Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Milano IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL CMP ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI Anno 3/II serie - n. 6 - febbraio 2006 Notiziario del Boscoincittà e del Parco delle Cave editoriale I due cugini S ono cugini e quasi coetanei. Parliamo del Parco Nord Milano e del Boscoincittà, due parchi che negli anni settanta hanno cambiato il modo di fare verde a Milano. Lo scorso ottobre il Parco Nord Milano ha festeggiato i trent’anni; in realtà le prime piantagioni sono partite intorno al 1983, ma l’istituzione del parco risale a un decennio prima. Concepito all’interno del Piano intercomunale milanese (PIM) – una fucina di cervelli che voleva mettere un po’ di ordine e ridare un po’ di qualità programmatoria a Milano dopo le grandi ondate di speculazione edilizia – il parco doveva riqualificare un’area enorme incuneata fra Milano, Bresso, Cormano e altri comuni limitrofi. Un’idea ardita, dicevamo, perché si andava a trasformare a verde una grande fetta di ‘nord Milano’, l’ultima non costruita, in un contesto ad altissima densità industriale e abitativa. Ardita, l’idea, lo è stata anche sotto il profilo istituzionale, ponendo il parco da realizzare sotto l’egida di un consorzio di comuni, che ha dimostrato come l’ente pubblico possa realizzare progetti di grande significato. Il successo del Parco Nord Milano lo si deve infatti anche alla tenacia e alla qualità degli uomini che vi hanno lavorato, come l’ex direttore e progettista del parco Francesco Borella e l’ex presidente Ercole Ferrario, che hanno costruito il parco un pezzetto alla volta, a mano a mano che si apriva la possibilità di trasformare una delle tante aree di cui si componeva. Un ‘opportunismo’ che a ben vedere è stato anche il segno distintivo del Boscoincittà fin dalla sua nascita, con le prime piantagioni del 1974, quando un gruppo di cittadini ha messo a frutto la possibilità offerta dal Comune di recuperare un’area lungo la via Novara. Occasioni rare, che è facile mancare, ma che almeno in questi due casi sono andate a buon fine. Con questi due esempi si è inaugurato un modo nuovo di fare i parchi in Italia: privilegiando la semplicità di disegno, l’economicità di realizzazione, la grande estensione e la naturalità. A partire dagli anni settanta si è fatta strada l’idea che le città avevano bisogno non solo dei giardini di quartiere, ma anche di costruire grandi superfici di parco e bosco intorno alla città, per arrivare finalmente a quel ‘sistema del verde’, che è il vanto delle grandi città europee. Oggi la scommessa per Milano è realizzare nuove forme di parco in grado di mettere in contatto con la città anche il paesaggio storico agrario di una delle agricolture più produttive d’Europa, contenendo lo sviluppo urbano. LUCA CARRA Progetti Progetti Un progetto per unire Bosco, Trenno e Cave Presentata al Comune la riqualificazione dell’area Caldera nord unione di Boscoincittà, Parco di Trenno e Parco delle Cave è oggi una tra le esigenze maggiormente sentite dalla cittadinanza che frequenta i tre parchi. L’ Dal 2003 anche i 40 ettari dell’area Caldera nord fanno parte del perimetro di Boscoincittà. L’area è adiacente al Parco delle Cave e si trova tra via Novara, via Caldera, via Quinto Romano e, verso Trenno, via cascina Bellaria. Sistemare quest’area vuole dire permettere il collegamento dei tre parchi favorendone anche la fruizione. Nei due anni appena trascorsi, il CFU ha elaborato un progetto specifico e si è impegnato nella sistemazione elementare dell’area garantendone una immediata fruizione grazie ai percorsi campestri esistenti, alla predisposizione di nuovi tracciati seppur con finiture elementari -, alla pulizia da discariche abusive e orti spontanei, alla manutenzione delle formazioni arboree esistenti per motivi di sicurezza (eliminazione piante morte e deperienti, contenimento vegetazione infestante di origine esotica). Il progetto è stato solo di recente presentato all’Amministrazione comunale e prevede un finanziamento provinciale per le prime opere di forestazione urbana. Articola una proposta che considera i 40 ettari nella loro globalità, ma che propone interventi operativi solo Tabella comparativa stato di fatto / progetto Funzioni Stato di fatto Configurazione di progetto Seminativi 4,41 ettari 4,44 ettari Prati stabili 16,97 ettari 10,73 ettari Tappeti erbosi 5,37 ettari 7,15 ettari Boschi 4,74 ettari 10,57 ettari Incolti 1,31 ettari Filari 720 metri lineari 1.396 metri lineari 1.780 metri lineari 3.447 metri lineari Percorsi ciclo-pedonali - Percorsi ciclabili - 837 metri lineari Percorsi equestri - 3.478 