La Regolazione Dimmer delle Lampade a LED

LIBRO BIANCO
La Regolazione
Dimmer delle
Lampade a LED
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INDICE
Introduzione: ambito del documento
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01 Perché illuminare con i LED? Vantaggi e limiti nell’uso dei LED
5
5
6
Tavola IESNA di confronto delle fonti di illuminazione
02 Quale luce a LED? Parametri prestazionali
Impatto ambientale
Garanzia
7
7
7
7
03 Architettura di controllo di un corpo illuminante a LED
8
Composizione dei corpi illuminanti a LED8
04 Perché dimmerare i LED?
a. Domande da porsi nella regolazione dimmer di una lampada a LED
b. Tipologie di prodotti a LED
c. Intervallo di regolazione dimmer
d. Prestazioni del dimmer
e. Tecnologie di controllo
i. Regolazione a Fase anticipata
ii. Regolazione a Fase Inversa
iii.Controllo 0-10 V
iv. DALI
v. DMX-512
f. Numero di lampade per dimmer
05
Tipi di controllo e installazioni
10
11
11
13
14
14
14
15
15
15
16
17
18
a. Sistema di controllo centralizzato18
b. Controllo Locale18
c. Installazione di lampade a LED18
d. Installazione di corpi illuminanti a LED18
06Conclusion
19
Appendice A
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Riconoscimenti
Amanda Beebe – Lutron
Aussie Kizirian - Interior Technologies
Ken Byrd – Cree
Acronimi
• CBCP – Center Beam Candlepower
• CCT – Correlated Color Temperature
• CFL – Compact Fluorescent Lamp
• CRI – Color Rendering Index
• DALI – Digital Addressable Lighting Interface
• DMX-512 – Digital Multiplex Interface
• ELV – Extra Low Voltage
• LED – Light Emitting Diode
• LPW – Lumens Per Watt
• MLV – Magnetic Low Voltage
• UL – Underwriters Laboratories
Definizioni
Efficacia (LPW): L’efficacia complessiva di un
apparecchio luminoso, la sua totale emissione
luminosa utilizzabile (espressa in lumen) divisa
per la potenza elettrica reale (espressa in watt).
Comunemente indicata con “Lumen Per Watt”
o LPW.
Temperatura di Colore Correlata (CCT): Indica
la temperatura del corpo nero, o radiatore di
Planck, il cui colore percepito si avvicina con
maggiore precisione a quello di una determinata
sorgente di luce avente la stessa luminosità e sotto
specifiche condizioni di visualizzazione. Si misura
in Kelvin (K).
Indice di Resa Cromatica (CRI): La capacità di
una sorgente luminosa di riprodurre fedelmente
il colore di vari oggetti rispetto a una sorgente di
luce ideale o naturale.
Durata del LED: Il numero di ore di funzionamento
durante le quali un LED può mantenere almeno
il 70% della sua luminosità originale, secondo
condizioni prefissate di temperatura e flusso
luminoso. E’ anche indicato come L70. (I LED non
si bruciano improvvisamente come le sorgenti a
incandescenza o fluorescenti ma diventano
progressivamente meno luminosi mano a mano
che vengono utilizzati).
Distribuzione Spettrale di Potenza (SPD):
L’intensità della potenza luminosa per unità di
superficie e per unità di lunghezza d’onda di una
sorgente luminosa. E’ rappresentata da un grafico
bidimensionale, dove l’asse delle ascisse riporta la
lunghezza d’onda e l’asse delle ordinate misura la
potenza luminosa relativa, per unità di superficie.
Fattore di Potenza (PF): Il rapporto tra potenza
reale e potenza apparente. Comunemente
indicato con una percentuale (%) o un numero
a due decimali (0,00).
Intervallo di Regolazione Dimmer: Rapporto tra il
valore minimo e il valore massimo della luminosità
misurata, di solito espresso in percentuale (%).
Driver: dispositivo ausiliario necessario per pilotare
e variare l’intensità della luce emessa dalla
lampada a LED, regolandone la tensione e
la corrente assorbita.
Luce Misurata: Un determinato livello di
luminosità, definito da un costruttore.
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INTRODUZIONE: AMBITO
DEL DOCUMENTO
Questo lavoro si prefigge di illustrare al lettore
benefici, prestazioni, utilizzo corretto e limitazioni
dell’illuminazione a LED (Light Emitting Diode).
Vengono esaminati i diversi tipi di lampade
disponibili e le loro caratteristiche (cioè l’intervallo
di regolazione possibile), le diverse fonti di
alimentazione (interne o esterne), le prestazioni
e i dispositivi di regolazione dimmer dei LED.
“La regolazione dimmer delle lampade LED” si
focalizza sulle applicazioni di illuminazione nel
residenziale e sui requisiti tecnici necessari per
realizzare una corretta predisposizione dei cablaggi
di un impianto a LED.
Il documento, inoltre, mette a confronto
l’illuminazione a LED con le altre tecnologie oggi
disponibili sul mercato, riferendosi a: compatibilità
con i sistemi di controllo, fotometria, qualità della
luce, distribuzione di spettro- potenza, durata di
vita prevista, requisiti per installazioni particolari,
impedenza delle sorgenti e rumore di linea.
Nella maggior parte dei casi, nelle installazioni in
ambito residenziale, l’illuminazione a LED è conforme
a tutti i requisiti in modo soddisfacente o addirittura
superiore.
Questo fascicolo affronta il ritorno sugli investimenti
(ROI), che comprende maggiore efficienza, minori
rischi rispetto alle lampade fluorescenti compatte
(CFL), benefici sui costi e migliore impatto estetico.
Oltre a questi aspetti, prende in considerazione un
elenco di argomenti che l’integratore di sistema e
progettista dovrebbe discutere col proprio cliente
prima di procedere alla fase di progettazione.
Le informazioni e le applicazioni contenute in questo
documento si riferiscono esclusivamente ai LED a
luce bianca e non ai loro omologhi RGB. Allo stesso
modo non sono discusse le differenze tra i produttori,
anche se vengono forniti gli strumenti per valutare
se un determinato produttore soddisfi i requisiti
necessari all’implementazione di un progetto. Un
elenco degli standard che regolano l’efficacia e le
prestazioni dei prodotti è riportato in appendice.
Le informazioni qui riportate hanno valore
esclusivamente educativo: CEDIA non intende in
alcun modo riferirsi a produttori o prodotti specifici.
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01 PERCHÉ ILLUMINARE CON I LED?
