capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 1 viviDARIA Le piante liberate Dagli horti conclusi, agli orti botanici APPROFONDIMENTO A partire dal Medio Evo i monasteri conservarono, insieme ai testi classici della filosofia e della letteratura, anche un patrimonio di conoscenze erboristiche che avrebbe costituito il nucleo della futura scienza medica. Mentre all’esterno del monastero un hortus conclusus (giardino chiuso) difendeva con alte mura uno spazio dove venivano coltivate con ogni cura le piante officinali, all’interno delle biblioteche preziosi erbari, gelosamente custoditi, contenevano disegni la cui accuratezza garantiva da eventuali errori nella raccolta di piante pericolosamente simili ( basti pensare, ad esempio, alla cicuta, simile al prezzemolo, ma velenosa). Per tutto il Medio Evo, tuttavia, molti erbari si basarono soprattutto sulla copiatura di manoscritti antecedenti, con il rischio di una verosimiglianza sempre minore, man mano che si facevano copie delle copie. L’avvento della stampa introdusse, naturalmente, scheda 8 un aumento della precisione e della potenzialità informativa degli erbari: il primo pubblicato a stampa fu l’Herbarius di Magonza, del 1484. E’ opportuno sottolineare, inoltre, la felice coincidenza dell’invenzione della stampa con il crescente desiderio dei naturalisti di ampliare la loro conoscenza del mondo vegetale, andando oltre l’importante ma ristretto mondo delle piante officinali. L’evento catalizzatore fu la scoperta dell’America, con la conseguente comparsa, in Europa, di piante sconosciute come il pomodoro e la patata (ritenute inizialmente piante ornamentali), il peperoncino, il tabacco, l’aloe. Dalla Turchia arrivano, a metà del 1500, alcuni bulbi, che considerati all’inizio come alimenti da mangiare bolliti con olio e sale, si rivelarono, invece, capaci di generare fiori coloratissimi, che fecero quasi impazzire di entusiasmo i floricoltori olandesi, e vennero venduti a peso d’oro: i tulipani. Nel frattempo, le illustrazioni degli erbari diventano sempre più realistiche. Superate sia la tecnica della xilografia (incisione su legno con tratti grossolani) sia quella, più precisa dell’incisione su rame, prese piede la costosissima, ma realistica, colorazione a mano. Molti grandi Signori, inoltre, cominciano a commissionare la riproduzione delle loro collezioni botaniche a pittori che sapevano sposare l’accuratezza del disegno alla bellezza delle forme e dei colori. La comparsa del colore nelle illustrazioni dei libri rispecchia l’improvvisa fioritura di aiuole e prati dei grandi parchi del 1600 che sostituiscono con il loro sfolgorìo, la severità monocromatica dei giardini rinascimentali. Piante e fiori, quasi “liberati”, sembrano reclamare nuovi spazi culturali; ad essi non compete soltanto un disegno scientifico più preciso, ma anche una nuova identità artistica, che non li confini nel ruolo di capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 2 cornice simbolica a ritratti di dame e gentiluomini, ma li consideri il soggetto indipendente di un nuovo tipo di rappresentazione pittorica di cui la natura morta fiamminga è degna rappresentante. Piante e fiori, infine, esigono soprattutto una nuova identità scientifica, che li faccia uscire definitivamente dall’ambito limitato dei giardini aromatici e delle botteghe degli speziali. E’ in questo contesto culturale vivace e innovativo che nascono i primi Orti Botanici. Qui le piante, non più immobilizzate nel- la fissità degli erbari o coltivate fra alte mura esclusivamente per la loro utilità, crescono fianco a fianco in grandi giardini “en plein air” che accostano fra loro essenze vegetali di ogni tipo, dalle più comuni alle più rare. Il primo Orto Botanico, fondato a Pisa nel 1545 ad opera di Luca Ghini, più o meno contemporaneamente a quello di Padova, nasce in origine come giardino dei semplici, ma si arricchisce ben presto di una notevole varietà di piante, spesso anche rare ed esotiche, che vengono accuratamente conser- vate, coltivate e messe a disposizione dei visitatori e, soprattutto, degli studiosi. Altre città italiane seguiranno questo esempio e, a metà del XVII secolo, anche le più grandi città europee, da Parigi a Leyda ospiteranno grandi Orti Botanici. Oggi, ce ne sono nel mondo 1700, che assolvono soprattutto a due compiti: conser vare la biodiversità terrestre, custodendo il ger moplasma del suo intero patrimonio vegetale, ed offrire a visitatori e studiosi una preziosa opportunità di conoscenza. capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 3 VIVAIO SEGRETO viviDARIA Attività di scoperta dei vivai da seme autoctono Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE 1 scheda di indagine 9 A per ogni bambino, matita, quaderno, vasetti di 10 cm diametro (vanno bene anche quelli di recupero forniti dalle famiglie), terriccio da fiori zione, ma, in linea di principio, tutti hanno le stesse aree di lavoro; per questo motivo di seguito propoGli alberelli ancora in vaso e le file niamo un’attività di scoperta di un ordinate di piantine da