L’AFFIDABILITA’ DELLA FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA IN UN SISTEMA ECONOMICO APERTO ALLA COMPETIZIONE RESCOM Reliability of the Electric energy Supply in a Competitive Market EXECUTIVE SUMMARY - PRIMA FASE DI ATTIVITA’ Individuazione delle Criticità 3 Presentazione Il blackout elettrico italiano del 28 settembre 2003 fu subito oggetto, naturalmente, di grandissima attenzione per il pubblico generale, e i mass media se ne fecero interpreti tempestivi ma non sempre tecnicamente attrezzati. Per parte loro, il mondo politico, le imprese elettriche e la comunità scientifica si fecero carico del problema: il primo, tra l’altro, con una qualificata commissione d’indagine promossa dal Ministero delle Attività Produttive, nella quale anche il Politecnico era rappresentato, nella persona di E. Macchi. Le imprese elettriche rivisitarono i meccanismi coinvolti per individuare gli snodi più delicati e rivederli in prospettiva; e l’ambiente scientifico elettrico si mobilitò con ricostruzioni ad ampio raggio. Le indagini ebbero dimensione anche internazionale: tra le più importanti, citiamo l’indagine da parte UCTE (Union pour la Coordination de la Transmission del’Electricitè) ma anche quella condotta, congiuntamente, dalle autorità di regolazione italiana e francese, a cui il Politecnico (e, in particolare, il nostro Dipartimento di Elettrotecnica) ha contribuito. Anche dal punto di vista divulgativo, parecchia attenzione è stata dedicata all’evento: si vedano ad esempio gli articoli pubblicati sulla rivista “L’Energia Elettrica” sui blackout nel mondo (autore F. Iliceto: gennaio/febbraio 2004) e in Italia (autore G. Manzoni: maggio /giugno 2004), e sulla rivista “AEI” (luglio/agosto 2004) il focus “Il blackout del 28 settembre 2003” (a cura di A. Berizzi, C. Bovo, M. Delfanti, A. Silvestri, tra l’altro con schede di GRTN, Terna, CESI, AEEG, RTE francese, BFE e ETRANS svizzeri). La Fondazione Politecnico di Milano ha ritenuto opportuno riprendere il tema sotto un’angolatura più ampia, affrontando i temi generali dell’affidabilità e dell’economicità del sistema elettrico (nazionale, ma anche inserito nel contesto europeo), tenendo conto delle strutture liberalizzate dei mercati elettrici. I partner, della cui collaborazione la Fondazione ha potuto proficuamente fruire, sono di grande rilievo, rappresentativi tutti dei più qualificati ambienti tecnico-scientifici, imprenditoriali, regolatorii. In questa sua prima uscita pubblica, il Forum rende ragione dell’attività svolta in poco più di un anno, mettendo in evidenza – all’interno delle stato dell’arte nei singoli settori – i problemi aperti e le criticità emerse, e rinviando al seguito dei lavori la disamina delle risposte da dare e degli interventi da effettuare. Il documento che segue ha quindi un carattere ancora provvisorio, con disuniformità dovute sia alle singole specificità sia a inevitabili sovrapposizioni tra i gruppi di lavoro. Ma già in questa fase è stata raccolta, con il contributo insostituibile dei vari Enti presenti, un’imponente mole di relazioni, documenti, articoli, dati, che sono stati resi disponibili ai partecipanti del Forum: da essi sono stati tratti dei documenti di prima sintesi, su cui è basato questo primo rapporto. Da oggi tali documenti sono aperti alla libera consultazione sul sito della Fondazione (www.fondazionepolitecnico.it). Andrea Silvestri Direttore del Forum 5 Introduzione 6 Da oltre un decennio la struttura dei sistemi elettrici, a livello internazionale, ha subito importanti ripensamenti, in grado di modificarne significativamente il funzionamento dal punto di vista tecnico e, ciò che più conta agli effetti economici e sociali, di influenzare l’affidabilità della fornitura agli utenti finali, sia di tipo civile sia di tipo industriale. Il fenomeno che più evidentemente ha inciso sulla struttura dei sistemi è il passaggio da una gestione verticalmente integrata (quasi sempre a forte partecipazione statale) a una gestione liberalizzata, con le diverse sezioni della filiera elettrica affidate a società tra loro indipendenti, con lo scopo di favorire la concorrenza e abbassare il prezzo finale dell’energia. Gli anni più recenti (e il 2003 in modo eclatante, vero “annus horribilis”) hanno mostrato, a un tempo, l’importanza cruciale, e l’estrema criticità dei sistemi elettrici per le economie avanzate dei paesi occidentali: diversi disservizi hanno interessato porzioni notevoli di sistemi in apparenza molto differenti tra loro in termini sia di strutture elettriche, sia di composizione del parco di generazione, sia di modalità di gestione (regole di dispacciamento). Molti eventi hanno colpito i sistemi elettrici (praticamente di tutto il mondo): Stati Uniti e Canada, Svezia, Inghilterra (la città di Londra), ma anche la città di Atene sono rimasti per lunghe ore al buio. Tra questi eventi si è registrato anche, nel settembre del 2003, il blackout che ha interessato praticamente l’intero sistema elettrico nazionale. Sebbene i diversi eventi sopra ricordati siano avvenuti, come detto precedentemente, in paesi caratterizzati da sistemi elettrici organizzati in maniera anche decisamente differente, essi hanno messo in evidenza problemi di gestione e carenze strutturali che si riscontrano con preoccupante ricorrenza. Tra le carenze strutturali, si registra praticamente sempre la presenza di reti di trasmissione che necessitano di essere ampliate attraverso la realizzazione di nuovi elettrodotti: per parlare subito del nostro sistema elettrico, questa è proprio un’esigenza riscontrabile in diverse porzioni della Rete di Trasmissione Nazionale, RTN. Ma anche in termini di monitoraggio in linea dello stato della rete, si riscontra, in tutti gli eventi esaminati, la necessità di adottare (o di potenziare) strumenti avanzati che consentano di valutare il grado di sicurezza del sistema. Una delle cause del blackout che ha interessato l’interfaccia tra il Nord degli Stati Uniti e il Canada è proprio il mancato funzionamento dei sistemi di monitoraggio in linea dello stato del sistema. Un importante elemento di riflessione che il blackout del 28 settembre 2003 ha evidenziato riguarda poi le prestazioni dei gruppi di generazione, che non sempre si sono rivelate adeguate e coordinate con i piani di difesa; questi ultimi, infatti, erano stati messi a punto per un sistema elettrico che recentemente è mutato (e sta mutando) in modo significativo, specialmente per quanto concerne la composizione del parco di generazione, e le quantità di energia importate dall’estero. Si può poi osservare come, a seguito degli eventi che hanno scatenato i blackout, non sempre si è gestita l’emergenza in modo appropriato, in particolare nei casi in cui le possibili risorse per contenere il degrado del sistema siano localizzate in porzioni di rete sotto la responsabilità di Gestori differenti da quello in cui si è manifestato l’evento scatenante. A questo riguardo, basti pensare proprio al caso italiano: a seguito di una carenza di scambio di adeguate informazioni tra Etrans (Svizzera) e GRTN (Italia), non si è potuto intervenire tempestivamente per fronteggiare il guasto avvenuto sulla linea del Lucomagno, prima, e del San Bernardino, dopo. In altre parole, la vulnerabilità che si è registrata nei sistemi elettrici mette in luce l’esistenza di numerose concause che hanno consentito a un guasto di un componente di evolvere in un disservizio di ampie dimensioni. Oltre a ciò, tali blackout sono in generale avvenuti in paesi nei quali la domanda di energia elettrica è in crescita, ma non altrettanto lo sono (come si è già detto) le infrastrutture elettriche e il parco di generazione. Caso emblematico al riguardo è ancora quello nazionale, dove si assiste a un marcato incremento della domanda elettrica che richiederebbe sia un adeguamento del sistema di trasmissione, sia un potenziamento del parco di generazione: adeguamenti e potenziamenti che però sono estremamente difficili da attuare per diverse ragioni anche di tipo sociale legate alle esternalità (o meglio, alla percezione da parte del pubblico delle esternalità) che tali strutture hanno sul territorio. Accanto a tutto ciò, si nota come la liberalizzazione del mercato elettrico ha richiesto, da parte degli operatori, un uso sempre più massiccio del sistema di trasmissione. La rete elettrica, infatti, può costituire un vincolo anche notevole al libero scambio dell’energia sul territorio di un paese. A causa di vincoli tecnici alcuni gruppi di generazione, seppure competitivi, possono vedere limitata in modo significativo la possibilità di immettere potenza nella rete di trasmissione. Queste limitazioni erano già presenti prima del processo di liberalizzazione del sistema elettrico, ma le loro conseguenze economiche sugli attori del mercato e sui prezzi sono diventate particolarmente evidenti con l’avvento del mercato elettrico, come ha dimostrato l’avvio, in Italia, del dispacciamento di merito economico (aprile 2004) attraverso la borsa dell’energia. E’ diventato evidente, anche per il grande pubblico, come i prezzi dell’energia elettrica, lato acquisto, sarebbero differenziati proprio a seguito di limiti di scambio della potenza tra le diverse parti del paese: dalla necessità, politica e sociale, di limitare tale differenziazione (verificatasi con significativa frequenza) nasce l’introduzione del Prezzo Unico Nazionale (PUN). Da quanto detto emerge come il buon funzionamento del sistema elettrico, sia sotto il profilo tecnico, sia sotto quello economico, derivi dell’interazione di diversi elementi per loro natura differenti. Le caratteristiche del parco di generazione influenzano le strategie degli operatori e quindi la formazione del prezzo, mentre i colli di bottiglia sulle reti di trasmissione possono limitare il funzionamento di gruppi competitivi a scapito della concorrenza. In questo contesto, si è svolta la prima fase di attività del Forum sull’affidabilità dei sistemi elettrici (RESCOM), che è stata finalizzata a individuare gli elementi critici che caratterizzano i sistemi elettrici. Particolare attenzione è stata dedicata alla realtà italiana, facendo emergere tali aspetti critici sia dal punto di vista tecnico, sia da quello economico. A tale fine, sono stati costituiti tre gruppi di lavoro: • gruppo 1, Stato attuale e sviluppo del sistema elettrico; • gruppo 2, Sicurezza e mercato elettrico; • gruppo 3, Controllo del sistema elettrico nazionale. Tale struttura riflette i diversi orizzonti attraverso i quali il sistema elettrico è pianificato, programmato e, infine, esercito in tempo reale. In ciascuno di questi orizzonti differenti si manifestano esigenze e problematiche particolari che richiedono l’individuazione sia di strumenti di analisi, sia di soluzioni specifiche. E’ chiaro, però, che alcune tematiche risultano per loro natura trasversali ai tre gruppi di lavoro, e di ciò si è tenuto conto attraverso un continuo scambio di informazioni tra i gruppi stessi. Pertanto, questa struttura così schematica di cui si è dotato il RESCOM va intesa come uno strumento finalizzato a rendere più accessibile il lavoro svolto verso l’esterno, anche in relazione al fatto che le problematiche specifiche di competenza di ogni gruppo ammettono soluzioni le cui conseguenze ricadono tutte, più o meno direttamente, sul prezzo dell’energia elettrica e sulla capacità del sistema di sostenere la concorrenza tra i vari operatori del mercato elettrico. In particolare, il Gruppo 1 (Stato attuale e sviluppo del sistema elettrico, poi articolato su due sotto gruppi, Generazione e Trasmissione) ha focalizzato l’attenzione sulla struttura sia del parco di generazione, sia del sistema di trasmissione con l’obiettivo, per questa prima fase, di analizzare le problematiche evidenziate in seguito ai disservizi avvenuti (come il comportamento dei gruppi di generazione in occasione delle grandi perturbazioni di rete), ma anche quelle che più sono legate alla liberalizzazione del settore elettrico (coordinamento tra l’espansione della RTN e il potenziamento del parco di generazione) Il Gruppo 2 (Sicurezza e mercato elettrico), invece, si è concentrato sugli aspetti che riguardano la pianificazione dell’esercizio del sistema, analizzando così le interazioni tra il mercato elettrico e l’esercizio sicuro della rete. L’adozione di diversi livelli di sicurezza ha infatti significative ripercussioni sulle modalità di formazione del prezzo dell’energia elettrica nel mercato (basti pensare all’influenza che hanno i limiti di scambio tra le aree nel Mercato del Giorno Prima, MGP). Infine, il Gruppo 3 (Controllo del sistema elettrico nazionale) si è occupato di analizzare gli strumenti ad oggi disponibili per monitorare lo stato in cui si trova il sistema elettrico (sistemi SCADA, WAMS), per intervenire con azioni correttive in emergenza (schemi di protezione di sistema) e, in casi estremi, per provvedere alla riaccensione (problema della restoration). Particolare cura è stata posta nello studio di sistemi di monitoraggio ad oggi tecnologicamente disponibili, ma non ancora sufficientemente impiegati nei sistemi elettrici, strumenti che consentirebbero di prevenire (ed eventualmente gestire) disservizi sul sistema elettrico in modo più efficace di quanto sino ad oggi accaduto. 