Clamer informa Gennaio 2016 Patologia Piero Guarino Giorgio Bozzano Piero Guarino Agronomo Giorgio Bozzano servizio tecnico de l’Ortofrutticola di Albenga I principali fitofagi delle colture aromatiche Parte I Le colture aromatiche fanno parte di un gruppo merceologico più ampio, ancorché molto eterogeneo, che è quello delle piante officinali, medicinali e aromatiche. Vi appartengono specie botaniche diverse, e, conseguentemente, con diversi habitus vegetativi e diverse esigenze agronomiche. Si stima che la coltivazione delle aromatiche interessi in Italia una superficie di circa 3.000 ha. Sono molti i fitofagi che attaccano queste colture; alcuni piuttosto generici, altri più specificatamente limitati ad alcune situazioni. Il presente lavoro si propone, appunto, di elencarne, anche se sicuramente in maniera non esaustiva, i principali fitofagi parassiti, con la speranza di poter dare un supporto tecnico a chi si occupa della coltivazione di queste specie. Afidi Nei mesi primaverili colonie di afidi di diverse specie si possono osservare un po’ su tutte le specie coltivate, ma più in particolare su rosmarino, salvia, menta, lavan- Afidi (foto P. Guarino) 38 AMV su Lippia (foto l’Ortofrutticola) da, basilico. Inizialmente le infestazioni si manifestano “a macchia di leopardo”, posizionandosi sulla pagina inferiore delle foglioline più tenere o sui germogli. Le punture nutritive degli afidi determinano indebolimenti delle piante tanto più marcati quanto più copiosa è l’infestazione. Si osservano, inoltre, arricciamenti, distorsioni e decolorazioni fogliari. L’abbondante produzione di melata legata al metabolismo di questi insetti (come della maggior parte dei rincoti) determina, inoltre, imbrattamento della vegetazione e sviluppo di fumaggini che, insieme, oltre a limitare i processi fisiologici delle piante, ne determinano un evidente deprezzamento commerciale. Né bisogna dimenticare che gli afidi possono essere vettori di virus patogeni. Uno di questi è il CMV (Cucumber Mosaic Virus) su rosmarino. Le piante infette da CMV sono caratterizzate da una marcata riduzione dello sviluppo, produzione di germogli distorti, arricciamenti fogliari, nonché giallumi e seccumi delle foglie stesse. Un altro virus piuttosto frequente è l’AMV (Alfalfa Mosaic Virus). Lo si ritrova su alcune specie di lavanda, lavandino, origano, citronella. Il sintomo più caratteristico è dato da una marcata alterazione cromatica di color giallo-oro. In alcuni casi (origano) si possono osservare nanismi, in altri (lavanda, lavandino, salvia, lippia, origano) malformazioni fogliari. Afide radicale della menta (Aphis mentae radicis) Su piante di menta coltivate in vaso si può osservare la seguente sintomatologia: accrescimento stentato, intristimento della pian- Afidi radicali (foto l’Ortofrutticola) 39 ta, progressivo deperimento. Le foglie rimangono piuttosto piccole ed assumono un colore rossastro. I rametti ingialliscono a partire dalla regione basale, si defogliano progressivamente e, nei casi più gravi, possono andare incontro a completo disseccamento. Ad un esame esteriore della pianta non è dato osservare alcuna causa di detta sintomatologia. Il quadro cambia allorquando si svasa la pianta e se ne osserva l’apparato radicale. Frammiste alle radici, ma disposte generalmente nelle zone più periferiche, si evidenziano delle colonie batuffolose di afidi dal corpo color giallo ocra, circondati da secrezioni cerose biancastre. Le radici appaiono di color marrone e più o meno prive di capillizio radicale, perdendo così la capacità assorbente, ragion per cui le piante appassiscono mentre l’acqua di irrigazione ristagna nel vaso. Afide radicale della maggiorana Su piante di 2-3 anni di maggiorana da reciso, allevate in vaso, sia in campo che in serra, nei mesi autunnali, si possono avere attacchi di questo fitofago. Si tratta di piccoli afidi di color nocciola dal corpo settato e a forma di goccia. Questi sono circondati da una lanuggine bianca che avvolge le radici e le parti del fusto a contatto col terreno. Le piante colpite mostrano una crescita stentata e un colore verde pallido sulle foglie apicali. La parte basale va incontro, dapprima a filloptosi e disseccamento dei rametti, ed inseguito (in presenza