fiore, spesso vivaio “tipo”. sono l’aspetto più conosciuto dei vivai. Recatevi nell’area deputata alPuò essere interessante, però, inda- l’accumulo e alla produzione di gare più a fondo per scoprire le suolo fertile e chiedete agli addetti tecniche per mettere a dimora e di raccontarvi da dove proviene la far crescere le piante, in che modo terra: probabilmente ci sarà un la terra e i vasi sono utilizzati e, so- luogo dove vengono compostati prattutto, ragionare sulla prove- gli scarti verdi e le potature e dove nienza dei semi. viene accumulata la terra elimiI vivai che contribuiscono alla con- nata de vecchi vasi. servazione della biodiversità tramite Invitate i ragazzi a toccare la terra la coltivazione di semi raccolti da ed a trovare aggettivi adeguati per piante autoctone sono presenze descriverla, dite loro di sporcarsi un importanti, purtroppo non abba- dito e di strofinarlo sulla scheda per stanza diffuse; spesso sono gestiti vedere se la parte organica predal Corpo Forestale dello Stato sente nel suolo lascia traccia sulla (come lo storico vivaio del Parco carta. Nazionale del Circeo), ma anche Nella serra dove si riempiono gli da fondazioni e associazioni pri- speciali vasi utilizzati per le piante, a vate. volte il terreno viene filtrato attraIndividuate nelle vicinanze della verso una rete per eliminare ramoscuola un vivaio che corrisponda a scelli e foglie ancora presenti. queste caratteristiche e chiedete Altri spazi importanti da visitare se è possibile visitarlo e avvalersi sono quelli dedicati alla preparadella collaborazione del personale. zione e alla conservazione dei Preparate la classe all’uscita predi- semi. Prima di arrivare a mettere a sponendo insieme una scheda di dimora un seme, però, ci sono alindagine che preveda anche le cune operazioni da portare a terdomande da porre alle persone mine, la più importante delle quali che lavorano nel vivaio. è procurarsi il seme giusto che proLa scheda 9 A è un esempio di venga da una pianta cresciuta nel come si potrebbe procedere, ma, territorio limitrofo, perfettamente con l’aiuto dei bambini, sarà sicu- adattata a quel tipo di clima e di ramente possibile arricchirla di ulte- ambiente. riori spunti. Semi provenienti da piante della Ogni vivaio presenta una diversa stessa specie, ma cresciute in un disposizione degli spazi di coltiva- altro luogo, non sarebbero efficaci Cosa fare scheda 9 OBIETTIVI al termine dell’attività i bambini saranno in grado di: • Saper impostare e condurre un indagine sistematica • Dare una loro versione dell’importanza della coltivazione di piante provenienti da seme autoctono • Descrivere come si può produrre suolo fertile • Preparare e piantare i semi di almeno due specie diverse allo stesso modo nel conservare la biodiversità locale e, di conseguenza, globale. In genere i semi non sono pronti a germinare appena raccolti, infatti in natura, di solito, fra il momento della loro caduta e quello della germinazione passa un certo lasso SEME capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 4 di tempo: chiedete ai ragazzi di provare a immaginare cosa accade (dal punto di vista della temperatura, delle forme di trasporto cui è sottoposto- vedi scheda didattica “Belli e bravi”della presenza di acqua e umidità ecc...) a un seme caduto in autunno che germina nella primavera successiva. Al momento della raccolta si dedicano tutte le energie e il personale disponibile a sistemare i semi più delicati, gli altri, insieme ai frutti e agli strobili (pigne di conifere), vengono preparati in modo diverso a seconda delle esigenze delle specie. Alcuni semi hanno bisogno di sentire il freddo invernale, altri possono riposare sotto un letto di foglie (come, ad esempio, le querce). I frutti devono appassire e seccare per rilasciare i semi e, quindi, vengono posti in un ambiente a temperatura costante (spesso una serra calda). In tutti i casi i supporti sono scaffali di legno, con fondo in rete che permette la circolazione dell’aria ed evita la formazione di muffe. Per la semina vera e propria alcune specie richiedono un trattamento supplementare, che spesso consiste nell’immersione dei semi in acqua per 12-24 ore in modo da ammorbidire le cuticole esterne. Durante questa operazione generalmente i semi che non sono più vitali rimangono a galla e sono, quindi, facilmente eliminabili. Nella serra di vetro, a temperatura tiepida e costante si trovano, chiusi in una cassapanca di legno, i sacchi di juta con i semi dell’anno precedente, conservati nel caso che l’ultima raccolta non sia soddisfacente. Chiedete il permesso di far toccare i semi ai ragazzi e di strofinare fra le mani i frutti secchi per constatare come è semplice ricavarne i semi (ad esempio con il mirto o il ligustro). Le semine possono essere effettuate sia nello stesso luogo dove vengono riempiti i contenitori di terra, sia direttamente nell’area esterna del vivaio, dove tutti sono posti a germinare. All’aperto, i vasi sono poggiati sopra grandi teloni di plastica nera che coprono il terreno per impedire che le radici penetrino nel