7 Gruppo Lavoro “Stato attuale e sviluppo del sistema elettrico - Generazione” Coordinatore: prof. Ennio Macchi 8 co italiano del 28 settembre 2003, e anche l’iniziativa dell’Autorità di avviare un’istruttoria in merito. Ma, indipendentemente dall’episodio blackout, ben altri sono i motivi per cui è utile approfondire le tematiche di interfaccia fra centrali di generazione e rete elettrica: • i processi di privatizzazione e di liberalizzazione del mercato elettrico, che oltre a modificare profondamente le regole del gioco, hanno portato a interagire una molteplicità di operatori (AEEG, GRTN, i produttori, i progettisti, i costruttori,…); • la rivoluzione tecnologica in atto nel settore della generazione elettrica, per cui da un parco di centrali basato per molti decenni sostanzialmente su due sole tipologie (centrali a vapore e idroelettriche), si è passati a una molteplicità di tecnologie: oltre alla massiccia introduzione di impianti, nuovi o ripotenziati, a ciclo combinato, e di impianti cogenerativi, cominciano ad avere un ruolo crescente le centrali alimentate da fonti rinnovabili (in particolare le centrali eoliche e quelle alimentate da biomassa e rifiuti), e in futuro, forse, si diffonderanno le tecnologie della generazione distribuita (vedi figura 1); • le nuove regole del mercato competitivo, che obbligano gli esercenti a gestire le centrali Centrali a energia Linee di trasporto rinnovabile primario o AT con profili di carico fortemente variabili nel tempo. Nello scenario fortemente evolutivo sopra descritto, non sorCentrale di generazione con funzione di riserva primaria prende che il quadro tecnicoe di riserva secondaria normativo che deve governare il Centrale di generazione di punta sistema non sia completo, nonostante il forte impegno della Stazioni di Autorità e degli Enti preposti a trasformazione Stazioni di AT/MT questo compito. Il gruppo di trasformazione MT/BT lavoro ha pertanto identificato Linee di distribuzione M T come tema prioritario, da affrontare nella prima fase di Turbina a gas Motore a c.i. Cabina di Fotovoltaico attività, l’insieme delle tematiche ricezione tecnico-normative relative al Micro-cogen comportamento delle centrali Fuel Cells nei confronti della rete elettrica. Utenze Residenziali Utenze terziario Utenze industriali L’attività si è concentrata sulle centrali termoelettriche di grande taglia per sola produzione Figura 1: Le diverse tipologie di centrali che possono alimentare il sistema elettrico. elettrica (sia vapore, sia a ciclo Il ruolo delle centrali di generazione nel sistema elettrico è ovviamente fondamentale. L’opinione pubblica è oggi particolarmente sensibile ai temi dell’efficienza di conversione e della diversificazione delle fonti energetiche che alimentano i generatori, due aspetti che condizionano in modo decisivo il costo dell’energia elettrica all’utente finale e le emissioni di inquinanti e di gas clima-alteranti del sistema elettrico. Meno considerate, ma non meno importanti, sono le problematiche relative al ruolo che le centrali esercitano in termini di sicurezza, affidabilità e qualità del sistema elettrico. Molti sono i motivi per cui questi ultimi temi sono di grande attualità nel nostro Paese e che giustificano l’iniziativa della Fondazione di istituire un tavolo ove tecnici di diversa estrazione e appartenenza possano liberamente discutere le problematiche tecniche e normative che riguardano l’interfaccia centrali di generazionerete elettrica. Sullo sfondo, inutile negarlo, il (non soddisfacente) comportamento delle centrali termoelettriche, che è stata una - non l’unica, né la più importante delle cause del fallimento della linea di difesa del sistema elettrico nazionale in occasione del blackout del sistema elettri- combinato, con particolare attenzione per queste ultime, che sono la tecnologia emergente nel sistema italiano) interfacciate sulla rete di trasmissione ad alta tensione, rimandando al seguito del Forum temi quali la generazione diffusa, le centrali alimentate da fonti rinnovabili, le centrali di cogenerazione, che, pur importanti e stimolanti, giocano attualmente un ruolo meno vitale sull’affidabilità e sicurezza del sistema elettrico italiano. In particolare, i temi su cui si è focalizzata l’attenzione del gruppo sono i seguenti: • la funzione di riserva primaria; • la funzione di riserva secondaria; • il comportamento delle centrali termoelettriche a fronte di grandi perturbazioni indotte dalle rete e la procedura di rifiuto di carico; • il contributo alla riaccensione delle centrali termoelettriche. Ognuno di questi temi, pur se apparentemente ben noti e oggetto di regolamentazione da parte di qualificati organismi internazionali (in particolare, UCTE), presenta aspetti tecnici non risolti e definiti in modo univoco, meritevoli di approfondimenti. Dopo una serie di riunioni preparatorie di brain storming, il gruppo di lavoro ha ritenuto che un primo utile contributo potesse venire dalla predisposizione di un questionario da sottoporre agli operatori, che li spingesse ad evidenziare e commentare, proponendo contributi costruttivi, tutti i problemi “aperti”. In particolare, hanno risposto al questionario i principali produttori italiani, coordinati da Assoelettrica. Le note che seguono descrivono sinteticamente i quesiti posti e le risposte ottenute. Come risulterà evidente, mentre per alcuni temi si sono raggiunte posizioni unanimi e definitive, per molti altri i problemi sono solo impostati e richiedono approfondimenti, che saranno oggetto del lavoro del gruppo negli anni futuri. Prima di affrontare i singoli temi sopra indicati, il questionario poneva agli operatori alcune domande di carattere generale, in particolare in merito alla completezza del Codice di rete recentemente predisposto dal GRTN, alla sua coerenza con le normative tecniche nazionali e internazio- nali, e all’eventuale influenza esercitata dall’evento blackout sulla normativa tecnica e sui controlli relativi. Dalle risposte ottenute, emerge come fattore fortemente positivo l’esistenza di un continuo dialogo fra GRTN e operatori per affinare il Codice di rete: la stessa normativa che lo ha definito prevede nella procedura per il suo aggiornamento che esso possa avvenire anche su segnalazione degli operatori. Emerge inoltre una sostanziale soddisfazione sulle modalità consultive seguite da GRTN e AEEG nella preparazione dei documenti, anche se unanimi sono venuti alcuni suggerimenti: • migliorare la visibilità del complesso quadro normativo predisposto, soprattutto a livello del sito del GRTN, per facilitare la conoscenza degli operatori di una situazione che è in evoluzione continua; • estendere il processo consultivo, applicato con successo nell’elaborazione del testo principale del Codice, anche ai suoi numerosi documenti tecnici allegati, che ne costituiscono parte integrante; • pur considerando le più stringenti tempistiche cui le Autorità normative devono rispondere, si auspica il coinvolgimento di soggetti interessati già nella fase di preparazione delle norme, senza attendere il procedimento di consultazione. Il Codice di Rete è nato solo recentemente (nell’ambito del processo di liberalizzazione avviato con il decreto Bersani) e comprende tutti gli aspetti concernenti i rapporti tra GRTN e utenti della rete, mentre la normativa CEI non è esaustiva e risponde all’esigenza principale che gli impianti di maggior interesse siano realizzati ed eserciti a “regola d’arte”. Mentre il primo è in una fase di continua e tempestiva implementazione, anche in funzione delle modificazioni della struttura del sistema elettrico (ad esempio unificazione della proprietà e della gestione della RTN), la normativa CEI presenta una lenta dinamica di aggiornamento. Occorre quindi procedere ad una migliore armonizzazione di tali disposizioni in un’ottica di mediolungo periodo, in cui la normativa CEI 9 dovrebbe servire da supporto al Codice di Rete nonché da complemento per gli aspetti da questo non contemplati. Nel confronto tra Codice di Rete e normative internazionali, almeno per quanto riguarda la generazione, non emergono discrepanze significative. Occorre rilevare che, pur avendo zone di sovrapposizione, sono nati con obiettivi diversi. Alcune normative (UCTE) sono state definite in passato principalmente per regolare i rapporti tra i gestori delle reti dei vari paesi europei interconnessi, che generalmente erano soggetti integrati monopolisti. Altre normative derivano da impegni internazionali che comportano l’obbligo di recepimento in Italia, per cui è il Codice di rete a doversi uniformare ad esse. Per quanto attiene l’influenza del blackout sul quadro normativo, si rileva come l’evento abbia comportato una maggiore attenzione da parte di tutti i soggetti, istituzionali e non, alle problematiche che esso ha sollevato, in particolare quelle relative alla connessione alla RTN. Sono state attuate tutta una serie di azioni per diminuire la probabilità che tale fenomeno possa ripetersi; azioni che ovviamente ruotano attorno al GRTN, in quanto soggetto responsabile della sicurezza del sistema. Per quanto riguarda le problematiche tec- Il ruolo delle centrali termoelettriche per la riserva primaria Come noto, le regole nazionali e internazionali richiedono a ogni gruppo termoelettrico di potenza superiore a 10 MVA di essere in grado di svolgere un ruolo di “riserva primaria”, vale a dire che esso deve essere sempre capace, in qualunque condizione operativa, di aumentare, a fronte di una diminuzione della frequenza di rete, la potenza erogata. In particolare, le regole attuali richiedono un incremento di almeno 1.5% della potenza efficiente entro 30 secondi e la capacità di mantenere questa potenza per almeno 15 minuti (il 50% di questa potenza deve essere resa disponibile entro 15 secondi). Come emerge chiaramente dal questionario, le problematiche aperte sono molteplici: • sarebbe necessario chiarire che il ruolo di riserva primaria è da verificarsi sull’insieme della centrale al punto di consegna, lasciando la libertà all’operatore di ripartire tale compito fra i vari gruppi che la costituiscono; • la fornitura del servizio (obbligatorio) di regolazione primaria genera sbilanciamenti indotti, che l’attua- 10 le contesto regolatorio penalizza economicamente alla pari degli altri sbilanciamenti; sarebbe auspicabile prevedere un apposito sistema che “neutralizzi” tali improprie penalizzazioni; • sarebbe auspicabile definire con maggior dettaglio e in modo univoco le modalità con cui verificare le prestazioni in termini di regolazione primaria. Bisognerebbe all’uopo prevedere apposite procedure di trasmissione dati e di aggiornamento di parametri tecnici al GRTN. In particolare, andrebbero teletrasmessi: (i) % del carico, (ii) statismo impostato sui regolatori di velocità e (iii) valore della banda morta complessiva impostata sul relé di frequenza. Fra le problematiche evidenziate dal blackout che hanno trovato soluzione, si cita la risposta alla domanda seguente: “Nella notte del blackout nazionale del 28 settembre 2003 è emerso un problema dinamico legato alla stabilità di funzionamento delle centrali a vapore con generatore di vapore di tipo “once-through”: con l’impianto a carico ridotto, una diminuzione di frequenza provoca un eccessivo aumento di potenza, con problemi sulla stabilità del generatore di vapore e conseguente blocco. Se gestisce impianti di questa tipologia, ritiene di avere risolto questo problema? Risposta: Sì. Si precisa che le regole in vigore durante il blackout non prevedevano limitazioni alla risposta in primaria delle unità di generazione; successivamente il GRTN, grazie anche alle analisi condotte nell’ambito del gruppo di lavoro congiunto con gli operatori degli impianti, ha apportato alcune modifiche alla regolamentazione, limitando il contributo dei gruppi generatori alla risposta in primaria (max 5%). Le modifiche sono state già apportate sugli impianti. Infine, un tema aperto, su cui servirebbero soluzioni innovative, riguarda come garantire - senza penalizzare la gestione energetica ed economica degli impianti - la riserva primaria per i cicli combinati basati sui moderni turbogas di grande taglia, per cui non è prevista la possibilità di aumentare la temperatura di ingresso turbina. niche e normative aperte, le più significative risposte al sondaggio sono riportate nei box seguenti dedicati al ruolo delle centrali termoelettriche per la riserva primaria e secondaria, al comportamento sempre delle centrali termoelettriche a fronte di grandi perturbazioni indotte dalle rete, e infine al loro contributo alla riaccensione del sistema elettrico. Quanto riportato in ciascun box corrisponde alle opinioni e ai commenti ricevuti in merito ai quesiti posti, e quindi costituisce una prima base di discussione che verrà approfondita e dibattuta con tutti i partecipanti al Forum. Il ruolo delle centrali termoelettriche per la riserva secondaria gradualità necessaria a non introdurre ripercussioni negative su tale mercato. Si ritengono invece penalizzanti le prestazioni particolari richieste agli impianti nelle isole (Sicilia e Sardegna). Fra le incoerenze tecniche, si segnala, in particolare per i cicli combinati, che la rampa di carico richiesta è maggiore rispetto a quella richiesta per la riserva primaria (vedi figura), laddove la risposta rapida dovrebbe essere affidata alla regolazione primaria e non secondaria. Per di più, i gradienti richiesti non sono compatibili con le specifiche dei transitori imposte dai costruttori di turbina a gas. In generale, viene auspicata una definizione specifica e univoca delle prestazioni richieste per la regolazione secondaria per ogni tipologia di centrale Si segnala infine una carenza tecnica in merito alla regolazione secondaria integrale, un tema importante che verrà approfondito dal gruppo di lavoro nella seconda fase del forum. 10 9 8 7 6 5 R is. primaria 4 R is. secondaria 3 % potenza efficiente Il ruolo di “riserva secondaria”, ossia la possibilità di intervenire in aggiustamento dopo la riserva primaria per riallineare la frequenza a 50 Hz e ripristinare gli interscambi, è attualmente assegnato dal GRTN ad alcune centrali che devono rendere disponibile una banda di regolazione (10 MW o il 6% della potenza efficiente), con rampe non inferiori all’8% della potenza efficiente al minuto. La riserva secondaria è regolata automaticamente dai Ripartitori di Carico gestiti dal GRTN. La riserva secondaria fa parte dei “servizi dinamici di dispacciamento” ed è remunerata nel relativo mercato gestito dal GME (gli impianti devono essere prima abilitati). Alla domanda: “Ritiene adeguata l’attuale modalità di gestione economica dei compensi relativi al prezzo in vigore per il servizio di riserva secondaria? Che modifiche proporrebbe al sistema attuale?”, si risponde evidenziando come l’esigenza di non frapporre ulteriori ritardi alla partenza della borsa elettrica ha imposto di modificare l’originale struttura del mercato dei servizi di dispacciamento, semplificando la procedura con un’unica offerta, onnicomprensiva di tutti i servizi. Sarebbe opportuno che nel medio - lungo termine si tornasse alla struttura originaria, pur con la 2 1 fino a 15 min. 0 0 15 30 45 60 75 90 105 120 tempo (s ) Gradienti di potenza richiesti per il ruolo di riserva primaria e secondaria 11 Il comportamento delle centrali termoelettriche a fronte di grandi perturbazioni indotte dalle rete Le tarature del relé di massima e minima frequenza (che comandano l’apertura dell’interruttore di gruppo) devono essere concordi con le seguenti soglie: • 52,0 Hz istantaneo, • 51,5 Hz con ritardo da 1 a 4 secondi, • 47,5 Hz con ritardo di 4 secondi, • 46,5 Hz quasi istantaneo. A seguito del distacco di rete, ogni generatore deve essere in grado di avviare automaticamente la procedura di “rifiuto di carico”, che consiste nel passaggio del gruppo in “isola”, con una repentina diminuzione della potenza erogata, dal valore cui operava prima del distacco al valore corrispondente al consumo degli ausiliari del gruppo stesso, e nel mantenere questa condizione di esercizio in attesa di un nuovo parallelo. Tale procedura ha lo scopo di consentire al gruppo di effettuare il nuovo parallelo e la presa di carico nel minore tempo possibile. L’evidenza blackout ha dimostrato che una grande frazione delle cen- trali italiane non è stata in grado di seguire il comportamento “virtuoso” sopra descritto, sia subendo stacchi intempestivi, sia fallendo la procedura di rifiuto di carico. Non è peraltro una specificità italiana, dal momento che risultati simili sono avvenuti in tutti gli episodi di altri blackout internazionali. I gestori delle centrali suggeriscono sostanziali modifiche al quadro normativo: • bisognerebbe prevedere relé e tempi di risposta diversificati in funzione della tipologia delle perturbazioni e specificare quali sono i transitori di riferimento in funzione dei quali potrebbero essere adottate politiche di difesa differenziate; • andrebbe innalzato il valore di 46,5 Hz, che non trova riscontro né fra i costruttori, né nella normativa internazionale; • la procedura di rifiuto di