leptonecrosi dell`olivo - Dott. For. MICHELE FEDELI

OLIVO
Fa parte delle angiosperme , genere oleali, fam oleaceae, specie Olea europea L.....
La denominazione della specie di appartenenza, Olea europaea, comprende due
varietà: Olea europea L. var. sylvestris, o oleastro , e Olea europea L. var. sativa, o
O. Coltivato.
Ad oggi, dagli oliveti toscani sono stati recuperati 108 genotipi !!!!!!
Esiste un centro che fa la “collezione” del germoplasma di olivo toscano a Follonica
l' Azienda sperimentale “Santa Paolina” del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Nel territorio della provincia di Pisa ci sono 8 genotipi: Gremigna tonda,Gremigno di
Fauglia, Lastrino, Lazzero, Lazzero delle Guadalupe, Pendagliolo, Punteruolo,
Selvatica tardiva.
L’epoca di fioritura costituisce un carattere genetico complesso sul quale influiscono
numerosi fattori intrinseci (vigoria, età della pianta, ecc.), ambientali (temperatura,
luminosità, umidità) e colturali (nutrizione, potatura, epoca di raccolta dei frutti, ecc.).
In Toscana la fioritura dell’olivo (antesi) ha luogo, a seconda delle zone climatiche,
dalla fine di maggio alla prima settimana di giugno.
L' impollinazione è subordinata al trasporto anemofilo del polline da un fiore all’altro
e/o da una pianta all’altra, possono incidere diversi fattori che causano problemi di
sterilità:
“Morfologica” per l’assenza o il ridotto sviluppo dell’ovario
“Genetica”, quando il polline non è in grado di fecondare l'ovario
I fiori sono ermafroditi, piccoli, bianchi e privi di profumo, costituiti da calice (4
sepali) e corolla a 4 petali bianchi. I fiori sono raggruppati in mignole (10-15 fiori
ciascuna) che si formano da gemme miste presenti su rami dell'anno precedente o
su quelli d' annata. La mignolatura è scalata ed inizia in maniera abbastanza
precoce nella parte esposta a sud.
L'infiorescenza è un elemento identificativo della cultivar, questi sono i
caratteri distintivi:
Lunghezza del rachide e la distanza dei verticilli fiorali: Corta e compatta,
corta e
rada , Lunga e compatta, Lunga e rada
●Lunghezza: Ridotta (< 25 mm), Media (25 - 35 mm), Elevata (> 35 mm)
●Numero dei fiori a mignola: Basso (< 18 fiori), Medio (18 - 25 fiori), Alto (> 25
fiori)
●
I frutti dell’olivo sono drupe ellissoidali, ovoidali o sferoidali , di peso medio
variabile da 2 a 12 grammi.
Dalla sua formazione (allegagione) alla maturazione, l’oliva subisce numerose
trasformazioni alla fine delle quali è possibile distinguere: l’epicarpo (membrana
esterna), il mesocarpo (carnoso), l’endocarpo (legnoso) ed il seme (tegumento +
endosperma + embrione)
EPICARPO :
E' costituito da uno strato sottile di cellule coperte da pruina, che presenta
una ricca microflora.
In genere, in presenza di lesioni della buccia, è questa microflora che avvia reazioni
chimiche di varia natura responsabili di alterazioni o difetti diversi quali l’aumento
dell’acidità dell’olio, la formazione di sostanze maleodoranti, ecc.
La buccia dell’oliva, inizialmente è di colore verde; con il procedere della
maturazione diviene rossastra o bruna, a seconda della cultivar, fino a diventare
completamente nera
MESOCARPO (polpa):
tessuto di spessore variabile che rappresenta in media il 70-80% in peso dell’intera
drupa
ENDOCARPO (nocciolo):
è l’involucro legnoso che racchiude il seme.
SEME :
è costituito dal tegumento con funzione protettiva, dall’endosperma, con funzione di
accumulo delle sostanze energetiche e dall’embrione.
Le piccole drupe iniziano ad avere dimensioni evidenti dopo circa 10-15 giorni
dall’allegagione. L’impressione di una abbondante allegagione, già agli inizi di luglio,
viene parzialmente ridimensionata dall’altrettanto abbondante cascola che colpisce
i frutticini appena formati. Questo fenomeno prosegue, con intensità diversa, e
diventa ancora più appariscente nel corso della fase finale della maturazione.
L’ultima fase della crescita, che dura circa tre mesi, si distingue perché le cellule
della drupa aumentano di volume per distensione creando così le condizioni ottimali
per l’accumulo finale dell’olio.
L’accrescimento del frutto, tuttavia, è anche condizionato dalla posizione che occupa
sulla chioma (esposizione alla luce) e sul ramo (zona apicale, mediana o basale)
I frutti meglio illuminati, che occupano la zona della chioma più esterna, crescono di più rispetto a quelli
che si trovano nelle zone interne più ombreggiate.
Facendo riferimento al cambiamento di colore della drupa, il ciclo di maturazione
dell’oliva può essere suddiviso in 4 periodi:
a) Stadio erbaceo: l'oliva si presenta verde
b) Fase di invaiatura: è il momento in cui l’oliva cambia colore a causa della
degradazione della clorofilla, i frutti accumulano abbondanti lipidi mentre il peso
subisce incrementi limitati. In questa fase si forma la pruina con lo scopo di
proteggere l'epidermide e diminuire la perdita di acqua per traspirazione
c) Fase di maturazione;In questo periodo della stagione la drupa raggiunge la
massima dimensione e l’olio, espresso come valore percentuale sulla sostanza
secca, i livelli più alti. L' accrescimento diventa stazionario
d) Fase di sovramaturazione.Rappresenta l’insieme dei processi fisiologici che
avvengono nel frutto quando, dopo la maturazione, rimane del tempo ancora
attaccato al ramo. Si verificano una riduzione dell’attività respiratoria e perdite di
acqua con apparente aumento di olio nel frutto.
PER RICONOSCERE LA VARIETA'......SFERICA, OVOIDALE, ELLISSOIDALE
Le foglie sono di forma lanceolata, disposte in verticilli ortogonali fra di loro,
coriacee. Sono di colore verde glauco e glabre sulla pagina superiore mentre
presentano peli stellati su quella inferiore che le conferiscono il tipico colore
argentato e la preservano a loro volta da eccessiva traspirazione durante le calde
estati mediterranee.
Il tronco è contorto, la corteccia è grigia e liscia ma tende a sgretolarsi con l'età; il
legno è di tessitura fine, di colore giallo-bruno, molto profumato, duro ed utilizzato
per la fabbricazione di mobili di pregio in legno massello. Caratteristiche del tronco,
sin dalla forma giovanile, è la formazione di iperplasie (ovuli, mamelloni, puppole)
nella zona del colletto appena sotto la superficie del terreno; simili strutture si
possono ritrovare inoltre sulla branche: comunque queste formazioni sono date
non da fattori di tipo parassitario ma da squilibri ormonali e da eventi di tipo
microclimatico.
Le radici sono prevalentemente di tipo fittonante nei primi 3 anni di età, dal 4°
anno in poi si trasformano quasi completamente in radici di tipo avventizio,
superficiali e che garantiscono alla pianta un'ottima vigorosità anche su terreni
rocciosi dove lo strato di terreno che contiene sostanze nutrienti è limitato a poche
decine di centimetri.
