Monitoraggio ambientale e proposta di

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LICEO SCIENTIFICO STATALE “G.DAL PIAZ”
FELTRE (BL)
“PROGETTO ERGAGIA”
Monitoraggio ambientale e proposta di
valorizzazione del territorio circostante la
centrale ERGA di Cergnai – S. Giustina (BL)
A cura di:
Classe I^A (Liceo Classico) - Classe III^ B (Liceo Scientifico)
Con il coordinamento didattico di:
prof. Mariarosa Pegoraro & prof. Giovanni Storti
Con la consulenza scientifica di:
Dr. Geol. Federica Biesuz & Dr. Nat. Juri Nascimbene
Feltre, aprile 2002
LICEO SCIENTIFICO STATALE “G.DAL PIAZ”
FELTRE (BL)
“PROGETTO ERGAGIA”
Monitoraggio ambientale e proposta di valorizzazione del territorio
circostante la centrale ERGA di Cergnai – S. Giustina (BL)
INDICE
PRESENTAZIONE
INTRODUZIONE
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
CARATTERISTICHE GEOLOGICHE
ASPETTI BOTANICI
ASPETTI FAUNISTICI
LO STAGNO
I POPOLAMENTI LICHENICI COME BIOINDICATORI DELLA
NATURALITÀ DEL TERRITORIO
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
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Presentazione
I problemi relativi all’ insegnamento delle Scienze Naturali nelle Scuole Secondarie Superiori
scaturiscono principalmente da uno sviluppo accelerato delle conoscenze scientifiche e dalle forti
ricadute sulle diverse attività umane. Inevitabile conseguenza è l’espandersi degli argomenti
“fondamentali” che si dovrebbero affrontare nel limitato tempo a disposizione nell’orario
curriculare.
A ciò si devono aggiungere i vari ed eterogenei argomenti di attualità che il docente di queste
discipline si trova a dover affrontare nello svolgersi della quotidiana attività didattica.
In questo contesto nasce il dualismo tra la “visione orizzontale” e quella “verticale”
dell’insegnamento delle Scienze Naturali: la prima è quella che privilegia il numero degli argomenti
rispetto al loro approfondimento, mentre l’altra si orienta in direzione opposta.
Il problema può tuttavia essere parzialmente risolto a patto di affiancare alla solida base dei concetti
fondamentali dei modelli di conoscenza che non solo non siano fini a se stessi, ma che
comprendano anche un potenziale educativo più generale, venendo così a costituire validi esempi
per un ulteriore allargamento della conoscenza e dell’apprendimento.
Proprio in questo ambito si colloca il nostro lavoro di ricerca ed analisi ambientale sull’area
d’insediamento dell’impianto idroelettrico Nuovo Altanon: esso intende essere innanzitutto
un’esperienza pratica di ricerca scientifica, che, grazie all’applicazione del metodo sperimentale in
tutte le sue fasi, permette di effettuare un’attenta analisi ambientale nonché la realizzazione di un
progetto di valorizzazione dell’area in questione.
IL progetto è nato dal tentativo di conciliare esigenze diverse: da una parte l’opportunità di mettere
in atto delle attività di ricerca ambientale e dall’altra la necessità, sempre più urgente, di
sensibilizzare gli studenti relativamente alla tematica delle fonti rinnovabili , anche in ossequio alle
recenti direttive contenute nel “Protocollo di Kyoto”.
Abbiamo pertanto subito raccolto l’interessante proposta formulataci dall’ERGA (società del
gruppo ENEL che si occupa di fonti rinnovabili), al fine di porre in essere delle attività relative alla
ex - centrale idroelettrica Altanon,che, situata nel territorio comunale di S.Giustina , verrà rimessa
in funzione prossimamente.
Abbiamo quindi assunto la decisione di finalizzare tali attività all’analisi ambientale e alla
valorizzazione dell’area d’insediamento dell’impianto idroelettrico sopra indicato: a tale scopo è
stato ideato e progettato un percorso naturalistico-tematico, i cui argomenti potranno costituire
materia di approfondimento per il futuro, anche con l’ausilio di appositi pannelli da allestire nel
previsto Centro visitatori del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi e/o nei locali che verranno
adibiti ad aule didattiche nell’edificio adiacente alla centrale.
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INTRODUZIONE
Il programma Ergagia, al quale la nostra scuola partecipa, è proposto dalla società Erga che si
occupa di energie rinnovabili ed è quindi sensibile al problema dell’inquinamento atmosferico e alle
disposizioni del Protocollo di Kyoto, che il nostro paese ha sottoscritto. Tale programma ha
l’obbiettivo di coinvolgere le scuole e i suoi studenti nelle problematiche della gestione di una
centrale elettrica, nel nostro caso quella del Veses. Alla fine del programma riceveremo un
certificato a riconoscimento della collaborazione con la società; tale collaborazione, oltre ad essere
valida per la maturazione dei crediti formativi, potrà essere spunto per una tesina in sede di
maturità.
Su proposta di Erga abbiamo quindi aderito ad un progetto che prevede la valorizzazione del
territorio circostante la centrale.
Il nostro lavoro è consistito nel rilevare tutti gli aspetti naturalistici della zona al fine di
documentarne il valore ambientale su cui basare la realizzazione di un percorso natura.
Si tratta quindi di un lavoro di monitoraggio i cui elaborati di sintesi sono costituiti da carte
tematiche che affrontano gli aspetti geologici, geomorfologici, vegetazionali e faunistici.
Una sezione particolare della ricerca è stata dedicata al biotopo di maggior interesse costituito dalla
stagno formatosi in seguito all'abbandono dell'impianto nella zona di raccolta delle acque di
risorgiva.
Infine un gruppo ha contribuito, a margine di una ricerca più ampia che riguarda l'intera Val
Belluna, con una indagine sulla biodiversità lichenica quale parametro per valutare la naturalità del
territorio.
Crediamo che il nostro contributo possa costituire una base di informazione su cui fondare le future
scelte gestionali e soprattutto speriamo che il lavoro abbia un seguito con la fase esecutiva del
sentiero natura.
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INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
La zona di studio si trova in comune di S. Giustina, ad una quota media di 450 metri s.l.m..
Essa è collocata fra i paesi di Cergnai ad ovest e di San Gregorio nelle Alpi ad est. Si trova nella
fascia di raccordo collinare tra i pendii del Pizzocco e la zona alluvionale del Piave.
VEDUTA AEREA DELLA ZONA D’INDAGINE
Strada pedemontana
San Gregorio
T. Veses
Sentiero Natura
Cergnai
Centrale ERGA
S. Giustina
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CIRCUITO AD ANELLO SAN VITTORE VESES
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Lunghezza: 5 km
Dislivello in salita: 107,1 m
Quota minima: 406.4 m
Quota massima: 513.5 m
Tempo di percorrenza: ore 1 e 45 minuti
Ciclabilità: nessuna
Partenza: Cergnai (Bar Nerone)
Punti d’appoggio: Centro visitatori (edificio Centrale)
Accesso: da Feltre percorrere la pedemontana in direzione Cesiomaggiore,
superato il paese, proseguire per la stessa strada fino a giungere a Cergnai. Da
Belluno arrivati a Santa Giustina si prende la strada per Cergnai.
 Grado di difficoltà: facile
quote
Profilo topografico
520
500
480
460
440
420
400
0
10
20
30
40
50
60
quote
6
CARTA DI DETTAGLIO DEL PERCOSO INDIVIDUATO
5
4
6
3
1
2
7
Punti tematici
Lungo il tracciato sono stati individuati alcuni punti tematici che si prestano per osservazioni a
carattere naturalistico.