metri lineari LEGENDA Perimetro area di studio Perimetro area di intervento Prati stabili irrigui Cereale con fioriture campestri Tappeti erbosi Agricolo Boschi Gruppi di alberi e/o filari ! sulle aree ad oggi disponibili (26 ha) perché già assegnate all’associazione ItaliaNostra. Il progetto, comunque, non rinuncia a proporre alcuni obiettivi strategici più generali ed elabora proposte specifiche in merito alla realizzazione di parcheggi in via Caldera e in via Novara. Progetti In ogni caso, è stato formulato in modo da poter consentire una realizzazione in progress, anche in funzione del reperimento di nuove aree e di nuove risorse economiche. In sintesi, gli interventi proposti prevedono: la ripresa di alcuni segni storici, oggi poco riconoscibili, per la valorizzazione del paesaggio agricolo tradizionale ■ ■ la sistemazione e il completamento della rete dei percorsi ciclo-pedonali con un vantaggio per la fruizione (collegamento dei tratti già esistenti con la passerella pedonale di via Novara, apertura di un ingresso sulla via San Romanello, piantagione di un filare alberato per valo- rizzare il percorso che attraversa l’area di progetto e che storicamente univa la cascina San Romano alla cascina Caldera) rigazione delle aree verdi e per l’approvvigionamento delle zone umide esistenti la piantagione di nuovi boschi lungo la via Novara, con funzione paesaggistica e di barriera anti-rumore ■ la sistemazione e il completamento della rete irrigua con un vantaggio per l’ir■ La composizione dei nuovi boschi e 4.000 piante che andranno a formare la struttura dei nuovi boschi dell’area Caldera nord sono alberi ad alto fusto (50%), alberi di media grandezza (25%) e arbusti (25%). L Strato principale 20% farnia 10% cerro 5% frassino ossifillo 5% pioppo nero 5% ciliegio selvatico 2% olmo campestre 3% tiglio nostrano " Strato intermedio 10% carpino bianco 10% acero campestre 5% pado/melo pero selvatico Strato arbustivo 5% prugnolo 5% nocciolo 5% sanguinello 5% viburno opalo 5% rosa canina, ligustro salicone, frangola, evonimo, biancospino Progetti ■ la coltivazione di aree a prato stabile e a cereale che saranno anche oggetto di sperimentazione per l’introduzione di fioriture campestri ■ la realizzazione di collegamenti (corridoi ecologici) tra le aree naturalistiche esistenti; si ipotizza anche la realizzazione di una zona umida con funzione di ecosistema filtro per il riutilizzo irriguo delle acque depurate dal Consorzio provinciale di depurazione delle acque del nord Milano (studio di massima del maggio 2004 a cura del CFU) ■ la realizzazione di tracciati equestri che verranno segnalati con apposite paline lungo tutto il percorso e che attraverseranno l’area costeggiando filari alberati, prati e macchie boscate. L’area Caldera nord offre ampie prospettive da valorizzare sia in termini paesaggistici che naturalistici. Per lasciare spazio allo sviluppo del parco con i suoi grandi prati e i suoi nuovi boschi, da un lato, sono stati ripristinati diversi manufatti per l’irrigazione, dall’altro, sono state smantellate le discariche abusive e gli orti spontanei Dapprima verranno realizzati gli interventi di sistemazione dei suoli, il completamento del sistema irriguo, la piantagione dei boschi e dei filari, le semine dei prati e dei cereali. Questa prima fase dei lavori verrà conclusa tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008. ALESSANDRO FERRARI Architetto. Studi e progetti CFU Natura e agricoltura. Nuovi paesaggi per la città a un punto di vista naturalistico e paesaggistico il progetto di riqualificazione dell’area Caldera nord si avvale degli studi presentati nella pubblicazione Natura e agricoltura. Nuovi paesaggi per la città. L’area ovest di Milano viene indagata attraverso alcuni indicatori che spaziano dalla storia del paesaggio all’indice di naturalità, dallo stato di salute dei boschi alle valenze floristiche, dall’analisi del comprensorio agricolo alle ipotesi per il futuro dell’agricoltura in città. Gli studi integrali sono disponibili presso la biblioteca del Centro per la forestazione urbana. D Info 02 4522401. Contributo 7 euro # Libri Libri I parchi della trasformazione Progetti e realizzazioni per ventuno aree milanesi Urban Center del Comune di Milano, inaugurato nel 2001, persegue l’obiettivo di "comunicare ai cittadini le grandi trasformazioni che interessano il loro territorio e illustrare le politiche urbanistiche e le forme attuative che l’Amministrazione comunale mette in atto per realizzarle". La sede di Galleria Vittorio Emanuele II ospita mostre e convegni, mette a disposizioni banche dati territoriali e promuove pubblicazioni di materiale