FENOLOGIA
L'olivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che coincide con il periodo più
freddo, per un intervallo di tempo che dipende dal rigore del clima.
Alla ripresa vegetativa, che orientativamente si verifica a febbraio, ha luogo anche
la differenziazione a fiore; fino a quel momento ogni gemma ascellare dei rametti
dell'anno precedente è potenzialmente in grado di generare un nuovo germoglio o
una mignola. Dalla fine di febbraio e per tutto il mese di marzo si verifica un'intensa
attività dapprima con l'accrescimento dei germogli, poi anche con l'emissione
delle mignole, fase che si protrae secondo le zone fino ad aprile. La mignolatura ha
il culmine in piena primavera con il raggiungimento delle dimensioni finali. Le
infiorescenze restano ancora chiuse, tuttavia sono bene evidenti perché
completamente formate.
Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà e la regione, ha luogo la
fioritura, piuttosto abbondante. In realtà la percentuale di fiori che porteranno a
compimento la fruttificazione è ridottissima, generalmente inferiore al 2%. L'
impollinazione è anemofila. Alla fioritura segue l'allegagione, in linea di massima
dalla metà di giugno. In questa fase la corolla appassisce e si secca persistendo
fino a quando l'ingrossamento dell'ovario ne provoca il distacco. La percentuale di
allegagione è molto bassa, inferiore al 5%, pertanto in questa fase si verifica
un'abbondante caduta anticipata dei fiori (colatura). Si tratta di un comportamento
fisiologico dal momento che la maggior parte dei fiori ha lo scopo di produrre il
polline. Sulla percentuale di allegagione possono incidere negativamente eventuali
abbassamenti di temperatura, gli stress idrici e i venti caldi.
Dopo l'allegagione ha luogo una prima fase di accrescimento dei frutti che si
arresta quando inizia la lignificazione dell'endocarpo. Questa fase, detta
indurimento del nocciolo ha inizio nel mese di luglio e si protrae orientativamente
fino agli inizi di agosto.
Quando l'endocarpo è completamente lignificato riprende l'accrescimento dei frutti,
in modo più intenso secondo il decorso climatico. In regime non irriguo sono le
piogge dalla metà di agosto a tutto il mese di settembre a influire sia
sull'accrescimento sia sull'accumulo di olio nei lipovacuoli: in condizioni di siccità le
olive restano di piccole dimensioni, possono subire una cascola più o meno
intensa e daranno una bassissima resa in olio per unità di superficie; in condizioni
di umidità favorevoli le olive raggiungono invece il completo sviluppo a settembre.
Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre) dopo una forte siccità estiva
possono in pochi giorni far aumentare le dimensioni delle olive in modo
considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l'oliva accumula
soprattutto acqua.
Da ottobre a dicembre, secondo la varietà, ha luogo l'invaiatura,cioè il
cambiamento di colore, che indica la completa maturazione. L'invaiatura è più o
meno scalare sia nell'ambito della stessa pianta sia da pianta a pianta.
All'invaiatura l'oliva cessa di accumulare olio e si raggiunge la massima resa in olio
per ettaro.
Dopo l'invaiatura le olive persistono sulla pianta. Se non raccolte vanno incontro ad
una cascola più o meno intensa ma differita nel tempo fino alla primavera
successiva. In questo periodo la resa in olio tende ad aumentare in termini relativi:
il tenore in olio aumenta perché le olive vanno incontro ad una progressiva perdita
d'acqua. In realtà la resa in olio assoluta (in altri termini riferita all'unità di
superficie) diminuisce progressivamente dopo l'invaiatura perché una parte della
produzione si perde a causa della cascola e degli attacchi da parte di parassiti e
fitofagi.
FASI FENOLOGICHE
ESIGENZE AMBIENTALI E ADATTAMENTO
Fra le piante arboree l'Olea europaea si distingue per la sua longevità e la frugalità.
L'olivo è una specie tipicamente termofila ed eliofila, con spiccati caratteri di xerofilia.
Purtroppo è molto sensibile alle basse temperature.
Le esigenze climatiche sono notevoli. Essendo una pianta eliofila soffre
l'ombreggiamento, producendo una poca vegetazione e, soprattutto, una scarsa
fioritura.
Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: la
pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di 3-4 °C. Sotto queste
temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo
aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici
vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a
temperature di -7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato
aereo con sopravvivenza della sola ceppaia.
Le esigenze pedologiche sono modeste. In generale l'olivo predilige terreni sciolti o
di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o
poco profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al
ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con
reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori
del pH di 8,5-9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità,
pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.
L'aspetto più interessante della capacità d'adattamento dell'olivo è la sua
resistenza alla siccità anche quando si protrae per molti mesi. In caso di siccità la
pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano di crescere, si
riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi
vengono chiusi e l'acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In questo
modo gli olivi superano indenni le lunghe estati siccitose manifestando una ripresa
dell'attività vegetativa solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici
pregiudicano la produzione. Le fasi critiche per l'olivo sono il periodo della fioritura
e dell'allegagione, l'indurimento del nocciolo e il successivo accrescimento dei
frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di allegagione,
provocano cascola estiva delle drupe, scarso accrescimento di quelle rimaste e
minore resa in olio delle olive.
IMPIANTO OLIVETO
Eliminazione di vegetazione arbustiva o arborea, livellamento, spietramento,
scasso a circa 80 cm. Nei terreni eccessivamente grossolani è consigliabile
limitare lo spietramento ai sassi di grandi dimensioni per evitare un
abbassamento del piano di campagna. Per lo scasso è preferibile la
lavorazione andante con ripuntatore o con aratro rispetto allo scasso a buche.
●
Approntamento della rete scolante. È necessario nelle zone a clima piovoso. In
generale l'investimento del drenaggio tubolare è poco remunerativo in
olivicoltura perciò è più conveniente predisporre una sistemazione superficiale
realizzando un'adeguata baulatura e una rete di scoline.
●
Concimazione di fondo. Si esegue dopo lo scasso e prima della lavorazione
complementare sulla base dei risultati dell'analisi chimica. La concimazione
minerale deve limitarsi al solo apporto dei concimi fosfatici e potassici in
quanto l'azoto si perderebbe per dilavamento. È consigliato integrare la
concimazione minerale con l'apporto di un concime organico (es. 50-100 t di
letame ad ettaro) per il suo effetto ammendante, qualora ci sia disponibilità di
ammendanti organici a costi accessibili.
●
Lavori di raffinamento. Si esegue un'aratura a 40 cm per interrare e distribuire i
concimi lungo il profilo e una erpicatura per ridurre la zollosità superficiale.
●
Ai lavori di preparazione seguono quelli di impianto con il tracciamento dei sesti e il
picchettamento, la messa a dimora (manuale o con trapiantatrici
semiautomatiche), l'impianto dei tutori.