In questa fase del lavoro ci si limita alla semplice proposta dei temi potenzialmente affrontabili,
mentre in una eventuale fase successiva si passerà ala progettazione esecutiva dei punti di
osservazione, individuando i contenuti di ciascuno stop (testi, immagini, grafica).
1. Aspetti geologici: l'alveo in roccia del torrente Veses
2. Aspetti geologici: le concrezioni di travertino
3. Aspetti geomorfologici: i terrazzi fluvio-glaciali
4. Le risorgive
5. Lo stagno
6. Il bosco misto di latifoglie
Chiesetta di San Vettore Veses - nelle vicino al bacino di raccolta N° 1
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UNA NECESSITA’
A fianco della zona interessata dalla condotta di alimentazione della centrale, al fine
di rendere più agevole il percorso si prevede la realizzazione di alcuni gradini.
Veduta della zona della condotta dall’alto
Veduta della zona della condotta dal basso
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CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DELL'AREA
Depositi morenici
Le morene deposte possono essere classificate sia secondo i caratteri dei materiali, sia in base alla
forma; una classificazione genetica dovrebbe rendere conto di entrambi i criteri, e delle modalità di
deposizione da parte dei ghiacciai. I depositi morenici, intesi in senso stretto, sono materiali deposti
direttamente dai ghiacciai: sono tipicamente costituiti da elementi molto vari per granulometria
(dai grossi blocchi, alle sabbie, fino ai limi) mescolati assieme, e di solito non presentano
stratificazioni. La presenza di fanghiglia si deve al logorio subito da tutti i materiali durante il
movimento del ghiacciaio.
Nella forma dei ciottoli si notano alcune caratteristiche frequenti: forme di insieme sfaccettato,
spigoli smussati o con moderato arrotondamento, strie glaciali con direzione per lo più varia. La
morena di fondo non presenta di solito una sua forma tipica; riveste in maniera irregolare il rilievo
che formava la base del ghiacciaio, e può occupare piane nell’insieme uniformi. Quanto alla genesi,
si può talora distinguere una parte inferiore più ricca di matrice siltoso-argillosa e con la tendenza
dei ciottoli allungati a disporsi secondo un’orientazione preferenziale; essa deriva direttamente dalla
morena subglaciale, la morena di fondo in senso stretto. La parte superiore deriva invece dalla
morena di superficie e dalla morena interna ed ha generalmente una disposizione assai più caotica
dei ciottoli che la compongono.
Gli argini morenici (detti anche cordoni o valli morenici) con la loro forma pronunciata e
allungata, si dispongono lungo il margine glaciale. Non hanno necessariamente grande continuità: le
interruzioni possono essere dovute al fatto che a certi punti del margine glaciale mancano le
condizioni perché si formi o si conservi un margine, insufficienza del materiale o sua deposizione in
forma sparsa. Un argine morenico indica di regola che il margine del ghiacciaio ha sostato
abbastanza lungo in quella posizione. Tra i meccanismi che concorrono alla costituzione di un
argine morenico, intervengono: fenomeni di deposizione pura e semplice, eventualmente
accompagnati da scaricamento di morena superficiale sul pendio ripido della fronte del ghiacciaio;
infine fenomeni di spinte in avanti dei materiali, quando c’è una fase di avanzamento della fronte.
Quest’ultimo caso può essere documentato dalla forma netta dell’argine, oppure dall’esistenza di
depositi fluvioglaciali subito sotto l’argine morenico, che furono scavalcati e talora deformati dalla
fronte glaciale in progresso.
Un apparato morenico frontale è di solito costituito da un argine o da un gruppo di argini ben
coordinati tra loro, che con il loro andamento arcuato indicano la posizione e la forma di una lingua
glaciale ben definita; si parla anche di archi, di cerchie moreniche.
Un anfiteatro morenico è dato da un complesso di argini morenici con disposizione a semicerchio
o a ferro di cavallo, costruito da un grosso ghiacciaio uscente da una valle nell’area pedemontana
dove poteva espandersi. Il fatto che spesso gli anfiteatri morenici siano composti da varie cerchie
concentriche può dipendere sia da ripetuti episodi costruttivi, legati a oscillazioni frontali d’una
medesima glaciazione, sia dal fatto che diverse glaciazioni successive si riformò un ghiacciaio
capace di accumulare nuove morene in quest’area. Altri argini morenici possono indicarsi, secondo
la posizione, come morene di sponda, morene insinuate in una depressione laterale, morene
d’ostacolo, etc…
Le forme collinose dominano i paesaggi morenici, a volte senza un disegno regolare.
Marna di Bolago
L’unità rappresenta il termine più recente della sinclinale di Belluno, ad est del T. Cordevole.
Affiora pressoché in continuità per una potenza di oltre 150 m lungo il T. Gresal, al di sopra del
Arenaria di Libano, senza però mostrare il suo limite superiore.
I termini più alti, di transizione con la sovrastante Arenaria di S. Gregorio, sono ben esposti nel
settore occidentale, lungo il T. Rumarna a sud di S. Martino, nelle vallecole che attraversano la
fascia collinare, a Sud di S. Gregorio, nelle Alpi-Carazzai e presso il ponte di S. Vittore Veses.
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Nella Marna la frazione aranacea aumenta progressivamente fino a prevalere passando, dopo alcuni
metri, ad un’arenaria molto fine che rappresenta la base dell’ Arenaria di S. Gregorio. La
bioturbazione è abbastanza diffusa lungo tutta la formazione ed è talvolta evidenziata da un fine
tritume di fossili o da una concentrazione di glauconite.
Depositi fluvioglaciali
Sono dovuti all’azione dell’acqua dei torrenti glaciali. Le caratteristiche dei depositi, e le loro
forme, dipendono dal comportamento idrologico di questi torrenti e dal tipo di materiali che essi
trasportano, ma soprattutto dall’ambiente di deposizione.
In prima approssimazione si può distinguere un ambiente subglaciale e un ambiente proglaciale
(cioè antistante alla fronte); ma esistono anche depositi laterali ai ghiacciai e tutta una serie di altri
depositi caratteristici delle fasi di deglaciazione, quando a contatto con le masse di ghiaccio in via
di fusione si accumulano materiali trasportati dall'acqua. Quanto alla struttura i depositi
fluvioglaciali si presentano in genere stratificati, o a disposizione lenticolare, con una selezione più
o meno pronunciata dei materiali secondo la loro granulometria; questi caratteri indicano che la
deposizione è legata alle acque correnti.
Volendo fare un confronto con i depositi fluviali, è bene richiamarsi a certe caratteristiche
dell’ambiente fluvioglaciale: l’accentuata variabilità delle portate liquide e solide, altissima
Affioramento di conglomerato
fluvioglaciale
torbidità delle acque nei periodi di attività massima, la vicinanza dell’ambiente glaciale. Da ciò
derivano, nei depositi in questione: la frequenza di elementi assai grossolani, mescolati con
materiali d’altre dimensioni, e con percentuali abbastanza alte di limo; la presenza di elementi con
scarso arrotondamento, e l’eventuale presenza di ciottoli morenici tipici, non ancora logorati.
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Coni alluvionali
Queste tipiche forme di accumulo alluvionale sono presenti sia sul fondovalle che sui ripiani di
Castion e di Bolzano Bellunese. I coni situati sui versanti sono anche i più antichi essendosi formati
durante la deglaciazione wurmiana, quando il ghiacciaio del Piave non si era ancora del tutto ritirato
dalla valle ma la occupava nella parte centrale più depressa. L’apice di questi coni di solito coincide
con il margine inferiore dei depositi glaciali. Sul versante meridionale del Vallone bellunese tale
limite è irregolarmente segnato da un allineamento di argini morenici e terrazzi di kame, a
sottolineare che la loro origine è legata a momenti precisi del ritiro della massa glaciale.