informativo. Conoscere Milano è la collana di guide che accompagnano laddove la città sta cambiando. Sono realizzate da AIM (Associazione interessi metropolitani), un centro culturale cui aderiscono grandi imprese e banche milanesi "con l’intento di aiutare Milano nel suo sviluppo culturale, sociale ed economico". Il recente fascicolo I parchi della trasformazione (2005), raccoglie le schede di 21 aree verdi milanesi, riqualificate, realizzate o concepite nell’ultimo decennio. I testi forniscono in sintesi caratteri, storia, dimensioni e ubicazione, ma risultano piuttosto avari di notizie sui modelli di gestione. I parchi più recenti sono per lo più collegati a grandi interventi edilizi; pezzi di città cambiano volto, ci si lascia alle spalle l’immagine siro- L’ niana e operaia, con fabbriche, capannoni e ciminiere circondati da alti muri. Al loro posto residenza, terziario e servizi, ma anche tanto verde che si incunea nelle compatte aree grigie, supera barriere; con sensibilità ed esiti diversi, grazie anche al largo apporto di architetti stranieri. Ci limiteremo a sottolineare due caratteri, diciamo di indole culturale, che sembrano accomunare questi nuovi parchi. Il primo che si richiama all’idea della fausse montagne umanistica, a rappresentare probabilmente l’esigenza di rompere la monotonia della sterminata piana con la creazione di rilievi (Monte Stella, Portello, Parco Nord Milano, Ciliegi). Il secondo, variamente declinato, riscopre invece il significato e il ruolo dell’acqua, elemento vitale primordiale di Milano, come straordinaria opportunità per il progetto. La città industriale trasformava le rogge in fognature, le nascondeva. Oggi spuntano zone umide sotto la tangenziale (Maserati), fossi e filari da sembrare in risaia (Certosa); una vena d’acqua si riprende i viali della Fiera Campionaria; laddove s’è cavata ghiaia fino alle viscere, non più discariche di veleni innominabili, ma un eden urbano con barchetta, pescatore e gallinella (Cave). La romana Vettabbia, cloaca ‘massima’ ancora ier l’altro, è fiancheggiata nel tratto urbano da un sentiero L’alzaia della roggia Vettabbia in uno dei tre parchi del quartiere Ravizza, sorto sull’area tra via Bazzi e Ripamonti dove un tempo si ergevano gli imponenti impianti delle Officine Meccaniche (OM) produttrici di veicoli industriali per il passeggio e la bicicletta, con appropriati filari per la stagione calda (Ravizza); poco più avanti la stessa fornisce il nome a un grande parco periurbano che cresce intorno al depuratore, col profilo dell’abbazia cistercense per fondale. La roggia Ticinello, a Ronchetto delle Rane, diventa l’anima di un altro parco che valorizza i caratteri agricoli storici, mantiene le ultime marcite, consente un verde estensivo ed educativo. Se le scelte del passato producono ancora i loro effetti deleteri, i progetti dei nuovi parchi cercano di dare risposte alla richiesta di una migliore qualità della vita urbana. Il successivo capitolo del cambiamento dovrà passare di necessità attraverso l’ambiziosa sfida della cintura verde urbana. ALBERTO BELOTTI Vicepresidente ItaliaNostra Onlus sezione di Milano Il frontespizio della pubblicazione Conoscere Milano. I parchi della trasfromazione, in distribuzione gratuita presso Urban Center (www.comune.milano.it/urban_center). Anche on line sul sito www.conosceremilano.it Per informazioni: Urban Center tel. 02 88456555 AIM tel. 02 48012060 $ Associazioni Associazioni Associazioni “L’Associazione pescatori Cava Cabassi è l’associazione di tutti i cittadini di ogni convinzione religiosa e politica che associati nella pratica della pesca dilettantistica, nel tempo libero offrono la loro disponibilità ad azioni di volontariato” (Statuto sociale - art. I) Cava Cabassi: non solo pescatori La storia di un piccolo comitato che diventa una grande associazione Associazione pescatori Cava Cabassi (APCC) è nata il 25 ottobre 2000 a partire dall’esperienza del Comitato pescatori Cava Cabassi, già presente sul territorio del Parco delle Cave da diversi anni. L’attività del gruppo si è concentrata intorno a una delle 4 cave presenti nel parco con l’obiettivo di prendersi cura di un territorio compromesso da fenomeni di microcriminalità, discariche abusive, degrado diffuso. L’ All’inizio, la pesca è stata un pretesto per radunare cittadini intenzionati a vivere quotidianamente le sponde della cava investendo il proprio tempo libero in un’attività ricreativa e sportiva, capace di lasciare spazio all’osservazione, al presidio e alla cura del territorio. All’iniziativa hanno aderito molti cittadini: un numero così elevato da rendere necessario lo sviluppo del comitato spontaneo in una vera