carico andrebbe intrapresa dopo ogni stacco, anche quelli istantanei per cui non è attualmente richiesta; • si dovrebbe indicare per quanto tempo un gruppo deve poter funzionare sui suoi ausiliari; per i cicli combinati la conoscenza del tempo è infatti importante per poter operare le scelte progettuali più corrette (dimensionamento condensatore, ecc.); • i limiti non devono essere previsti per gli impianti di autoproduzione e a fonti rinnovabili senza la necessità di chiedere deroghe. Per quanto attiene le procedure di controllo e le modalità di prova, dopo il blackout si è istituito un gruppo di lavoro GRTN-operatori che ha definito le modalità di prova, stabilendo che vengano eseguite almeno due prove all’anno per ogni centrale, con comunicazione al GRTN degli esiti a cadenza semestrale. Si ha attualmente una percentuale di successo intorno al 60%. Restano da approfondire numerose tematiche, quali la possibilità di prevedere deroghe e un’univoca definizione per le regole da applicare agli impianti di cogenerazione. Il contributo alla riaccensione delle centrali termoelettriche Si richiede la possibilità di riavviare la centrale in modalità “blackstart”, ossia in assenza della rete elettrica. Riportiamo alcune delle indicazioni emerse: • attualmente la funzione di riaccensione è demandata ad alcune centrali e non viene remunerata, ma è auspicabile che lo sia in futuro; • è necessaria una regola che stabilisca i gradini di potenza con cui incrementare il carico attivo e i tempi dell’operazione, in modo da escludere a priori le centrali che non sono in grado di effet- 12 tuare la riaccensione. Vanno definite adeguate procedure di riaccensione che tengano conto delle prestazioni delle singole macchine; • non è opportuno limitare la funzione di riaccensione ai soli gruppi idroelettrici, ma utilizzare anche gli impianti con turbina a gas in ciclo semplice, per cui occorre definire un set di regole differenziato; • nel piano di riaccensione si deve fare affidamento sulle centrali che hanno operato correttamente il rifiuto di carico, tenendo conto di una fisiologica percen- tuale di insuccesso delle procedure di rifiuto di carico, che aumenta in condizioni degradate di rete. Di tali condizioni degradate (mancanza di carichi zavorra, eccessivi valori di tensione sulle linee, eccessive distanze di rilancio di tensione, ecc.) occorre tener conto nello stabilire le possibili sorgenti di rialimentazione; • le prove sulle direttrici di riaccensione predisposte dal GRTN dovrebbero essere effettuate con cadenza annuale, con modalità che devono essere oggetto di consultazione e differenziate per direttrice. Gruppo Lavoro “Stato attuale e sviluppo del sistema elettrico - Generazione” Coordinatore: ing. Marco Merlo, prof. Andrea Silvestri L’attività di trasmissione sulla Rete di Trasmissione Nazionale (RTN) ha lo scopo di trasferire l’energia elettrica immessa in rete dagli impianti di produzione e dalle importazioni a tutti i nodi di prelievo in alta tensione. Tale attività prevede la realizzazione e la manutenzione della rete di trasporto e delle stazioni di connessione con gli impianti di produzione e con le reti di distribuzione, nonché il controllo costante dei flussi di potenza, detto “dispacciamento”, facendo in modo che l’offerta e la domanda siano in equilibrio, al fine di garantire la continuità di fornitura del servizio all’interno del sistema elettrico complessivo. Ciò è ottenuto tramite il monitoraggio istantaneo dei flussi elettrici in modo da regolarli operando sull’offerta e, nel caso di rischio rispetto alla sicurezza dell’esercizio, sulla domanda. La RTN svolge la funzione di trasmissione dell’energia elettrica tra i punti di immissione e i punti di prelievo; inoltre svolge la funzione di smistamento dell’energia elettrica al fine di garantire l’equilibrio tra la domanda e l’offerta in tempo reale. A motivo di tali funzioni, gli utilizzatori della RTN sono legati innanzitutto da relazioni tecniche con la stessa al fine di rendere interconnessi e interoperabili i sistemi di generazione, di distribuzione, di utilizzo finale nei nodi di immissione e nei nodi di Analisi del panorama nazionale Nel 2004 la richiesta di energia elettrica sulla rete ha raggiunto i 322,0 miliardi di kWh con un aumento dello 0,4% rispetto al 2003 (320,7 miliardi di kWh). Tale richiesta è stata soddisfatta per l’85,8% da produzione nazionale, per un valore pari a 276,3 miliardi di kWh al netto dei consumi dei servizi ausiliari e dei pompaggi, con un aumento del 2,5% rispetto al 2003. La restante quota di fabbisogno (14,2%) è stata coperta dagli scambi con l’estero, per un valore pari a 45,5 miliardi di kWh contro i 51,0 del 2003 (con una flessione del 10% circa). Nella figura che segue sono riportati i saldi degli scambi di energia registrati sulla rete per l’anno 2004 dall’estero e tra le diverse macroaree in cui è suddiviso il sistema elettrico del Paese. I movimenti fisici di energia da e verso l’estero mostrano transiti di energia in entrata dalla frontiera settentrionale e in particolare dalla Francia e dalla Svizzera in sensibile diminuzione rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda l’interscambio con la Slovenia, si registra viceversa un incremento. Con riferimento agli spostamenti interni, i flussi maggiori si registrano dal nord verso il centro dove converge anche il flusso proveniente dal sud e dalla Sicilia. La causa principale della flessione nelle importazioni di energia elettrica dall’estero è da individuarsi nei provvedimenti (riduzione della massima capacità di trasporto sulla rete di interconnessione in seguito agli eventi eccezionali del 28 settembre 2003) rimasti in vigore per gran parte dell’anno. È stata, infatti, identificata l’esigenza, quale misura cautelativa, di ridurre transitoriamente i valori complessivi di importazione di energia sulla frontiera settentrionale e di promuovere l’iniziativa di tavoli tecnici congiunti con i gestori di rete dei paesi confinanti, con l’o- biettivo di individuare e realizzare una serie di misure operative per l’aumento dei livelli di sicurezza di esercizio del sistema elettrico interconnesso, con particolare riferimento ai confini con la Svizzera. Saldo dei movimenti fisici di energia in Italia nel 2004 (GWh – fonte GRTN) 13 prelievo (si veda il box: “Analisi del panorama nazionale”). Nei nuovi sistemi liberalizzati si ha una separazione tra produzione e trasmissione di energia elettrica (in particolare quest’ultima risulta accentrata e regolata dagli ISO, Independent System Operators, senza proprietà della rete, GRTN nella realtà italiana), questa divisione rende più difficile il coordinamento per una chiara attività di planning e sviluppo della rete elettrica, necessaria per sostenere correttamente l’evolversi del libero mercato. In tale contesto è importante sottolineare che le caratteristiche tecniche del settore svolgono, nel mondo elettrico forse più che in altri, un ruolo decisivo nella scelta del disegno del mercato da parte del regolatore. In particolare, i vincoli tecnici fanno sì che l’esecuzione fisica dei contratti di compravendita di energia elettrica, intesa come l’immissione e il contestuale prelievo di energia, non possa essere autonomamente assicurata dalle parti del contratto stesso. Tale fenomeno trae origine principalmente da quattro fattori: 1) la necessità di utilizzare un’infrastruttura condivisa che presenta limiti strutturali alla quantità di energia trasportabile: la rete di trasmissione nazionale e la rete in alta tensione di distribuzione; 2) la necessità di mantenere stabile il livel- 14 Figura 2: ore di funzionamento con transiti > 80% della capacità massima della linea – confronto 2003/2004 (fonte GRTN) lo della tensione e della frequenza sulla rete di trasmissione nazionale entro livelli predefiniti; 3) l’impossibilità di controllare in tempo reale i flussi di energia elettrica, da e verso, i singoli utenti della rete; 4) l’impossibilità di immagazzinare l’energia elettrica. L’utilizzo di un’infrastruttura condivisa limitata (1) e l’esigenza di bilanciamento in tempo reale di produzione e consumo (2) interagiscono con l’impossibilità tecnico-economica di controllare i flussi di energia da e verso ogni singolo utente della rete (3) e di immagazzinare energia elettrica (4), rendendo necessaria la presenza di un “coordinatore” del sistema, che ponga in essere le azioni e le transazioni necessarie ai fini del bilanciamento di immissioni e prelievi in tempo reale. Circa la rete di trasmissione è quindi necessario trovare un compromesso tecnico-economico fra le necessità di un libero mercato dell’energia, che non vorrebbe limiti alla capacità di scambio dei flussi di potenza, anche a favore della compensazione di differenze locali dei prezzi di produzione, e l’impatto ambientale crescente con il crescere delle strutture elettriche. In tale contesto il coordinamento dell’esercizio in sicurezza del sistema di trasmissione e del suo sviluppo deve rimanere il cardine di riferimento, soprattutto rispetto ai forti interessi delle varie parti in causa, costituendo la premessa per rendere fattibili gli scambi commerciali tipici di un sistema liberalizzato. A testimonianza delle criticità riscontrate nell’uso della rete di trasmissione, nella figura 2 sono evidenziate le singole linee a 380 kV sulle quali si sono verificati transiti superiori all’80% della capacità massima, confrontando i valori del 2004 con quelli del 2003. Da notare la netta riduzione del numero di ore di funzionamento con transiti maggiori dell’80% per alcune linee dell’interconnessione Nord, dovuta agli aumentati margini di sicurezza a valle dell’evento di blackout di Settembre 2003. Nonostante ciò, le stesse linee di interconnessione risultano ancora, per tutto il 2004, tra quelle maggiormente interessate alla funzione di trasporto dell’energia elettrica. Parimenti risultano molto impegnati anche i collegamenti tra zone di rete che contribuiscono al trasferimento d’energia dal Nord Italia al Centro Sud del paese e quelli che permettono di trasferire energia dal NordOvest al Nord-Est dell’Italia. Nella figura 3 è invece riportata una mappa qualitativa delle zone geografiche nella quali si è riscontrata una maggiore probabilità del verificarsi di sovraccarichi in condizioni di sicurezza N-1 (si veda il box di approfondimento: “Sicurezza di un sistema eletFigura 4: Sistema elettrico europeo (fonte UCTE) trico”); tra queste si evidenziano la Regione Veneto e la frontiera con gli orientamenti presi nei Piani slovena, l’area di Milano e la Campania. Energetici Regionali e con l’evoluzione del La realizzazione di nuove infrastrutture parco di generazione, insieme con l’esipone inoltre problematiche di duplice genza/opportunità di condividere da un natura: da un lato la complessità delle punto di vista ambientale la localizzazione procedure autorizzative derivanti anche delle opere sul territorio con gli enti intedal necessario coordinamento tra istituzioressati. Tali vincoli rischiano di essere un ni amministrative centrali e locali, dall’alfreno ad uno sviluppo della rete di tratro la necessità di tenere conto delle smissione congruente con le esigenze del diverse esigenze economiche, ambientali, sistema Italia, con conseguenti ripercusterritoriali e sociali nei processi di localizsioni sull’affidabilità del servizio elettrico e zazione. Tali problematiche sono acuite sull’efficienza del mercato. dalla difficoltà di rendere complementari e non conflittuali le esigenze di sviluppo Passando al contesto europeo si nota energetico del Paese come in questi anni i mercati elettrici con le richieste di nazionali o regionali sono rimasti poco maggior tutela delcomunicanti, perché il passaggio verso un l’ambiente da parte mercato unico risulta frenato da una serie della società. di fattori, fra i quali: l’insufficienza delle Alla complessità interconnessioni, la diversità delle struttugestionale, derivante re di mercato, l’inefficacia delle regole comuni indicate nelle direttive europee, la dalla necessità di diversa velocità con cui i sistemi nazionali instaurare specifiche convergono verso di esse. Nel continente relazioni con le europeo la crescita del numero di nazioni diverse e numerose tra loro interconnesse (figura 4) è cominamministrazioni ciata sulla spinta della necessità di garanlocali, possono inoltire la sicurezza e l’affidabilità d’esercizio tre aggiungersi difficoltà di natura tecnidel sistema, e successivamente di facilitare ca, già nella fase di gli scambi commerciali tra le utility vertistudio di fattibilità calmente integrate, che hanno dominato fino al decennio scorso i sistemi elettrici di degli elettrodotti e tutta Europa. L’UCTE è un’associazione di delle stazioni. A ciò operatori di sistemi di trasmissione (TSO) si somma la necessiFigura 3: aree in cui si sono riscontrati i maggiori dell’Europa che controllano frazioni naziotà di conciliare lo sovraccarichi, in sicurezza N-1, sulla rete di AT e nali o regionali dell’intero sistema intersviluppo della rete AAT (fonte GRTN). elettrica nazionale connesso. La rete UCTE comprende oggi i 15 sistemi di trasmissione di 23 paesi europei e sostiene la domanda di elettricità di 450 milioni di persone (per un carico complessivo di circa 2300 TWh); 35 gestori si coordinano per garantire il controllo e la stabilità della frequenza a 50 Hz. Gli scambi transfrontalieri di energia che oggi si registrano sulla rete europea sono diretta conseguenza delle politiche energetiche seguite dalle varie nazioni. Lo sviluppo della generazione in Europa deve ora tenere conto della sicurezza degli approvvigionamenti, ma anche del fattore ambientale. L’intensità degli scambi transfrontalieri mette in luce le debolezze della rete di trasmissione lungo i confini nazionali. Il nuovo ruolo dell’interconnessione internazionale quale indispensabile supporto non solo alle necessità di sicurezza e affidabilità d’esercizio, ma anche alla ricerca del maggiore rendimento economico dei diversi operatori, porta proprio ad accentuare l’utilizzo delle interconnessioni, spesso esposte a problemi di congestione (si veda il box: “Analisi del panorama europeo”). Lo sviluppo del mercato interno europeo risulta, infatti, significativamente vincolato dai problemi di congestione su alcuni corridoi di frontiera, tra i quali: Italia, Belgio e Paesi Bassi, Francia - Spagna, Danimarca occidentale - Germania, Regno Unito – Europa continentale, Grecia. Nel 2001 la Commissione Europea ha ritenuto, perciò, Analisi del panorama europeo Analizzando la distribuzione dei flussi energetici nei vari sistemi elettrici europei (si veda la figura sottostante i cui valori si riferiscono all’anno 2004) si possono fare una serie di osservazioni. La Francia è la nazione maggiormente esportatrice con 60387 GWh di energia esportata, mentre l’Italia risulta la maggiore importatrice di energia (45513 GWh). I principali paesi esportatori devono la loro posizione privilegiata a condizioni ambientali naturali favorevoli o a precise scelte di politica energetica. Come evidenziato nella figura seguente, gli scambi di energia transfrontalieri hanno registrato un marcato incremento negli anni a cavallo del 2000, che rendono opportuno un