Università degli studi di Pisa Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di laurea in scienze biologiche (BIO-L) Relazione prova finale Metabolismo e funzione delle citochinine nelle piante sottoposte a stress ambientali Candidato: Andrea Neri Matricola 452673 Relatore: Dott.ssa Debora Fontanini Introduzione Nel 1937 K. Thimann diede la prima definizione (Thimann et al., 1937) di ormone vegetale (o regolatore di crescita) descrivendolo come una molecola dalle proprietà di messaggero chimico che coordina l’attività di certi organi con quella di altri. I fitormoni sono sostanze di piccolo peso molecolare in grado di indurre uno specifico processo fisiologico a concentrazioni molto basse (10-9 – 10-6 M). Possono agire su cellule vicine a quelle in cui è avvenuta la loro sintesi (ormoni paracrini) o essere trasportati attraverso la pianta ed agire su tessuti distanti (ormoni endocrini). Un ormone può essere sintetizzato a seguito di uno stimolo ambientale e esplicare immediatamente la sua funzione o venire coniugato ad una molecola per inattivarlo reversibilmente e facilitarne il trasporto e/o l’accumulo. Il trasporto è affidato ai sistemi conduttori della pianta che mobilitano l’ormone portandolo nel tessuto target dove interagirà con i propri recettori innescando la trasduzione del segnale all’interno della cellula. La risposta al legame di un ormone con il proprio recettore può essere la modificazione della trascrizione genica o l’attivazione di canali ionici. Gli ormoni sono in grado di controllare le attività cellulari di divisione, distensione e differenziazione, ma anche processi come la determinazione del sesso, l’organogenesi e le risposte a stress; per questa ultima loro proprietà, molti ormoni vengono utilizzati in agricoltura per migliorare il rendimento di una pianta. Nelle varie fasi della vita di una pianta, il loro ruolo è talmente Figura 1. Principali fitormoni. 1 importante che l’eliminazione, o la modificazione del pattern di espressione di un determinato ormone può essere causa di gravi deficit morfologici e funzionali o determinare la mancata germinazione della plantula. Gli ormoni vegetali possono influenzare uno stadio di sviluppo della pianta singolarmente, oppure agire in sinergia con ormoni appartenenti a classi diverse. I principali fitormoni sono le auxine, le gibberelline, le citochinine, l’etilene, l’acido abscissico e i brassinosteroidi (Fig. 1). Altre molecole che giocano ruoli importanti nelle piante come messaggeri chimici sono l’acido giasmonico (implicato nello sviluppo del polline, dei semi e nella difesa contro stress fisici, chimici e biotici), l’acido salicilico (la sua produzione è stimolata da NO e perossido d’idrogeno ed ha come effetto l’induzione della resistenza acquisita sistemicamente oltra a fungere, nella forma metilata, da segnale chimico per altre piante) e il polipeptide sistemina (induce le difese sistemiche a seguito di un danno da erbivoro). I principali fitormoni L’auxina, la cui forma più comune è l’acido indol-3-acetico (IAA), è stato il primo ormone scoperto nelle piante. La sua funzione è quella di promuovere l’accrescimento per allungamento in maniera differenziale da organo ad organo. Gli studi effettuati sul ruolo di questo ormone, hanno rivelato la sua capacità di indurre l’accrescimento differenziale responsabile delle risposte delle piante agli stimoli direzionali (fototropismo e gravitropismo). Lo IAA è inoltre un regolatore della dominanza apicale, della formazione delle radici laterali, dell’abscissione fogliare, della formazione delle gemme fiorali e dello sviluppo dei frutti. Il precursore dell’auxina è l’amminoacido triptofano che segue vie di biosintesi differenti a seconda della famiglia di appartenenza della pianta. L’IAA è sintetizzato principalmente negli apici del germoglio e della radice ed è trasportato polarmente lontano dai siti di sintesi. Si ritiene che il trasporto polare avvenga principalmente nelle cellule parenchimatiche associate al tessuto vascolare della radice e del fusto; un altro flusso basipeto è stato osservato a livello dei tessuti epidermici radicali. L’auxina, legando i recettori ABPs (auxin-binding proteins) presenti sul reticolo endoplasmatico, determina sia il traporto di vescicole contenenti H+-ATPasi da quest’organello alla membrana plasmatica, sia l’aumento della velocità di sintesi di questi trasportatori. Questo incremento di H+-ATPasi nella membrana determina l’aumento di protoni estrusi che, causando l’acidificazione della parete, promuovono l’attivazione di enzimi (espansine) responsabili dell’indebolimento dei legami presenti fra le molecole saccaridiche e determinano così l’allentamento della parete e la crescita della cellula per allungamento. Le gibberelline (GAs) hanno effetto sull’accrescimento e sullo sviluppo della pianta e sono ben note per i loro drastici effetti sull’allungamento degli internodi nelle graminacee, nelle specie nane e a rosetta, tanto che gli inibitori della biosintesi delle GAs sono utilizzati come agenti nanizzanti. Altri effetti sono legati al loro ruolo generale nei processi legati allo sviluppo, tra cui la promozione della dormienza e la germinazione del seme, la determinazione del sesso fiorale e l’accrescimento del frutto. Le GA sono necessarie per l’espansione dei primordi fogliari e per la normale espansione della foglia ma sono escluse dai meristemi dell’apice affinché questi tessuti mantengano le caratteristiche di cellule “embrionali”. A conferma del fatto che gli ormoni vegetali operano in network, in alcune specie il metabolismo delle GA è regolato dalle auxine e dall’acido abscissico (ABA). 