Il LED è un dispositivo elettronico in grado di
produrre luce quando è attraversato da una corrente
elettrica; il colore della luce emessa dipende dal
materiale di cui è costituito. I LED sono disponibili
nei colori rosso, blu, ambra, verde e tonalità vicine
all’ultravioletto, con potenze luminose che vanno
dai 10 ai 200 lumen. I LED generalmente utilizzati
nelle applicazioni di illuminazione sfruttano
prevalentemente il processo di “conversione al
fosforo” dove il chip di un LED a luce blu viene
ricoperto da uno strato di fosforo giallo. Il fosforo
assorbe una parte della luce blu ed emette luce
gialla. Quando la luce blu che non è stata assorbita si
mescola con la luce gialla, si ottiene la luce “bianca”.
dimmerare le lampade, e in caso sia possibile farlo
possono esserci limitazioni nella regolazione o nella
compatibilità col sistema.
Nella comparazione delle fonti luminose, alcuni dei
parametri di interesse sono l’efficacia, la qualità e
la durata come indicato nella tabella 1. L’efficacia è
espressa in LPW, che denota i lumen generati da
ciascun watt elettrico assorbito, la qualità della luce
si esprime con l’indice di resa cromatica (CRI), che
esprime la capacità di una sorgente luminosa di
restituire fedelmente ogni colore dello spettro visibile
e la durata di vita utile esprime il numero di ore in cui
la lampada è utilizzabile.
Come si evince dalla tabella IESNA, nell’utilizzo dei
LED per scopi di illuminazione generica vi sono sia
parecchi vantaggi sia limitazioni. Le installazioni
che sfruttano illuminazione a LED possono
raggiungere un’efficacia che varia da 25 LPW a
oltre 80 LPW, rispetto all’efficacia di una lampada a
incandescenza, che può essere di 5-10 LPW. I LED,
infatti, convertono l’energia elettrica in emissioni
luminose con rese intorno al 30%, rispetto a valori
inferiori al 5% per le lampade a incandescenza,
producendo, di conseguenza, una quantità di calore
notevolmente inferiore. I LED riescono a raggiungere
una durata di vita utile che va da 25.000 ore a oltre
100.000 ore, rispetto alle circa 1.000 ore di vita di
un’incandescente. Inoltre, i LED non contengono
materiali pericolosi come i vapori di mercurio che
si trovano nelle lampade fluorescenti compatte.
Una delle limitazioni dei LED è data dai costi più
elevati, dal momento che i LED ad alta luminosità,
necessari per applicazioni generiche di illuminazione,
sono costosi. Essi richiedono anche driver elettronici
specifici per convertire la tensione alternata di rete in
una tensione continua richiesta dalle matrici di LED.
Questi fattori, combinati con gli speciali accorgimenti
utilizzati nella progettazione dei dissipatori di calore,
rendono i dispositivi basati sui LED notevolmente più
costosi. Un’altra limitazione riguarda il basso numero
di applicazioni realizzabili a causa dei vincoli imposti
dalla temperatura ambientale di funzionamento, da
una tecnologia relativamente giovane e una minore
conoscenza di questa tecnologia. Non sempre si
trovano apparecchi di illuminazione a LED adatti
per ogni applicazione o esigenza estetica. Infine,
sebbene esista una vasta gamma di prodotti
basati su elementi a LED, non sempre è consentito
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01 PERCHÉ ILLUMINARE CON I LED?
Tabella 1: Tavola IESNA di confronto delle fonti di illuminazione
Sorgente e
Colore di
Temperatura
Correlato
Lampade
(Watts)
Efficacia
(LPW)
Durata
di Vita
(Ore)
CRI
Tempo di
Avvio e di
Riscaldamento
(Minuti)
Range di
Dimmerazione
(Percentuale
di Luce in
Uscita)
Lumen
Iniziali
Filamento
Incandescente
Standard (2700 K)
100
17
750
100
0
100 - 0
1690
Tungsteno – Alogeno
(2950 K)
300
20
2000
100
0
100 - 0
6000
Tungsteno – Alogeno
(2850 K)
90
14
2500
100
0
100 - 0
1280
Fluorescente a
segnale d’uscita alto
(3000 K – 4000 K)
54
93
20000
85
0
100 - 1
2900
Fluorescente
(3000 K – 4100 K)
32
88
20000
75
0
100 - 1
2800
Fluorescente
compatta a tubo
twin lungo
(3000 K - 4100 K)
38
87
20000
82
1
100 - 5
3300
Fluorescente
compatta a tubo
twin doppio
(2700 K - 4100 K)
26
70
10000
82
1
100 - 5
1800
Vapore di Mercurio
(6800 K)
175
45
24000
20
< 10
100 - 10
7900
Ioduri Metallici,
elevato wattaggio
(4000 K)
400
90
20000
65
< 10
100 - 50
36000
Ioduri Metallici,
basso wattaggio
(3200 K)
100
81
10000
70
<5
100 - 50
8075
Scarica di gas, basso
wattaggio (2100 K)
70
90
24000
21
<5
100 - 50
6300
Scarica di gas,
elevato wattaggio
(a diffusione)
250
104
24000
21
<5
100 - 50
26000
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02QUALE LUCE A LED?
In questa sezione sono discussi alcuni aspetti
importanti da considerare nella selezione dei corpi
illuminanti a LED come, i parametri relativi alle
prestazioni e le condizioni di garanzia.
I parametri prestazionali da considerare nella scelta
dei corpi illuminanti a LED sono: qualità della luce,
efficacia, fattore di potenza e durata. Differenti fonti
di luce bianca hanno diverse caratteristiche e durante
il processo di selezione deve essere posta attenzione
al fine di garantire che per ciascuna applicazione
venga utilizzata la sorgente più idonea.
Le misure più comuni che esprimono la qualità della
luce sono la temperatura di colore (CCT) e l’indice
di resa cromatica (CRI). Il CRI di corpi illuminanti a
LED può variare circa da 80 a 95. Per i tipici LED a
luce blu, che sfruttano la tecnologia di conversione al
fosforo, il CRI è in genere inversamente proporzionale
all’efficacia, il che significa che un alto CRI comporta
bassi valori di LPW (Lumen per Watt), e viceversa.
Infine, la garanzia è un aspetto critico che dovrebbe
essere esaminato prima di assegnare una commessa.
Lo standard tipico del settore è una garanzia limitata
a tre anni che copre i difetti di fabbricazione,
sebbene alcune aziende offrano una garanzia estesa
a cinque anni. Gli acquirenti dovrebbero assicurarsi
che il fabbricante abbia la possibilità di rispettare le
condizioni di garanzia. Deve essere poi verificato se il
corpo illuminante è compatibile con le strutture in cui
andrà inserito, se è in condizione di dissipare il calore
in modo appropriato nelle applicazioni retrofit, se è
compatibile con diversi tipi di controllo e se dispone
dei relativi componenti di ricambio per poter far
fronte a futuri aggiornamenti.