I coni più importanti di questa generazione sono stati formati dai corsi d’acqua delle valli laterali
più importanti. Osservando la forma di questi coni si consta che essi sono generalmente molto
allungati e ripidi, e che il loro ventaglio è alquanto limitato. Se ne deduce che solo in alcuni casi si
ha a che fare con veri coni torrentizi, con la deposizione di materiali ben classati e stratificati.
Spesso invece sia la forma irregolare della superficie del cono, sia la disposizione caotica dei
materiali alluvionali costituiti da limo e ghiaia con grossi ciottoli, ci dice che si tratta di coni misti
dovuti a trasporto in massa, accumulatisi allo sbocco delle valli sui terrazzi orografici durante eventi
di piena. Più recenti sono alcuni grandi conoidi che si formano quando il ghiacciaio del Piave si era
già ritirato dalla valle, ma non era ancora iniziata la fase di terrazzamento delle piane alluvionali di
fondovalle.
Il grande conoide dell’Ardo di Belluno va ad appoggiarsi sulla superficie del terrazzo principale del
Piave; tuttavia, l’esame di dettaglio in quest’area, ha dimostrato che durante il Tardiglaciale e
l’inizio dell’olocene ci fu in quest’area una fase di aggradazione da parte sia dell’Ardo che del
Piave, con conseguente interdigitazione dei loro depositi. Nella fase finale il riempimento del
fondovalle, che corrisponde a circa 9.000-8.000 anni B.P. ha prevalso nella sedimentazione del T.
Ardo, che ha determinato lo spostamento verso Sud Est del corso del Piave e l’incisione dell’alveo
epigenetico di Belluno. Per quanto riguarda il grande conoide del T. Veses, si possono effettuare
considerazioni simili. Anche qui le alluvioni del T. Veses si andarono a mescolare con quelle del
Cordevole e del Piave; sono prevalsi comunque gli apporti detritici del T. Veses. Nella fase iniziale
con il concomitante contributo del Terche, si vennero a colmare le grandi conche di
sovraescavazione glaciale di Busche-Lentiai e di Sedico, questi due coni rallentarono il deflusso
delle acque dando luogo alla deposizione di un potente pacco di limi lacustri.
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Le risorgive
Tutta questa fascia è caratterizzata dalla presenza di risorgive ed è per questo motivo che è stata
scelta questa zona per la costruzione della centrale idroelettrica.
Un bel esempi di risorgiva
Alcune delle risorgive che alimentano il bacino di raccolta N° 2
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Affioramenti visibili di marna visibili
Marna di Bolago
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ASPETTI BOTANICI
La vegetazione
Utilizzando in maniera integrata i nostri rilievi sul campo e le informazioni di alcune foto aeree a
nostra disposizione abbiamo realizzato la carta della copertura vegetale dell'area di studio dalla
quale emergono alcune osservazioni:
 le aree boscate occupano una parte rilevante del territorio, conferendo un generale aspetto di
naturalità;
 oltre al bosco misto a prevalenza di carpino nero sono presenti interessanti aspetti di formazioni
forestali igrofile dominate da salici e ontani e distribuite in prossimità dell'asta del torrente
 sul piano forestale l'unico elemento di distonia è costituito dal rimboschimento artificiale a
conifere che nel tempo potrebbe essere riqualificato eliminando gradualmente le conifere e
favorendo le latifoglie autoctone
 il paesaggio agrario si presenta quanto mai interessante da un punto di vista naturalistico data la
sua composizione a mosaico costituito dall'alternanza di prati a sfalcio, colture di mais, filari di
vite, siepi, frutteti
Veduta aerea dell’area di studio
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CARTA DELLA COPERTURA VEGETALE
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La flora
Durante le uscite di rilevamento abbiamo annotato le principali piante presenti al fine di contribuire
ad un primo catalogo delle specie vegetali che si possono reperire in questa zona. Ovviamente il
nostro è un lavoro molto parziale che tuttavia evidenzia anche sotto il profilo botanico l'elevato
interesse paesaggistico e naturalistico del territorio adiacente la centrale ERGA
Repertorio
Nocciolo (Corylus avellana)
Si trova in boschi e siepi, può arrivare a 12 metri, ma di solito è più piccolo (6 metri). La chioma è
solitamente ampia e cespugliosa, la corteccia è liscia e lucente, le foglie sono arrotondate con apice
acuto e margine doppiamente dentato, che arriva fino a 10 x 10 centimentri, di colore verde scuro nella
parte superiore. I frutti si sviluppano in gruppi di 4, coperti da due brattee fogliacee sfogliate.
Sambuco (Sambucus nigra)
Arbusto cespuglioso con molti fusti. Cresce dove il contenuto di azoto è alto. In presenza di luce e
spazio può trasformarsi da arbusto a piccolo albero (9 metri). La corteccia è bruna, spessa, fessurata e
suberosa. Le foglie sono picciolate, dentate, opposte e formate da 5 o 7 foglioline di odore sgradevole.
Carpino nero (Astrya carpinofolia)
E’ un albero di medie dimensioni che si trova in boschi collinari; è diffuso nelle regioni mediterranee
(Francia e Asia Minore).
La chioma è compatta, i semi si diffondono con facilità, spontaneamente, su radure e vecchi campi
abbandonati. La corteccia brunastra si scompone in molte scaglie. Le foglie sono appuntite, bidentate
ai margini. Si distinguono dal carpino bianco per le nervature terziarie inserite sul primo paio di
nervature secondarie. Resiste a siccità ed incendi. Si presta anche per alberature stradali.
Carpino bianco (Carpinus betulus)
E’ comune in tutta Italia e arriva fino a 900 metri di altezza. Nei querceti e nelle faggete tollera anche
abbondante ombra. La chioma è arrotondata, mentre la corteccia è liscia e presenta un tronco
scanalato.
Le foglie appuntite sono alterne e con margini doppiamente dentati.
Abete rosso (Picea abies)
E’ una specie spontanea in Italia. Ama i terreni acidi e sciolti, teme solo un’eccessiva siccità. La
chioma ha una forma conica e regolare, con i rami più alti ascendenti e quelli inferiori orizzontali o
pendenti. Arriva fino a 50 metri. La corteccia è liscia e marrone e si fessura con l’età. Le foglie
presentano aghi verde chiaro, sono corti e pungenti e sono inseriti a spirale tutto intorno al germoglio. I
coni sono lunghi, pendenti, a forma di sigaro, con squame arrotondate.
Castagno (Castanae sativa)
Originario dell’Europa orientale, presenta una chioma ampia con rami molto snelli. La corteccia si
divide in lunghe nervature a spirale. Le foglie sono alterne, seghettate con nervature parallele.
Frassino comune (Fraxinus excelsior)
Arriva fino a 40 metri di altezza; fornisce legname pregiato. La corteccia è di colore grigio chiaro e
sviluppa una fitta rete di costolature, a gemme nere molto evidenti, appiattite e spigolose. La chioma è
alta, arrotondata, con rami ascendenti pressoché verticali.
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Acero di monte (Acer pseudoplatanus)
Raggiunge un’altezza di 35 metri, una chioma densa ed alta, la corteccia è bruno rosata, desquamata in
placche irregolari. Le foglie sono divise in 5 lobi appuntiti ed irregolarmente dentati. Tollera
l’inquinamento. E’ inoltre più piccolo dell’acero campestre.
Robinia (Robinia pseudoacacia)
Raggiunge un’altezza di 30 metri ed è spesso usata come albero ornamentale in parchi e giardini. La
chioma è irregolare ed aperta, mentre il tronco solcato e nodoso. Le foglie composte sono costituite da
3 a 7 paia di foglioline ovali, con foglia terminale.