2 Le gibberelline sono composti diterpenici tetraciclici formati da quattro unità isopreniche. La loro biosintesi inizia nel plastidio, dove 4 molecole di isopentenil fosfato vengono condensate in geranil geranil difosfato che viene convertito in ent-kaurene; questo entra nel reticolo endoplasmatico dove viene trasformato in GA12 (la gibberellina precursore di tutte le altre) e termina nel citosol, dove vengono prodotte diverse forme di GA tramite enzimi quali la GA20 ossidasi e la GA3 ossidasi. Le GA conosciute sono più di un centinaio ma quelle attive biologicamente sono la GA1, la GA3, la GA4 e la GA7, mentre le altre sono precursori inattivi o metaboliti disattivati. Questi ormoni sono sintetizzati in molte parti della pianta, compresi gli embrioni germinanti, i tessuti delle giovani piantule e gli apici del germoglio. Le GA bioattive regolano la propria produzione agendo a livello della trascrizione degli enzimi coinvolti nella loro biosintesi, nel catabolismo o nell’inattivazione. Fattori ambientali, quali il fotoperiodo o la temperatura, possono modulare la biosintesi delle GA attraverso la modificazione dei livelli trascrizionali degli enzimi biosintetici. L’etilene è un ormone gassoso che si forma in molti organi delle piante superiori, il cui precursore è l’amminoacido metionina. La biosintesi dell’etilene è indotta da vari processi di sviluppo, da stress ambientali e dalle auxine. Questo ormone regola l’espressione di vari geni correlati alla patogenesi e alla maturazione, e i tessuti senescenti o i frutti in maturazione producono molto più etilene di quanto non facciano i tessuti giovani o maturi. Uno dei suoi ruoli è effettivamente legato al processo di maturazione dei frutti dove determina la sintesi di carotenoidi, la parziale degradazione della parete cellulare, la sintesi di composti aromatici volatili e la conversione dell’amido in zuccheri solubili. In seno alle sue funzioni legate all’invecchiamento, questo ormone causa il processo di senescenza programmato nelle foglie e nei fiori. Interessante è il suo ruolo nel fenomeno dell’epinastia (foglie pendenti verso il suolo) che si verifica a seguito di stress dovuta ad anossia radicale, la quale induce la sintesi di etilene che provoca un abbassamento delle foglie dovuto alla crescita differenziale del picciolo; questo a sua volta, determinerà un abbassamento dei livelli fotosintetici, dovuto alla minore irradiazione delle foglie e quindi al rallentamento del trasporto degli elettroni attraverso i fotosistemi. Tra gli altri effetti dell’etilene, legati al suo coinvolgimento nella risposta a stress da mancanza di ossigeno, vi è quello indotto in piante in seguito ad inondazioni in cui provoca la morte delle cellule della corteccia della radice; questa viene sostituita da un parenchima aerifero che facilita il passaggio di ossigeno. L’etilene inoltre induce la formazione dell’uncino nell’apice di specie dicotiledoni che durante la germinazione incontrano un ostacolo al percorso verso la superficie. Infine, un suo ruolo nella difesa della pianta è stato ipotizzato a seguito della dimostrazione che piante insensibili a questo ormone presentano gravi deficienze nella difesa contro organismi patogeni. L’acido abscissico (ABA) gioca ruoli importanti sia nella dormienza del seme e delle gemme, che nelle risposte della pianta allo stress idrico. L’ABA è un terpenoide a 15 atomi di carbonio ed è normalmente presente a livelli molto bassi in tutti i tessuti della pianta. Durante lo stress idrico la concentrazione di ABA della foglia può aumentare di circa 50 volte. Infatti per combattere la perdita d’acqua, l’ABA induce sia la chiusura degli stomi che l’aumenta della conduttività idraulica e, a bassi potenziali idrici, aumenta il rapporto radice/germoglio in modo di agevolare l’assorbimento di acqua. Durante lo sviluppo del seme stimola la produzione di chaperonine, proteasi, canali ionici ed acquaporine allo scopo di evitare danni a proteine e membrane dovuti a stress. 3 Le funzioni dell’ABA sono spesso antagoniste a quelle delle gibberelline; tali effetti sono ottenuti attraverso la soppressione dell’espressione genica indotta dalla GA da parte dell’acido abscissico, che così promuove la dormienza (piante non sintetizzanti o insensibili all’ABA possono presentare germinazione precoce e viviparia dei semi), inibisce la fioritura e anche la formazione di radici laterali. I brassinosteroidi sono ormoni i cui studi sono iniziati intorno agli anni ’70 del secolo scorso. Sono in grado di provocare una vasta gamma di risposte di sviluppo, quali l’aumento della velocità di accrescimento dei fusti e del tubetto pollinico, la morfogenesi delle foglie, l’inibizione dell’allungamento delle radici e il differenziamento del tessuto vascolare (Hopkins et al., 2008). Le citochinine (CKs) sono delle amminuporine N6-sostituite e sono caratterizzate principalmente dalla capacità di stimolare la proliferazione cellulare in molte cellule vegetali, quando sono coltivate in terreni contenenti auxina. Questi ormoni sono risultati essere coinvolti nelle divisioni cellulari, nella morfogenesi dei germogli e delle radici, nella maturazione dei cloroplasti, nell’espansione cellulare e nella senescenza. Le citochinine sono concentrate nelle cellule giovani e in via di divisione rapida dei meristemi apicali del germoglio e della radice. Le forme di questi ormoni attive biologicamente sono quelle libere, mentre quelle coniugate sono inattive ed hanno funzione di riserva e di segnale (Taiz et al., 2009). Nel paragrafo successivo tratteremo in dettaglio le caratteristiche di questo ormone. Le citochinine Le citochinine furono scoperte grazie a ricerche atte a trovare una sostanza che permettesse la coltura in vitro di tessuti vegetali isolati dalla pianta (micropropagazione). Le prime sostanze scoperte in grado di stimolare la moltiplicazione cellulare furono il latte di cocco e lo sperma di aringa autoclavato. Quest’ultimo fu sperimentato da Folke Skoog intorno al 1950 che capì che la Figura 2. Chinetina (Taiz et al., 2009). molecola stimolante la crescita era la base adenina derivata dalla degradazione del DNA. Miller et al. (1955), isolarono la prima citochinina, la 6-furfuril amminopurina (chinetina) (Fig. 2). Nonostante non sia naturalmente presente nelle piante, questa