di forti attacchi) a collasso e morte. L’apparato radicale è anch’esso necrotico e marcescente, nonché privo di capillizio. Moscerino bianco (Bemisia sp.) Infestazioni di aleuroidi (moscerino bianco) possono essere osservate su diverse colture aromatiche ma, più in particolare, su quelle con foglie espanse (dove l’insetto trova maggior agio per le Bemisia e fumaggine su rosmarino (foto l’Ortofrutticola) 40 sue attività trofiche). Abbastanza frequente è, quindi, la presenza di mosca bianca sulle diverse specie di salvia (ancor più se è in serra e se si tratta di specie colorate quali, ad esempio, S. tricolor, S. icterina, S. purpurescens). Adulti, uova e forme giovanili si trovano, contemporaneamente, sulla pagina inferiore delle foglie. L’attività nutritiva è accompagnata da abbondante produzione di melata e possibile sviluppo di fumaggini. Diverse generazioni si succedono ed accavallano nel corso dell’anno. Il danno è di tipo fisiologico (stentata crescita della pianta) ed estetico-commerciale (melata e fumaggini sulle foglie). Cicaline Si tratta di piccoli insetti (5-20 mm) appartenenti alla famiglia dei cicadellidi. Si stima che ne esistano un centinaio di specie diverse che colpiscono le più disparate colture agrarie. Tra le molte specie si citano Hauptidia spp , Eupteryx spp, Empoasca spp. , che sono le più frequenti, in particolar modo sulle labiate (salvia, rosmarino, menta, melissa, maggiorana, origano, etc). Quale che sia la specie, il loro ciclo di sviluppo e le Cicalina (foto P. Guarino) Cicalina su maggiorana (foto l’Ortofrutticola) sintomatologie si possono ricondurre ad alcuni elementi di similitudine. Il ciclo biologico si sviluppa, a partire dall’uovo, attraverso due fasi embrionali (neanide - due mute, ninfa - tre mute), per arrivare all’adulto. Nel corso dell’anno, in funzione del clima, si possono avvicendare e, soprattutto, accavallare, anche diverse generazioni (da 1 a 3). Nelle regioni temperate (dove sono attive quasi tutto l’anno con eccezione dei soli mesi invernali) svernano allo stadio di uovo ma, 41 molto frequentemente, anche come adulto (all’interno di screpolature della corteccia). Le uova primaverili vengono deposte singolarmente, negli steli, all’interno delle nervature fogliari, o nel parenchima stesso, tramite un ovopositore in grado di incidere la superficie vegetale. La schiusura di queste si può protrarre per circa un mese in maniera scalare, determinando, come si è detto, un notevoleaccavallamento delle diverse forme mobili. La spiccata polifagia crea un problema di controllodel fitofago, poiché, trovandosi questo in abbondanza anche sulle piante infestanti e spontanee, non è sufficientemente contenuto dai trattamenti insetticidi specifici sulla coltura. Dotate di apparato boccale pungente-succhiante (stiletto), le cicaline si nutrono (generalmente sulla pagina inferiore della foglia) perforando la cuticola e svuotando del loro contenuto citoplasmatico le cellule sottostanti. Il risultato sintomatologico della loro attività trofica consiste in tipiche punteggiature biancastre (cellule svuotate del loro contenuto) che col tempo virano al giallo a seguito della necrosi dei tessuti danneggiati. Se disturbate, sono in grado di fare caratteristici salti e/o piccoli voli, per poi posarsi nuovamente sulla superficie vegetale, con la quale si mimetizzano molto bene. Oltre al danno fisiologico (riduzione della superficie fogliare fotosintetizzante) e a quello estetico (presenza di più o meno fitte punteggiature sulle foglie) si ha un danno collaterale dovuto alla capacità dell’insetto di trasmettere fitoplasmi patogeni. Nella fattispecie, su rosmarino e timo le cicaline possono veicolare fitoplasmi del gruppo stolbur (16 Sr XII-A). Nel caso del rosmarino, le piante infette hanno una crescita stentata con foglie apicali piccole e di colore giallognolo. Le foglie più vecchie assumono, invece, una colorazione bronzeo-rossastra. Analogamente, su timo si osservano raccorciamenti dei rametti con foglioline più piccole del normale, di colore dapprima giallognolo e poi tendente al rossastro. Cocciniglia degli agrumi (Icerya purchasi) Fra le diverse cocciniglie che possono occasionalmente attaccare le colture aromatiche si cita la cocciniglia cotonosa