L’efficacia diventa molto importante quando vi
sono limitazioni alla potenza totale che può essere
destinata all’illuminazione. Per assicurarsi che vi
sia abbastanza luce, in presenza di determinate
limitazioni alla potenza disponibile, è opportuna
la scelta di sorgenti con alti valori di LPW. Il fattore
di potenza (PF) è il rapporto tra potenza reale e
potenza apparente. La potenza apparente, che
è ciò che vede la fonte di alimentazione, deve
essere fornita a un carico. Se la potenza reale è
notevolmente inferiore, questo si traduce in una
perdita di potenza.
Ciò è particolarmente importante per le applicazioni
commerciali, dove la fatturazione dei consumi
elettrici viene effettuata in base alla potenza
apparente consumata. La durata di vita utile è un’altra
caratteristica da esaminare attentamente nella scelta
di fonti di illuminazione a LED. L70 è un parametro
utilizzato da IESNA per definire il mantenimento del
flusso luminoso. I due principali fattori che incidono
su di esso sono corrente assorbita e temperatura di
esercizio. I produttori di apparecchi illuminotecnici
devono essere in grado di fornire i risultati di test
effettuati presso laboratori di prova indipendenti.
L’impatto ambientale è un altro aspetto da considerare
nella scelta di un corpo illuminante: è infatti
importante sapere se questo rispetta la normativa
RoHS, cioè se non contiene tossine o sostanze
tossiche come il mercurio e/o piombo, se è realizzato
con materiali riciclati o riciclabili e se è in grado di
sopportare le condizioni di umidità e temperatura
previste per il tipo di utilizzo cui è destinato.
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03ARCHITETTURA DI CONTROLLO
DI UN CORPO ILLUMINANTE A LED
I corpi illuminanti a LED sono costituiti da numerosi
sotto-componenti. Diversi produttori includono,
completamente o parzialmente, questi sottocomponenti in una singola unità. Ciò significa che
alcuni dispositivi richiedono un driver LED esterno
e/o l’alimentazione, mentre altri sono completamente
integrati. I principali sotto-componenti sono illustrati
in Figura 1.
I corpi illuminanti sono di solito composti dalle
seguenti parti: matrice di LED, dissipatore di calore,
diffusore di luce (opzionale) e alloggiamento. La
matrice di LED è composta da un raggruppamento di
singoli LED. In alcune realizzazioni consiste in un LED
di un determinato colore, mentre in altre è costituito
da più stringhe indipendenti di LED di diverso colore.
Il dissipatore di calore è il meccanismo principale di
Figura 1: Sotto-componenti di un corpo illuminante a LED
Tensione in
Ingresso
(230 Vac)
Dispositivo di
Alimentazione
Interfaccia
del Dimmer
Ingresso per la
Dimmerazione
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Circuito Driver
Corpo Illuminante
- Matrice di LED
- Dissipatore
di Calore
- Diffusore di Luce
- Alloggiamento
03ARCHITETTURA DI CONTROLLO
DI UN CORPO ILLUMINANTE A LED
dispersione del calore per l’intera matrice. In alcuni
corpi illuminanti, potrebbe essere necessario che
il dissipatore venga esposto a un flusso d’aria in
movimento. L’alloggiamento è la struttura meccanica
che tiene insieme le altre parti, in genere provvisto
di staffe di montaggio o supporti. Inoltre, alcuni
elementi utilizzano l’emissione diretta di LED senza
diffusore, mentre altri sfruttano un diffusore per
mescolare la luce proveniente da diversi LED colorati,
ottenendo così una singola sorgente puntiforme.
tagliano la forma d’onda in alternata interrompendo
il circuito in corrispondenza dell’impulso di controllo.
Essi sono progettati per carichi capacitivi, come ad
esempio i reattori elettronici dimmerabili.
I dimmer Low Voltage saranno discussi in maggior
dettaglio nella sezione Tecnologie di controllo e
sono: dispositivi 0-10 V, DMX, Digitally Addressable
Lighting Interface (DALI) ed EcoSystem.
I LED sono componenti discreti in corrente continua
(DC) e, a seconda della configurazione della matrice,
possono richiedere uno o più valori di tensione per
pilotare una particolare matrice. Il circuito Driver
riceve tipicamente 12 V, 24 V in tensione continua o
altri valori di tensione provenienti dalla rete elettrica e
viene normalmente comandato tramite un segnale di
regolazione che proviene dall’interfaccia del dimmer.
Il circuito di alimentazione converte la tensione di
rete al livello di tensione continua richiesto dal LED
driver. A seconda del tipo di apparecchio, la fonte
di alimentazione può essere di 230 V in alternata, in
caso provenga dalla tensione di rete, o 12 V o 24 V in
continua in caso di alimentazione tramite batteria o
mediante pannello fotovoltaico.
L’interfaccia del dimmer converte il segnale di
regolazione in modo che questo possa essere
applicato al driver dei LED ottenendo l’attenuazione
richiesta. I dimmer si possono dividere in due
categorie: quelli che operano a Tensione di Linea
e sono anche definiti a parzializzazione (o taglio
di fase) e quelli che utilizzano una bassa tensione
(Low Voltage). Nel caso dei dimmer a tensione
di linea, il circuito del dimmer esamina la forma
d’onda della corrente alternata e determina il livello
di attenuazione da applicare. I tipi di dimmer più
comuni sono quelli utilizzati per lampade alogene o
a incandescenza (Incandescent), magnetici a bassa
tensione con trasformatore magnetico (MLV) e a
bassa tensione con trasformatore elettronico (ELV).
Il dimmer “a incandescenza” è chiamato anche a
“controllo di fase” (leading edge) o “a fase anticipata”
ed è tipicamente un dispositivo basato su triac-SCR
che taglia la forma d’onda in alternata tra un istante
determinato e il momento di “zero crossing” della
sinusoide, entrando in conduzione in corrispondenza
del fronte positivo di un impulso di controllo. Anche
i dimmer magnetici a bassa tensione (MLV) sono
regolatori a controllo di fase ma sono progettati
per carichi induttivi, come i reattori dimmerabili
magnetici. I regolatori elettronici a bassa tensione
(ELV) sono anche chiamati dimmer “trailing edge”
o “a fase inversa” e sono tipicamente dispositivi che
utilizzano FET (transistor ad effetto di campo) e
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04PERCHÉ DIMMERARE I LED?