e propria associazione di volontariato riconosciuta a livello provinciale e regionale, che oggi conta 1.000 soci. Associarsi è facile e la quota richiesta favorisce l’iscrizione di tutte le fasce di età (dai bambini ai pensionati) e di reddito. Con un contributo di 25 euro (10 euro fino ai 12 anni) è possibile pescare per un anno lucci, boccaloni, cavedani, carpe, scardole, storioni, acquistati e immessi periodicamente nelle acque della cava dall’associazione stessa, in accordo con il gestore del parco (CFU/ ItaliaNostra). Ma tra i soci non ci sono solo pescatori; ci sono anche cittadini che hanno imparato ad amare la cava e a prendersene cura partecipando alle iniziative di difesa del territorio, del verde e della fauna presente. Del resto l’associazione si pone anche come punto di aggregazione sociale aperto, a titolo gratuito, a tutta la cittadinanza (manifestazioni, corsi e gare di pesca). Nella Cava Cabassi il pontile in legno, le isole galleggianti che ospitano a titolo sperimentale e di educazione ambientale l’avifauna selvatica, la raccolta dei rifiuti sono esempi di collaborazione tra l’associazione e gli operatori del CFU, oltre che di partecipazione attiva alla realizzazione del parco come servizio volontario offerto a tutta la collettività. Ci sarebbero tanti altri episodi quotidiani da descrivere e raccontare, episodi che riguardano i soci, la cava e i frequentatori del parco, compagni discreti dei silenzi del pescatore, ma in questo momento si sente la necessità di ringraziare il gruppo di persone che ha permesso ad un sogno di diventare realtà: senza Luciano, Peppino, Armando, Nicola, Roberto e l’impegno di tanti altri amici, l’associazione non esisterebbe. CAIO SANNA Presidente APCC Per informazioni e iscrizioni è possibile: ■ recarsi presso la sede dell’associazione che si trova nel capanno degli Orti Ghiglio (orario: 912; 15-17,30. Vedi mappa a pag. 7) ■ telefonare ai numeri 339 2793941 (sede ufficiale) e 340 6736858 (sede operativa sociale) ■ inviare una mail a [email protected] Alcuni soci dell’APCC mentre collaborano con gli operatori del CFU nella manutenzione della zona umida % Verde que te quiero verde Verde que te quiero verde E venne l’acqua Un itinerario botanico nella zona umida del Parco delle Cave ebbraio 2002. È una fredda sera di fine inverno. Cammino nel Parco delle Cave, circondata dalla nebbia che si alza dalle acque. Sono sola. Poi, mentre procedo dalla Cava Cabassi verso l’area naturalistica, mi accorgo che intorno a me ci sono persone di ogni età, che camminano nella mia direzione. Tutti convergono in un punto, affrettandosi. Qua e là ci sono banchetti con gli operatori del CFU che distribuiscono bevande e dolci. C’è aria di festa. Eppure tutti sono accalcati su un ponticello, silenziosi. Sembrano aspettare qualcosa. Chi? Che cosa? Poi un grande “oooooooh” esce dalle bocche di tutti, contemporaneamente. I più alti prendono sulle spalle i bambini che non arrivano a guardare al di là del parapetto del ponte. Ed ecco che lentamente arriva ‘Lei’, la festeggiata. Accompagnata da esclamazioni di meraviglia l’Acqua entra nella zona umida del Parco delle Cave, un’area appositamente realizzata per ricreare un ambiente naturale che a Milano mancava. F Febbraio 2006. Dal giorno della sua inaugurazione la zona umida è molto cambiata. Gli specchi d’acqua, che all’inizio si presentavano spogli e quasi privi di vita, si sono arricchiti di tutte quelle piante che per vivere hanno bisogno di ambienti in cui l’acqua poco profonda scorre lentamente: molte, come i carici e i giunchi, sono piante tipiche della Pianura Padana, diventate rare a causa della mancanza di ambienti adeguati in cui proliferare. L’intrico di vegetazione che spunta a ciuffi dal pelo d’acqua può sembrare caotico, ma il suo aspetto L’arrivo dell’acqua nella zona umida ha coinvolto molti cittadini è strettamente legato alla profondità delle acque che in questa zona varia tra i 5 e i 60 centimetri. È proprio la scarsa profondità dell’acqua e la morfologia del fondale che permette lo sviluppo di determinate varietà vegetali che in altri bacini del parco non attecchiscono a causa del ripido digradare delle rive. L’ambiente che si crea in quest’area è inoltre importante perché permette la nidificazione di numerosi uccelli migratori, che costruiscono i loro nidi nel folto della vegetazione, al riparo da occhi indiscreti. Provando a guardarsi intorno lungo il percorso pedonale che separa i due specchi d’acqua principali, ci si trova circondati da numerose varietà di piante erbacee, arboree e arbustive. Alcune si ancorano alle rive, mentre molte affondano le loro radici nel fango. Piuttosto vistoso