adeguamento Somma degli scambi transfrontalieri[TWh] nel sistema UCTE (fonte UCTE, dati 2004) 16 Scambi transfrontalieri di energia tra i paesi membri dell’UCTE (fonte UCTE, dati 2004) della rete di interconnessione. L’aumentato sfruttamento della rete di trasmissione può essere ritenuto concausa di numerose situazioni di esercizio critico dei sistemi, la più grave delle quali, per entità di utenti disalimentati, ha interessato gran parte della rete italiana e parte della rete svizzera la notte del 28 settembre 2003. Forse anche per questo motivo e per la conseguente maggiore attenzione alle esigenze di sicurezza dell’esercizio dei sistemi interconnessi, negli ultimi anni si è osservata una stasi nell’incremento di scambi di energia transfrontalieri. Tale rallentamento è anche da ricondurre al ritardo nella realizzazione di nuove interconnessioni, spesso strenuamente ostacolate da opposizioni locali, e da un quadro regolatorio ancora non ben omogeneo e condiviso. opportuno stabilire il livello minimo della capacità di interconnessione di ogni paese pari almeno al 10% del potenza installata e monitorerà gli sviluppi dei lavori su base annuale, così da assicurare il raggiungimento dell’obiettivo in tempi ragionevoli. Tornando al contesto italiano, relativamente agli impianti di generazione gli interventi di potenziamento programmati (o in programmazione), cioè i repowering delle centrali ed i nuovi cicli combinati, dovrebbero (nel medio termine) alleggerire il gap dei costi con i paesi vicini. L’incremento degli scambi di energia sta aumentando la richiesta di servizi di trasmissione e pone l’attenzione su un altro modello per le espansioni di rete, che “incentiva” la realizzazione di nuove infrastrutture tramite delle iniziative private. Il principale criterio secondo il quale i modelli di mercato per la trasmissione vengono classificati si basa sul fatto che la proprietà ed il controllo della rete siano integrati o meno. Storicamente la pianificazione delle espansioni di rete è una funzione centralizzata negli ISO. La società che realizza e possiede le infrastrutture non acquisisce nessun diritto di priorità sull'uso delle stesse, e la remunerazione degli investimenti viene effettuata tramite la tariffa di trasmissione. Recentemente, questo meccanismo di pianificazione, realizzazione e remunerazione delle espansioni di rete è stato messo in discussione. I motivi risiedono nella modesta redditività e in una progressiva riduzione degli investimenti nel settore della trasmissione: negli anni si è investito in maniera sproporzionatamente inferiore rispetto ai settori della generazione e della distribuzione; di contro nei mercati elettrici liberalizzati, il forte incremento degli scambi di Figura 5: Andamento del prezzo dell’energia nei vari merenergia all’incati europei – MGP – gennaio 2003/novembre 2004 grosso ha (fonte Commission of the European Communities). aumentato la richiesta di servizi di trasmissione ed in particolare di capacità di trasporto. Negli ultimi anni, si è fatto strada un nuovo modello di trasmissione detto Market-Based. Secondo tale approccio, che si distingue prevalentemente per le modalità di pianificazione e remunerazione delle nuove infrastrutture di rete, la fase di pianificazione può essere decentralizzata ed il progetto può essere proposto agli ISO competenti direttamente dagli investitori interessati. Inoltre l’investimento non viene remunerato con la normale tariffa di trasmissione, ma attraverso l’assegnazione del diritto di accesso prioritario ad una quota della capacità di trasporto associata all’infrastruttura realizzata. Il diritto di trasmissione può essere fisico o finanziario, comunque, in ambedue i casi, la remunerazione riflette il differenziale di prezzo dell’energia tra le due aree/nodi che la linea collega. È evidente che, secondo questo meccanismo, un investimento risulta particolarmente appetibile solo nel caso di forte congestioni di rete. Tali congestioni sono il risultato materiale di un marcato dislivello di prezzi dell'energia tra due zone e possono pertanto garantire ritorni adeguati sull’investimento iniziale, necessario per la realizzazione dell’infrastruttura di trasmissione. Come mostrato in figura 5, analizzando gli esiti dei primi mesi di attività della borsa dell’energia nel sistema italiano, il differenziale di prezzo rispetto ai mercati di Francia, Svizzera e Germania è di circa 20-30 _/MWh. Tale differenziale non è imputabile alla ridotta capacità dell’interconessione (rispetto ad una potenza di picco pari a circa 54000 MW si ha una capacità di importazione pari a circa 7000 MW), ma piuttosto alla natura del parco di generazione nazionale. Tornando alle linee dirette, la criticità che pare più rilevante ed oggettiva è legata al fatto che l’applicazione di un modello Market-Based per la realizzazione di collegamenti di interconnessione prevede che vi sia simmetria di regole fra i Paesi confinanti. In altre parole, per poter realizzare un’infrastruttura di interconnessione Market-Based, tale approccio deve essere formalmente previsto ed approvato anche nei Paesi confinanti o, in alternativa, è 17 necessario trovare un accordo con i gestori ed i proprietari di rete oltre frontiera. Si sottolinea infine la necessità che tali interventi “privati” siano coordinati e regolamentati, in modo che la loro realizzazione vada ad incrementare la sicurezza globale del sistema, senza introdurre criticità di altra natura (si veda il box: “Linee dirette: aspetti tecnici e normativi”). “Linee dirette” aspetti tecnici e normativi In questi ultimi anni molti imprenditori hanno proposto di sviluppare a loro spese interconnessioni dell’Italia con l’estero per poter sfruttare il differenziale di prezzo dell’energia fra Italia ed Europa, ottenendo l’effetto – socialmente utile - di dare maggior competitività al mercato italiano. Tali proposte prevedono sia l’utilizzo di collegamenti in corrente alternata che di quelli in corrente continua, con linee in cavo che contribuiscono ad una maggior flessibilità e ad un miglior funzionamento statico e dinamico del sistema, presentando anche un minor impatto ambientale e quindi la possibilità di una celere realizzazione. In ambito normativo si segnala come a seguito del regolamento europeo (1228/2003, entrato in vigore l’1.7.2004) l'AEEG, nella riunione del 14 maggio 2004, ha emesso la delibera N° 73/04 che modifica la precedente N° 151/02 per "recepire le modifiche introdotte, in materia di esenzioni dalla disciplina dell'accesso dei terzi alle reti, dal regolamento CE n. 1228/2003 e dalle disposizioni della legge n. 290/03". Per quanto riguarda le oltre 40 richieste per circa 14.000 MVA presentate dagli investitori privati al GRTN, a seguito 18 della delibera AEEG 73/04 il GRTN/MAP stesso dovrà ridefinire i termini per le proposte vagliate positivamente, relativamente alla realizzazione di tali collegamenti (interconnettori)e i modi per la valutazione/approvazione. Relativamente alle opzioni possibili per la realizzazione di “linee dirette” si evidenzia come, per le infrastrutture in corrente alternata, il guadagno per gli operatori è rappresentato da una parte dell’incremento complessivo di capacità di trasportare potenza che la nuova struttura consente sull’interfaccia: per massimizzare tale incremento si è pensato e si pensa tuttora all’utilizzo di dispositivi FACTS opportuni (Flexible Alternating Current Transmission Systems). La necessità di minimizzare i costi a fronte di benefici notevoli motiva la soluzione denominata PST (Phase shift Shift Transformer, più tradizionale, elettromeccanica anziché elettronica come nel caso dei FACTS), i quali possono assicurare una adeguata regolazione dei flussi di potenza permettendo un utilizzo più razionale di tutte le linee di interconnessione. Diverso è il discorso per le interconnessioni in corrente continua. Le attuali tecniche di controllo rendono questa tecnologia interessante, perchè consentono una importazione di potenza attiva controllabile ed indipendente dalle condizioni di esercizio della rete a monte. Occorre inoltre notare come un interconnettore in corrente continua, con le caratteristiche e “velocità” dei suoi controlli, equivale praticamente ad un “carico” all’estero e ad una “centrale” in Italia. All’eventuale scatto dell’interconnettore, la globale rete europea non sente squilibri tra carico e generazione, e la regolazione primaria dei generatori connessi alla rete europea non interviene (la potenza importata attraverso i collegamenti in corrente alternata aumenta transitoriamente allo scatto dell’interconnettore). Se la potenza di scambio considerata dal regolatore di rete viene misurata come somma delle potenze transitanti sulle linee in corrente alternata e non sulle linee in corrente continua, le regolazioni secondarie (frequenza – potenza) avvertono la variazione della potenza di scambio ed agiscono in modo da aumentare la produzione delle centrali in Italia e ridurre quelle sul resto della rete europea, al fine di ripristinare il globale scambio programmato. Gruppo Lavoro “Sicurezza e Mercato Elettrico” Coordinatori: prof. Alberto Berizzi, ing. Cristian Bovo Nell’ambito delle interazioni tra sistema elettrico (generazione, trasmissione e distribuzione) e mercato elettrico, il Forum ha individuato, nel corso del primo anno di attività, alcuni temi principali di riflessione, che intende sviscerare nel corso della seconda fase dei lavori e che nel seguito sono brevemente sintetizzati. Tali temi sono stati ritenuti da una parte molto interessanti per la comunità scientifica, perché affrontano in una prospettiva differente rispetto al passato problematiche già studiate, ma anche e soprattutto di grande impatto per quanto riguarda gli aspetti economici e le implicazioni sociali. Fino a pochi anni fa, dal momento che si riconosceva all’energia elettrica il ruolo di traino dell’economia e del benessere nazionale, il suo “trattamento” era affidato in monopolio all’ENEL, ente nazionalizzato. L’avvento del mercato elettrico ha comportato una significativa modifica del modus operandi dell’intero mondo elettrico: da una parte ha promosso la concorrenza tra i diversi attori del mercato (inclusi, oggi, anche i consumatori), con l’obiettivo di diminuire i prezzi dell’energia elettrica e contestualmente aumentare l’efficienza del sistema elettrico, dall’altra ha inevitabilmente ridimensionato l’importanza dell’energia elettrica intesa come bene di interesse sociale, consentendone il commercio alla stessa stregua di un qualunque altro bene di consumo. Gli eventi catastrofici (blackout) degli ultimi anni hanno spinto soprattutto le comunità scientifica e industriale a analizzare le modalità di pianificazione e esercizio dei sistemi elettrici in presenza di un mercato elettrico, per valutarne l’adeguatezza in un ambiente così diverso rispetto a quello verticalmente integrato tipico del passato. Il risultato di tali valutazioni porta a concludere che l’insufficiente coordinamento tra aspetti economici e aspetti tecnici nella gestione del sistema elettrico è senz’altro un aspetto critico: la gestione unitaria di mercato e sistema elettrico può avvenire soltanto con un armonico sviluppo di regole di mercato e regole tecniche che garantiscano in primis la reale concorrenza e la maggiore trasparenza possibile, ma contestualmente il rispetto di ben determinate regole tecniche che permettano l’at- tuazione delle transazioni risultanti dal mercato. Proprio da questo punto di vista, secondo l’opinione dei partecipanti al Forum, sono sorte le maggiori difficoltà, che hanno talora reso problematico l’avvio del mercato elettrico. E’ necessario tenere conto della peculiarità dell’energia elettrica, che deve essere consumata nel medesimo istante in cui è prodotta, dal momento che non è possibile accumularla in quantità industrialmente significativa. Ecco quindi che nasce l’esigenza di contemperare molto più intimamente esigenze tipiche del mercato, cioè di natura economica, con esigenze tecniche, volte a garantire la fattibilità di un vero mercato e la fornitura finale agli utenti elettrici. Da queste difficoltà derivano gli aspetti che sono stati individuati, nell’ambito del Forum, come critici per il mercato dell’energia elettrica. I primi due temi messi in luce nell’ambito del Forum sono legati alla sicurezza del funzionamento della rete elettrica. I rapporti pubblici che hanno investigato gli eventi del blackout italiano hanno evidenziato come il criterio, oramai noto anche ai non addetti ai lavori, della “sicurezza N-1” non fosse in realtà univocamente determinato: anzi, tale criterio è in realtà stato interpretato da diversi operatori di rete in modo sostanzialmente differente. Dal momento che la sicurezza di una rete elettrica di elevate dimensioni, come quella europea, non è soltanto un fatto nazionale (gli errori di un gestore si ripercuotono inevitabilmente sugli altri sistemi elettrici, confinanti e non), sembra necessario approfondire gli aspetti tecnici, ma anche quelli legislativi e regolatori, legati alla definizione di sicurezza e alle procedure ritenute necessarie per garantirla (si veda il box: “Sicurezza di un sistema elettrico”). Nel corso dei lavori del Forum, si è perciò cercato di sistematizzare le definizioni operative dei concetti di sicurezza e affidabilità e si è affrontato il tema di come stabilire e rendere obbligatorie le procedure da attuare in fase di pianificazione dell’esercizio (studiata il giorno prima) e nel tempo reale. Tale discussione non può prescindere, sia pure in chiave critica, dalla recente pubblicazione di alcuni dei nuovi capitoli dell’Operational Handbook della UCTE 19 Sicurezza di un sistema elettrico Un sistema si definisce in sicurezza N quando è garantito il rispetto di tutti i vincoli tecnici in condizioni di esercizio normale, cioè a sistema integro; il livello di sicurezza è invece definito N-1 quando tutti i vincoli sono rispettati anche in seguito al verificarsi di un qualunque guasto singolo (contingency). Attualmente, gli operatori di sistema non si limitano a pianificare ed esercire il sistema in sicurezza N, il che implicherebbe l’esistenza di qualche guasto in grado di condurre il sistema al blackout, ma rispettano tutti i vincoli di sicurezza N-1. Nell’ambito del livello operativo della sicurezza N-1, si può distinguere ulteriormente tra stato preventivamente sicuro e stato correttivamente sicuro; una rete nel normale stato operativo viene esercita in sicurezza N-1 correttivamente sicura se: 1. sono soddisfatti tutti i vincoli di trasmissione relativi alla rete integra (sicurezza N), 2. qualora uno qualsiasi degli elementi della rete subisca un guasto, il nuovo stato operativo della rete sia tale che, in un breve intervallo di tempo predefinito, sia possibile implementare misure correttive predeterminate che eliminino le violazioni dei vincoli tecnici indotte dal guasto; in altre parole, se avviene un guasto, è ammessa, per un breve periodo, un qualche violazione tecnica (ad esempio una corrente che supera il limite termico) purché l’operatore abbia già determinato l’azione correttiva da prendere e la metta in atto entro il tempo stabilito. La figura (a) rappresenta i tipici