Edera (Hedera helix)
E’ una pianta sempreverde e rampicante che non si arrampica solo su tronchi e rupi, ma forma anche
tappeti sul suolo dei boschi. Fiorisce in settembre – novembre e i suoi fiori, ricchi di nettare, attirano
gli insetti. Le foglie sono disposte in fiorescenze arrotondate, simili ad un ombrello.
Vitalba (Clematis vitalba)
Rampicante con fusto legnoso che può raggiungere i 30 metri di altezza con foglie verde chiaro
composte con 3 o 5 foglioline a cuore o ovali ben separate.
Pioppo tremulo (Populus tremula)
Si trova solitamente su colline e in zone umide, arriva fino a 25 metri di altezza. Il suo legno è usato
per la fabbricazione di fiammiferi e carta, a corteccia grigio – verdastra e liscia, che diventa bruna e
scanalata alla base. Le foglie sono arrotondate con dentellatura irregolare, che alla più leggera brezza si
muovono tremolanti: da qui il nome dell’albero.
Berretta da prete (Euonymus europaeus)
E’ un piccolo albero o un grande arbusto, che cresce nei boschi e nelle siepi. La sua altezza arriva fino
a 6 metri. Si trova per lo più sporadica, ai margini dei boschi e nelle radure, in collina e in media
montagna. I frutti sono capsule a 4 lobi, che diventano di colore rosso – rosa scuro quando maturano.
Esse sono opache, non lisce, e contengono 4 semi di colore arancione. Le foglie verde – chiaro sono
opposte, sottili e accuminate. I minuscoli fiori verdastri hanno petali stretti. La corteccia liscia e
verdastra diventa poi grigia.
Roverella (Quercus pubescens)
E’ un albero a chioma espansa e depressa. Ha un’altezza che può raggiungere i 25 metri. Le foglie
sono alterne, di forma ovato – allungata, il picciolo è pubescente, come la pagina inferiore delle foglie
più giovani. La ghianda è allungata, protetta fino quasi a metà da una cupola a squame regolari non
molto rilevate. I fiori maschili sono disposti in amenti penduli; quelli femminili sono sessili o
brevemente peduncolanti, isolati o in gruppi di 2 o 4. La corteccia è di colore bruno – grigiastro e
scabra.
Erica (Erica carnea)
E’ un arbusto strisciante, abbondante nelle brughiere aride dell’Europa occidentale. Il fiore è a coppa o
ad urna, lungo 5 o 6 millimetri, rosa scuro o porpora con sepali verde scuro. La foglia è ad aghetto,
mentre il frutto è una capsula glabra contenente molti semi.
Pervinca (Vinca minor)
E’ molto comune nei boschi, è una pianta sempreverde con steli lunghi 30 – 60 centimetri, che
emettono radici e ricoprono il terreno. Il fiore è azzurro porpora o bianco, formato da 5 petali bianchi e
smussati all’apice, uniti alla base; il calice tubulare è glabro, con 5 denti. La foglia è ellittica, opposta,
lucida, glabra, dal corto picciolo.
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Primula (Primula vulgaris)
Cresce in luoghi erbosi, boschi e siepi;
fiorisce prima che gli alberi mettano le
foglie per evitare l’ombra da essi
provocata. Il fiore è composto da una
corolla giallo chiara con fauce giallo
intenso, con un diametro di 2 – 3
centimetri. E’ un fiore solitario che si
trova su steli lunghi e rivestiti di morbidi
peli. La foglia è oblunga, arrotondata
all’apice, si affusola gradatamente alla
base, sfumando nel picciolo. E’ rugosa
con corti peli inferiormente.
Fragola comune (Fragaria vesca)
Arriva a 5 – 30 centimetri, con lunghi stoloni che emettono radici e formano nuove piante. Cresce nei
boschi e nelle siepi di consolidamento. Il fiore è bianco, formato da 5 petali arrotondati e non intaccati,
con i margini che quasi si toccano. Fiorisce in aprile e luglio. La foglia è divisa in 3 segmenti dentati,
ciascuno lungo 1 – 6 centimetri di colore verde brillante. Il frutto è la fragola, è più piccola delle
varietà coltivate, ma buona da mangiare.
Ciclamino (Cyclamen purpurascens)
Cresce nei terreni calcarei in boschi misti di latifoglie.
Si spinge in altitudine anche fino a 2.000 metri. È una
pianta munita di un tubero subsferico, che emette
all'intorno numerose radici e da cui si elevano le foglie
e lo scapo fiorifero. Le prime presentano un lungo
picciolo arrossato (3 - 10 centimetri) e lamina circolare,
crenulata sul bordo, ad apice arrotondato e screziate di
bianco sulla faccia inferiore.
La corolla, rosa - purpurea e delicatamente profuamata
è formata da un breve tubo che termina in alto in cinque
lacinie riflesse lunghe fino a 2 centimetri. La fioritura è
autunnale.
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Aspetti faunistici
Le uscite fatte hanno rappresentato anche un'occasione per venire a contatto con la fauna che popola
questo territorio. Tuttavia è risultato difficile operare un vero e proprio rilevamento faunistico dato
il poco tempo a disposizione e la numerosità del gruppo di lavoro che inevitabilmente disturba la
permanenza dei selvatici.
In questo contributo ci limitiamo a riportare la cartografia dei nostri avvistamenti come
documentazione sintetica della interessante presenza faunistica in questo territorio.
CARTA DEGLI AVVISTAMENTI FAUNISTICI
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LO STAGNO
Il nostro rilievo
Lo stagno è delimitato da un muretto sul lato a sud, ad ovest troviamo i letti di due torrenti
temporanei che si congiungono e alimentano le acque dello stagno nel periodo in cui le polle
abbondano di acqua.
A nord invece, il terreno è di colore scuro, segno che è ricco di humus.
L’acqua delle risorgive, che si trovano in questa zona, scorre verso lo stagno.
Nell’ambiente intorno allo stagno è facile trovare insetti, ragni e anche salamandre.
Gli alberi presenti sono caducifoglie e l’edera è sempre presente sia attorno ai tronchi degli alberi
che a terra. Principalmente possiamo trovare due tipi d’alberi: carpino bianco e farnia.
Lo stagno soprattutto verso il muretto ospita la mazza sorda, una specie di canna che esce in
superficie. Sul fondo ci sono foglie secche e varie specie di piante acquatiche che si confondono col
fondo melmoso.
Seguendo un sentiero, dallo stagno verso nord, giungiamo alla prima polla che si trova in una
conchetta circolare. L’acqua è pura e cristallina e nel fondo c’è argilla, ma dove l’acqua comincia a
scorrere verso valle il fondo è sassoso; nella discesa forma piccole cascatelle. Il terriccio intorno è
umido e scuro, dunque è ricco di humus. Qui si trova anche un unico abete piccolo, mentre la
maggior parte degli alberi è caducifoglie. Intorno alla polla troviamo muschio verde, edera e molti
arbusti secchi. Prendendo un sentiero si giunge alla seconda polla principale che si trova vicino ad
una centralina ed è collegata alla prima da una terza molto più piccola con caratteristiche simili a
quella sopra descritta. Questa polla è più piccola e intorno l’ambiente è roccioso e sassoso. Il
muschio è sempre presente ma i suoi toni tendono al giallo arancio. L’edera è sostituita da ciuffi
d’erba che fuoriescono dalla roccia, come quelli attorno allo stagno. Il percorso che compie l’acqua
è più stretto e più profondo, ma meno ripido del precedente; intorno vi sono meno alberi e gli
arbusti sono assenti. A destra della polla si trova un gruppo d’abeti, e a sinistra una recinzione. Il
sentiero che passa vicino porta ad una chiesetta, e proseguendo nella stessa direzione si ritorna allo
stagno.