Il sesto d'impianto dipende dalle condizioni pedoclimatiche, dalla disponibilità
irrigua, dalle caratteristiche della cultivar, dalla forma d'allevamento e dalla tecnica
colturale. In condizioni ordinarie nei nuovi impianti si adottano sesti compresi fra m
5x5 e 7x7 in coltura irrigua e tra 8x8 e 10x10 in asciutto. Sesti molto stretti sono
sconsigliabili per l'eccessivo ombreggiamento lungo la fila e per la difficoltà di
meccanizzazione. Con olivi allevati a vaso policonico o a monocono sono
consigliabili sesti di 5x7 o 6x7 secondo la vigoria della cultivar. Qualora si preveda
la raccolta meccanica integrale con scuotiraccoglitrice è opportuno adottare sesti
in quadrato di 7x7 o 8x8 per consentire una facile manovra della macchina.
La messa a dimora si esegue dall'autunno all'inizio della primavera effettuando
una buca con la trivella, disponendo sul fondo del materiale drenante e una piccola
quantità di concime ternario, si mette la pianta, con il colletto leggermente più
basso rispetto al livello del terreno e il tutore, infine si colmano gli spazi vuoti e si
irriga. È sconsigliato eseguire l'impianto in primavera inoltrata per evitare
eccessive fallanze.
La scelta delle piante ha importanza sia economica sia tecnica. Le piante ottenute
da talea sono più economiche ma tendono a sviluppare un apparato radicale
superficiale e potrebbero subire stress idrici nel primo anno d'impianto. Quelle
ottenute da semenzali innestati sono più resistenti ma hanno prezzi più alti. In
merito allo sviluppo sono migliori le piante rivestite uniformemente di ramificazioni
secondarie perché non necessitano di interventi cesori di correzione e permettono
di anticipare l'entrata in produzione di 1-2 anni.
La scelta delle cultivar dipende dalla zona, dalla tradizionalità, dal tipo di prodotto
che vogliamo ottenere, non può e non deve esistere uno schema fisso.
FERTILIZZAZIONE
Con la concimazione vengono apportati al terreno gli elementi indispensabili per
uno sviluppo equilibrato e per una buona produttività delle piante.
Appare superato il concetto che l’ulivo è una pianta poco esigente dal punto di
vista nutrizionale, anche se può sopravvivere in assenza prolungata di
concimazioni, ma l’apporto di fertilizzanti esalta le capacità produttive di questa
generosa pianta.
Fornire dati precisi sulle quantità di elementi minerali asportati dalla pianta d’olivo
è piuttosto difficile poiché diverse sono le situazioni colturali e l’elevato numero
dei fattori che interferiscono. Sintetizzando i dati analitici esposti da vari autori,
Morettini riporta che ogni anno un ettaro di oliveto asporta mediamente da 17 a
33 kg di azoto (N) ; da 8 a 20 kg di anidride fosforica (P205) e da 20 a 50 kg di
ossido di potassio (K2O) con unrapporto 2 : 1 : 2,5.
Però va detto che un quintale di olive asporta mediamente 900 g di azoto ; 200 g
di anidride fosforica e 1.000 g di ossido di potassio.
Certamente, nel determinare la quantità da apportare con la concimazione, non
si dovrà solo tener conto della restituzione di quanto asportato, ma bisogna tener
conto anche della quota di fertilizzante che viene dilavata e pertanto non più
disponibile per la pianta. Bisogna pure considerare il ciclo vegetativo della pianta:
le maggiori esigenze d’azoto si manifestano dalla piena fioritura all’indurimento
del nocciolo.
CONCIMAZIONE D’IMPIANTO O DI FONDO
Generalmente va eseguita prima dello scasso. Lo scopo è quello di incorporare
nello strato di terreno interessato dall’esplorazione dell’apparato radicale quelli
elementi nutritivi poco mobili, quali fosforo e potassio. Nel caso in cui vi fosse
disponibilità è preferibile somministrare letame con dosi di circa 300-500 q.li per
ettaro oppure pollina, oppure si ricorre alla somministrazione di concimazione
minerale di fondo con fosforo e potassio.
A titolo puramente indicativo per un terreno di medio impasto e con una buona
dotazione di elementi nutritivi si consiglia di somministrare dai 4-5 q.li per ettaro di
perfosfato titolo 18-20 e 2-3 q.li di solfato potassico titolo al 50%.
CONCIMAZIONE DI ALLEVAMENTO
E’ la concimazione che si effettua durante i primi anni di vita dell’oliveto per
stimolarlo ad un rapido accrescimento e predisporre l’oliveto ad una precoce
fioritura e fruttificazione. Gli apporti nutrizionali saranno correlati in funzione
dell’età della pianta e alla sua dimensione, pertanto crescenti nel tempo.
La concimazione azotata è fondamentale per l’ulivo sin dal primo anno.
E' consigliabile nei primi anni di crescita poichè l’apparato radicale è modesto in
senso radiale, di effettuare la concimazione azotata annualmente ed in modo
frazionato:
1°anno - in 3 volte circa, ogni mese – iniziando da maggio.
2° anno e successivi in due tempi : una somministrazione prima del germogliamento
(inizio primavera o a fine inverno) mentre la seconda somministrazione a fine
primavera inizio dell’estate in corrispondenza della piena attività vegetativa.
Generalmente dal quinto anno in poi si può somministrare l’azoto in posizione
perpendicolare alla proiezione della chioma o sull’intera superficie ad oliveto in
coltura intensiva, in quanto l’apparato radicale è tale da garantire l’assorbimento
anche a distanza dal tronco.
La concimazione fosfo –potassica considerata la scarsa mobilità di questi elementi,
si può ritenere che i quantitativi apportati come concimazione di fondo siano
sufficienti per i primi 4-5 anni dall’impianto.
CONCIMAZIONE DI PRODUZIONE
E’ quella pratica agronomica eseguita da quando la pianta ha completato la sua fase
di crescita ed inizia a fruttificare in maniera significativa sino all’intero ciclo produttivo
dell’olivo.
Lo scopo della concimazione di produzione è quello appunto di “sostenere” la
produzione ed anche assicurare un rinnovo continuo degli elementi della chioma e
dell’apparato radicale.
Visto che un quintale di olive asporta mediamente 900 g di azoto ; 200 g di
anidride fosforica e 1000 g di ossido di potassio. Pertanto tenuto conto delle
perdite per dilavamento, immobilizzazione degli elementi del terreno, parte che è
assorbito da erbe infestanti eventualmente presenti, i quantitativi indicati vanno
moltiplicati per 3, quindi va somministrato 2,7 kg di azoto; 0,6 kg di fosforo; 3 kg di
potassio per ogni 100 kg di olive prodotte. Certamente dosi maggiori nei terreni
sabbiosi o poveri di sostanza organica.
CONCIMAZIONE ORGANICA (Letamazione e sovescio).
Si tratta di materiali caratterizzati da bassa concentrazione di sostanze nutritive ma
importanti perché ricchi di sostanze organiche che svolgono una funzione
ammendante nel terreno e perché ricchi di flora batterica.
Il letame contiene mediamente un 20% di S.O. ma appena l’1-2% di azoto.
Successivamente, con la decomposizione della S.O. si rendono disponibili per le
piante azoto , fosforo, potassio e microelementi.
E’ utile per correggere terreni argillosi per una maggiore permeabilità e quindi una
migliore penetrazione dell’acqua e dell’aria.
Le quantità di letame da somministrare per aver un certo effetto sono dell’ordine di
250-350 q.li per ettaro di uliveto.