molecola somministrata alle cellule insieme ad auxina, ne stimola la divisione. Quasi tutti i composti contenenti amminopurine sostituite in N6 sono attivi come citochinine. La principale citochinina (CK) fu scoperta da Letham nel 1973 e venne denominata zeatina (da Zea mays, la pianta in cui fu scoperta). Questa esiste in due forme isomeriche di cui la trans-zeatina (tZ) è la più attiva biologicamente; recentemente è però emerso che in monocotiledoni sotto limitate condizioni di crescita anche la cis-Zeatina può avere un’attività biologica sebbene bassa. Altre citochinine naturali che differiscono dalla principale per il sostituente in N6 sono: la diidrozeatina 4 (DZ) e l’N6-(∆2-Isopentenil)-adenina (iP). Le citochinine possono essere presenti nella pianta come ribosidi (in cui il ribosio è legato all’azoto in posizione 9 dell’anello purinico), come ribotidi (in cui il ribosio contiene un gruppo fosfato) o come glucosidi (in cui lo zucchero è legato ad uno degli atomi di azoto purinici o alla catena laterale). E’ interessante il fatto che le citochinine si possano trovare anche legate a tRNA; questo legame ha la funzione di fungere da riserva di CK o da segnali citoplasmatici una volta degradato l’RNA transfer. La scoperta del recettore delle citochinine CRE1 ha messo in luce il fatto che solo le forme libere possono legarsi a questa proteina. Il fatto che solo questo tipo di CK possono stimolare l’attività chinasica dei recettori ha fatto capire che le forme biologicamente attive sono quelle non coniugate, mentre quelle coniugate sono inattive ed hanno la funzione di facilitarne il trasporto lungo gli elementi vascolari. Alcuni batteri, insetti e funghi hanno la capacità di secernere citochinine libere e così interferire con il normale sviluppo della pianta. Alcuni esempi di questi organismi sono rappresentati da insetti della famiglia dei Cinipidi che inducono la formazione di galle (tumori) in seguito al rilascio di citochinine nei tessuti della pianta, batteri come il Corynebacterium fascians il quale induce formazioni dell’apparato vegetativo note con il nome di “scopa di strega” a causa del rilascio della dominanza apicale indotto dalla CK sintetizzata da parte del batterio, e l’Agrobacterium tumefaciens, il quale induce la formazione di galle del colletto inducendo un’eccessiva produzione di CK da parte della pianta. La particolarità di quest’ultimo organismo, divenuto fondamentale nello sviluppo delle biotecnologie agrarie, è quella di inserire un porzione del plasmide Ti (il T-DNA) contenente geni che promuovono la sintesi di auxine, citochinine e opine, all’interno del genoma della pianta infettata. E’ stato compreso che la causa di questo processo era un plasmide contenente i geni codificanti enzimi per la biosintesi di CK e di IAA grazie al fatto che le galle sterilizzate possono esser coltivate indefinitamente come tessuti indifferenziati in terreni privi di auxina e citochinina. Come già accennato, la concentrazione relativa di questi due ormoni è importante per l’induzione e il mantenimento delle colture cellulari, poiché a seconda del rapporto di concentrazioni in cui vengono somministrati alle cellule, si può promuovere la formazione di radici, fusti oppure calli (Fig. 3). Figura 3. Coltura cellulare in cui è presente un gradiente di concentrazione da sinistra a destra di IAA e dal basso verso l’alto di CK. L’esperimento mostra gli effetti delle interazioni di questi due ormoni. Un'elevata concentrazione di citochinine determina il differenziamento in fusto, mentre un'elevata concentrazione di auxina promuove la formazione delle radici. Da notare che una concentrazione proporzionale dei due ormoni non determina alcun differenziamento ma solo la moltiplicazione cellulare (formazione di un callo) (Taiz et al., 2009) . 5 La biosintesi delle citochinine (Fig. 4) inizia dalla reazione promossa dall’isopentenil transferasi (IPT) che catalizza la reazione limitante della via biosintetica, in cui la catena laterale isopentenilica del dimetilallil difosfato, derivante dalla sintesi plastidiale del metilerirtriolo fosfato (MEP) per la formazione di isopentenil fosfato (IPP), viene aggiunta su un’adenosina con produzione di isopentenil-adenisina DP/TP. Quindi la via biosintetica si biforca e da un lato si forma iP mentre dall’altro si forma trans-Zeatina (tZ) a seguito di un’idrossilazione sulla catena laterale isopentenilica da parte del citocromo P450 monoossigenasi, la quale potrà esser convertita da un’isomerasi in cis-zeatina. Il sito principale per la sintesi di questo ormone è il meristema apicale della radice, dal quale viene immesso nello xilema che lo trasporta al germoglio. Figura 4. Via biosintetica delle citochinine. La prima via è quella svolta dall'IPT batterica che utilizza AMP. La seconda è quella seguita dall'IPT dei vegetali che invece utilizza come nucleotide ADP/ATP. Di seguito è rappresentata la glucosilazione (Taiz et al., 2009). 6 La degradazione della CK avviene ad opera della citochinina ossidasi (CKX) che scinde la base nucleotidica dalla catena laterale (Fig. 5). Come vedremo in seguito, questo enzima è molto importate per la creazione di mutanti in cui è controllata la concentrazione dell’ormone (Fig. 6). Figura 5. Degradazione dell'isopentenil-zeatina ad opera della CKX (Taiz Studi effettuati su piante hanno et al., 2009). dimostrato che, in seguito ad un aumento dell’assorbimento di composti azotati, aumenta la sintesi di CK a livello radicale; di conseguenza la loro concentrazione a livello del germoglio aumenta determinando la crescita dello stesso e aumentando così anche la capacità fotosintetica della pianta. Questi aumenti di concentrazione delle citochinine, determinati dalla disponibilità di nutrienti, possono essere riportati a livelli normali tramite la coniugazione o la degradazione delle CK. Successivamente alla sintesi, le CK potranno essere legate a zuccheri da glucosidasi e così inattivate, per mantenere l’omeostasi