I due cugini - Centro Forestazione Urbana

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Milano
IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL CMP ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI
Anno 3/II serie - n. 6 - febbraio 2006
Notiziario del Boscoincittà e del Parco delle Cave
editoriale
I due cugini
S
ono cugini e quasi coetanei. Parliamo
del Parco Nord Milano e del Boscoincittà, due parchi che negli anni settanta
hanno cambiato il modo di fare verde a Milano. Lo scorso ottobre il Parco Nord Milano ha festeggiato i trent’anni; in realtà le
prime piantagioni sono partite intorno al
1983, ma l’istituzione del parco risale a un
decennio prima.
Concepito all’interno del Piano intercomunale milanese (PIM) – una fucina di cervelli
che voleva mettere un po’ di ordine e ridare
un po’ di qualità programmatoria a Milano
dopo le grandi ondate di speculazione edilizia – il parco doveva riqualificare un’area
enorme incuneata fra Milano, Bresso, Cormano e altri comuni limitrofi. Un’idea ardita,
dicevamo, perché si andava a trasformare a
verde una grande fetta di ‘nord Milano’, l’ultima non costruita, in un contesto ad altissima densità industriale e abitativa. Ardita, l’idea, lo è stata anche sotto il profilo istituzionale, ponendo il parco da realizzare sotto
l’egida di un consorzio di comuni, che ha dimostrato come l’ente pubblico possa realizzare progetti di grande significato. Il successo del Parco Nord Milano lo si deve infatti
anche alla tenacia e alla qualità degli uomini
che vi hanno lavorato, come l’ex direttore e
progettista del parco Francesco Borella e
l’ex presidente Ercole Ferrario, che hanno
costruito il parco un pezzetto alla volta, a
mano a mano che si apriva la possibilità di
trasformare una delle tante aree di cui si
componeva.
Un ‘opportunismo’ che a ben vedere è stato anche il segno distintivo del Boscoincittà
fin dalla sua nascita, con le prime piantagioni del 1974, quando un gruppo di cittadini ha messo a frutto la possibilità offerta
dal Comune di recuperare un’area lungo la
via Novara. Occasioni rare, che è facile
mancare, ma che almeno in questi due casi sono andate a buon fine.
Con questi due esempi si è inaugurato un
modo nuovo di fare i parchi in Italia: privilegiando la semplicità di disegno, l’economicità di realizzazione, la grande estensione e
la naturalità. A partire dagli anni settanta si
è fatta strada l’idea che le città avevano bisogno non solo dei giardini di quartiere, ma
anche di costruire grandi superfici di parco
e bosco intorno alla città, per arrivare finalmente a quel ‘sistema del verde’, che è il
vanto delle grandi città europee.
Oggi la scommessa per Milano è realizzare
nuove forme di parco in grado di mettere in
contatto con la città anche il paesaggio
storico agrario di una delle agricolture più
produttive d’Europa, contenendo lo sviluppo urbano.
LUCA CARRA
Progetti
Progetti
Un progetto per unire
Bosco, Trenno e Cave
Presentata al Comune la riqualificazione dell’area Caldera nord
unione di Boscoincittà, Parco di
Trenno e Parco delle Cave è oggi
una tra le esigenze maggiormente sentite dalla cittadinanza che frequenta i tre
parchi.
L’
Dal 2003 anche i 40 ettari dell’area Caldera nord fanno parte del perimetro di
Boscoincittà. L’area è adiacente al Parco delle Cave e si trova tra via Novara,
via Caldera, via Quinto Romano e, verso
Trenno, via cascina Bellaria.
Sistemare quest’area vuole dire permettere il collegamento dei tre parchi favorendone anche la fruizione. Nei due anni appena trascorsi, il CFU ha elaborato
un progetto specifico e si è impegnato
nella sistemazione elementare dell’area
garantendone una immediata fruizione
grazie ai percorsi campestri esistenti, alla predisposizione di nuovi tracciati seppur con finiture elementari -, alla pulizia da discariche abusive e orti spontanei, alla manutenzione delle formazioni
arboree esistenti per motivi di sicurezza
(eliminazione piante morte e deperienti,
contenimento vegetazione infestante di
origine esotica).
Il progetto è stato solo di recente presentato all’Amministrazione comunale
e prevede un finanziamento provinciale per le prime opere di forestazione urbana. Articola una proposta che considera i 40 ettari nella loro globalità, ma
che propone interventi operativi solo
Tabella comparativa stato di fatto / progetto
Funzioni
Stato di fatto
Configurazione di progetto
Seminativi
4,41 ettari
4,44 ettari
Prati stabili
16,97 ettari
10,73 ettari
Tappeti erbosi
5,37 ettari
7,15 ettari
Boschi
4,74 ettari
10,57 ettari
Incolti
1,31 ettari
Filari
720 metri lineari
1.396 metri lineari
1.780 metri lineari
3.447 metri lineari
Percorsi ciclo-pedonali
-
Percorsi ciclabili
-
837 metri lineari
Percorsi equestri
-
3.478 metri lineari
LEGENDA
Perimetro area di studio
Perimetro area di intervento
Prati stabili irrigui
Cereale con fioriture campestri
Tappeti erbosi
Agricolo
Boschi
Gruppi di alberi e/o filari
!
sulle aree ad oggi disponibili (26 ha)
perché già assegnate all’associazione
ItaliaNostra.