La pratica del sovescio, ovvero la coltivazione ed il successivo interramento di
specie vegetali (in particolare leguminose) dalla cui lenta decomposizione si
formerà dell’humus con arricchimento di sostanza organica.
ATTENZIONI ALL'APPARATO RADICALE !!!!!!
LA CONCIMAZIONE FOGLIARE
Dal punto di vista fisiologico la tecnica della concimazione fogliare permette:
1 di stimolare lo sviluppo delle foglie;
2 di accelerare la fotosintesi e i processi respiratori;
3 di far utilizzare gli elementi nutritivi ai tessuti con i quali vengono a contatto;
4 la formazione di sostanze di riserva nei tessuti;
5 alla pianta di sopperire ad eventuali difficoltà di assorbimento radicale;
6 di influenzare positivamente l’equilibrio idrico delle colture.
Dal punto di vista agronomico permette:
7 di stimolare il vigore vegetativo;
8 di migliorare l’al legagione dei frutticini;
9 di superare gli stress ambientali;
10 di stimolare la nutrizione delle gemme in via di formazione;
11 di potenziare le caratteristiche organolettiche dei frutti.
La concimazione fogliare, tradizionalmente utilizzata per correggere in tempi brevi
squilibri nutrizionali delle piante, non puòinteramente sostituire la concimazione
annuale al terreno che, comunque, va realizzata in tempi e dosi opportune, anche
perchè le foglie sono in grado di assorbire una quantità di nutrienti limitata rispetto
alle esigenze complessive della pianta.
MALATTIE
Occhio di pavone Cycloconium oleaginum Cast.
Colpisce tutti gli organi verdi, ma soprattutto le foglie nella pagina superiore dove
si manifestano in primavera delle macchie più o meno circolari o riunite in gruppi.
Tali macchie sono di colore bruno verde costituite da anelli concentrici circondati
all'esterno da un alone giallastro che in autunno tendono a scurirsi nella parte
centrale, ricordando il piumaggio del pavone. In seguito a questo attacco si ha
una caduta prematura delle foglie generalmente a spese di quelle più vecchie.
L'intensità della filloptosi è però variabile a seconda della gravità dell'attacco che
solitamente è più intenso in primavere con elevata umidità atmosferica e con
temperature ottimali attorno ai 12 °C. È possibile avere anche un attacco in
autunni umidi in quanto i conidi del fungo germi- nano anche a basse
temperature.
In alcuni casi particolari possono essere colpite anche le drupe con un danno
solitamente scarso e di interesse più per la diminuzione della quantità che della
qualità dell'olio estratto.
Esiste tra le varietà coltivate in Toscana una certa differenza di suscettibilità: in
particolare sono sensibili Pendolino, moraiolo e frantoio, mentre risulta resistente il
leccino.
CICLO
Questo fungo rimane vitale all'interno dei tessuti per tutto l'anno, con periodi di
quiescenza durante le stagioni sfavorevoli invernali (sotto i 4°C) ed estive (sopra i
25°C). È legato all'acqua, infatti si diffonde come conidi germinati dalle lesioni
presenti sulla pianta e inseriti nelle gocce di pioggia. In seguito, con periodi piovosi
o molto umidi di almeno 2-3 giorni, riesce a penetrare i tessuti verdi dell'olivo. E per
questo che le nuove infezioni si compiono di solito in primavera e in autunno.
LOTTA
I trattamenti, che si effettuano al superamento della soglia di danno, che è del 3040% di foglie colpite, vengono fatti con prodotti a base di rame ( ossicloruro di
rame ). Sono consigliabili due trattamenti da fare uno verso la fine del mese di
febbraio, possibilmente dopo la potatura così che abbia anche una azione di
disinfezione sui tagli e l’altro dopo le prime piogge autunnali.
Questi trattamenti provocano la caduta delle foglie infette, riducendo notevolmente
il potenziale di sviluppo della malattia. I danni maggiori si hanno negli oliveti poco
ventilati, con chiome troppo fitte o eccessivamente concimati con azoto.
Piombatura dell’olivo
Mycocentrospora cladosporioides Sacc.
IL grado di pericolosità di questa malattia
crittogamica, diffusa da tempo nella olivicoltura
provinciale, è strettamente legato all’andamento
meteorologico. Il fungo sverna come micelio su
foglie pendenti o cadute a terra.
Le condizioni necessarie al suo sviluppo sono
simili a quelle del cicloconio, ossia una
alternanza di periodi umidi e caldi.
Particolarmente sensibili alla malattia sono le
cultivar Frantoio, Moraiolo.
Descrizione e sintomi
Le piante attaccate dalla malattia presentano la seguente sintomatologia :
Foglie: sulla pagina inferiore compaiono macchie irregolari, a volte confluenti, in
corrispondenza delle quali fuoriesce un sottilissimo strato di conidiofori: la superficie
fogliare assume colorazione grigio plumbea; sulla pagina superiore, in
corrispondenza di tali aree, si osservano macchie inizialmente giallastre, poi
necrotiche; in un secondo stadio della malattia, in genere in primavera, le foglie
infette cadono.
Rametti: quando sono ancora allo stato erbaceo possono comparire macchie
irregolari, più o meno ovali, grigiastre. Piccioli fogliari e peduncoli dei frutti: macchie
grigiastre.
Frutti: tacche bruno-rossastre, con diametro di circa 1 cm, più o meno depresse
La malattia è tenuta a freno con l'utilizzo di prodotti rameici, gli stessi utilizzati per
l'occhio di pavone.
Rogna dell’olivo Pseudomonas siringae pv. savastanoi
La rogna dell'olivo è una malattia piuttosto frequente
che colpisce tutti gli organi della pianta. Sui rami si
formano piccoli tumori globosi che con il passare del
tempo si ingrossano fino ad alcuni centimetri di
diametro e si screpolano sulla superficie; gli stessi
sintomi sono presenti anche sulle foglie.
L'alterazione è causata da un batterio mobile a
forma di bastoncello che sfrutta come via di accesso
le ferite o microlesioni causate dagli insetti,
dall'uomo, dal vento ed altri eventi meteorici.
Le infezioni sono favorite da temperature miti e da elevata umidità. In certi casi
comunque sono stati riportati danni di una certa consistenza alla produzione.
La lotta è basata sulla potatura e distruzione dei rami colpiti, i tagli poi devono
esseredisinfettati con prodotti rameici. Anche le ferite provocate dalle grandinate
vanno trattate con derivati del rame (sali rameici) intervenendo tempestivamente
dopo l'evento grandinigeno, avendo cura di ripetere il suddetto trattamento dopo
una settimana. Si dovrà prestare la massima attenzione agli attrezzi di potatura
(forbici e seghetti) che vanno continuamente disinfettati con alcol denaturato in
particolare quando si passa da una pianta colpita dal batterio ad una sana.
Ulteriore attenzione va riservata nella scelta delle varietà di olivo da coltivare
cercando di utilizzare quelle naturalmente piu’ resistenti alla malattia.
Fumaggine
La fumaggine è una malattia diffusa e conosciuta che generalmente si insedia su
melata prodotta da Saissetia oleae. La prevenzione dagli attacchi di questa
malattia è pertanto strettamente legata al controllo della cocciniglia, ma anche alle
pratiche agronomiche tra cui senza dubbio la oculata potatura.