è il canneto formato da esemplari di cannuccia palustre (Phragmites australis), riconoscibile per i ZONA UMIDA Cava Cabassi ORTI GHIGLIO & Verde que te quiero verde pennacchi bruni. Una grande distesa occupa la zona all’estremo nord-est verso i campi, mentre altri fitti ciuffi si trovano isolati nell’acqua e costituiscono il rifugio preferito delle gallinelle d’acqua. Vicino al canneto, all’estremo del percorso, si possono facilmente riconoscere le sagome svettanti dei giunchi. Il giunco si distingue dal carice, con cui condivide la sponda, per le foglie più sottili, un po’ più scure ed erette. I bassi cespi del cariceto si estendono tutt’intorno alle rive e agli isolotti. Di facile individuazione, specialmente nel periodo estivo-autunnale, è la tifa, che spunta qua e là con il suo lungo fusto sormontato da una infiorescenza femminile bruna a forma di salsiccia. È piuttosto comune ovunque ci sia dell’acqua ferma. A dominare in altezza su queste piante erbacee vi sono alberi e arbusti come il salice, nelle due specie Salix alba e Sa- lix cinerea. Il primo è un albero caratterizzato da un portamento svettante e da un fusto lineare, il secondo è un grande cespuglio, con la corteccia più scura e il fusto costoluto. I salici sono frequenti ai margini delle zone umide e sono particolarmente utili per stabilizzare le sponde. Nella zona umida del parco sono stati piantati a difesa degli isolotti tenuti a prato, dove è più facile trovare nidi degli uccelli acquatici. Assieme al salice, soprattutto sulle sponde a nord, si possono scorgere le cime del pioppo (Populus nigra) e dell’ontano (Alnus glutinosa), alberi che preferiscono un terreno umido e che si trovano a loro agio vicino a laghi e corsi d’acqua. In alcuni punti della riva è interessante osservare strane piante acquatiche dal fusto contorto, bruno-rossastro con piccoli fiorellini rosati che spuntano dalla superficie dell’acqua. Si tratta del Polygonum amphibium, il cui nome si rifà alla struttura spigolosa del fusto (dal greco, polygonum: “molte ginocchia”). Sotto il pelo dell’acqua, invece, si trova l’elodea, una pianta di origine americana in grado di colonizzare rapidamente vaste superfici, tanto da essere considerata infestante. Questa caratteristica ha fatto sì che venisse soprannominata ‘peste d’acqua’. Il groviglio di piante non deve trarre in inganno: la zona umida non è un’area lasciata a se stessa. La manutenzione della zona umida del parco, così come di tutti gli altri ambienti, risulta un requisito fondamentale per la sua persistenza. Senza un’adeguata progettazione e soprattutto senza un continuo intervento di contenimento della vegetazione e dei sedimenti che ne favoriscono l’interrimento, vedremmo sparire la zona umida nel giro di pochi anni. ERICA PELLIZZONI Volontaria CFU Salix alba e Salix cinerea Alnus glutinosa I salici sono alberi e arbusti dalle foglie lanceolate a margine finemente dentato, la cui pagina inferiore è leggermente pelosa. A primavera producono, insieme alle nuove foglie, delle infiorescenze verdi dette amenti. I frutti, piccole capsule, liberano semi provvisti di un lungo ciuffo di peli. S. alba viene comunemente chiamato salice da pertiche per il suo aspetto slanciato, può raggiungere i 20-25 metri di altezza. Nel S. cinerea la peluria delle foglie è tanto fitta da farle apparire bianco-grigiastre. L’ontano nero è un albero che raggiunge i 15-30 m. Ha un portamento piramidale con tronco dritto e conico. La corteccia bruno-nera si sfalda in piccole scaglie, il legno rosa indurisce nell’acqua e si conserva per molto tempo. Ha foglie caduche, ovoidali, tronche all’apice. Le gemme sono grosse e violacee. I fiori raccolti in amenti sono bruni e penduli se maschili, rossi ed ovoidali se femminili, compaiono in febbraio-marzo. Generano frutti detti coni che durano tutto l’inverno. Le radici sviluppano nodosità che ospitano batteri capaci di fissare l’azoto dell’aria. Vive fino a 100 anni circa. Populus nigra Il pioppo nero deve il proprio nome alla corteccia molto scura, grigio nerastra, che mostra profonde spaccature. È un albero alto 25-30 m dal portamento eretto. Le foglie caduche sono subtriangolari con margine non ricurvo alla base e regolarmente dentellate. I fiori sono amenti cilindrici verdi e rossi presenti in marzo-aprile. Vive generalmente isolato lungo i corsi d’acqua su terreni poveri di nutrienti e su banchi sabbiosi. Vive 150-200 anni. ' Verde que te quiero verde Le schede informative, la ricerca iconografica e scientifica sono state curate da Claudia Pirola, naturalista in servizio civile volontario presso il CFU (2005/2006) Phragmites australis È la più alta graminacea italiana ed è