Il progetto, comunque, non rinuncia a
proporre alcuni obiettivi strategici più
generali ed elabora proposte specifiche
in merito alla realizzazione di parcheggi
in via Caldera e in via Novara.
Progetti
In ogni caso, è stato formulato in modo
da poter consentire una realizzazione in
progress, anche in funzione del reperimento di nuove aree e di nuove risorse
economiche.
In sintesi, gli interventi proposti prevedono:
la ripresa di alcuni segni storici, oggi
poco riconoscibili, per la valorizzazione
del paesaggio agricolo tradizionale
■
■ la sistemazione e il completamento
della rete dei percorsi ciclo-pedonali con
un vantaggio per la fruizione (collegamento dei tratti già esistenti con la passerella pedonale di via Novara, apertura
di un ingresso sulla via San Romanello,
piantagione di un filare alberato per valo-
rizzare il percorso che attraversa l’area di
progetto e che storicamente univa la cascina San Romano alla cascina Caldera)
rigazione delle aree verdi e per l’approvvigionamento delle zone umide esistenti
la piantagione di nuovi boschi lungo la
via Novara, con funzione paesaggistica
e di barriera anti-rumore
■
la sistemazione e il completamento
della rete irrigua con un vantaggio per l’ir■
La composizione dei nuovi boschi
e 4.000 piante che andranno a formare la struttura dei nuovi boschi dell’area Caldera
nord sono alberi ad alto fusto (50%), alberi di media grandezza (25%) e arbusti (25%).
L
Strato principale
20% farnia
10% cerro
5% frassino ossifillo
5% pioppo nero
5% ciliegio selvatico
2% olmo campestre
3% tiglio nostrano
"
Strato intermedio
10% carpino bianco
10% acero campestre
5% pado/melo
pero selvatico
Strato arbustivo
5% prugnolo
5% nocciolo
5% sanguinello
5% viburno opalo
5% rosa canina, ligustro
salicone, frangola,
evonimo, biancospino
Progetti
■ la coltivazione di aree a prato stabile e
a cereale che saranno anche oggetto di
sperimentazione per l’introduzione di
fioriture campestri
■ la realizzazione di collegamenti (corridoi ecologici) tra le aree naturalistiche
esistenti; si ipotizza anche la realizzazione di una zona umida con funzione di
ecosistema filtro per il riutilizzo irriguo
delle acque depurate dal Consorzio
provinciale di depurazione delle acque
del nord Milano (studio di massima del
maggio 2004 a cura del CFU)
■ la realizzazione di tracciati equestri
che verranno segnalati con apposite paline lungo tutto il percorso e che attraverseranno l’area costeggiando filari alberati, prati e macchie boscate.
L’area Caldera nord offre ampie prospettive
da valorizzare sia in termini paesaggistici
che naturalistici. Per lasciare spazio allo sviluppo
del parco con i suoi grandi prati e i suoi
nuovi boschi, da un lato, sono stati ripristinati
diversi manufatti per l’irrigazione, dall’altro,
sono state smantellate le discariche abusive
e gli orti spontanei
Dapprima verranno realizzati gli interventi di sistemazione dei suoli, il completamento del sistema irriguo, la piantagione dei boschi e dei filari, le semine
dei prati e dei cereali. Questa prima fase
dei lavori verrà conclusa tra la fine del
2007 e l’inizio del 2008.
ALESSANDRO FERRARI
Architetto. Studi e progetti CFU
Natura e agricoltura.
Nuovi paesaggi per la città
a un punto di vista naturalistico e paesaggistico
il progetto di riqualificazione dell’area Caldera
nord si avvale degli studi presentati nella pubblicazione Natura e agricoltura. Nuovi paesaggi per la città.
L’area ovest di Milano viene indagata attraverso alcuni indicatori che spaziano dalla storia del paesaggio
all’indice di naturalità, dallo stato di salute dei boschi
alle valenze floristiche, dall’analisi del comprensorio
agricolo alle ipotesi per il futuro dell’agricoltura in
città. Gli studi integrali sono disponibili presso la biblioteca del Centro per la forestazione urbana.
D
Info 02 4522401. Contributo 7 euro
#
Libri
Libri
I parchi della trasformazione
Progetti e realizzazioni per ventuno aree milanesi
Urban Center del Comune di Milano, inaugurato nel 2001, persegue
l’obiettivo di "comunicare ai cittadini le
grandi trasformazioni che interessano il
loro territorio e illustrare le politiche urbanistiche e le forme attuative che l’Amministrazione comunale mette in atto
per realizzarle". La sede di Galleria Vittorio Emanuele II ospita mostre e convegni, mette a disposizioni banche dati
territoriali e promuove pubblicazioni di
materiale informativo.
Conoscere Milano è la collana di guide
che accompagnano laddove la città sta
cambiando.
Sono realizzate da AIM (Associazione interessi metropolitani), un centro culturale cui aderiscono grandi imprese e banche milanesi "con l’intento di aiutare Milano nel suo sviluppo culturale, sociale
ed economico".