suolo. Il contenitore utilizzato per sistemare le piante si chiama fitocella: si tratta di un vaso di plastica nera, stretto e lungo, areato da fori laterali, che permettere alle radici di andare in profondità. Alcune specie (ad esempio sorbi, mele, pere) richiedono semine particolari e vengono messi a dimora dentro cassette di legno poste nelle serre calde o fredde a seconda delle aree climatiche; in seguito le plantule verranno trapiantate nelle fitocelle con una tecnica chiamata ripicchettatura. Chiedete al personale del vivaio di dare una dimostrazione ai bambini e, se è possibile, di farli esercitare su una cassetta preparata appositamente. L’intera area con le fitocelle contenenti i semi deve essere ombreggiata (con alberi o teli) e protetta dagli uccelli con reti apposite. Semi e piante sono contraddistinte da un cartellino che ne riporta il nome scientifico e la data di semina. Chiedete al personale di predisporre una collezione di semi che i ragazzi proveranno a piantare a scuola seguendo la giusta procedura. Quando le piantine crescono e riempiono la fitocella con le radici, vengono trapiantate in fitocelle sempre più grandi, oppure in terra. Le piante della stessa specie sono messe vicine e si dislocano in aree diverse del vivaio a seconda delle esigenze in fatto di ombra e acqua. Chiedete ai ragazzi di provare a contare quanti verdi diversi si possono ammirare nell’area in cui si trovano le piante piccole e grandi. All’interno del vivaio probabilmente saranno presenti anche alcuni alberi adulti che producono “in casa” i semi e contribuiscono all’ombreggiatura, chiedete ai bambini di informarsi sulle specie cui appartengono. Una volta tornati in aula leggete le schede compilate da tutti i bambini e confrontate differenze e somiglianze, poi redigete una relazione unica sulla vostra indagine sui vivai. Dividete la classe in piccoli gruppi e distribuite i semi che vi hanno consegnato al vivaio, concordate con i bambini quali sono le procedure più adatte per metterli a dimora e agite di conseguenza. Considerazioni finali Dopo aver seminato, ricordate ai bambini quante attenzioni sono necessarie per ottenere un piccolo albero in vaso e invitateli a riflettere sulle numerose insidie che deve superare un seme che, in natura, cerca di diventare pianta adulta. Prendete ad esempio una ghianda e aiutate la discussione ponendo le seguenti domande. • Tutti i semi riescono a cadere lontano dalla pianta madre? • Ci sono animali che mangiano le ghiande? • Quali sono le condizioni che permettono alla ghianda di crescere? • Una volta che sia germinata e abbia messo le foglie, la piccola quercia è a riparo da ogni rischio? Dopo aver riflettuto su questi aspetti e sul fatto che, di conseguenza, il rinnovo di un bosco danneggiato non è un evento così facile e veloce, chiedete ai bambini di esprimere le loro considerazioni su: • la necessità di salvaguardare i boschi esistenti da pericoli come gli incendi e le deforestazioni a scopi industriali e urbanistici; • l’utilità dei vivai simili a quello visitato. capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 5 vivaio segreto viviDARIA SCHEDA ALUNNO Scheda n. _________________ Classe _________________________________________________ Rilevatore __________________________________________________________________________ Vivaio ______________________________________________________________________________ Località ____________________________________________________________________________ Comune ____________________________________________________________________________ Provincia ___________________________________________________________________________ Data ___________________________ Ora _______________________________________________ Da dove proviene la terra utilizzata per seminare e coltivare le piante? È presente più di un tipo di terra? Che caratteristiche ha? Strofina la terra fra le dita ed esprimi le tue sensazioni con degli aggettivi: Se strofini la terra su un foglio di carta, rimane la traccia? Le piante vengono seminate direttamente nel contenitore in cui poi cresceranno? Se no perché? Da dove provengono i semi? scheda 9 A capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 6 Come vengono raccolti? Quali semi hai visto piantare? Ci sono differenze nelle tecniche di preparazione alla semina? Descrivi quali: Tutte le piante si seminano nello stesso modo? Se no descrivi le modalità che ricordi Disegna i contenitori che vengono utilizzati per seminare le piante e quelli che per rinvasarle Dove sono sistemati i contenitori con i semi? Perché le fitocelle hanno quella forma? Perché sono bucate? Quante sfumature di verde puoi contare nell’area all’aperto dove si trovano le piante più grandi? Come vengono utilizzate, in genere, le piante cresciute nel vivaio? Quali sono le cose più curiose che hai notato? Quale aspetto ti è piaciuto di più? Il vivaio può essere considerato un piccolo bosco “in fasce”: non “cattura” tanta anidride carbonica quanto lo stesso numero di piante “adulte” ma ha comunque un ruolo in questo processo, così