ELENCO ELABORATI 1. 2. 3. 4. 5. Relazione tecnica descrittiva Relazione impianto elettrico Relazione impianto termico e climatizzazione Relazione impianto antincendio Inquadramento territoriale a. Stralcio PRG b. Inquadramento lotto c. Schema fognario 6. Progetto architettonico a. Piante quotate b. Piante con disposizione degli arredi c. Prospetti e sezioni 7. Progetto impiantistico a. Impianto elettrico b. Impianto antincendio c. Impianto termico e condizionamento i. Distribuzione canalizzazioni ed apparecchiature ii. Distribuzione tubazioni ed apparecchiature iii. Distribuzione scarico condensa. iv. Distribuzione controsoffitti v. Schema funzionale generale vi. Schema funzionale UTA – estrattori vii. Particolari costruttivi d. Impianto fognario ed adduzione idrica e. Impianto illuminazione esterna 8. Particolari costruttivi 9. Computo metrico estimativo 10. Quadro economico riepilogativo 11. Elenco prezzi 12. Analisi nuovi prezzi 13. Stima incidenza mano d’opera 14. Stima incidenza sicurezza 15. Capitolato speciale d’appalto 16. Piano di manutenzione dell’opera 17. Cronoprogramma dei lavori IMPRESA PARTECIPANTE ________________________________________________________________________________ Partita IVA (*) ________________________________________________________________________________ Ragione Sociale (*) _________________________________________________________________ Luogo (*) (Immettere il Comune italiano o lo Stato estero dove ha sede l’impresa) _____ Provincia Sede legale (*): ______________________________________________CAP:_____________ Codice attività (*): ______________ Tipo Impresa (*): €____________, ____ Volume affari Singola Consorzio €____________ Capitale Sociale N.B. 1) Il modulo dovrà essere compilato in stampatello e con penna nera o blu. 2) Le cifre contrassegnate dall’asterisco sono obbligatorie. Raggr. Temporaneo Imprese COMUNE DI FRATTAMAGGIORE cod. C OPERE DI COMPLETAMENTO DEL CENTRO SERVIZI AREA PIP DA DESTINARE ALLA CASERMA DELL GUARDIA DI FINANZA QUADRO ECONOMICO cod. CME O1 A O2 A A1 A2 cod. A A1 DESCRIZIONE IMPORTO INTERVENTO DA COMPUTO METRICO ESTIMATIVO DI CUI : ONERI PER LA SICUREZZA INCLUSI NEI PREZZI ELEMENTARI LAVORI ONERI AGGIUNTIVI PER LA SICUREZZA IMPORTO 1.256.068,66 25.121,37 1.230.947,29 18.464,21 TOTALE LAVORI TOTALE ONERI SICUREZZA TOTALE GENERALE TOTALI 1.230.947,29 43.585,58 1.274.532,87 DESCRIZIONE LAVORI € € (DI CUI ONERI PER LA SICUREZZA NON SOGGETTI A RIBASSO) IMPORTO 1.230.947,29 43.585,58 TOTALI 1.274.532,87 TOTALE (1) SOMME A DISPOSIZIONE B C E G IVA SU LAVORI E SULLA SICUREZZA SPESE TECNICHE INARCASSA + IVA SPESE PER GARA E PUBBLICITA' € € aliquota 4%+ 21% € € TOTALE (2) € TOTALE COMPLESSIVO febbraio 2012 Il PROGETTISTA Ing. Massimo Pierro aliquota: 10% 127.453,29 184.642,09 46.160,52 5.000,00 € 363.255,90 1.637.788,77 NP01 N. 1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa in opera di gruppo termico premiscelato a gas metano, modulante, in versione stagna (tipo c). Elementi analisi u.m. quantità prezzo importi parziali manodopera 1.1 a. operaio categoria 4 h 1 € 34,14 € 34,14 1.2 b. operaio categoria 3 h 1 € 32,66 € 32,66 1.3 c. operaio categoria 2 h 2 € 29,42 € 58,84 2 2.1 importi € 125,64 totale manod'opera materiali a piè d'opera gruppo termico premiscelato a gas metano Tipo THC V 35 a corpo 1 € 6.845,00 € 6.845,00 € 6.845,00 1 € € € 342,25 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 5 % a corpo 342,25 342,25 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 1.023,80 10 € 833,67 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 9.170,36 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP02 N. 1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa in opera di dispositivo per termostato ambiente Fan coil inclusi i collegamenti elettrici alla rete di alimentazione e ogni onere per dare la posa in opera eseguita a regola d'arte Elementi analisi u.m. quantità prezzo importi parziali manodopera 1.1 a. operaio categoria 4 h 0,4 € 34,14 € 13,66 1.2 b. operaio categoria 3 h € 32,66 € - 1.3 c. operaio categoria 2 h 0,4 € 29,42 € 11,77 1 € 58,00 € 58,00 2 importi € 25,42 € 72,96 € 3,65 totale manod'opera materiali a piè d'opera 2.1 Termostato Tipo T6580A1008 della Honeywell a corpo 2.2 Cavi elettrici conformi alle norme CEI e progettate ed eseguite in conformità del disposto della legge 46/90, incluse le opere murarie per l'apertura delle tracce, fori e quant'altro per il posizionamento e fissaggio dei pezzi, ogni onere compreso per dare l'opera compiuta a regola d'arte Dorsale con cavo 2 x 2,5 mm+ T in tubo corrugato pesante di PVC m 2 € 7,48 € 14,96 1 € 3,65 € 3,65 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 5 % a corpo 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 14,28 10 € 11,63 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 127,95 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP03 N. 1 Numero Codice ident. (*) prog. (*) Assistenza muraria all'impianto di condizionamento (UTA, distribuzione ed estrazione aria) consistente in: costruzione di basamenti; apertura di fori per attraversamento; apertura e chiusura di tracce, ripristino compartimentazioni REI al passaggio dei canali; staffaggi ed ogni altro onere accessorio; trasporto a rifiuto del materiale Elementi analisi u.m. quantità prezzo importi parziali manodopera 1.1 a. operaio specializzato g 8 € 215,36 € 1.722,88 1.2 b. operaio qualificato g 8 € 204,96 € 1.639,68 1.3 c. operaio comune g 8 € 190,24 € 1.521,92 a corpo 1 € 2.000,00 € a corpo 1 € 500,00 € 2 2.1 importi € 4.884,48 2.000,00 € 2.000,00 500,00 € 500,00 totale manod'opera materiali a piè d'opera Materiali edili 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto e smaltimento 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 Utile impresa C 6 % 14 € 1.033,83 10 € 841,83 Sommano % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 9.260,14 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP04 N. 1 1.1 1.3 2 2.1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa in opera di valvola di bilanciamento DN32 u.m. Elementi analisi quantità prezzo importi parziali importi manodopera a. operaio categoria 4 h 0,2 € 34,14 € 6,83 b. operaio categoria 3 h 0 € 32,66 € - c. operaio categoria 2 h 0,2 € 29,42 € 5,88 1 € 106,50 € 1 € 5,33 € € 12,71 106,50 € 106,50 5,33 € 5,33 totale manod'opera materiali a piè d'opera Valvola di bilanciamento DN32 della Giacomini a corpo 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 5 % a corpo 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 17,44 10 € 14,20 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 156,17 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP05 N. 1 1.1 1.3 2 2.1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa in opera di valvola di bilanciamento DN50 u.m. Elementi analisi quantità prezzo importi parziali importi manodopera a. operaio categoria 4 h 0,2 € 34,14 € 6,83 b. operaio categoria 3 h 0 € 32,66 € - c. operaio categoria 2 h 0,2 € 29,42 € 5,88 1 € 201,00 € 1 € 10,05 € € 12,71 201,00 € 201,00 10,05 € 10,05 totale manod'opera materiali a piè d'opera Valvola di bilanciamento DN50 della Giacomini a corpo 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 5 % a corpo 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 31,33 10 € 25,51 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 280,60 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP06 N. 1 1.1 1.3 2 2.1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa in opera di condotto flessibile fonoassorbente non infiammabile di classe 1 T - 30°/+ 130° Diametro nominale 100 - 180 mm. Elementi analisi u.m. quantità prezzo importi parziali importi manodopera a. operaio categoria 4 h 0 € 34,14 € - b. operaio categoria 3 h 0,2 € 32,66 € 6,53 c. operaio categoria 2 h 0,2 € 29,42 € 5,88 1 € 14,80 € 14,80 1 € 0,74 € 0,74 € 12,42 € 14,80 € 0,74 totale manod'opera materiali a piè d'opera Condotto flessibile fonoassorbente non infiammabile di classe 1 T 30°/+130° Diametro nominale 100 180 mm Tipo GH della EURO REGISTER_ITALIA a corpo 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 5 % a corpo 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 3,91 10 € 3,19 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 35,06 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP07 N. Fornitura e posa di Unità trattamento aria portata 3500 mc/h, Unità trattamento aria portata 2160 mc/h, gruppo frigo e ogni accessorio al corredo. Codice Numero ident. (*) prog. (*) Elementi analisi u.m. quantità prezzo importi parziali manodopera 1 1.1 a. operaio categoria 4 h 24 € 34,14 € 819,36 1.2 b. operaio categoria 3 h 24 € 32,66 € 783,84 1.3 c. operaio categoria 2 h 24 € 29,42 € 706,08 1 € 32.724,47 € 32.724,47 2 2.1 importi € 2.309,28 € 32.724,47 € 1.200,00 totale manod'opera materiali a piè d'opera Unità trattamento aria portata 3500 mc/h, Unità trattamento aria portata 2160 mc/h, gruppo frigo e ogni a corpo accessorio al corredo come da preventivo FAST 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto a corpo 1 € 1.200,00 € 1.200,00 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 5.072,73 10 € 4.130,65 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 45.437,12 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP08 N. 1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa di impianto elettrico competo di allacciamento di potenza per tutte le apparechiature compreso le vie cavi, cablaggio delle linee, per tutte le apparecchiature di regolazione compreso le vie cavi. Elementi analisi u.m. quantità prezzo importi parziali manodopera 1.1 a. operaio categoria 4 h 56 € 34,14 € 1.911,84 1.2 b. operaio categoria 3 h 56 € 32,66 € 1.828,96 1.3 c. operaio categoria 2 h 56 € 29,42 € 1.647,52 € 7,48 € 2.992,00 2 2.1 importi € 5.388,32 € 2.992,00 totale manod'opera materiali a piè d'opera Cavi elettrici conformi alle norme CEI e progettate ed eseguite in conformità del disposto della legge 46/90, incluse le opere murarie per l'apertura delle tracce, fori e quant'altro per il posizionamento e fissaggio dei pezzi, ogni onere compreso per dare l'opera compiuta a regola d'arte Dorsale con cavo 2 x 2,5 mm+ T in tubo corrugato pesante di PVC m 400 2.2 2.3 3 totale materiali noleggi e trasporti € 3.1 - 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 1.173,24 10 € 955,36 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 10.508,92 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP09 N. 1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa di manometro da DN 50 - 100 u.m. Elementi analisi quantità prezzo importi parziali manodopera 1.1 a. operaio categoria 4 h 0 € 34,14 € - 1.2 b. operaio categoria 3 h 0 € 32,66 € - 1.3 c. operaio categoria 2 h 0,2 € 29,42 € 5,88 € 13,00 € 13,00 2 importi € 5,88 € 13,00 € 0,65 totale manod'opera materiali a piè d'opera Manometro da DN 50 - 100 Tipo M1 - ABS della Watts industries cad 1 2.1 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 5 % a corpo 1 € 0,65 € 0,65 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 2,73 10 € 2,23 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 24,50 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP10 N. 1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa di termometro da DN 50 - 100 u.m. Elementi analisi quantità prezzo importi parziali manodopera 1.1 a. operaio categoria 4 h 0 € 34,14 € - 1.2 b. operaio categoria 3 h 0 € 32,66 € - 1.3 c. operaio categoria 2 h 0,2 € 29,42 € 5,88 € 9,47 € 9,47 2 importi € 5,88 € 9,47 € 0,47 totale manod'opera materiali a piè d'opera Termometro da DN 50 - 100 Tipo TB della Watts industries cad 1 2.1 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 5 % a corpo 1 € 0,47 € 0,47 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 2,22 10 € 1,80 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 19,85 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP11 N. 1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa di collettore completo di verniciatura antiruggine e rubinetto da DN 50 - 100 u.m. Elementi analisi quantità prezzo importi parziali manodopera 1.1 a. operaio categoria 4 h 1 € 34,14 € 34,14 1.2 b. operaio categoria 3 h 1 € 32,66 € 32,66 1.3 c. operaio categoria 2 h 2 € 29,42 € 58,84 € 150,00 € 150,00 2 importi € 125,64 € 150,00 € 7,50 totale manod'opera materiali a piè d'opera Collettore in acciaio nero con fondi bombati con attacchi 3-6 cad 1 2.1 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 5 % a corpo 1 € 7,50 € 7,50 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 39,64 10 € 32,28 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 355,06 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP12 N. 1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa di valvola di sfogo aria automatica u.m. Elementi analisi quantità prezzo importi parziali manodopera 1.1 a. operaio categoria 4 h 0 € 34,14 € - 1.2 b. operaio categoria 3 h 0 € 32,66 € - 1.3 c. operaio categoria 2 h 0,2 € 29,42 € 5,88 € 6,30 € 6,30 2 importi € 5,88 € 6,30 € 0,32 totale manod'opera materiali a piè d'opera Valvola di sfogo aria automatica Tipo E121 della Honeywell cad 1 2.1 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 5 % a corpo 1 € 0,32 € 0,32 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 1,75 10 € 1,42 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 15,67 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. NP13 N. 1 Codice Numero ident. (*) prog. (*) Fornitura e posa di sistema di regolazione tipo Honeywell u.m. Elementi analisi quantità prezzo importi parziali manodopera 1.1 a. operaio categoria 4 h 8 € 34,14 € 273,12 1.2 b. operaio categoria 3 h 8 € 32,66 € 261,28 1.3 c. operaio categoria 2 h € 29,42 € - € 12.783,00 € 2 importi € 534,40 € 12.783,00 € 255,66 totale manod'opera materiali a piè d'opera Valvola di regolazione della Honeywell cad 1 12.783,00 2.1 2.2 2.3 3 3.1 totale materiali noleggi e trasporti Trasporto 2 % a corpo 1 € 255,66 € 255,66 3.2 totale noleggi e trasporti A 4 Sommano Spese generali B 5 14 € 1.900,23 10 € 1.547,33 Sommano Utile impresa C 6 % % Sommano Arrotondamento (+/-) TOTALE € 17.020,62 (*) L'analisi prezzi deve riportare nelle due colonne, per i vari elementi di analisi, il codice identificativo ed eventuale codice progressivo connesso alle relative giustificazioni allegate. MANUALE D'USO PIANO DI MANUTENZIONE (art. 40 D.P.R. 554/99) OGGETTO: Completamento del Centro Servizi area PIP - Guardia di Finanza COMMITTENTE: Amministrazione Comunale di Frattamaggiore IL TECNICO Area PIP GdF ACQUEDOTTI E FOGNATURE Manuale d'Uso Pag. 1 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA Gli acquedotti e le fognature sono reti di impianti atti a soddisfare due esigenze fondamentali del vivere civile : garantire la fornitura idrico di una zona abitata e allontanare le acque di rifiuto e/o altri liquidi di scarico dal centro stesso. Unità tecnologiche di classe ACQUEDOTTI E FOGNATURE - ACQUEDOTTI - FOGNATURE ACQUEDOTTI Gli acquedotti sono reti di impianti atti a soddisfare il fabbisogno idrico di una zona abitata. Si parte dalle opere di presa che capitano l'acqua da distribuire, collegate alle condotte di adduzione che consentono il trasporto dell'acqua sino ai punti di accumulo ed infine alla rete di distribuzione nei centri abitati. MODALITA' D'USO Quali modalità d'uso corretta è necessario un costante monitoraggio della linea al fine di verificare l'assenza di perdite, constatando pertanto la tenuta dei giunti, il funzionamento degli impianti di pompaggio sia di captazione che di mandata, ed il mantenimento nel tempo di buone caratteristiche da parte di tutti i materiali impiegati. FOGNATURE Il sistema fognario di un centro o agglomerato ha la funzione di consentire l'allontanamento delle acque e/o altri liquidi di scarico dal centro stesso. Lo smaltimento delle "acque" avviene verso centri di smaltimento o trattamento-recupero. Le "acque" solitamente si dividono in : - acque bianche che derivano dalla raccolta delle acque meteoriche (strade, tetti, ecc.) - acque bionde che derivano da abitazioni, industrie, edifici pubblici, ecc. - acque nere che derivano dagli scarichi di bagni,orinatoi, ecc. Le reti fognarie che smaltiscono le "acque" sopra definite sono raggruppabili in due tipologie : - fogne miste : all'interno delle quali vengono smaltite sia le acque bianche che nere; - fogne separate : per le quali sono presenti due impianti separati uno per le bianche e uno per le nere. Un impianto fognario è costituito da una condotta fognaria,che si immette entro i collettori principali che convergono verso l'impianto di depurazione ed infine il recapito finale. MODALITA' D'USO Quale modalità d'uso corretta si indica la necessità di eseguire controlli periodici atti a verificare il mantenimento di buone condizioni di funzionamento e scarico delle condotte, ad evitare la formazione di accumuli indesiderati e consentire di intervenire tempestivamente al fine di non ridurre il rendimento della condotta stessa, alla verifica di tenuta e conservazione sia dei pozzetti che dei chiusini. Area PIP GdF CONDOTTE Manuale d'Uso Pag. 2 Classe di unità tecnologica: ACQUEDOTTI E FOGNATURE Unità tecnologica: ACQUEDOTTI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le condotte per acquedotti sono generalmente realizzate utilizzando ghisa, acciaio, polietilene. La scelta è solitamente dettata dalle condizioni ambientali, dalle caratteristiche geometriche richieste e dalla pressione di esercizio che devono sopportare. Le condotte in ghisa hanno ottime resistenze agli agenti aggressivi anche se richiedono costi maggiori in quanto richiedono molti pezzi speciali. Le tubazioni in acciaio, disponibili in lunghezze maggiori di quelle in ghisa, richiedono minori giunti ma maggiori protezioni : solitamente sono zincate all'interno e rivestite con bitume all'esterno. Le tubazioni in polietilene sono preferite per la leggerezza e la grande resistenza agli agenti aggressivi anche se per la loro posa è necessaria gran cura a seguito delle caratteristiche proprie con limitate resistenze a forti carichi, a deformazioni ed a schiacciamento. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quali modalità d'uso corretta è necessario un costante monitoraggio della linea al fine di verificare l'assenza di perdite, constatando pertanto la tenuta dei giunti. La posa degli elementi in polietilene richiede particolare cura nella posa in opera in quanto si richiede che siano posati su letto di sabbia e rinfiancati con la stessa, Area PIP GdF POZZETTI DI SCARICO Manuale d'Uso Pag. 3 Classe di unità tecnologica: ACQUEDOTTI E FOGNATURE Unità tecnologica: ACQUEDOTTI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I pozzetti di scarico sono necessari qualora il tracciato altimetrico della condotta presenta delle depressioni sulla linea. La presenza delle depressioni comportano un possibile accumulo di materiale solido che viene eliminato mediante uno scarico posizionato sulla condotta . La pulizia dello scarico avviene manualmente mediante l'accesso al pozzetto stesso. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quali modalità d'uso corrette è necessario un costante controllo delle condizioni generali della condotta di scarico e della conservazione del pozzetto con relativo chiusino. Area PIP GdF SARACINESCHE Manuale d'Uso Pag. 4 Classe di unità tecnologica: ACQUEDOTTI E FOGNATURE Unità tecnologica: ACQUEDOTTI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le saracinesche sono degli accessori che vengono posti nelle condotte al fine di chiudere la mandata o regolare la portata e pressione. Tali elementi, di soliti realizzati in ghisa, acciaio o ottone, vengono posizionati solitamente entro pozzetti presenti sulla linea. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quali modalità d'uso corrette è necessario un costante controllo delle condizioni generali delle apparecchiature e dei meccanismi in essi presenti, mediante controllo dei collegamenti, lubrificazione ed ingranaggio degli elementi mobili. Area PIP GdF POZZETTI DI ISPEZIONE Manuale d'Uso Pag. 5 Classe di unità tecnologica: ACQUEDOTTI E FOGNATURE Unità tecnologica: FOGNATURE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I pozzetti di ispezione vengono realizzati per consentire il controllo delle condotte ed effettuare interventi manutentivi. Possono essere realizzati di piccole dimensioni nei quali si opera dall'esterno oppure di dimensioni tali da permettere l'ingresso nella condotta, o lateralmente ad essa, dotati di scalette di accesso e camera di lavoro. Solitamente sono realizzati con struttura in muratura o in cemento armato e presentano le solite caratteristiche di un manufatto edilizio. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quale modalità d'uso corretta si indica la necessità di eseguire controlli periodici atti a verificare il mantenimento di buone condizioni di funzionamento e scarico delle condotte, ad evitare la formazione di accumuli indesiderati e consentire di intervenire tempestivamente al fine di non ridurre il rendimento della condotta stessa, alla verifica di tenuta e conservazione sia dei pozzetti che dei chiusini. Area PIP GdF CADITOIE Manuale d'Uso Pag. 6 Classe di unità tecnologica: ACQUEDOTTI E FOGNATURE Unità tecnologica: FOGNATURE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le caditoie (o pozzetti di drenaggio) sono utili per raccogliere le acque che cadono su di una superficie e condurle verso il collettore di raccolta. Le caditoie vengono incassate nel terreno, sono generalmente con struttura in cemento o muratura e sono dotate superiormente di un chiusino grigliato in cemento, ghisa, ecc.. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le modalità d'uso corretto delle caditoie, quali elementi di raccolta delle acque di superficie per il trasporto sino al corpo ricettore, sono ovviamente tutte quelle operazioni tali da salvaguardare la funzionalità del sistema stesso. E' pertanto necessario verificare periodicamente gli elementi, mediante il controllo di eventuali ristagni e la pulizia da fogliame e materiale vario. Area PIP GdF COLLETTORI E CONDOTTE Manuale d'Uso Pag. 7 Classe di unità tecnologica: ACQUEDOTTI E FOGNATURE Unità tecnologica: FOGNATURE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Si raggruppano sotto questa voce sia le condotte che collegano il singolo insediamento o immobile alla fognatura che i collettori costituenti la fognatura stessa. I materiali costituenti tali elementi solitamente sono : calcestruzzo, gres ceramico, pvc. Le forme tipiche utilizzate sono : ovoidale, circolare, rettangolare o policentrica. Le condotte sono posizionate, previa realizzazione dello scavo, su un letto di sabbia o di calcestruzzo magro, e rinfiancate con medesimo materiale a seconda anche la quota di posa e dei carichi a cui la condotta è sottoposta. Le condotte ed i collettori devono poter essere ispezionati, pertanto ove la sezione lo consenta sono presenti chiusini per ispezione che permettono l'accesso entro la condotta stessa, mentre ove la sezione sia piccola si realizzano ad intervalli pressoché regolari, dei pozzetti di ispezione che permettono oltre all'accesso anche la possibilità di inserire sonde ed effettuare operazioni di manutenzione. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quale modalità d'uso corretta si indica la necessità di eseguire controlli periodici atti a verificare il mantenimento di buone condizioni di funzionamento e scarico delle condotte, ad evitare la formazione di accumuli indesiderati e consentire di intervenire tempestivamente al fine di non ridurre il rendimento della condotta stessa, alla verifica di tenuta e conservazione sia dei pozzetti che dei chiusini. Area PIP GdF STRUTTURA PORTANTE Manuale d'Uso Pag. 8 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA La struttura portante comprende tutte le unità tecnologiche e gli elementi tecnici che hanno funzione di sostenere i carichi (peso proprio della struttura e carichi applicati) e di collegare staticamente le parti del sistema edilizio. Unità tecnologiche di classe STRUTTURA PORTANTE - STRUTTURE DI FONDAZIONE - STRUTTURE DI ELEVAZIONE STRUTTURE DI FONDAZIONE Le strutture di fondazione sono l'insieme degli elementi tecnici orizzontali che hanno la funzione di sostenere il peso della sovrastante struttura e di distribuirlo sul terreno senza che si verifichino dissesti sia nel suolo che nella costruzione. MODALITA' D'USO Quale modalità d'uso corretta occorre che venga periodicamente verificato lo stato di conservazione del manufatto, verificando se sono presenti o meno lesioni sulle strutture in elevazione, riconducibili a fenomeni interessanti le fondazioni (rotazioni, cedimenti, ecc.), o altro indicatore dello stato di conservazione delle condizioni originarie dell'opera. STRUTTURE DI ELEVAZIONE Le strutture di elevazione sono l'insieme degli elementi tecnici portanti del sistema edilizio: essi hanno la funzione di sostenere i carichi orizzontali e verticali, statici e dinamici, agenti sul sistema stesso e di trasferirli alle strutture di fondazione. Possono essere continue, come nel caso della muratura portante, o intelaiate, come nel caso delle strutture in acciaio e di quelle in cemento armato. MODALITA' D'USO Quale modalità d'uso corretta occorre che venga periodicamente verificato lo stato di conservazione del manufatto, verificando se sono presenti o meno lesioni sulle strutture in elevazione, o altro indicatore dello stato di conservazione delle condizioni originarie dell'opera. Area PIP GdF FONDAZIONI CONTINUE (A SACCO) Manuale d'Uso Pag. 9 Classe di unità tecnologica: STRUTTURA PORTANTE Unità tecnologica: STRUTTURE DI FONDAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le fondazioni continue ordinarie si usano quando la struttura portante in elevazione è continua ed il terreno resistente è poco profondo. Hanno una larghezza maggiore del sovrastante muro, vengono realizzate in muratura o in calcestruzzo e completate con un cordolo armato, avente funzione di ripartizione e collegamento, della stessa larghezza della struttura di fondazione. Talvolta viene applicato, sopra il cordolo, uno strato impermeabilizzante in modo da evitare la risalita di acqua, per capillarità, dal terreno alle strutture di elevazione. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per le fondazioni continue, quale modalità d'uso corretta, occorre che venga periodicamente verificato lo stato di conservazione del manufatto, verificando se siano presenti o meno lesioni sulle strutture in elevazione, riconducibili a fenomeni interessanti le fondazioni (rotazioni, cedimenti,ecc.), o altro indicatore dello stato di conservazione delle condizioni originarie dell'opera. Area PIP GdF STRUTTURE VERTICALI IN C.A. Manuale d'Uso Pag. 10 Classe di unità tecnologica: STRUTTURA PORTANTE Unità tecnologica: STRUTTURE DI ELEVAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le strutture verticali in cemento armato sono costituite dagli elementi tecnici (pilastri o setti) aventi funzione di sostenere i carichi agenti sul sistema edilizio e di trasmetterli alle strutture di fondazione. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per le strutture verticali, quale modalità d'uso corretta, occorre che venga periodicamente controllato il loro stato di conservazione, verificando se siano presenti o meno lesioni o altro degrado tale da compromettere o la stabilità del manufatto o la sua finitura estetica. Area PIP GdF STRUTTURE ORIZZ. O INCLINATE IN C.A. Manuale d'Uso Pag. 11 Classe di unità tecnologica: STRUTTURA PORTANTE Unità tecnologica: STRUTTURE DI ELEVAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le strutture orizzontali e inclinate in cemento armato sono costituite dagli elementi tecnici (travi) aventi funzione di sostenere orizzontalmente i carichi agenti sul sistema edilizio e di trasmetterli alle strutture di elevazione verticali. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per le strutture orizzontali, quale modalità d'uso corretta, occorre che venga periodicamente controllato il loro stato di conservazione, verificando se siano presenti o meno lesioni o altro degrado tale da compromettere o la stabilità del manufatto o la sua finitura estetica. Area PIP GdF CHIUSURA VERTICALE Manuale d'Uso Pag. 12 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA Le chiusure verticali sono gli elementi tecnici del sistema edilizio che delimitano verticalmente gli spazi interni del sistema stesso rispetto all'esterno. Possono essere opache (pareti) o trasparenti (infissi) e la loro funzione principale, oltre a quella di separare l'interno dall'esterno, è quella di regolare il passaggio di energia termica, di energia luminosa, di energia sonora e di proteggere dagli agenti esterni. Unità tecnologiche di classe CHIUSURA VERTICALE - INFISSI ESTERNI - PARETI ESTERNE - RIVESTIMENTI ESTERNI INFISSI ESTERNI Gli infissi esterni (porte, finestre, serrande, ecc.) hanno fondamentalmente una duplice funzione : di proteggere gli ambienti interni di un edificio dagli agenti atmosferici (acqua, vento, sole, ecc.) e di garantire il benessere degli occupanti (isolamento termico, isolamento dai rumori esterni, resistenza alle intrusioni, ecc.) Gli infissi esterni sono suddivisibili per tipologia (porte, finestre, serrande, ecc.), per materiale (legno, acciaio, leghe leggere di alluminio, materie plastiche, vetro, ecc.) e per tipo di apertura (infissi fissi, oppure a movimento semplice - ad una o più ante, girevoli, ribaltabili ecc -, oppure a movimento composto - scorrevoli, a soffietto, pieghevoli,ecc- o misto) . MODALITA' D'USO Per infissi eseguiti a regola d'arte è sufficiente una normale pulizia e cura, per assicurare una buona conservazione, oltre ad assicurare una periodica manutenzione provvedendo alla rimozione di eventuali residui, al rifacimento degli strati protettivi, alla regolazione e lubrificazione degli organi di movimento e tenuta. PARETI ESTERNE Le pareti perimetrali esterne si indicano genericamente anche come tamponamenti perchè non hanno funzione portante ma solo funzioni di delimitazione e difesa degli spazi interni del sistema edilizio. La loro conformazione dipende dal tipo di struttura di elevazione (acciaio o cemento armato) e dalle esigenze funzionali dell'edificio. MODALITA' D'USO Quale uso corretto delle pareti esterne è necessario condurre periodicamente controlli e verifiche sulle condizioni delle superfici, al fine di non trascurare eventuali difetti o degradi che alla lunga potrebbero portare alla perdita della funzionalità e della stabilità dell'elemento. RIVESTIMENTI ESTERNI Strati funzionali esterni dell'edificio con il compito di proteggere la facciata dagli agenti atmosferici e dalle sollecitazioni cui è sottoposta e di garantire un aspetto uniforme durante tutto il ciclo di vita. Tra questa categoria ricomprendiamo gli intonaci esterni, i rivestimenti, le tinteggiature ed i decori. MODALITA' D'USO Le modalità d'uso corrette dei rivestimenti esterni (intonaci, rivestimenti, tinteggiature, ecc.) consistono nel visionare periodicamente le superfici per verificare il grado di conservazione ed invecchiamento, in modo da controllare eventuali cadute dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da compromettere l'affidabilità stessa del rivestimento. Area PIP GdF FINESTRE IN LEGHE LEGGERE DI ALLUMINIO Manuale d'Uso Pag. 13 Classe di unità tecnologica: CHIUSURA VERTICALE Unità tecnologica: INFISSI ESTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Per le finestre in lega leggera di alluminio vengono usati di solito i profilati estrusi "anticorodal", di varie e particolari forme. Per i serramenti vengono impiegati profili ottenuti per estrusione, di forma appositamente studiata. L'utilizzo di tale tipo di infisso è giustificato dai numerosi pregi di cui è dotato, come la resistenza alle corrosioni, l'indeformabilità degli elementi, la bassa necessità di interventi di manutenzione. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per infissi eseguiti a regola d'arte è sufficiente una normale pulizia e cura per assicurare una buona conservazione e manovrabilità, oltre ad assicurare una periodica manutenzione provvedendo alla rimozione di eventuali residui, alla regolazione degli organi di movimento e tenuta. E' bene evitare il contatto dei profilati di alluminio con metalli diversi in quanto potrebbero portare a fenomeni indesiderati (corrosioni galvaniche). Area PIP GdF TAMPONAMENTI IN LATERIZIO Manuale d'Uso Pag. 14 Classe di unità tecnologica: CHIUSURA VERTICALE Unità tecnologica: PARETI ESTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Il tamponamento è costituito da elementi (mattoni o blocchi) aventi generalmente forma parallelepipeda, posti in opera a strati regolari di spessore costante e collegati tramite malta o altri leganti idonei. Può essere a parete unica e a parete doppia con o senza intercapedine. Gli elementi possono essere realizzati in laterizio normale o alleggerito ed avere varie dimensioni: si chiamano blocchi quando il loro volume supera i 5500 centimetri cubi. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quale uso corretto delle pareti esterne è necessario condurre periodicamente controlli e verifiche sulle condizioni delle superfici, al fine di non trascurare eventuali difetti o degradi che alla lunga potrebbero portare alla perdita della funzionalità e della stabilità dell'elemento. Area PIP GdF INTONACO ORDINARIO Manuale d'Uso Pag. 15 Classe di unità tecnologica: CHIUSURA VERTICALE Unità tecnologica: RIVESTIMENTI ESTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE L'intonaco esterno ordinario, deve essere idoneo a proteggere le strutture dagli agenti atmosferici ed aggressivi esterni ed a garantire una certa finitura estetica. Esso è composto da legante, sabbia ed acqua ; esso viene applicato con uno strato che varia da 1cm a 2,5cm. Per questo intonaco la preparazione avviene con materiali, attrezzature, metodi, di tipo comune. Secondo i componenti che vengono usati abbiamo: · intonaco di malta bastarda o composta; · intonaco a base di calce aerea; · intonaco a base di calce idraulica; · intonaco a base di cemento; · intonaco a base di gesso. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per l'intonaco ordinario, quale modalità d'uso corretta, occorre visionare periodicamente le superfici al fine di verificare il grado di conservazione dello stesso e poter intervenire contro eventuali degradi, in modo da monitorare un'eventuale caduta dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da compromettere l'affidabilità stessa del rivestimento. Area PIP GdF TINTEGGIATURE Manuale d'Uso Pag. 16 Classe di unità tecnologica: CHIUSURA VERTICALE Unità tecnologica: RIVESTIMENTI ESTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le tinteggiature delle pareti vengono eseguite con lo scopo di proteggere le pareti stesse e per renderle esteticamente gradevoli. L'evoluzione della produzione ha contributo ad avere un'ampia varietà di tinte, dalle iniziali calci e vernici ad olio di lino, sino a pitture a base di resine sintetiche. La scelta del prodotto ideale da utilizzare si basa sulla superficie e sul tipo di ambiente su cui andiamo ad operare. Tra le pitture abbiamo : - pitture a calce (grassello di calce in acqua), tempere (carbonato di calcio macinato con colle, diluito in acqua con aggiunta di pigmenti per il colore), pitture lavabili (resine sintetiche con pigmenti per il colore : resine acrilviniliche, acriliche, epossidiche, tolueniche, ecc.) 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA E' necessario ispezionare le tinteggiature per monitorarne il naturale invecchiamento in modo da controllare una eventuale caduta dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da compromettere l'affidabilità delle stesse (macchie di umidità, sfogliature, ecc.) o eventuali degradi anche di natura vandalica (graffi, murales,ecc.) Area PIP GdF RIVESTIMENTI LAPIDEI Manuale d'Uso Pag. 17 Classe di unità tecnologica: CHIUSURA VERTICALE Unità tecnologica: RIVESTIMENTI ESTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Il rivestimento lapideo può essere messo in opera usando diverse metodologie esecutive che variano passando dai rivestimenti tradizionali (usando lastre singole la cui posa avviene in modo indipendente), alle soluzioni in lastre sottili (omogenee o composite). Le pietre "ornamentali" si possono raggruppare in quattro categorie : marmo, granito, travertino, pietra, ciascuno dotato di caratteristiche proprie, pertanto la scelta deve rispondere a precise volontà progettuali. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per i rivestimenti lapidei, quale modalità d'uso corretta, occorre visionare periodicamente le superfici al fine di verificare il grado di conservazione del rivestimento e poter intervenire contro eventuali degradi, in modo da monitorare un'eventuale caduta dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da compromettere l'affidabilità stessa del rivestimento. Area PIP GdF CHIUSURA ORIZZONTALE Manuale d'Uso Pag. 18 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA Le chiusure orizzontali sono costituite dalle unità tecnologiche e dagli elementi tecnici mantenibili del sistema edilizio, atti a delimitare orizzontalmente gli spazi interni del sistema stesso rispetto all'esterno. Determinano il volume esterno dell'edificio e la loro funzione principale, oltre a quella di separare l'interno dall'esterno, è quella di garantire la protezione dagli agenti atmosferici e la coibenza termo-acustica. Le chiusure orizzontali si distinguono in coperture piane o inclinate. Unità tecnologiche di classe CHIUSURA ORIZZONTALE - COPERTURE PIANE COPERTURE PIANE Si definiscono coperture le strutture terminali di un edificio,con la funzione prevalente di proteggere l'edificio stesso dagli agenti atmosferici. La copertura piana è composta da due parti principali : la "struttura portante", rappresentata da un solaio/soletta/pannello e il "sistema copertura" che ha lo scopo principale di impedire l'infiltrazione di acqua nei locali sottostanti. Il sistema copertura è composto da una serie di elementi, impiegati o meno a seconda del tipo di tetto progettato : elemento di supporto; strato di tenuta all'acqua; elemento isolante; strato di barriera al vapore; strato di continuità; strato della diffusione del vapore; strato di imprimitura; strato di ripartizione dei carichi; strato di pendenza; strato di protezione; strato di separazione; strato drenante; strato filtrante, ecc. Per le definizioni della terminologia precedentemente usata si fa riferimento alle norme - UNI 8089 31/05/80 Edilizia. Coperture e relativi elementi funzionali. Terminologia funzionale. - UNI 8090 31/05/80 Edilizia. Elementi complementari delle coperture. Terminologia. -UNI 8091 31/05/80 Edilizia. Coperture. Terminologia geometrica e - UNI 8178 Edilizia. Coperture. Analisi degli elementi e strati funzionali. MODALITA' D'USO Quale uso corretto delle coperture piane è necessario condurre periodicamente controlli e verifiche sulle condizioni delle superfici, al fine di non trascurare eventuali difetti o degradi che alla lunga potrebbero portare alla perdita della funzionalità dell'elemento ed occorre effettuare controlli sullo smaltimento delle acque meteoriche con la verifica della funzionalità di canali e pluviali, onde evitare accumuli e ristagni pericolosi. Area PIP GdF STRUTTURA IN LATERO-CEMENTO Manuale d'Uso Pag. 19 Classe di unità tecnologica: CHIUSURA ORIZZONTALE Unità tecnologica: COPERTURE PIANE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE La struttura portante di una copertura piana deve sopportare i carichi esterni e il peso degli elementi che costituiscono il manto. Le coperture piane in latero-cemento sono costituite da file di pignatte o tavelle che si alternano a nervature (travetti), integrate da una sovrastante soletta. Il laterizio ha solo funzione di riempimento mentre la funzione resistente è affidata al binomio soletta-travetti; questi ultimi possono essere gettati in opera oppure prefabbricati (travetti precompressi, travetti a traliccio con fondello in laterizio..) 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le parti strutturali della copertura devono essere periodicamente controllate al fine di valutare il loro stato di conservazione, verificando la presenza o meno di lesioni o altro degrado tale da compromettere la stabilità del manufatto o la sua finitura estetica. Area PIP GdF IMPERMEABILIZZAZIONE CON MANTI BITUMINOSI Manuale d'Uso Pag. 20 Classe di unità tecnologica: CHIUSURA ORIZZONTALE Unità tecnologica: COPERTURE PIANE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Lo scopo dell'impermeabilizzazione è quello di conferire alla copertura la necessaria impermeabilità alle acque meteoriche.Tra i manti (membrane) bituminosi si ricomprendono i supporti bitumati e le guaine bituminose. I manti bituminosi sono costituiti da materiali (in fogli/rotoli) prefabbricati con il supporto impregnato sino a saturazione da bitume, o da supporti rivestiti su una, o entrambe le facce, da bitume.I manti (membrane) bituminosi sono costituiti da una massa impermeabilizzante distinta nelle categorie : BOF (bitume ossidato fillerizzato), BPE (bitume polimero elastomero modificato), BPP (bitume polimero plastomero), da un un'armatura (o meno) nella membrana stessa distinta in : armatura vetro velo, armatura vetro tessuto, armatura poliestere non tessuto, armatura polipropilene non tessuto, ecc.., da una finitura (o meno) sulla faccia inferiore data da : poliestere non tessuto, polipropilene non tessuto, vetro velo, vetro tessuto, juta tessuto, alluminio, sughero, ecc. e da una finitura (o meno) sulla faccia superiore data da : poliestere, polipropilene, graniglia, ardesia, sabbia, alluminio, rame, acciaio, ecc. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le modalità d'uso corrette variano in funzione del fatto che il manto venga posizionato quale finitura della copertura oppure sotto lo stato di protezione superficiale (piastrelle, terra, ecc). Nel caso che il manto costituisca l'elemento di finitura è necessario verificare eventuali distacchi dei giunti, il perfetto smaltimento delle acque piovane o di lavaggio (evitando i ristagni), le giunzioni ed i risvolti. Ove il manto impermeabile sia disposto al di sotto del pavimento allora i controlli dovranno essere effettuati in prossimità dei pluviali o delle botole e consisteranno nella verifica di eventuali distacchi dei giunti, e nello stato delle giunzioni e dei risvolti. La posa in opera del manto avviene con sovrapposizione di due, tre o quattro teli secondo i metodi : posa in totale indipendenza, posa in semiindipendenza, posa in aderenza, posa con fissaggio meccanico per punti o per linee. Area PIP GdF CANALI DI GRONDA E PLUVIALI Manuale d'Uso Pag. 21 Classe di unità tecnologica: CHIUSURA ORIZZONTALE Unità tecnologica: COPERTURE PIANE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I canali di gronda ed i pluviali costituiscono il sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche, mediante l'intercettazione delle acque sulle coperture ed il loro smaltimento a valle del manufatto, pertanto saranno di dimensioni tali da poter soddisfare entrambe le necessità. I canali di gronda sono gli elementi di raccolta che dalla superficie della copertura vanno verso il perimetro, convogliandosi in apposite canalizzazioni : i canali di gronda avranno andamento orizzontale o sub-orizzontale. I pluviali sono gli elementi di smaltimento e hanno la funzione di convogliare ai sistemi di smaltimento al suolo le acque meteoriche raccolte nei canali di gronda. Per i collegamenti degli elementi tra di loro e con la struttura portante si utilizzano elementi appositi : bocchettoni, converse, collari, collettori, fondelli, volute, staffe di ancoraggio, ecc. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le modalità d'uso corrette del sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche consistono in tutte quelle operazioni atte a salvaguardare la funzionalità del sistema stesso. Pertanto è necessario, periodicamente, verificare la pulizia degli elementi, i loro ancoraggi alla struttura portante ecc., e le caratteristiche di funzionalità generale nei momenti di forte pioggia. Area PIP GdF PARTIZIONE VERTICALE Manuale d'Uso Pag. 22 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA Le partizioni verticali sono gli elementi tecnici che hanno la funzione di suddividere ed articolare verticalmente gli spazi interni del sistema edilizio; non portano altri carichi oltre al peso proprio e sono portati da altre strutture atte a sostenerle. Unità tecnologiche di classe PARTIZIONE VERTICALE - PARETI INTERNE - RIVESTIMENTI INTERNI - INFISSI INTERNI PARETI INTERNE Le pareti interne, dette anche divisori o tramezzi, hanno la funzione di separare gli ambienti interni fra loro; proprio per questo devono possedere buoni requisiti di leggerezza, coibenza termo-acustica, resistenza al fuoco e igienicità. Possono essere realizzate con materiali diversi (mattoni forati, legno, gesso, ecc) e si possono distinguere in tramezzi opachi e tramezzi trasparenti MODALITA' D'USO Quale uso corretto delle pareti interne è necessario condurre periodicamente controlli e verifiche sulle condizioni delle superfici, al fine di non trascurare eventuali difetti o degradi che alla lunga potrebbero portare alla perdita della funzionalità e della stabilità dell'elemento. RIVESTIMENTI INTERNI I rivestimenti interni (intonaci, i rivestimenti, le tinteggiature ed i decori) hanno il compito di proteggere le pareti su cui sono applicati dagli agenti e dalle sollecitazioni cui sono sottoposte e di fargli garantire un aspetto uniforme durante tutto il ciclo di vita. MODALITA' D'USO E' necessario ispezionare periodicamente i rivestimenti, per monitorarne il naturale invecchiamento in modo da controllare una eventuale caduta dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da compromettere l'affidabilità stessa del rivestimento (macchie di umidità, sfogliature, rotture, ecc.) o eventuali degradi anche di natura vandalica (graffi, murales,ecc.) INFISSI INTERNI Gli infissi interni vengono utilizzati per separare ambienti dello stesso immobile e possono essere divisi sostanzialmente in varie tipologie (girevoli ad una o più ante, scorrevoli ad una o più ante, a soffietto, ecc.) e realizzati con diversi materiali (legno, acciaio, leghe leggere di alluminio, materie plastiche, vetro, oppure composte con i vari elementi). MODALITA' D'USO Per infissi eseguiti a regola d'arte è sufficiente una normale pulizia e cura per assicurare una buona conservazione. Per una manutenzione periodica degli infissi occorre provvedere alla rimozione di eventuali residui, alla lubrificazione degli organi di manovra ed al rifacimento degli strati protettivi. Area PIP GdF PARETI IN MURATURA Manuale d'Uso Pag. 23 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE VERTICALE Unità tecnologica: PARETI INTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le pareti in muratura possono essere realizzate in mattoni forati o blocchi di calcestruzzo alleggerito o latero-gesso. Gli elementi sono posti in opera a strati orizzontali e legati con malta cementizia: è opportuno che i giunti orizzontali abbiano spessore uniforme non superiore al cm e che i giunti verticali siano sfalsati rispetto al filare sottostante. Gli elementi hanno dimensioni unificate e permettono di ottenere pareti di spessore variabile tra i 5 e i 12 cm (al netto delle finiture). 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quale uso corretto delle pareti interne è necessario condurre periodicamente controlli e verifiche sulle condizioni delle superfici, al fine di non trascurare eventuali difetti o degradi che alla lunga potrebbero portare alla perdita della funzionalità e della stabilità dell'elemento. Area PIP GdF INTONACO ORDINARIO Manuale d'Uso Pag. 24 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE VERTICALE Unità tecnologica: RIVESTIMENTI INTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE L'intonaco interno ordinario viene realizzato al fine di proteggere le strutture e a garantire una certa finitura estetica. L'intonaco interno viene (ad eccezione delle malte premiscelate in monostrato), solitamente, applicato in due/tre strati : un primo strato (rinzaffo) che serve a regolarizzare la superficie del muro ed a garantirgli resistenza meccanica un secondo strato (arriccio, talvolta coincidente con il primo) che serve quale strato di sottofondo ad aggrapparsi alla parete ed a garantirgli resistenza meccanica, ed un terzo strato (frattazzo o di rifinitura) che è molto sottile e serve a rifinire e rasare la parete stessa oltre che proteggerla superficialmente. Lo spessore complessivo varia da 1cm a 2,5cm. Per questo intonaco la preparazione avviene con materiali (legante, sabbia ed acqua), attrezzature e metodi di tipo comune. Secondo i componenti che vengono usati abbiamo: · intonaco di malta bastarda o composta · intonaco a base di calce aerea · intonaco a base di calce idraulica · intonaco a base di cemento · intonaco a base di gesso. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per l'intonaco ordinario, quale modalità d'uso corretta, occorre visionare periodicamente le superfici al fine di verificare il grado di conservazione dello stesso e poter intervenire contro eventuali degradi, in modo da monitorare un'eventuale caduta dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da compromettere l'affidabilità stessa del rivestimento. Area PIP GdF RIVESTIMENTI CERAMICI Manuale d'Uso Pag. 25 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE VERTICALE Unità tecnologica: RIVESTIMENTI INTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Per rivestimento ceramico si intendono tutti quei prodotti che si ricavano dalla lavorazione di impasti dove l’argilla è il materiale principale. Secondo le modalità di lavorazione, le resistenze meccaniche e lo spessore i rivestimenti ceramici si dividono in: Terraglia pasta bianca, Maiolica, Monocottura pasta bianca, Monocottura pasta rossa greificata, Gres smaltato, Klinker smaltato, Gres porcellanato, Klinker. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per i rivestimenti ceramici, quale modalità d'uso corretta, occorre visionare periodicamente le superfici al fine di verificare il grado di conservazione del rivestimento e poter intervenire contro eventuali degradi, in modo da monitorare un'eventuale caduta dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da compromettere l'affidabilità stessa del rivestimento. Area PIP GdF PORTE Manuale d'Uso Pag. 26 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE VERTICALE Unità tecnologica: INFISSI INTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le porte interne vengono utilizzate per separare ambienti dello stesso immobile e possono essere di divise sostanzialmente in varie tipologie (girevoli ad una o più ante, scorrevoli ad una o più ante, a soffietto, ecc.) e realizzate con diversi materiali (legno, acciaio, leghe leggere di alluminio, materie plastiche, vetro, oppure composte con i vari elementi). Le porte interne, dotate o meno di parti vetrate, sono costituite da: Anta o battente (l'elemento apribile); Telaio fisso (l'elemento fissato al controtelaio che contorna la porta e la sostiene per mezzo di cerniere); Battuta (la superficie di contatto tra telaio fisso e anta mobile); Cerniera (l'elemento che sostiene l'anta e ne permette la rotazione rispetto al telaio fisso); Controtelaio (formato da due montanti ed una traversa è l'elemento fissato alla parete che consente l'alloggio al telaio); Montante (l'elemento verticale del telaio o del controtelaio); Traversa (l'elemento orizzontale del telaio o del controtelaio). 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per infissi eseguiti a regola d'arte è sufficiente una normale pulizia e cura per assicurare una buona conservazione. Per una manutenzione periodica degli infissi occorre provvedere alla rimozione di eventuali residui, alla lubrificazione degli organi di manovra ed al rifacimento degli strati protettivi. Area PIP GdF PARTIZIONE ORIZZONTALE Manuale d'Uso Pag. 27 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA Le partizioni orizzontali sono gli elementi tecnici che hanno la funzione di suddividere ed articolare orizzontalmente gli spazi interni del sistema edilizio. Unità tecnologiche di classe PARTIZIONE ORIZZONTALE - CONTROSOFFITTI PAVIMENTAZIONI ESTERNE PAVIMENTAZIONI INTERNE SOLAI CONTROSOFFITTI I controsoffitti sono dei rivestimenti per i soffitti degli ambienti, con varie funzioni : estetica onde creare dei movimenti ai soffitti stessi, oppure per nascondere impianti o strutture appesi, oppure ancora quale isolamento termo-acustico. I controsoffitti comunemente usati sono in doghe, a pannelli o grigliati ed i materiali impiegati possono essere : elementi metallici, cartongesso, gesso, fibre di legno e cemento mineralizzate, fibre minerali, fibre di roccia, laminati, pvc, ecc. I controsoffitti vengono applicati al soffitto o mediante un'intelaiatura di sostegno, che può essere in legno o di elementi metallici, oppure possono essere appesi con pendini di sospensione. MODALITA' D'USO Quale modalità d'uso dei controsoffitti occorre periodicamente verificare la complanarità degli elementi, controllare le giunzioni tra controsoffitto e pareti verticali e lo stato di conservazione dei singoli elementi. PAVIMENTAZIONI ESTERNE Le pavimentazioni hanno il compito di realizzare una superficie piana destinata al calpestio e al passaggio di persone e veicoli. Gli spessori e i materiali usati variano secondo l'impiego, l'utenza a cui sono destinati ed al luogo in cui vengono posati. Pertanto se sono necessarie elevate resistenze meccaniche si ricorrerà ad un pavimento tipo cementizio o in conglomerato bituminoso, mentre per solo transito pedonale o per modesto carico veicolare si potrà utilizzare rivestimenti ceramici, lignei o in masselli autobloccanti. MODALITA' D'USO Le pavimentazioni, quale modalità d'uso corretta, richiedono una periodica e costante manutenzione, al fine di garantire, sempre ed ovunque, buone condizioni di fruibilità pedonale/veicolare. E' pertanto necessario provvedere ad una costante manutenzione con pulizia, riparazione di eventuali danni che potrebbero crearsi nel tempo quali sconnessioni, rotture, buche, ecc., e tutte le altre operazioni utili al mantenimento del pavimento stesso. PAVIMENTAZIONI INTERNE Le pavimentazioni, composte da un'insieme di elementi accostati tra loro, hanno il compito di realizzare una superficie piana destinata al calpestio e al passaggio di persone e cose. Le dimensioni, gli spessori e i materiali usati variano secondo l'impiego, l'utenza a cui sono destinati ed al luogo in cui vengono posati, pertanto se sono necessarie elevate resistenze meccaniche si ricorrerà ad un pavimento tipo cementizio piuttosto che di moquettes o di legno. MODALITA' D'USO Le pavimentazioni, quali modalità d'uso corretta, richiedono una periodica e costante manutenzione, al fine di garantire, sempre ed ovunque, buone condizioni di fruibilità; è pertanto necessario provvedere ad una costante manutenzione con pulizia, riparazione di eventuali danni che potrebbero crearsi nel tempo quali sconnessioni, rotture, distacchi, ecc., e tutte le altre operazioni utili al mantenimento del pavimento stesso. E' necessario ispezionare il pavimento per monitorarne il naturale invecchiamento in modo da controllare una eventuale caduta dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da comprometterne l'affidabilità dello stesso. Area PIP GdF PARTIZIONE ORIZZONTALE (segue) Manuale d'Uso Pag. 28 SOLAI In un edificio il solaio è la struttura orizzontale che divide i vari piani ed è composto da una serie di strati funzionali che concorrono al suo comportamento globale. Il solaio, dal punto di vista strutturale, porta i carichi verticali (peso proprio e carichi di esercizio) e li ripartisce sulle strutture verticali avendo al contempo un'importante funzione di collegamento ed incatenamento delle pareti perimetrali. Dal punto di vista del benessere abitativo esso deve assicurare una soddisfacente coibenza, sia termica che acustica, e garantire una adeguata resistenza al fuoco. I solai sono strutture portanti a loro volta portate da muri o da travi: nella struttura del solaio si distinguono l'orditura principale, che ha funzione resistente ed è costituita principalmente da travi appoggiate sulle pareti o sulle travi, e l'orditura secondaria, costituita dagli elementi di collegamento fra le travi principali e che ha contemporaneamente funzione resistente e di riempimento. MODALITA' D'USO Le modalità di uso corretto dell'unità tecnologica prevedono un controllo periodico della struttura al fine di verificare la presenza di eventuali fenomeni di degrado che possano pregiudicare la stabilità e la funzionalità del solaio stesso e degli elementi da esso portati. Area PIP GdF PANNELLI Manuale d'Uso Pag. 29 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE ORIZZONTALE Unità tecnologica: CONTROSOFFITTI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I controsoffitti a pannelli sono costituiti da pannelli che vengono applicati al soffitto o mediante un'intelaiatura di sostegno che può essere in legno o ad elementi metallici, oppure possono essere appesi con pendini di sospensione.Il collegamento dei pannelli alla struttura di sostegno può avvenire in due modi : mediante inchiodatura/incollatura o in semplice appoggio sul telaio. I materiali solitamente impiegati per i pannelli sono : cartongesso, gesso, gesso rinforzato, alluminio, laminati, fibre di legno e cemento mineralizzate, fibre minerali, fibre di roccia, ecc. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quale modalità d'uso corretta dei controsoffitti occorre periodicamente verificare la complanarità degli elementi, controllare le giunzioni tra controsoffitto e struttura muraria, lo stato di conservazione dei singoli elementi e dei telai/pendini di sostegno. Area PIP GdF PAVIMENTI IN MATERIALE CERAMICO Manuale d'Uso Pag. 30 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE ORIZZONTALE Unità tecnologica: PAVIMENTAZIONI ESTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Per pavimento ceramico si intendono tutti quei prodotti che si ricavano dalla lavorazione di impasti dove l’argilla è il materiale principale. Secondo le modalità di lavorazione, le resistenze meccaniche e lo spessore i pavimenti ceramici si dividono in: Terraglia pasta bianca, Maiolica, Monocottura pasta bianca,Monocottura pasta rossa greificata, Gres smaltato, Klinker smaltato, Gres porcellanato, Klinker. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le pavimentazioni in materiale ceramico, quale modalità d'uso corretta, richiedono una periodica e costante manutenzione, al fine di garantire, sempre ed ovunque, buone condizioni di fruibilità pedonale/veicolare. E' pertanto necessario provvedere ad una costante manutenzione con pulizia, riparazione di eventuali danni che potrebbero crearsi nel tempo quali sconnessioni, rotture, buche, ecc., e tutte le altre operazioni utili al mantenimento della pavimentazione stessa. Area PIP GdF PAVIMENTI IN MATERIALE LAPIDEO Manuale d'Uso Pag. 31 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE ORIZZONTALE Unità tecnologica: PAVIMENTAZIONI ESTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Il pavimento lapideo viene posato mediante l'uso di malte o collanti. I prodotti lapidei da un punto di vista merceologico si dividono in: Marmo, Granito, Travertino e Pietra, ciascuno dotato di caratteristiche proprie, pertanto la scelta deve rispondere a precise volontà progettuali. Particolare cura nella posa in opera va posta ad evitare l'accostamento di diversi tipi di materiale lapideo, o quanto meno previa verifica delle caratteristiche di resistenza in quanto se fossero differenti si vengono a determinare usure diversificate con conseguenti difetti di planarità. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le pavimentazioni in materiale lapideo, quale modalità d'uso corretta, richiedono una periodica e costante manutenzione, al fine di garantire, sempre ed ovunque, buone condizioni di fruibilità pedonale/veicolare. E' pertanto necessario provvedere ad una costante manutenzione con pulizia, riparazione di eventuali danni che potrebbero crearsi nel tempo quali sconnessioni, rotture, ecc., e tutte le altre operazioni utili al mantenimento della pavimentazione stessa. Area PIP GdF PAVIMENTI IN MATERIALE CERAMICO Manuale d'Uso Pag. 32 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE ORIZZONTALE Unità tecnologica: PAVIMENTAZIONI INTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Per pavimento ceramico si intendono tutti quei prodotti che si ricavano dalla lavorazione di impasti dove l’argilla è il materiale principale. Secondo le modalità di lavorazione, le resistenze meccaniche e lo spessore i pavimenti ceramici si dividono in: Terraglia pasta bianca, Maiolica, Monocottura pasta bianca,Monocottura pasta rossa greificata, Gres smaltato, Klinker smaltato, Gres porcellanato, Klinker. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le pavimentazioni, quali modalità d'uso corretta, richiedono una periodica e costante manutenzione, al fine di garantire, sempre ed ovunque, buone condizioni di fruibilità; è pertanto necessario provvedere ad una costante manutenzione con pulizia, riparazione di eventuali danni che potrebbero crearsi nel tempo quali sconnessioni, rotture, distacchi, ecc., e tutte le altre operazioni utili al mantenimento del pavimento stesso. E' necessario ispezionare il pavimento per monitorarne il naturale invecchiamento in modo da controllare una eventuale caduta dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da comprometterne l'affidabilità dello stesso. Area PIP GdF PAVIMENTI IN MATERIALE LAPIDEO Manuale d'Uso Pag. 33 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE ORIZZONTALE Unità tecnologica: PAVIMENTAZIONI INTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Il pavimento lapideo viene posato mediante l'uso di malte o collanti. I prodotti lapidei da un punto di vista merceologico si dividono in: Marmo, Granito, Travertino e Pietra, ciascuno dotato di caratteristiche proprie, pertanto la scelta deve rispondere a precise volontà progettuali. Particolare cura nella posa in opera va posta ad evitare l'accostamento di diversi tipi di materiale lapideo, o quanto meno previa verifica delle caratteristiche di resistenza in quanto se fossero differenti si vengono a determinare usure diversificate con conseguenti difetti di planarità. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA E' necessario ispezionare il pavimento per monitorarne il naturale invecchiamento in modo da controllare una eventuale caduta dei livelli qualitativi al di sotto dei valori accettabili tanto da compromettere l'affidabilità stessa del pavimento. Area PIP GdF STRUTTURA IN LATERO-CEMENTO Manuale d'Uso Pag. 34 Classe di unità tecnologica: PARTIZIONE ORIZZONTALE Unità tecnologica: SOLAI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I solai in latero-cemento, detti anche solai misti, sono realizzati alternando file di laterizi forati di vario tipo a travetti (gettati in opera o prefabbricati) e collegando superiormente gli elementi con una soletta in calcestruzzo. Il laterizio ha solo funzione di riempimento mentre la funzione resistente è affidata ai travetti e alla soletta superiore. Questo tipo di solaio presenta notevoli vantaggi : buona coibenza sia termica che acustica,leggerezza, facilità di finitura dell'intradosso, economicità. I solai misti possono essere di vari tipi e vengono così suddivisi: - solai in latero-cemento da gettarsi in opera - solai con travetti in laterizio prefabbricati - solai con travetti prefabbricati in c.a. - solai con travetti prefabbricati in c.a.p. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le modalità di uso corretto dell'elemento prevedono un controllo periodico della struttura al fine di verificare la presenza di eventuali fenomeni di degrado che possano pregiudicare la stabilità e la funzionalità del solaio stesso e degli elementi da esso portati (tramezzi). Area PIP GdF AREE ESTERNE Manuale d'Uso Pag. 35 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA Le aree esterne pertinenziali ad un'opera sono state suddivise in "sistemazioni esterne" intendendo l'organizzazione planimetrica delle aree stesse ed in "allestimenti" che raggruppano gli elementi verticali disposti. Entrambe le categorie costituiscono l'insieme degli elementi tecnici aventi la funzione di dividere e conformare gli spazi esterni connessi al sistema edilizio. Unità tecnologiche di classe AREE ESTERNE - SISTEMAZIONI ESTERNE SISTEMAZIONI ESTERNE Le sistemazioni esterne costituiscono l'insieme degli elementi tecnici (disposti sul piano orizzontale) aventi la funzione di dividere e conformare gli spazi esterni connessi al sistema edilizio (aree a verde, percorsi, ecc.). MODALITA' D'USO Le sistemazioni esterne quali modalità d'uso corretta richiedono una periodica e costante manutenzione, al fine di garantire, sempre ed ovunque, buone condizioni di fruibilità veicolare/pedonale. E' pertanto necessario provvedere ad una costante manutenzione con taglio dell'erba o potatura delle piante e siepi, con la riparazione di eventuali danni che potrebbero crearsi nel tempo quali sconnessioni, rotture, buche, ecc. e tutte le altre operazioni utili al mantenimento dell'area stessa. Area PIP GdF SISTEMAZIONI A VERDE Manuale d'Uso Pag. 36 Classe di unità tecnologica: AREE ESTERNE Unità tecnologica: SISTEMAZIONI ESTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Con la definizione di sistemazioni a verde si intendono tutti i giardini ed i parchi sia pertinenziali a manufatti o strutture, che isolati (parchi pubblici). La composizione di un giardino o parco è varia, a secondo dell'impostazione ed esigenze progettuali, ma comunque costituita da prati, siepi, arbusti ed alberi scelti tra le innumerevoli specie presenti in natura. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per le modalità d'uso corrette delle aree sistemate a verde è sufficiente una normale manutenzione per assicurare una buona conservazione, mediante l'irrigazione, i trattamenti antiparassitari, il taglio dell'erba, le potature e taglio rami, eventuali innesti, le concimazioni, e tutte quelle operazioni necessarie per il mantenimento del verde. Area PIP GdF MARCIAPIEDI Manuale d'Uso Pag. 37 Classe di unità tecnologica: AREE ESTERNE Unità tecnologica: SISTEMAZIONI ESTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Per il transito pedonale all'interno delle aree di pertinenza del manufatto esaminato o in aderenza ai percorsi veicolari di accesso vengono realizzati i marciapiedi. Come caratteristiche fondamentali, tali elementi devono essere dotati di facile riconoscibilità al fine di garantire un percorso sicuro ed evitare ristagni di acqua, è per tali motivi che comunemente sono rialzati rispetto alle aree circostanti. Comunemente i marciapiedi sono confinati con cordonati laterali che costituiscono il limite degli stessi. I materiali utilizzati per i marciapiedi possono essere molteplici : cotto, klinker, ceramica, asfalto, masselli autobloccanti, cemento, ecc. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA I marciapiedi, quali modalità d'uso corretta, richiedono una periodica e costante manutenzione, al fine di garantire, sempre ed ovunque, buone condizioni di fruibilità. E' pertanto necessario provvedere ad una costante pulizia da foglie, ramaglie ed altri oggetti che vi si potrebbero depositare, riparare eventuali danni che potrebbero crearsi nel tempo quali sconnessioni, rotture, buche, ecc., provvedere a rinnovare l'eventuale segnaletica orizzontale e verticale (cartelli, strisce pedonali,ecc.) e tutte le altre operazioni utili al mantenimento degli stessi. Area PIP GdF PERCORSI ESTERNI ASFALTATI Manuale d'Uso Pag. 38 Classe di unità tecnologica: AREE ESTERNE Unità tecnologica: SISTEMAZIONI ESTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I percorsi esterni asfaltati costituiscono il sistema di collegamento e movimento per i veicoli e/o pedoni all'interno dell'area pertinenziale al manufatto in esame. Essi solitamente sono costituiti da uno strato di fondazione (o massicciata stradale) in pietrisco sopra al quale viene steso uno strato di conglomerato bituminoso (o binder) e rifinito con il tappeto di usura. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA I percorsi asfaltati quali modalità d'uso corretta richiedono una periodica e costante manutenzione, al fine di garantire, sempre ed ovunque, buone condizioni di fruibilità veicolare/pedonale. E' pertanto necessario provvedere ad una costante manutenzione con taglio dell'erba dalle banchine o potatura delle eventuali siepi, riparare eventuali danni che potrebbero crearsi nel tempo quali sconnessioni, rotture, buche, ecc., provvedere a rinnovare l'eventuale segnaletica orizzontale e verticale (cartelli, strisce pedonali,ecc.) e tutte le altre operazioni utili al mantenimento del percorso stesso. Area PIP GdF PERCORSI ESTERNI PAVIMENTATI Manuale d'Uso Pag. 39 Classe di unità tecnologica: AREE ESTERNE Unità tecnologica: SISTEMAZIONI ESTERNE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I percorsi esterni pavimentati costituiscono il sistema di collegamento e movimento per i pedoni e/o veicoli all'interno dell'area pertinenziale al manufatto in esame. Essi solitamente sono costituiti da uno strato di fondazione in pietrisco o in soletta di cemento, sopra al quale viene steso uno strato di sabbia ed il pavimento prescelto : cotto, klinker, autobloccanti di cemento, ecc. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA I percorsi pavimentati, quali modalità d'uso corretta, richiedono una periodica e costante manutenzione, al fine di garantire, sempre ed ovunque, buone condizioni di fruibilità pedonale/veicolare. E' pertanto necessario provvedere ad una costante manutenzione con pulizia, potatura delle eventuali siepi, riparazione di eventuali danni che potrebbero crearsi nel tempo quali sconnessioni, rotture, buche, ecc., e tutte le altre operazioni utili al mantenimento del percorso stesso. Area PIP GdF IMPIANTO ELETTRICO Manuale d'Uso Pag. 40 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA Insieme di apparecchiature, congegni, strutture che permettono la produzione, il trasporto, la distribuzione e l'utilizzo dell'energia elettrica. Gli impianti elettrici devono essere conformi alla legge n.186 del 1 marzo 1968, alla legge 626 del 1996 e al D.L. 277 del 1997. Gli impianti elettrici eseguiti secondo le Norme CEI sono conformi alla legge 186. Gli impianti elettrici devono assicurare la sicurezza nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro, contro possibili pericoli derivanti dall'errato utilizzo, mancata manutenzione ed errata esecuzione; tutti gli impianti elettrici devono rispettare le componenti tecnico-impiantistiche previste dalla Legge 46 del 1990 e successivo regolamento di attuazione. Unità tecnologiche di classe IMPIANTO ELETTRICO - IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER INTERNI IMPIANTO DI MESSA A TERRA IMPIANTO ELETTRICO INTERNO IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI L'impianto di illuminazione per esterni permette di creare condizioni di visibilità negli ambienti circostanti, in mancanza d'illuminazione naturale. L'impianto di illuminazione deve consentire, nel rispetto del risparmio energetico, un buon livello ed uniformità di illuminamento, limitazione dell'abbagliamento, direzionalità della luce, colore e resa della luce. L'impianto di illuminazione è costituito da uno o più corpi illuminanti, nel cui interno è alloggiata la sorgente di luce (armatura); il tutto sorretto da una struttura metallica idonea. I tipi di lampade utilizzabili per gli impianti di illuminazione esterna sono: - lampade ad incandescenza ( adatte per l'illuminazione di vialetti residenziali e giardini); - lampade fluorescenti ( idonee anche per ambienti esterni, devono essere protette meccanicamente) - lampade compatte ( di dimensioni e consumo di energia ridotte, possiedono un ciclo di vita molto lungo ) ; - lampade ad alogeni ( idonee per grandi spazi come piazze e campi sportivi, monumenti); - lampade a ioduri metallici ( utilizzate in grandi aree, piazze, campi sportivi); - lampade a vapore di mercurio ( sono utilizzate per illuminazione residenziale, stradale e di parchi); - lampade a vapore di sodio bassa pressione (ottime per zone nebbiose, sono utilizzate nelle gallerie e svincoli stradali); - lampade a vapore di sodio alta pressione ( utilizzate per l'illuminazione stradale ed industriale) Per quanto concerne le strutture di sostegno dei corpi illuminanti, queste possono essere: - strutture a parete per corpi illuminanti ; - pali per il sostegno dei corpi illuminanti. MODALITA' D'USO Tutti i componenti elettrici di un impianto di illuminazione esterna, devono essere muniti di marcature CE, obbligatoria dal 1° gennaio 1997; nel caso di componenti che possono emettere disturbi, come le lampade a scarica, deve essere certificata la compatibilità elettromagnetica. Per la protezione dai contatti indiretti, per questi impianti possono essere utilizzati due tipi di apparecchi: -apparecchi in classe I, provvisti di isolamento funzionale in tutte le loro parti e muniti di morsetto di terra -apparecchi in classe II, dotati di isolamento speciale e senza morsetto di terra Tutti i corpi illuminanti devono avere, riportate nella marcatura, tutti i dati inerenti la tensione, la potenza, e la frequenza di esercizio. Per la protezione dai contatti diretti, deve essere ben specificato nelle caratteristiche dell'armatura il grado IP di protezione. IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER INTERNI Per svolgere qualunque tipo di attività, produttiva, ricreativa o di altro tipo, all'interno di ambienti bui o durante le Area PIP GdF IMPIANTO ELETTRICO (segue) Manuale d'Uso Pag. 41 ore notturne, occorre che l'ambiente stesso sia illuminato opportunamente, non sempre una quantità eccessiva di luce rende confortevole o usufruibile un luogo di lavoro o di svago; è opportuno quindi che l'utilizzo di luce artificiale sia idoneo secondo il tipo di attività e rispondente alle normative. Una buona illuminazione negli ambienti di lavoro, riduce il rischio di affaticamento e incidenti, rende l'ambiente più piacevole aumentando, in certi casi, anche la produttività. Importante risulta l'illuminazione nelle attività commerciali, dove una buona scelta aiuta e valorizza le merci esposte. Nell'illuminazione di interni è opportuno non tralasciare il risparmio energetico e conseguentemente economico; la scelta del posizionamento, del tipo e delle esigenze minime, sono fattori determinanti per la realizzazione di un buon impianto di illuminazione. Gli impianti di illuminazione per interni vengono classificati in base al loro tipo di impiego: - ordinari ( mancanti di protezioni contro la penetrazione di corpi solidi e di acqua ) - di uso generale - regolabili ( la cui parte principale può essere orientata o spostata ) - fissi - mobili ( possono essere spostati rimanendo collegati al circuito di alimentazione ) - da incasso ( totalmente o parzialmente incassati nella superficie di posa ) In riferimento alla protezione contro i contatti diretti, gli apparecchi d'illuminazione possono essere inoltre suddivisi in tre categorie: - apparecchi di classe I ( provvisti di isolamento principale e morsetto di terra ) - apparecchi di classe II ( provvisti di isolamento principale e supplementare o rinforzato, non hanno il morsetto di terra ) - apparecchi di classe III ( alimentati a bassissima tensione di sicurezza ) Il grado di protezione degli apparecchi è definito dalla sigla IP seguita da almeno due numeri che ne determinano il primo, il grado di protezione contro i corpi solidi ed il secondo contro i liquidi ( IP 20 ordinario ..... IP 68 protetto contro la polvere e per posa sommersa ). A seconda del tipo di posa e del corpo illuminante utilizzato, i sistemi di illuminazione possono essere a illuminazione diretta, indiretta o mista. I principali parametri da prendere in considerazione per la realizzazione di un impianto di illuminazione sono: il livello e l'uniformità di illuminamento, il colore della luce e la resa del colore e la limitazione dell'abbagliamento. Particolare attenzione dovrà essere posta negli impianti installati nei luoghi di lavori, nei quali la componente abbagliamento ha una importanza rilevante al fine di evitare incidenti ( lavorazioni con utensili ) e disagio ( luoghi con presenza di terminali ) La classificazione delle sorgenti luminose utilizzabili negli ambienti interni può essere in due grandi categorie: - a irradiazione per effetto termico ( lampade ad incandescenza ) - a scarica nei gas e nei vapori ( lampade fluorescenti, a vapori di mercurio, di sodio, ecc. ) Un corpo illuminante è composto, oltre che dalla lampada, da un diffusore, un riflettore e un rifrattore. Il diffusore costituito da un involucro di vetro o di materiale plastico, è utilizzato negli apparecchi di illuminazione dove è richiesta una illuminazione diffusa o semidiretta, in quanto il flusso luminoso è distribuito abbastanza uniformemente in tutte le direzioni. Il riflettore è costituto da superfici speculari ( alluminio brillante, vetro, lamiera smaltata ) che riflettono la luce emessa dalla lampada in una determinata direzione ( fascio largo o stretto ) I proiettori rientrano nella categoria dei riflettori. Il rifrattore è composto da un involucro trasparente recante profonde solcature, con profilo e orientamento prestabiliti al fine di modificare la distribuzione della luce, alcuni apparecchi illuminanti possono essere proiettori e rifrattori. MODALITA' D'USO Tutti i componenti elettrici di un impianto di illuminazione interna, devono essere muniti di marcature CE, obbligatoria dal 1° gennaio 1997; nel caso di componenti che possono emettere disturbi, come le lampade a scarica, deve essere certificata la compatibilità elettromagnetica. Per la protezione dai contatti indiretti, per questi impianti possono essere utilizzati due tipi di apparecchi: -apparecchi in classe I, provvisti di isolamento funzionale in tutte le loro parti e muniti di morsetto di terra - apparecchi in classe II, dotati di isolamento speciale e senza morsetto di terra Tutti i corpi illuminanti devono avere, riportate nella marcatura, tutti i dati inerenti la tensione, la potenza, e la frequenza di esercizio. Per la protezione dai contatti diretti, deve essere ben specificato nelle caratteristiche dell'armatura il grado IP di protezione. I requisiti che da un impianto di illuminazione sono richiesti, al fine di una classificazione buona sono: Area PIP GdF IMPIANTO ELETTRICO (segue) Manuale d'Uso Pag. 42 - buon livello di illuminamento in relazione alle caratteristiche e destinazione dei locali - tipo di illuminazione ( diretta, semi diretta, indiretta ) - tipo di lampada in relazione all'efficienza luminosa ed alla resa cromatica Per illuminamento si intende il flusso luminoso per unità di superficie ed i valori minimi consigliati sono riferiti al tipo di attività che viene svolta nel locale. Anche il tipo di illuminazione ( diretta, semi diretta, indiretta ) è dettato dal tipo di attività a cui è destinato l'impianto ed è evidente che la massima efficienza la si raggiunge con quella diretta. La scelta della lampada e quindi del tipo di illuminazione può essere dettata da vari fattori, è quindi opportuno conoscere i vantaggi e gli svantaggi dei vari tipi di lampada di seguito elencati: - La lampada ad incandescenza permette una accensione istantanea e non necessita di alimentatore, ha tuttavia costi di esercizio elevati ed elevata produzione di calore. - Le lampade alogene ( con attacco doppio, unilaterale, bassissima tensione, dicroica ) emettono una luce bianca con buona efficienza luminosa e non necessita di alimentatore. - La lampada fluorescente ( lineare o compatta ) è commercializzata con una ampia scelta di tonalità di luce, ha una bassa luminanza, alto livello di illuminamento, necessita di alimentatore. - La lampada ad alogenuri metallici ( doppio attacco o unilaterale ) è caratterizzata da una forte concentrazione di flusso luminoso, necessita di alimentatore - Le lampade al sodio alta pressione ( doppio attacco o unilaterale ) hanno una lunga durata, sono indicate per l'illuminazione di arredo, necessitano di alimentatore. IMPIANTO DI MESSA A TERRA Per impianto di terra si intende l'insieme dei dispersori, dei conduttori di terra, dei conduttori di protezione e dei conduttori equipotenziali. La corretta scelta ed applicazione di ciascun elemento dell'impianto di terra è condizione indispensabile per rendere affidabile il sistema di protezione. Mettere a terra un sistema, vuol dire collegare il sistema stesso tramite conduttore e parti conduttrici ad un punto del terreno individuabile con un dispersore. Un impianto di terra difettoso, errato o mal eseguito non è individuabile con una qualche disfunzione dell'impianto, bensì lo si rileva solo quando avviene qualche infortunio. L'impianto di messa a terra può essere di tipo funzionale, ciò avviene nei sistemi TN con il centro stella del trasformatore collegato a terra. Talvolta la messa a terra viene eseguita per esigenze di lavoro ( nel caso di stabilire un collegamento temporaneo di una sezione di una linea per manutenzione dello stessa). L'impianto di terra con abbinato un interruttore differenziale risulta sicuramente il metodo più sicuro per prevenire i contatti diretti ed indiretti, con parti sotto tensione. La sua integrità e manutenzione permette un utilizzo sicuro dell'impianto elettrico. L'impianto di terra deve essere per il suo dimensionamento preventivamente calcolato, in particolar modo se si tratta di impianto di terra di cabina. Esistono metodi e strumentazione idonee utilizzati dai tecnici per la verifica e la regolarità dell'impianto di terra. E' buona norma, nella costruzione di nuovi fabbricati, collegare all'impianto di terra, i ferri dei plinti o le eventuali strutture in metalliche della costruzione; negli impianti integrativi LPS contro le scariche atmosferiche, è previsto un dispersore ogni calata, dispersori che debbono essere collegati tra di lori con un conduttore di terra. In prossimità dei dispersori ispezionabili, deve essere posto un cartello di segnalazione nel quale sono riportate le coordinate in metri dell'ubicazione del dispersore stesso. Per il funzionamento corretto degli SPD (scaricatori di sovratensione) è indispensabile utilizzare un conduttore di terra di sezione non inferiore a 16 mmq per il collegamento del sistema all'impianto di terra. MODALITA' D'USO In riferimento al DPR n.462 del 22/10/2001, gli impianti di terra di nuova installazione devono essere denunciati, entro un mese dalla loro utilizzazione, alle autorità preposte: ISPESL e ASL di zona. Per gli impianti esistenti va richiesta la verifica periodica alla ASL di competenza; la periodicità è di 5 anni per gli impianti comuni, 2 anni per gli impianti di terra installati in ambienti a maggior rischio in caso d'incendio e nei luoghi con pericolo di esplosione (art. 4 e 6 del DPR 462/01). IMPIANTO ELETTRICO INTERNO L'impianto elettrico interno è essenzialmente costituito da una linea di alimentazione, da uno o più contenitori ( quadri ) con relative protezioni ( interruttori ), dalle linee di trasporto dell'energia e da gli utilizzatori, comprese le prese. Area PIP GdF IMPIANTO ELETTRICO (segue) Manuale d'Uso Pag. 43 La collocazione del gruppo di misura deve essere sempre concordata con l'ente erogatore, è preferibile tuttavia posizionare il o i contatori per la misura di energia, fuori dal fabbricato, in apposito contenitore privo di masse, di dimensioni tali da poter contenere oltre a gli strumenti di misura, anche le protezioni della linee in partenza. Nel caso di attività commerciali che rientrano nella categoria di luoghi con pericolo di esplosione e incendio, l'interruttore generale deve essere provvisto di bobina di sgancio azionabile da un pulsante a spacco di vetro, posto all'esterno, in prossimità dell'ingresso. La linea montante protetta da proprio interruttore raggiunge il primo quadro, posto al'interno del fabbricato o locale, attestandosi sull'interruttore generale. La composizione degli interruttori del quadro dovrà essere eseguita in relazione alle linee di alimentazione degli utilizzatori o dei settori, nel caso di sottoquadri questi dovranno essere dimensionati con gli stessi criteri del quadro principale ( generale ). L'impianti di nuova installazione e eseguiti dopo il 5 marzo 1990 deve essere corredati di impianto di terra e interruttori differenziali ad alta sensibilità, la loro esecuzione può essere sottotraccia o in esterno entro tubazione o canalizzazione autoestinguente. Per gli impianti che rientrano nella legge n. 46 del 5 marzo 1990 e sono soggetti a progetto, deve essere dato incarico ad un professionista inscritto all'Albo per l'esecuzione degli elaborati. Gli impianti nuovi o revisionati devono essere corredati da Dichiarazione di Conformità, rilasciata dall'Impresa che ha eseguito i lavori, la quale deve essere in possesso dei requisiti specifici per eseguire tali lavori. MODALITA' D'USO Gli impianti elettrici progettati e non, devono essere utilizzati e mantenuti secondo le prescrizioni previste dalle Norme CEI. Per gli impianti soggetti a verifica, è obbligatorio richiedere prima della scadenza, l'intervento della ASL, la quale, a collaudo eseguito, rilascerà un verbale con gli interventi da eseguire o il risultato positivo del collaudo. Modifiche gli impianti elettrici ampliandoli o gravandoli con un quantitativo di utilizzatori non previsto, può essere causa di disservizio, con conseguente sgancio dell'interruttore posta a protezione della linea di alimentazione; in casi particolari, si può determinare anche l'innesco d'incendio. Non sono ammessi interventi da parte di personale non qualificato, oltre a vietarlo la norma, ciò può essere anche causa di gravi infortuni. Oltre alle verifiche previste dalle norme, 5 anni per gli impianti normali, 2 anni per gli impianti speciali ( pericolo di incendio e esplosione, studi medici ecc. ) è obbligo del proprietario o del responsabile del fabbricato, mantenere l'impianto in perfetta efficienza e sicurezza, intervenendo ogni qual volta si presuma vi sia pericolo. Area PIP GdF LAMPADE AD INCANDESCENZA Manuale d'Uso Pag. 44 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Caratteristica essenziale della lampada ad incandescenza è il suo basso costo, dovuto alla sua semplicità di costruzione. Gli attacchi più diffusi sono il tipo Edison E14, E27, E40, B15d Le lampade ad incandescenza possono essere divise in due categorie: - normali; ormai in disuso per l'illuminazione esterna, per la durata limitata e per la scarsa efficienza luminosa - alogene; utilizzate prevalentemente nell'illuminazione di monumenti e centri storici Pregi della lampada ad incandescenza: - accensione istantanea - tonalità di luce calda - andamento a regime immediato - ottima resa cromatica - nessuna limitazione per il suo posizionamento Difetti delle lampade ad incandescenza: - scarsa efficienza luminosa - ridotta durata di vita - notevole produzione di calore - elevata luminanza, con relativo abbagliamento - variazione del flusso luminoso in funzione della variazione di tensione Pregi delle lampade alogene: - maggior durata rispetto alle lampade ad incandescenza - maggior effetto luminoso e durata - ingombro ridotto - minima emissione di raggi UV Difetti delle lampade alogene: - limitazione della posizione di funzionamento - elevata luminanza - limitata durata rispetto alle lampade a scarica - devetrificazione dell'involucro se toccata con mani o sostanze acide o grasse 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO Area PIP GdF LAMPADE AD INCANDESCENZA (segue) Manuale d'Uso Pag. 45 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA L'installazione di tale tipi di lampade è condizionata dalla temperatura che questa raggiunge durante il suo funzionamento; è sconsigliata la sua installazione in vicinanza di materiale infiammabile o deformabile, se a portata di mano, la lampada deve essere protetta meccanicamente. Gli interventi di manutenzione, quali pulizia o sostituzione, devono essere eseguiti in sicurezza; togliendo tensione e utilizzando protezioni per le mani nel caso la lampada sia ancora calda. Talvolta il mancato funzionamento è dovuto al suo non perfetto serraggio alla sede di attacco, in tal caso occorre provvedere riavvitando opportunamente la lampada. Particolare attenzione occorre per le lampade alogene; queste possono essere toccate solo con guanti puliti, asportando preventivamente ogni traccia di grasso prima della messa in servizio. Area PIP GdF LAMPADE A IODURI METALLICI Manuale d'Uso Pag. 46 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Definita anche ad alogenuri metallici, questo tipo di lampada è utilizzata ove è richiesta una buona resa dei colori, è quindi ottimale per l'illuminazione di campi sportivi, aree commerciali, monumenti, grandi superfici. Per il suo funzionamento la lampada ad alogenuri necessita di un accenditore e di un alimentatore, normalmente di tipo elettronico. All'accensione la corrente assorbita risulta essere, per circa 4 minuti, 2 volte la corrente nominale di esercizio, nella realizzazione di un impianto di illuminazione, dovrà essere quindi considerato questo anomalo assorbimento, tenendone conto per la scelta della sezione delle linee montanti, onde evitare cadute di tensione eccessive che potrebbero non permettere l'accensione dei corpi illuminanti a valle. Pregi delle lampade a ioduri metallici: - buona resa cromatica - elevata efficienza luminosa - ridotto sviluppo di calore - direzionalità della luce in modo ottimale Difetti delle lampade a ioduri metallici: - durata inferiore alle lampade a vapore di mercurio - posizione di funzionamento condizionata - basso fattore di potenza ( occorre rifasare l'impianto) - tempo di accensione a caldo elevato ( 10-15 min.) - costo elevato - apparecchiature ausiliari per l'accensione ( accenditore e alimentatore) - sovracorrente all'accensione Il flusso luminoso emesso dalla lampada è funzione della tensione di alimentazione 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Ogni intervento deve essere eseguito in perfetta sicurezza e con idonea attrezzatura, come previsto dalle Normative CEI e dal D.Lgs. 626/1994. Area PIP GdF LAMPADE A IODURI METALLICI (segue) Manuale d'Uso Pag. 47 Il buon funzionamento dell'impianto è condizionato da una manutenzione efficiente e programmata, la pulizia della lampada e della superficie riflettente dell'armatura, è garanzia di una buona resa luminosa del sistema. Il surriscaldamento anomalo degli accessori, quali l'alimentatore, il portalampada ecc. è sintomo di anomalie, conviene quindi prevenire il guasto con la sostituzione immediata dell'elemento deteriorato. Area PIP GdF LAMPADE FLUORESCENTI Manuale d'Uso Pag. 48 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le lampade fluorescenti sono particolarmente economiche ed offrono un'efficienza luminosa che può raggiungere un massimo di 104 lm/W, presentano inoltre una vasta gamma di tonalità di colorazione, oltre ad una varietà di modelli che si differenziano per potenza e struttura. Sostanzialmente le lampade fluorescenti possono essere di due tipi: lineari, con varie caratteristiche cromatiche e potenze diverse; compatte ( tipo integrate ) dette a risparmio energetico con circuito di alimentazione elettronico incorporato, ( tipo non integrate) ugualmente a risparmio energetico ma con l'accessorio del portalampada e del reattore di tipo appropriato ed esterno alla lampada. La loro utilizzazione trova naturale applicazione in giardini, porticati, passaggi pedonali. Pregi delle lampade fluorescenti: - elevata efficienza luminosa - consumi ridotti rispetto alle lampade ad incandescenza - accensione quasi immediata - varie tonalità di colore Difetti delle lampade fluorescenti: - costi elevati - dimensioni notevoli ( fluorescenti lineari ) - necessita di accessori quali start, reattore ( fluorescenti lineari) 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Ogni intervento deve essere eseguito in perfetta sicurezza e con idonea attrezzatura, come previsto dalle Normative CEI e dal D.Lgs. 626/1994. Il buon funzionamento dell'impianto è condizionato da una manutenzione efficiente e programmata, la pulizia della lampada e della superficie riflettente dell'armatura, è garanzia di una buona resa luminosa. Il surriscaldamento anomalo degli accessori, quali l'alimentatore, il portalampada ecc. è sintomo di anomalie, conviene quindi prevenire il guasto con la sostituzione immediata dell'elemento in via di deterioramento. Area PIP GdF STRUTTURE PER CORPI ILLUMINANTI Manuale d'Uso Pag. 49 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Nelle aree dove non è possibile posizionare pali, spesso si esegue l'impianto di illuminazione pubblica utilizzando strutture fissate sulle facciate dei palazzi, normalmente le mensole o i bracci dove vengono alloggiati i corpi illuminanti, sono in metallo ( acciaio zincato, acciaio verniciato,ghisa ) o pvc. I due componenti dell'impianto, armatura e mensola, sono normalmente coordinati e forniti dalla stessa casa costruttrice. Poichè la struttura deve essere fissata al muro, occorre che il sistema di fissaggio dia la massima garanzia di tenuta, la piastra di ancoraggio deve essere posata su di una superficie piana, utilizzando tasselli o prodotti chimici idonei all'ambiente ed al tipo di materiale di posa. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Essendo strutture sospese, deve essere prestata particolare cura ed attenzione nel fissaggio sia dell'armatura che della mensola applicata al muro. Buona norma per la mensola è adottare minimo tre punti di ancoraggio in modo da aumentare l'affidabilità della struttura. I conduttori di alimentazione, normalmente costituiti da cavi tesati con corda di acciaio, devono essere bel saldi, in modo da evitare strappi o sforzi sull'armatura. Le scatole di derivazione, non devono trovarsi a distanze elevate dai corpi illuminanti, i conduttori in uscita ( fase, neutro e terra ) devono avere il percorso più breve possibile. Nella posa dei cavi e delle armature, occorre tenere le distanze di rispetto previste dalle norme, sia dalle finestre che da i cavi utilizzati per il trasporto di energia che telefonici. Area PIP GdF APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE Manuale d'Uso Pag. 50 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Gli apparecchi per l'illuminazione esterna sono essenzialmente composti da tre parti: la carenatura, il gruppo elettrico e il gruppo ottico. La funzione della carenatura, sia essa in metallo, in lega leggera pressofusa o in materiale plastico, è quella di proteggere i componenti interni dagli agenti atmosferici. Per armature poste ad altezza inferiore a 3 m dal suolo, al fine di evitare manomissioni, il vano lampada e accessori deve esse apribile solo con l'utilizzo di attrezzo idoneo. Nelle armature poste ad altezza superiore a 3 m, l'apertura della carena determina, tramite contatti a molla, il distacco immediato dell'energia, ciò per evitare incidenti agli operatori. La lampada, il reattore, l'accenditore, il condensatore di rifasamento e gli accessori di collegamento fanno parte del gruppo elettrico. Il gruppo ottico viene suddiviso in: riflettore, utilizzato per distribuire tramite superfici speculari la luce emessa dalla lampada( si definiscono cut-off, i riflettori che evitano l'abbagliamento), il rifrattore o diffusore, costituito da coppe, globi o gonnelle in vetro o in materiale plastico prismatizzato che dirigono i raggi della luce in direzioni prestabilite. Le caratteristiche elettriche degli apparecchi di illuminazione possono essere riferite: alla protezione contro i contatti diretti ed indiretti e cioè vengono definiti apparecchi di classe I ( provvisti di morsetto di terra ), di calasse II ( provvisti di isolamento speciale, non necessitano di collegamento a terra). La protezione contro i contatti diretti e contro la penetrazione dei liquidi e delle poveri è determinante dal grado di protezione IP ( IP 22- IP 65 ), la sua severità è evidenziata dalla numerazione più alta. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA L' impianto di illuminazione esterna deve garantire un'adeguata visibilità serale e notturna al traffico motorizzato e pedonale affinché si svolga con sicurezza, dando la possibilità, agli utenti, di percepire segnalazioni, situazioni pericolose e ostacoli. E' determinante quindi la scelta del tipo di corpo illuminante da utilizzare, in base all'altezza dei pali, al contesto urbano, ai risultati che si voglio ottenere. Le case costruttrici forniscono per ogni tipo di corpo illuminante, le specifiche di installazione e le varie caratteristiche illuminotecniche alle quali ci si deve attenere per ottenere i risultati previsti. In un impianto di illuminazione esterna deve essere evitato l'inquinamento luminoso e schermature prodotte da alberi o fabbricati; la prima considerazione dipende dal tipo di corpo illuminante, la seconda dalla scelta del centro luminoso. Area PIP GdF LAMPADE AD INCANDESCENZA Manuale d'Uso Pag. 51 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER INTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Caratteristica essenziale della lampada ad incandescenza è il suo basso costo, dovuto alla sua semplicità di costruzione. Gli attacchi più diffusi sono il tipo Edison E14, E27, E40, B15d Le lampade ad incandescenza possono essere divise in due categorie: - normali; ormai in disuso per l'illuminazione esterna, ma sicuramente convenienti per gli interni dato il loro basso costo. - alogene; utilizzate prevalentemente nell'illuminazione di locali con altezza superiore a 3 m Pregi della lampada ad incandescenza: - accensione istantanea - tonalità di luce calda - andamento a regime immediato - ottima resa cromatica - nessuna limitazione per il suo posizionamento Difetti delle lampade ad incandescenza: - scarsa efficienza luminosa - ridotta durata di vita - notevole produzione di calore - elevata luminanza, con relativo abbagliamento - variazione del flusso luminoso in funzione della variazione di tensione Pregi delle lampade alogene: - maggior durata rispetto alle lampade ad incandescenza - maggior effetto luminoso e durata - ingombro ridotto - minima emissione di raggi UV Difetti delle lampade alogene: - limitazione della posizione di funzionamento - elevata luminanza - limitata durata rispetto alle lampade a scarica - devetrificazione dell'involucro se toccata con mani o sostanze acide o grasse 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO Area PIP GdF LAMPADE AD INCANDESCENZA (segue) Manuale d'Uso Pag. 52 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA L'installazione di tale tipo di lampada è condizionata dalla temperatura che questa raggiunge durante il funzionamento; è sconsigliata la sua installazione in vicinanza di materiale infiammabile o deformabile, se a portata di mano, la lampada deve essere protetta meccanicamente. Gli interventi di manutenzione, quali pulizia o sostituzione, devono essere eseguiti in sicurezza; togliendo tensione e utilizzando protezioni per le mani, nel caso la lampada sia ancora calda. Talvolta il mancato funzionamento è dovuto al suo non perfetto serraggio alla sede di attacco, in tal caso occorre provvedere riavvitando opportunamente la lampada. Particolare attenzione occorre per le lampade alogene; queste possono essere toccate solo con guanti puliti, asportando preventivamente ogni traccia di grasso prima della messa in servizio. Area PIP GdF LAMPADE FLUORESCENTI Manuale d'Uso Pag. 53 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER INTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le lampade fluorescenti sono particolarmente economiche ed offrono un'efficienza luminosa che può raggiungere un massimo di 104 lm/W, presentano inoltre una vasta gamma di tonalità di colorazione, oltre ad una varietà di modelli che si differenziano per potenza e struttura. Sostanzialmente le lampade fluorescenti possono essere di vario tipo: lineari e circolari aventi varie caratteristiche cromatiche e potenze diverse; compatte ( tipo integrate ) dette a risparmio energetico con circuito di alimentazione elettronico incorporato, ( tipo non integrate) ugualmente a risparmio energetico ma con l'accessorio del portalampada e del reattore di tipo appropriato ed esterno alla lampada. La loro utilizzazione trova naturale applicazione in tutti gli ambienti sia civili, commerciali che industriali. Spesso il loro utilizzo avviene, inserendo più lampade dentro un unica armatura ( plafoniera ) con installazione in controsoffitto o direttamente sul soffitto, in ambienti con presenza di monitor per elaboratori, si preferisce utilizzare plafoniere con lampade fluorescenti e riflettori anti riflesso( dark light ), in modo da non avere fastidi sul video. Pregi delle lampade fluorescenti: - elevata efficienza luminosa - consumi ridotti rispetto alle lampade ad incandescenza - accensione quasi immediata - varie tonalità di colore Difetti delle lampade fluorescenti: - costi elevati - dimensioni notevoli ( fluorescenti lineari ) - necessita di accessori quali start, reattore ( fluorescenti lineari) 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Ogni intervento deve essere eseguito in perfetta sicurezza e con idonea attrezzatura, come previsto dalle Normative CEI e dal D.Lgs. 626/1994. Il buon funzionamento dell'impianto è condizionato da una manutenzione efficiente e programmata, la pulizia della lampada e della superficie riflettente dell'armatura, è garanzia di una buona resa luminosa. Il surriscaldamento Area PIP GdF LAMPADE FLUORESCENTI (segue) Manuale d'Uso Pag. 54 anomalo degli accessori, quali l'alimentatore, il portalampada ecc. è sintomo di anomalie, conviene quindi prevenire il guasto con la sostituzione immediata dell'elemento in via di deterioramento. Area PIP GdF ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA Manuale d'Uso Pag. 55 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER INTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE In mancanza dell'illuminazione ordinaria è spesso necessario e talvolta obbligatorio avere un impianto di illuminazione di sicurezza; la presenza di tali tipo d'impianto permette, in caso di black-out di evitare panico tra i presenti . Per alcuni tipi di attività, anche se non obbligatorio, è consigliabile l'installazione di alcune lampade di riserva ad esempio del tipo autoalimentate, in particolare dove è presente il pubblico. L'illuminazione di sicurezza, dove è obbligatoria, ha il compito di segnalare le vie di esodo, al fine di permettere il deflusso corretto agli occupanti di un edificio o di un locale, verso luoghi ritenuti sicuri. Alcune particolari tipi di attività di lavoro, possono diventare pericolose in caso di improvvisa mancanza d'illuminazione, per la presenza di organi accessibili in movimento; in questi casi è quindi obbligatorio disporre di un impianto di illuminazione di sicurezza, al fine di poter concludere le eventuali lavorazioni pericolose. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA L'illuminazione di sicurezza deve permettere alle persone presenti di evacuare l'ambiente in modo sicuro o di proseguire l'attività, che si sta eseguendo al momento, senza incidenti. L'illuminazione di sicurezza utilizzata per l'esodo deve, oltre che permettere l'illuminazione dei percorsi, illuminare opportunamente le porte di sicurezza. I copri illuminanti utilizzati, sia per la segnaletica che per illuminare i percorsi, devono essere installati ad almeno 2 m dal pavimento; la segnaletica di sicurezza deve rispettare i tipi di pittogrammi, previsti dalle normative. La forma dei cartelli utilizzati in questi impianti è quadrata o rettangolare, il pittogramma, di colore bianco su fondo verde e deve ricoprire almeno il 50% della superficie del cartello.L'area del cartello deve essere scelta in base alla distanza da cui il cartello deve essere visto. Negli impianti di illuminazione di sicurezza, gli apparecchi utilizzati possono essere in S.A ( sempre accesi, discoteche cinema teatri ) o in S.E ( sola emergenza). L'illuminamento minimo previsto nelle vie di esodo deve essere di 1 lux sulla linea mediana del percorso e 0,5 lux nella fascia centrale , fino ad una larghezza pari alla meta della via di esodo. Per i locali di pubblico spettacolo l'illuminamento medio ad 1m di altezza dal pavimento, deve essere di almeno 5 lux. L'illuminazione di sicurezza nelle attività ad alto rischio deve essere eseguita secondo le prescrizioni del D.Lgs. 626/94, ed il minimo valore previsto di illuminamento deve essere non inferiore a 15 lux. Area PIP GdF ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA (segue) Manuale d'Uso Pag. 56 Un impianto destinato ad illuminazione di sicurezza deve avere tempi di intervento brevi che, a seconda della destinazione, che vanno da 0,15 s a 15 s; per tali impianti è richiesta una autonomia di esercizio che varia dai 30 min ai 60 min; la ricarica completa delle batterie delle lampade autoalimentate, non deve superare le 12 h. Per l'alimentazione degli impianti di illuminazione di sicurezza, possono essere utilizzati due metodi, con impianto centralizzato e con apparecchi autonomi. Tra i due è da ritenere il più affidabile quello con apparecchi autoalimentata, poichè l'alimentazione centralizzata, in caso di guasto, mette fuori servizio l'intero impianto, con gli apparecchi autonomi il guasto si limita alla sola lampada. Area PIP GdF LAMPADE PER INSEGNA LUMINOSA Manuale d'Uso Pag. 57 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER INTERNI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le lampade per insegne sono lampade a catodo freddo, costitute da tubi molto lunghi e di diverso diametro ( 13-17-22) mm . Gli elettrodi sono costituiti da semplici cilindretti di ferro elettrolitico e di nichel-cromo. L'utilizzo all'interno del tubo di vari tipi di gas, permettono di ottenere diversi tipi di colorazione: neon ( rosso-arancio ), mercurio ( azzurro-verde ), elio ( rosa ), sodio ( giallo ). La potenza assorbita da tali tipi di lampade è definita al metro lineare e varia tra i 20 W ai 30 W per metro. La tensione di alimentazione è normalmente elevata, circa 1000 V e dipende dalla lunghezza del tubo, per cui per insegne molto lunghe occorre utilizzare più alimentatori. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Ogni intervento deve essere eseguito in perfetta sicurezza e con idonea attrezzatura, come previsto dalle Normative CEI e dal D.Lgs. 626/1994. Poichè l'alimentazione di tali tipi di lampade avviene tramite alimentatore, con tensione in uscita di circa 1000V, occorre porre molta attenzione durante l'esecuzione di interventi di manutenzione, anche perchè tali interventi devono essere eseguiti ad una certa altezza da terra, in posizione precaria. Per evitare guasti o inconvenienti è buona norma, verificare regolarmente la stabilità dei tubi al supporto ( facciata o struttura ) dove sono stati installati e se possibile posizionare l'alimentatore in zona protetta dagli agenti atmosferici. Il buon funzionamento dell'impianto è condizionato da una manutenzione efficiente e programmata, la pulizia della lampada e della superficie riflettente dell'armatura, è garanzia di una buona resa luminosa del sistema. Il surriscaldamento anomalo degli accessori, quali l'alimentatore, il portalampada ecc. è sintomo di anomalie, conviene quindi prevenire il guasto con la sostituzione immediata dell'elemento deteriorato. Area PIP GdF CONDUTTORI DI TERRA E DI PROTEZIONE Manuale d'Uso Pag. 58 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI MESSA A TERRA 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Il conduttore di terra è costituito dal conduttore che collega i dispersori o il dispersore al collettore ( nodo ) principale di terra; dal conduttore che collega i dispersori tra loro e se isolato, è anch'esso un conduttore di terra. Se i dispersori sono collegati da un conduttore in tubazione interrata anch'esso è da considerarsi come conduttore di terra, mentre se tale conduttore è direttamente interrato è da considerarsi come dispersore. Il conduttore di protezione è il conduttore che collega le masse, al collettore ( o nodo ) principale di terra. Il conduttore di protezione deve avere una sezione adeguata, tale da resistere agli sforzi meccanici, alla corrosione e alle sollecitazioni termiche che si verificano per un guasto, così detto, verso massa. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Il conduttore di terra generalmente è costituito da corda di rame nuda di dimensioni idonee ( 35mmq); essendo a diretto contatto con il terreno è soggetto a corrosione nei punti di collegamento, per tale motivo occorre prevenirla ricoprendo il punto di contatto con vasellina o grasso non corrosivo. Per il conduttore di protezione è obbligatorio utilizzare conduttori g/v del tipo adottato per l'impianto elettrico (es. N07V-K), tale conduttore non può essere interrotto nel suo percorso che va dal dispersore ai vari piani dell'edificio; per il collegamento dell'eventuali diramazioni, può essere tolto l'isolamento e utilizzato un morsetto a cappuccio per il collegamento del conduttore in derivazione; il perfetto serraggio dei vari bulloni o viti di collegamento permette una buona conducibilità a tutto il sistema. Area PIP GdF DISPERSORI Manuale d'Uso Pag. 59 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI MESSA A TERRA 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Viene definito dispersore un corpo metallico, o un complesso di corpi metallici, posti in contatto elettrico con il terreno e destinati, o utilizzati, per realizzare il collegamento elettrico con la terra. I dispersori possono essere intenzionali o di fatto, i primi sono posti nel terreno al solo fine di disperdere corrente, i secondi sono corpi metallici interrati per altri fini, ma che possono contribuire a realizzare il collegamento elettrico a terra ( es. sono dispersori di fatto i ferri delle armature di fondazione di un fabbricato ). I dispersori sono costituiti da materiali che ne consentano una durata di vita adeguata, i più comuni materiali usati sono il rame e l'acciaio rivestito di rame o di zinco. I tipi di dispersori più usati sono costituiti da tondini, profilati, tubi, nastri, corde e piastre; le dimensioni minime utilizzate sono comunque indicate dalle norme. La resistenza di terra di un dispersore o di un sistema di dispersori, viene calcolata in fase di progetto; il, valore viene definito anche in base alla sensibilità dell'interruttore differenziale installato nell'impianto. Il collegamento tra dispersori è costituito da i conduttori di terra, se tali conduttori sono nudi e interrati, anch'essi diventano elementi disperdenti. L'inconveniente più gravoso in un dispersore di terra è la corrosione, contro la quale si adottano provvedimenti di protezione rivestendo il dispersore con altri metalli quale lo zinco. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Il dispersore infisso nel terreno deve essere facilmente ispezionabile, per questo viene normalmente collocato dentro un pozzetto con coperchio, con una parte scoperta di circa 30 cm; questa disposizione permette il controllo dello stato del collegamento con il conduttore di terra o con il conduttore di protezione. In prossimità del dispersore, è buona norma, mettere un segnale di identificazione con le coordinate della posizione dove il dispersore è stato posizionato. Nel caso di un impianto per ascensore, il dispersore utilizzato per il sistema non può essere utilizzato per il collegamento del conduttore di protezione di altri impianti. Tutti i dispersori di un impianto di terra devono altresì essere collegati tra di loro al fine di avere una buona equipotenzialità dell'impianto. Per le cabine di trasformazione, viene solitamente utilizzata una maglia, composta da più dispersori collegate tra di loro con un conduttore nudo; il valore di resistenza è determinato in fase di progetto e dipende dalla resistività del terreno e dal valore della corrente di guasto a terra dell'impianto. Area PIP GdF CONDUTTORI EQUIPOTENZIALI Manuale d'Uso Pag. 60 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI MESSA A TERRA 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Questi conduttori connettono l'impianto di terra alle masse metalliche estranee, al fine di portare, queste ultime, allo stesso potenziale. I conduttori equipotenziali si dividono in principali e supplementari, i primi vengono collegati direttamente al collettore o nodo di terra, i secondi fanno parte di collegamenti locali e vengono collegati al conduttore principale. La sezione del conduttore principale di terra non deve essere inferiore a 6mmq con un massimo di 25mmq; quella dei conduttori supplementari deve essere non inferiore a quella del conduttore di protezione più piccolo. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA I conduttori equipotenziali sono sempre costituiti da cavi di colore giallo/verde, possono essere adoperati come conduttori equipotenziali anche le masse metalliche estranee, purchè queste siano inamovibili. Area PIP GdF TUBAZIONI E CANALIZZAZIONI Manuale d'Uso Pag. 61 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO INTERNO 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I conduttori degli impianti elettrici, escluso casi particolari ( utilizzo di cavi a doppio isolamento ) , devono essere protetti da tubazione o canalizzazione, non sono ammessi conduttori a vista o direttamente murati in parete. I condotti utilizzati ( canale o tubazioni ) devono essere del tipo autoestinguenti, la loro posa può essere a vista o sottotraccia; è importante per la manutenzione dell'impianto, ad esempio nella sostituzione dei conduttori, che le tubazioni sia integre e non abbiano subito manomissioni o surriscaldamento con conseguente deformazione. Nel caso di canalizzazioni in metallo, è obbligatorio eseguire l'equipotenzialità dei vari elementi effettuando un collegamento elettrico tra di loro. Ogni tipo di tubazione o condotto deve fare capo ad una scatola di derivazione, che in relazione al tipo di impianto, deve possedere un grado di protezione definito genericamente con la sigla IP XX, il valore viene previsto in fase di progetto. Per facilitare l'individuazione dei vari tipi di impianto, spesso vengono utilizzate tubazioni di diverso colore; nel caso di posa delle linee in ambienti particolari, devono essere utilizzate tubazioni di tipo pesante, aventi cioè caratteristiche meccaniche migliori. Anche questi tipi di componenti dell'impianto elettrico devono essere marcati CE. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Gli impianti realizzati sottotraccia, non necessitano di alcun tipo di manutenzione, se non in caso di rottura per interventi di ristrutturazioni delle pareti o dei pavimenti. Nelle canalizzazioni o nelle tubazioni a parete, è spesso necessario intervenire al fine di ripristinare la loro posa, essendo posizionati esternamente, spesso si riscontrano deformazioni, dovute a fonti di calore o a cedimento dei supporti di fissaggio. Le canalizzazioni in PVC, utilizzate per uffici o attività commerciali, possono essere del tipo a più scomparti, permettendo così il percorso, nella stessa conduttura, di linee a tensione diversa e di diverso utilizzo ( cavetto telefonico, collegamento in rete di computer, linee a bassissima tensione ). Area PIP GdF LINEE QUADRI E PROTEZIONI Manuale d'Uso Pag. 62 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO INTERNO 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Per linea elettrica si intende la parte dell'impianto elettrico preposta al trasporto dell'energia dal quadro elettrico alll'utilizzatore. I conduttori utilizzati per le linee possono essere non propaganti la fiamma e non propaganti l'incendio, entrambi devono avere bassa emissione di gas tossici ed essere dimensionati in relazione al massimo valore di corrente da cui devono essere percorsi. A limitare il valore di corrente di una linea viene installato, a monte di essa, un interruttore con relè termico, tarato in modo da intervenire per il valore di corrente massimo sopportato dal conduttore.In abbinamento alla parte termica, in un interruttore, vi è un relè magnetico, che provvede ad intervenire in caso di corto circuito con tempi sempre più brevi, in relazione al valore della corrente di c.c. In conformità alla legge n.46 del 5 marzo 1990, gli impianti devono essere provvisti di interruttori differenziali ad alta sensibilità ( 0,01- 1 ) A; la presenza di queste protezioni evita il rischio di contatti diretti e indiretti con parti sotto tensione. Per il buon funzionamento di un interruttore differenziale ( evitare contatti indiretti ) occorre un buon impianto di terra. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le linee degli impianti elettrici possono essere poste direttamente su parete o sotto intonaco, solo in caso di utilizzo di cavi a doppio isolamento, nell'utilizzo di normali conduttori ( es. N07V-K ) occorre sempre utilizzare protezioni quali tubazione o canale. Non sono ammesse giunzioni di conduttori all'interno della tubazione, ne è ammesso l'utilizzo di nastro isolante, per il collegamento dei conduttori occorre utilizzare morsetti idonei ( cappucci ). L'intervento o il surriscaldamento di un interruttore è sintomo di mal funzionamento dell'impianto, l'eventuale sostituzione deve essere eseguita con un interruttore avente le stesse caratteristiche di corrente nominale, potere d'interruzione e curva di intervento. Gli interruttori devono essere sempre corredati di targhetta che ne descriva il tipo di utilizzo, il settore o l'utilizzatore a cui è destinato quale protezione. I contenitori ( quadri ) nei quali alloggiano gli interruttori sono soggetti alle prescrizioni secondo le norme CEI 17-13, che ne determinano il tipo di posa, la temperatura massima di esercizio ed il tipo di segregazione. Ogni quadri deve essere corredato di cartellini di identificazione, con relativi dati della ditta costruttrice e le grandezze Area PIP GdF LINEE QUADRI E PROTEZIONI (segue) Manuale d'Uso Pag. 63 elettriche caratteristiche di funzionamento del quadro. I quadri possono essere di vario tipo: AS, ANS, ASC, ASND. Area PIP GdF CABINE ELETTRICHE Manuale d'Uso Pag. 64 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO Unità tecnologica: IMPIANTO ELETTRICO INTERNO 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Quando l'utente necessita di potenze elevate, è richiesta l'installazione di una cabina di trasformazione; tale scelta spesso viene obbligata dall'ente erogatore di energia, altre volte è determinata da motivi di risparmio economico, poichè l'energia elettrica in M.T. costa meno che in B.T. Naturalmente la realizzazione di tale sistema, deve essere preceduta da una progettazione da parte di un professionista iscritto all'Albo ed eseguita da ditta abilita e specializzata nel settore. Una cabina di trasformazione Media/Bassa tensione è suddividibile principalmente in due parti, lato M.T. e lato B.T. ad unire queste due sistemi è sempre presente un trasformatore di tensione. La tensione in arrivo può avere vari valori, tuttavia nel caso specifico, essendo le più diffuse, saranno prese in esame le cabine alimentate con 15 kV; da sottolineare che l'ingresso dei cavi ed il loro ammaraggio è di esclusiva competenza dell'ente erogatore. Lo scomparto dove arrivano i cavi è normalmente ( sempre ) chiuso e non accessibile all'utente. Le varie porte di accesso agli scomparti del lato M.T. devono essere sempre bloccate da dispositivi che ne permettono la loro apertura solo in assenza di tensione, ciò si ottiene effettuando manovre sequenziali sui dispositivi di protezione o di apertura, l'accesso all'interruttore generale o ai sezionatori, deve avvenire sempre in assenza di tensione e di carico. E' bene sottolineare che solo personale altamente addestrato e provvisto delle protezioni idonee, può entrare nel locale cabina per effettuare manutenzione o manovre. Il trasformatore, parte essenziale di una cabina, può essere di due tipi, con raffreddamento ad olio o in resina, in entrambi i casi, la macchina deve essere separata con opportune barriere ( grate o scomparti ) dal resto del locale. Per lato BT ( bassa tensione ) si intende il complesso di armadi dove vengono installate tutte le protezione ( interruttori magnetotermici, differenziali, apparati di misura e controllo ) delle linee montanti in uscita. Di norma in cabina è sempre presente anche un gruppo di rifasamento automatico. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA E' di vitale importanza che l'impianto all'interno di una cabina debba essere eseguito secondo le normative e che sia perfettamente efficiente l'impianto di terra e di equipotenzialità; il locale viene classificato come luogo con pericolo di incendio, conseguentemente deve essere presente sempre un estintore omologato e tutte quelle Area PIP GdF CABINE ELETTRICHE (segue) Manuale d'Uso Pag. 65 protezioni individuali ( casco con visiera, guanti isolanti, panchetto isolato ) utili per effettuare le manovre. Le porte degli scomparti degli armadi devono essere sempre chiuse a chiave, non devono essere presenti cavi o apparecchiature prive di protezione, qualunque tipo di operazione deve essere volontaria e in completa sicurezza, non possono essere ammessi estranei. In una delle pareti deve essere affisso e ben visibile un cartello monitore, indicante le precauzioni e i rischi presenti nel locale. E' buona norma tenere in scorta una serie di fusibili ( patrone ) da utilizzare per sostituzione in caso di rottura di una di quelle installate. Se nell'ambiente è presente una temperatura elevata ( > di 40° ) è preferibile dotare il locale di un estrattore di aria con comando a termostato. L'impianto di illuminazione di un locale cabina deve essere provvisti di illuminazione di riserva; all'esterno del locale, in prossimità della porta di accesso è obbligatorio un pulsante di sgancio a lancio di corrente con relativa batteria tampone, da utilizzare in caso di emergenza. La manutenzione del complesso è indispensabile per il buon funzionamento degli apparati di cabina, nella manutenzione è compresa anche la pulizia del locale, al fine di evitare polveri e residui che potrebbero, per il loro accumulo su parti attive o per la loro presenza in sospensione nell'aria, provocare guasti. I lavori di manutenzione della cabina elettrica devono essere estesi anche alla sua area esterna, verificando l'integrità delle protezioni meccaniche dei fori di areazione ( aspiratore ) e dell'impianto di terra, il quale normalmente si estende all'esterno del fabbricato per alcuni metri; la sua efficienza evita che siano presenti nella zona circostante tensioni di passo o contatto superiori ai valori di sicurezza stabiliti dalle norme. Nel caso di cabine elettriche con ingresso e uscita delle linee in posa interrata, è estremamente pericoloso effettuare scavi o lavori in prossimità della platea in calcestruzzo su cui poggia la cabina. Area PIP GdF IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Manuale d'Uso Pag. 66 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA L'insieme degli elementi tecnici aventi funzione di creare e mantenere nel sistema edilizio determinate condizioni termiche, e funzionali di fornitura di calore ed acqua ai sistemi sanitari. Unità tecnologiche di classe IMPIANTO TERMO-IDRAULICO - IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE Un impianto di climatizzazione serve a dare il massimo confort ambientale climatizzando i locali tramite il controllo dei parametri di umidità e di temperatura dell'aria immessa o ricircolata negli ambienti climatizzati.Tali impianti sono composti da vari componenti assemblati e accostati in modo da effettuare i giusti trattamenti all'aria ambiente, in genere sono composti da una centrale di trattamento aria che ha il compito di riscaldare o raffreddare, di deumidificare o umidificare e di post riscaldare l'aria trattata, le batterie di riscaldamento e raffreddamento sono servite rispettivamente da caldaia e da gruppo frigo. Inoltre tali impianti possono essere dotati di filtri scambiatori a recupero di calore con i flussi incrociati dell'aria, tali filtri servono a recuperare il calore dell'aria espulsa cedendolo all'aria di rinnovo immessa nell'impianto. MODALITA' D'USO Tutti gli impianti dovranno essere eserciti secondo le norme, rispettando per ciascuno, il periodo e l'orario di accenzione assegnato. Tutte le operazioni di manutenzione e conduzione dovranno essere affidate a personale qualificato ai sensi della legge 46/90. Area PIP GdF BATTERIE A CONDENSAZIONE Manuale d'Uso Pag. 67 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE i condensatori sono inseriti nel circuito frigorifero dei gruppi refrigeranti dove hanno il compito di far condensare il gas frigorigeno 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Il condensatore, per il circuito del gas refrigerante può utilizzare sia acqua, o di torre o da pozzo (se disponibile) o aria. L'aria visto la facilità di utilizzo è il sistema più usato, L'aria viene fatta passare con l'ausilio ventilatori su una batteria di scambio all'interno della quale vi scorre il fluido frigorigeno. I condensatori fanno parte di macchinari caldo freddo in pompa di calore e pertanto devono essere certificati dal costruttore. Area PIP GdF TUBAZIONI Manuale d'Uso Pag. 68 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE le tubazioni facenti parte di un impianto termico asservono a tutti quelli che sono i sistemi di adduzione e distribuzione dei combustibili e dei fluidi termovettori. Il sistema di adduzione del combustibile è costituita da una sola tubazione di mandata che può essere in rame, polietilene, acciaio zincato, acciaio catramato, in ogni caso le tubazioni dovranno essere omologate per il tipo di combustibile utilizzato. le tubazioni che fanno parte della distribuzione del fluido termovettore dalla caldaia sino ai singoli corpi scaldanti possono essere di acciaio mannesman, in rame, o in multistrato comunque devono essere opportunamente coibentate secondo gli spessori previsti dalla L.10/91 ed anche queste devono essere certificate per l'utilizzo che devono asservire. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Tutte le tubazioni devono essere dimensionate in base alle portate dei fluidi che le devono attraversare ed in base alle loro caratteristiche tecniche, tale dimensionamento deve essere eseguito da tecnico abilitato. Area PIP GdF CALDAIE Manuale d'Uso Pag. 69 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le caldaie si dividono in generatori di vapore (poco utilizzati per il riscaldamento delle civili abitazioni, in genere sono utilizzate per gli impianti industriali o di processo) ed in generatori di acqua calda, utilizzate vista la loro varietà e flessibilità per il riscaldamento degli ambienti e la produzione di acqua calda ad uso sanitario. le caldaie rappresentano il complesso delle apparecchiature atte a produrre e ad utilizzare calore ai fini di riscaldare ed erogare acqua a temperatura non maggiore di 100 °C, alla pressione atmosferica. Le caldaie sono divide in varie categorie a seconda del criterio di funzionamento, del combustibile utilizzato e del materiale in cui sono costruite. In base al funzionamento si hanno caldaie aspirate (con camera di combustione aperta) e caldaie pressurizzate che hanno una pressione in camera di combustione superiore a quella esterna. In base al combustibile utilizzato si hanno caldaie a combustibile gassoso, liquido e solido. In base al materiale di cui sono costruite si hanno caldaie di acciaio, di ghisa o di lega di alluminio. Gli accessori necessari al funzionamento delle caldaie come il bruciatore, il gruppo di regolazione (termostati, accenzione, modulazione), il gruppo di controllo e sicurezza ( termostati, pressostati, manometri, valvola di sicurezza ecc.) il gruppo di circolazione ( pompa) possono essere acquistati e montati a parte nel caso di caldaie dalla potenza elevata oppure possono essere tutti preassemblati dal costruttore per caldaie di piccola potenza ad esempio le caldaie murali ed a basamento sotto i 35 kW. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le caldaie con potenza superiore a 35 kW intesi come potenza al focolare dovranno essere installate in apposite centrali termiche rispettando quanto dettato dal D.M. 12/04/96 e nel caso in cui la potenza superi i 116 kW dovrà essere anche richiesto il certificato di prevenzione incendi al comando dei Vigili del Fuoco competenti per territorio. Le caldaie con potenza al focolare inferiore ai 35 kW dovranno essere installate in appositi locali tecnici o in locali che rispettino la norma UNI 7129 ma in nessun caso potranno essere installate nelle camere da letto. In ogni caso leggere attentamente quanto riportato sul libretto di uso e manutenzione rilasciato dal costruttore. Area PIP GdF VENTILCONVETTORI Manuale d'Uso Pag. 70 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I termoconvettori e i fan-coil detti normalmente convettori per riscaldare o raffreddare l'aria ambiente sfruttano il principio della convezione forzata, sono costituiti da una batteria alettata in alluminio attraversata da tubazioni in rame (ranghi), all'interno dei quali circola il fluido termovettore. Un ventilatore provvede al ricircola dell'aria ambiente e da una carcassa metallica che contiene il tutto. Sulla carcassa metallica sono inoltre installati i filtri dell'aria di ripresa nella parte bassa, il quadro di comando del convettore e le griglie di mandata dell'aria. Il ventilatore del convettore può essere di due tipi, centrifugo per portate maggiori o tangenziale per minori portate e minore rumorosità. L'aria ambiente attraversa il convettore entrando dalla parte bassa ed esce da quella alta dopo aver attraversato la batteria di scambio termico. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA I convettori devono essere dimensionati da un progettista termotecnico qualificato, ed in base ai calcoli eseguiti ai sensi della L.10/91. Area PIP GdF CANALIZZAZIONI Manuale d'Uso Pag. 71 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le canalizzazioni rappresentano il mezzo di trasporto dell'aria climatizzata negli ambienti da riscaldare o raffreddare, ed inoltre servono a riaspirare l'aria esausta di ripresa dagli ambienti. Le canalizzazioni di mandata dell'aria che partono dalla centrale di trattamento aria e di diramano per raggiungere tutti gli ambienti da climatizzare, possono essere costruite con vari materiali, che sono la lamiera zincata, opportunamente coibentata al suo esterno, pvc, in poliuretano. Le canalizzazioni di ripresa dell'aria possono essere costruite con gli stessi materiali di quelle di mandata, ma non necessitano di coibentazione. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le canalizzazioni devono essere progettate da un tecnico qualificato, e devono essere installate da una ditta qualificata ai sensi della legge 46/90inoltre occorre verificare che tali canalizzazioni siano installate stabilmente e che non siano troppo piccole creando pertanto fenomeni rumorosi, inoltre devono avere una perfetta tenuta dell'aria trasportata sia per quanto riguarda la portata sia per quanto riguarda la temperatura, le griglie di diffusione delòl'aria devono essere collegate alle canalizzazioni in modo da essere facilmente smontabili ed ispezionabili. Le griglie di diffusione possono essere fornite di sistemi di taratura della portata e questi sistemi possono essere di tipo manuale od elettrico. Area PIP GdF GRUPPO FRIGO Manuale d'Uso Pag. 72 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I gruppi frigo (macchine adibite alla refrigerazione dei fluidi) Rappresentano la parte essenziale di un impianto di climatizzazione, in quanto questi gruppi raffreddano sfruttando il ciclo frigorifero il fluido ( acqua in genere) che viene inviato alle batterie di scambio termico dei singoli componenti, siano questi una unità di trattamento aria, fancoil. Per raffreddare l'acqua il ciclo frigorifero sfrutta il concetto di compressione ed espansione di un gas, che nei du e passaggi di stato condensazione ed evaporazione cede o assorbe calore al sistema nel quale opera. I compressori utilizzati nei gruppi frigo e/o pompe di calore possono essere di tipo centrifugo, di tipo alternativo o a vite. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA I gruppi frigo siano essi in versione solo freddo o pompa di calore vengono prodotti dai costruttori e devono essere marcati CE, inoltre devono essere installati da ditta qualificata ai sensi della legge 46/90 che ne deve rilasciare apposita dichiarazione di conformità, inoltre tali macchinari devono essere accompagnati da appositi libretti di uso e manutenzione. Area PIP GdF UNITà DI TRATTAMENTO ARIA Manuale d'Uso Pag. 73 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le Unità di trattamento aria, denominate U.T.A.costituiscono il cuore dell'impianto di climatizzazione servono a dare il massimo confort ambientale climatizzando i locali tramite il controllo dei parametri di umidità e di temperatura dell'aria immessa o ricircolata negli ambienti climatizzati.Le U.T.A. sono costituite da sezioni collegabili tra loro e composte secondo le esigenze dell'impianto progettato. In genere sono composti da una sezione di miscela o ricircolo, sezione filtrante, sezione riscaldamento e raffreddamento, sezione di umidificazione, sezione ventilante. Le batterie di riscaldamento e raffreddamento sono servite da caldaia o da gruppo frigo, in pompa di calore Inoltre tali impianti possono essere dotati di filtri scambiatori a recupero di calore con i flussi incrociati dell'aria, tali filtri servono a recuperare il calore dell'aria espulsa cedendolo all'aria di rinnovo immessa nell'impianto. e sono destinate al trattamento sia dell'aria primaria che di tutta quella necessaria alla climatizzazione. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le unità di trattamento aria in genere vengono progettate per i grandi ambienti e per limitare le emissioni sonore hanno grandi dimensioni, pertanto in genere vengono installate sui tetti degli stabili climatizzati. da esse si diramano i canali di mandata e di ripresa dell'aria. Le unità di trattamento possono essere acquistate già preassemblate oppure possono essere assemblate sul posto, comunque devono essere installate secondo progetto e da ditte qualificate, ed anche le operazioni di manutenzione da compiere su tali unità devono essere effettuate da personale qualificato. Area PIP GdF FILTRI Manuale d'Uso Pag. 74 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I filtri vengono utilizzati per filtrare l'aria trattata al fine di eliminare il più possibile particelle organiche, fumi ecc. I filtri vengono inoltre utilizzati per mantenere più a lungo l'efficacia dei macchinari che trattano l'aria ambiente, mantenendoli il più puliti possibile. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA I filtri devono essere certificati e devono essere accompagnati da apposita documentazione che ne specifica la durata, l'efficenza e le manutenzioni possibili, comunque in casi di sporcizia elevata cambiare i filtri anche prima della scadenza della durata. Area PIP GdF FILTRI ELETTROSTATICI Manuale d'Uso Pag. 75 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO TERMO-IDRAULICO Unità tecnologica: IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I filtri elettrostatici servono per eliminare dall'aria trattata i fumi o vapori causati da particelle volatili che sono caricabili elettricamente (fumo da sigaretta). Questi filtri sfruttano il concetto di catturare le particelle volatili caricate elettricamente facendole passare in un campo elettrostatico di carica opposta. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA I filtri devono essere certificati e devono essere accompagnati da apposita documentazione che ne specifica la durata, l'efficenza e le manutenzioni possibili, comunque in casi di sporcizia elevata cambiare i filtri anche prima della scadenza della durata. Area PIP GdF IMPIANTO DI SCARICO Manuale d'Uso Pag. 76 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA Il sistema di scarico è composto da una serie di elementi atti ad intercettare, raccogliere e convogliare o le acque meteoriche o le acque reflue da un fabbricato (o area pertinenziale) sino al punto di smaltimento. Ecco che l'intercettazione può avvenire sulla copertura di un edificio oppure su un piazzale esterno, oppure dalle colonne di scarico di un edificio e mediante adeguate pendenze riusciamo a portarle verso i canali di raccolta e successivamente con opportuni collegamenti indirizzarle verso la rete fognaria. Unità tecnologiche di classe IMPIANTO DI SCARICO - ACQUE METEORICHE - ACQUE REFLUE ACQUE METEORICHE Il sistema di scarico delle acque meteoriche è composto da una serie di elementi atti ad intercettare, raccogliere e convogliare le acque meteoriche sino al punto di smaltimento. Ecco che l'intercettazione può avvenire sulla copertura di un edificio oppure su un piazzale esterno, e mediante adeguate pendenze riusciamo a portare le acque verso i canali di raccolta e successivamente con opportuni collegamenti (pluviali o collettori, ecc.) indirizzarle verso canali naturali, o verso la rete fognaria. Il sistema di scarico è , solitamente composto da : a) canali di raccolta (gronda o bordo, ecc. a seconda che si tratti di coperture o piazzali, ecc.); b) elementi di convogliamento (collettori, pluviali, ecc.); elementi di raccordo ed ispezione (pozzetti); oltre ovviamente al sistema di ricezione delle acque che può essere un corso d'acqua, la rete fognaria, ecc. MODALITA' D'USO Le modalità d'uso corretto del sistema di scarico delle acque meteoriche sono ovviamente tutte quelle operazioni tali da salvaguardare la funzionalità del sistema stesso. E' pertanto necessario verificare periodicamente la pulizia degli elementi, i loro ancoraggi alla struttura portante e le caratteristiche di funzionalità nei momenti di forte pioggia. ACQUE REFLUE L'impianto di scarico delle acque reflue è composto da un insieme di componenti con lo scopo di raccogliere le acque usate (acque fecali, acque saponose e acque grasse) e trasportarle nel corpo ricettore che può essere anche la rete fognaria pubblica Solitamente i sistemi di scarico funzionano per gravità. Tutti gli impianti devono osservare le norme di igiene vigenti, tra le quali ricordiamo che tali sistemi devono smaltire rapidamente le acque di scarico ed essere a tenuta per evitare fuoriuscite di liquidi ed aeriformi. MODALITA' D'USO Le modalità d'uso corretto del sistema di scarico delle acque reflue sono ovviamente tutte quelle operazioni tali da salvaguardare la funzionalità del sistema stesso. E' pertanto necessario verificare periodicamente la pulizia degli elementi, i loro ancoraggi alla struttura portante e le caratteristiche di funzionalità. Area PIP GdF CANALI DI GRONDA E PLUVIALI Manuale d'Uso Pag. 77 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO DI SCARICO Unità tecnologica: ACQUE METEORICHE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I canali di gronda ed i pluviali costituiscono il sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche, mediante l'intercettazione delle acque sulle coperture ed il loro smaltimento a valle del manufatto, pertanto saranno di dimensioni tali da poter soddisfare entrambe le necessità. I canali di gronda sono gli elementi di raccolta che dalla superficie della copertura vanno verso il perimetro, convogliandosi in apposite canalizzazioni : i canali di gronda avranno andamento orizzontale o sub-orizzontale. I pluviali sono gli elementi di smaltimento e hanno la funzione di convogliare ai sistemi di smaltimento al suolo le acque meteoriche raccolte nei canali di gronda. Per i collegamenti degli elementi tra di loro e con la struttura portante si utilizzano elementi appositi : bocchettoni, converse, collari, collettori, fondelli, volute, staffe di ancoraggio, ecc. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le modalità d'uso corrette del sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche consistono in tutte quelle operazioni atte a salvaguardare la funzionalità del sistema stesso. Pertanto è necessario, periodicamente, verificare la pulizia degli elementi, i loro ancoraggi alla struttura portante ecc., e le caratteristiche di funzionalità generale nei momenti di forte pioggia. Area PIP GdF COLLETTORI Manuale d'Uso Pag. 78 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO DI SCARICO Unità tecnologica: ACQUE METEORICHE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I collettori sono condotte utilizzate quando vi è la necessità di collegare i pluviali tra loro e per il trasporto delle acque dall'elemento di raccolta sino al corpo ricettore. Normalmente vengono interrati tenendo presenti alcuni parametri : la quota e posizione della fognatura e la pendenza che devono avere. I materiali utilizzati per la realizzazione di tali collettori sono : cemento, gres, ghisa, acciaio smaltato, rame, pvc, polietilene, ecc. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le modalità d'uso corretto dei collettori per il trasporto delle acque meteoriche dall'elemento di raccolta sino al corpo ricettore, sono ovviamente tutte quelle operazioni tali da salvaguardare la funzionalità del sistema stesso. E' pertanto necessario verificare periodicamente la pulizia degli elementi mediante il controllo periodico dei pozzetti per la verifica di eventuali ristagni, la loro tenuta e quella dei collegamenti, mediante la verifica della presenza o meno di eventuali perdite e le caratteristiche di funzionalità nei momenti di forte pioggia. Area PIP GdF POZZETTI Manuale d'Uso Pag. 79 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO DI SCARICO Unità tecnologica: ACQUE METEORICHE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Tra i pozzetti si possono ricomprendere sia i pozzetti di drenaggio (caditoie), che i pozzetti di ispezione : i primi sono utili per raccogliere le acque che cadono su di una superficie, mentre i secondi consentono la verifica funzionale dei collettori a monte e a valle e quindi permettono di poter effettuare un costante monitoraggio della condotta. I pozzetti vengono incassati nel terreno, sono generalmente con struttura in cemento o muratura e sono dotati superiormente di un chiusino o di una griglia in cemento, ghisa, ecc.. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le modalità d'uso corretto dei pozzetti, quali elementi di raccolta delle acque di superficie o per l'ispezione della linea dei collettori, ove confluiscono i collettori (in ingresso ed uscita) per il trasporto delle acque meteoriche dall'elemento di raccolta sino al corpo ricettore, sono ovviamente tutte quelle operazioni tali da salvaguardare la funzionalità del sistema stesso. E' pertanto necessario verificare periodicamente gli elementi, mediante il controllo nei pozzetti di eventuali ristagni e la pulizia da fogliame e materiale vario. Area PIP GdF COLLETTORI DI SCARICO Manuale d'Uso Pag. 80 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO DI SCARICO Unità tecnologica: ACQUE REFLUE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I collettori di scarico sono condotte utilizzate per collegare il punto di produzione delle acque usate con la rete fognaria pubblica (o altro recettore). Normalmente i collettori vengono interrati tenendo presenti alcuni parametri : la quota e posizione della fognatura, la pendenza che devono avere. I materiali utilizzati per la realizzazione di tali collettori sono : piombo, gres, ghisa, rame, fibrocemento, pvc, polietilene, polipropilene,ecc. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le modalità d'uso corretto dei collettori per il trasporto delle acque usate dall'elemento di produzione (sanitari, ecc.) sino al corpo ricettore, sono ovviamente tutte quelle operazioni tali da salvaguardare la funzionalità del sistema stesso. E' pertanto necessario verificare periodicamente la pulizia degli elementi, mediante il controllo periodico dei pozzetti per la verifica di eventuali ristagni, la loro tenuta e quella dei collegamenti, mediante la verifica della presenza o meno di eventuali perdite e le caratteristiche di funzionalità. Area PIP GdF POZZETTI Manuale d'Uso Pag. 81 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO DI SCARICO Unità tecnologica: ACQUE REFLUE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE I pozzetti utilizzati per l'impianto di scarico sono pozzetti per l'ispezione del sistema : consentono la verifica funzionale dei collettori a monte e a valle e quindi permettono di poter effettuare un costante monitoraggio della condotta. I pozzetti vengono incassati nel terreno, sono generalmente con struttura in cemento e sono dotati superiormente di un chiusino di tenuta. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Le modalità d'uso corretto dei pozzetti, quali elementi per l'ispezione della linea, nei quali confluiscono i collettori (in ingresso ed uscita) per il trasporto delle acque usate dall'elemento di produzione sino al corpo ricettore, sono ovviamente tutte quelle operazioni tali da salvaguardare la funzionalità del sistema stesso. E' pertanto necessario verificare periodicamente gli elementi, mediante il controllo nei pozzetti di eventuali depositi ed intasamenti al fine di evitare la fuoriuscita di fluidi e/o aeriformi. Area PIP GdF FOSSE IMHOFF Manuale d'Uso Pag. 82 Classe di unità tecnologica: IMPIANTO DI SCARICO Unità tecnologica: ACQUE REFLUE 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le fosse Imhoff sono elementi utili per il trattamento depurativo delle acque di scarico. Sono composte da un comparto superiore che contiene la zona di decantazione del liquame con la zona di flottazione dei grassi, e da un comparto inferiore dove avviene la raccolta e la digestione anaerobica dei fanghi sedimentabili. Le acque, una volta trattate dalla fossa Imhoff, vengono disperse nel suolo (sub-irrigazione) oppure immesse nella rete fognaria. Le fosse Imhoff solitamente sono realizzate con elementi prefabbricati in cemento armato vibrato e in vetroresina. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Occorre provvedere alla periodica asportazione dei fanghi sedimentati mediante spurgo della fossa, oltre a periodici sopralluoghi per la verifica della tenuta ai fluidi ed aeriformi. Area PIP GdF ASCENSORI ED ELEVATORI Manuale d'Uso Pag. 83 DESCRIZIONE DELLA CLASSE DI UNITA' TECNOLOGICA Nella classe "Ascensori ed elevatori" si ricomprendono : - Ascensori elettrici (a fune) e/o idraulici (oleodinamici); - Montacarichi elettrici (a fune) e/o idraulici (oleodinamici); - Piattaforme elevatrici; - Servoscala (montascala). Con l'entrata in vigore del DPR n.162 del 30-04-'99 pubblicato sulla G.U. n.134 del 10-06-'99, gli impianti di ascensori e montacarichi di nuova costruzione devono essere eseguiti secondo la direttiva europea 95/16/CE. Le piattaforme elevatrici ed i servoscala sono assoggettati al D.M. 236/89 e alla Direttiva Macchine 89/392/Ce. Unità tecnologiche di classe ASCENSORI ED ELEVATORI - ASCENSORI E MONTACARICHI ASCENSORI E MONTACARICHI Per ascensore si intende un apparecchio elevatore a motore che collega livelli differenti di un manufatto, dotato di una cabina, munita di comandi e di dimensioni tali da consentire il trasporto di persone e/o cose, che si sposta lungo guide rigide di inclinazione sull'orizzontale superiore a 15°. Per montacarichi si intende un apparecchio elevatore a motore che collega livelli differenti di un manufatto, dotato di una cabina non munita di comandi e tale da consentire il trasporto di cose (talvolta persone ma solo per operazioni di carico e scarico), che si sposta lungo guide rigide di inclinazione sull'orizzontale superiore a 15°. Gli ascensori ed i montacarichi devono essere progettati, fabbricati e installati da persona abilitata al rilascio della dichiarazione di conformità relativa e all'apposizione della marcatura CE. MODALITA' D'USO La messa in servizio degli ascensori e dei montacarichi è soggetta ad una comunicazione al comune da parte del proprietario entro dieci giorni dalla data della dichiarazione CE di conformità dell'impianto, nella comunicazione devono essere annotate le seguenti caratteristiche dell'impianto: la velocità, la portata, la corsa , in numero di fermate e il tipo di stazionamento, oltre al nominativo o la ragione sociale dell'installatore dell'ascensore. La comunicazione deve inoltre contenere: l'indicazione della ditta a cui è stata affidata la manutenzione dell'impianto, l'indicazione del soggetto incaricato di effettuare le ispezioni periodiche sull'impianto che abbia accettato l'incarico. Le verifiche periodiche sugli impianti di ascensori devono essere effettuate ogni due anni e potranno essere effettuate dalle ASL, dalle ARPA o dall'Ispettorato del Lavoro, in alternativa il proprietario potrà avvalersi di organismi notificati ( art 13 DPR 162/99). L'ente che esegue la verifica è tenuto a rilasciare un verbale , verbale i cui esiti devono essere annotati o allegati ad un apposito libretto. Area PIP GdF MACCHINARI PER ASCENSORE/MONTACARICHI IDRAULICO Manuale d'Uso Pag. 84 Classe di unità tecnologica: ASCENSORI ED ELEVATORI Unità tecnologica: ASCENSORI E MONTACARICHI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE L'impianto "macchinario" di ascensore/montacarichi idraulico od oleodinamico è costituito da un circuito chiuso ad olio che tramite una centralina invia l'olio in pressione (o ne preleva tramite apposita valvola) in un cilindro posto nel vano corsa che aziona il pistone collegato alla cabina e ne consente il movimento di salita (o discesa). Gli ascensori idraulici possono essere a trazione diretta qualora il pistone solleva direttamente la cabina stessa, oppure indiretta (in taglia) quando un insieme di funi e pulegge collegano il pistone alla cabina stessa. Recentemente sono stati introdotti, in alternativa al locale macchine, gli "armadi", molto contenuti in dimensioni, atti al contenimento della centralina. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Il DPR 162/99 richiede che gli ascensori e i componenti di sicurezza siano marcati CE prima della loro immissione sul mercato. L'installatore dell'ascensore e il fabbricante dei componenti di sicurezza sono tenuti ad apporre, in modo chiaro e visibile, la marcatura CE e a redigere la dichiarazione di conformità CE secondo le indicazioni della direttiva 95/16/CE. Quali modalità d'uso corretta occorre controllare il funzionamento della centralina e dei meccanismi cilindro-pistone, oltre allo stato di conservazione delle tubazioni entro le quali scorre l'olio in pressione. Area PIP GdF CABINA Manuale d'Uso Pag. 85 Classe di unità tecnologica: ASCENSORI ED ELEVATORI Unità tecnologica: ASCENSORI E MONTACARICHI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE La cabina è la struttura, in materiale metallico o di vetro, che permette lo spostamento di persone, attraverso il vano corsa, verso l'alto o il basso; analoga funzione svolge il piano di carico per i montacarichi unica differenza che il suo utilizzo avviene per oggetti o materiali vari. Le pareti interne della cabina possono essere talvolta rivestite in legno trattato (ignifugo) o mediante pellicole plastiche. Le dimensioni della cabina sono dettate dagli spazi a disposizione e dall'offerta del mercato, ad ogni qual modo l'altezza interna deve essere maggiore o uguale a 2,00 metri. Nei casi possibili, la cabina deve essere progettata in modo da consentire l'accesso o l'uso da parte di disabili, pertanto di dimensioni idonee secondo quanto previsto dalla normativa sull'abbattimento delle barriere architettoniche. Le porte della cabina solitamente sono a scorrimento orizzontale (talvolta possiamo anche trovarne a due ante, oppure a scorrimento verticale o a soffietto). Sopra la cabina è presente "l'arcata di cabina" che è la struttura di sostegno della cabina stessa ai macchinari di trazione e dove è ubicato il paracadute di sicurezza, recentemente di tipo bidirezionale, ossia che interviene per contrastare eccessive velocità sia in discesa che in salita. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO Area PIP GdF CABINA (segue) Manuale d'Uso Pag. 86 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Nel piano di sbarco le porte di ingresso alla cabina devono essere dotate di dispositivo che eviti il rischio di schiacciamento tramite fotocellula o costola mobile. Le porte di piano devono avere una resistenza meccanica adeguata alle condizioni di uso previste e se di tipo antincendio, un'idonea resistenza al fuoco. Le cabine adibite a persone devono essere dotate di rivelatore di sovraccarico, che ne impedisca il movimento se il carico supera il valore massimo ammesso, consistente in un dispositivo ottico e/o acustico che avvisa gli utenti dello stato di sovraccarico. La comunicazione degli occupanti la cabina, in caso di emergenza, deve essere garantita da un apparato bidirezionale. Il movimento della cabina deve essere possibile solo a condizione che tutte le porte della cabina siano chiuse; stessa condizione deve essere presente nelle porte di piano. In caso di un guasto dell'alimentazione di energia o dei componenti, l'ascensore non deve cadere in basso in caduta libera, ma deve essere dotato di dispositivi che ne rallentino la caduta stessa in maniera graduale. L'illuminazione della cabina deve essere sufficiente durante l'uso o quando una porta di piano è aperta, inoltre deve essere garantita un'illuminazione di emergenza atta a consentire il normale svolgimento delle operazioni di soccorso. Area PIP GdF VANO CORSA Manuale d'Uso Pag. 87 Classe di unità tecnologica: ASCENSORI ED ELEVATORI Unità tecnologica: ASCENSORI E MONTACARICHI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Il vano corsa (o vano ascensore) è il vano entro al quale sono posti la cabina, le funi, le guide di scorrimento e l'eventuale contrappeso (talvolta, nei più recenti, anche il macchinario), gli interruttori di extracorsa, la catena di compensazione, e gli ammortizzatori di cabina. Il vano corsa deve essere munito di un proprio impianto d'illuminazione indipendente da tutti gli altri circuiti, la distanza che a cui i corpi illuminanti devono essere installati non deve superare i 7 metri. Tutti i corpi illuminanti devono essere protetti meccanicamente contro gli urti. Il comando per l'accensione delle lampade deve essere realizzato tramite due deviatori posti all'estremità del vano corsa e muniti di segnalazione luminosa. Nel vano corsa non devono essere installate tubazioni o canalizzazioni appartenenti ad altri impianti. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per l'uso corretto del vano corsa occorre controllare periodicamente lo stato di conservazione e manutenzione del vano. Poichè tutto ciò che è metallico, compreso le guide di scorrimento, deve essere collegato all'impianto di terra, occorre periodicamente verificare i collegamenti e i valori di terra. I vari elementi delle porte del vano corsa, serrature e pulsantiere devono essere messi a terra con un conduttore di protezione che ad ogni piano si colleghi alle guide, oppure con un conduttore g/v che colleghi tutti questi elementi tra loro e successivamente alle guide almeno in due punti estremi. Nel vano corsa e nel locale pulegge, la norma prevede l'installazione di una presa di corrente da 16A ( 2P+T) da posizionare nella fossa e derivata da un proprio circuito indipendente dalla linee F.M. dell'impianto elettrico dell'ascensore. Occorre provvedere periodicamente alla lubrificazione delle guide ed al controllo delle apparecchiature elettromeccaniche (impulsori, invertitori, ecc.) presenti. Area PIP GdF GUIDE DI CABINA Manuale d'Uso Pag. 88 Classe di unità tecnologica: ASCENSORI ED ELEVATORI Unità tecnologica: ASCENSORI E MONTACARICHI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le guide di cabina servono per consentire il movimento della cabina dell'ascensore e del contrappeso. Sono realizzate con elementi metallici fissati alla struttura portante (cemento armato o acciaio) con forme solitamente a doppio T, a T o a fungo ancorate alla struttura portante ogni 150 cm circa. Le guide devono sostenere la cabina con i suoi effetti dinamici ed anche tutte le sollecitazioni derivanti dall'eventuale apertura del paracadute di sicurezza. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Per l'uso corretto delle guide si deve controllare periodicamente i collegamenti di queste con la struttura portante al fine di assicurarsi che gli stessi siano sempre in condizione di resistere alle azioni che gravano sulle guide. Occorre altresì verificare lo stato di conservazione delle guarnizioni dei pattini di scorrimento della cabina sulle guide (per gli impianti con pattini a strisciamento), oppure l'usura delle ruote di scorrimento della cabina (per gli impianti con pattini a ruota). Area PIP GdF FUNI E CONTRAPPESO Manuale d'Uso Pag. 89 Classe di unità tecnologica: ASCENSORI ED ELEVATORI Unità tecnologica: ASCENSORI E MONTACARICHI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Le funi di un'ascensore servono per il collegamento della cabina al contrappeso. Sono utilizzate per gli impianti elettrici ed idraulici normali, mentre non sono presenti negli impianti idraulici a trazione diretta. Le funi, almeno tre in acciaio, sono avvolte su una puleggia ed hanno dimensioni tali da sostenere il carico, e le sollecitazioni aggiuntive, derivanti dalla cabina secondo quanto prescritto dalla norma ISO 4344. Il contrappeso è l'elemento che serve per far muovere la cabina grazie all'aderenza delle funi sulla puleggia. Esso è costituito da elementi in ghisa o di cemento di peso pari alla cabina incrementato del 50%, posti su una struttura in acciaio a sua volta collegata alle funi. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quale modalità d'uso corretto delle funi occorre controllare periodicamente il loro stato di usura, verificando, per tali fini ed in fase preventiva, che il diametro della puleggia consenta un'avvolgimento adeguato delle funi. La norma ISO 4344 prevede che le funi siano autolubrificate mediante un'anima tessile inserita nelle stesse. Per il contrappeso occorre verificare i suoi collegamenti con le funi. Le funi devono essere certificate. Area PIP GdF PORTE DI PIANO Manuale d'Uso Pag. 90 Classe di unità tecnologica: ASCENSORI ED ELEVATORI Unità tecnologica: ASCENSORI E MONTACARICHI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Per porte di piano si intendono le porte, previste ai sensi della direttiva 95/16/Ce, disposte ai vari piani per l'accesso alla cabina dell'ascensore, ma qualora l'ascensore non sia presente al piano costituiscono l'elemento di chiusura del varco e garantiscono dalla caduta nel vano corsa. Tali porte, in metallo o in vetro, sono solitamente automatiche a scorrimento orizzontale (ma possiamo trovarne ancora ad una o due ante), comandate da un dispositivo disposto sulla cabina dell'ascensore che garantisce l'apertura solidalmente a quelle dell'ascensore stesso. La larghezza minima di dette porte è 80 cm. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quale modalità d'uso corretta delle porte di piano occorre periodicamente verificare lo stato di conservazione nei riguardi della resistenza meccanica al fine di garantire le condizione di protezione in sicurezza contro i rischi di caduta nel vuoto, verificare che in corrispondenza delle porte di piano dell'ascensore sia presente un illuminamento minimo di 50 lux in corrispondenza del pavimento, in modo da poter vedere l'interno della cabina al momento della apertura delle porte, e controllare il corretto funzionamento della fotocellula che comanda la riapertura delle porte in caso di ritardi nell'ingresso/uscita di persone e cose. Area PIP GdF IMPIANTO ELETTRICO Manuale d'Uso Pag. 91 Classe di unità tecnologica: ASCENSORI ED ELEVATORI Unità tecnologica: ASCENSORI E MONTACARICHI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE L'impianto elettrico dell'ascensore ha lo scopo di fornire energia elettrica ai locali (cabina, vano corsa) ed ai macchinari preposti al movimento del piano mobile. La linea destinata all'alimentazione dell'impianto deve essere di tipo esclusivo, il suo utilizzo deve essere dedicato solo per l'impianto dell'ascensore, ciò per evitare che eventuali disservizi non facenti parte dell'impianto, provochino l'intervento degli interruttori di protezione con conseguente blocco dei motori destinati al sollevamento della cabina. L'impianto elettrico deve essere sempre diviso in due settori separati con le rispettive protezioni; alla linea di forza motrice (F.M.) che alimenta i motori non possono essere derivate linea per l'alimentazione di prese di servizio o parti dell'illuminazione. Per quanto concerne l'impianto di illuminazione, in questo è compresa: l'illuminazione della cabina, del vano corsa e del locale macchina; le prese di servizio installate nell'impianto devono essere derivate da tale settore. La presenza di un interruttore generale a protezione della linea montante, deve essere di tipo selettivo e tale che non intervenga per guasti locali. In riferimento alle normative vigenti, i circuiti elettrici degli ascensori devono essere installati in modo tale che non sia possibile confonderli con gli altri, inoltre un eventuale guasto non deve provocare situazioni pericolose e il funzionamento dell'ascensore deve dipendere da meccanismi controllati da un circuito di comando a sicurezza intrinseca. L'interruttore generale della F.M. deve essere ubicato in posizione facilmente accessibile dall'accesso del locale macchinario, inoltre tale interruttore deve essere del tipo bloccabile in posizione di apertura , a mezzo di lucchetto o dispositivo equivalente. Il dimensionamento dei componenti sia della F.M. che dell'impianto di illuminazione deve essere eseguito secondo progetto elaborato da un professionista iscritto all'Albo. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA L'alimentazione di un impianto elettrico di ascensore può essere eseguita in due modi: o separando le due linee, Area PIP GdF IMPIANTO ELETTRICO (segue) Manuale d'Uso Pag. 92 F.M. e illuminazione alla partenza, in prossimità del gruppo di misura o eseguendo tale separazione nel locale macchina. L'impianto, provvisto di terra, deve essere sempre protetto da interruttori magnetotermici differenziali ad alta sensibilità, ciò al fine di evitare incidenti dovuti ai contatti diretti o indiretti. L'impianto di terra composto da proprio dispersore, conduttore di terra e conduttore di protezione, deve essere collegato all'impianto di terra condominiale. La norma prevede che all'impianto di terra dell'ascensore devono essere collegate tutte le masse metalliche estranee, compreso le guide di scorrimento della cabina. L'eventuale attraversamento delle linee elettriche di locali compartimentati, obbliga il ripristino dello stato preesistente, utilizzando nell'attraversamento materiale idoneo ad evitare la propagazione dell'incendio. Al fine di poter eseguire la manutenzione dell'impianto, il vano corsa del fabbricato deve essere provvisto di illuminazione in cui valore di illuminamento non sia inferiore a 50 lux sia a 1 metro sopra al tetto della cabina che sopra al pavimento della fossa, mentre l'illuminazione all'interno del locale macchine deve assicurare un illuminamento medio non inferiore a 200 lux. Negli edifici civili aventi un vano corsa superiore a 20 m ( altezza 24 m in gronda ) e negli edifici industriali, è obbligo, quale prevenzione incendi, installare al piano terra e nel locale macchinari, un interruttore di sezionamento per l'emergenza. Area PIP GdF QUADRO ELETTRICO E QUADRO DI MANOVRA Manuale d'Uso Pag. 93 Classe di unità tecnologica: ASCENSORI ED ELEVATORI Unità tecnologica: ASCENSORI E MONTACARICHI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Il quadro elettrico, sempre posizionato nel locale macchine, vede installate nel suo interno tutte le protezioni ( interruttori, sezionatori, relè, ecc..) utilizzate per l'alimentazione elettrica degli apparati; in esso devono essere sempre presenti i due interruttori generali, uno per l'illuminazione e l'altro per i motori ( F.M. ) : quest'ultimo dovrà essere corredato di bobina di sgancio, azionabile tramite pulsante di emergenza, per l'arresto della corsa della cabina. A monte di tale quadro, in prossimità del gruppo di misura, dovrà essere sempre presente un interruttore generale a servizio esclusivo dell'impianto ascensore. Nel caso di divisione delle linee, illuminazione e F.M. direttamente alla partenza, oltre all'interruttore generale, si dovrà provvedere ad installare, in apposito contenitore, i due interruttori a protezione delle linee derivate; nel locale macchine sarà presente ugualmente un quadro contenente le sole protezioni dei vari settori. Il quadro di manovra contiene tutti i meccanismi elettrici ed elettromeccanici idonei all'alimentazione dei motori di sollevamento della cabina. Da evidenziare che la manutenzione dei due quadri è normalmente di competenza di tecnici diversi. Il quadro elettrico può essere installato, verificato e modificato da installatori aventi i requisiti previsti dalla sola legge 46/90, al quadro di manovra possono accedere e operare solo installatori in regime di garanzia di qualità, i quali devono rilasciare, a fine intervento, una dichiarazione CE di conformità. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Caratteristica essenziale di un quadro elettrico è quella di smaltire agevolmente la temperatura che si crea al suo interno : pertanto le dimensioni del contenitore devono essere tali da evitare il surriscaldamento dei componenti nel loro funzionamento ordinario. Nel caso di contenitori metallici, questi devono essere collegati all'impianto di terra tramite conduttore g/v di sezione non inferiore a 6mmq. La scelta dei componenti (interruttori) è di Area PIP GdF QUADRO ELETTRICO E QUADRO DI MANOVRA (segue) Manuale d'Uso Pag. 94 competenza del progettista dell'impianto e tuttavia per tale scelta dovranno essere prese in considerazioni varie grandezze nominali, quali la tensione nominale d'impiego, la corrente convenzionale di non intervento, la corrente convenzionale di intervento del relè termico, la corrente di intervento istantaneo (intervento magnetico) , il potere di interruzione e le caratteristiche di intervento ( curva B, C, D, o K ). Al fine di evitare interventi intempestivi delle protezioni, è opportuno che questi abbiano una selettività idonea; l'eventuale cortocircuito o sovraccarico sulla linea di illuminazione non deve mettere fuori servizio l'intero impianto, compreso la linea i d F.M.( motori elettrici ) e viceversa. La selettività delle protezioni, vista l'importanza, deve essere adottata anche per gli interruttori differenziali, installando differenziali selettivi a monte dell'impianto. Nel locale macchina la norma prevede una presa di corrente da 16A ( 2P+T), derivata da un proprio circuito indipendente dalla linee F.M. dell'impianto elettrico dell'ascensore. Area PIP GdF PULSANTIERA Manuale d'Uso Pag. 95 Classe di unità tecnologica: ASCENSORI ED ELEVATORI Unità tecnologica: ASCENSORI E MONTACARICHI 1. DESCRIZIONE DELL'ELEMENTO TECNICO MANUTENIBILE Per pulsantiere si intendono gli elementi dedicati al comando dell'ascensore. Sono ubicati sia ai vari piani, per la chiamata dello stesso, che all'interno della cabina per la selezione del piano prescelto, oltre ai dispositivi di allarme e segnalazione. 2. COLLOCAZIONE DELL'ELEMENTO NELL'INTERVENTO 3. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL'ELEMENTO 4. MODALITA' D'USO CORRETTA Quale modalità d'uso corretta delle pulsantiere occorre verificare il corretto funzionamento nel tempo dei comandi di selezione, di comunicazione o di segnalazione, mediante prove periodiche. Area PIP GdF Manuale d'Uso Pag. 96 MANUALE D'USO - INDICE CLASSI DI UNITA' TECNOLOGICHE ACQUEDOTTI E FOGNATURE ...................................................................................................... STRUTTURA PORTANTE .............................................................................................................. CHIUSURA VERTICALE ................................................................................................................. CHIUSURA ORIZZONTALE ........................................................................................................... PARTIZIONE VERTICALE .............................................................................................................. PARTIZIONE ORIZZONTALE ......................................................................................................... AREE ESTERNE ............................................................................................................................. IMPIANTO ELETTRICO .................................................................................................................. IMPIANTO TERMO-IDRAULICO .................................................................................................... IMPIANTO DI SCARICO ................................................................................................................. ASCENSORI ED ELEVATORI ........................................................................................................ Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 1 8 12 18 22 27 35 40 66 76 83 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 1 1 8 8 12 12 12 18 22 22 22 27 27 27 27 35 40 40 42 42 66 76 76 83 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 2 3 4 5 6 7 9 10 11 13 14 15 16 17 19 UNITA' TECNOLOGICHE ACQUEDOTTI ................................................................................................................................. FOGNATURE .................................................................................................................................. STRUTTURE DI FONDAZIONE ..................................................................................................... STRUTTURE DI ELEVAZIONE ...................................................................................................... INFISSI ESTERNI ........................................................................................................................... PARETI ESTERNE ......................................................................................................................... RIVESTIMENTI ESTERNI ............................................................................................................... COPERTURE PIANE ...................................................................................................................... PARETI INTERNE ........................................................................................................................... RIVESTIMENTI INTERNI ................................................................................................................ INFISSI INTERNI ............................................................................................................................ CONTROSOFFITTI ......................................................................................................................... PAVIMENTAZIONI ESTERNE ........................................................................................................ PAVIMENTAZIONI INTERNE ......................................................................................................... SOLAI .............................................................................................................................................. SISTEMAZIONI ESTERNE ............................................................................................................. IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI ............................................................................. IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER INTERNI .............................................................................. IMPIANTO DI MESSA A TERRA .................................................................................................... IMPIANTO ELETTRICO INTERNO ................................................................................................ IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE ................................................................................................. ACQUE METEORICHE ................................................................................................................... ACQUE REFLUE ............................................................................................................................. ASCENSORI E MONTACARICHI ................................................................................................... ELEMENTI TECNICI MANUTENIBILI Condotte .......................................................................................................................................... Pozzetti di scarico ............................................................................................................................ Saracinesche ................................................................................................................................... Pozzetti di ispezione ........................................................................................................................ Caditoie ........................................................................................................................................... Collettori e condotte ......................................................................................................................... Fondazioni continue (a sacco) ......................................................................................................... Strutture verticali in c.a. ................................................................................................................... Strutture orizz. o inclinate in c.a. ..................................................................................................... Finestre in leghe leggere di alluminio .............................................................................................. Tamponamenti in laterizio ............................................................................................................... Intonaco ordinario ............................................................................................................................ Tinteggiature .................................................................................................................................... Rivestimenti lapidei .......................................................................................................................... Struttura in latero-cemento .............................................................................................................. Area PIP GdF Manuale d'Uso Pag. 97 MANUALE D'USO - INDICE (segue) Impermeabilizzazione con manti bituminosi .................................................................................... Canali di gronda e pluviali ............................................................................................................... Pareti in muratura ............................................................................................................................ Intonaco ordinario ............................................................................................................................ Rivestimenti ceramici ...................................................................................................................... Porte ................................................................................................................................................ Pannelli ............................................................................................................................................ Pavimenti in materiale ceramico ..................................................................................................... Pavimenti in materiale lapideo ......................................................................................................... Pavimenti in materiale ceramico ..................................................................................................... Pavimenti in materiale lapideo ......................................................................................................... Struttura in latero-cemento .............................................................................................................. Sistemazioni a verde ....................................................................................................................... Marciapiedi ...................................................................................................................................... Percorsi esterni asfaltati .................................................................................................................. Percorsi esterni pavimentati ............................................................................................................ Lampade ad incandescenza ........................................................................................................... Lampade a ioduri metallici ............................................................................................................... Lampade fluorescenti ...................................................................................................................... Strutture per corpi illuminanti ........................................................................................................... Apparecchi di illuminazione ............................................................................................................. Lampade ad incandescenza ........................................................................................................... Lampade fluorescenti ...................................................................................................................... Illuminazione di sicurezza ................................................................................................................ Lampade per insegna luminosa ...................................................................................................... Conduttori di terra e di protezione ................................................................................................... Dispersori ........................................................................................................................................ Conduttori equipotenziali ................................................................................................................. Tubazioni e canalizzazioni ............................................................................................................... Linee quadri e protezioni ................................................................................................................. Cabine elettriche .............................................................................................................................. Batterie a condensazione ................................................................................................................ Tubazioni ......................................................................................................................................... Caldaie ............................................................................................................................................ Ventilconvettori ................................................................................................................................ Canalizzazioni .................................................................................................................................. Gruppo frigo .................................................................................................................................... Unità di trattamento aria .................................................................................................................. Filtri .................................................................................................................................................. Filtri elettrostatici .............................................................................................................................. Canali di gronda e pluviali ............................................................................................................... Collettori .......................................................................................................................................... Pozzetti ............................................................................................................................................ Collettori di scarico .......................................................................................................................... Pozzetti ............................................................................................................................................ Fosse Imhoff .................................................................................................................................... Macchinari per ascensore/montacarichi idraulico ........................................................................... Cabina ............................................................................................................................................. Vano corsa ...................................................................................................................................... Guide di cabina ................................................................................................................................ Funi e contrappeso .......................................................................................................................... Porte di piano .................................................................................................................................. Impianto elettrico ............................................................................................................................. Quadro elettrico e quadro di manovra ............................................................................................. Pulsantiera ....................................................................................................................................... Area PIP GdF Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 20 21 23 24 25 26 29 30 31 32 33 34 36 37 38 39 44 46 48 49 50 51 53 55 57 58 59 60 61 62 64 67 68 69 70 71 72 73 74 75 77 78 79 80 81 82 84 85 87 88 89 90 91 93 95 Manuale d'Uso Pag. 98 MANUALE D'USO - INDICE DEGLI ELEMENTI ACQUEDOTTI E FOGNATURE ACQUEDOTTI Condotte ........................................................................................................... Pozzetti di scarico ............................................................................................. Saracinesche .................................................................................................... FOGNATURE Pozzetti di ispezione ......................................................................................... Caditoie ............................................................................................................. Collettori e condotte .......................................................................................... Pag. Pag. Pag. 2 3 4 Pag. Pag. Pag. 5 6 7 STRUTTURA PORTANTE STRUTTURE DI FONDAZIONE Fondazioni continue (a sacco) .......................................................................... Pag. STRUTTURE DI ELEVAZIONE Strutture verticali in c.a. .................................................................................... Pag. Strutture orizz. o inclinate in c.a. ....................................................................... Pag. CHIUSURA VERTICALE INFISSI ESTERNI Finestre in leghe leggere di alluminio ............................................................... PARETI ESTERNE Tamponamenti in laterizio ................................................................................ RIVESTIMENTI ESTERNI Intonaco ordinario ............................................................................................. Tinteggiature ..................................................................................................... Rivestimenti lapidei ........................................................................................... 9 10 11 Pag. 13 Pag. 14 Pag. Pag. Pag. 15 16 17 CHIUSURA ORIZZONTALE COPERTURE PIANE Struttura in latero-cemento ............................................................................... Pag. Impermeabilizzazione con manti bituminosi ..................................................... Pag. Canali di gronda e pluviali ................................................................................. Pag. 19 20 21 PARTIZIONE VERTICALE PARETI INTERNE Pareti in muratura ............................................................................................. RIVESTIMENTI INTERNI Intonaco ordinario ............................................................................................. Rivestimenti ceramici ........................................................................................ INFISSI INTERNI Porte ................................................................................................................. Pag. 23 Pag. Pag. 24 25 Pag. 26 Pag. 29 Pag. Pag. 30 31 Pag. Pag. 32 33 Pag. 34 AREE ESTERNE SISTEMAZIONI ESTERNE Sistemazioni a verde ........................................................................................ Pag. 36 PARTIZIONE ORIZZONTALE CONTROSOFFITTI Pannelli ............................................................................................................. PAVIMENTAZIONI ESTERNE Pavimenti in materiale ceramico ....................................................................... Pavimenti in materiale lapideo .......................................................................... PAVIMENTAZIONI INTERNE Pavimenti in materiale ceramico ....................................................................... Pavimenti in materiale lapideo .......................................................................... SOLAI Struttura in latero-cemento ............................................................................... Area PIP GdF Manuale d'Uso Pag. 99 MANUALE D'USO - INDICE DEGLI ELEMENTI (segue) Marciapiedi ....................................................................................................... Pag. Percorsi esterni asfaltati ................................................................................... Pag. Percorsi esterni pavimentati ............................................................................. Pag. IMPIANTO ELETTRICO IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER ESTERNI Lampade ad incandescenza ............................................................................. Lampade a ioduri metallici ................................................................................ Lampade fluorescenti ....................................................................................... Strutture per corpi illuminanti ............................................................................ Apparecchi di illuminazione .............................................................................. IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE PER INTERNI Lampade ad incandescenza ............................................................................. Lampade fluorescenti ....................................................................................... Illuminazione di sicurezza ................................................................................. Lampade per insegna luminosa ....................................................................... IMPIANTO DI MESSA A TERRA Conduttori di terra e di protezione .................................................................... Dispersori ......................................................................................................... Conduttori equipotenziali .................................................................................. IMPIANTO ELETTRICO INTERNO Tubazioni e canalizzazioni ................................................................................ Linee quadri e protezioni .................................................................................. Cabine elettriche ............................................................................................... IMPIANTO TERMO-IDRAULICO IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE Batterie a condensazione ................................................................................. Tubazioni .......................................................................................................... Caldaie .............................................................................................................. Ventilconvettori ................................................................................................. Canalizzazioni ................................................................................................... Gruppo frigo ...................................................................................................... Unità di trattamento aria ................................................................................... Filtri ................................................................................................................... Filtri elettrostatici ............................................................................................... IMPIANTO DI SCARICO ACQUE METEORICHE Canali di gronda e pluviali ................................................................................. Collettori ............................................................................................................ Pozzetti ............................................................................................................. ACQUE REFLUE Collettori di scarico ........................................................................................... Pozzetti ............................................................................................................. Fosse Imhoff ..................................................................................................... ASCENSORI ED ELEVATORI ASCENSORI E MONTACARICHI Macchinari per ascensore/montacarichi idraulico ............................................ Cabina .............................................................................................................. Vano corsa ....................................................................................................... Guide di cabina ................................................................................................. Funi e contrappeso ........................................................................................... Porte di piano .................................................................................................... Impianto elettrico .............................................................................................. Quadro elettrico e quadro di manovra .............................................................. Pulsantiera ........................................................................................................ Area PIP GdF 37 38 39 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 44 46 48 49 50 Pag. Pag. Pag. Pag. 51 53 55 57 Pag. Pag. Pag. 58 59 60 Pag. Pag. Pag. 61 62 64 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 67 68 69 70 71 72 73 74 75 Pag. Pag. Pag. 77 78 79 Pag. Pag. Pag. 80 81 82 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 84 85 87 88 89 90 91 93 95 Area PIP Guardia di Finanza 1ª settimana 2ª settimana 3ª settimana 4ª settimana 5ª settimana 6ª settimana 7ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] IMPIANTISTICA [] OPERE ESTERNE, PIANO TERRA [] IMPIANTO CLIMA 8ª settimana 9ª settimana 10ª settimana 11ª settimana 12ª settimana 13ª settimana 14ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] IMPIANTISTICA [] OPERE ESTERNE, PIANO TERRA [] IMPIANTO CLIMA 15ª settimana 16ª settimana 17ª settimana 18ª settimana 19ª settimana 20ª settimana 21ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] IMPIANTISTICA [] OPERE ESTERNE, PIANO TERRA [] IMPIANTO CLIMA 22ª settimana 23ª settimana 24ª settimana 25ª settimana 26ª settimana 27ª settimana 28ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] IMPIANTISTICA [] OPERE ESTERNE, PIANO TERRA [] IMPIANTO CLIMA 29ª settimana 30ª settimana 31ª settimana 32ª settimana 33ª settimana 34ª settimana 35ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] IMPIANTISTICA [] OPERE ESTERNE, PIANO TERRA [] IMPIANTO CLIMA 36ª settimana 37ª settimana 38ª settimana 39ª settimana 40ª settimana 41ª settimana 42ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] IMPIANTISTICA [] OPERE ESTERNE, PIANO TERRA [] IMPIANTO CLIMA 43ª settimana 44ª settimana 45ª settimana 46ª settimana 47ª settimana 48ª settimana 49ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] IMPIANTISTICA [] OPERE ESTERNE, PIANO TERRA [] IMPIANTO CLIMA 50ª settimana 51ª settimana 52ª settimana 53ª settimana 54ª settimana 55ª settimana 56ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] IMPIANTISTICA [] OPERE ESTERNE, PIANO TERRA [] IMPIANTO CLIMA 57ª settimana 58ª settimana 59ª settimana 60ª settimana 61ª settimana 62ª settimana 63ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] IMPIANTISTICA Area PIP Guardia di Finanza 57ª settimana 58ª settimana 59ª settimana 60ª settimana 61ª settimana 62ª settimana 63ª settimana l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d l m m g v s d [] OPERE ESTERNE, PIANO TERRA [] IMPIANTO CLIMA C AN TI ER E