Il recente fascicolo I parchi della trasformazione (2005), raccoglie le schede di
21 aree verdi milanesi, riqualificate,
realizzate o concepite nell’ultimo decennio. I testi forniscono in sintesi
caratteri, storia, dimensioni e ubicazione, ma risultano
piuttosto avari di
notizie sui modelli
di gestione.
I parchi più recenti
sono per lo più
collegati a grandi
interventi edilizi;
pezzi di città cambiano volto, ci si
lascia alle spalle
l’immagine siro-
L’
niana e operaia, con fabbriche, capannoni e ciminiere circondati da alti muri.
Al loro posto residenza, terziario e servizi, ma anche tanto verde che si incunea
nelle compatte aree grigie, supera barriere; con sensibilità ed esiti diversi, grazie anche al largo apporto di architetti
stranieri. Ci limiteremo a sottolineare
due caratteri, diciamo di indole culturale, che sembrano accomunare questi
nuovi parchi. Il primo che si richiama all’idea della fausse montagne umanistica, a rappresentare probabilmente l’esigenza di rompere la monotonia della
sterminata piana con la creazione di rilievi (Monte Stella, Portello, Parco Nord
Milano, Ciliegi).
Il secondo, variamente declinato, riscopre invece il significato e il ruolo dell’acqua, elemento vitale primordiale di Milano, come straordinaria opportunità per il
progetto. La città industriale trasformava
le rogge in fognature, le nascondeva. Oggi spuntano zone umide sotto la tangenziale (Maserati), fossi e filari da sembrare in risaia (Certosa); una vena d’acqua si riprende
i viali della Fiera Campionaria; laddove s’è
cavata ghiaia fino alle
viscere, non più discariche di veleni innominabili, ma un
eden urbano con barchetta, pescatore e
gallinella (Cave). La
romana Vettabbia,
cloaca ‘massima’ ancora ier l’altro, è fiancheggiata nel tratto
urbano da un sentiero
L’alzaia della roggia Vettabbia in uno dei tre parchi del
quartiere Ravizza, sorto sull’area tra via Bazzi e Ripamonti dove un tempo si ergevano gli imponenti impianti delle Officine Meccaniche (OM) produttrici di
veicoli industriali
per il passeggio e la bicicletta, con appropriati filari per la stagione calda (Ravizza); poco più avanti la stessa fornisce
il nome a un grande parco periurbano
che cresce intorno al depuratore, col profilo dell’abbazia cistercense per fondale.
La roggia Ticinello, a Ronchetto delle Rane, diventa l’anima di un altro parco che
valorizza i caratteri agricoli storici, mantiene le ultime marcite, consente un verde estensivo ed educativo.
Se le scelte del passato producono ancora i loro effetti deleteri, i progetti dei
nuovi parchi cercano di dare risposte alla richiesta di una migliore qualità della
vita urbana. Il successivo capitolo del
cambiamento dovrà passare di necessità attraverso l’ambiziosa sfida della
cintura verde urbana.
ALBERTO BELOTTI
Vicepresidente ItaliaNostra Onlus
sezione di Milano
Il frontespizio della pubblicazione Conoscere Milano.
I parchi della trasfromazione, in distribuzione gratuita presso
Urban Center (www.comune.milano.it/urban_center).
Anche on line sul sito www.conosceremilano.it
Per informazioni: Urban Center tel. 02 88456555
AIM tel. 02 48012060
$
Associazioni
Associazioni
Associazioni
“L’Associazione pescatori Cava Cabassi
è l’associazione di
tutti i cittadini di ogni
convinzione religiosa
e politica che associati nella pratica della pesca dilettantistica, nel tempo libero
offrono la loro disponibilità ad azioni di volontariato”
(Statuto sociale - art. I)
Cava Cabassi:
non solo pescatori
La storia di un piccolo comitato che diventa
una grande associazione
Associazione pescatori Cava Cabassi (APCC) è nata il 25 ottobre
2000 a partire dall’esperienza del Comitato pescatori Cava Cabassi, già presente sul territorio del Parco delle Cave
da diversi anni. L’attività del gruppo si è
concentrata intorno a una delle 4 cave
presenti nel parco con l’obiettivo di
prendersi cura di un territorio compromesso da fenomeni di microcriminalità,
discariche abusive, degrado diffuso.
L’
All’inizio, la pesca è stata un pretesto
per radunare cittadini intenzionati a vivere quotidianamente le sponde della
cava investendo il proprio tempo libero
in un’attività ricreativa e sportiva, capace di lasciare spazio all’osservazione, al
presidio e alla cura del territorio. All’iniziativa hanno aderito molti cittadini: un
numero così elevato da rendere necessario lo sviluppo del comitato spontaneo in una vera e propria associazione
di volontariato riconosciuta a livello
provinciale e regionale, che oggi conta
1.000 soci.
Associarsi è facile e la quota richiesta
favorisce l’iscrizione di tutte le fasce di
età (dai bambini ai pensionati) e di reddito. Con un contributo di 25 euro (10
euro fino ai 12 anni) è possibile pescare
per un anno lucci, boccaloni, cavedani,
carpe, scardole, storioni, acquistati e
immessi periodicamente nelle acque
della cava dall’associazione stessa, in
accordo con il gestore del parco (CFU/
ItaliaNostra).