come lo avranno le piantine che metterai tu. Prova a disegnare … il respiro delle piante! capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 7 Belli e bravi viviDARIA Alla varietà delle forme dei semi corrispondono adattamenti specifici per la dispersione Materiali occorrenti SCHEDA INSEGNANTE Cosa fare All’inizio dell’anno scolastico informate i bambini che organizzerete una collezione di semi. Chiedete loro di portarne in classe il maggior numero possibile, dopo aver stabilito qualche fonte di approvvigionamento: bustine acquistate dal vivaista, semi prodotti dai fiori del balcone e dei giardini condominiali, quelli provenienti dalla frutta e da molti ortaggi usati in cucina, ma anche i semi raccolti durante una passeggiata, in un bosco o su una siepe di campagna. Organizzate un’uscita sul campo, meglio se entro il mese di ottobre, e dedicatevi alla raccolta dei semi completi delle strutture che ne permettono la dispersione: le cupole delle ghiande, la parte leggera e membranosa delle samare dell’acero, le spighe delle graminacee ecc. Fate in modo da poter annoverare nella vostra collezione almeno una samara di acero, una spiga, un seme di tarassaco (soffione), un nocciolo di un frutto. Costruite una “semoteca” creando degli scompartimenti nelle scatole utilizzando le strisce di cartoncino. Accertatevi che il campionario sia abbastanza ricco da permettere un’osservazione esauriente della forma, del peso approssimativo, delle dimensione dei semi e, in particolare, delle caratteristiche della loro scheda 10 Parecchi semi di varia forma e dimensione, 2 fogli di cartoncino bianco 70x100 cm, pennarello, carta stagnola, carta velina, filo di ferro, pezzetti di velcro, colla, asciugacapelli e/o un piccolo ventilatore, un maglione di lana, lente di ingrandimento, bacinella, scatole di cartone, forbici, nastro adesivo, colori, una scheda 10 A per ogni bambino. superficie esterna; integrate la collezione durante tutto l’anno. Lasciate che i bambini prendano familiarità con i semi, toccandoli ed esaminandoli da vicino e favorite lo scambio di osservazioni sulle caratteristiche che sembrano più interessanti (ad esempio, i semi contenuti nelle nespole hanno un rivestimento liscio al tatto e un colore molto particolare che li fa assomigliare a pietre dure). Invitate i bambini a notare la differenza fra i semi “nudi” e quelli che hanno delle strutture intorno. Inoltre: riflettendo sulla differenza delle dimensioni dei semi-spesso notevole- è possibile metterla in relazione diretta con la grandezza delle piante corrispondenti? Se i bambini osservassero una ghianda o una faggiola senza sapere da quali piante provengono, penserebbero ad alberi grandi e maestosi come la quercia e il faggio? Chiedete ai bambini di fare delle ricerche sui semi raccolti (se non conoscete il nome della pianta cui appartengono, consultate guide specifiche e/o coinvolgete i genitori) e incoraggiateli a fare i disegni delle piante adulte. Sistemate i disegni sul fondo di ogni scomparto della teca, scrivete il nome della specie e poggiateci sopra i semi. Disegnate ora un seme molto ingrandito su un cartoncino bianco e scrivetevi sopra: “Attenzione! Disperdere nell’ambiente!”. Mostratelo ai bambini ed incorag- OBIETTIVI al termine dell’attività i bambini saranno in grado di: • Identificare il seme rispetto al frutto (o al fiore, nel caso delle Conifere) • Organizzare una collezione di semi • Descrivere i meccanismi di dispersione dei semi • Verificare il significato evolutivo degli adattamenti finalizzati alla dispersione SEMI capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 8 giateli ad esprimere i loro commenti. Fate notare che il seme può essere effettivamente considerato un contenitore, poiché ha al suo interno ciò che serve per la crescita di una nuova pianta; a differenza, però dei contenitori fabbricati dall’uomo che, se sono gettati nell’ambiente esterno, lo inquinano, i contenitori-semi, hanno proprio bisogno di essere dispersi su terreno per assolvere alla loro funzione. Aggiungete, inoltre, che per il bene della nuova piantina è necessario che il seme non cada troppo vicino alla pianta madre. Invitate i ragazzi a riconsiderare le caratteristiche esterne dei semi che hanno osservato, per individuare strutture che possano facilitarne la dispersione ad opera, ad esempio, del vento. Raccogliete esemplari di tutti i semi e disponeteli su un banco, in modo casuale, ma lasciando un po’ di spazio fra l’uno e l’altro e fate disporre i bambini in cerchio intorno al banco. Chiedete loro di scegliere quali semi sono adatti ad essere dispersi dal vento e quali potrebbero rimanere impigliati nella pelliccia degli animali, fatene fare dei mucchietti e tenete o disegnate un esemplare per ogni tipologia di dispersione. Per aiutarli a confermare le loro ipotesi, distribuite di nuovo i semi sul tavolo e organizzate qualche semplice prova pratica al termine della quale i bambini potranno compilare la scheda 10 A. Annunciate che bisogna simulare il ruolo del vento: dite quindi a un paio di bambini di soffiare sui