Le motivazioni che spingono a regolare la luminosità
dei LED sono le stesse che riguardano lampade
fluorescenti, a incandescenza e altre sorgenti
luminose convenzionali. Dimmerare i LED consente
di risparmiare energia in modo lineare. Ciò significa
che se si abbassa fino al 50% la produzione di luce
di un LED si risparmia quasi il 50% del consumo di
energia, come è evidenziato in Figura 2. Grazie alla
regolazione dei LED, non solo si risparmia attraverso
una fonte luminosa più efficiente, ma si risparmia una
quantità ancora superiore di energia.
Regolare i LED permette loro di funzionare a
temperature d’esercizio più basse che possono
allungare la vita dei componenti elettronici dei circuiti
di pilotaggio e aumentare anche la durata operativa
dei fosfori, permettendo loro di funzionare a una
temperatura inferiore. Questo prolungherà la loro
vita, raddoppiando o triplicando le ore di vita utile
dei LED. Grazie alla regolazione di qualsiasi lampada,
sia essa a incandescenza, CFL o LED, si riesce a
migliorare anche l’atmosfera di un ambiente: sia
che vi troviate al ristorante, a teatro o in uno spazio
conferenza, è possibile ottenere la sensazione esatta
che il lighting designer aveva immaginato. La casa
e il posto di lavoro dovrebbero essere progettati in
accordo alle necessità del cliente. Dal momento che,
nell’arco della giornata, le esigenze del cliente variano
continuamente, anche l’illuminazione degli ambienti
deve modificarsi: ad esempio luce intensa per leggere
un libro e soffusa per l’uso del computer.
Il controllo dell’illuminazione permette di ricreare un
ambiente confortevole e più adatto allo svolgimento
delle varie attività durante il corso della giornata.
Il controllo dell’illuminazione può anche accrescere
la sicurezza e l’incolumità nella casa di un utente.
Il cliente può controllare sia le luci interne sia
l’illuminazione esterna dall’interno della propria
vettura quando percorre il viale d’accesso,
garantendo così la visibilità ottimale e non è più
costretto a cercare l’interruttore della luce mentre
apre la porta d’ingresso. I sistemi di controllo
dell’illuminazione hanno in più la possibilità di essere
collegati ai sistemi di sicurezza per accendere le luci
in caso di emergenza. I dimmer installati sulle scale
e nei corridoi possono illuminare un percorso di luce
in settori chiave della casa rendendo più agevole
spostarsi da una stanza all’altra durante la notte.
La gestione dei livelli di illuminazione aumenta
anche la produttività, dando modo all’utente di
scegliere l’intensità di cui ha bisogno per ridurre
l’affaticamento degli occhi, in modo che possa
lavorare al massimo delle prestazioni per la maggior
parte della giornata: per esempio, gli studenti
possono concentrarsi meglio, a casa come a scuola,
e imparare con più profitto.
Figura 2: Relazione tra potenza assorbita da un LED e luce emessa
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04PERCHÉ DIMMERARE I LED?
aDOMANDE DA PORSI NELLA
REGOLAZIONE DIMMER DI UNA
LAMPADA A LED
Prima di impegnarsi con investimenti in
tecnologie a LED è necessario comprendere i
suoi limiti, soprattutto quando si ha a che fare
con problematiche di compatibilità con i sistemi
di regolazione. Molti produttori di apparecchi di
illuminazione a LED sono entrati da poco nel mercato
del lighting e non hanno familiarità con la moltitudine
di tipologie di controllo esistenti e i corrispondenti
requisiti di progettazione associati a essi. Questo ha
portato a prodotti “dimmerabili” che non funzionano
come dovrebbero, sfarfallano o non si spengono
completamente. Questi sono i principali problemi
che devono essere affrontati per evitare che i
consumatori possano associare “in toto” le tecnologie
LED all’idea di scarse prestazioni e diventino avversi
a usarli. Prodotti LED ad alte prestazioni esistono, ma
è necessario porsi le giuste domande per assicurarsi
di averli scelti in modo appropriato.
Utilizzando le cinque domande seguenti come una
guida, il progettista – integratore di sistema può
tranquillamente acquistare e installare un corpo
illuminante o una lampada a LED, garantendo ai
propri clienti il soddisfacimento di tutti i requisiti.
1 Che tipo di prodotto LED sto utilizzando: lampada
LED o corpo illuminante a LED?
2 Qual è l’intervallo di regolazione dimmer del
dispositivo?
3 Qual è la prestazione della regolazione dimmer
del prodotto?
4 Tramite quale tipo di controllo è possibile gestire
il dispositivo a LED?
5 Qual è il numero minimo o massimo di corpi
illuminanti o di lampade che possono essere
collegati a un dimmer?
bTIPOLOGIE DI PRODOTTI A LED
I LED sono intrinsecamente dispositivi a bassa
tensione pertanto, per convertire la tensione di linea
nella bassa tensione per alimentarli, è necessaria
della componentistica elettronica aggiuntiva. Questi
circuiti sono in grado anche di interpretare i segnali di
controllo, regolando i LED di conseguenza; vengono
perciò indicati come “driver”.
Gli apparecchi di illuminazione a LED sono disponibili
in due diverse tipologie: lampadine a LED (chiamate
anche lampade retrofit) e corpi illuminanti a LED. Le
lampadine a LED dispongono di attacchi tipo Edison
e sono destinate a sostituire le normali lampadine a
incandescenza o le lampade fluorescenti compatte
(CFL) a vite. Le lampadine a LED hanno driver
integrati che in alcuni casi sono dimmerabili con livelli
predefiniti di prestazioni. I corpi illuminanti a LED
possono essere utilizzati in soluzioni di illuminazione
a luce indiretta o a incasso e, di solito, hanno un
driver esterno. Alcuni produttori supportano sullo
stesso driver diverse funzionalità e tecnologie
di controllo (come ad esempio dimmerabili e/o
non-dimmerabili).
Ci sono due diversi tipi principali di driver LED: a
tensione costante (solitamente 5 V, 12 V e 24 V) o a
corrente costante (350 mA, 700 mA e 1 A). Proprio
come suggerisce il nome, un driver a corrente
costante fornisce una corrente costante, come ad
esempio 700 mA, a una matrice preassemblata
di LED che è stata progettata per funzionare con
un tale, o inferiore, livello di corrente. Un driver a
tensione costante fornisce una tensione costante a
una singola matrice o a più array di LED collegati
in parallelo. Questi due tipi di driver non sono
intercambiabili, e vanno utilizzati in base al tipo di
progettazione del dispositivo a LED in uso. La scelta
è spesso determinata dal tipo di impiego, ma è per
lo più la configurazione del LED che determina se è
necessario l’utilizzo di un driver a corrente costante
o uno a tensione costante.