La fumaggine è un’alterazione causata dalla formazione, sulle foglie, sui rami e sui
frutti, di uno strato nerastro di micelio, di rametti fungini fruttiferi conidiofori e conidi
di diverse specie fungine saprofite che non vivono a spese della pianta ospite.
Questi funghi infatti si sviluppano e traggono nutrimento dalle sostanze zuccherine
presenti nella melata fisiologica, emessa dalla pianta in particolari momenti di
stress. Oltre a quella fisiologica c’è la melata parassitaria. Quest’ultima, molto più
frequente, è emessa da alcune cocciniglie che attaccano l’olivo, prima tra tutte la
Saissetia oleae.
Tra i fattori predisponenti l’attacco di fumaggine si registrano:
 potature non eseguite o eseguite ad intervalli molto lunghi come avviene
appunto negli oliveti marginali o abbandonat;
 eccesso di concimazioni azotate e concimazioni fosfopotassiche non
equilibrate. Questo provoca una maggiore suscettibilità agli attacchi
parassitari;
 mancata o errata difesa fitosanitaria nei confronti delle cocciniglie;
 eccessivo di uso di insetticidi non selettivi (esteri fosforici, piretroidi,
carbammati, ecc.) nella difesa fitosanitaria che alterano l’equilibrio biologico
tra nemici naturali e cocciniglie;
 temperature miti nei periodi invernali.
rametto invaso da cocciniglie con formiche che
si nutrono della melata emessa
I danni causati dalla fumaggine non sono facilmente valutabili, riguardano la
riduzione dell’attività fotosintetica ed il rallentamento degli scambi gassosi ed in
generale un decadimento della produttività.
La lotta contro questo fenomeno deve essere diretta innanzitutto nel contrastare le
cause predisponenti con mezzi di lotta agronomici (potature annuali, concimazioni
bilanciate, irrigazione limitata, ecc.) e chimici (lotta alla cocciniglia con principi attivi
selettivi che salvaguardano gli antagonisti utili). Gli interventi anticrittogamici
eseguiti per combattere l’occhio di pavone hanno effetto anche contro la
fumaggine.
LEPTONECROSI DELL’OLIVO GENERALITA’ E DESCRIZIONE
Questa alterazione è dovuta ad una boro carenza
del terreno. È molto diffusa in Italia e presente in
tutti i terreni deficienti in boro.
DANNO
L'alterazione si manifesta in modo progressivo
dapprima in poche piante, poi si espande a
macchia d'olio. Inizialmente le parti colpite sono i
rametti più esterni dove si notano raccorciamenti degli internodi, con rami che
assumono una forma a palmetta. Le foglie, invece, si presentano bifide, a falcetto,
di colore verde pallido.
Il periodo critico di manifestazione della boro carenza sulla pianta inizia nel mese
di maggio colpendo in modo parti colare le foglie dell'annata precedente. I rami poi
con l'aggravarsi della situazione si defogliano e seccano, mentre le branche
principali possono avere zone depresse con necrosi dei tessuti sottostanti. È
importante precisare che il boro agisce sulla fecondazione e la conseguente
allegagione.
Sulle drupe, in estate, il sintomo si manifesta con un disseccamento dell’apice fino
a mettere a nudo il nocciolo. Il fenomeno prende il nome di “faccia di scimmia”.
Pertanto nei casi di carenza si possono avere delle incidenze negative di
produzione.
La carenza andrebbe accertata con la diagnostica fogliare o con l’analisi del
terreno. L’assorbimento del boro da parte delle radici è ostacolata nei terreni con
valore di PH superiore a 7,5
CURA
Salvo nei casi sporadici il boro si trova ben presente nel terreno, però a causa
degli antagonismi con calcio, magnesio e fosforo risulta essere bloccato e
scarsamente assimilabile dalla pianta. È perciò importante dove esista comprovata
carenza o immobilizzazione, restituire boro al terreno o effettuare delle
somministrazioni fogliari secondo le seguenti indicazioni. A fine inverno nel mese di
marzo con borato sodico (200-300 g/pianta interrato a 10-15 cm di profondità) da
distribuire al terreno nei periodi piovosi, mentre per via fogliare è necessario un
trattamento nella fase di prefioritura e uno dopo 10 gg. con boro solubile.
Dove la leptonecrosi ha portato al disseccamento delle ramificazioni apicali è bene
effettuare una potatura energica eliminando le parti secche ed evitare in tal modo
l'attacco di scolitidi e di funghi secondari.
Rametti disseccati e foglie deformate
VERTICILLIOSI DELL'OLIVO Verticillium dahliae
Pur essendo stata rilevata sia in vecchi oliveti che in nuovi impianti specializzati è
su questi ultimi che la malattia si rende più pericolosa e facilmente diffusibile e
pertanto può creare problemi reali di difficile soluzione. Non essendo disponibili
validi metodi di lotta, la diagnosi tempestiva può contribuire a limitare il diffondersi
dell’infezione.
Descrizione e sintomi
La malattia determina generalmente il disseccamento di uno o più rami nella
porzione
medio
alta
della
chioma.
Questi sintomi si manifestano all’inizio della primavera (marzo), crescono
d’intensità con l’elevarsi della temperatura in aprile - maggio e si arrestano con le
alte temperature estive; non si constatano nuovi disseccamenti nel periodo
autunnale.
Sono colpiti dall’alterazione i rami a legno e a frutto, i polloni, l’estremità di branche
con tutte le produzioni laterali ivi inserite. Su questi organi la prima sintomatologia
è avvertibile sulle foglie dei getti apicali: queste assumono riflessi bronzei, iniziano
a piegarsi a doccia, si disseccano bruscamente in coincidenza di condizioni
termiche favorevoli rimanendo attaccate per molto tempo ai rami colpiti dal
patogeno.
In queste fasi di rapido deperimento, sezioni trasversali e longitudinali degli organi
colpiti manifestano un lieve imbrunimento dei tessuti legnosi destinati ad
intensificarsi fino a raggiungere la necrosi con il trascorrere del tempo. Nel periodo
estivo (giugno - luglio) a seguito della reazione della pianta si ha frequentemente
l’emissione di nuovi germogli al di sotto delle zone alterate.
Strategie di prevenzione e difesa
La scelta di varietà resistenti alla malattia e l’asportazione chirurgica delle parti di
pianta deperite o disseccate, con susseguente disinfezione dei tagli più grossi
risultano gli unici criteri attuabili per la salvaguardia dell’oliveto.
Il Leccino risulta molto suscettibile, Coratina e Frantoio tolleranti,
CARIE DEL LEGNO
Coriolus spp., Fomes spp., Stereum spp., Polyporus spp., ecc...
Descrizione e sintomi
Per carie si intende la presenza di marciumi secchi del legno che si possono
sviluppare al piede, nel tronco o nelle branche principali e che da questi organi
possono spingersi anche fino all'intersezione delle radici piu' grosse. E' causata da
un complesso di funghi (Fomes, Stereum, Polyporus, Coriolus) che penetrano
principalmente attraverso le ferite ed attaccano il legno riducendolo in un ammasso
polverulento.