degli agrumi. In effetti l’ospite elettivo è costituito dalle diverse specie di 42 Icherya su salvia (foto l’Ortofrutticola) agrumi eventualmente presenti nelle vicinanze. Tuttavia, in determinate condizioni, questa cocciniglia può migrare ed attaccare anche coltivazioni diverse, tra le quali, nel nostro caso, si cita la salvia. Come tutte le cocciniglie, anche l’Icerya arreca alla coltura un triplo danno. Alla sottrazione di linfa e conseguente indebolimento della pianta, si aggiunge, infatti, la produzione di melata e lo sviluppo di fumaggine sulla stessa. L’aspetto esteriore e macroscopico dell’insetto (della femmina) suggerisce forme e dimensioni che in realtà non sono quelle reali. Grossa parte della sagoma è infatti costituita da un caratteristico ovisacco bianco-ceroso scanalato che, fuoriuscendo da sotto il corpo,contiene le uova e protegge le neanidi. Il corpo vero e proprio dell’insetto è, in realtà, di forma ovale e di colore rosso-arancio, nascosto tra l’abbondante produzione cerosa. Il maschio, piuttosto raro, è un insetto piccolo e giallastro. La si può osservare sulla pagina inferiore delle foglie, ma anche sui fusti e in prossimità delle ascelle di inserzione delle ramificazioni. Ogni femmina depone da 400 a 800 uova, dalle quali schiudono delle neanidi rossastre, ovoidali, e inizialmente lunghe appena 0,5 mm. Queste vanno presto a colonizzare nuove zone della pianta con preferenza per le nervature principali sulla pagina inferiore delle foglie più tenere. Nel corso della stagione possono succedersi 2 o 3 generazioni. Lo svernamento avviene, generalmente, allo stadio di neanide di terza età. Psilla dell’Alloro (Trioza alacris) Questo piccolo omottero (adulti: ca 1-5-2 mm – neanidi: 0,3/0,6 mm) colpisce elettivamente le piante di alloro. Svolge, nei climi temperati, fino a 3-4 generazioni all’anno. Sverna, generalmente allo stato di adulto, nei ripari forniti dalla vegetazione stessa o, 44 occasionalmente, anche nel terreno. Nel mese di maggio, le femmine, dopo essersi accoppiate, depongono dal 50 a 200 uova, in gruppi ordinati, sulla pagina inferiore delle foglie e/o sui germogli. L’azione trofica delle femmine determina un caratteristico ripiegamento verso il basso dei margini fogliari. Questa deformazione costituisce un ottimo ambiente protettivo per le uova e le neanidi che ne schiudono nel giro di una decina di giorni. Queste, a loro volta, determinano un ulteriore arrotolamento delle pagine fogliari, che assumono un aspetto carnoso e il cui colore vira dal giallo, al rosso, al bruno per andare incontro, alla fine, a necrosi. All’interno di queste pseudo-galle, le neanidi, immerse nella loro stessa melata zuccherina, trovano riparo e nutrimento, e attra- Psilla su alloro (foto l’Ortofrutticola) verso varie mute passano allo stadio di ninfa prima e di adulto poi. Il danno arrecato da queste psille, oltre che da un indebolimento generale della pianta e dalla produzione di melata con conseguente sviluppo di fumaggine, è prioritariamente costituito dalle suddette deformazioni fogliari. In caso di forti infestazioni si possono, infatti, osservare ampie zone di chioma interessate da questi fenomeni ipertrofici e da disseccamenti fogliari più o meno diffusi e gravi. Sputacchina (Philaenus spumarius) Oltre a molte piante spontanee e non, è possibile rinvenire questo insetto su rosmarino e prezzemolo. Si tratta di un piccolo rincote (adulti: 6-12 mm) appartenente alla famiglia degli afroforidi, somaticamente simile ad una minuscola cicala. Invero è piuttosto difficile osservare direttamente gli individui (soprattutto le forme giovanili) in quanto sono coperti da una caratteristica massa schiumosa simile a saliva (da cui il nome). Questa schiuma, che viene prodotta forzando l’espulsione degli escrementi liquidi e mischiandoli ad aria attraverso una appos- 45 Sputacchina (foto P. Guarino) ita doccia ventrale, ha funzioni difensive (protegge gli individui dalla vista di eventuali predatori) e protettive (costituisce uno schermo alle alte temperature e ai raggi U.V.). I l danno arrecato da questi insetti è dato dalla attività di suzione, con conseguente indebolimento delle piante, e dalla più o meno abbondante produzione di schiuma, che imbratta la vegetazione