Ma tra i soci non ci sono solo pescatori; ci sono anche cittadini che hanno imparato ad amare la cava e a prendersene cura partecipando alle iniziative di
difesa del territorio, del verde e della
fauna presente. Del resto l’associazione si pone anche come punto di aggregazione sociale aperto, a titolo gratuito,
a tutta la cittadinanza (manifestazioni,
corsi e gare di pesca).
Nella Cava Cabassi il pontile in legno, le
isole galleggianti che ospitano a titolo
sperimentale e di educazione ambientale l’avifauna selvatica, la raccolta dei rifiuti sono esempi di collaborazione tra
l’associazione e gli operatori del CFU,
oltre che di partecipazione attiva alla
realizzazione del parco come servizio
volontario offerto a tutta la collettività.
Ci sarebbero tanti altri episodi quotidiani da descrivere e raccontare, episodi
che riguardano i soci, la cava e i frequentatori del parco, compagni discreti dei silenzi del pescatore, ma in questo
momento si sente la necessità di ringraziare il gruppo di persone che ha permesso ad un sogno di diventare realtà:
senza Luciano, Peppino, Armando, Nicola, Roberto e l’impegno di tanti altri
amici, l’associazione non esisterebbe.
CAIO SANNA
Presidente APCC
Per informazioni e iscrizioni è possibile:
■ recarsi
presso la sede dell’associazione che
si trova nel capanno degli Orti Ghiglio (orario: 912; 15-17,30. Vedi mappa a pag. 7)
■ telefonare ai numeri 339 2793941 (sede ufficiale) e 340 6736858 (sede operativa sociale)
■ inviare una mail a [email protected]
Alcuni soci dell’APCC
mentre collaborano
con gli operatori del
CFU nella manutenzione
della zona umida
%
Verde que te quiero verde
Verde que te quiero verde
E venne l’acqua
Un itinerario botanico nella zona umida del Parco delle Cave
ebbraio 2002. È una fredda sera di
fine inverno. Cammino nel Parco delle Cave, circondata dalla nebbia che si
alza dalle acque. Sono sola. Poi, mentre procedo dalla Cava Cabassi verso
l’area naturalistica, mi accorgo che intorno a me ci sono persone di ogni età,
che camminano nella mia direzione. Tutti convergono in un punto, affrettandosi. Qua e là ci sono banchetti con gli operatori del CFU che distribuiscono bevande e dolci. C’è aria di festa. Eppure
tutti sono accalcati su un ponticello, silenziosi. Sembrano aspettare qualcosa.
Chi? Che cosa?
Poi un grande “oooooooh” esce dalle
bocche di tutti, contemporaneamente. I
più alti prendono sulle spalle i bambini
che non arrivano a guardare al di là del
parapetto del ponte. Ed ecco che lentamente arriva ‘Lei’, la festeggiata. Accompagnata da esclamazioni di meraviglia l’Acqua entra nella zona umida del
Parco delle Cave, un’area appositamente realizzata per ricreare un ambiente
naturale che a Milano
mancava.
F
Febbraio 2006. Dal giorno della sua inaugurazione la zona umida è molto
cambiata.
Gli specchi d’acqua, che
all’inizio si presentavano
spogli e quasi privi di vita,
si sono arricchiti di tutte
quelle piante che per vivere hanno bisogno di ambienti in cui l’acqua poco
profonda scorre lentamente: molte, come i carici e i giunchi, sono piante
tipiche della Pianura Padana, diventate rare a
causa della mancanza di
ambienti adeguati in cui
proliferare.
L’intrico di vegetazione
che spunta a ciuffi dal pelo d’acqua può sembrare
caotico, ma il suo aspetto
L’arrivo dell’acqua nella zona umida ha coinvolto molti cittadini
è strettamente legato alla profondità
delle acque che in questa zona varia tra
i 5 e i 60 centimetri. È proprio la scarsa
profondità dell’acqua e la morfologia
del fondale che permette lo sviluppo di
determinate varietà vegetali che in altri
bacini del parco non attecchiscono a
causa del ripido digradare delle rive.
L’ambiente che si crea in quest’area è
inoltre importante perché permette la
nidificazione di numerosi uccelli migratori, che costruiscono i loro nidi nel folto
della vegetazione, al riparo da occhi indiscreti.
Provando a guardarsi intorno lungo il
percorso pedonale che separa i due
specchi d’acqua principali, ci si trova
circondati da numerose varietà di piante erbacee, arboree e arbustive. Alcune
si ancorano alle rive, mentre molte
affondano le loro radici nel fango.
Piuttosto vistoso è il canneto formato
da esemplari di cannuccia palustre (Phragmites australis), riconoscibile per i
ZONA
UMIDA
Cava Cabassi
ORTI
GHIGLIO
&
Verde que te quiero verde
pennacchi bruni. Una grande distesa
occupa la zona all’estremo nord-est
verso i campi, mentre altri fitti ciuffi si
trovano isolati nell’acqua e costituiscono il rifugio preferito delle gallinelle
d’acqua.