ormonale. Le citochinine, come già detto sopra, vengono sintetizzate in tutti i tessuti che presentano un’elevata divisione cellulare perché quest’ormone è un regolatore del ciclo di divisione. Nella mitosi sono coinvolte anche le auxine e le gibberelline che, insieme alle citochinine, regolano l’attività delle proteine-chinasi dipendenti da cicline (CDK) permettendo il corretto svolgimento di questo delicatissimo processo. Infatti, in esperimenti condotti su piante di tabacco sovraesprimenti i geni per la citochinina ossidasi, erano misurati livelli inferiori di citochinina e in concomitanza si Figura 6. Piante di tabacco esprimenti mutazioni della CKX. Sulla sinistra una verificava un ritardo dello sviluppo del germoglio dovuto al pianta di tabacco wild-type. Sulla destra due piante di tabacco sovraesprimenti un costrutto rallentamento delle divisioni cellulari (Werner et al., 2001). per due diverse citochinina ossidasi di Studi sulle citochinine effettuati su A. thaliana hanno Arabidopsis. Nelle piante transgeniche è permesso il collegamento di questo fitormone con diminuito l'accrescimento del germoglio ma è aumentato quello del palco radicale (Taiz et l’attivazione di una fosfatasi simile a Cdc25 il cui ruolo è al., 2009). quello di rimuovere un fosfato dalla Cds2, una chinasi importante per il passaggio dalla fase G2 alla fase M durante la mitosi; inoltre la CK è risultata coinvolta nell’aumento dell’espressione di CYCD3 che codifica per una ciclina di tipo D (Riou-Khamlichiet al., 1999). La via di biosintesi delle CK nelle gemme ascellari è controllata dall’auxina che sopprime la trascrizione del gene codificante l’enzima IPT; così facendo non vengono prodotte CK e la gemma rimane dormiente mantenendo la dominanza apicale. In caso di decapitazione dell’apice, il mancato apporto di auxina determinerà la produzione 7 di citochinine a livello della gemma che si svilupperà ed inizierà a produrre a sua volta auxine che instaureranno la dominanza apicale sulle gemme inferiori. Le citochinine sono anche coinvolte nel processo programmato d’invecchiamento delle foglie. E’ stato dimostrato che un aumentato afflusso di citochinine dallo xilema o di derivazione esogena, determina un ritardo nel processo di senescenza e un mantenimento di elevati livelli fotosintetici. Infatti questo fitormone insieme ad altri fattori promuove la differenziazione degli ezioplasti in cloroplasti. Esperimenti condotti su piante in cui era stata soppressa l’espressione delle CK ha dimostrato il ruolo cruciale di quest’ormone nella differenziazione del floema. Le citochinine sono anche coinvolte nel fenomeno della mobilizzazione dei nutrienti, per cui la maggior concentrazione di quest’ormone nelle foglie altera il rapporto sorgente/pozzo stimolando il metabolismo fogliare e quindi causando il movimento dei nutrienti. Questo permette a sua volta una maggiore sintesi di CK che inibisce la crescita radicale; questo sistema a feedback negativo permette alla pianta una maggiore efficienza nell’utilizzo dei nutrienti poiché controlla l’espansione del palco radicale permettendone la crescita in caso di carenze nutritive. Un altro effetto sortito da questo ormone in dicotiledoni con cotiledoni fogliosi, è l’aumento dell’espansione cellulare, non accompagnato da divisioni, dovuto all’allentamento della parete non indotto da estrusione protonica (meccanismo attuato dall’auxina) (Taiz et al., 2009). Nel signaling delle citochinine (Fig. 7) sono coinvolti un recettore con attività chinasica (HK), Figura 7. Signaling della citochinina. Purino permeasi (PUPs) e trasportatori equilibrativi dei nucleosidi (ENT) permettono il passaggio delle CK nel citosol. Alcune verranno accumulate nel vacuolo mentre altre andranno a legarsi ai recettori (AHK) presenti sulla membrana del reticolo endoplasmatico. Una volta autosfosforilati, i recettori cedono il fosfato alle istidina fosfotransferasi (AHP). Queste possono fosforilare regolatori di risposta inibitori come l’ARR22 - che è un regolatore di tipo C - oppure entrare nel nucleo e fosforilare un regolatore positivo appartenente al gruppo dei ARR di tipo B o un regolatore negativo appartenente ai ARR di tipo A, inibendo la risposta (Ha et al., 2012). 8 un’istidina fosfotransferasi (hpt) e degli elementi regolatori della risposta (RR), in grado di attivare la trascrizione di geni di risposta delle citochinine. I recettori per le citochinine sono dei recettori istidina chinasi ibridi ancorati alla membrana del reticolo endoplasmatico, simili ai sistemi batterici di segnale fosforelay a due componenti; nelle piante questo è però composto da un dominio chase legante l’ormone e un dominio istidina-chinasi ibrido che contiene sia il residuo di L-istidina che funge da trasmettitore, che quello ricevente di Laspartato, fusi nella stessa proteina. Una fosfotrasferasi fungerà da ponte trasferendo fosfato dal citoplasma al nucleo andando a fosforilare i regolatori di risposta (RR). Questi ultimi esistono in tre forme: regolatori di tipo A, B e C. I primi non contengono domini output, quindi una volta fosforilati non interagiranno con il DNA e svolgeranno la loro funzione inibitrice competendo per i fosfati trasferiti nel nucleo dalle hpt; i secondi, possedendo un dominio output di contatto con il DNA possono legarsi a questo e fungere da regolatori positivi che attivano la trascrizione di geni di risposta, fra i quali è compreso quello per gli RR di tipo A. I regolatori di tipo C sono probabilmente dei controllori del livello del pool dei fosfati all’interno del nucleo (Ha et al., 2012). Il meccanismo di signaling è stato particolarmente studiato in Arabidopsis dove è emerso che le singole proteine della via di trasduzione sono codificati da famiglie multigeniche. Questo è stato scoperto osservando che la mutazione di un singolo gene non produceva effetti rilevanti sulla pianta, mentre mutanti di ordine superiore presentavano livelli crescenti di riduzione dello sviluppo (Fig. 8). Figura 