Strategie di prevenzione e difesa
La lotta contro questa malattia, nel caso che abbia già interessato i tessuti vegetali,
si attua tramite l'asportazione chirurgica (slupatura) del legno morto fino a mettere
a nudo i tessuti sani i quali andranno coperti con mastici protettivi. Prove
sperimentali hanno evidenziato l'ottima protezione esercitata da miscele di colle
viniliche
con
ossicloruro
di
rame
al
10%.
Per prevenire lo sviluppo di carie è importante eseguire correttamente le
operazioni di potatura e la protezione dei grossi tagli di potatura con i mastici
TIGNOLA DELL’OLIVO Prays oleae
Raramente raggiunge nelle nostre zone livelli di dannosità tali da giustificare il
ricorso ad interventi chimici. L’adulto è una farfalla che misura 12-13 mm di
apertura alare, con livrea giallo argentea .
La larva a completo sviluppo misura 7-8 mm di lunghezza e 1,4 di larghezza. Il suo
colore è generalmente bruno verdastro chiaro o nocciola più o meno scuro. Sulla
parte dorsale sono presenti delle bande olivastre e lateralmente è caratterizzata da
due bande di colore paglierino. La crisalide, di colore brunastro, misura 6 mm di
lunghezza per 2 di larghezza, ha forma sub conica con la parte anteriore
arrotondata.
Compie tre generazioni annue
ciascuna delle quali si svolge
su un organo vegetativo
diverso: la prima sui fiori
(antofaga),
la
seconda
all’interno dei frutti (carpofaga)
e la terza, svernante, sulle
foglie (fillofaga).
A seconda del periodo la
tignola arreca danno ai fiori
inizialmente,
alle
drupe
successivamente, provocando
la cascola in due momenti
diversi; in giugno-luglio quando
penetrano all’interno del frutto e in settembre-ottobre quando escono dal frutto per
incrisalidarsi.
A fine estate compaiono gli adulti della terza generazione che depongono le uova
sulla pagina superiore delle foglie, in prossimità della nervatura centrale. Dopo
alcuni giorni nascono le larve che penetrano nel tessuto fogliare. Questa
generazione costituisce la forma che supererà l’inverno.
Il ricorso a interventi di difesa chimica può essere necessario contro la
generazione antofaga che attacca i fiori e soprattutto contro quella carpofaga.
Per la lotta alla generazione carpofaga è necessario utilizzare prodotti sistemici o
citotropici in grado di raggiungere la giovane larva che si addentra all’interno
dell’olivina (dimetoato). Il trattamento con questi prodotti è giustificabile e si rende
necessario al superamento della soglia di intervento del 15%. L’intervento si
realizza quando l’oliva misura dai 3 ai 5 mm. Di diametro.
TIGNOLA VERDE O PIRALIDE DELL’OLIVO
Palpita ( = Margaronia) unionalis
Le situazioni più critiche si registrano negli oliveti ricostituiti dopo il gelo o nei nuovi
impianti. in queste condizioni la Margaronia può provocare defogliazioni consistenti
con la necessità del ricorso alla lotta.
L’attività di nutrimento delle larve causa la distruzione di una parte del fogliame che
in caso di forti attacchi può determinare l’arresto dello sviluppo della pianta.
L’adulto è una farfallina di colore bianco madreperlaceo brillante. Gli adulti
compaiono in primavera inoltrata, dopo l’accoppiamento le femmine depongono le
uova in gruppi di 3-5 sulla pagina inferiore delle foglie lungo la nervatura mediana.
Le larve neonate si portano verso le foglie apicali più tenere dove formano un
riparo sericeo e cominciano a nutrirsi del tessuto fogliare della pagina inferiore.
Compiono quattro mute, ognuna in ripari diversi tra loro, attraverso le quali
ingrossano ed assumono una colorazione più intensa. Le larve di quarta età sono in
grado di rodere tutto il tessuto fogliare ed in caso di forti attacchi anche le drupe;
arrivate a maturità si costruiscono un riparo formato da foglie saldate tra loro con fili
sericei all’interno del quale tessono un bozzoletto dove si incrisalidano.
crisalide
Larva IV età
In oliveti adulti, non causa danni di interesse economico. Inoltre è tenuta a freno
dai trattamenti eseguiti contro la mosca delle olive e da alcune cure colturali come
la spollonatura; quest’ultima oltre a determinare la carenza di alimento per le
giovani larve causa la distruzione delle uova eliminando i focolai di infezione.
Diverso è il caso di nuovi impianti monocauli, di oliveti ricostituiti con l’allevamento
di polloni e delle giovani piante in vivaio; in questi casi, a seguito di forti attacchi,
può risultare necessario intervenire con antiparassitari chimici che agiscono per
contatto ed ingestione dando la preferenza a quei principi attivi a minore impatto
ambientale.
COCCINIGLIA “MEZZO GRANO DI PEPE”
Saissetia oleae
Si tratta di un coccide le cui forme evolute sono poco mobili dopo la prima età. La
femmina ovigera si distingue per la somiglianza a un mezzo grano di pepe:
dotata infatti di una carena longitudinale e due trasversali a formare una croce.
Il maschio non è normalmente presente e la femmina si moltiplica
partenogeneticamente. Le forme giovanili sono mobili, si accrescono lentamente
e svernano prima di giungere a maturità
E' un temibile parassita ma che difficilmente si diffonde in quantità elevate se le
piante di olivo sono ben tenute, sia dal punto di vista della potatura sia da quello
della fertilizzazione e nutrizione idrica.
Il danno consiste in una sottrazione di linfa e nell'emissione di abbondante
melata.
Cocciniglia su rametto
uovo
Cotonello dell’olivo ( Euphyllura olivina )
Viene chiamato cotonello perché gli stadi giovanili emettono bianche secrezioni
cerose, simili al cotone, che ricoprono i rametti infestati. E una specie tipica del
bacino del mediterraneo e colpisce esclusivamente l'olivo e l'oleastro.
L’adulto ha una lunghezza di 2,5 mm, colore verdastro pallido, vita media intorno ai
tre mesi.
I danni generalmente sono di scarsa entità e consistono in danni diretti
(devitalizzazione dei getti, aborto dei fiori e cascola dei frutticini) e danni indiretti
(imbrattamento dei getti e dei rami dovuto alla melata prodotta e conseguente
sviluppo di fusaggine che porta ad aborti fiorali). Essi sono comunque sempre
localizzati su pochi rametti della parte più esterna della chioma.
Questo insetto è controllato molto bene dai nemici naturali.
Il cotonello inoltre può essere limitato nello sviluppo con potature di sfoltimento
(asportazione dei rami infestati) che oltre ad eliminare l'insetto stesso, evitano
l'instaurarsi del microclima umido ottimale per la crescita ulteriore delle popolazioni.
Anthocoris nemoralis
OZIORRINCO
Otiorrhynchus cribricollis
I danni causati da questo insetto curculionide sono solitamente limitati. Si tratta di
una specie presente in tutto il bacino del Mediterraneo. L’adulto, lungo 6-8 mm,
sverna prevalentemente allo stadio di larva; gli adulti fuoriescono in primavera,
normalmente dalla seconda decade di maggio in poi, e da questo momento
iniziano un’intensa attività trofica, quasi esclusivamente notturna, ai danni di
numerose specie vegetali, fra le quali però prediligono l’olivo.