semi contemporaneamente e nella stessa direzione e di osservare quello che succede; se si vuole provare con un soffio più forte, si potrà usare una asciugacapelli o un piccolo ventilatore. Dite ai bambini di mettere da parte i semi che si sono spostati di più sotto l’azione del vento per osservarli meglio in seguito. Nella prova successiva scegliete un paio di bambini con i capelli particolarmente ricci: ricordate che i mammiferi sono forniti di pelliccia (tranne gli esseri umani che ne conservano traccia sulla testa!). I bambini dovranno fingere di essere animali che, camminando, potrebbero dare involontariamente “un passaggio” a qualche seme caduto sul terreno, quindi invitateli a passare più volte i capelli sui semi, sfiorandoli leggermente. Se tutti gli alunni hanno i capelli lisci provate lo stesso, oppure simulate la pelliccia con un maglione peloso. Invitate, dunque, tutti i bambini ad osservare attentamente (anche con l’aiuto di una lente di ingrandimento) sia i semi trasportati dal “vento” sia quelli trasportati dalla “pelliccia animale” facendo particolare attenzione alla presenza, sulla superficie esterna di eventuali estroflessioni, uncini, ecc. Qualche bambino ritiene che riuscirebbe a inventare una soluzione per far si che i semi siano, invece, trasportati facilmente dall’acqua? Dividete i bambini in gruppi e invitateli a costruire, con il materiale a disposizione, un prototipo di seme che dovranno poi collaudare. Dite ora di tornare ad osservare i semi che non si sono lasciati trasportare né dal vento né da una pelliccia. Anche se sono di grandezza e aspetto diverso, molti di questi semi hanno, però, in comune un rivestimento esterno piuttosto duro a volte addirittura legnoso. Fateli riflettere sul fatto che quasi tutti provengono da frutti buoni da mangiare: anche gli uccelli e alcuni piccoli mammiferi sono di questo parere e, quindi, è probabile che il viaggio di allontanamento dalla pianta madre avvenga proprio all’interno di uno di questi animali che, prima o poi, dopo aver digerito il frutto, depositerà il seme, rimasto integro proprio a causa di quel robusto e indigeribile rivestimento. Al termine delle tre prove alcuni semi sembreranno poco adatti ai tipi di trasporto collaudati: per caso sono quelli provenienti dalle bustine? È probabile che se fossero stati raccolti in natura avrebbero presentato una struttura esterna (frutto appetibile, alette, uncini ecc.) utile alla dispersione? Considerazioni finali Poiché la dispersione dei semi ha una notevole importanza per la riproduzione delle piante, il processo evolutivo ha favorito nei semi degli adattamenti specificamente rivolti a questo scopo. Invitate i bambini a riflettere sulle diverse modalità di dispersione e chiedete loro: è possibile che alcuni degli adattamenti dei semi per il trasporto abbia ispirato qualche invenzione umana? Se sì, di quale si tratta? Per essere efficace la dispersione deve verificarsi quando il seme è pronto per la germinazione. Se i bambini fossero al posto degli uccelli, sceglierebbero quelli verdi ed acerbi o quelli dolci e maturi? (pronti, quindi, per rilasciare i semi) Quali altri esempi si possono citare sullo stretto legame e, a volte, sulla collaborazione fra piante e animali? (vedi scheda didattica 16 “E gli animali?”) In questo contesto sono interessanti anche le esperienze fatte dai bambini in qualità di trasportatori di semi: è mai successo che abbiano buttato sulla terra il nocciolo di una pesca o di un’albicocca appena mangiata? E quante volte l’orlo della gonna o dei pantaloni, o le zampe del loro cane avranno funzionato da “taxi per semi”, durante la passeggiata in un prato? capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 9 viviDARIA BELLI E BRAVI SCHEDA ALUNNO Scheda n. _________________ Classe _________________________________________________ Rilevatore __________________________________________________________________________ Nome della specie (es. cerro) scheda 10 A Nome del seme (es. ghianda) Disegno del seme Tipo di dispersione (es. si attacca al pelo degli animali) capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 Nome della specie (es. cerro) 11:58 Pagina 10 Nome del seme (es. ghianda) Disegno del seme Tipo di dispersione (es. si attacca al pelo degli animali) capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 11 Seminare la diversità Materiali e tecniche di messa a dimora dei semi Materiale occorrente viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE Cosa fare Introducete l’attività della giornata portando in classe solo alcuni esemplari di piante adulte scelte con le modalità indicate più sopra, nei materiali occorrenti, e mostrate anche i semi da cui sono cresciute (se avete problemi a reperire alcune piante o semi sostituiteli con altri). Per sottolineare la particolare forma dei semi utilizzate la lavagna luminosa, mettendo a confronto un seme molto piccolo (bocca di leone) con uno più grande (ghianda). Chiedete ai bambini se hanno mai piantato un seme o se hanno assistito a una semina, e assecondate il racconto delle