diffusa sull’intero territorio nazionale. Forma ciuffi di vegetazione continui e fitti, in genere originati da pochi individui che colonizzano l’ambiente circostante dove l’acqua ha una profondità di 20-40 cm, spingendo i propri rizomi radicanti nel fango anche per diversi metri e formando un reticolo intricato. Ha foglie lisce grigio-verdi le cui guaine circondano il fusto rigido e non ramificato che persiste tutto l’inverno. Le grandi infiorescenze della pianta sono erette, ma possono diventare pendule per il peso dei frutti maturi. Ogni fiore ha una frangia di peli bianchi e setosi. Foglie e fusti sono utilizzati per costruire oggetti di paglia intrecciata. Il canneto è legato ad ambienti non troppo poveri di nutrienti e si spinge anche dove l’acqua in superficie può scomparire per lunghi periodi senza però lasciare l’apparato radicale asciutto. Juncus articulatus, J. bufonius, J. effusus e J. inflexus Le giuncacee sono piante perenni con un fusto poco o per nulla ramificato. Hanno fiori con 6 tepali e 6 stami. I tepali delle giuncacee sono simili a minuscole foglioline poiché queste piante non devono attirare gli insetti per l’impollinazione, ma affidano al vento i numerosi granuli pollinici; i semi, invece, una volta liberati dalle capsule nerastre, diventano vischiosi a contatto con l’acqua e si possono attaccare al corpo degli animali per essere trasportati lontano dalla pianta madre. Il nome Juncus deriva dal verbo latino jungere ovvero legare, poiché con queste piante si intrecciavano ceste e legacci oppure le si spargeva sui pavimenti di pietra delle case come protezione dal freddo. I fusti di J. effusus sono pieni di un tessuto vegetale che veniva usato per fare gli stoppini delle candele. Lo si distingue per le sue infiorescenze ramificate in grappoli sciolti. J. bufonius ha un fusto ramificato e J. inflexus ha un’infiorescenza provvista di una brattea che supera lungamente l’infiorescenza stessa. J. articulatus ha foglie cave e divise all’interno da setti percepibili al tatto, caratteristica a cui deve il nome. Carex acutiformis, C. hirta e C. otrubae Typha latifolia È una pianta robusta alta 2 m e oltre, con fusto eretto e foglie basali con la parte inferiore che avvolge i fusti fioriferi. Quasi sempre in associazione con Phragmites australis, è comune lungo i margini di fiumi e stagni. L’infiorescenza femminile, lunga circa 15 cm, è formata da centinaia di fiori appressati; maturando si scioglie in ciuffi di lunghi semi rivestiti di peli bianchi che si disperdono nell’aria. L’infiorescenza maschile si trova subito sopra a quella femminile ed è formata da numerosi gruppi di stami. I frutti cotonosi di questa pianta erano usati per imbottire materassi mentre le foglie impermeabili si intrecciavano per costruire ceste, sedie e persino imbarcazioni. L’infiorescenza femminile viene usata come elemento decorativo per composizioni di fiori secchi. Polygonum amphibium È una pianta erbacea perenne, con il rizoma strisciante ed i fusti galleggianti sotto il pelo dell’acqua; le foglie oblunge sono glabre e lungamente picciolate per galleggiare in superficie; i fiori rosa sono raggruppati in spighe all’estremità dei rami e originano piccoli acheni lenticolari. Polygonum può anche crescere fuori dall’acqua in terreni umidi. In questo caso i fusti sono eretti e le foglie pelose e lanceolate con piccioli più corti. Il carice, appartenente alla famiglia delle piperacee, è una pianta erbacea perenne alta fino a 120 cm che predilige le acque poco profonde. Ha foglie verde scuro, lineari, larghe 4-8 mm, infiorescenze formate da numerose spighe ovoidali, ognuna provvista di fiori femminili nella parte superiore e maschili in quella inferiore, privi di involucro, ma protetti da piccole squamette verdi giallastre o verde bruno. I frutti sono rinchiusi in un rivestimento membranaceo detto otricello. ( Il Libro della Giungla Il Libro della Giungla La volpe fa turismo anche in città Guardinga e astuta come la dipingono le fiabe, abita anche nel Boscoincittà rotagonista per eccellenza delle favole sin dai tempi di Esopo, la volpe è sempre stata considerata la quintessenza della scaltrezza e della furbizia: l’animale capace di aggirare i più grandi pericoli e di raggirare chiunque avesse la sfortuna di capitargli tra le sgrinfie. Ma si sa che le favole sono una cosa e la realtà il più delle volte è ben diversa. La volpe è di fatto un animale schivo, timido e molto prudente che nulla ha a che fare con l’immagine che di lei si è data nei racconti. La volpe rossa appartiene alla famiglia dei canidi. Di taglia media, si riconosce per il muso allungato, le orecchie triangolari ed erette, gli occhi