbilanciate. Le dimensioni do­
vranno permettere una certa libertà di posizionamento degli
elementi sulla scrivania (tastiera, schermo, fogli, mouse, ...)
per rispettare l'ergonomia del posto di lavoro o minimizzare
i riflessi. La distanza fra il bordo scrivania e la tastiera, per
consentire l'appoggio degli avambracci, deve essere di al­
meno 15 centimetri.
G li accessori
Fra gli accessori che, secondo i casi, possono risultare
necessari in funzione dei com piti previsti si ricorda il
sostegno portadocumenti e la lampada da tavolo per
una illum inazione integrativa del posto di lavoro;
La posizione
E' necessario sedersi in posizione eretta e rilassata, senza
contrarre le spalle. I piedi ben distesi sul pavimento, gli
avambracci e le cosce debbono risultare paralleli al piano
orizzontale. Periodicamente è necessario cambiare posizio­
ne, rilassarsi e riassumere una postura corretta.
Poiché l'impegno visivo durante il lavoro al videoterminale
risulta apprezzabile debbono essere rispettate alcune regole
importanti:
• La distanza fra gli occhi e lo schermo deve essere compre­
sa fra 50 e 70 cm.
• Il piano dello schermo deve essere regolabile, posizionato
in verticale o leggermente inclinato verso il basso (inclina­
zione verticale +/- 15°).
• Eliminare i riflessi sulla superficie dello schermo (in caso
spostare lo schermo o modificare, se possibile, i sistemi di
illuminazione); per minimizzare i riflessi sullo schermo il
piano dello stesso dovrà risultare a 90° rispetto alle fine­
stre, e nel verso coerente con la direzione di installazione
delle eventuali plafoniere antiabbagliamento.
• Fare in modo che non ci siano sorgenti di illum inazione
con abbagliamento nel campo visivo (corpi illum inanti d i­
rettamente visibili o finestre non schermate).
• Scegliere un altezza dei caratteri tale che la lettera maiu­
scola sia maggiore di 3mm.
• Pulire frequentemente la superficie dello schermo.
• Scegliere caratteri scuri su fondo chiaro (rappresentazio­
ne positiva). Tale soluzione presenta il vantaggio di ridurre
le riflessioni e lo sforzo di adattamento. Lo sfondo colo­
rato aumenta lo sforzo visivo (accomodazione). Evitare
comunque i colori rosso intenso e azzurro (campo limite
dello spettro visibile) in quanto sollecitano eccessivamen­
te il meccanismo di messa a fuoco dell'occhio.
• Regolare la luminosità e il contrasto in modo adeguato.
• Correggere eventuali disturbi visivi.
Il problema dei riflessi sullo schermo
È ormai consolidato il fatto che la buona costruzione del
videoschermo, nonché la scelta di una corretta illuminazio­
ne sono i mezzi più efficaci per ridurre i riflessi.
I filtri da applicare davanti o sullo schermo, molto utilizza­
ti in passato, sono sostanzialmente inutili in quanto essi
stessi introducono elementi di disturbo (accumulo di polve­
re, impronte digitali, ecc.) alla riproduzione dell’immagine
a video.
Anche per i diversamente abili, sul posto di lavoro, sono da
attuare precise norme, e non solo per le attività al videoter­
minale, ma soprattutto per l'abbattimento delle barriere ar­
chitettoniche e il miglioramento dell ergonomia.
15. Pause e controlli
Valutazione dei rischi, organiz­
zazione del lavoro e pause
Il datore di lavoro deve valutare i rischi,
adottare le misure appropriate per eli­
minarli o ridurli, assegnare le mansioni
a VDT (Art. 174) anche secondo una
distribuzione del lavoro che consente
di evitare il più possibile la ripetitività e
la monotonia.
Un altro aspetto riguarda le interruzio­
ni (Art. 175):
Il lavoratore, qualora svolga la sua at­
tività per almeno quattro ore consecu­
tive, ha diritto ad una interruzione del­
la sua attività mediante una pausa di
15 minuti ogni due ore di applicazione
continuativa al VDT.
Informazione, formazione, con­
sultazione e partecipazione
Ogni lavoratore ha diritto ad un’infor­
mazione e formazione adeguata ri­
guardante:
- le misure applicabili sul posto di la­
voro;
- le modalità di svolgimento dell'attività;
la protezione di occhi e vista.
Un’informazione preventiva sui cam­
biamenti tecnologici deve essere data
(Art. 177) ai lavoratori ed al loro rap­
presentante per la sicurezza.
Sorveglianza sanitaria
I lavoratori addetti al VDT, così come
definiti dall'art. 173 devono essere sot­
toposti a sorveglianza sanitaria.
La sorveglianza sanitaria comprende
una visita medica con particolare at­
tenzione per l'apparato visivo, da ef­
fettuarsi prima che il lavoratore venga
adibito al lavoro con VDT.
La periodicità delle visite è biennale per
lavoratori di età superiore a 50 anni op­
pure per coloro per i quali il giudizio di
idoneità specifica prevede prescrizioni;
quinquennale negli altri casi. Il comma
3 indica la possibilità per i lavoratori
di chiedere un controllo oftalmologico
motivato da sopravvenute alterazioni
visive. Tale richiesta deve essere aval­
lata dal medico competente.