Un driver a corrente costante consente di
semplificare la progettazione di una matrice di
LED perché, in questo caso, più LED singoli sono
semplicemente collegati in serie per formare un unico
array. Tuttavia, questa configurazione può essere
utilizzata solo quando tutti i LED sono progettati
per operare con lo stesso livello di corrente o, al
limite, con un valore maggiore. Un corpo luminoso
che ha un assorbimento di 700 mA può funzionare
con un driver che eroga 700 mA, ma non è possibile
collegare allo stesso driver ulteriori carichi aggiuntivi
da 700 mA. Una simile soluzione è indicata in
applicazioni a incasso o nei corpi illuminanti a LED
che utilizzano una sola fonte di luce per driver (in
modo simile a una lampada fluorescente associata
al proprio reattore). Si noti che alcuni driver erogano
valori multipli di corrente, cosa che li rende più
flessibili quando si progetta una soluzione di
illuminazione.
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04PERCHÉ DIMMERARE I LED?
Un driver in tensione è utilizzato nei casi in cui si
può trovare un numero variabile di apparecchi,
come ad esempio nell’illuminazione dei soffitti o
nelle parti inferiori degli armadietti. Qui è possibile
continuare ad aggiungere matrici di LED al driver
fino a raggiungere il limite di potenza massima che
esso può erogare. Questi tipi di controller sono
simili, talvolta identici agli alimentatori elettronici o
magnetici a bassa tensione e spesso dispongono di
uscite a 12 V e 24 V.
Alcuni driver sono costruiti per attivare dispositivi
o matrici di LED particolari, mentre altri possono
pilotare i tipi di LED più comuni. I driver sono di solito
abbastanza compatti da essere inseriti all’interno
o sopra le scatole di derivazione; di derivazione;
includono uscite isolate di Classe 2 in modo tale
Figura 3: Dimmerazione PWM
Corrente
(o Tensione)
di Targa
del LED
Dimmerazione PWM
Corrente
(o Tensione)
di Uscita
del Driver
Figura 4: Dimmerazione CCR
Dimmerazione CCR
Corrente
di Targa
del LED
Corrente di
Uscita del
Driver
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da permettere di maneggiare il carico in sicurezza;
hanno una elevata efficienza di funzionamento e
prevedono l’alimentazione a distanza. Tuttavia,
non tutti i driver soddisfano questi criteri.
Driver che comprendono funzionalità di dimmer
possono regolare l’emissione luminosa di un LED su
tutta la gamma, dal 100% all’ 1% o meno. I dimmer
possono variare l’output dei LED variando il flusso
di corrente o sfruttando il metodo di modulazione
della larghezza dell’impulso (PWM) tramite controllo
digitale. La maggior parte dei dimmer opera secondo
il metodo PWM come mostrato nella figura 3. Con
questo metodo, la frequenza di pilotaggio può
variare da un centinaio di periodi al secondo fino a
centinaia di migliaia di periodi al secondo, in modo
che il LED appaia acceso con continuità e senza
sfarfallio. A seconda del tipo di utilizzo, si dovrà
04PERCHÉ DIMMERARE I LED?
stabilire se è necessaria una frequenza PWM molto
elevata o la regolazione continua della corrente di
alimentazione (CCR), come mostrato nella figura 4.
E’ essenziale che sia mantenuta la compatibilità tra
il circuito driver dei LED e il segnale controllo, sia
nel caso in cui il driver sia integrato nella lampada,
sia nel caso in cui sia esterno al corpo illuminante.
Ad esempio, un driver con ingresso 0-10 V deve
rispettare gli stessi standard del segnale di controllo
0-10 V, in modo che entrambi possano funzionare
insieme correttamente.
Quando si utilizza un sistema di controllo, si possono
trovare dispositivi di controllo 0-10 V e sistemi come
sensori di presenza, fotocellule, regolatori a parete,
telecomandi, comandi architettonici e teatrali, sistemi
di lighting e building automation. I LED possono
anche funzionare con dispositivi basati sui protocolli
DMX e Digital Addressable Lighting Interface (DALI).
In futuro, potrebbero includere come opzione la
possibilità di controllo wireless (RF). Il driver dispone
di una vasta gamma di modalità di controllo che sono
affrontate nella sezione Tecnologie di Controllo.
Una delle funzionalità più importanti da esaminare in
un LED driver è la qualità della tensione di uscita in
continua che è in grado di fornire. Per massimizzare
la luce emessa dai LED senza sollecitarli
eccessivamente è necessario mantenere una corrente
continua costante. Inoltre, la risposta istantanea del
LED alle variazioni di corrente li rende altamente
suscettibili a sfarfallamento, soprattutto rispetto alle
sorgenti a incandescenza. Va infine sottolineato che
installando il driver lontano dalle lampade, si possono
provocare potenziali cadute di tensione e perdite di
potenza nei cablaggi in continua che devono essere
opportunamente tenute in considerazione.
cINTERVALLO DI REGOLAZIONE DIMMER
Si riesce a regolare le lampade a incandescenza al di
sotto dell’1% di luce percepita, che si presenta come il
fioco bagliore con cui abbiamo familiarità. La gamma
di regolazione dimmer di una lampada o di un corpo
illuminante a LED può variare da un dispositivo
all’altro. Alcuni possono arrivare a un livello minimo
di regolazione di appena il 50%, mentre un prodotto
differente può spingersi fino all’ 1%. Inoltre, i
produttori riportano i valori dell’intensità luminosa
misurata, mentre i consumatori hanno familiarità con
la luce percepita. Qual è la differenza?
L’emissione di luce misurata è il valore quantificabile
dell’intensità luminosa registrata da uno strumento
di misura come un esposimetro. Questa corrisponde
alla percentuale di attenuazione indicata sulla scheda
tecnica del prodotto a LED. La luce percepita è
invece la quantità di luce che l’occhio interpreta,
mediata dalla dilatazione della pupilla. La pupilla
dell’occhio si dilata in presenza di bassi livelli di
illuminazione e provoca una percezione di luminosità
superiore a quella misurata (ad esempio, il 20% della
luce misurata è uguale a 45% di luce percepita). La
formula per determinare la luce percepita consiste
nel calcolare la radice quadrata della percentuale di
luce misurata (ad es √0.2 = 0.45).