8. Morfologia di piante di A. thaliana di 5 settimane mutanti per il recettore istidina chinasico delle citochinine. Da sinistra: le prima coppia mutanti per ahk2 e ahk4, le seconda coppia per ahk3 e ahk4, la quarta pianta per ahk2 e ahk 3; l'ultima è triplo mutante per ahk2, ahk3, ahk4. La barra= 10 cm. (Nishimura et al., (2004). Funzione delle citochinine nell’adattamento a stress ambientali Le citochinine svolgono un importante ruolo nella regolazione delle risposte a stress ambientali attraverso l’interazione con un ormone antagonista, l’acido abscissico (ABA). Effetti causati da stress come la siccità e l’elevata salinità del suolo, dalla diminuzione della produzione di CK e del loro trasporto dalle radici, possono essere evitati tramite l’applicazione di CK esogene. Questo favorirebbe l’apertura stomatica, la traspirazione ed un più alto tasso fotosintetico. Negli esperimenti in cui si mira a influenzare i livelli di CK endogene viene attuato un controllo sulla 9 biosintesi, sfruttando l’enzima della tappa limitante la sintesi di quest’ormone (IPT), o sul catabolismo, tramite la CKX. Un aspetto peculiare per il mantenimento dell’omeostasi delle CK è la trasmissione di segnali riguardanti i livelli di CK negli organi della pianta. Questo tipo d’informazione deriva dal fatto che diverse citochinine sono trasportate in maniera differente negli elementi vascolari; infatti la tZ viene trasportata acropetamente nello xilema mentre l’iP si sposta basipetamente nel floema (Ha et al., 2012). Il metabolismo delle CK è regolato in maniera altamente dinamica in piante sottoposte a condizioni di stress. Brevi periodi di stress termici possono essere associati ad un aumento transiente dei livelli delle CK, mentre stress idrici prolungati o l’esposizione ad elevati livelli salini, causano una minore espressione di CK attive. La ridotta espressione di CK attive permette l’avvio della trascrizione di proteine coinvolte nell’aumento della tolleranza a fattori ambientali non ottimali (come chaperonine e proteine coinvolte nello scavenging delle ROS). La diminuzione della sintesi di CK tramite l’inattivazione dell’IPT o la sovraespressione della CKX, induce nelle piante tolleranza a situazioni di siccità e di elevata salinità del suolo. Questo è dovuto al fatto che, la minor concentrazione di CK nelle piante, rallenta la crescita di fusto e foglie ed inoltre, induce la sintesi di ABA. Questa condizione farà si che la pianta richieda una minor richiesta energetica data l’inferiore crescita dell’organismo. Quindi, nelle piante sottoposte a stress, si verifica una diminuzione dei livelli di CK e un concomitante aumento dei livelli di ABA affinché vengano attivati meccanismi coinvolti nel mantenimento dell’integrità della membrana cellulare, delle proteine e del corredo genetico. In piante che si accrescono in condizioni avverse e in cui viene indotta l’espressione dei geni della risposta allo stress, sono determinanti la sintesi e l’aumentata sensibilità all’ABA. Recentemente è stato scoperto che il recettore AHK1, localizzato sulla membrana plasmatica, è un regolatore positivo nella via di signaling dello stress osmotico; infatti il mutante ahk1, maggiormente sensibile agli stress osmotici, presenta una ridotta sensibilià all’ABA e un’espressione ridotta dei geni di risposta a questo ormone. La capacità di regolare artificialmente i livelli di citochinine può essere utilizzata come strumento per incrementare la tolleranza a stress abiotici in piante coltivate come il mais (Zea mays), il riso (Oryza sativa) e la soia (Glycine max) per le quali sono note le sequenze nucleotidiche dei geni codificanti gli enzimi coinvolti nel metabolismo delle citochinine. La sovraespressione dei geni coinvolti nella degradazione delle CK, causa nella pianta uno sviluppo stentato del germoglio e lo sviluppo di un più ampio sistema radicale. Questa differente risposta degli organi della pianta alla CK ha guidato i ricercatori verso la sperimentazione di piante transgeniche che presentassero un diverso pattern di espressione genica nella radice rispetto al germoglio e viceversa. In esperimenti su piante transgeniche di A. thaliana e Nicotiana tabacum, sono stati ottenuti fenotipi con aumentata degradazione delle citochinine a livello della radice (Werner et al., 2010) e quindi aventi un maggiore sviluppo dell’apparato radicale rispetto al wilde-type (circa il 60% in biomassa), ma un normale sviluppo del germoglio (Fig. 9). In particolare, la trasformazione di tessuti di piante di tabacco con A. tumefaciens ha permesso l’inserimento del costrutto 35S:CKX2 nel genoma della pianta. Il costrutto 35S:CKX2 contiene un promotore per l’espressione costitutiva appartenente al virus del mosaico del cavolfiore (35S) accoppiato ad una citochinina ossidasi attiva solo a livello radicale. L’uso della CKX2 ha permesso di modificare l’azione paracrina di quest’ormone lasciando invariato il trasporto a lunga distanza. La pianta di tabacco transgenico è risultata più resistente a 10 periodi di siccità. In queste piante è stato inoltre misurato un aumentato accumulo di vari nutrienti quali S, P, Mn, Mg, Zn e Cd a livello radicale, da cui si è concluso che questo tipo di trasformazione conferisce alle piante non solo una maggiore resistenza alla siccità ma permette anche un maggior accumulo di nutrienti. D’altro canto, esperimenti svolti esprimendo costitutivamente l’IPT hanno mostrato una riduzione della crescita delle radici e una maggiore sensibilità a stress idrici (Smigocki et al., 1989), confermando l’importanza di quest’ormone nella risposta a condizioni di stress. Sono stati effettuati studi (Rivero et al., 2010) in cui la biosintesi di citochinine era stimolata da promotori indotti dalla senescenza, in modo da ottenere un ritardo dell’invecchiamento fogliare stress indotto, un aumento di enzimi degradanti ROS (reactive oxygen species) e il mantenimento dell’attività fotosintetica in condizioni di stress. Uno di questi