esperienze. Annunciate che in questa occasione lavorerete con le piante piccole, o, meglio, con i semi piccoli, e che per mettere a dimora i semi in modo da avere buone probabilità di riuscita, avrete bisogno di un oggetto misterioso. Presentate alla classe un dischetto di torba ancora secco e fatelo girare fra gli allievi chiedendo loro di esprimere commenti sulla sua natura e la sua forma. Alla fine del giro, per aumentare l’attenzione, avvertite che stanno per assistere a una “magia” della natura e che è necessario del silenzio per assecondare l’avvenimento, poi ponete il dischetto nella capsula Petri (o nel piattino di carta) e fate ca- SCHEDA 11 Semi di calendula, bocca di leone, zinnia, pratolina, dalia, convolvolo, pervinca, tageta, tarassaco, girasole, quercia (scegliete la ghianda di una specie che è presente nel vostro territorio), piante adulte con fiore scelte fra le specie di cui si presentano i semi, 25 dischetti di torba, 25 capsule Petri oppure 25 piattini di carta, 25 matite, 25 schede 11 A, 1 scheda 11 A su foglio di acetato, lavagna luminosa, acqua, 1 spruzzetta o 1 bottiglietta con tappo a spruzzo (del tipo di quelle usate per gli integratori di sali), 25 matite appuntite, matite e pennarelli colorati, stuzzicadenti, rettangoli di carta 2 cm x 4 cm, nastro adesivo, scatoloni di cartone. dere qualche goccia d’acqua all’interno del foro del dischetto tanto da bagnare la base del contenitore (4-5 mm di altezza nella capsula Petri). Poggiate poi il dischetto su un armadio o su un’altra superficie fuori portata dagli sguardi dei bambini e avvertite che bisogna aspettare qualche minuto. Nel frattempo, in attesa che la “magia” si realizzi, potete dedicarvi a conoscere meglio i semi piccoli con cui lavorerete durante l’attività e quelli grandi che serviranno da paragone. Consegnate una copia della scheda 11 A ai bambini e poggiate la vostra copia in acetato sulla lavagna luminosa. Cominciate ad illustrare i singoli semi (evitate di seguire l’ordine dello schema per mantenere alta l’attenzione degli alunni) poggiandoli sulla lavagna in corrispondenza del nome della specie. Lasciate che i bambini dicano liberamente le loro impressioni, poi invitateli a disegnare la forma del seme nel giusto spazio della scheda 11 A in loro possesso. Quando avrete illustrato tutti i semi, ricordate alla classe che la “magia” probabilmente si è compiuta e prendete quello che era un dischetto ed è diventato, ora, un piccolo vasetto di terra. Spiegate loro che prima il materiale di cui è costituito era privo di acqua e, quindi, era compresso, proprio come il terreno che si spacca e si OBIETTIVI al termine dell’attività i bambini saranno in grado di: • Collegare le piante adulte al seme da cui sono germogliate. • Riconoscere i semi utilizzati in classe. • Descrivere l’utilizzo di un dischetto di torba. • Mettere a dimora un seme e curarne la crescita. • Riconoscere la biodiversità delle specie anche nelle diverse forme dei semi presentati. capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 12 ritira quando non piove da molto. L’aggiunta di acqua ha permesso alla terra particolare di cui il dischetto è composto, la torba, di idratarsi e di espandersi: ora le radici di una pianta potranno farsi spazio al suo interno. Distribuite un dischetto e una capsula Petri per ogni bambino e passate con una bottiglietta o una spruzzetta fra i banchi per bagnarli al punto giusto. Mentre i dischetti “crescono”, chiedete ai bambini di colorare i semi e di trovare un nuovo nome alla pianta sulla base della forma del suo seme. Noterete, però, che i bambini tenderanno soprattutto a guardare attentamente la trasformazione dei dischetti in vasetti! Quando tutti i vasetti saranno pronti e i disegni saranno stati colorati, potrete distribuire i semi da piantare: due per ogni vasetto. Date semi diversi in modo che, quando finalmente germoglieranno e cresceranno, la classe potrà avere un’aiuola mista. Quando tutto sarà pronto dite ai bambini che farete la stessa azione tutti insieme: prendete la matita e fate un buco al centro del vasetto, ponete entrambi i semi all’interno del buco (non sempre i semi hanno buona riu- scita, in questo modo si evitano delusioni cocenti), ricoprite i semi spostando un po’ di terra con la punta della matita stessa. Distribuite ai bambini i cartoncini e chiedete loro di scrivere su un lato il nome della pianta che hanno seminato e, sull’altro, il proprio nome; poi distribuite ad ognuno gli stuzzicadenti e un pezzetto di nastro adesivo per costruire una piccola bandierina con il cartoncino. Fate piantare le bandierine nei vasetti di torba e raccoglieteli tutti in una serie di scatole di cartone o cassette di legno che porrete vicino alla finestra. Ricordate che i vasetti devono rimanere sempre umidi, ma non troppo bagnati, quindi stabilite i turni per annaffiare e le modalità necessarie per capire quando bisogna farlo. Poggiate il dito sulla sommità del dischetto per vedere se rimane sporco: se è così non c’è bisogno di aggiungere acqua, altrimenti bisogna versarne alcune gocce. Quando