L’intervallo di regolazione della lampada o del corpo
illuminante deve essere scelto in modo da soddisfare
le proprie necessità. Un prodotto che si regola fino
al 20 per cento della luce misurata (e corrisponde al
45 per cento della luminosità percepita) non avrebbe
senso in una sala multimediale, ma può rappresentare
la soluzione ideale alle necessità di risparmio
energetico di un ufficio.
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04PERCHÉ DIMMERARE I LED?
dPRESTAZIONI DEL DIMMER
Ogni produttore definisce in un modo diverso il
concetto di regolazione; quello che dovete sapere
è se la variazione di luminosità sarà fastidiosa o
presenterà evidenti e inaspettate cadute di luce.
Gli utenti, abituati al tipo di regolazione delle
lampade a incandescenza, si aspettano che la
qualità della variazione luminosa debba essere
continua e regolare. In particolare, un cambiamento
nella posizione dell’elemento di controllo (dimmer)
dovrebbe essere seguito da una variazione di
luminostà di pari livello. Quando la lampada viene
regolata non vi dovrebbe essere alcun cambiamento
brusco del livello di luce. Ancora più importante
della dimmerazione morbida e continua è garantire
che non vi siano punti di sfarfallio nell’intervallo di
regolazione. Lo sfarfallio (o flicker) è la modulazione
inaspettata del livello di luce che risulta visibile
all’occhio umano. Il flicker può avere molte differenti
cause, tra cui i disturbi sulla linea elettrica, i disturbi
nel segnale di controllo, la tolleranza dei componenti
e la progettazione del circuito del driver. Lo sfarfallio
può essere continuo, intermittente o presentarsi a
volte, solo in corrispondenza di determinati livelli di
luce. Una buona lampada dovrebbe tenere conto di
tutti questi fattori e riuscire a fornire una qualità di
regolazione continua, uniforme e priva di sfarfallio.
Inoltre, è importante essere a conoscenza della
temperatura ambiente che corrisponde a una
determinata applicazione. Nonostante i LED abbiano
la possibilità di accendersi a temperature fino a -40°
C, utilizzandoli a basse temperature ambiente, si
possono avere problemi di funzionamento. Infatti,
alle basse temperature, i LED consumano maggiore
potenza - contrariamente a quanto avviene con
le lampade fluorescenti - e possono causare il
malfunzionamento del sistema. In applicazioni
esterne, nelle quali l’alimentazione è fornita in
remoto, il carico massimo ammesso dal driver
dovrebbe essere diminuito di un 10-20%, al fine di
evitare malfunzionamenti del sistema in presenza
di temperature rigide.
Un’altra considerazione è che i clienti non vogliono
brusche variazioni (“pop on”) nella regolazione.
Il livello di luce impostato nel momento dello
spegnimento di una lampada deve essere mantenuto
nell’istante della riaccensione.
Non vi dovrebbero essere brusche cadute di intensità
(drop-out); quindi la luce deve spegnersi solo nel
momento in cui l’interruttore viene azionato. Ciò
può essere realizzato utilizzando regolazioni fini
relative ai bassi livelli di luminosità presenti su molti
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dimmer, per assicurare che le luci rimangano al loro
livello di illuminazione più basso in corrispondenza
della parte inferiore della corsa del regolatore. I
livelli di luce devono poter variare ogni volta che
l’elemento di controllo viene regolato. Un movimento
dell’elemento di controllo al quale non corrisponda
un cambiamento proporzionale del livello di luce è
da evitare; viene indicato come “spazio morto”
(dead travel).
eTECNOLOGIE DI CONTROLLO
Le seguenti tecnologie di controllo si riferiscono
al segnale di controllo e al cablaggio tra il dimmer
posizionato a parete e il corpo illuminante o
la lampada. Le lampade retrofit a LED usano
generalmente una delle due tecnologie di controllo:
regolazione a fase anticipata o a fase inversa. I
corpi illuminanti a LED possono utilizzare uno dei
due metodi, indipendentemente dal tipo di driver
(controllo a tensione costante o a corrente costante).
Queste tecnologie di controllo sono utilizzate nelle
applicazioni stand-alone, nei sistemi di controllo,
nonché nei sistemi di gestione dell’illuminazione
cablati o wireless. I regolatori che utilizzano il
metodo a fase anticipata per controllare una lampada
possono anche utilizzare una tecnologia wireless per
comunicare con i corpi illuminanti o all’interno di un
intero sistema per la gestione domestica delle luci.
i. Regolazione a Fase Anticipata
Tipicamente utilizzata per le sorgenti a
incandescenza e con le sorgenti a bassa tensione
con trasformatore magnetico (MLV), il metodo di
regolazione a fase anticipata è il sistema più comune.
NEMA stima che vi siano circa 150 milioni di dimmer
a fase anticipata installati in ambito residenziale, e
molti di questi sono utilizzati per regolare le lampade
di ricambio a LED.
Lavorare correttamente con i dimmer a Fase
Anticipata è fondamentale per il successo delle
lampadine LED, perché vi sono centinaia di milioni
di dimmer di questo tipo già installati e utilizzati con
lampade a incandescenza e alogene. Purtroppo,
questi regolatori non sono mai stati progettati né
certificati per operare con dispositivi a LED, per cui
le prestazioni ne risentono gravemente e in molti casi
si verificano sfarfallamenti della luminosità, cadute,
accensioni improvvise o impossibilità di regolare
la luce a livelli molto bassi. In alcuni casi, si rende
necessario collegare allo stesso dimmer più di una
lampada al fine di soddisfare i requisiti minimi di
carico del driver.
04PERCHÉ DIMMERARE I LED?
Va sottolineato che i nuovi dimmer a Fase Anticipata
recentemente introdotti nel mercato, sono stati
appositamente progettati per ridurre o eliminare i
problemi riscontrati con i dimmer delle lampade a
incandescenza esistenti, quando sono utilizzati per
pilotare i carichi a LED.
che il segnale di controllo consiste in una tensione
analogica di basso livello, un cablaggio effettuato con
cavi molto lunghi può produrre un calo significativo
dell’ampiezza del segnale, con l’effetto che dimmer
differenti, collegati allo stesso dispositivo di controllo,
possono produrre ciascuno un diverso livello di luce.
ii. Regolazione a Fase Inversa
Normalmente utilizzata per controllare le sorgenti
luminose a bassa tensione con trasformatore
elettronico (ELV), il controllo a fase inversa dà
risultati migliori con i carichi capacitivi e con i LED
driver. Anche se non è installato così frequentemente
come i dimmer per le sorgenti a incandescenza,
questo tipo di controllo ha un comportamento
migliore nella regolazione dei LED ad elevate
prestazioni, senza introdurre sfarfallio.
iv. DALI
Questo standard digitale è nato in Europa per il
controllo dei reattori per tubi fluorescenti, ed è
ampiamente utilizzato negli edifici commerciali.