promotori indotti da senescenza è PSARK; questo controlla l’espressione di un recettore chinasico Figura 9. Innesti reciproci di piante transgeniche 35S:CKX2 e wild type (wt) associato a senescenza, infatti la sua di tabacco. (A) La prima coppia a sinistra sono innesti di germogli wt su espressione è favorita in condizioni radici wt mentre la coppia a destra sono germogli wt innestati su un apparato radicale 35S:CKX2 transgenico. (B) A sinitra l’innesto di controllo stress. Un vantaggio dell’utilizzo di (germoglio wt su radice wt) e a destra l’innesto di un germoglio 35S:CKX2 radice wt. (C) A sinistra l’innesto wt su wt e a destra l’innesto con costrutti PSARK:IPT è quello di su germoglio wild type e radice 35S:CKX2 (Smigocki et al., 1989). contrastare effetti fisiologici avversi dovuti alla manipolazione delle citochinine; un ulteriore vantaggio dovuto all’uso di questi promotori è la possibilità di aumentare i livelli di citochinine endogene e consentire una normale crescita anche in piante esposte a temperature sovraottimali. Questo permette agli organismi transgenici di svilupparsi normalmente anche in condizioni di stress ambientali al contrario dei wild-type che saranno molto meno resistenti. Analisi effettuate, hanno mostrato che piante contenenti il costrutto PSAG-12-IPT (controllato dal promotore SAG12, indotto dalla senescenza) sottoposte a 14 giorni di stress indotto da calore un aumentato sviluppo delle radici (65-85%), rispetto i wt. Analisi proteomiche (2DS e MS) (Xu et al., 2009) sono state effettuate su su piante di Agrostis stolonifera contenenti il costrutto PSAG-12-IPT per identificare cambiamenti nell’espressione proteica nelle foglie e nelle radici in risposta all’espressione di IPT in condizioni di stress termico. La trasformazione con PSAG-12-IPT è risultata in cambiamenti dell’espressione nelle foglie e nelle radici di proteine coinvolte in numerose funzioni, in particolare nel metabolismo energetico, nel deposito e nella destinazione proteica, nella difesa e nella tolleranza a stress. In 11 particolare sono stati rilevati incrementi nell’espressione di sei proteine nella foglia (enolasi, oxygen-evolving enhancer protein 2, complesso di oxygen-evolving, la subunità piccola della Rubisco, Hsp90 e la glicolato ossidasi), mentre i livelli di nove proteine nella radice (Fd-GOGAT, deidratasi zucchero-nucleotidica, isocitrato deidrogenasi NAD-dipendente, il precursore della ferredossina-NADP reduttasi, ribonucleoproteina A2, ascorbato perossidasi, dDTP-glucosio 4-6deidratasi e due proteine sconosciute) si sono mantenuti costanti o sono in condizioni di stress termico, aumentati in almeno una su sei delle linee transgeniche (Xu et al., 2010). In uno degli studi che hanno impiegato costrutti PSARK:IPT (Rivero et al., 2009) sono stati investigati gli effetti dell’espressione di PSARK:IPT e della produzione di citochinine su diversi aspetti della fotosintesi, in piante di tabacco transgenico (Nicotiana tabacum cvSR1) cresciute in regimi idrici ottimali e limitanti (30% del fabbisogno ottimale). E’ stata evidenziata una significativa riduzione della velocità massima del trasporto degli elettroni e dell’utilizzo dei trioso fosfati solo nelle piante wt durante la crescita in condizioni idriche limitanti, indicando un controllo biochimico della fotosintesi durante la crescita sotto stress idrico. In queste condizioni, le piante transgeniche hanno dimostrato un incremento della concentrazione della catalasi nei perossisomi ed un aumento del punto di compensazione della CO2, suggerendo fotorespirazione citochininomediata nelle piante transgeniche. Il contributo della fotorespirazione alla tolleranza delle piante transgeniche in condizioni limitanti di acqua, è anche supportata dall’incremento in trascritti codificanti enzimi coinvolti nella conversione del glicolato in ribulosio-1,5-bisfosfato. Oltretutto l’aumento dei trascritti di geni codificanti proteine coinvolte nella fotorespirazione, ha indicato l’importanza di questo meccanismo nella protezione dei processi fotosintetici durante stress idrico. Maggiore luce sugli effetti dello stress idrico in piante transgeniche PSARK:IPT è stata fatta da uno studio sulla degradazione delle proteine dell’apparato fotosintetico in condizioni di siccità (Rivero et al., 2010). In questo studio, per identificare eventuali geni associati con l’aumentata tolleranza allo stress idrico citochinino-indotta, è stato analizzato il trascrittoma di piante di tabacco wild-type e transgeniche esprimenti PSARK:IPT, sottoposte a livelli d’irrigazione ottimali o condizioni di prolungato deficit d’acqua usando un Genechip® di pomodoro. Durante lo stress idrico, l’espressione di geni codificanti componenti della via di biosintesi dell’ABA a partire dai carotenoidi è risultata accresciuta nei wild-type, ma repressa nelle piante transgeniche. D’altra parte, piante transgeniche hanno mostrato un abbondanza di trascritti dei geni coinvolti nella via di biosintesi dei brassinosteroidi. Diversi geni codificanti per le proteine associate alla sintesi delle clorofille, alle reazioni alla luce, al ciclo di Calvin ed alla fotorespirazione sono stati indotti nelle piante transgeniche. In particolare, nelle piante PSARK:IPT, utilizzando PCR quantitativa, è stata riscontrata un’incrementata abbondanza dei trascritti dei geni associati al PSII, al complesso cytb6f, al PSI, alla NADH ossidoreduttasi e al complesso ATPasi. Mediante Western-blot è stato confermato l’aumento dei livelli di proteine corrispondenti ai trascritti. I risultati hanno indicato che mentre nelle piante wild-type l’apparato fotosintetico veniva stato degradato, la fotosintesi nelle piante transgeniche non era influenzata e le proteine fotosintetiche non venivano state degradate. Durante lo stress idrico, piante wild-type, a differenza di piante PSARK:IPT, hanno mostrato una significativa riduzione del flusso del trasporto degli elettroni (come è stato visto in studi precedenti) e dei meccanismi d’inibizione fotochimici, con un marcato incremento dell’inibizione non fotochimica, suggerendo una diminuzione nel trasferimento dell’energia al core del complesso PSII ed un incremento nelle reazioni del trasferimento ciclico degli elettroni. 