obliqui e il tronco snello e agile su zampe corte e robuste. Il suo mantello varia da un rossogiallo a un rosso-bruno intenso e la folta coda funge da bilanciere durante la tipica corsa zigzagata. L’incredibile capacità di adattamento della volpe rossa le P consente di vivere sia in pianura che in montagna e sia al freddo che al caldo, purché in zone caratterizzate dalla presenza di vegetazione e di rifugi. In Italia questo animale si trova ovunque. Da decenni frequenta anche le aree antropizzate, dove ad attirare la volpe sono le grandi quantità di rifiuti lasciati dall’uomo. La volpe rossa è un animale onnivo- Nome: volpe rossa Ordine: Carnivori Famiglia: Canidi Specie: Vulpes vulpes Lunghezza: il tronco misura tra i 60 e i 90 cm, la coda tra i 30 e i 48 cm Altezza alla spalla: 35-40 cm Peso: può pesare dai 6 ai 10 kg Vita: 10 -12 anni ro. La sua alimentazione include ogni cibo disponibile e, pur appartenendo all'ordine dei carnivori (topi, pollame, lepri, lucertole, pesci e rane), non disdegna cibarsi di insetti e di molluschi (lombrichi, lumache e larve) o di vegetali (bacche e frutti). La volpe rossa conduce di fatto un’esistenza solitaria, a esclusione del periodo degli amori. Per cacciare predilige le ore serali e si concentra su prede di piccole e medie dimensioni. In inverno comincia una fase di relativa socialità che sfocia nella costituzione di un nucleo familiare, destinato a sciogliersi però in autunno quando i piccoli sono già indipendenti. Per la volpe rossa fondamentale è la scelta della tana: una cavità sotterranea prevista di più uscite, realizzata in luoghi riparati e tranquilli. Non importa se si tratta di un rifugio di un altro animale. L’inverno è il periodo dell’amore. L’accoppiamento avviene in gennaio-febbraio a seguito di un lungo corteggiamento. Dopo circa 50 giorni di gestazione, nascono dai 4 ai 6 cuccioli, ciechi e coperti di un mantello lanoso di color bruno-grigio con una macchia bianca sul petto e all’estremità della coda. In autunno, divenuti ormai autosufficienti, i giovani maschi lasciano la famiglia e compiono vita vagabonda anche per anni finché non trovano un territorio in cui insediarsi stabilmente. Le femmine, invece, possono rimanere con la madre per più di un anno, rispettando una gerarchia basata sull’età. FRANCESCA ARMOIRE Volontaria CFU Le interviste e la ricerca iconografica sono state curate da Claudia Pirola Quella volta al Boscoincittà el 2005, alla segreteria del CFU, sono giunte diverse segnalazioni di avvistamenti riguardanti la volpe rossa: all’inizio dell’anno i Rangers d’Italia, nella persona di Salvatore Bombardieri, hanno incontrato una volpe rossa, forse un maschio (particella forestale n° 8). Durante l’estate, l’ortista Gerosa, alle sette di mattina, ha visto sbucare dai campi di grano vicino agli orti Spinè, una volpe che ha attraversato la strada e si è infilata N nel boschetto vicino al canale Deviatore. In novembre, a una pattuglia di Rangers d’Italia è stato segnalato l’avvistamento di una volpe anche nel Parco delle Cave. Queste segnalazioni confermano il ritorno della volpe nelle aree cittadine all’interno della Tangenziale ovest di Milano, seppur con consistenze esigue a causa della caccia e dell'agricoltura intensiva. Ancora oggi la caccia alla volpe è concessa durante tutta la stagione venatoria; in )* passato era inserita tra le specie nocive e abbattuta tutto l’anno anche perché si nutriva di nidiacei e di animali da pollaio. Le volpi sono animali abituati a essere disturbati dall’uomo; durante la notte sono in grado di compiere grandi spostamenti in cerca di un territorio adatto. Nell’area naturalistica e nelle zone poco frequentate del Parco delle Cave potrebbero trovare facili rifugi. Appuntamenti Appuntamenti Appuntamenti Sabato 25 marzo Assemblea Boscoincittà e Parco delle Cave Appuntamento: cascina San Romano, Boscoincittà, via Novara 340. Mezzi pubblici: fermata via San Romanello - angolo via Novara, autobus 72 da MM1 De Angeli. Orario: 9-12. Gradita iscrizione La terza edizione dell’assemblea ripropone l’occasione per un momento di presentazione delle esperienze che partecipano alla vita quotidiana dei due parchi, raccontate dai molteplici protagonisti. Venerdì 12, sabato 13, domenica 14 maggio Torneo di bocce del Parco delle Cave Appuntamento: campo bocce Milesi presso la Cava Cabassi. Iscrizione obbligatoria direttamente presso il campo bocce Si tratta della terza edizione di un torneo voluto e organizzato direttamente dai giocatori che frequentano quotidianamente il campo, in collaborazione con il CFU. Aperto a tutti i cittadini, ormai conta sulla partecipazione di decine di iscritti e si conclude