EFFETTI DEL CARBONE VEGETALE:

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EFFETTI DEL CARBONE VEGETALE:
RESISTENZA DELLE PIANTE AGLI STRESS
Il
carbone
vegetale
(‘Biochar’
in
inglese)
può
aumentare
la
fertilità
dei
suoli
e
la
produttività
delle
piante
senza
o
con
un
basso
uso
di
sostanze
chimiche.
In
questo
studio
si
ri‐
portano
i
positivi
risultati
ottenuti
sulla
crescita
di
fragola,
peperone
e
pomodoro.
In
breve
L’effetto
positivo
del
biochar
sulla
salute
della
pianta
è
un
fenomeno
dimostrato
ed
è
solo
uno
dei
bene‐
fici
ottenibili
dall’applicazione
del
biochar
al
terreno.
Il
biochar
è
il
prodotto
solido
della
pirrolisi,
cioè
la
degradazione
ter‐
mica
della
biomassa
in
assenza
di
ossigeno.
Se
aggiunto
al
terreno,
il
biochar
permette
il
sequestramento
a
lun‐
go
termine
del
carbonio
presente
nell’atmosfera,
e
quindi
può
essere
considerato
una
forma
di
mitiga‐
zione.
Il
biochar
contribuisce
al
mi‐
glioramento
della
fertilità
e
della
produttività
delle
colture.
L’aggiunta
di
biochar
al
suolo
altera
le
popolazioni
microbiche
nella
ri‐
zosfera,
e
cioè
nella
zona
di
suolo
in
diretto
contatto
con
le
radici.
1. Dalla Terra al cielo. E ritorno.
I nativi pre-colombiani del bacino amazzonico usavano il carbone come ammendante del suolo in aggiunta a letame, ossa e frammenti di vasellame, cos
da trasformare suoli altrimenti improduttivi in terreni fertili e ricchi. Uno dei motivi per cui questi suoli, i
“Terra Preta”, abbandonati tra i 500 ed i 2500 anni fa,
sono ancora fertili oggigiorno è stato attribuito alle
capacità di ritenzione dei nutrienti del carbone che
veniva aggiunto (Smith, 1980). In molte parti
dell’Equador, Perù, Africa occidentale, Sudafrica,
Australia e Asia sono stati trovati, sparsi qua e là in
mezzo a suoli sottili e poveri, antichi antrosuoli, fertili e contenenti carbone.
Di recente dall’inizio del ventunesimo secolo, gli
studi di agronomia in tutto il mondo hanno ripreso
un vivo interesse nell’utilizzo agricolo del carbone.
Per almeno quattro ragioni:
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Questo
può
causare
un
incremento
delle
popolazioni
di
microganismi
benefici
che
promuovono
la
cresci‐
ta
della
pianta
e
la
resistenza
agli
stress
biotici.
L’effetto
del
biochar
non
è
solo
visibile
in
condizioni
di
coltivazione
estensiva,
ma
anche
in
produzioni
di
tipo
intensivo.
Il
biochar
stimola
lo
sviluppo
di
mi‐
crorganismi
benefici
che
possono
promuovere
la
crescita
della
pianta
e
indurre
resistenza
contro
pato‐
geni
e
parassiti:
i
composti
chimici
presenti
nel
biochar
sono
in
grado
d’indurre
risposte
positive
nella
pianta.
1
1. Pirolisi. Il modo in cui il carbone viene prodotto genera prodotti energetici rinnovabili.
2. Molti scarti biologici possono essere trattati e
convertiti in energia mediante pirolisi.
3. Quando viene utilizzato come ammendante
del suolo, il carbone sembra migliorare in modo
significativo la sua struttura, produttività, ritenzione e diponibilità per le piante di elementi nutritivi grazie a meccanismi a rilascio lento, alla
capacità di ritenzione idrica e di rendere stabili
gli aggregati del suolo (Glaser et al., 2002).