12 Altri esperimenti sulla pianta di tabacco che hanno utilizzato il costrutto PSARK:IPT (Rivero et al., 2007), hanno dimostrato che piante sovraesprimenti citochinine presentano un ritardo della senescenza fogliare ed acquisiscono una maggiore tolleranza a stress idrici. Questi studi hanno focalizzato la loro attenzione sull’effetto negativo causato dalla siccità sulla resa agricola. La soppressione della senescenza fogliare indotta dalla siccità è risultata in un’elevata tolleranza dei mutanti alle condizioni di stress idrico; tale tolleranza era dimostrata dalla crescita vigorosa a seguito di un lungo periodo di siccità che invece aveva ucciso i gruppi di controllo. Nelle piante transgeniche, accanto al mantenimento alti i livelli di acqua nei vacuoli e d’attività fotosintetica in condizioni di siccità, era stata osservata solo una minima perdita della resa. Questo fatto può suggerire delle applicazioni di mercato di queste specie OGM nell’assicurare la produzione di cibo in regioni del mondo in cui l’acqua rappresenta una risorsa limitante. Alla luce dell’effetto limitante sulla resa agricola della siccità a livello mondiale, di notevole interesse è risultata l’applicazione di questo tipo di ricerche su piante di maggiore e rilevante importanza nel campo agro-alimentare. Infatti, studi effettuati su piante di riso (Oryza Sativa) contenenti il costrutto PSARK:IPT ed esprimenti l’enzima IPT (Fig. 10), hanno confermato la minor influenza sulla resa di piante transgeniche sottoposte a condizioni di stress idrico (Zvi Peleg et al., 2011). Figura 10. Effetti dello stress idrico su piante di riso. Wild-type cresciute sotto condizioni di regolare irrigazione e piante wild-type e transgeniche, esprimenti PSARK:IPT, soggette a stress idrici. 13 Discussione L’uomo ha da sempre cercato di dare spiegazioni a fenomeni osservati nella realtà che lo circonda. La natura è stata fonte d’ispirazione per l’umanità, che ha sfruttato il sapere per promuovere innovazioni e permettere l’evoluzione di nuove tecniche e teorie. L’uomo ancora oggi prende esempio da comportamenti, studia metabolismi e materiali presenti in natura per decodificarne le proprietà che li rendono così perfetti. Queste, setacciate da milioni di anni di selezione naturale, presentano una grande varietà di risposte alle differenti necessità adattative. L’uomo però non si è limitato a prendere spunto da questo serbatoio d’idee ma ha sfruttato questa conoscenza per plasmare la natura a suo volere. Effettuando incroci fra varietà di piante della stessa specie, si è cominciato un processo di selezione artificiale che ha portato alla produzione di varietà di maggior qualità, maggior resa e più resistenti a condizioni avverse. Sebbene la necessità di coltivazioni vegetali che rispondessero meglio alle esigenze alimentari e alle necessità produttive delle società umane, abbia guidato per secoli questo processo di miglioramento delle piante, il loro sviluppo si è arreso ai limiti imposti dalle metodologie a disposizione degli scienziati. Solo l’evoluzione delle tecniche di biologia molecolare ha permesso lo sviluppo di organismi vegetali che rispondessero a requisiti sempre più stringenti. E’ infatti attraverso la modificazione dell’espressione di geni appartenenti all’organismo stesso o al trasferimento di geni da una specie all’altra, che oggi è possibile ottenere organismi geneticamente modificati (OGM). E’ anche grazie all’opportunità di creare OGM che, se in passato certi studi venivano condotti attraverso l’osservazione dei mutanti naturalmente presenti, individuati mediante le differenze dal fenotipo wild-type, oggi si ingegnerizzano individui che presentano alterazioni dello sviluppo e della crescita tali da permettere allo sperimentatore di identificare gli effetti e l’importanza di questi nell’organismo transgenico. Questo tipo di approccio sperimentale ha reso possibili molti progressi nel campo degli studi sugli ormoni vegetali, permettendo l’approfondimento della comprensione delle loro funzioni e importanza nelle piante. Come già accennato, l’ingegneria genetica non è stata solo utilizzata come strumento per la ricerca scientifica ma ha trovato diverse applicazioni anche nel campo dell’agricoltura, permettendo la creazione di piante resistenti a regimi di bassa irrigazione, agli erbicidi, piante con una maggior resa annuale, piante con una maggior produzione di biomassa e biofortificate. Piante con queste caratteristiche sono derivate da studi condotti su OGM mutati nel metabolismo ormonale e nell’espressione genica. La produzione di questi mutanti è stata possibile grazie alle conoscenze raggiunte sulla biochimica e la fisiologia delle piante. Ricerche mirate alla comprensione del metabolismo delle citochinine, hanno portato alla scoperta che un eccesso di citochinine determina nella pianta un aumenta resistenza allo stress idrico, termico e salino. Questa aumentata tolleranza è dovuta al fatto che la CK modifica l’espressione genica andando ad interferire con i processi di senescenza programmata della pianta. Come riesce una pianta sovraesprimente CK a resistere meglio agli stress ambientali? I motivi sono diversi: − La CK attiva la trascrizione di enzimi coinvolti nella difesa della pianta contro danni causati da ROS. Infatti in condizioni di stress ambientali aumenta la quantità di radicali liberi a cui la pianta deve far fronte. − La CK ritarda la senescenza fogliare inibendo la sintesi di carotenoidi indotta da ABA. 14 − La CK attiva la trascrizione di proteine coinvolte nel processo fotosintetico e fotorespiratorio, permettendo alla pianta di mantenere normali livelli fotosintetici anche in condizioni subottimali. − La produzione di mutanti sovraesprimenti o