le piantine saranno germogliate, trasferitele in vasi più grandi o in un’aiuola dell’aula verde. Considerazioni finali Dopo aver sistemato i vasetti e definito i turni di annaffiatura, portate di nuovo l’attenzione sulle schede dei semi e sulla grande varietà di forme che hanno osservato. Chiedete ai bambini di leggere i nomi che hanno assegnato ai semi (e quindi alle piante) sulla base della loro forma. La diversità di aspetto corrisponde a una varietà di forme di vita e, corrisponde di conseguenza, alla capacità di sopravvivere in determinate condizioni, alla presenza di caratteri particolari, come, ad esempio, le proprietà aromatiche, curative, persino venefiche. In due parole quello che è stato piantato durante l’attività si può, dunque, considerare un piccolo campionario di biodiversità. Infine, fate notare ai bambini che le “loro” piante sono la forma più domestica di specie selvatiche che crescono nel bosco o sui bordi delle strade del nostro territorio o in luoghi esotici (per aiutarli a capire, utilizzate il paragone del cane e del lupo. Il primo è la forma domestica del secondo e, infatti appartengono alla stessa specie e sono, quindi, in grado di accoppiarsi e fare figli che possono fare altri figli; inoltre, proprio come succede con le diverse varietà di bocca di leone, esistono tante razze di cani.) Proponete una ricerca sulle piante selvatiche che corrispondono a quelle da voi piantate per verificare quali elementi (ad esempio forma, colore, dimensione del fiore o delle foglie) sono cambiati e in che modo. Alla fine della ricerca chiedete ai bambini: secondo voi, con le operazioni di selezione di nuove varietà da giardino la biodiversità è aumentata o diminuita? capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 13 Seminare la diversità viviDARIA SCHEDA ALUNNO Nome _______________________________________________________________________________ Classe ______________________________________________________________________________ Data _____________________________ Ora _____________________________________________ Descrizione dei semi CALENDULA ZINNIA PERVINCA Io la chiamerei così: Io la chiamerei così: Io la chiamerei così: BOCCA DI LEONE GIRASOLE PRATOLINA Io la chiamerei così: Io la chiamerei così: Io la chiamerei così: SCHEDA 11 A capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:58 Pagina 14 Descrizione dei semi TAGETA CONVOLVOLO TARASSACO Io la chiamerei così: Io la chiamerei così: Io la chiamerei così: ……………………… ……………………… ……………………… Io la chiamerei così: Io la chiamerei così: Io la chiamerei così: capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:59 Pagina 15 Ma quante belle foglie madama Dorè Con lo studio delle querce la biodiversità diventa tangibile viviDARIA Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE Cosa fare Introducete il concetto di biodiversità facendo notare ai bambini le differenze che contraddistinguono un individuo da un altro. Invitate un bambino a scrivere sulla lavagna i diversi caratteri presenti nei compagni di classe, utilizzando, come guida, la scheda 12 A. Avviate una discussione con i bambini facendo notare che, anche se tutti loro appartengono alla stessa specie, a ben guardare, ci sono molte differenze tra un bambino ed un altro. Spiegate loro che in natura la varietà è una ricchezza e un valore che gli scienziati chiamano biodiversità. Fate notare che, se all’interno della stessa specie esiste tanta variabilità, tanto più esiste fra specie diverse anche se affini. La famiglia delle querce offre un ottimo spunto per verificare che ciò che sembra tutto uguale a prima vista, in realtà risulterà diverso. Mettete in un barattolo i diversi tipi di ghiande che siete riusciti a recuperare e riempite una busta di carta con le foglie delle stesse querce. Fate prendere un ghianda ad ogni bambino, e invitatelo a descrivere per iscritto le sue caratteristiche. Chiedete ai bambini di confrontare fra loro le ghiande e di creare dei gruppi per ogni tipo di ghianda. Distribuite la scheda 12 B e com- SCHEDA 12 Una ghianda per alunno (scelte fra le seguenti specie da selezionare a secondo di quelle presenti nel vostro territorio: leccio, cerro, roverella, rovere, sughera), foglie di altrettante specie di querce, un barattolo, fotografie o disegni delle querce da studiare, 1 copia delle schede 12A, 12B per ogni bambino, 5 lenti di ingrandimento, 5 righelli. mentatela insieme ai bambini per spiegarne i termini, poi fatela utilizzare per provare a riconoscere la quercia cui appartiene la ghianda e aiutateli nel compito con foto delle piante scelte. Distribuite agli alunni le foglie, invitateli a descriverle per iscritto facendo attenzione alla grandezza, al colore, al margine, alle nervature, alla presenza di peluria, alla consistenza. Ricordate ai bambini di utilizzare tutti i sensi. Come per le ghiande, fate confrontare le foglie e chiedete ai bambini di dividersi in gruppi, uno per ogni tipo di foglia. Riunite la classe e utilizzate la scheda 12 B per scoprire a quale specie appartengono le foglie. Spiegate alla classe