Viene anche definito dalla norma IEC 60929 Annex
E; permette il controllo digitale dei singoli punti
luce, consentendo all’utente di ottenere il massimo
controllo possibile e migliorando la produttività.
I dimmer a Fase Inversa sono stati progettati per
l’alimentazione di “carichi elettronici” di piccola
potenza, all’interno dei trasformatori elettronici per
basse tensioni; essi quindi tendono a lavorare meglio
con i driver destinati ai carichi a LED. Purtroppo,
questi controlli richiedono la connessione del neutro
per alimentare l’elettronica interna, cablaggio che
non sempre è presente all’interno delle scatole
di derivazione. L’installazione di dimmer a Fase
Inversa in vecchi edifici può perciò richiedere che
il cavo del neutro sia passato fino alla scatola di
derivazione. Inoltre, questo tipo di controllo non è
così ampiamente disponibile sul mercato.
iii. Controllo 0-10 V
Questo standard di controllo, di tipo analogico,
è stato utilizzato nei controlli per la gestione
dell’energia come nel caso dei sensori di presenza
e di luce diurna; sta ora diventando popolare per
la gestione di molti prodotti a LED. Questo tipo di
controllo è isolato e considerato come classe 2 a
bassa tensione, cosa che lo rende sicuro al tatto, oltre
a consentire l’installazione di cablaggi semplificati.
Il protocollo DALI prevede l’indirizzamento dei singoli
corpi illuminanti e il feedback di stato proveniente dal
driver. Questo rende facile l’assegnazione digitale di
sensori di presenza, di sensori di luminosità, di timer,
di controlli manuali e altri controlli a uno o più corpi
illuminanti, senza bisogno di cablaggi complicati.
Questo consente al progettista ampie possibilità di
realizzare, con semplicità, applicazioni di risparmio
energetico, di controllo e di monitoraggio del
sistema, in cui la progettazione e la messa a punto
avvengono con l’ausilio del software.
Alcuni sistemi derivati da DALI, come EcoSystem,
semplificano ulteriormente il processo di
programmazione, consentendo di utilizzare un
dispositivo portatile che si può spostare negli
ambienti senza necessità di conoscere i dettagli
dell’impianto, come ad esempio gli indirizzi dei
punti luce.
Uno dei vantaggi dei controlli a 0-10 V è che sono
normati secondo lo standard IEC 60929 Annex E,
anche se purtroppo alcuni produttori non aderiscono
a questo standard. Infatti vengono commercializzati
driver e lampade come compatibili 0-10 V, ma che
soffrono di fenomeni di cadute d’intensità o brusche
variazioni o attenuano la luminosità nell’ultimo
tratto della curva di comando (quello che dovrebbe
essere a maggiore intensità) e, al contrario, la
aumentano nel tratto iniziale, invece di portarla a
zero. Alcuni prodotti 0-10 V non funzionano del
tutto con i comandi progettati per i reattori 0-10 V
che costituiscono la maggior parte dei dispositivi in
commercio basati su questo standard. Dal momento
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04PERCHÉ DIMMERARE I LED?
v.DMX-512
Tipicamente impiegato in applicazioni teatrali, DMX
resta molto utilizzato in configurazioni LED RGB,
dove sono necessari più canali per il controllo di
un singolo colore. Alcuni produttori utilizzano DMX
come tipologia preferita di controllo per la luce
bianca nelle applicazioni generali di illuminazione,
dove il progetto magari può essere complesso in
termini di cablaggio, indirizzamento e può richiedere
l’interazione con altri dispositivi di controllo negli
stessi ambienti. Per quanto riguarda l’integrazione
tra i componenti DMX e il sistema di controllo
generale dell’ambiente o dell’abitazione, i produttori
dei dispositivi DMX potranno fornire informazioni
tecniche più dettagliate.
Ogni corpo illuminante e il relativo comando devono
utilizzare la stessa tecnologia di controllo (es: 0-10
V), ma ciò non significa che, una volta abbinati,
presenteranno un comportamento ottimale. Questo
è particolarmente vero con i dimmer a fase anticipata
e a fase inversa, a causa della mancanza di uno
standard di riferimento. In effetti, anche le tecnologie
che soddisfano qualche standard possono garantire
dei livelli minimi di compatibilità ma non riescono a
fornire garanzie precise in termini di prestazioni.
L’unico modo per sapere con certezza se una
lampada o un corpo illuminante a LED funzionerà
con un determinato dimmer è quello di testarli prima
dell’installazione in casa del cliente. Sia che si tratti
di un test preliminare o che ci si affidi alle prove
eseguite dal fabbricante, è necessario determinare
se si verificheranno inconvenienti come sfarfallio,
brusche variazioni, spazio morto ecc. Va ricordato
che non è possibile farsi un’idea del valore della
corrente di spunto di un prodotto a LED, basandosi
esclusivamente su di un giudizio visivo; è quindi
opportuno richiedere tale dato al produttore, o
limitare il numero di lampade collegate al dimmer,
per non sovraccaricarlo.
Molti produttori, sia di apparecchi di illuminazione
sia di dispositivi di controllo a LED, si occupano di
effettuare i test di compatibilità dei loro prodotti.
Spetta poi a voi determinare se la valutazione
positiva di un produttore soddisferà realmente
le esigenze del cliente.
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04PERCHÉ DIMMERARE I LED?
fNUMERO DI LAMPADE PER DIMMER
Un problema comune legato al funzionamento dei
sistemi a LED consiste nel sovraccarico del driver.
I driver per LED sono tarati per sopportare un
carico massimo che deve essere sempre rispettato.
Collegare troppi LED in serie può avere come effetto
che l’ultimo, o gli ultimi, LED della catena possano
ricevere un voltaggio troppo basso per il corretto
funzionamento. Allo stesso modo, alcuni driver
potrebbero non funzionare bene quando il carico
formato dai LED a essi collegati risulta troppo basso.
L’utilizzo di un driver che eroghi un valore di tensione
sbagliato provocherà la mancata accensione dei LED
o li obbligherà a lavorare con correnti più alte del
previsto. E’ sempre prudente controllare la tensione
del carico LED impiegato rispetto alla tensione
nominale di uscita del driver. Ad esempio, utilizzare
un driver con uscita a 12 V con un carico LED a 10 V
potrebbe ridurre significativamente la durata di vita
del modulo.