4. L’emivita del biochar nel suolo è stata stimata
essere dalle decine alle centinaia di migliaia di
anni secondo il materiale d'origine e le condizioni di pirolisi. Questo porta ad uno stoccaggio
di carbonio nel suolo e ad una sua rimozione
dall’atmosfera (Lehmann, 2007). Si è dimostrato
quindi che l’aggiunta di carbone vegetale nel
suolo è un sistema per ridurre le emissioni di
gas serra (mitigazione) dai suoli coltivati. In alcuni casi si è verificata una riduzione delle emissioni di N2O fino all’80% e il blocco completo
delle emissioni di metano (Lehmann et al., 2006;
Yanai et al., 2007).
Pirolisi
Il termine pirolisi deriva dal Greco pyr ‘fuoco’ e
lysis ‘separazione’. La pirolisi è un processo di decomposizione termochimica di materiale organico
ottenuto a temperature elevate e in assenza di ossigeno. È un processo irreversibile in cui si ha sia la
trasformazione chimica, sia fisica del materiale.
La pirolisi è comunemente usata per ottenere carbone da materiale organico e inizia con temperature di
200-300°C. Avviene per esempio quando si bruciano nel fuoco combustibili solidi o quando la vegetazione entra in contatto con la lava durante le eruzioni vulcaniche. In generale la pirolisi delle sostanze organiche produce gas e prodotti liquidi e lascia
un residuo solido ricco in carbonio, il carbone per
l’appunto.
2. Effetto del biochar sulla crescita delle piante
Varie pubblicazioni riportano un generale effetto positivo del biochar come ammendante del suolo su colture
erbacee e arboree perenni, sia in serra, sia in pieno
campo, e in condizioni commerciali. Per esempio, la
biomassa dei germogli e delle radici della betulla e del
pino è maggiore in suoli addizionati con carbone
(Wardle et al., 1998). Una singola applicazione di 20
t/ha di biochar a un suolo della savana colombiana ha
prodotto un incremento nella produzione di mais che
andava dal 28 al 140%, se confrontato con suolo non
addizionato, sia nel secondo che nel quarto anno
dall’applicazione (Major et al., 2010). In modo simile,
applicazioni di grossi volumi di biochar (30 e 60 t/ha)
nel bacino del mediterraneo hanno incrementato fino al
30% la biomassa e la produzione del grano duro.
L’effetto del biochar si è potuto osservare in due stagioni consecutive (Vaccari et al., 2011). In generale questi
risultati dimostrano l’importante potenzialità delle applicazioni di biochar nell’incrementare la produttività
delle piante. Nelle nostre ricerche abbiamo applicato il
biochar in esperimenti in piante in vaso e in campo in
colture intensive (Fig. 1).
Fig. 1. Biochar prodotto da materiale di scarto
di serra prima della sua incorporazione al
suolo e del trapianto delle piante.
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2
Il meccanismo con cui il biochar migliora la
qualità della pianta potrebbe essere attribuito
all’effetto diretto del suo apporto di nutrienti
(Silber et al., 2010) e ad altri effetti indiretti che
includono: l’aumento della ritenzione di sostanze nutritive, il miglioramento del pH del suolo,
l’aumentata capacità di scambio cationico
(Yamato et al., 2006); gli effetti sulle trasformazioni di forsforo e zolfo e sul loro ricambio,
la neutralizzazione di composti fitotossici nel
suolo (Wardle et al., 1998); il miglioramento
delle proprietà fisiche del suolo, inclusa la ritenzione idrica, la promozione di micorrize
(Warnock et al., 2007); infine l’alterazione delle popolazioni microbiche e delle loro funzioni (Graber et al., 2010; Kolton et al., 2011;
Pietikainen et al., 2000).