cambiamenti di stato di una rete che sia esercita in uno stato di sicurezza N-1 correttiva. La rete si trova 20 inizialmente in uno stato di sicurezza N (stato B) caratterizzato dal soddisfacimento di tutti i vincoli di trasmissione. L’operatore può portare la rete a funzionare in uno stato, di sicurezza N-1 correttiva, stato Ac, caratterizzato anch’esso dall’assenza di violazioni ma da un maggiore livello di sicurezza. A partire da questo stato, infatti, una contingency porterebbe la rete in uno stato C caratterizzato da violazioni, ma l’operatore avrebbe la possibilità di riportare la rete nello stato B in un breve intervallo di tempo _s. Il caso limite di sicurezza N-1 correttiva (corrispondente alla situazione in cui ts = 0) definisce la sicurezza N-1 preventiva: a fronte di qual- siasi contingency singola, il nuovo stato operativo del sistema di potenza sarà già caratterizzato dal rispetto di tutti i vincoli (figura (b)). Il livello, indicato con Ap, corrispondente appunto alla sicurezza N-1 preventiva, è caratterizzato da un grado di sicurezza maggiore rispetto al livello Ac. Se il sistema si trova in questo stato, a fronte di qualunque contingency singola esso si porterà nello stato B (livello di sicurezza N) sempre caratterizzato dall’assenza di violazioni. L’operatore dovrà comunque successivamente intervenire per riportare quanto prima il sistema nello stato di sicurezza N-1, onde garantire nuovamente la sicurezza a fronte del verificarsi di una nuova contingency. Esemplificazione del concetto di sicurezza N-1 correttiva e preventiva. (l’organizzazione sopranazionale che riunisce tutti gli operatori indipendenti delle reti, come l’italiano GRTN), che comprende lo stato dell’arte di quanto viene attuato a livello europeo (si veda il box: “Normativa internazionale”). Il Forum intende studiare con dettaglio, nel corso della sua futura attività, come i principi enunciati in sede di definizione siano oggi attuati nei sistemi reali e quali siano i possibili miglioramenti in prospettiva, tenendo conto degli aspetti tecnici e economici. Per quanto riguarda in particolar modo l’Italia, si intende anche tenere conto dello sviluppo del mercato per l’approvvigionamento dei servizi di dispacciamento (che è poi il mercato che caratterizza più di ogni altro il funzionamento del mercato elettrico Normativa internazionale Gli eventi catastrofici per i sistemi elettrici verificatisi nel 2003 hanno portato l’attenzione della opinione pubblica sulle procedure adottate nella pianificazione a breve termine e nell’esercizio in tempo reale per garantire la sicurezza dei sistemi elettrici. Una di tali procedure è costituita dal DACF (Day Ahead Congestion Forecast) organizzata dalla UCTE per scambiare informazioni sullo stato dei sistemi elettrici interconnessi e al momento ancora in via di completamento. Un altro elemento critico evidenziato riguarda le modalità di calcolo del valore di capacità di trasporto (Total Transfer Capability, TTC in letteratura internazionale), che dovrebbe ragionevolmente essere definito con un criterio unico in tutti i sistemi interconnessi, dal momento che interessa in eguale modo tutti i sistemi collegati. Anche il rapporto pubblicato dalla AEEG mostra come la definizione del criterio di sicurezza “N-1 correttiva” avvenga con interpretazioni significativamente diverse nell’ambito dei paesi appartenenti al sistema UCTE. Per queste ragioni, l’AEEG evidenzia, tra le raccomandazioni del rapporto, la necessità che le regole UCTE siano maggiormente dettagliate e soprattutto che il rispetto di tali regole sia reso vincolante, verificato e controllato in maniera indipendente, per raggiungere una uni- voca definizione delle prescrizioni tecniche e la certezza nella attribuzione di responsabilità. Data la crescente complessità dei sistemi elettrici e il fatto che in un sistema interconnesso qualunque perturbazione si propaga istantaneamente a tutti i sottosistemi, anche nell’ambito della Unione Europea si è sentita questa esigenza; tuttavia, è necessario sottolineare che per il corretto funzionamento dei singoli sottosistemi elettrici (per esempio a livello nazionale), è necessario tenere in conto certamente le regole comuni, ma anche, di contro, le specificità di ogni sistema elettrico nazionale: la differente struttura del sistema energetico nel suo complesso oppure del parco di generazione, le peculiarità dei modelli di mercato e delle relative regole di dispacciamento, le problematiche tecniche differenti nella gestione delle varie reti elettriche dovute alla specifica struttura della rete di trasmissione, il quadro normativo differente con differente attribuzioni di poteri e responsabilità tra i vari soggetti interessati (in Italia, GRTN, GME, AEEG, ecc.). Questi ultimi sono elementi che evidenziano come la gestione della sicurezza di un sistema elettrico nazionale non possa essere delegata soltanto a un organismo sopranazionale; tuttavia, questo non impedisce di adottare procedure operative che aumentino il grado di coordinamento dei gestori di rete, sia nella fase della programmazione del sistema, sia durante la sua gestione in tempo reale, con riferimento, ad esempio, alle procedure per l’assegnazione della capacità di trasporto o per l’attività di previsione dello stato di funzionamento della rete di interconnessione. Qualora adeguatamente approntate, le predette procedure potrebbero consentire anche la riduzione dei costi di esercizio e un maggior sfruttamento della capacità di trasporto sull’interconnessione, garantendo comunque un adeguato livello di sicurezza di funzionamento dei sistemi elettrici interconnessi. A tal fine, dette procedure potrebbero anche prevedere l’istituzione di una sede comune per l’approvvigionamento di risorse per la sicurezza (risorse per la riserva e per azioni di bilanciamento), con ciò consentendo l’utilizzo coordinato, da parte di ciascun gestore di rete, di risorse anche esterne al proprio sistema elettrico. In questo contesto, la pubblicazione dell’Operation Handbook da parte dell’UCTE, tuttora in corso, segna indubbiamente un importante passo avanti nella direzione di una più chiara definizione delle regole in ambito UCTE e delle procedure da adottare nella gestione del sistema elettrico. 21 22 rispetto a un qualunque altro mercato). La definizione di sicurezza ha un diretto impatto sul mercato elettrico e quindi ha dirette conseguenze di tipo economico, e questo costituisce una peculiarità del prodotto energia elettrica. Le congestioni dovute a colli di bottiglia che la rete di trasmissione può presentare costituiscono sicuramente uno degli elementi che più influenzano il mercato elettrico e la formazione del prezzo del kWh. Tale problematica, nota da tempo, ha già trovato efficace soluzione, in un mondo verticalmente integrato, grazie a raffinati strumenti matematici di ottimizzazione vincolata, i cosiddetti Optimal Power Flow, OPF. Anche il mercato elettrico deve considerare la presenza dei vincoli tecnici, nel modo più semplice e trasparente possibile, garantendo la comprensione dei meccanismi, per quanto possibile, anche a operatori con conoscenze tecniche meno approfondite e valorizzando nel miglior modo possibile la capacità di trasporto disponibile. In relazione al contesto italiano, la liberalizzazione del settore elettrico ha previsto la costituzione di due mercati distinti, uno per l’energia e uno per l’approvvigionamento delle risorse per il servizio di dispacciamento. Il Mercato dell’Energia si articola in un Mercato del Giorno Prima (MGP) e in un Mercato di Aggiustamento (MA), con determinazione del prezzo in base al meccanismo di un’asta a prezzo uniforme. Il Mercato dei Servizi per il Dispacciamento (MSD) accetta offerte per la risoluzione delle congestioni, per la costituzione dei margini di riserva e per il bilanciamento tra immissioni e prelievi, ed è basato su una remunerazione di tipo pay as bid. Nell’ambito del mercato del giorno prima (MGP), come in quello di aggiustamento (MA), la rete di trasmissione è tenuta in considerazione in modo semplificato con un modello di tipo zonale. Il sistema di trasmissione è rappresentato in modo semplificato con una struttura a zone collegate tra loro: i complessi vincoli tecnici sono “tradotti” in più agili vincoli sui transiti di potenza attiva tra aree adiacenti. L’ipotesi di base di questo approccio consiste nel ritenere che, se la potenza scambiata tra le aree risulta inferiore a tali vincoli, ciò non determina violazioni dei reali limiti di eser- cizio. Se questa rappresentazione semplifica sicuramente la struttura di mercato, di contro introduce il problema della determinazione a priori delle aree e successivamente della massima capacità di trasporto (Total Transfer Capability – TTC) fra le varie zone, problema particolarmente complesso in presenza di reti fortemente magliate. Sempre in relazione al MGP, la definizione delle quantità (e dei relativi prezzi) che devono essere prodotte o assorbite dai diversi operatori può essere concettualmente suddivisa in due fasi distinte: • il Gestore del Mercato (GME) realizza l’incontro della domanda e dell’offerta senza tener conto dei vincoli di trasporto imposti dalla rete (unconstrained). Se il punto di lavoro così definito è tecnicamente realizzabile, ossia i flussi di potenza sul modello zonale della RTN non eccedono i limiti massimi, l’energia (lato acquisto e vendita) è valorizzata al medesimo prezzo su tutto il territorio nazionale; • in caso contrario, ossia se i flussi di potenza tra le zone superano i limiti massimi, è necessario suddividere il mercato in zone (market splitting) al fine di accettare offerte di acquisto e vendita che siano ammissibili con tali vincoli. Questa operazione comporta la formazione di prezzi zonali lato vendita e del Pezzo Unico Nazionale (PUN) relativo alle offerte di acquisto (si veda il box: “Vincoli indotti dalla rete elettrica sul mercato”). Le due fasi appena descritte possono essere gestite unitamente attraverso la soluzione di un opportuno problema di ottimo vincolato attraverso il quale si massimizza il benessere sociale nel rispetto di vincoli di bilancio, di transito e di vincoli specifici legati alla presenza del PUN. Sempre nell’ambito del capitolo “Sicurezza della rete”, è stato individuato anche un altro aspetto che potrebbe nel futuro risultare delicato per il sistema europeo (e che si è già dimostrato critico, ad esempio, in occasione del blackout USA-Canada del 2003): si tratta del controllo delle tensioni di rete. Attualmente, la regolamentazione del mercato elettrico ha focalizzato l’attenzione soprattutto sugli aspetti legati alla Vincoli indotti dalla rete elettrica sul mercato Il modello zonale è stato adottato dal mercato elettrico italiano per garantire la maggiore semplicità e trasparenza possibili nella risoluzione delle eventuali congestioni di rete. Un tale approccio, tuttavia, richiede la definizione ex-ante delle zone in cui dividere la rete e dei flussi massimi di potenza fra le zone; tali definizioni hanno significative ripercussioni sullo svolgimento del mercato e sui riscontri economici conseguenti. In particolare, la massima capacità di trasporto è calcolabile una volta noti lo stato di esercizio del sistema, il profilo di dispacciamento delle centrali elettriche, le condizioni ambientali, ecc., tutte informazioni che invece sono definite dal mercato, e quindi note con certezza soltanto ex-post; questo costituisce anche il limite di ogni modello zonale. Con riferimento alla struttura zonale scelta al momento e illustrata in figura , nella zona Nord è ubicata più della metà della capacità disponibile (53%), al CentroSud il 13,1% e al Centro Nord il 8,6%; il restante 25,3% è suddiviso fra Sud ed isole. Relativamente agli sviluppi attesi per i prossimi anni, il GRTN ha recentemente sottolineato come la nuova capacità sia concentrata nelle zone già oggi eccedentarie (Nord in particolare) e come, in presenza di congestioni, l’ingresso dei nuovi impianti potrebbe non coprire adeguatamente la crescita del fabbisogno nelle zone deficitarie. I segnali economici prodotti dal mercato rappresentano l’unica indicazione per gli investitori che stiano considerando diverse localizzazioni per nuovi impianti di produzione. In questo contesto appare necessario ipotizzare politiche di investimento nella rete di trasmissione al fine di consentire maggiori scambi di energia tra le zone e aumentare i valori attuali di TTC. Struttura zonale adottata dal GRTN per il mercato elettrico italiano (fonte GRTN) 23 compravendita dell’energia elettrica. La garanzia della sicurezza della rete è trattata nel mercato dei servizi di dispacciamento, con riferimento soltanto ad alcuni dei possibili fattori di rischio (mantenimento dell’equilibrio domanda offerta istante per istante – ovvero regolazione della frequenza – , garanzia della riserva nel breve e nel lungo periodo). Uno degli aspetti legati sempre alla sicurezza dell’esercizio, tuttavia, risulta considerato in misura minore, per lo meno in ambito di mercato: si tratta della regolazione di tensione. Dal punto di vista economico, il perché è semplice: non si tratta di un servizio che implichi costi – e quindi remunerazioni – paragonabili a quelli legati ai servizi di potenza attiva (salvo il caso in cui un generatore debba limitare la propria produzione attiva per necessità di regolazione di tensione, causando l’insorgenza dei cosiddetti opportunity costs). Tuttavia, dal punto di vista tec- nico è fuori di dubbio che tale servizio sia necessario per consentire qualunque transazione nel mercato elettrico. Il Forum ha evidenziato come sia perciò importante, per il futuro, valutare se sia necessario che chi fornisce il servizio di regolazione della tensione, e così rende possibile il mercato elettrico, debba (e in che misura) essere remunerato. E’ importante, tra l’altro, sottolineare come detto servizio non debba necessariamente essere messo a disposizione solo dai produttori di energia elettrica, ma possa anche essere fornito da altri soggetti, grazie proprio alle caratteristiche locali di tale servizio (si veda il box: “Servizi ancillari – sicurezza e regolazione della tensione”). Un altro capitolo ritenuto di particolare rilievo riguarda la rete di trasmissione vista come “luogo” in cui il mercato si realizza. Dal momento che, come si è visto, la rete di trasmissione costituisce talora un vinco- Servizi ancillari – sicurezza e regolazione della tensione Le società verticalmente integrate che dominavano la scena prima della liberalizzazione dei mercati elettrici si occupavano anche della fornitura di tutti i servizi essenziali per garantire la qualità del “prodotto” energia elettrica, in particolare l’affidabilità e la sicurezza della sua fornitura. Tali servizi, in quanto necessari per garantire l’alimentazione elettrica, sono oggi comunemente detti servizi ancillari. L’autorità di regolazione del settore energetico statunitense (Federal Energy Regulatory Commission FERC), definisce i servizi ancillari come “quei servizi necessari per supportare la trasmissione di potenza elettrica da venditore ad acquirente, dati gli obblighi delle aree di controllo e delle utilities che effettuano la trasmissione