Vicino al canneto, all’estremo del percorso, si possono facilmente riconoscere le sagome svettanti dei giunchi. Il
giunco si distingue dal carice, con cui
condivide la sponda, per le foglie più
sottili, un po’ più scure ed erette. I bassi
cespi del cariceto si estendono tutt’intorno alle rive e agli isolotti.
Di facile individuazione, specialmente
nel periodo estivo-autunnale, è la tifa,
che spunta qua e là con il suo lungo fusto sormontato da una infiorescenza
femminile bruna a forma di salsiccia. È
piuttosto comune ovunque ci sia dell’acqua ferma.
A dominare in altezza su queste piante
erbacee vi sono alberi e arbusti come il
salice, nelle due specie Salix alba e Sa-
lix cinerea. Il primo è un albero caratterizzato da un portamento svettante e da
un fusto lineare, il secondo è un grande
cespuglio, con la corteccia più scura e il
fusto costoluto. I salici sono frequenti ai
margini delle zone umide e sono particolarmente utili per stabilizzare le sponde. Nella zona umida del parco sono
stati piantati a difesa degli isolotti tenuti
a prato, dove è più facile trovare nidi degli uccelli acquatici.
Assieme al salice, soprattutto sulle
sponde a nord, si possono scorgere le
cime del pioppo (Populus nigra) e dell’ontano (Alnus glutinosa), alberi che
preferiscono un terreno umido e che si
trovano a loro agio vicino a laghi e corsi
d’acqua.
In alcuni punti della riva è interessante
osservare strane piante acquatiche dal
fusto contorto, bruno-rossastro con
piccoli fiorellini rosati che spuntano dalla superficie dell’acqua. Si tratta del
Polygonum amphibium, il cui nome si
rifà alla struttura spigolosa del fusto (dal
greco, polygonum: “molte ginocchia”).
Sotto il pelo dell’acqua, invece, si trova
l’elodea, una pianta di origine americana in grado di colonizzare rapidamente
vaste superfici, tanto da essere considerata infestante. Questa caratteristica
ha fatto sì che venisse soprannominata
‘peste d’acqua’.
Il groviglio di piante non deve trarre in inganno: la zona umida non è un’area lasciata a se stessa. La manutenzione
della zona umida del parco, così come
di tutti gli altri ambienti, risulta un requisito fondamentale per la sua persistenza. Senza un’adeguata progettazione e
soprattutto senza un continuo intervento di contenimento della vegetazione e
dei sedimenti che ne favoriscono l’interrimento, vedremmo sparire la zona umida nel giro di pochi anni.
ERICA PELLIZZONI
Volontaria CFU
Salix alba e Salix cinerea
Alnus glutinosa
I salici sono alberi e arbusti dalle foglie
lanceolate a margine finemente dentato, la cui pagina inferiore è leggermente pelosa. A primavera producono, insieme alle nuove foglie, delle infiorescenze verdi dette amenti. I frutti, piccole capsule, liberano semi provvisti di
un lungo ciuffo di peli. S. alba viene comunemente chiamato salice da pertiche per il suo aspetto slanciato, può
raggiungere i 20-25 metri di altezza. Nel
S. cinerea la peluria delle foglie è tanto
fitta da farle apparire bianco-grigiastre.
L’ontano nero è un albero che raggiunge i 15-30 m. Ha un portamento piramidale con tronco dritto e conico. La
corteccia bruno-nera si sfalda in piccole scaglie, il legno rosa indurisce nell’acqua e si conserva per molto tempo.
Ha foglie caduche, ovoidali, tronche all’apice. Le gemme sono grosse e violacee. I fiori raccolti in amenti sono
bruni e penduli se maschili, rossi ed
ovoidali se femminili, compaiono in
febbraio-marzo. Generano frutti detti
coni che durano tutto l’inverno. Le radici sviluppano nodosità che ospitano
batteri capaci di fissare l’azoto dell’aria. Vive fino a 100 anni circa.
Populus nigra
Il pioppo nero deve il proprio nome alla corteccia molto scura, grigio nerastra, che mostra profonde spaccature.
È un albero alto 25-30 m dal portamento eretto. Le foglie caduche sono
subtriangolari con margine non ricurvo alla base e regolarmente dentellate. I fiori sono amenti cilindrici verdi e
rossi presenti in marzo-aprile. Vive generalmente isolato lungo i corsi d’acqua su terreni poveri di nutrienti e su
banchi sabbiosi. Vive 150-200 anni.
'
Verde que te quiero verde
Le schede informative, la ricerca iconografica e scientifica sono state curate da Claudia Pirola, naturalista in servizio civile volontario presso il CFU (2005/2006)
Phragmites australis
È la più alta graminacea italiana ed è
diffusa sull’intero territorio nazionale.
Forma ciuffi di vegetazione continui e
fitti, in genere originati da pochi individui che colonizzano l’ambiente circostante dove l’acqua ha una profondità
di 20-40 cm, spingendo i propri rizomi radicanti nel fango anche
per diversi metri e formando un reticolo intricato.