Poiché l’interazione biochar-suolo-piantaacqua è molto complessa, è difficile isolare i
singoli fattori che effettivamente giocano un
ruolo determinante nel produrre l’‘effetto biochar’. Per ridurre il numero di potenziali fattori coinvolti, Graber e collaboratori (2010) hanno indagato se l’aggiunta di biochar possa influenzare la crescita della pianta quando gli
aspetti nutrizionali e fisici del biochar sono
stati eliminati. Hanno quindi usato un biochar
derivato da legno povero di nutrienti su pomodoro (Figg. 2 e 4) e peperone (Figg. 3 e 5)
coltivati in serra, su un substrato a base di fibra di cocco, assicurando una fertilizzazione e
un’irrigazione ottimali.
Fig. 2. Effetto dell’aggiunta di biochar di legno di agrumi sulla crescita di piantine di pomodoro in substrato artificiale (vasi da 1 litro). Le piante sono state cresciute con il 3% di biochar (sinistra) e senza biochar (destra)
Fig. 3. Effetto dell’aggiunta di biochar di legno di agrumi sulla crescita di piantine di peperone in substrato artificiale (vasi da 1 litro). Le piante sono state cresciute con il 3% di biochar (sinistra) e senza biochar (destra)
Fig. 4. Effetto dell’aggiunta di
biochar di legno di agrumi sulla crescita di piante adulte di
pomodoro (vasi da 3 litri). Le
piante sono state cresciute
senza biochar (sinistra), con
l’aggiunta dell’1% (centro) e
del 3% di biochar (destra).
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3
I ricercatori hanno rilevato un incremento di
molti parametri di crescita su entrambe le piante in presenza del trattamento con biochar. Un
effetto simile si è ottenuto con il cetriolo (Fig.
6) e con il frumento in suolo con fertirrigazione (Fig. 7). L’impatto positivo del biochar
sulle piante non era dovuto all’effetto diretto
o indiretto della nutrizione (non c’era un effetto dell’aggiunta di biochar sul contenuto
nutrizionale delle foglie), né ad un miglioramento della capacità idrica del substrato di
coltivazione (nessuna differenza dovuta
all’aggiunta del biochar). Di conseguenza la
stimolazione della crescita indotta dal biochar
va oltre il contributo sulla nutrizione della
pianta o il miglioramento delle condizioni
chimico-fisiche del suolo.
Per spiegare le miglior performance delle
piante in presenza del biochar, i ricercatori
hanno quindi proposto due ipotesi correlate
tra loro:
1. L’aggiunta di biochar determina un cambiamento delle popolazioni microbiche verso
una maggior presenza di rizobatteri di funghi promotori di crescita, a causa dalle caratteristiche chimico-fisiche del trattamento con
biochar
2. L’effetto delle basse dosi di composti chimici presenti nel biochar. Molti di questi sono
fitotossici o dannosi ad alte concentrazioni,
ma stimolano la crescita della pianta a basse
dosi, in un processo chiamato “omeopatia”.
Fig. 5. Effetto dell’aggiunta di biochar
di legno di agrumi sulla crescita di radici di piante adulte di peperone (vasi
da 3 litri). Le piante sono state cresciute con 3% di biochar (destra) e con 1%
(centro) e senza biochar (sinistra).
Fig. 6. Effetto dell’aggiunta dell’1% di
biochar di Eucalipto sulla crescita di
piante di cetriolo. Le piante sono state
coltivate in vasi da 10 litri contenti
ghiaia vulcanica con biochar (destra) e
senza biochar (sinistra). La figura mostra la vegetazione (sopra) e le radici
(sotto).
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4
Fig. 7. Effetto dell’’aggiunta di biochar di scarti organici di serra sulla crescita di giovani piante di
frumento in suolo (vasi da 3 litri). Le piante sono state coltivate senza biochar (sinistra) e con biochar (destra).