all’interno di tali aree di controllo, per preservare un funzionamento affidabile del sistema di trasmissione interconnesso”. FERC individua sei classi di ser- 24 vizi ancillari: il controllo della tensione/potenza reattiva; la compensazione delle perdite, la programmazione a breve termine e il dispacciamento, l’inseguimento del carico, le protezioni di rete, il bilanciamento. In questa ottica, il gestore della rete, in quanto responsabile dell’affidabilità e della sicurezza del sistema, si configura come soggetto acquirente presso gli operatori di mercato dei servizi ancillari necessari: uno di questi è il servizio di regolazione della tensione. Esso è strettamente legato ai flussi della cosiddetta potenza reattiva, diversa dalla potenza attiva che costituisce l’oggetto principale del mercato elettrico. La potenza reattiva, a differenza della potenza attiva, ha una forte connotazione locale, cioè deve preferibilmente essere prodotta laddove serve; inoltre, non è auspicabile che essa percorra grandi distanze, in quanto ciò diminuirebbe l’effi- cienza della rete e porterebbe a saturare le linee elettriche, aumentando le perdite e limitando i transiti consentiti alla potenza attiva. La regolazione della tensione è quindi un problema di coordinamento di risorse distribuite sulla rete e perciò è ragionevole che tale gestione debba essere un compito del Gestore della rete, responsabile della sicurezza e dell’efficienza del trasporto di energia elettrica. In regime di mercato, tale coordinamento, e la definizione di un’adeguata struttura di prezzi, dipenderanno in gran parte dai costi dei mezzi di compensazione reattiva di tipo statico (batterie di condensatori e reattori, SVC) e, dai costi legati alla produzione/assorbimento di potenza reattiva da parte delle centrali tramite la partecipazione dei loro gruppi alla regolazione della tensione, eventualmente secondo le strutture di controllo sofisticato che sono in corso di implementazione in Italia. lo tecnico alle transazioni di mercato, quindi con dirette conseguenze economiche, è sempre più importante evidenziare il livello di qualità della rete stessa, e definire i livelli di prestazione massimi e attesi. E’ quindi stata iniziata una discussione sui metodi adottati in Italia per calcolare i valori massimi di corrente che ciascuna linea può trasportare (e di conseguenza anche le potenze in gioco e i relativi vincoli zonali di mercato), anche tenendo conto delle limitazioni di legge per gli effetti a lungo e breve termine dei campi elettromagnetici. L’obiettivo della discussione è di predisporre uno stato dell’arte, confrontare le metodologie e i risultati con quanto viene attuato negli altri paesi industrializzati e eventualmente suggerire modifiche alle procedure attualmente in uso. Per valutare, poi, l’efficienza di una rete elettrica, bisogna valutare periodicamente indici di prestazione. Attualmente la società TERNA (responsabile della gestione e della manutenzione di gran parte della RTN) sta sviluppando una serie di indicatori che hanno l’obiettivo di quantificare la qualità del servizio reso dalle reti di trasmissione al mercato, di cui sono il necessario sostegno. Il monitoraggio continuo di questi indici consente di individuare gli ambiti di maggiore inefficienza e di migliorare, per quanto possibile, il comportamento del sistema intero. Un altro aspetto estremamente importante, legato al calcolo di benchmark per le reti elettriche, riguarda le implicazioni regolatorie: infatti, è particolarmente evidente come l’attività di ogni regolatore debba essere orientata alla tutela delle regole del mercato e, in ultima analisi, del consumatore finale del prodotto energia elettrica, in termini economici e relativamente alla qualità del servizio fornito in questo caso dal servizio di trasmissione. Per misurare la qualità di una qualunque prestazione, è necessario disporre di indici, monitorarli nel tempo per valutarne la direzione di cambiamento e poterli poi confrontare con gli analoghi indici di altri mercati al fine di prendere eventualmente provvedimenti. Perciò, il Forum ha stabilito di studiare, nel prossimo futuro, le caratteristiche che tali indici devono possedere, e non solo dal punto di vista tecnico. Un’ultima significativa attività sviluppata in tema di mercato elettrico prende in considerazione due categorie di argomenti importanti per uno sviluppo corretto della concorrenza. Il primo riguarda la diffusione dei dati relativi al mercato. E’ infatti utile, per un operatore, l’insieme delle informazioni che è possibile reperire sul mercato nel complesso e sul comportamento dei singoli operatori: da queste informazioni, infatti, può essere possibile dedurre, con maggiore o minore attendibilità, il probabile comportamento dei competitors e quindi elaborare le proprie strategie in modo più o meno efficace. Inoltre, molti dei dati che il Gestore del Mercato Elettrico conosce, sono dati sensibili e di particolare rilievo. Il Forum ha iniziato a dibattere l’argomento con l’obiettivo iniziale di predisporre una rassegna dei dati che è possibile consultare pubblicamente nei diversi mercati elettrici al momento attivi. Un altro tema ritenuto significativo riguarda l’impatto della domanda attiva: oggi, anche il comportamento dell’utilizzatore ha sulla carta un ruolo importante nel fissare il prezzo dell’energia elettrica. Attualmente, vista la consuetudine passata dell’utilizzatore elettrico di usufruire di prezzi fissati a tariffa, persiste una certa inelasticità del prezzo rispetto alla domanda: il consumatore sente il bisogno di una certa quantità di energia e quindi è teoricamente disposto a spendere qualunque cifra per averla. E’ probabile che, con il passare del tempo e con la sempre maggiore consuetudine degli utilizzatori (specie i più “energivori”) ai meccanismi del mercato, i carichi elettrici acquisiranno una sempre maggiore elasticità, cioè saranno disposti a consumare energia elettrica in quantità crescente soltanto a fronte di prezzi significativamente decrescenti. Perché ciò sia reso possibile, è necessario da un lato un cambio di mentalità (e spesso è proprio questa la maggiore inerzia), dall’altro un investimento nella tecnologia che consenta poi di attuare le strategie di mercato che realizzano l’elasticità del carico (si veda il box: “Elasticità delle domanda di energia elettrica). 25 Elasticita’ della domanda di energia elettrica Nell’economia di mercato si parte dall’assunto che il prezzo di un prodotto venga a determinarsi dall’incrocio della curva dell’offerta con quella della domanda; tanto la domanda quanto l’offerta rispondono in modo dinamico alle condizioni del mercato, contribuendo ad equilibrarlo ed a stabilizzarlo. Nei mercati caratterizzati da un’elevata volatilità dei prezzi, il comportamento elastico della domanda, cioè in sostanza la rinuncia all’acquisto in presenza di prezzi elevati oppure acquisti maggiori a prezzi bassi, produce un salutare effetto di stabilizzazione dei prezzi, limita gli acquisti quando la disponibilità è limitata e contrasta molto efficacemente l’esercizio del potere di mercato da parte di uno o più operatori dominanti. Di fatto, un mercato non è compiutamente competitivo se la domanda manca di giocare il suo ruolo. Nei mercati in cui la capacità di generazione è abbondante, i prezzi normalmente si assestano poco al di sopra dei costi marginali e la domanda non ha motivo di rinunciare ai suoi prelievi, i quali hanno certamente un costo inferiore al valore 26 d’uso del prodotto consumato. Al contrario, in situazioni di scarsità di generazione, di congestione o di criticità del sistema, i prezzi possono portarsi a valori molto elevati e in questi casi il ruolo di una domanda elastica risulta determinante nel contenere i consumi, moderando al contempo la volatilità dei prezzi. L’andamento dei prezzi che risolvono la borsa, analizzato sulla scala delle settimane e dei mesi, evidenzia quindi anche il grado di adeguatezza del parco produttivo, o la necessità di ampliamento della rete, o di maggiori strumenti di gestione delle congestioni e delle emergenze, fornendo indicazioni di tipo economico, finanziario e tecnologico. E’ tuttavia vero anche che la domanda di energia elettrica ha oggi un comportamento scarsamente elastico. Questo può essere causato da diversi fattori: una carenza di stimoli economici (esposizione a prezzi variabili, incentivi etc.), presenza di limitazioni tecnologiche, come pure normative che impediscono ai consumatori di rispondere ai prezzi in maniera organizzata, ragioni di tipo culturale e informativo. Si deve anche considerare che alcuni cicli produttivi sono “rigidi” e quindi diventa complesso gestire la fornitura di energia in funzione del prezzo che essa assume sul mercato. Inoltre, non è sempre conveniente lo spostamento di un ciclo produttivo in ore di minore prezzo dell’energia a causa dell’insorgenza di ulteriori costi che si riflettono maggiormente sul prezzo del prodotto finito. In Italia, dal gennaio 2005 la domanda è entrata attivamente nel Mercato Elettrico, potendo inviare le proprie offerte di acquisto al MGP; contemporaneamente, sono stati modificati i meccanismi di controllo del prezzo e del potere di mercato. Si osserva tuttavia che la partecipazione della domanda è prevalentemente relativa ai grossisti, mentre sono limitatissimi i casi di grossi consumatori che partecipano alla Borsa per acquistare direttamente l’energia loro necessaria. Questa situazione è dovuta sostanzialmente alle difficoltà sopra esposte, più facilmente gestibili da un consorzio o grossista, piuttosto che da un singolo consumatore. Gruppo Lavoro “Controllo del Sistema Elettrico Nazionale” Coordinatori: ing. Antonio De Bellis, ing. Maurizio Delfanti I disservizi recentemente avvenuti in vari sistemi elettrici di tutto il mondo pongono all’attenzione la problematica di un corretto controllo della rete, nonché di adeguate strategie di gestione dei relativi sistemi di protezione e, in casi estremi, di opportune procedure di riaccensione. Il Forum ha cercato di evidenziare gli aspetti salienti legati a queste problematiche, che rivestono a oggi (ma anche e soprattutto in prospettiva) notevole importanza, e che sono di grande interesse per gli studiosi del settore, per i gestori di rete, nonché per le case costruttrici, data la rapida evoluzione propria di queste tecnologie. Infatti, come già rilevato dagli altri gruppi di lavoro, il sistema elettrico è sempre più spesso sollecitato a funzionare in stati sensibilmente diversi rispetto al passato e, in generale, con minori margini di sicurezza, a causa di vari fattori: • lo sviluppo delle interconnessioni crea una rete di ampiezza continentale, caratterizzata da dinamiche complesse e non facilmente prevedibili o controllabili; • il carico della rete aumenta senza che il sistema di produzione e trasmissione sia adeguatamente potenziato di conseguenza; • l'introduzione del mercato elettrico comporta tipicamente ingenti trasferimenti di potenza fra aree, spesso attuati in nuove (e continuamente mutevoli) configurazioni di esercizio. I sistemi elettrici sono quindi gestiti con margini di sicurezza via via più ridotti: d’altra parte, invece, i carichi richiedono che l’alimentazione abbia un’affidabilità sempre maggiore. Ne consegue che i sistemi di monitoraggio e di protezione volti a garantire il sicuro funzionamento del sistema elettrico assumono una crescente importanza: ma nel contempo, sono chiamati sempre più spesso a fronteggiare situazioni limite, ben lontane dalle condizioni di progetto. Per esempio, l’intervento non corretto delle protezioni di componente spesso può aggravare le condizioni di funzionamento della rete e può condurre a fenomeni di instabilità/collasso che coinvolgono ampie aree del sistema: è questo il caso delle protezioni distanzio- metriche che equipaggiano le linee di trasmissione di tutti i sistemi elettrici a livello mondiale, cui è dedicato il riquadro seguente.(*) Emerge quindi la necessità di migliorare il comportamento delle protezioni d’apparato specificamente in condizioni di funzionamento critiche per il sistema, ma anche di superare l’attuale approccio, basato quasi esclusivamente su protezioni di componente, per passare a una visione più ampia, resa possibile dalle tecnologie oggi disponibili per lo scambio di informazioni a distanza. Significativi benefici in questo settore possono ottenersi grazie all’evoluzione dei mezzi di misura e comunicazione e alla disponibilità di procedure di controllo che è possibile adottare come algoritmi della protezione. Stanti le note difficoltà di sviluppare le reti elettriche di trasmissione (come già evidenziato dagli altri gruppi di lavoro), è necessario infatti sfruttare al massimo le infrastrutture esistenti, garantendo nel contempo adeguati livelli di sicurezza: diventa cruciale fornire agli operatori strumenti appropriati di analisi e monitoraggio a supporto delle decisioni. Le attività chiave per la gestione del sistema sono orientate a seguire in tempo reale l'evoluzione delle grandezze più critiche, a prevedere il comportamento del sistema nelle diverse situazioni e a individuare azioni di controllo mirate ed efficaci. Le varie incertezze nella conoscenza del comportamento del sistema, l'imprecisione e i ritardi con cui l'andamento della rete è seguito in sala controllo, la scarsa confidenza nell'efficacia puntuale di azioni di controllo da assumere in condizioni che sconfinano nell'emergenza, richiedono di esercire il sistema in modo conservativo: nonostante ciò, non sempre si riesce a garantire in ogni circostanza il livello di affidabilità richiesto. Attualmente, il monitoraggio del sistema elettrico è realizzato grazie ai sistemi SCADA (System Control And Data Acquisition). Tali sistemi sono basati su misurazioni di tensione e corrente (e quindi di potenza) nei vari nodi della rete, cui segue una fase significativa di calcoli, detta “stima dello stato”. Tali calcoli sono mirati a ricostruire (sulla base delle grandezze misurate in alcuni nodi, e teletra- 27 Limiti mostrati delle attuali tecnologie di protezione dei sistemi di trasmissione La principale protezione di linea adottata sul sistema elettrico italiano (e su tutti i sistemi di trasmissione a livello mondiale) è basata sul calcolo dell’impedenza equivalente della rete rispetto ad un certo punto di osservazione (protezione distanziometrica). Dalla letteratura è noto che le protezioni distanziometriche si sono comportate in maniera non del tutto corretta durante gli abbassamenti di tensione su aree del sistema accompagnati dall’aumento delle correnti di linea: si è spesso verificato un intervento intempestivo della protezione distanziometrica a presidio dei collegamenti più fortemente stressati, che ha causato l’apertura del collegamento e il degrado ulteriore delle condizioni (già critiche) della rete. Ciò si deve proprio alla logica di funzionamento delle protezioni distanziometriche, che intervengono allorché il valore di impedenza misurato dal relé nel punto di installazione (calcolato come rapporto tra tensione nodale e corrente che percorre la linea, quindi imprescindibilmente basato su informazioni di natura locale) scende al di sotto di predeterminate soglie (gradini di taratura). La logica di scatto dei gradini più lunghi delle distanziometriche (terzo gradino) dovrebbe essere rivista in modo da evitare interventi intempestivi e nell’ottica più ampia di realizzazione di “protezione di sistema”. Le protezioni distanziometriche hanno mostrato delle criticità di funzionamento anche in smesse a un unico centro di controllo a livello di ciascun sistema nazionale) lo stato operativo attuale della rete: non è infatti possibile “fotografare” e individuare immediatamente il punto di funzionamento del sistema (univocamente determinato dai moduli e dalle fasi delle tensioni nodali) impiegando direttamente le misure, in quanto: • il sistema di misura e trasmissione dati introduce degli errori che devono essere opportunamente individuati e filtrati; • non è possibile, mediante gli attuali sistemi SCADA, rilevare direttamente in un unico riferimento temporale le diverse fasi nodali. 