Ha foglie lisce grigio-verdi
le cui guaine circondano il
fusto rigido e non ramificato
che persiste tutto l’inverno.
Le grandi infiorescenze della
pianta sono erette, ma possono diventare pendule per il peso dei frutti maturi. Ogni fiore
ha una frangia di peli bianchi e
setosi.
Foglie e fusti sono utilizzati
per costruire oggetti di paglia
intrecciata.
Il canneto è legato ad ambienti
non troppo poveri di nutrienti e
si spinge anche dove l’acqua in
superficie può scomparire per
lunghi periodi senza però lasciare l’apparato radicale
asciutto.
Juncus articulatus,
J. bufonius, J. effusus
e J. inflexus
Le giuncacee sono piante perenni con
un fusto poco o per nulla ramificato.
Hanno fiori con 6 tepali e 6 stami. I tepali delle giuncacee sono simili a minuscole foglioline poiché queste piante non devono attirare gli insetti per
l’impollinazione, ma affidano al vento i
numerosi granuli pollinici; i semi, invece, una volta liberati dalle capsule nerastre, diventano vischiosi a contatto
con l’acqua e si possono attaccare al
corpo degli animali per essere trasportati lontano dalla pianta madre.
Il nome Juncus deriva dal verbo latino
jungere ovvero legare, poiché con
queste piante si intrecciavano ceste e
legacci oppure le si spargeva sui pavimenti di pietra delle case come protezione dal freddo. I fusti di J. effusus
sono pieni di un tessuto vegetale che
veniva usato per fare gli stoppini delle
candele. Lo si distingue per le sue infiorescenze ramificate in grappoli
sciolti. J. bufonius ha un fusto ramificato e J. inflexus ha un’infiorescenza
provvista di una brattea che supera
lungamente l’infiorescenza stessa. J.
articulatus ha foglie cave e divise all’interno da setti percepibili al tatto,
caratteristica a cui deve il nome.
Carex acutiformis,
C. hirta e
C. otrubae
Typha latifolia
È una pianta robusta alta 2 m e oltre, con fusto eretto e foglie basali
con la parte inferiore
che avvolge i fusti
fioriferi. Quasi
sempre in associazione con Phragmites australis, è comune lungo i margini di fiumi
e stagni. L’infiorescenza femminile,
lunga circa 15 cm,
è formata da centinaia di fiori appressati; maturando si scioglie
in ciuffi di lunghi
semi rivestiti di
peli bianchi che si
disperdono nell’aria.
L’infiorescenza maschile si trova subito sopra a quella femminile ed è formata da numerosi gruppi di stami.
I frutti cotonosi di questa pianta erano
usati per imbottire materassi mentre
le foglie impermeabili si intrecciavano
per costruire ceste, sedie e persino
imbarcazioni. L’infiorescenza femminile viene usata come elemento decorativo per composizioni di fiori secchi.
Polygonum amphibium
È una pianta erbacea perenne, con il rizoma strisciante ed i fusti galleggianti
sotto il pelo dell’acqua; le foglie oblunge sono glabre e lungamente picciolate per galleggiare in superficie; i fiori rosa sono
raggruppati in
spighe all’estremità dei rami e
originano piccoli
acheni lenticolari.
Polygonum può anche
crescere fuori dall’acqua in
terreni umidi. In
questo caso i fusti
sono eretti e le foglie
pelose e lanceolate con
piccioli più corti.
Il carice, appartenente alla famiglia delle
piperacee, è una pianta erbacea perenne alta fino a 120 cm che
predilige le acque poco profonde. Ha foglie verde scuro, lineari, larghe 4-8
mm, infiorescenze
formate da numerose spighe ovoidali,
ognuna provvista di
fiori femminili nella
parte superiore e
maschili in quella
inferiore, privi di involucro, ma protetti da piccole squamette verdi giallastre o verde bruno. I frutti sono rinchiusi in un rivestimento membranaceo detto otricello.
(
Il
Libro della Giungla
Il Libro della Giungla
La volpe fa turismo
anche in città
Guardinga e astuta come la dipingono le fiabe,
abita anche nel Boscoincittà
rotagonista per eccellenza delle favole sin dai tempi di Esopo, la volpe
è sempre stata considerata la quintessenza della scaltrezza e della furbizia: l’animale capace di aggirare i più grandi pericoli e di raggirare chiunque avesse la
sfortuna di capitargli tra le sgrinfie. Ma si
sa che le favole sono una cosa e la realtà
il più delle volte è ben diversa. La volpe
è di fatto un animale schivo, timido e molto prudente che nulla ha a che fare con
l’immagine che di lei si è data nei racconti.