3. Il biochar stimola la microflora benefica del suolo
Le prove a favore della presenza di un effetto
significativo sui microrganismi del suolo da parte del biochar stanno aumentando all’aumentare
del suo utilizzo e del suo studio. L’aggiunta di
biochar determina cambiamenti significativi nella
composizione della comunità microbica e nelle
attività enzimatiche, sia nel suolo, sia nella rizosfera. Per esempio, l’aggiunta di biochar è in genere
caratterizzata
da
un
incremento
dell’abbondanza di membri dei phyla Actinobacteria e Bacteriodetes. I cambiamenti indotti
dall’uso di biochar nei microrganismi del suolo
possono quindi certamente giocare un ruolo
nell’effetto del biochar sulla pianta. È noto che i
microrganismi della rizosfera in genere, e alcuni
specifici ceppi appartenenti ai generi Pseudomonas, Bacillus e Trichoderma in particolare, possono
migliorare la crescita della pianta in diversi sistemi colturali.
In una recente ricerca (Solaiman et al., 2010) sono stati coltivati i microrganismi dalla rizosfera
e dal suolo di piante adulte di peperone la cui
crescita era stata precedentemente stimolata da
aggiunte di biochar.
Dei 20 isolati ottenuti, una caratterizzazione filogenetica mediante l’analisi parziale del gene
del 16S rRNA ha evidenziato che otto isolati
avevano un’elevata identità di sequenza (98%
o più) con ceppi di Pseudomonas, Mesorhizobium, Brevibacillus e Bacillus, noti per la loro capacità di promuovere la crescita delle piante.
Un’importante famiglia di microrganismi del
suolo, nota per il suo impatto positivo sulla
produttività delle piante, è costituita dalle micorrize arbuscolari. L’aggiunta del biochar
spesso determina un aumento delle interazioni
con funghi micorrizici simbionti delle piante.
L’aggiunta di biochar e fertilizzante minerale
ha, ad esempio, aumentato la micorizzazione
delle radici di frumento e la produzione di semi. I ricercatori hanno quindi concluso che il
biochar favorisce l’instaurarsi di condizioni ottimali per la colonizzazione delle radici delle
piante da parte dei funghi micorrizici.
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5
Il biochar prodotto da legno macinato aggiunto al
suolo di coltura di asparago ha portato a una riduzione delle lesioni alle radici causate da Fusarium oxysporum f. sp. asparagi e F. proliferatum in
confronto al suolo non trattato. Inoltre, questa
aggiunta di biochar ha aumentato la colonizzazione delle radici da parte di micorrize, contribuendo alla soppressione della malattia anche in presenza di agenti alleopatici noti per inibire la colonizzazione da parte delle micorrize in asparago
(Elmer e Pignatello, 2011).
Il biochar è inizialmente sterile e non ospita popolazioni di microrganismi indigeni che possano
aumentare la capacità di ridurre le malattie. Tuttavia, il biochar influenza le popolazioni e le comunità microbiche e tra questi cambiamenti si
può verificare un incremento dei microrganismi
benefici che proteggono direttamente le piante da
patogeni radicali producendo antibiotici, entrando in competizione con gli stessi o parassitandoli.
Inoltre, i composti chimici che vengono aggiunti
con il biochar possono avere un effetto tossico diretto contro i patogeni radicali.
Graber e collaboratori (2010) hanno identificato
una serie di composti del biochar che sono noti
avere un effetto negativo sulla crescita e la sopravvivenza dei micrognatismi. Bassi livelli di
questi composti tossici possono infatti sopprimerne componenti sensibili del microbiota del
suolo e determinare la proliferazione di comunità
microbiche resistenti. Una possibile conferma di
ciò è stata l’identificazione, in suoli a cui era stato
aggiunto biochar, di due isolati geneticamente vicini al degradatore di nitrofenolo Nocardioides nitrophenolicus. In suoli addizionati di biochar sono
stati identificati diversi produttori di antibiotici
(Pseudomonas mendocina e P. aeruginosa).
La possibilità che il biochar induca resistenza sistemica nella pianta contro microorganismi patogeni è stata studiata in diversi sistemi che coinvolgono patogeni fogliari. La gravità della malattia causata da funghi netrotrofi (Botrytis cinerea)
(Fig. 8) e biotrofi (Oidiopsis sicula) su peperone e
pomodoro è risultata significativamente ridotta
in seguito ad aggiunte di biochar (Elad et al., 2010)
(Figg. 9-11).