La fauna potenziale dello stagno
ROSPO COMUNE
Bufo bufo –Famiglia BufonidiFino a 15cm (di solito meno). Molto verrucoso, il colore di solito è una qualche sfumatura di
marrone. Parti inferiori chiare. Pupille orizzontali.
Habitat: un’ampia varietà di ambienti. Essenzialmente notturno. È solito camminare più che saltare,
tranne quando viene disturbato. Come gli altri membri della famiglia, le uova vengono deposte in
lunghe file. Si trova in gran parte dell’Europa.
RAGANELLA
Hyla arborea –famiglia degli IlidiFino a 5cm. Di solito verde brillante, ma a volte brunastro, anche pezzato. Presenta una striscia
marrone lungo i fianchi. Le dita hanno cuscinetti adesivi che permettono all’animale di aggrapparsi
alle foglie. Il maschio ha un grosso sacco vocale sotto il mento che si gonfia come un palloncino
durante i richiami.
Habitat: cespugli e densa vegetazione presso l’acqua. Si arrampica con agilità. Essenzialmente
notturna. Si trova in Europa meridonale e centrale.
22
TRITONE PUNTEGGIATO
Triturus vulgaris
Fino a 11 cm. Pelle liscia, asciutta e vellutata quando è fuori dall’acqua. Femmina e maschio fuori
dal periodo riproduttivo sono marrone chiaro, spesso con due strisce più scure del dorso. Il maschio
in riproduzione è fittamente macchiettato sul dorso e ha una grande cresta ondulata su dorso e coda.
Habitat: si riproduce nelle acque ferme con abbondante vegetazione, anche in stagni all’ interno di
giardini. Gli individui non in fase di riproduzione si allontanano anche molto dall’ acqua in
un’ampia varietà di habitat. Si trova in gran parte dell’Europa, tranne il sud-ovest e l’estremo nord
AIRONE CENERINO
Ardea cinerea
Alto 91 cm. Grigio chiaro e bianco con una cresta nera; punta delle ali nera. È l’airone europeo più
comune e più grande. Si trova nelle acque interne e presso la costa; caccia rimanendo immobile
nell’acqua o vicino ad essa facendo scattare improvvisamente il lungo collo per afferrare la preda.
GERRIS LACUSTRIS
Famiglia Gerridi
Misura 12 mm. Vive sulle superfici delle acque ferme, pattinando sul secondo paio di zampe molto
lunghe. Le zampe posteriori vengono usate come un timone, e quelle anteriori per catturare piccoli
insetti. Da aprile a novembre.
GAMBERETTO GRIGIO
Crangon crangon- Famiglia Crangonidi
4-7 cm. Bruno o grigio. Abbondante nelle acque costiere, solitamente affondato nella sabbia o nel
fango lasciando fuori solo gli occhi.
TOPORAGNO
Sorex araneus
Testa + corpo 70-85 mm; coda 45mm; piede posteriore 12-13mm. I denti hanno punte rosse. La
pelliccia setosa è marrone scura sul dorso, le parti inferiori sono chiare e lungo i fianchi c’è una
banda indistinta di colore intermedio.
Distribuzione e habitat: Gran Bretagna, Scandinavia e Europa continentale, dovunque ci sia una
sufficiente copertura vegetale. Abbondante in prati, boschi e lungo le siepi.
Alimentazione e abitudini: si nutre essenzialmente di insetti, vermi e ragni. Può anche nutrirsi di
carogne.
RICCIO
Erinaceus europaeus
Testa + corpo 18-27 cm; coda 2-3 cm. Dorso e fianchi con aculei lunghi circa 2 cm. Gli aculei sono
peli modificati, marrone scuro o neri con punte bianche. Dietro il capo sono divisi da una stretta
linea di separazione. Il muso, le parti inferiori e gli arti sono coperti da peli morbidi.
Alimentazione e abitudini: si nutre di lumache, vermi e di molti insetti, di frutta caduta e funghi.
Quasi completamente notturno, è molto rumoroso mentre cerca il cibo. Se disturbato si può
arrotolare su se stresso formando una palla. Iberna da ottobre ad aprile in un nido di foglie secche,
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ma spesso rimane attivo in inverno fino a stagione avanzata. È un buon nuotatore e arrampicatore e
può anche scavare. Si trova in Europa occidentale e settentrionale.
La flora potenziale dello stagno
LISCA MAGGIORE
Typha latifolia
È una pianta molto alta (1,5-2,5m), e forma ampie distese nelle acque dolci poco profonde ferme o
lente. Si trova spesso in associazione con la cannuccia, un'altra erba che cresce presso l'acqua.
Fiore: minuscolo e unisessuale. Non ha petali ma è circondato da un involucro di setole brune nelle
femmine, gialle nei maschi.
Disposizione fiorale: infiorescenze a spadice; inferiormente si trovano i fiori femminili,
superiormente quelli maschili (nella Typha angustifolia esiste uno spazio tra i fiori femminili e
quelli maschili).
Fioritura: giugno-luglio.
Foglia: lunga e stretta, larga 10-18 mm, verde-grigia, piuttosto coriacea.
Frutto: nucula trasportata dal vento.
Uso: le foglie si possono usare per intrecciare vimini.
LENTICCHIA D'ACQUA COMUNE
Lemna minor
Individui formati da due foglie ellittiche opposte che ricoprono la superficie delle acque lente,
spesso per ampie aree. Un'unica radichetta sottile come un filo pende nell'acqua sotto ciascuna
pianta. Normalmente la pianta si riproduce per via vegetativa, e passa l'inverno nel fango dei fondali
di stagni o fossati. Ogni individuo ha un diametro di 1,5-4 mm.
Fiore: minuscolo, unisessuale, con solo due stami oppure un carpello. È portato in una tasca sul
bordo delle foglie, ma è raro.
Fioritura: giugno- luglio.
FELCE AQUILINA
Pteridium aquilinum
È la felce più comune e si trova in tutto il mondo. Il suo habitat prediletto è il bosco, ma cresce
anche in brughiere e colline; non si trova invece in luoghi molto esposti poiché le giovani fronde
sono sensibili alle brinate e ai venti freddi. Si diffonde rapidamente per mezzo di estesi rizomi e può
essere un'infestante fastidiosa nei pascoli; si può riprodurre coi rizomi meglio ancora che con le
spore.
Fronda: cresce singolarmente dai rizomi e arriva a 4 m di altezza (di solito però molto meno).La
lamina fogliare è a contorno triangolare e finemente suddivisa, su un lungo picciolo; gli stadi
giovanili hanno la forma di un bastone da pastore e sono ricoperti da soffici peli bruni.
Sori: su file continue ai margini fogliari, coperti dal margine revoluto.
Le spore maturano tra luglio e agosto.
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EDERA
Hedera helix
L' edera sempreverde si arrampica sui tronchi degli alberi, sui muri e sulle rupi , arrivando fino a 25
m d'altezza. Le corte e spesse radici su un lato dello stelo contribuiscono all'attacco ad un substrato.
Forma anche tappeti sui suoli dei boschi.
Fiore: verde-giallo; cinque petali appuntiti e lunghi 3-4mm, calice con cinque piccoli denti; cinque
stami; stilo circondato da un disco che secerne nettare.
Disposizione fiorale: in infiorescenze arrotondate, simili ad ombrelle nelle parti esposte ed alte della
pianta.
Fioritura: settembre-novembre. I fiori ricchi di nettare sono molto graditi agli insetti, specialmente
alle giovani vespe regine che devono immagazzinare riserve energetiche per l'inverno.
Foglia: lucente, picciolata, di due tipi: quella sui rami non fioriferi è a 3-5 lobi, quella sui rami
fioriferi è intera, ovatoromboidale.
Frutto: bacca ovoide nera, 8-10 mm.