sottoesprimenti determinate isoforme di enzimi coinvolti nel metabolismo delle CK, determina variazioni di concentrazione ormonale a livello di un certo organo senza alterare i livelli dello stesso ormone in un altro tessuto della pianta. Questo permette ai ricercatori di abbassare i livelli delle CK nella radice, aumentando lo sviluppo di questa, e lasciare invariati quelli del germoglio consentendone un normale sviluppo. Quali sono quindi le possibili applicazioni di piante transgeniche per il metabolismo delle citochinine? Nel campo della fitodepurazione potrebbe essere utile un mutante che presenti un ridotto livello di CK nella radice, e conseguentemente un palco radicale più ampio. L’aumentato sviluppo dell’apparato radicale è dovuto al fatto che una carenza di nutrienti determina una riduzione dei livelli di CK e conseguentemente stimola l’accrescimento della radice. Questo maggiore sviluppo è infine associato ad un maggior assorbimento di nutrienti e minerali, per cui terreni che presentano inquinamento da metalli pesanti possono esser decontaminati grazie all’utilizzo di queste piante. Un ovvio limite a questo tipo di applicazione è dato dalla capacità dell’organismo stesso di sopportare elevate concentrazione di metalli pesanti; a questo proposito sono in corso studi (Czakó et al., 2006; Lang et al., 2004; Bizily et al., 1999) mirati alla selezione di piante che si sviluppano anche a concentrazioni tossiche di questi elementi, permettendone un più ampio utilizzo. La crescita della popolazione mondiale, in particolare nei paesi in via di sviluppo e con economie emergenti, è un dato di fatto che presenta conseguenze importanti in termini di utilizzo delle risorse del pianeta: l’aumentata richiesta di prodotti alimentari necessita un incremento della resa agricola, sia in termini di piante che di terreni coltivati. Purtroppo, le aree favorevoli all’agricoltura sono prossime all’esaurimento e la creazione di nuovi areali coltivabili è possibile solo tramite la deforestazione. Data l’importanza delle foreste nella biosfera in un mondo sempre più influenzato dall’impatto antropico, nasce la necessità di sfruttare territori già disponibili ma che non sono adatti alla coltivazione. La produzione di piante OGM per il metabolismo delle citochinine può avere un ruolo di rilievo in questa problematica. Infatti, piante OGM, modificate per sovraesprimere il gene IPT, presentano diversi vantaggi rispetto alle wild-type, primo tra tutti il fatto che piante transgeniche sottoposte a stress idrico e/o termico hanno una resa maggiore rispetto a piante wt sottoposte ad uguali condizioni. In questo caso la resa di per sé non varia molto rispetto a quella delle piante wild-type normalmente irrigate, ma è significativo il fatto che essa rimanga quasi invariata nonostante gli organismi transgenici siano stati sottoposti a periodi di stress idrico e termico. Dato l’aumento della temperatura media mondiale i ricercatori stanno spingendo la ricerca verso piante che si adattino meglio a climi caldi. Queste permetterebbero l’incremento delle aree geografiche coltivate, consentendo l’utilizzo di territori che presentano climi aridi o che sono soggetti ad elevate temperature. Lo sviluppo di piante adatte a queste condizioni consentirebbe l’aumento della produzione agricola, soddisfacendo le richieste della popolazione mondiale. L’eccessivo sfruttamento dei territori può provocare, in piante coltivate in determinate aree del mondo in cui il suolo è povero di nutrienti, una diminuzione delle qualità nutrizionali. Anche questo problema potrebbe essere affrontato mediante l’utilizzo di piante transgeniche che presentano una 15 modificata espressione delle citochinine; infatti il maggior sviluppo delle radici permette alla pianta un maggior assorbimento di nutrienti che possono essere accumulati in diversi organi della pianta. Questo processo, per certi versi paragonabile alla biofortificazione, è importante soprattutto in colture destinate a popolazioni che presentano un’alimentazione poco varia, come quella asiatica, la cui dieta consiste per il 30% in riso (FAO, 2004). Questo contribuirebbe alla soluzione di certi problemi legati alla malnutrizione senza dover modificare le abitudini alimentari degli individui. Un punto a sfavore di una eventuale trasformazione delle piante in questo senso, è che, essendo queste piante capaci di assorbire ed accumulare più sostanze dal suolo (composti organici e metalli pesanti), una concentrazione troppo elevata di minerali potrebbe portare ad un loro eccessivo accumulo nei tessuti della pianta, i quali una volta ingeriti risulterebbero tossici per l’uomo. Questo aspetto limita la coltivazione di specie modificate per l’assorbimento, ad aree non inquinate o che non presentano elevate concentrazioni di metalli nel suolo. Oltre ad effetti restrittivi particolari, un fattore limitante la diffusione in genere di organismi transgenici è il quesito che si pone buona parte della società: è giusto creare piante OGM? Indubbiamente questi organismi hanno un elevatissimo potenziale di utilizzo che però va adeguatamente controllato e vagliato. Probabilmente le specie vegetali OGM ricopriranno un ruolo predominante nell’agricoltura del futuro, dove si auspica siano affiancate da specie coltivate da agricoltori di nicchia che cureranno la produzione varietà autoctone grazie all’aiuto di incentivi da parte delle istituzioni. Riferimenti bibliografici Bizily SP, Rugh CL, Summers AO and Meagher RB (1999). Phytoremediation of methylmercury pollution: merB expression in Arabidopsis thaliana confers resistance to organomercurials. PNAS 96: 6808–6813. Czakó M, Feng X, He Y, Liang D e Márton L (2006). Transgenic Spartina alterniflora for phytoremediation. Environ Geochem Health 28: 103-110. FAO (2004). Fonte: http://www.fao.org/rice2004/en/f-sheet/factsheet3.pdf. Ha S, Vankova R, Yamaguchi-Shinozaki K, Shinozaki K e Tran LS (2012). 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