Rizosfera
La rizosfera è la zona in prossimità delle radici
di una pianta. E’ un’area dalla densa attività
metabolitica; lì la competizione fra microrganismi è più alta che nel terreno circostante. Comprendere cosa accade nella rizosfera è fondamentale per il buon mantenimento degli ecosistemi,
per assicurare la salute delle piante, mantenere
la biodiversità, per la bioremediation (cioé per
abbattere sostanze tossiche e pericolose nel terreno), per il recupero di terreni degradati, per
l’ecologia umana, per comprendere la risposta
degli ecosistemi al cambiamento climatico e i
problemi legati alla qualità dell’acqua.
Fig. 8. Effetto di biochar di citrus mescolato a substrato
di crescita sullo sviluppo della muffa grigia (Botrytis
cinerea) su foglie staccate di peperone 21 giorni dopo il
trapianto. La mattia è visibile come marciume verificatosi in seguito ad incoulazioni a goccia con sospesioni
di conidi del fungo.
Gli studi dimostrano inoltre che
l’aggiunta di biochar è stata in grado di
sopprimere la presenza di Podosphaera aphanis (oidio), B. cinerea e di Colletotrichum
acutatum su foglie di fragola (Meller Harel
et al., 2012). Il fatto che il biochar sia spazialmente separato dal sito d’infezione
indica che non c’è un effetto tossico diretto nei confronti dell’agente patogeno e
che quindi viene attivata una risposta sistemica della pianta contro l’infezione.
A questo proposito, in agronomia, sulle
piante-modello vengono definite due
forme di resistenza indotta: sono la resistenza sistemica acquisita (SAR) e la resistenza sistemica indotta (ISR).
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6
Fig. 9. Effetto di biochar da residui organici di serra
prodotti a 450 °C e mescolati al substrato di crescita a
concentrazioni di 0(-), 1 e 3% sullo sviluppo di muffa
grigia su foglie di pomodoro. Le piante sono state infettate 72 ore dopo il trapianto con gocce di sospensione conidica di Botrytis cinerea. La malattia è stata
valutata 14 giorni dopo.
Fig. 10. Effetto di biochar da residui organici di serra
prodotti a 450 °C e mescolati al substrato di crescita
a concentrazioni di 0 (-), 1 e 3% sullo sviluppo di
muffa grigia su foglie di pomodoro. Le piante sono
state infettate 16 giorni dopo il trapianto con gocce
di sospensione conidica di Botrytis cinerea. La malattia è stata valutata 14 giorni dopo.
Fig. 11. Effetto di biochar da residui organici di serra
prodotti a 450 °C e mescolati al substrato di crescita
a concentrazioni di 0(-), 1 e 3% sullo sviluppo di
muffa grigia su foglie di pomodoro. Le piante sono
state infettate 47 giorni dopo il trapianto con gocce
di sospensione conidica di Botrytis cinerea. La malattia è stata valutata 14 giorni dopo.
Recentemente sono state prodotte prove molecolari sull’induzione da parte del biochar
delle difese sistemiche nella pianta sia attraverso la resistenza sistemica acquisita, che la
resistenza sistemica indotta (Meller Harel et
al., 2012). Nelle foglie l’espressione relativa di
cinque geni legati alla difesa (FaPR1, Faolp2,
Fra a3, Falox, e FaWRKY1) è aumentata significativamente con l’aggiunta di 1-3% di biochar al substrato di coltura, indicando che
l’espressione genica viene indotta sia
dell’acido salicilico, sia dell’acido jasmonico.