SCOLOPENDRIA COMUNE
Phyllitis scolopendrium
Specie facilmente riconoscibile tipica dei boschi, siepi, rocce e muri in ambienti umidi e ombrosi. Si
trova in gran parte d'Europa, ma è rara nel Nord.
Fronda: lunga fino a 6 cm, in densi ciuffi. Il gambo è nero-porpora, dapprima ricoperto di squamette
brune. La lamina fogliare è intera, dapprima verde molto chiaro, poi lucida e gradualmente più
scura. Le fronde persistono anche per parte del secondo anno.
Sori: lineari, obliqui, formano lunghe strisce sulla pagina inferiore delle foglie. Le spore maturano
tra luglio e ottobre.
PRIMULA
Primula vulgaris
Questa pianta cresce in luoghi erbosi, boschi e siepi; fiorisce prima che gli alberi mettano le foglie
per evitare l'ombra da essi provocata.
Fiore: corolla giallo chiaro, con fauce giallo intenso, diametro di 2-3 cm; i petali sono riuniti alla
base in un tubo con cinque lobi allargati e intaccati; il calice è tubolare, con cinque denti.
Disposizione fiorale: fiore solitario su steli lunghi e rivestiti di morbidi peli.
Fioritura: dicembre-maggio.
Foglia: oblunga, arrotondata all’apice si affusola gradatamente alla base sfumando nel picciolo;
rugosa, con corti peli inferiormente.
Frutto: capsula ovoidale, racchiusa nel calice.
FARNIA
Quercus Robur
È la quercia europea più diffusa; si tratta di un albero longevo, dalla lenta crescita, che si trova in
foreste, boschi, parchi e giardini in tutta Europa; arriva fino a 45 m. Si può distinguere dal rovere
per le seguenti caratteristiche:
Chioma: ampia ed irregolare, con rami molto robusti; quelli più bassi sono massicci e contorti.
Foglie: obovate, con un lobo basale a forma d'orecchia su ciascun lato del picciolo e 4-5 paia di lobi
arrotondati con margini dentati; 10-12 per 7-8 cm. Portate su corti piccioli lunghi 4-10 mm, sono
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verde scuro smorto nella pagina superiore e più chiara inferiormente. In autunno diventano bruno arancione carico.
Frutti: ghiande ovali, lunghe 1,5-4 cm, contenute in cupole poco profonde, crescono di solito a
coppie su peduncoli lunghi 4-8 cm. Verde chiaro, maturando diventano marrone scuro.
Uso: il legname forte e pesante con alburno bianco e duramen bruno-dorato, è durevole e resistente.
PERVINCA MINORE
Vinca minor
Questa specie si è diffusa anche allo stato selvatico in luoghi ombrosi, è nativa di numerose zone
europee dove è molto comune nei boschi. È una pianta sempreverde con steli lunghi 30-60 cm, che
emettono radici e ricoprono il terreno.
Fiori: azzurro- porpora o bianco, diametro di 2,5-3 cm; 5 petali ampi e smussati all'apice, uniti alla
base, il calice tubolare è glabro, con cinque denti.
Disposizione fiorale: fiore solitario, su uno stelo che parte dall’ascella fogliare.
Fioritura: marzo-magio.
Foglia. Ellittica, opposta, lucida, glabra dal corto picciolo
Frutto: coppie di capsule che si fendono longitudinalmente.
La pervinca maggiore è molto simile ma gli steli emettono radici solo all'apice. I fiori hanno un
diametro di 4-5 cm, con sepali farangiati; a ogni nodo dello stelo si trovano fino a quattro fiori.
COLTELLACCIO MAGGIORE
Sparganium erectum
Questa pianta robusta e glabra è alta 50-150 cm e cresce ai bordi di acque dolci lente o ferme. Le
foglie lunghe e rigide sembrano foglie di iris, ma hanno base triangolare. Il coltellaccio a foglia
semplice (Sparganium emersum), meno comune, ha un unico stelo con i capolini fiorali.
Fiore: minuscolo, con sei squamette verdastre bordate di nero.
Disposizione fiorale: i fiori maschili e femminili stanno in capolini arrotondati separati, su lunghi
steli ramificati e fogliosi (i capolini maschili stanno al di sopra di quelli femminili)
Fioritura: giugno-agosto.
Foglia: nastriforme, trigona, avvolge lo stelo.
Frutto: in capolini che formano ricci, ciascuno dei quali porta una spiga.
Uso: distese di queste canne forniscono un riparo alla fauna selvatica, che in inverno si ciba dei suoi
frutti.
CARPINO COMUNE
Carpinus betulus
La distribuzione naturale di questo albero dalla lenta crescita e resistenza al vento va dai Pirenei
fino alla Svezia meridionale, e si spinge verso est fino all'Asia sud-occidentale. Forma eccellenti
siepi e produce un legname molto duro; arriva a 30m di altezza.
Chioma: arrotondata, con rami ascendenti e tronco fortemente scanalato.
Corteccia: liscia e grigio chiaro, a volte con strie sottili, marrone chiaro.
Gemme: marrone chiaro tendente al rosso, sottili e acute.
Foglie: ellittiche, con piccioli rossastri, margine doppiamente dentato e circa 15 paia di nervature
parallele e prominenti; 8-10 per 5-6,5 cm. Verde molto scuro nella pagina superiore, verde-giallo
inferiormente; in autunno diventano dorate.
Fiori maschili: a menti verde-giallo brillante, penduli, lunghi 2,5-5 cm.
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Proposte di gestione
A nostro avviso lo stagno che si è formato nel tempo, dopo l'abbandono dell'impianto per fini
produttivi, costituisce uno degli elementi di maggior pregio presenti lungo il percorso natura da noi
ipotizzato, dal momento che ospita una flora ed una fauna del tutto particolari e molto ricche di
specie altrimenti assenti in questo territorio. Nel suo piccolo lo stagno svolge un importante ruolo
nella conservazione della biodiversità ed è per questo che noi gli attribuiamo un elevato valore
ambientale anche se sitratta di un biotopo formatosi artificialmente grazie alla presenza del muro di
contenimento che sbarra la conca. Tuttavia, dato il lungo abbandono, si è potuta insediare una
comunità di viventi che è del tutto paragonabile a quella presente negli ecosistemi umidi naturali o
"prossimo-naturali".
Purtroppo è evidente che questo sito è necessariamente interessato da intensi cambiamenti legati al
ripristino della centrale che prevede la rimessa in efficienza delle zone di raccolta acqua a monte
dell'impianto.
Mentre nelle altre aree di intervento dal nostro punto di vista non si operano incisive modificazioni
sull'ambiente, nel caso dello "stagno" si registra una significativa alterazione di un biotopo dagli
equilibri delicati.
Per questo motivo, avendo a cuore l'armonioso inserimento delle opere nel contesto ambientale e la
tutela delle componenti più vulnerabili da noi riscontrate, riteniamo necessario che a conclusione
dei lavori si operi la riqualificazione ambientale del sito.
Tale fase dovrà tener conto il più possibile della situazione preesistente cercando di ripristinare il
biotopo ispirandosi a criteri strettamente naturalistici con il reinserimento di alcune componenti
vegetali che nel tempo possono garantire l'evoluzione verso un ecosistema prossimo-naturale come
noi lo abbiamo riscontrato prima degli interventi di cantiere.
Il nostro contributo in questa fase è stato quello di documentare con maggior precisione possibile la
situazione riscontrata e per questo ci siamo avvalsi sia di materiale fotografico che di materiale
grafico di nostra produzione.
Abbiamo inoltre voluto inserire lo stagno come punto essenziale di osservazione naturalistica del
percorso natura qui progettato proprio perché siamo sicuri che si farà il possibile per ripristinare il
sito una volta conclusi i lavori.