con un momento di festa per acclamare i vincitori. Domenica 2 aprile Apertura della reception Cascina San Romano (ingresso dal retro). Orario: sabato 16.30-19; domenica e festivi 10.30-12; 16.30-19 (da aprile a metà ottobre, escluso da metà luglio a tutto agosto) Durante i fine settimana e i giorni festivi della primavera e dell’estate, la reception è il punto di informazione e iscrizione alle iniziative organizzate dal CFU. Inoltre, fornisce materiale illustrativo relativo ad altri parchi pubblici cittadini e regionali: in particolare relativi al Parco agricolo sud Milano poichè da quest’anno si propone come uno dei PuntiParco della rete progettata dalla Provincia di Milano per promuovere gli aspetti naturalistici e l’attività agricola ancora presenti nel territorio che abbraccia la città di Milano. Sul prossimo numero di Sentieri in città verrà illustrata più ampiamente questa interessante iniziativa. Giovedì 13, venerdì 14, martedì 18 aprile Liberi tutti! Appuntamento: cascina S. Romano. Orario: ore 8.30-18. Iscrizione obbligatoria a partire dal 2 aprile (entro l’11 aprile salvo esaurimento posti). Contributo 45 euro (carnet valido 3 giorni, da utilizzare durante il 2006, in tutte iniziative previste dal calendario e denominate Liberi tutti!) Durante le vacanze pasquali, il CFU organizza giornate di giochi e laboratori dedicati ai bambini dai 6 ai 10 anni, con colazione al sacco portata dai partecipanti, orari flessibili e la possibilità di partecipare anche a giornate singole. Giovedì 25 maggio La conservazione dei prodotti dell’orto Appuntamento: cascina san Romano. Orario da definire. Informazioni e iscrizioni a partire da maggio Un pomeriggio dedicato al tema della conservazione di frutta e verdura in cui verranno fornite le informazioni teoriche di base ed effettuata una dimostrazione pratica relativa alle principali tecniche di conservazione dei prodotti dell’orto. L’incontro è rivolto a tutti, ma è particolarmente indicato per coloro che hanno un orto, che prediligono fare la spesa al mercato o che comunque desiderano preparare in casa le conserve da consumare durante tutto l’arco dell’anno. Giugno-luglio Avventure nel bosco Appuntamento: cascina san Romano. Orario: 8,30-18. Iscrizione obbligatoria a partire dal 9 aprile. Contributo 135 euro Le Avventure nel bosco sono le tradizionali vacanze in città organizzate dal CFU per i bambini dai 6 agli 11 anni. Quest’anno sono previsti quattro turni (1216 giugno; 19-23 giugno;26-30 giugno; 3-7 luglio) con tante iniziative alla scoperta degli ambienti naturali e dei prodotti agricoli del sistema dei parchi dell’ovest Milano. Inoltre ItaliaNostra organizza vacanze estive in montagna per ragazzi da 8 a 13 anni. Info ItaliaNostra Sezione di Verona n° verde 800322622 )) I bambini delle Avventure trasformano le more raccolte nel bosco in marmellata Quadrimestrale Tiratura: 7.000 copie Editore: ItaliaNostra Onlus, via Porpora 22 Roma. A cura del Centro per la Forestazione Urbana – Boscoincittà, cascina San Romano via Novara 340 20153 Milano tel 02 4522401 Direttore responsabile: Luca Carra Comitato di redazione: Alberto Belotti, Milena Bertacchi (coordinamento), Giovanni Fossati, Anty Pansera, Sergio Pellizzoni, Maria Luisa Sangiorgio Hanno collaborato a questo numero: Silvio Anderloni, Francesca Armoire, Gabriella Balice, Alberto Belotti, Milena Bertacchi, Silvia Cantù, Luca Carra, Tomaso Colombo, Alessandro Ferrari, Erica Pellizzoni, Claudia Pirola, Silvia Rondina, Gino Vezzini Foto di copertina: Aquilonata Carlo Biffi - su concessione di Parco Nord Milano Foto e tavole: Archivio CFU Grafica: Laboratorio srl Stampa: Arti grafiche Passoni, via Monti Sabini 11, Milano. Registrazione n. 118 del 01/03/2004 del Tribunale di Milano PARCO DELLE CAVE natura, agricoltura, spazi di libertà Parco delle Cave è un parco del Comune di Milano. Insieme al Boscoincittà è progettato e curato dal Centro per la forestazione urbana dell’Associazione ItaliaNostra, con il contributo del volontariato cittadino Si trova a pochi chilometri dal Duomo, nella cintura verde ovest Milano, ed è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici ■ Associandoti a ItaliaNostra sostieni la realizzazione di questi due parchi cittadini ■ Inviando una richiesta scritta al CFU puoi ricevere gratuitamente una copia cartacea di Sentieri in città. Il notiziario è consultabile anche sul sito internet www.cfu.it Per disdire il proprio abbonamento omaggio è necessario inviare una richiesta scritta alla segreteria del CFU La Cava Cabassi (Gino Vezzini) Per informazioni [email protected] www.cfu.it tel. 02 4522401 CFU-Boscoincittà cascina San Romano via Novara 340 20153 Milano