Graber e collaboratori (2010) hanno simultaneamente isolato dalle radici di peperone cresciuto sul suolo con aggiunta di biochar un elevato numero di batteri noti per essere agenti di biocontrollo, induttori di resistenza e
promotori di crescita (15 su 20 isolati) e hanno individuato un’induzione di resistenza sistemica contro i patogeni fogliari. In uno studio seguente si è evidenziata una chiara diffe-
renziazione tra le comunità di batteri associate alle radici di piante di peperone coltivate
con aggiunta di biochar, con un incremento
significativo dell’abbondanza dei membri del
phylum dei Bacterioidetes (Kolton et al.,
2011). Il Flavobacterium, affiliato ai Bacteroidetes, è stato il genere maggiormente indotto
dal biochar. Alcuni isolati di Flavobacterium
hanno mostrato chiare capacità di biocontrollo (Alexander and Stewart, 2001) e sono in
grado di indurre una risposta di difesa nelle
piante contro i diversi patogeni (An et al., 2009).
Resta da verificare quali siano le tipologie di
biochar che inducono risposte di resistenza sistemica, considerando la grande variabilità
nelle caratteristiche fisico-chimiche delle varie tipologie di biochar derivanti dai diversi
materiali di origine e diverse condizioni di
pirolisi. È stato testato l’effetto del biochar
prodotto a due temperature di pirolisi (350 e
450°C) a partire da tre tipi di biomassa (rifiuti
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7
di serra, legno di olivo ed eucalipto) sulle infezioni di B. cinerea su foglie di pomodoro. Nella
maggioranza dei casi i diversi biochar hanno
indotto resistenza nei confronti della muffa
grigia a prescindere dalla temperatura di pirolisi, del periodo di esposizione al biochar e
dell’età della pianta (Elad et al., 2012). Nonostante questo iniziale risultato, ci si aspetta però che l’efficacia vari a seconda delle temperature, dell’origine delle biomasse, del sistema
colturale, della specie vegetale e del patogeno.
Resistenza sistemica indotta (ISR)
L’ISR è un meccanismo del sistema immunitario
della pianta che viene attivato da microrganismi
benefici o da altre sostanze e conferisce resistenza a
svariati patogeni microbici, parassiti e stress abiotici. Per esempio il fungo Trichoderma harzianum
T39 ed il batterio Bacillus amyloliquefaciens
S499 inducono resistenza nei confronti di diverse
malattie su diverse piante.
5. Nuovi studi, migliori difese
Per spiegare l’effetto del biochar, fino ad ora la
maggior parte degli studi si è concentrata sui
suoi effetti diretti ed indiretti sulla nutrizione
delle piante e sulla struttura del suolo.
Tuttavia, dagli esperimenti portati in questo
saggio, emerge chiaramente che il maggior
contributo agli effetti del biochar deve essere
stato portato da meccanismi alternativi. Lo
dimostra l’effetto positivo dell’aggiunta del
biochar sulla stimolazione della crescita della
pianta e delle risposte di difesa per le tre specie vegetali studiate (fragola, peperone e pomodoro). Le piante sono state cresciute in
condizioni ottimali di fertirrigazione e in un
suolo ben strutturato, dove quindi non esistono effetti diretti sulla nutrizione, sulla struttura del suolo e della ritenzione idrico.
Si è ipotizzato che i fattori chimici e fisici associati al biochar potrebbero essere collettivamente responsabili dei cambiamenti nelle
comunità microbiche e che le comunità batteriche modificate potrebbero essere almeno
parzialmente responsabili della promozione
della crescita e dell’induzione di resistenza.
Va inoltre ricordato che i composti presenti
nel biochar potrebbero anche avere potenzialmente un effetto simile ai fitormoni vegetali e
che, di conseguenza, potrebbero aver un ruolo nella promozione di crescita. Anche questa
possibilità richiederebbe accurati approfondimenti.
I due possibili meccanismi alternativi includono la possibilità che il biochar stimoli lo sviluppo di microorganismi benefici che promuovono la crescita della pianta e inducono
resistenza contro i patogeni e i parassiti e/o
che sostanze chimiche contenute nel biochar
possano elicitare risposte positive nella pianta.