Nella fase di ripristino saremo ovviamente disponibili ad intervenire concretamente sia nella
progettazione dell'intervento che nella fase di messa a dimora del materiale.
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SEZIONE SCHEMATICA ATTRAVERSO LA
PICCOLA VASCA DI RACCOLTA
(ex stagno)
SOTTOAMBIENTI DEL FOSSATO
1.Ramo di sponda emerso
2.Ramo di sponda impaludato
3.Superficie acquatica
4.Ambiente acquatico
5.Superficie del fondo e strato di melma organica
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TAVOLA ILLUSTRATIVA DELLA PRESENZA DI SPECIE VEGETALI
NELLA PICCOLA VASCA DI RACCOLTA (EX STAGNO)
29
TAVOLA ILLUSTRATIVA DELLA POTENZIALE PRESENZA
FAUNISTICA NELLA PICCOLA VASCA DI RACCOLTA (EX STAGNO)
30
I
POPOLAMENTI LICHENICI COME BIOINDICATORI DELLA NATURALITÀ DEL
TERRITORIO
Un gruppo di lavoro si è dedicato in maniera specifica alla realizzazione di uno studio sulla
biodiversità lichenica presente nella zona della centrale, dal momento che notoriamente i licheni
sono buoni bioindicatori della qualità dell'aria.
I rilevamenti sono stati effettuati su piante da frutto e querce presenti nei terreni agricoli limitrofi
poiché nel bosco adiacente alla centrale, molto giovane, non sono presenti popolamenti lichenici di
particolare interesse.
Il nostro elaborato è composto essenzialmente di tre sezioni:
una prima che riporta le schede dei siti di rilevamento,
una seconda costituita da un piccolo atlantino delle specie rilevate,
un’ultima costituita da una carta tematica sulla naturalità e la biodiversità lichenica dell’area.
Nel complesso le informazioni da noi raccolte attestano una elevata presenza di specie licheniche
che noi ipotizziamo legata alla naturalità di questo territorio.
SITI DI RILEVAMENTO
1. Zona agraria con filari di noci e meli
2. Zona agraria con filari di noci, meli e pioppi
3. Viale alberato con querce nei pressi del cimitero di Cerniai
2
1
3
31
1. SITO: zona agraria con filari di noci, meli
SPECIE ARBOREA: melo
COMUNITA’ LICHENICHE: associazione dello
Xantorion parietinae e a
Parmelia sp.pl.
LICHENI PRESENTI:
candelaria concolor
candelariella xanthostigma
cladonia fimbriata
evernia prunasti
graphis scripta
normandina pulchella
parmelia caperata
parmelia subaurifera
parmelia tiliacea
phaeophyscia orbicularis
phlyctis argena
xanthoria parietina
xantoria fallax
Specie: melo (fotografato in occasione dell’uscita a Cergnai)
Particolare del tronco
32
SITO:
zona agraria con filari di
noci, meli, pioppi
SPECIE ARBOREA:
noce
COMUNITA’ LICHENICHE: associazione a xantorion
parietinae
LICHENI PRESENTI:
candelaria concolor
evernia prunasti
lecanora chlarotera
lecidella elaeochroma
parmelia caperata
parmelia subrudecta
phaeophyscia orbicularis
physcia adscendens
physcia aipolia
physconia distorta
xanthoria parietina
Specie: noce (fotografato in occasione dell’uscita a
Cergnai)
Particolare del tronco
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SITO:
Specie: quercia (fotografata in occasione
dell’uscita a Cergnai)
viale alberato presso
cimitero di Cerniai
SPECIE ARBOREA:
quercus rubor
COMUNITA’ LICHENICHE:associazione a parmelia
caperata
LICHENI PRESENTI:
arthonia aradiata
candelariella xanthostigma
cladonia coniocraea
cladonia fimbriata
cladonia pyxidata
evernia prunasti
parmelia caperata
parmelia subrudecta
parmelia solcata
parmotrema chinense
phaeophyscia orbicularis
xanthoria fallax
Particolare del tronco
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Repertorio delle specie rilevate
Candelaria concolor (Dicks.) Stein
Piccolo lichene foglioso con tallo profondamente diviso in lobi sottili più o meno disposti a rosetta,
di colore giallo intenso, con soredi. Comune su alberi isolati soprattutto nella fascia della quercia,
mentre è assente dalla fascia montana in su.
Hyperphyscia adglutinata (Flk.)
Tallo sottile e delicato, quasi inconsistente, in rosette larghe circa 1 cm, compatte. Il centro del tallo
è quasi crostoso, mentre i profondi lobi larghi 3-5 mm portano alle estremità piccole strutture
(sorali) rotonde e verdastro-biancastre. Soprattutto alla base di alberi isolati, al di sotto del 1000 m
di altitudine.
Graphys scripta (L.) Ach.
Crosta grigia liscia o rugosa, con corpi fruttiferi (apoteci) scuri e allungati, a volte pruinosi (cerosi)
al centro.
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Evernia prunastri
Forma ciuffi pendenti lunghi 2-6 cm. Le ramificazioni sono come le corna dei cervi, grigio
verdastro sulla superficie superiore e bianche sotto. Sui margini dei lobi soredi bianchi polverosi. Le
strutture che producono le spore (apoteci) sono dischi rosa o bruni molto rari. In Francia è chiamato
lichene della quercia; in Italia si trova dalla fascia planiziale a quella subalpina
Ramalina fastigiata
Lichene fruticoso epifitico costituito da corte lacinie che portano alla loro estremità quasi sempre
apoteci dello stesso colore. Entrambe le pagine hanno la stessa colorazione verde-grigiastra.
Formazione a ciuffi (barba di bosco). Ritrovamento su rami di Ginepro.
Lecanora chlarotera Nyl.
Comune sugli alberi, dove forma una sottile crosta grigia. Le strutture che producono le spore sono
a forma di disco e piuttosto grandi, di colore marroncino chiaro con margini lisci o rugose.
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Physcia adscendens (Fr.) Olivier
Cresce in piccole zolle grigie non molto attaccate al substrato; i margini strettamente lobati sono
rigirati in alto e si espandono a forma di cappuccio. Le strutture per la riproduzione vegetativa
(sorali) polverose, sono sulla faccia inferiore, all'apice dei lobi. Comune dalla fascia planiziale a
quella montana, su alberi isolati.
Parmelia exasperatula Nyl.
Nella foto su aghi di pino mugo; tallo da verde oliva a bruno, con strutture claviformi appiattite
(isidi). Su alberi isolati dalla fascia planiziale a quella subalpina.
Lecidella elaeochroma
Tallo grigio, reazione K + giallastro (non sempre visibile), C + o almeno KC + arancio sporco.
Apoteci neri di tipo lecideino, spesso più grandi di 0.5 mm di diametro. In esemplari vecchi e
danneggiati gli apoteci possono essere di color marrone. Si può confondere con Buellia punctata,
che però presenta reazioni del tallo negative e ha apoteci più piccoli di 0.5 cm di diametro.
In Italia è probabilmente il più diffuso lichene crostoso epifita, presente sia in pianura che in
montagna, su di una grande varietà di alberi.
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Phaeophyscia orbicularis
Ambiente: corteccia di tiglio.
Forma di crescita: lichene foglioso.
Substrato: scorza, ma anche roccia e muschio.
Riproduzione: vegetativa per soredi, sessuata per spore
Morfologia: tallo grigio, non più grande di 3 cm, con lobi piccoli e contigui disposti a rosetta (< 2
mm). Rizine nerastre. Presenta sorali superficiali, da verdastri a nerastri, che possono ricoprire tutto
il tallo.
Distribuzione ed ecologia: in Italia è la Phaeophyscia più comune. La si può trovare dal livello del
mare fino al piano montano.