28 Una volta completata la stima dello stato, i valori di tensione e corrente determinati sono confrontati con i limiti di sicurezza imposti e con i valori previsti il giorno prima in sede di pianificazione dell’esercizio. Lo scopo è di assistere l’operatore (e, in generale, il gestore della rete) nell’inten- occasione dei fenomeni di instabilità d’angolo transitoria, in quanto per tale condizione non è facilmente definibile la corretta taratura del relé. Le limitazioni riscontrate, più in generale, sul sistema di protezione italiano sono presentate anche nel rapporto della commissione di indagine istituita con il decreto delle attività produttive del 29 settembre 2003 a valle degli eventi che hanno condotto alla separazione tra la rete italiana e il resto del sistema UCTE. Analoghe (e più rilevanti) criticità nel comportamento delle protezioni distanziometriche sono state riscontrate nel rapporto di indagine della americana FERC (Federal Energy Reliability Council) sugli eventi del 14 agosto 2003. to di ottimizzare il funzionamento del sistema tenendone in considerazione la sicurezza, la stabilità e l’economicità, garantendo nel contempo la sicurezza delle persone e dei componenti della rete. Oltre al semplice controllo dell’evoluzione della rete mediante i dati determinati con la stima dello stato, in sala controllo, l'operatore dispone solitamente di un simulatore collegato online con lo SCADA per controllare durante l'esercizio la stabilità del sistema a fronte di possibili perturbazioni. La simulazione, soprattutto dinamica, presenta tuttavia aspetti significativi di criticità: oltre ai tempi di risposta non sempre adatti alle esigenze dell'esercizio, il principale limite è rappresentato dalla ridotta confidenza sull'accuratezza del modello. Ciò rischia di costituire un serio limite all'accettazione dei risultati. Si evidenzia inoltre come un certo margine di incertezza si applichi anche agli interventi di controllo, in particolare quelli attuati come risposta correttiva a situazioni degradate. Il sistema SCADA permette la realizzazione di azioni preventive da intraprendere in base a semplici criteri; queste azioni possono essere automatiche oppure suggerite all’operatore, cui spetta la decisione finale circa la reale attuazione. Spesso, però, i tempi di reazione sono troppo lenti per seguire il comportamento dinamico della rete. Inoltre non è possibile confrontare tra loro le fasi di due misure di tensione o corrente prese in punti diversi della rete in quanto non si hanno gli strumenti per garantire la reale contemporaneità delle misure (condizione indispensabile per una comparazione significativa tra fasori). Nel caso di azioni di controllo correttivo, vi è il rischio che il sistema elettrico si comporti in modo diverso dalle aspettative. Alcuni sistemi di controllo ordinari, come i segnali stabilizzanti dei generatori (Power System Stabilizers, PSS, il cui uso è ormai consolidato su molti sistemi elettrici, compreso quello italiano), possono risultare inadeguati per contrastare fenomeni di ampia scala. Infatti, per smorzare le oscillazioni interarea non basta rispondere a segnali locali, come suggerisce la pratica corrente nei PSS, ma occorre dotare i dispositivi stessi di una qualche sensibilità a grandezze remote. Già oggi esistono e sono largamente impiegati schemi protettivi atti a contrastare i fenomeni di instabilità che interessano ampie aree del sistema elettrico. Essi sono costituiti per lo più da un insieme di dispositivi posti in diversi nodi della rete elettrica e tra di loro coordinati solamente dal piano di taratura che è stato definito attraverso gli studi di rete, statici e dinamici, compiuti in fase di progettazione del sistema protettivo. Ad esempio, per contrastare l’instabilità d’angolo transitoria, vengono generalmente impiegati (a complemento delle tradizionali protezioni distanziometriche) i dispositivi OSB e OST (Out of Step Blocking; Out of Step Tripping), preposti a separare dal resto della rete l’area origine del disturbo. Oppure, contro l’abbassamento rilevante/instabilità di tensione è possibile attuare variazioni di produzione di potenza reattiva attraverso relé locali (fino ad arrivare al provvedimento estremo del distacco di carico), mentre contro la variazione di frequenza si può comandare una rapida variazione della produzione attiva dei generatori oppure, caso più comune, si attua il distacco del carico in base a soglie di frequenza (eventualmente, di derivata nel tempo della frequenza). Ma anche per queste protezioni di tipo decentralizzato il principale limite risiede nella intrinseca incapacità di interpretare il fenomeno in atto nella sua completezza, in quanto il “punto di vista” di ciascun relé è necessariamente limitato: tale comportamento è infatti basato sul rilievo locale delle grandezze di riferimento (come detto prima, modulo della tensione, frequenza e sua derivata). A questo consegue l’estrema difficoltà nell’ottenere un piano di taratura che sia in grado di reagire in modo adeguato a tutti i disturbi che possono verificarsi, ed in particolare ai disturbi che non sono stati previsti durante gli studi di rete. Emerge dunque la necessità di introdurre nuove tecnologie atte a rilevare i fenomeni che interessano il sistema elettrico, per realizzare una nuova protezione di sistema sulla base di misure/elaborazione in tempo reale di dati provenienti da nodi elettrici anche lontani migliaia di chilometri. Notevoli aspettative sono riposte nei sistemi protettivi di tipo wide area, in grado sia di riconoscere il fenomeno che sta interessando un’ampia area del sistema elettrico (misura delle grandezze su vaste aree di sistema, si parla di Wide Area Measurement System, WAMS) sia di coordinare al meglio l’intervento dei diversi strumenti protettivi disponibili (in questo caso, si parla di Wide Area Protection System, WAPS). Con questa nuova filosofia protettiva, si passa dalla protezione di componente alla protezione di insiemi via via più allargati di apparecchiature: si tratta di schemi protettivi destinati ad individuare in modo tempestivo l’instaurarsi di condizioni operative critiche ai fini del funzionamento dell’intero sistema elettrico (quindi, su una scala nazionale e, spesso, internazionale) e a compiere le azioni necessarie per contrastare con una strategia complessiva il fenomeno disturbante. Il concetto di sistema di misura su vasta 29 Figura 6: Struttura di un sistema WAMS area (che nel seguito indicheremo con l’acronimo WAMS prima introdotto) è la naturale risposta alle esigenze indotte dall'esercizio di sistemi elettrici sempre più complessi e di rilevante estensione. È noto che certe situazioni di rete sono vulnerabili rispetto a disturbi che possono estendersi ad intere aree, con il rischio di scatti in cascata e blackout generalizzati. Come già anticipato, i sistemi di misura "tradizionali", basati su SCADA (eventualmente uniti alla simulazione nel dominio del tempo), possono dimostrarsi inadeguati a rilevare 30 Figura 7: Architettura di un sistema wide area a più livelli tempestivamente e con la necessaria accuratezza tali problemi. Il modo più conveniente per affrontare tali situazioni critiche consiste quindi nel rilevare direttamente l'evoluzione dinamica del sistema con strumenti opportuni. I sistemi di misura wide area forniscono il necessario supporto al monitoraggio e al controllo della rete, rendendo disponibili misure, pressoché in tempo reale, di grandezze relative al sistema complessivo: l’operatore beneficia di un monitoraggio più completo, mentre i sistemi di controllo possono efficacemente contrastare i problemi "globali" ricevendo come input segnali "globali". I sistemi wide area risultano molto promettenti in termini di potenzialità di analisi e gestione delle reti elettriche, in quanto rendono disponibili misure accurate e sincronizzate di grandezze, prima non disponibili direttamente, come gli angoli dei fasori, permettendo di comprendere esaurientemente il comportamento della rete. I WAMS sono basati su dispositivi per la misura di fasori (Phasor Measurement Unit, PMU), come descritto nel box alla pagina seguente. I PMU rappresentano uno strumento nuovo per la gestione del sistema elettrico. Grazie al riferimento temporale sincronizzato, per la prima volta consentono di misurare con grande accuratezza non solo i moduli dei valori efficaci, ma anche le differenze angolari fra i fasori delle grandezze elettriche (tensioni e correnti) in punti remoti del sistema. I PMU possono essere inseriti in un WAMS secondo l'architettura tipica schematizzata in figura 6, dove è mostrato il flusso informativo che realizza un sistema complesso di monitoraggio: più apparati di misura dei fasori (PMU) sono collegati a concentratori (Phasor Data Concentrator, PDC). Questi ultimi inviano i dati aggregati dei PMU a una struttura centrale preposta alle diverse applicazioni di elaborazione, visualizzazione, archiviazione. Questo tipo di soluzione è in uso in vari sistemi del continente nordamericano (Stati Uniti in particolare). Un’architettura più recente si basa su collegamenti diretti dei PMU con il centro di controllo ed elaborazione, senza passaggio per i concentratori. Si tratta dello schema previsto anche per il WAMS italiano, che è attual- Sistemi di misura su reti di vaste dimensioni. Il concetto di sistema di misura su vasta area (WAMS) è basato sulla tecnologia denominata Phasor Measurement Unit (PMU). L’unità PMU permette la misura continua delle grandezze elettriche di interesse (tensioni, correnti e potenze) associando ad esse un riferimento temporale della massima precisione. Si tratta di una tecnologia sofisticata, ma ormai collaudata e disponibile ad un costo non eccessivo. L’installazione di molti apparati PMU in diversi nodi del sistema elettrico permette non solo di misurare l’ampiezza delle grandezze monitorate, analogamente a quanto già fatto dagli apparati convenzionali, ma anche le fasi delle stesse. Pertanto, nel confronto tra misure provenienti da diverse locazioni di rete è possibile ricavare le differenze in ampiezza e fase tra i vettori delle grandezze elettriche e quindi conoscere immediatamente lo stato del sistema senza dover risolvere le equazioni fondamentali dei flussi di potenza attraverso i componenti del sistema stesso (stima dello stato). A ognuna delle misure in uscita da ogni singolo apparato PMU è assegnato un rife- rimento temporale assoluto, tramite la sincronizzazione garantita dal riferimento satellitare GPS, che permette di allineare all'interno di una architettura di acquisizione dedicata, i flussi di dati provenienti dai diversi apparati. In questo contesto la rete di comunicazione tra gli apparati e il sistema di acquisizione ha un ruolo fondamentale. I sistemi di monitoraggio su vasta scala rappresentano una tecnologia il cui sfruttamento appare solo agli inizi. La possibilità di misurare accuratamente i fasori delle grandezze elettriche mediante i PMU, unita alla capacità di trasmettere ed elaborare i dati in tempo reale, ha prodotto una serie di applicazioni che dall'analisi dinamica off-line postevento si sono estese al monitoraggio ed analisi in linea del comportamento della rete. Dal semplice confronto di transitori per validare i modelli di simulazione si è passati a supportare valutazioni in linea della sicurezza mediante funzioni (per quanto ancora rudimentali) sviluppate per la sala controllo: l'integrazione e lo sviluppo di applicazioni efficaci per l'operatore di sala controllo, basate sui dati WAMS, sono mente in via di completamento. Le funzioni di monitoraggio possono essere affiancate da quelle di controllo e protezione: oltre ad inviare i dati per le applicazioni di sala controllo (supervisione, stima dello stato ecc.), il concentratore può implementare algoritmi per identificare fenomeni di instabilità, valutare e attuare interventi correttivi (per esempio, modifiche topologiche), sulla base delle informazioni a propria disposizione (Local Protection Center, LPC). Un passo ulteriore consiste nel collegare i vari dispositivi locali ad un sistema centralizzato (System Protection Center, SPC) per garantire un opportuno coordinamento le attività più direttamente finalizzate all'esercizio. La stima dello stato basata sulle misure fasoriali, o integrata con esse, può contribuire all'affidabilità della gestione della rete, offrendo al personale strumenti più rapidi e accurati, utilizzabili anche per la validazione delle misure convenzionali. Le applicazioni di controllo e protezione sono generalmente ancora in fase di prototipo, anche a causa dei requisiti stringenti di affidabilità del WAMS; tuttavia, si lavora molto per introdurre segnali wide area in controlli di tipo continuo (per esempio i PSS), protezioni adattative, schemi di protezione speciali e piani di difesa. I canali di comunicazione impiegati sono linee telefoniche, microonde (sistemi analogici o digitali), fibre ottiche (che hanno le migliori prestazioni). L’affidabilità e le prestazioni dei sistemi di comunicazione diventano critiche quando il WAMS fornisce input a sistemi di controllo e protezione. Anche per tali ragioni le applicazioni di questo tipo (azioni correttive direttamente asservite ai sistemi WAMS) sono ancora poco frequenti, almeno per quanto riguarda i sistemi elettrici europei. (figura 7 in cui il WAMS diventa a tutti gli effetti un WACS, Wide Area Control System). In particolare, con questa soluzione i centri di protezione locale si comportano come Schemi di Protezione di Sistema (SPS), mentre l'insieme dei sistemi di protezione coordinati assume il ruolo di piano di difesa. La visione wide area deve essere adeguatamente bilanciata a livello locale, per ragioni di robustezza (affidabilità) e rapidità dell'architettura. In sede internazionale, esistono vari esempi di sistemi wide area in esercizio, soprattutto - come si diceva - negli Stati Uniti, dove l’estensione e la complessità del sistema elettrico hanno richiesto (con 31 maggiore pressione di quanto non sia accaduto per i sistemi elettrici del nostro continente) di adottare questo approccio “globale” ai sistemi di controllo. Le molte informazioni raccolte con il WAMS sono impiegate per il monitoraggio diretto della rete o per studi offline; tuttavia, l'obiettivo finale