Rosa canina (Rosa canina L. ) Famiglia: Rosaceae Descrizione botanica Arbusto legnoso, alto 1-3 m, con ampia ramificazione cosparsa di robusti aculei uncinati, pendente se cresce in ambienti aperti, mentre, negli arbusteti è poco ramificato e tende ad arrampicarsi sugli arbusti circostanti. Pianta eliofila che radica in profondità. Le foglie alterne con alla base 2 stipole lanceolate, sono divise in 5-7 foglioline ovali o ellittiche, appuntite, generalmente glabre o lievemente pubescenti, dentellate ai margini. I fiori peduncolati, solitari o in gruppi di 2-3, profumati, hanno 5 petali bianchi o rosati, i sepali formano un ricettacolo che contiene molti ovari. A maturità questo ricettacolo, divenuto rosso vivo, si trasforma in frutto, il cinorrodio. I frutti sono piriformi, carnosi e contengono moltissimi acheni durissimi e tomentosi (Luzzi P., 2001). 152 Diffusione e mercato La rosa canina è diffusa in gran parte dell’Europa, a nord fino alla Scandinavia meridionale. In Italia è frequente nelle sue diverse forme e varietà, in tutto il territorio, nelle radure e, in qualità di arbusto pioniero, nei prati, pascoli, campi e vigneti abbandonati. È presente fino ad altitudini di 1600 m e fruttifica tra settembre e ottobre. Generalmente si considera la rosa canina come un complesso di forme e varietà molto simili tra loro, che crescono più o meno negli stessi ambienti. È estremamente difficile classificarle con esattezza per la grande variabilità dei caratteri e per la facilità con la quale queste piante si incrociano dando origine a forme ibride; il genere, infatti, comprende 100-150 specie di arbusti decidui e semidecidui. La Toscana è la regione in cui viene maggiormente coltivata la rosa canina per una superficie totale di circa 10 ha; piccole coltivazioni sono presenti anche in altre regioni, ma è molto più diffusa la raccolta spontanea (I.S.A.F.A., 2001). Esigenze pedoclimatiche È una pianta che non teme il freddo e predilige l’esposizione al sole. Cresce bene in terreni soffici, leggeri e ben drenati. Tecnica colturale Propagazione – Si propaga per seme e per via vegetativa. La semina si esegue subito dopo la raccolta oppure a fine inverno - inizio primavera con seme stratificato al caldo per 8-24 settimane e poi al freddo per altre 8- 24. L’aggiunta nel substrato di stratificazione di sostanze impiegate normalmente come starter del compostaggio, accorcia la durata del trattamento perché probabilmente aggrediscono i tegumenti seminali rendendoli più sensibili al trattamento stesso. I semi di rosa canina hanno dormienza dovuta all’immaturità fisiologica dell’embrione, alla presenza di inibitori di varia natura e alla durezza del pericarpo che può essere ridotta mediante trattamento con acido solforico. Si è visto, inoltre, che i semi germinano facilmente a basse temperature, mentre le temperature elevate inducono dormienza secondaria. La semina va effettuata in periodi dell’anno con forti alternanze termiche giornaliere (fine inverno-inizio primavera) (Piotto B., Di Noi A., 2001). Di maggiore diffusione è la propagazione vegetativa, infatti, le talee possono essere utilizzate come portainnesti per le rose coltivate. 153 Avversità Il clima primaverile, soggetto a notevoli sbalzi termici e frequenti piogge, può favorire l’attacco di patogeni fungini. Tali malattie vanno trattate preventivamente con un fungicida sistemico, da utilizzare prima che le gemme ingrossino; a fine inverno si consiglia anche un trattamento insetticida ad ampio spettro, per prevenire attacchi di insetti come afidi e cocciniglie. Spesso, sui rami è possibile riscontrare la presenza di galle sferiche con lunghi peli rossicci, dovute alle punture di un imenottero (Rhodites rosea). Raccolta, resa e utilizzazione Le foglie senza il picciolo e i petali si raccolgono in estate, mentre i frutti si raccolgono in autunno. La pianta, per la sua particolare composizione in principi attivi (vitamina C, tannini, riboflavina, carotenoidi, flavonoidi, acidi organici, carboidrati, pectine, carotenoidi, antociani e pigmenti naturali), ha azione anti-infiammatoria, anti-allergica, antisettica e vasoprotettrice. I frutti aiutano la cicatrizzazione di ferite, ustioni, prevengono infezioni virali e batteriche (Guarrera P. M., 2005). Possono essere utilizzati dall’industria farmaceutica come aromatizzante di medicine e per preparare sciroppi, in caso di influenza, raffreddori e gastriti (Gervasutti C., Sannia A. 1999). I petali possono essere utilizzati per la realizzazione di colliri, mentre, le foglie e i boccioli come blandi lassativi (Hanlidou E. et al., 2004). In cucina i frutti, raccolti dopo la prima gelata, sono ottimi per preparare conserve e marmellate; seccati e macerati in acquavite e zucchero producono un ottimo liquore. 154 Bibliografia Gervasutti C., Sannia A. (1999) – Le piante amiche del nostro benessere. UTET periodici; pag. 61. Guarrera P.M. (2005) - Traditional phytotherapy in Central Italy (Marche, Abruzzo, Latium). Fitoterapia 76; pag. 1-25. Hanlidou E., Karousou R., Kleftoyanni V., Kokkini S. (2004) - The herbal market of Thessaloniki (N Greece) and its relation to the ethnobotanical tradition. Journal of Ethnopharmacology 91 (2004); pag. 281–299. ISAFA (2001) – Indagine sulla consistenza e le caratteristiche della produzione di piante officinali in Italia. Comunicazioni di ricerca 2001/3. Luzzi P. (2001) – Frutti innocui e velenosi del territorio italiano. Calderini Edagricole; pag. 158-159. Piotto B., Di Noi A. (2001) – Propagazione per seme di alberi e arbusti della flora mediterranea. Manuale ANPA; pag. 144-145. Siti internet consultati: www.funghiitaliani.it www.erbecedario.it 155