Durante il giorno essi restano nascosti nel terreno, a profondità variabili fra i 10 e i
30 centimetri; nella notte, risalendo lungo il tronco, raggiungono le parti alte della
pianta, danneggiando foglie (ed anche giovani germogli e gemme) con erosioni
semicircolari che fanno assumere al bordo fogliare una forma caratteristica.
MOSCERINO O CECIDOMIA SUGGISCORZA
L’adulto di questo dittero cecidomide, di colore nero, raggiunge i 3 mm. di
lunghezza; la femmina presenta i segmenti dell’addome aranciati, mentre nel
maschio
sono
grigiastri.
La larva neonata è trasparente e successivamente si colora di arancio. Dall’inizio
di maggio fino alla fine di settembre si accavallano 3-4 generazioni, così che per
tutta la buona stagione si ha la presenza continua e contemporanea di tutti gli stadi
dell’insetto.
Le femmine depongono le uova nella zona cambiale approfittando di lacerazioni
nella corteccia, soprattutto su olivi giovani si manifestano danni di una certa
consistenza, con le larve che si nutrono sottocorteccia e indeboliscono la parte
superiore alla zona di attacco fino a farla essiccare se la necrosi provocata dalla
larva abbracci per intero i giovani getti.
RODILEGNO GIALLO
La larva di prima età è di colore roseo mentre a maturità assume una colorazione giallognola
punteggiata di nero con capo e protorace nero lucente. La lunghezza può raggiungere i 50 60 mm. La crisalide è di colore bruno giallastro.
L’adulto, che ha una apertura alare di 40 -70 mm. presenta ali anteriori e posteriori di colore
bianco argenteo fittamente maculate di nero.
Le larve penetrano nei germogli spingendosi durante l'accrescimento verso le
sezioni più grandi, le parti attaccate disseccano.
Per la difesa ci si limita ad inserire nelle gallerie un filo metallico per uccidere
la larva.
MOSCA DELLE OLIVE Dacus oleae
Si tratta di un dittero ed è l'insetto più dannoso per gli oliveti, il suo areale copre tutto
il bacino del mediterraneo.
L’adulto si presenta con una lunghezza di 4-5 millimetri e una larghezza, ad ali
distese, di 11-12 millimetri.
I maschi sono leggermente più piccoli delle femmine. Il capo è giallo fulvo con occhi
verde metallico. Le antenne sono di colore bruno e appena più corte del capo. Il
torace è grigio-bluastro con tre linee nerastre; le ali sono trasparenti con una
macchietta apicale brunastra, l’addome è castano chiaro macchiettato. La femmina
si differenzia dal maschio per l’evidenza dall’ovodepositore e le maggiori dimensioni
dell’addome ( nei maschi è di forma rotondeggiante mentre nelle femmine si
presenta più o meno romboidale ).
CICLO BIOLOGICO E FENOLOGIA
Nel bacino del mediterraneo la specie si trova in tutte quelle aree in cui è coltivato
l’olivo o dove è presente l’olivastro. Tuttavia la fenologia e la densità di popolazione
della mosca variano sensibilmente da una zona all’altra in funzione delle condizioni
macro e micro-climatiche e delle caratteristiche agronomico – colturali delle varie
zone di coltivazione. In generale il suo ciclo biologico subisce una interruzione in
inverno e durante l’estate quando le temperature superano i 28° – 30° gradi.
La disponibilità dei frutti è la condizione essenziale per lo sviluppo dell’insetto: il
periodo primaverile – estivo, durante il quale non sono presenti frutti recettivi (olive
con nocciolo indurito) sulle piante e la popolazione è costituita unicamente da adulti,
è detto “ periodo bianco “.
Le prime infestazioni si verificano in fine giugno – luglio; in agosto poi, se si
verificano delle condizioni di caldo secco, c’e’ un rallentamento più o meno
pronunciato dello viluppo demografico e successivamente un forte aumento della
popolazione in autunno nella fase di maturazione delle olive.
Le femmine depongono le uova a partire dall'estate inoltrata, quando l'oliva ha
almeno un diametro di 7-8 mm. L'ovideposizione avviene praticando una puntura
con l'ovopositore sulla buccia dell'oliva e lasciando un solo uovo nella cavità
sottostante. La puntura ha una caratteristica forma triangolare dovuta ad un effetto
ottico. Una puntura fresca ha un colore verde scuro, mentre le punture vecchie
hanno un colore bruno-giallastro a seguito della cicatrizzazione della ferita.
Mosca in ovodeposizione
Particolare dell'ovodepositore
Accoppiamento
Puntura
La schiusura dell'uovo avviene dopo un periodo variabile secondo le condizioni
climatiche: da 2-3 giorni nel periodo estivo ad una decina di giorni nel periodo
autunnale. La larva neonata scava inizialmente una galleria superficiale, ma in
seguito si sposta in profondità nella polpa fino ad arrivare al nocciolo, che in ogni
modo non viene intaccato. Durante lo sviluppo larvale avvengono due mute con
conseguente incremento delle dimensioni della larva.
Uovo (dai 2 ai 10 gg)
Larva di I età
Larva II età
Larva III età
Lo stadio di larva dura dai 10 ai 25 gg
In prossimità della terza muta la larva di III età si sposta verso la superficie e
prepara il foro di uscita per l'adulto rodendo la polpa fino a lasciare un sottilissimo
strato superficiale. In questa fase l'oliva mostra chiaramente i sintomi dell'attacco
perché si presenta più scura in corrispondenza della mina. Sulla superficie è bene
evidente un'area circolare traslucida dovuta alla pellicola residua lasciata. La pupa
resta quiescente nella cavità sottostante, protetta all'interno del pupario formato
dall'esuvia della larva matura.
Pupa ( 10 gg fino a qualche mese per le pupe svernanti)
A maturità l'adulto rompe l'esuvia della pupa e fuoriesce dal pupario. Con una
pressione rompe la pellicola superficiale lasciata dalla larva e sfarfalla lasciando il
foro di uscita. Nel tardo autunno e in inverno il comportamento cambia: la larva
matura fuoriesce dall'oliva e si lascia cadere nel terreno dove avviene
l'impupamento.
Il clima influenza il ciclo soprattutto con la temperatura e in misura minore l'umidità.
La temperatura ha un ruolo importante anche sulla vitalità e sui ritmi di
riproduzione. Temperature superiori ai 30 °C provocano il riassorbimento dei
follicoli ovarici riducendo la fecondità delle femmine: una femmina depone in media
2-4 uova al giorno in piena estate e 10-20 uova in autunno. Temperature
persistenti sopra i 32 °C per diverse ore al giorno provocano anche mortalità
superiori all'80% delle uova e delle larve di I età.
TEMPERATURA : Superiore a 6-7°C- Ripresa dell’ attività dell’adulto
TEMPERATURA : Superiore a 14-15°C - Volo e Accoppiamento ( al tramonto )
TEMPERATURA : Compresa tra 18° e 27°C - Temperatura ottimale per la piena
attività
TEMPERATURA : Compresa tra 27° e 30°C - Rallentamento delle attività e dello
sviluppo
TEMPERATURA : Superiore a 30°C - Blocco della produzione di uova
TEMPERATURA : Inferiore a 0°C - Temperatura letale per gli adulti
TEMPERATURA : Inferiore a -9°C - Temperatura letale per tutti gli stadi
TEMPERATURA : Superiore a 38°C- Temperatura letale per tutti gli stadi
Lo sviluppo larvale è invece condizionato dalla consistenza della polpa e
soprattutto dalle dimensioni della drupa. Nelle olive da mensa, infatti, la mortalità
estiva è più contenuta in quanto la larva riesce a sfuggire agli effetti letali delle alte
temperature migrando in profondità.