determinando un deprezzamento commerciale del prodotto. Non bisogna dimenticare, infine, che la sputacchina è responsabile della trasmissione di alcuni microorganismi fitopatogeni, tra i quali, per il suo carattere di attualità, si segnala la Xylella fastidiosa su olivo. Diverse sono le specie di lepidotteri che possono essere presenti sulle colture aromatiche. Sputacchina su prezzemolo (foto l’Ortofrutticola) Nei periodi primaverili e autunnali si possono, infatti, osservare infestazioni più o meno gravi su rosmarino, salvia, menta, timo, origano, maggiorana , etc. Spodoptera littoralis Gli adulti hanno una dimensione di 30-40 mm (apertura alare) e hanno ali di colore bruno grigio, le anteriori, biancastre le posteriori. Le larve, che possono assumere dimensioni e colorazioni diverse nelle varie fasi del ciclo, sono caratterizzate da striature longitudinali inframezzate da punteggiature gialle e nere ai lati del corpo. L’insetto sverna come crisalide nel terreno a pochi cm di profondità. Si succedono, nell’anno, da 2 a 4 generazioni. Le femmine depongono le uova, in placche ricoperte di peli, sulla pagina inferiore delle 46 foglie. Le larve, ad abitudini prevalentemente crepuscolari, durante il giorno stanno al riparo all’interno della vegetazione o nel terreno. Il danno è costituito dalla loro vorace attività trofica che riguarda le foglie e i giovani germogli, risparmiando, però, le foglie più grosse, che servono loro come riparo. Rosmarino, ba- Podoptera l. su salvia (foto P. Guarino) silico, melissa, salvie sono tra le specie più gradite all’insetto. Heliothis armigera E’ la ben nota nottua gialla (per via del colore prevalente delle larve) del pomodoro. Heliothis a. - larva (foto P. Guarino) Danni da Heliothis su rosmarino (foto l’Ortofrutticola) Gli adulti sono piuttosto simili alla precedente. Le larve sono caratterizzate dalla presenza di microspine e setole diffuse su tutta la lunghezza del corpo (da cui il nome armigera). Pur attaccando elettivamente , come si è detto, il pomodoro, questa specie è rinvenibile su rosmarino. Le uova vengono deposte, singolarmente o a gruppetti, sulle foglie. Le larve erodono le foglioline più tenere e i piccoli germogli, determinando, talvolta, un tipico ripiegamento della parte distale del rametto stesso (che si spezza, rimanendo appena attaccata al germoglio, al di sopra del punto di attacco). Heliothis peltigera Si tratta di una specie polifaga, rinvenibile anche su salvia e menta. Contrariamente alla maggior parte dei nottuidi, questa far- 47 falla (sia nelle forme larvali che in quella adulta) ha abitudini diurne. Morfologicamente simile alle precedenti, l’adulto ha ali anteriori di color arancione ocra. Le larve sono di colore verdastro e portano sul corpo delle brevi spinule e setole bianche. Sverna come crisalide nel terreno. Le uova sono deposte singolarmente sulla pagina inferiore delle foglie. Il danno, visibile in autunno, è dato dalle larve, che vivono isolate e compiono estese erosioni fogliari. Cacoecimorpha pronubana Molto meglio conosciuta come tortricide mediterranea o bega del garofano, per molti anni è stato uno dei principali fitofagi delle diverse specie di Dianthus. Con il più recente arrivo, nelle nostre regioni, dell’Epicoristodes acerbella (bega africana del garofano) la Cacoecimorpha si è adattata ad altre colture, tra le quali il rosmarino. Gli adulti sono delle farfalle (1420 mm di apertura alare) con ali anteriori color mattone. Le femmine, dopo l’accoppiamento, nel mese di aprile, depongono gruppi di uova in placche sulle foglie e sugli steli. Da primavera fino a settembre/ Adulto e danni da Cacoecimorpha su rosmarino (foto P. Guarino) ottobre si susseguono, talvolta sovrapponendosi, diverse generazioni (2-4). Il danno è dato dall’attività trofica delle larve che, dapprima, compiono piccole erosioni fogliari e dei germogli (similmente a quelle di Heliothis armigera). Successivamente penetrano all’interno del fusto scavandovi una breve galleria longitudinale, per fuoriuscirne poi da un foro laterale. Questa circostanza, oltre che far appassire e disseccare la parte distale della pianta, rende la stessa molto fragile e predisposta a spezzarsi facilmente ad opera di agenti atmosferici (pioggia, vento). 48