che le piante, per sopravvivere ad ambienti e climi diversi, presentano dei particolari adattamenti: alcune foglie hanno dei peli sulla pagina inferiore che, come le pellicce degli animali, isolano dal OBIETTIVI al termine dell’attività i bambini saranno in grado di: • Scoprire la biodiversità • Spiegare l’importanza della diversità di specie all’interno dello stesso gruppo classificatorio • Valutare l’importanza della conservazione e della ricchezza delle diverse specie arboree • Comprendere l’importanza dei rimboschimenti con specie locali capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:59 Pagina 16 caldo e dal freddo, altre hanno sostanze cerose (aspetto lucido) che servono a riflettere i raggi solari nelle zone particolarmente assolate e ad impermeabilizzare la foglia verso l’esterno, riducendo la perdita di acqua per traspirazione, altre presentano piccole spine per non esser man- giate dagli animali, altre ancora possono diventare molto grandi perché hanno tanta acqua a disposizione e al contrario devono disperderla. Aiutandovi con una lente di ingrandimento, studiate accuratamente la foglia per scoprire se è coriacea, tormentosa, spinosa. Considerazioni finali Dopo che i bambini hanno osservato attentamente le foglie ricordate i tipi di adattamenti e chiedete, secondo la loro opinione, quali delle specie osservate possono vivere meglio in ambienti più caldi e quali in ambienti più freschi. Confrontate le risposte con la scheda 12 B. Avviate un dibattito sulla capacità di queste piante di adattarsi e specializzarsi all’ambiente in cui vivono, spiegando in questa occasione, la necessità e l’importanza di utilizzare nei rimboschimenti le specie di piante idonee e già presenti nell’ambiente (vedi scheda numero 9 “Vivaio segreto”). Aiutateli a comprendere che una palma che vive molto bene in una località di mare non riuscirà a vivere altrettanto bene in una zona di alta montagna, così come una pianta d’alta quota non riesce a sopravvivere in una zona di mare. Per verificare se il concetto è stato compreso, chiedete ai bambini di fare degli esempi utilizzando i loro capi di abbigliamento associati a luoghi caratterizzati da climi diversi (ad esempio andare al mare, d’estate, con la giacca a vento e in montagna con il costume da bagno). Raccontate alla classe che in passato, quando è stato necessario piantare nuovi alberi, spesso sono state utilizzate specie sbagliate. Questo ha comportato la sofferenza e la morte dei piccoli alberi e, di conseguenza, la mancanza di cibo e riparo per molti animali. capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:59 Pagina 17 viviDARIA Ma quantE belle foglie madama Dorè SCHEDA ALUNNO Caratteristiche degli alunni della classe _________________________________________ ___________________________________________________________________________________ colore dei capelli tipo di capelli SCHEDA 12 a colore necessità degli occhi occhiali nei sul viso altezza numero di scarpa capitolo_02_ok:Layout 1 colore dei capelli 5-11-2008 11:59 tipo di capelli Pagina 18 colore inecessità degli occhi occhiali nei sul viso altezza numero di scarpa capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:59 viviDARIA SCHEDA ALUNNO Pagina 19 Ma quantE belle foglie madama Dorè Scheda per il riconoscimento delle querce attraverso l’osservazione delle foglie e delle ghiande Nome quercia Cerro Leccio Grandezza ghianda Fino a 2,5 cm Fino a 2 cm Tipo di cupola Ricopre mezza ghianda, ricoperta da lunghe squame ricurve (sembra riccia) Ricopre ¾ della ghianda Grandezza foglia (molto variabile) Lunghe fino a 12 cm, larghe 7,5 cm lunghe da 3 a 7,5 cm, larghe da 1 a 5 cm Forma della foglia Allungate e lobate con ciuffetti di peli rossastri, chiamati stipole, alla base del picciolo Ovali, da stretta e lunga a quasi rotonda Presenza di peli Solo da giovani Solo sulla pagina inferiore Margine lobato A volte profondamente lobate no Margine seghettato no In genere no, ma può presentare piccole spine Ambiente Boschi di tutta Italia in aree non troppo secche Luoghi secchi di pianura e collinari disegno SCHEDA 12 B capitolo_02_ok:Layout 1 5-11-2008 11:59 Pagina 20 Nome quercia Rovere Roverella Grandezza ghianda Fino a 3 cm Fino a 4 cm Tipo di cupola Ricopre 1/3 della ghianda Ricopre 1/3 della ghianda, leggermente pelosa Grandezza foglia (molto variabile) Lunghe da 5 a 12 cm, larghe 7,5 Lunghe fino a 10 cm, larghe 5 Forma della foglia Con lobi arrotondati Ovali, lobi arrotondati e a punta alla fine Presenza di peli Leggera peluria sulla pagina inferiore Solo sulla pagina inferiore Margine lobato si si Margine seghettato no no Ambiente Boschi in aree piovose con terreno ricco d’acqua (rara) Luoghi aridi di pianura e collina disegno Nome quercia Sughera Grandezza ghianda Fino a 3 cm Tipo di cupola Ricopre mezza ghianda Grandezza foglia (molto variabile) Lunghe fino a 7 cm, larghe 4 Forma della foglia Ovali, leggermente bombate Presenza di peli Solo sulla pagina inferiore Margine lobato no Margine seghettato si Ambiente Boschi di aree calde di pianura e collina disegno