Sono tuttora in corso studi per capire il ruolo
degli isolati microbici e delle sostanze contenute nel biochar sulla promozione della crescita e sull’attivazione della resistenza indotta.
Ad oggi è stato evidenziato un chiaro incremento nelle comunità microbiche associate alle radici e in particolare di generi coinvolti nella degradazione della chitina e di composti aromatici.
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8
Ringraziamenti
La ricerca alla base di questo saggio, svolta presso il Volcani Center, è stata finanziata dalla Provincia Autonoma di Trento e dal Chief Scientist
of the Ministry of Agriculture and Rural Development of Israel, numero di progetto 301-0693-10.
Lo studio è stato pubblicato anche come contri-
buto no. 508/12 dell’Agricultural Research Organization (The Volcani Center, Israele). Gli autori ringraziano Max Kolton, Sergei Segal, Dalia Rav David, Menachem Borenshtein, Ran Shulhani, Ludmilla Tsechansky, e Zohar Pasternak per l’assitenza
nelle varie prove sperimentali.
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www.envirochange.eu
10
IL PROGETTO ENVIROCHANGE
L’obiettivo
generale
di
questo
progetto
è
di
fornire
stru‐
menti
e
informazioni
per
capire
la
vulnerabilità
dell’ambiente
agricolo
trentino
ai
cambiamenti
climatici
e
valutare
le
opportunità
di
adattamento
adeguate
alle
con‐
dizioni
socio‐economiche
della
regione.
Attualmente
la
maggior
parte
degli
studi
si
focalizza
sull’impatto
del
cambiamento
climatico
a
livello
globale,
senza
considera‐
re
la
scala
regionale.
Di
conseguenza
il
progetto
ha
riem‐
pito
un
vuoto
importante,
non
solo
fornendo
informazioni
specifiche
sulla
situazione
del
Trentino,
ma
anche
svilup‐
pando
metodologie
che
potrebbero
essere
usate
in
aree
simili
in
futuro.
Autori
di
questo
articolo
sono:
Yigal
Elad,
([email protected]),
Eddie
Cytryn
([email protected]),
Yael
Meller
Harel
([email protected]),
Ellen
R.
Graber
([email protected]), The
Volcani
Center,
Israel
Fondazione
Edmund
Mach
Editore
Settembre
2012
EnviroChange
è
coordinato
da:
•
Fondazione
Edmund
Mach‐Istituto
agrario
di
S.
Michele
all'Adige
(FEM,
http://www.fmach.it),
Research
and
Innovation
Centre,
Italia
Coordinatore
scientifico:
Ilaria
Pertot,
[email protected]
Partner:
•
•
Fondazione
Bruno
Kessler
(FBK,
http://cit.fbk.eu/en/home),
Italia
Partner
scientifico:
Cesare
Furlanello,
[email protected]
Agricultural
Research
Organization
(ARO,
http://www.agri.gov.il/en/departments/12.aspx),
The
Volcani
Center,
Israel
Partner
scientifico:
Yigal
Elad,
[email protected]
•
Swiss
Federal
Institute
of
Technology
Zurich
(ETH,
http://www.path.ethz.ch),
Institute
of
plant
sciences,
Svizzera
Partner
scientifico:
Gessler
Cesare,
[email protected]
•
Università
degli
studi
di
Trento,
(UNITN,
http://portale.unitn.it/deco),
Dipartimento
di
economia,
Italy
Partner
scientifico:
Roberta
Raffaelli,
[email protected]
Il
progetto
è
stato
finanziato
dalla
Provincia
Autonoma
di
Trento
Questo materiale è distribuito su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported License. Per consultare copia della licenza,
si veda http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/. Quando le immagini utilizzate non sono di proprietà della Fondazione
Edmund Mach, le fonti sono open source o cortesia dell’autore e sono comunque sempre citate nella didascalia.
Editing a cura di Federica Manzoli: [email protected].
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