REGIONE LAZIO Direzione Regionale Agricoltura Area Servizi Tecnici e Scientifici, Servizio Fitosanitario Regionale Anoplophora glabripennis ( Motschulsky) Coleottero asiatico dalle lunghe corna Foto 1: adulto di Anoplophora glabripennis Anoplophora glabripennis è un coleottero cerambicide di origine Asiatica, identificato al livello internazionale con la sigla ALB – (Asian long-horned beetle) innocuo per l’uomo ma estremamente nocivo per molte specie di latifoglie. E’ ampiamente diffuso in Cina e Korea. Nel corso dell’ultimo decennio l’aumento dei flussi commerciali tra la Cina e i paesi occidentali ha portato all’introduzione accidentale di questo insetto in Europa e America. In Europa è considerato un organismo da quarantena ai sensi della direttiva 2000/29/CE ed è introdotto nella Lista A1 della “European and Mediterranean Plant Protection Organization” (EPPO). In Italia è stato individuato recentemente in Lombardia e Veneto ed è tutt’ora oggetto di una campagna di eradicazione che prevede la distruzione delle piante infestate e di quelle vicine appartenenti a specie sensibili, in quanto esposte al contagio. Affine ad A. glabripennis è la specie congenere Anoplophora chinensis, indicata con il nome comune di “tarlo asiatico” o identificata internazionalmente con la sigla CLB (Citrus long-horned beetle), rinvenuta anch’essa in Lombardia dopo il 2000 e recentemente anche a Roma. Descrizione e biologia Questo insetto è estremamente polifago e si adatta bene a vivere sia su specie arboree che arbustive. Gli adulti di A. glabripennis sono di colore nero lucido e presentano macchie irregolari bianche o gialle sulle elitre e si possono distinguere morfologicamente da A. chinensis esaminando la parte anteriore delle elitre che in A. chinensis è granulosa per la presenza di file di fini tubercoli, assenti in A. glabripennis. Il corpo è lungo dai 20 ai 35 mm e largo 7-12 mm, le antenne nel maschio e nella femmina sono lunghe rispettivamente 1,5 e 1,3 volte la lunghezza del corpo. Le antenne sono divise in segmenti bianchi e neri che possono andare da un numero di 3 a 11. Foto 2: uovo sotto corteccia Foto 3: larva all’interno di una galleria Analogamente a quanto osservato per A. chinensis, le uova, deposte in nicchie scavate nella corteccia delle piante, schiudono in 10-15 giorni. Le larve di colore biancastro scavano gallerie all’interno del legno e si nutrono dei tessuti vascolari provocando gravi danni alla pianta ospite. Le larve s’impupano nel legno in prossimità dello strato corticale e fuoriescono una volta raggiunto lo stadio adulto, in un periodo che va da maggio a ottobre lasciando su tronchi e rami caratteristici fori tondeggianti. L’intero ciclo dell’insetto può compiersi in 1-2 anni in funzione delle condizioni climatiche e del periodo di deposizione delle uova. Foto 4: pupa all’interno della camera pupale Foto 5: fori di sfarfallamento L’adulto una volta uscito attraverso i fori di sfarfallamento può rimanere sulla stessa pianta per accoppiarsi e deporre nuovamente le uova, oppure può spostarsi sulle piante vicine, ma normalmente senza percorrere grandi distanze, in genere al massimo 50-75 metri. Sintomi e danni Questo insetto è particolarmente temibile perché attacca sia piante deperienti che alberi in pieno vigore vegetativo. I segni visibili del danno da A. glabripennis, nei siti italiani in cui è stata recentemente rinvenuta, sono stati trovati da 1,5 m dal suolo fino a metà della corona dell’albero interessando tronco e rami e per questo motivo distinguibili da quelli provocati da A. chinensis, per lo più localizzati alla base dei tronchi o sulle radici. Nonostante A. glabripennis nel nostro ambiente sembra prediligere la parte superiore del tronco e dei rami, dalla letteratura risulta che questa specie è in grado di attaccare anche il colletto e le radici. Le gallerie trasversali scavate dalle larve nel tronco e nei rami mettono in serio pericolo la stabilità della pianta, che si presenta in uno stato di sofferenza con ingiallimenti delle foglie e crescita rallentata. Questo temibile parassita può attaccare una grande varietà di piante: Acer spp. (acero), Aesculus spp. ed in particolare Aesculus hippocastanum (ippocastano) , Albizia spp., Alnus spp. (ontano), Betula spp. (betulla), Fraxinus spp. (frassino), Malus spp. (melo), Melia spp., Morus spp. (gelso), Platanus spp. (platano), Populus spp. (pioppo), Prunus spp., Pyrus spp. (pero), Robinia spp., Rosa spp., Salix spp. (salice), Sophora spp., Sorbus spp. (sorbo) e Ulmus spp. (olmo). Foto 6: gallerie scavate dalle larve nel tronco e individuo adulto Foto 7: danni evidenti su tronco e branche Controllo e Metodi di lotta La lotta contro questo insetto risulta assai difficile in quanto colpisce un gran numero di specie diverse e la diagnosi può essere fatta solo tardivamente quando si notano i fori di sfarfallamento degli adulti peraltro localizzati spesso in posizioni non facilmente identificabili. L’unica strategia di controllo attuabile al momento è basata sull’abbattimento e la distruzione dell’intera pianta colpita tramite triturazione e bruciatura del materiale di risulta. Alcuni paesi stanno sperimentando mezzi chimici e biologici di controllo. Chiunque osservi piante sintomatiche o la presenza dell’insetto in giardini privati, aree di verde urbano, boschi o frutteti, deve segnalarlo al Servizio Fitosanitario della Regione Lazio, che provvederà ad indicare le tecniche e le modalità da seguire per limitarne la diffusione e tentarne l’eradicazione. La collaborazione dei cittadini è essenziale per la tempestività e l’efficacia degli interventi. Per eventuali segnalazioni utilizzare l’apposita scheda, scaricabile dal sito web regionale, all’indirizzo: http://www.agricoltura.regione.lazio.it/binary/agriweb/agriweb_allegati_schede_informative/SCHE DA_DI_SEGNALAZIONE_A._glabripennis.pdf Per ulteriori chiarimenti contattare REGIONE LAZIO Direzione Regionale Agricoltura Area Servizi Tecnici e Scientifici, Sevizio Fitosanitario Regionale Tel. 06/51684047 – 06/51686821 – 06/51686827 Fax 06/51686828 Fonti delle foto: Foto n. 1: www.animalpicturesarchive.com; Foto n. 2 - 3 - 4 - 5: www.eppo.org Foto 6 e 7: www.forestryimages.org