comune è l'incremento dell'affidabilità in fase di esercizio. I dati sono raccolti da sistemi centrali, dove possono essere immediatamente visualizzati dall’operatore ed elaborati per ottenere informazioni utili all'esercizio (funzioni di supporto). Gli stessi possono anche essere inviati a sistemi di controllo e protezione che rispondano a grandezze di sistema. In una fase successiva, i dati sono recuperati dagli archivi per una serie di indagini off-line con molti risvolti: analisi post-evento per individuare le cause di disservizi, verifica delle pratiche operative e delle prestazioni dei sistemi di controllo, validazione di modelli (dal confronto con le risposte simulate). Da queste attività si ricavano informazioni utili per migliorare la conduzione della rete, sviluppando metodi e strumenti nuovi da applicare in sala controllo, con i quali introdurre nuove pratiche operative; si possono infine pianificare gli interventi da attuare sul sistema, anche grazie alla modellistica resa più affidabile dal confronto con le misure reali. La figura 8 esplicita la natura com- 32 Figura 8: ruolo delle misure nella pianificazione e nell’esercizio del sistema elettrico plementare e le relazioni fra le analisi ricavate dai modelli e quelle derivate dalle misure dirette (entrambe appartenenti ai data generation environments), con l’obiettivo del miglioramento dell'esercizio (operational environments). Nel primo caso (Power System Modeling Codes), l’apporto al miglioramento degli ambienti operativi è conseguito attraverso la fase di Planning & analysis, mentre le misure dirette (Power System Modeling Codes) possono contribuire direttamente Le applicazioni di analisi e monitoraggio individuate sopra possono già contribuire sensibilmente al miglioramento della sicurezza di esercizio; la tipologia più avanzata di impiego che si può ottenere con i WAMS, come già accennato, è quella che prevede l'uso dei segnali wide area nei sistemi di controllo e protezione. A questo riguardo si rilevano soprattutto studi, mentre le realizzazioni pratiche sono ancora abbastanza rare. Esse riguardano sistemi di controllo di fenomeni su ampia scala (oscillazioni elettromeccaniche), protezioni adattative, piani di difesa, e saranno indagate con dettaglio nell’ambito delle successive attività del forum. Per ora ci si limita ad osservare che le applicazioni di protezione e controllo richiedono al sistema wide area livelli di affidabilità ben maggiori rispetto a quelli previsti per il semplice monitoraggio della rete. Sarebbe infatti deleterio, per la complessiva affidabilità del sistema, se pesanti azioni correttive (si pensi al distacco generalizzato del carico, piuttosto che all’apertura deliberata delle linee di interconnessione) venissero innescate a seguito di errori o instabilità negli apparati di misura e telecomunicazione che costituiscono un WAMS. Infine, il gruppo 3 ha analizzato la problematica correlata alla riaccensione del sistema elettrico a seguito di eventi catastrofici, in quanto l’evoluzione del settore elettrico ha richiesto, e in un certo senso forzato, una ridefinizione delle procedure operative. Le procedure sviluppate in regime verticalmente integrato (brevemente riassunte nel box seguente) sono in fase di revisione al fine di tenere in opportuna considerazione il maggior numero di produttori presenti nel panorama italiano; in particolare, sta sempre più emergendo la tendenza ad avere impianti di generazione dedicati a servizi specifici, con il compito di assicurare un opportuno livello di affidabilità e di risultare trasparenti, in termini di costi, al mercato (valore di mercato della capacitàdisponibilità di riaccensione, inquadrabile come servizio ancillare, di cui si è già accennato nella parte relativa al gruppo 1 - generazione). Gli impianti dedicati al servizio di riaccensione devono possedere delle caratteristiche particolari: capacità di avviamento in assenza del supporto della rete esterna (black-start capability), capacità di regolare tensione e frequenza in funzionamento in isola, apparati in grado di sincronizzare la rete in isola con la rete esterna. Le procedure di riaccensione devono quindi definire con precisione la funzione e le prestazioni richieste ad ogni centrale dedicata a tale servizio; è inoltre necessario prevedere delle specifiche di testing della rete elettrica, volte a verificare la funzionalità della procedura e l’efficienza complessiva del sistema. I test devono essere concepiti in modo tale da evidenziare e risolvere eventuali problematiche correlate con la riaccensione, al fine di garantire un opportuno livello di affidabilità della complessiva procedura. Sul sistema italiano, il nuovo piano di riaccensione è in fase di sviluppo sotto la responsabilità del GRTN, il quale ha la facoltà di scegliere le strategie di restoration più adatte allo scenario di blackout in analisi. Tra i vari problemi da tenere in conto nella rielaborazione delle procedure di restoration, si è notato come spesso vi siano dei ritardi considerevoli fra la decisione di eseguire un’azione sulla rete e la sua reale applicazione, specialmente in presenza di prestazioni degradate del sistema di comunicazione. Ne consegue che, in funzione della gravità della perturbazione accaduta, la ri-energizzazione delle direttrici di riaccensione può avvenire in tempi considerevolmente superiori a quelli previsti; la riduzione dei centri di controllo porta anche alla possibilità che lo stesso centro debba gestire più di una direttrice. Per risolvere i problemi sopra evidenziati, adattando il piano di riaccensione al nuovo scenario di mercato liberalizzato, il GRTN ha definito delle linee guida così sintetizzabili: • il concetto di “direttrici di riaccensione” deve essere integrato con quello di “nuclei di riaccensione” relativi ad unità termoelettriche che, a seguito di un blackout di rete, hanno correttamente eseguito un rifiuto di carico, rimanendo operative ad alimentare un’isola di carico; • le nuove “direttrici di riaccensione” e “nuclei di riaccensione” devono poter includere anche la rete di subtrasmissio- La riaccensione nel sistema verticalmente integrato La riaccensione nel sistema verticalmente integrato Le procedure di restoration del sistema elettrico italiano, sviluppate in regime di sistema verticalmente integrato, erano fondate in buona misura sull’esperienza degli operatori di rete, e si basavano sui sistemi automatici installati negli anni ‘70 (sistemi per l’avviamento autonomo della centrale, senza alimentazione esterna); erano inoltre disponibili “linee guida” riportanti indicazioni sulla corretta sequenza delle azioni da intraprendere, per ogni componente implicato nel processo di riaccensione. Al fine di verificare l’efficienza delle varie procedure erano previsti dei test periodici sulle unità di generazione, in modo tale da avere informazioni precise sulla funzionalità di ogni singolo componente, e da stabilire un appropriato coordinamento dei comandi e dei controlli eseguiti dai vari operatori. Il precedente regime verticalmente integrato prevedeva quindi una standardizzazione delle regole/procedure di controllo e supervisione, funzioni che sono ora gestite in modo separato da operatori diversi. Il piano di riaccensione sviluppato nell’ambito di tale gestione del sistema era basato sulla disponibilità di protocolli autonomi, riportanti le azioni di controllo da adottare in caso di completa indisponibilità di comunicazioni coordinate. 33 ne: durante i test eseguiti, rispetto a quando avveniva in passato, tali reti hanno mostrato minori criticità, richiedendo quindi una rivalutazione del ruolo delle unità di generazione distribuite sulle reti minori; • le nuove unità a ciclo combinato devono essere opportunamente equipaggiate con dispositivi e procedure che ne consentano l’avviamento black-start o, in alternativa, devono essere ottimizzate per la funzione di rifiuto di carico; • le procedure di intervento dovranno essere sviluppate in modo da consentire una certa flessibilità delle azioni di controllo, in modo da tutelarsi rispetto all’imprevista indisponibilità di alcuni componenti o della mancata operatività delle direttrici di riaccensione; • le procedure volte a definire le specifiche per i test di rialimentazione del sistema devono essere sviluppate in modo molto dettagliato in relazione ai componenti e agli impianti di generazione implicati nella fase di black-start. In aggiunta alle modifiche sopra elencate, il nuovo piano di riaccensione è sviluppato in modo tale da prevedere anche le seguenti opzioni: • simulazioni (fuori linea) dei test di rialimentazione più critici, in modo tale da poter aggiornare-sviluppare un software di simulazione dinamica che risulti cali- 34 brato sulla reale rete elettrica italiana, risultando quindi un utile strumento di analisi (anche a preventivo e non solo a consuntivo) dell’esercizio; • studio delle nuove strategie di telecontrollo, volto a ridurre il numero di manovre di controllo e a ridurre i transitori dinamici a seguito di perturbazione; • adattamento-aggiornamento dei regolatori di frequenza e di tensione in relazione alla necessità di funzionamento su isola di carico a potenza ridotta; • analisi dei costi eventualmente associabili ai servizi ancillari correlati con il servizio di riaccensione, ai fini di una loro integrazione nella disciplina del mercato elettrico. Si può quindi concludere che, anche per quanto riguarda le procedure di riaccensione (destinate peraltro a essere attuate solo in casi estremi, e comunque dopo il fallimento delle altre strategie protettive illustrate in precedenza), sono necessarie modifiche e aggiornamenti, resi indispensabili dalla liberalizzazione dei mercati elettrici, che ha portato ad un aumento degli attori operanti nel settore, e ad una molteplicità di possibili assetti prima sconosciuta. E’ da segnalare che i recenti disservizi sulle reti elettriche hanno stimolato, proprio in tema di restoration, serie di analisi – verifiche – proposte di modifica dell’attuale normativa. Considerazioni sulla prima fase di attivita’ del forum “RESCOM” La liberalizzazione dei mercati dell’energia elettrica ha costituito, e costituisce tuttora, un elemento di grande innovazione del settore energetico, paragonabile a una vera e propria rivoluzione che porta con sé significativi mutamenti nel comportamento dei soggetti coinvolti. Diversi sono infatti gli elementi di novità che si affacciano nel panorama elettrico: l’unbundling (orizzontale e verticale) della filiera elettrica rende possibile la competizione tra diversi soggetti, la presenza di un Gestore indipendente garantisce l’affidabilità della fornitura e un esercizio sicuro del sistema, l’istituzione delle Autorità indipendenti consente di amministrare il settore elettrico assicurando neutralità tra i vari soggetti, il ruolo attivo della domanda dà voce (e opportunità di business) a coloro che una volta erano Utenti e oggi sono a tutti gli effetti Clienti. La lista di queste novità potrebbe essere di certo allungata e quelle qui citate vogliono solo testimoniare l’ampiezza e la profondità dei mutamenti da cui il settore elettrico è interessato. Ma accanto alle rivoluzioni dettate dall’evolversi delle normative, vi sono anche quelle che nascono dal progredire della tecnologia: il parco di generazione negli ultimi anni è mutato significativamente (specialmente nel nostro paese) grazie alla sostituzione di gran parte dei tradizionali gruppi a vapore con i più efficienti cicli combinati, nuovi metodi per il monitoraggio in linea dei sistemi di potenza consentono di ammodernare i tradizionali sistemi di protezione e piani di difesa, solo per citarne alcune. Già quanto detto consente di comprendere come il settore elettrico costituisca tutt’altro che una realtà statica e consolidata: e la stessa domanda elettrica è in continuo aumento (è di pochi giorni fa la notizia comunicata dal GRTN che nei primi otto mesi del 2005 la domanda di energia elettrica è risultata in crescita dell’1,5% rispetto allo stesso periodo del 2004). E’ evidente che una realtà così complessa e in forte movimento mette in luce, accanto a elementi di forza, anche problematiche nuove che devono trovare soluzione. I disservizi diffusi che hanno interessato importanti sistemi elettrici mostrano la necessità di migliorare il coordinamento internazionale tra i Gestori di rete, e di supportarne le decisioni attraverso la definizione sia di criteri di sicurezza condivisi, sia di procedure per lo scambio di informazioni. Lo stesso mercato elettrico, con l’affacciarsi di numerosi operatori dal differente know-how tecnico, deve essere basato su regole semplici e comprensibili da tutti, pur nel rispetto dei complessi vincoli tecnici a cui è necessario sottostare. In questo contesto decisamente articolato si è inserita l’attività del Forum “L’affidabilità delle fornitura di energia elettrica in un sistema economico aperto alla competizione”, che costituisce un luogo di incontro di competenze e sensibilità diverse. Lo scopo (senz’altro ambizioso, ma che riteniamo sicuramente perseguibile grazie al coinvolgimento dei principali soggetti operanti nel mondo elettrico) consiste nell’individuare le criticità principali del settore e suggerire concrete soluzioni. Uno degli obiettivi già raggiunti dal Forum, infatti, è quello di avere riunito intorno al medesimo tavolo di discussione vari soggetti portatori di punti di vista a volte differenti: produttori di energia elettrica, clienti finali, gestori di rete, autorità di regolamentazione, costruttori di componenti e, naturalmente, centri di ricerca. In particolare, la prima fase ha previsto un’analisi ad ampio spettro delle problematiche dei sistemi elettrici, con particolare attenzione al contesto italiano, evidenziando quegli aspetti, tecnici o normativi, particolarmente correlati con la sicurezza dell’esercizio: il presente documento costituisce una sintesi dei contributi elaborati dai Gruppi di lavoro. Coerentemente con gli obiettivi del Forum, i rapporti estesi sin qui redatti sono consultabili sulla pagina dedicata all’iniziativa, raggiungibile dal sito web di Fondazione Politecnico (www.fondazionepolitecnico.it). La successiva fase di attività è invece volta alla formulazione concreta di proposte per la risoluzione delle criticità individuate. Molte sono le tematiche su cui il Forum intende lavorare: lo sviluppo del parco di produzione come pure le prestazioni dei gruppi di generazione a fronte delle grandi perturbazioni, le difficoltà dello sviluppo 35 della rete e il suo coordinamento con l’eventuale realizzazione di linee elettriche da parte di privati, la soluzione delle congestioni nel mercato elettrico attraverso i modelli zonali, ma anche i problemi della remunerazione dei servizi per il dispacciamento, la possibile implementazione di schemi di protezione di sistema, la necessità di rivedere i piani di difesa grazie a nuovi dispositivi ad oggi disponibili. Sono, questi, alcuni dei temi più rilevanti, e che ci sono parsi di assoluto interesse. Ma gli stimoli che ci perverranno in occasione della prima uscita pubblica del Forum (cui questo primo report è dedicato) potranno meglio indirizzare la successiva fase di attività. 36