La volpe rossa appartiene alla famiglia
dei canidi. Di taglia media, si riconosce
per il muso allungato, le orecchie triangolari ed erette, gli occhi obliqui e il tronco snello e agile su zampe corte e robuste. Il suo mantello varia da un rossogiallo a un rosso-bruno intenso e la folta
coda funge da bilanciere durante la tipica corsa zigzagata. L’incredibile capacità di adattamento della volpe rossa le
P
consente di vivere sia in pianura che in
montagna e sia al freddo che al caldo,
purché in zone caratterizzate dalla presenza di vegetazione e di rifugi. In Italia
questo animale si trova ovunque. Da decenni frequenta anche le aree antropizzate, dove ad attirare la volpe sono le
grandi quantità di rifiuti lasciati dall’uomo. La volpe rossa è un animale onnivo-
Nome: volpe rossa
Ordine: Carnivori
Famiglia: Canidi
Specie: Vulpes vulpes
Lunghezza: il tronco misura
tra i 60 e i 90 cm, la coda
tra i 30 e i 48 cm
Altezza alla spalla: 35-40 cm
Peso: può pesare dai 6 ai 10 kg
Vita: 10 -12 anni
ro. La sua alimentazione include ogni cibo disponibile e, pur appartenendo all'ordine dei carnivori (topi, pollame, lepri, lucertole, pesci e rane), non disdegna cibarsi di insetti e di molluschi (lombrichi, lumache e larve) o di vegetali
(bacche e frutti).
La volpe rossa conduce di fatto un’esistenza solitaria, a esclusione del periodo degli amori.
Per cacciare predilige le ore serali e si
concentra su prede di piccole e medie dimensioni. In inverno comincia una fase di
relativa socialità che sfocia
nella costituzione di un nucleo familiare, destinato a
sciogliersi però in autunno
quando i piccoli sono già indipendenti.
Per la volpe rossa fondamentale è la scelta della tana: una cavità sotterranea
prevista di più uscite, realizzata in luoghi riparati e tranquilli. Non importa se si tratta di un rifugio di un altro animale.
L’inverno è il periodo dell’amore. L’accoppiamento avviene in gennaio-febbraio a seguito di un lungo corteggiamento. Dopo circa 50 giorni di gestazione, nascono dai 4 ai 6 cuccioli, ciechi e
coperti di un mantello lanoso di color
bruno-grigio con una macchia bianca
sul petto e all’estremità della coda. In
autunno, divenuti ormai autosufficienti,
i giovani maschi lasciano la famiglia e
compiono vita vagabonda anche per
anni finché non trovano un territorio in
cui insediarsi stabilmente. Le femmine,
invece, possono rimanere con la madre
per più di un anno, rispettando una gerarchia basata sull’età.
FRANCESCA ARMOIRE
Volontaria CFU
Le interviste e la ricerca iconografica sono state curate da Claudia Pirola
Quella volta al Boscoincittà
el 2005, alla segreteria del CFU, sono giunte diverse segnalazioni di avvistamenti riguardanti la volpe rossa: all’inizio dell’anno i Rangers d’Italia, nella
persona di Salvatore Bombardieri, hanno
incontrato una volpe rossa, forse un maschio (particella forestale n° 8).
Durante l’estate, l’ortista Gerosa, alle sette di mattina, ha visto sbucare dai campi
di grano vicino agli orti Spinè, una volpe
che ha attraversato la strada e si è infilata
N
nel boschetto vicino al canale Deviatore.
In novembre, a una pattuglia di Rangers
d’Italia è stato segnalato l’avvistamento di
una volpe anche nel Parco delle Cave.
Queste segnalazioni confermano il ritorno
della volpe nelle aree cittadine all’interno
della Tangenziale ovest di Milano, seppur
con consistenze esigue a causa della
caccia e dell'agricoltura intensiva. Ancora oggi la caccia alla volpe è concessa
durante tutta la stagione venatoria; in
)*
passato era inserita tra le specie nocive e
abbattuta tutto l’anno anche perché si nutriva di nidiacei e di animali da pollaio.
Le volpi sono animali abituati a essere disturbati dall’uomo; durante la notte sono
in grado di compiere grandi spostamenti
in cerca di un territorio adatto. Nell’area
naturalistica e nelle zone poco frequentate del Parco delle Cave potrebbero trovare facili rifugi.
Appuntamenti
Appuntamenti
Appuntamenti
Sabato 25 marzo
Assemblea Boscoincittà
e Parco delle Cave
Appuntamento: cascina San Romano, Boscoincittà, via Novara 340. Mezzi pubblici:
fermata via San Romanello - angolo via
Novara, autobus 72 da MM1 De Angeli.
Orario: 9-12. Gradita iscrizione
La terza edizione dell’assemblea ripropone l’occasione per un momento di
presentazione delle esperienze che partecipano alla vita quotidiana dei due
parchi, raccontate dai molteplici protagonisti.
Venerdì 12, sabato 13,
domenica 14 maggio
Torneo di bocce
del Parco delle Cave
Appuntamento: campo bocce Milesi presso la Cava Cabassi. Iscrizione obbligatoria direttamente presso il campo bocce
Si tratta della terza edizione di un torneo
voluto e organizzato direttamente dai
giocatori che frequentano quotidianamente il campo, in collaborazione con il
CFU. Aperto a tutti i cittadini, ormai conta sulla partecipazione di decine di
iscritti e si conclude con un momento di
festa per acclamare i vincitori.
Domenica 2 aprile
Apertura della reception
Cascina San Romano (ingresso dal retro).