Può sembrare facile stabilire il numero di lampade
da collegare a un singolo dimmer, ma non è così
semplice come, nel caso di un dimmer da 600 watt,
dividere il valore di 600 per la potenza di 10 watt
della lampada LED che abbiamo scelto. Questo
calcolo, infatti, restituirebbe il numero di 60 lampade
da inserire nel circuito, ma, mentre una singola
lampada a LED può assorbire continuamente una
potenza di soli 10 watt, vi è la possibilità che si generi
un picco di corrente di spunto (Inrush Current) ogni
semi ciclo della frequenza di rete. Trascurare questo
fenomeno può indurre uno stress significativo sul
dimmer e causarne il guasto prematuro.
Questo stress elettrico transitorio, sommato a
molti altri motivi, può limitare il numero massimo
di lampade che è possibile collegare a un dimmer.
Al contrario, per il corretto funzionamento di un
dimmer, può essere necessario collegarvi un numero
adeguato di carichi a LED, a causa del carico minimo
di 25 - 60 watt che la maggior parte dei dimmer
per lampade incandescenti richiede per funzionare
correttamente in tutte le condizioni. Nell’uso con
lampadine a incandescenza, il carico minimo richiesto
è facilmente superato con una sola lampadina. Con
i LED, tuttavia, per soddisfare questo requisito, può
essere necessario collegare a un dimmer anche
quattro o più carichi.
E’ da sottolineare che il fenomeno dello stress da
corrente di spunto si verifica solo sui dimmer a
controllo di fase anticipata o ritardata. La corrente
di spunto è illustrata in figura 5.
Figura 5: Corrente di Spunto
Corrente di Spunto
Accensione
Corrente
Tensione
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05TIPI DI CONTROLLO
E INSTALLAZIONI
Le forme di controllo dell’illuminazione
comprendono: sensori di presenza, sensori di
luminosità, interruttori con timer, numerosi dispositivi
di regolazione manuali e automatici e i comandi
centralizzati. Alcuni controlli funzionano con la
tensione di linea, altri sono alimentati a bassa
tensione in continua.
a SISTEMA DI CONTROLLO
CENTRALIZZATO
I sistemi di controllo centralizzato dell’illuminazione
possono essere usati per accendere
automaticamente, spegnere e/o regolare
l’illuminazione in momenti specifici o in determinate
condizioni. Questo tipo di sistema di controllo può
essere utilizzato in un singolo ambiente o nell’intera
abitazione. I sistemi di controllo centralizzato
dell’illuminazione possono anche essere integrati
in altri sistemi di automazione domestica, come i
sistemi audio – video, impianti antincendio e sistemi
di sicurezza. Questa tipologia di sistemi di controllo
può essere programmata per utilizzare una varietà
di ingressi provenienti da sensori di presenza,
sensori di luminosità, timer, tastierini, telecomandi,
touch screen o altri dispositivi e sistemi per attivare
scenari di illuminazione. Un sistema di controllo
dell’illuminazione può regolare in contemporanea
gruppi di luci a livelli predefiniti per ricreare
l’atmosfera desiderata.
b CONTROLLO LOCALE
Il controllo locale si ottiene tipicamente
disponendo singoli dimmer o dispositivi di controllo
dell’illuminazione in modo tale che controllino
direttamente le lampade o i corpi illuminanti collegati.
I comandi locali possono essere integrati con sensori,
ad altri ingressi su scala più piccola rispetto a un
sistema di controllo centralizzato o, in altri casi,
possono essere a loro volta integrati nel sistema di
controllo centrale.
c INSTALLAZIONE DI LAMPADE A LED
Per installare una lampada a LED ad avvitamento,
si può semplicemente svitare la lampada esistente
e sostituirla con la nuova lampada. Assicuratevi di
verificare con il produttore del vostro dispositivo sulla
compatibilità del calore dissipato. Potrebbe anche
essere necessario sostituire il dimmer in modo da
avere prestazioni accettabili nella regolazione della
lampada. È possibile fare riferimento alla confezione
del prodotto o al sito web (per esempio http://
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www.lutron.com/europe/Service-Support/Pages/
Technical/Design-SelectionTools/BallastSelection.
aspx) per informazioni su quali dimmer sono
compatibili con una particolare lampada. Se si sta
sostituendo un dimmer stand-alone con montaggio
a parete, è spesso possibile portare a termine
l’operazione senza l’ausilio di un elettricista. Se la
lampada fa parte di un corpo illuminante, è preferibile
contattare un rivenditore per determinare quale sia il
prodotto più indicato e come installarlo.
d INSTALLAZIONE DI CORPI
ILLUMINANTI A LED
I corpi illuminanti a LED devono essere installati da
un elettricista qualificato insieme al dispositivo di
controllo appropriato. Alcuni di questi componenti
si riescono a collegare facilmente al cablaggio
pre-esistente, mentre altri richiedono interventi
significativi di adeguamento dei cavi, in base alla
compatibilità con i dispositivi di controllo. Va
sottolineato che, al fine di eliminare la necessità di
modifiche al cablaggio, si può ricorrere a opportune
interfacce.
06CONCLUSIONI
I LED sono una nuova e promettente fonte di
illuminazione idonea per la maggior parte delle
applicazioni: tramite la regolazione dell’intensità
luminosa sono possibili significativi risparmi di
energia elettrica. L’uso dei LED può portare a un
risparmio ancora maggiore rispetto alle lampadine
a incandescenza grazie alla maggiore durata, alla
migliore efficienza e ai processi di produzione. È
necessario esaminare accuratamente la scheda
tecnica del corpo illuminante LED che si intende
utilizzare, per determinare se il suo funzionamento
sia compatibile con il sistema di controllo cui sarà
connesso e con il driver desiderato.
Oltre al risparmio energetico, la regolazione di una
fonte luminosa a LED contribuisce a ricreare in casa
un ambiente rilassante e confortevole.
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APPENDICE A
Riferimenti normativi per la misurazione dei dati
fotometrici:
1
Norma EN 13032. Stabilisce i principi generali
per la misurazione dei dati fotometrici di base
per applicazioni illuminotecniche. Essa stabilisce
i criteri di misurazione necessari per la
normalizzazione dei dati fotometrici di base
e i dettagli relativi al formato del file CEN per il
trasferimento elettronico dei dati.
2
UNI 11356. Stabilisce i principi generali per la
misura dei parametri fotometrici caratteristici
degli apparecchi di illuminazione utilizzanti
tecnologie a led e dei moduli led.
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Unit 2, Phoenix Park, St Neots,
Cambridgeshire, PE19 8EP, United Kingdom
+44 (0)1480 213 744
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