E' una delle specie più resistenti all'inquinamento da SO2 e fluoruri.
Parmelia subredecta
Ambiente: corteccia di castagno.
Forma di crescita: lichene foglioso.
Substrato: scorza.
Riproduzione: vegetativa per soredi.
Morfologia: tallo grigio chiaro a volte più o meno bluastro superiormente, chiaro inferiormente. La
faccia superiore del tallo presenta pseudocifelle a forma di puntini bianchi rotondeggianti. Lobi
arrotondati, contigui e a volte leggermente reticolati superiormente. Soredi biancastri (riconoscibili
nelle fotografia) presenti su tutta la superficie del tallo e più o meno confluenti al centro.
Distribuzione ed ecologia: in Europa è diffusa dal Mediterraneo alle regioni meridionali della
Scandinavia. In Italia è diffusa un po' ovunque, ma predilige la vegetazione submediterranea e la
fascia al di sotto del piano montano.
38
Parmelia pastillifera
Tallo grigio verdastro, lobi arrotondati e più larghi di 1,5 mm.
Reazione della medulla C + rosso.
Isidi piatti, a forma di pastiglia, neri.
Può essere confusa con P. tiliacea, che però ha isidi cilindrici ed è più comune.
Specie tipica degli ambienti montani.
Parmelia sulcata
Lichene folioso di color grigio con sfumature azzurro-argentate. Lobi con pseudocifelle allungate
simili a solchi dove si sviluppano i soredi.
Specie sia epifitica che epilitica.
Normandina pulchella (Borrer) Nyl.
Cresce su altri licheni o muschi; il tallo è verde-azzurro fino a grigio chiaro, composto da scaglie di
1-2 mm di diametro, raggruppate o disctribuite. I margini sono rialzati e la superficie superiore può
essere coperta da strutture vegetative, mentre quella inferiore è tormentosa.
39
Physcia aipolia (Ehrh. ex Humb.) Fürnrh.
Epifita, tallo grigiastro con piccole punteggiatrure biancastre visibili con una lente; apoteci
discoidali quasi sempre presenti, neri o grigio-pruinosi, comune nelle fasce da planiziale a montana
su alberi isolati.
Xanthoria fallax
Ambiente: scorza di latifoglia.
Forma di crescita: lichene foglioso.
Substrato: scorza.
Riproduzione: vegetativa per soredi.
Morfologia: tallo di colore giallo vivo o arancio superiormente, biancastro inferiormente. Lobi
appiattiti e un po' concavi alle estremità, apoteci numerosi.
Distribuzione ed ecologia: è diffuso nelle aree temperate e sub-boreali di entrambi gli emisferi. In
Italia è comune dalla pianura al piano montano. Predilige le cortecce esposte al sole.
Lepraria sp.
Ambiente: radura.
Forma di crescita: lichene crostoso.
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Xanthoria parietina
Tallo grande, folioso di color giallo-arancio, formato da piccoli lobi piatti, apoteci lecanorini quasi
sempre presenti, reazione positiva con KOH rosso brillante (le due macchie al centro della foto).
Specie molto diffusa e presente in tutta Europa sotto i 1000m.
Si sviluppa su corteccia, legno, roccia, muri e tetti. Invasiva in presenza di nitrati.
Parmelia caperata
Su vecchi tronchi, raramente su rocce. E' di un verde giallastro e può formare zolle di 6 cm con i
lobi arrotondati. Il centro è generalmente rugoso e coperto di strutture riproduttive (soredi)
polverose e giallastro-verdastre. Rara la produzione delle spore. Sviluppo ottimale nella fascia della
quercia
Parmelia tiliacea
Lichene folioso. Isidi a punta di matita appressati sul tallo.
Forma del tallo prevalentemente circolare con diametro di circa 10 cm. ritrovato in substrato
terroso, quantunque epifita.
41
CARTA DELLA NATURALITA’ E DELLA BIODIVERSITA’ LICHENICA
Anche dal lavoro sulla biodiversità lichenica e sull’utilizzo dei licheni come indicatori della qualità
dell'aria, da noi svolto in collaborazione con il Liceo Scientifico di Belluno, e riguardate l’intera
Valbelluna, si possono ricavare dei dati utili per una descrizione delle valenze naturalistiche
dell’area in esame.
Infatti, come si può chiaramente vedere dalla carta allegata, la naturalità va aumentando dal
fondovalle verso la fascia pedemontana ed in particolare si può dire che l'ambiente circostante alla
centrale del Veses è sostanzialmente ad alta naturalità.
3 - Polpet
50.00
2 - Belluno Parcheggio Baita
1 - Belluno Palasport
5 - Castion
7.00
6.00
Centrale
ERGA
40.00
4 - Farra D'alpago
11 - S. Gregorio
30.00
10 - S.Giustina
6 - Limana
20.00
5.00
9 - Lentiai
10.00
4.00
87 --Feltre
Feltrecastello
foro Boario
5.00
6.00
1.00
7.00
8.00
9.00
10.00
11.00
12.00
13.00
0.00
42
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti dei risultati ottenuti in quanto abbiamo raggiunto la
maggior parte degli obiettivi che ci eravamo posti.
Gli studenti delle classi 1^ liceo classico e 3^ B liceo scientifico, adeguatamente coinvolti nella
realizzazione delle attività, hanno manifestato entusiasmo, impegnandosi con serietà nell’ottica di
un irrinunciabile e proficuo metodo di lavoro ; hanno altresì potuto verificare, per la prima volta,
direttamente e concretamente, ‘sul campo’, le difficoltà che man mano sono emerse non solo nel
contesto del lavoro di ricerca ambientale vero e proprio, ma anche nella fase, non meno importante,
della progettazione.
Purtroppo, per cause di forza maggiore, non è stato possibile dedicare spazio al previsto
approfondimento di carattere storico , avente come oggetto d’indagine il rilievo assunto dalla locale
produzione di energia idroelettrica per l’economia feltrina nei primi decenni del ‘900, cioè all’epoca
della costruzione dell’originaria centrale Altanon : sicuramente questo argomento potrebbe trovare
in futuro uno sviluppo molto interessante. Ulteriore approfondimento meriterebbero inoltre i temi
proposti nel percorso naturalistico progettato in questo lavoro: ciò potrebbe portare alla
realizzazione di appositi pannelli che , come sopra indicato, in un momento successivo, potrebbero
essere collocati nel previsto ‘centro visitatori’, che verrà allestito nell’edificio del Parco Nazionale
delle Dolumiti Bellunesi.
Un ringraziamento sentito e sincero vada a TUTTI i coloro che, con competenza e disponibilità,
hanno gentilmente collaborato alla realizzazione di queste attività, apportando preziosi contributi .
43
ALLIEVI CHE HANNO PARTECIPATO
CLASSE IA LICEO CLASSICO
Andreella Claudia
Bertelle Tiziana
Brandalise Cinzia
Cappellari Laura
Chenet Manuela
Dalle Mulle Emanuel
Dal Pan Claudia
Dal Pan Elena
De Giacometti Michela
De Riz Laura
Fent Alice
Fiocco Nina
Fruet Maria Piera
Maranesi Alessandro
Novak Valentina
Pegoraro Arianna
Roccon Cristina
CLASSE IIIB LICEO SCIENTIFICO
Baster Nicola
Carniel Laura
Dall’Agnol Silvia
De Battisti Georgia
De Biasi Luca
De Boni Giorgia
Isma Gloria
Mandich Costanza
Pat Francesco
Piaser Elena
Polizzi Leonardo
Rold Alice
Romano Gargarelli Giovanni
Viale Francesco
Zancanaro Monica
Zanella Luca
Zanni Thomas
Turro Elisa
Ventimiglia Ilaria
Vettor Letizia
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