Orario: sabato 16.30-19; domenica e festivi 10.30-12; 16.30-19 (da aprile a metà ottobre, escluso da metà luglio a tutto agosto)
Durante i fine settimana e i giorni festivi
della primavera e dell’estate, la reception è il punto di informazione e iscrizione alle iniziative organizzate dal CFU.
Inoltre, fornisce materiale illustrativo relativo ad altri parchi pubblici cittadini e
regionali: in particolare relativi al Parco
agricolo sud Milano poichè da quest’anno si propone come uno dei PuntiParco
della rete progettata dalla Provincia di
Milano per promuovere gli aspetti naturalistici e l’attività agricola ancora presenti nel territorio che abbraccia la città
di Milano. Sul prossimo numero di Sentieri in città verrà illustrata più ampiamente questa interessante iniziativa.
Giovedì 13, venerdì 14,
martedì 18 aprile
Liberi tutti!
Appuntamento: cascina S. Romano. Orario: ore 8.30-18. Iscrizione obbligatoria a
partire dal 2 aprile (entro l’11 aprile salvo
esaurimento posti). Contributo 45 euro
(carnet valido 3 giorni, da utilizzare durante il 2006, in tutte iniziative previste dal calendario e denominate Liberi tutti!)
Durante le vacanze pasquali, il CFU organizza giornate di giochi e laboratori
dedicati ai bambini dai 6 ai 10 anni, con
colazione al sacco portata dai partecipanti, orari flessibili e la possibilità di
partecipare anche a giornate singole.
Giovedì 25 maggio
La conservazione
dei prodotti dell’orto
Appuntamento: cascina san Romano.
Orario da definire. Informazioni e iscrizioni a partire da maggio
Un pomeriggio dedicato al tema della
conservazione di frutta e verdura in cui
verranno fornite le informazioni teoriche
di base ed effettuata una dimostrazione
pratica relativa alle principali tecniche di
conservazione dei prodotti dell’orto.
L’incontro è rivolto a tutti, ma è particolarmente indicato per coloro che hanno
un orto, che prediligono fare la spesa al
mercato o che comunque desiderano
preparare in casa le conserve da consumare durante tutto l’arco dell’anno.
Giugno-luglio
Avventure nel bosco
Appuntamento: cascina san Romano.
Orario: 8,30-18. Iscrizione obbligatoria a
partire dal 9 aprile. Contributo 135 euro
Le Avventure nel bosco sono le tradizionali vacanze in città organizzate dal CFU
per i bambini dai 6 agli 11 anni. Quest’anno sono previsti quattro turni (1216 giugno; 19-23 giugno;26-30 giugno;
3-7 luglio) con tante iniziative alla scoperta degli ambienti naturali e dei prodotti agricoli del sistema dei parchi dell’ovest Milano.
Inoltre ItaliaNostra organizza vacanze
estive in montagna per ragazzi da 8 a 13
anni. Info ItaliaNostra Sezione di Verona
n° verde 800322622
))
I bambini delle Avventure trasformano le more
raccolte nel bosco in marmellata
Quadrimestrale
Tiratura: 7.000 copie
Editore: ItaliaNostra Onlus, via Porpora 22
Roma. A cura del Centro per la Forestazione
Urbana – Boscoincittà, cascina San Romano
via Novara 340 20153 Milano tel 02 4522401
Direttore responsabile: Luca Carra
Comitato di redazione: Alberto Belotti,
Milena Bertacchi (coordinamento),
Giovanni Fossati, Anty Pansera,
Sergio Pellizzoni, Maria Luisa Sangiorgio
Hanno collaborato a questo numero:
Silvio Anderloni, Francesca Armoire,
Gabriella Balice, Alberto Belotti,
Milena Bertacchi, Silvia Cantù, Luca Carra,
Tomaso Colombo, Alessandro Ferrari,
Erica Pellizzoni, Claudia Pirola,
Silvia Rondina, Gino Vezzini
Foto di copertina: Aquilonata
Carlo Biffi - su concessione di Parco Nord Milano
Foto e tavole: Archivio CFU
Grafica: Laboratorio srl
Stampa: Arti grafiche Passoni, via Monti Sabini
11, Milano. Registrazione n. 118 del 01/03/2004
del Tribunale di Milano
PARCO
DELLE
CAVE
natura, agricoltura, spazi di libertà
Parco delle Cave è un parco
del Comune di Milano.
Insieme al Boscoincittà
è progettato e curato
dal Centro per la forestazione
urbana dell’Associazione
ItaliaNostra, con il contributo
del volontariato cittadino
Si trova a pochi chilometri
dal Duomo, nella cintura verde
ovest Milano, ed è facilmente
raggiungibile con i mezzi pubblici
■ Associandoti a ItaliaNostra sostieni
la realizzazione di questi due parchi cittadini
■ Inviando una richiesta scritta al CFU puoi ricevere
gratuitamente una copia cartacea di Sentieri in città.
Il notiziario è consultabile anche sul sito internet www.cfu.it
Per disdire il proprio abbonamento omaggio è necessario
inviare una richiesta scritta alla segreteria del CFU
La Cava Cabassi (Gino Vezzini)
Per informazioni
[email protected]
www.cfu.it
tel. 02 4522401
CFU-Boscoincittà
cascina San Romano
via Novara 340
20153 Milano