I danni causati dalla mosca dell'olivo sono congiuntamente di due tipi: quantitativo
e qualitativo.
Sotto l'aspetto quantitativo il danno è causato dalle larve di II età e, soprattutto, di
III età e consiste nella sottrazione di una parte considerevole della polpa con
conseguente riduzione della resa in olio. Una parte della produzione si perde
anche a causa della cascola precoce dei frutti attaccati. Nelle olive da olio le
punture e le mine scavate dalle larve di I età non hanno riflessi significativi sulla
resa.
Sotto l'aspetto qualitativo va considerato il sensibile peggioramento della qualità
dell'olio estratto da olive con un'elevata percentuale di attacchi da larve di III età.
L'olio ottenuto da olive bacate ha una spiccata acidità (espressa in acido oleico,
dal 2% al 10% secondo la percentuale d'infestazione) e una minore conservabilità
in quando presenta un numero di perossidi più elevato. Dagli attacchi di mosca
derivano secondariamente deprezzamenti qualitativi più o meno gravi dovuti
all'insediamento di muffe attraverso i fori di sfarfallamento. Questo peggioramento
qualitativo si evidenzia in modo notevole negli oli ottenuti da olive bacate raccolte
da terra o stoccate per più giorni prima della molitura.
LOTTA A CALENDARIO E LOTTA GUIDATA
Lotta a calendario. Si interviene generalmente con trattamenti preventivi
periodici a partire dal periodo in cui compaiono in media le infestazioni (dalla
piena estate nelle zone a maggiore incidenza o dal mese di settembre nelle zone
a minore incidenza). Il trattamento viene ripetuto in base all'intervallo di carenza
del principio attivo usato (DIMETOATO 20 GG). L'aspetto negativo dei trattamenti
a calendario è il rischio di effettuare trattamenti inutili.
Lotta guidata e lotta integrata. S'interviene solo al superamento di una
soglia di intervento. Questa può essere stimata rilevando ogni settimana
l'andamento della popolazione degli adulti con l'uso di trappole per monitoraggio
oppure rilevando il numero di infestazioni attive (punture fertili e mine di larve di I
e II età).
La soglia d'intervento, in caso di utilizzo di trappole di monitoraggio coincide con
la cattura settimanale di circa 10 adulti per trappola cromotropica in estate e 30
adulti per trappola in ottobre.
Più affidabile è il campionamento delle olive per stimare l'entità dell'infestazione. In
questo caso la soglia d'intervento consigliata è il 10-15% di infestazioni attive per
le cultivar da olio e il 5% per le cultivar da mensa. Il campionamento si effettua
settimanalmente prelevando casualmente su un'ampia superficie un'oliva per
pianta ad altezza d'uomo. Dal prelievo si separa un campione di 100-200 olive
sulle quali va rilevata solo la presenza di uova e di larve di I e II età vive e non
parassitizzate. L'eventuale presenza di fori di sfarfallamento, di larve di III età e di
pupe non va computata in quanto il danno è ormai verificato e il trattamento
sarebbe inutile.
Il sezionamento si effetttua con strumenti affilati osservando ogni singola oliva con il
microscopio ottico al fine di individuare lo stadio di sviluppo della mosca.
I trattamenti curativi si effettuano irrorando l'oliveto con insetticidi a base di
Dimetoato, Deltametrina, Phosmet. Il dimetoato è l'insetticida più usato per la sua
efficacia e per il costo relativamente contenuto. Inoltre questo principio attivo è
preferibile ad altri perché lascia pochi residui nell'olio di oliva in quanto, essendo
idrosolubile, passa nelle acque di vegetazione.
I trattamenti preventivi si possono basare sull'eliminazione della popolazione
adulta. Gli adulti, assendo glicifagi, sono attirati da sostanze azotate necessarie
per integrare la loro dieta povera di proteine. Le sostanze utilizzate come esche
per le mosche sono proteine idrolizzate e avvelenate con un insetticida
fosforganico (in genere il dimetoato). Recente è l'introduzione di esche proteiche
pronte all'uso a base di Spinosad, una miscela di metaboliti di origine batterica
dotati di azione insetticida, tale trattamento è autorizzato anche in agricoltura
biologica.
Un altro trattamento preventivo si basa sul principio di ostacolare l'ovodeposizione.
È stato riscontrato che il rame, pur essendo un anticrittogamico,così come il
caolino esercita un'azione repellente nei confronti della mosca, le cui femmine
rivolgono preferibilmente la loro attenzione, per le ovideposizioni, verso le olive
non trattate.
Studi recenti hanno evidenziato che i formulati a base di rame esercitano la loro
efficacia sia sulla flora batterica presente a livello della chioma, sia su quella che
vive in simbiosi con le larve di mosca provocando la morte di una certa
percentuale di quelle di prima e seconda età. Oltre a questa caratteristica i sali di
rame presentano un’azione collaterale repellente ed un’azione indurente dei
tessuti esterni delle drupe che inducono le femmine a scegliere olive non trattate
per ovideporre.
TRAPPOLE
Le trappole, secondo la funzione, si distinguono in due tipi:
Trappole per monitoraggio (trap-test): sono impiegate per rilevare l'andamento
della popolazione di adulti allo scopo di stimare la soglia di intervento. La loro
densità dipende dal tipo di trappola e di attrattivo usato. Le trappole sono in
materiale plastico cosparse di sost.vischiiose.
Trappole per cattura massale (mass trap): sono impiegate per catturare in massa
gli adulti in modo da abbatterne la popolazione fino a livelli tali da mantenere le
infestazioni sotto la soglia di intervento. La loro densità deve essere elevata (una
trappola per pianta con attrattivi sessuali e/o alimentari).
Gli attrattivi impiegati per le trappole sono di tre tipi:
Colore. È l'attrattivo utilizzato nelle trappole cromotropiche. Gli adulti della mosca
dell'olivo sono attratti dal colore giallo. Dal momento che il giallo è un colore non
selettivo, queste trappole possono essere usate solo a scopo di monitoraggio.
Feromone. Il feromone sintetico è una riproduzione del componente principale del
feromone sessuale naturale, emesso dalla femmina per attirare il maschio.
Attrattivi alimentari. Sono sostanze azotate volatili che attirano le mosche alla
ricerca di integratori proteici della loro dieta. Come attrattivi alimentari possono
essere utilizzate le proteine idrolizzate e i sali ammoniacali. Lo svantaggio di questi
attrattivi è che il loro funzionamento è influenzato dalle condizioni atmosferiche
(temperatura e umidità relativa).
Maschi catturati
Trappola alimentare
TRAPPOLE ARTGIANALI
Gli adulti sono glicifagi e si nutrono principalmente di melata. Essendo la loro dieta
base povera di proteine, sono particolarmente attratti da materiali che emanano
sostanze azotate volatili allo scopo d'integrare il fabbisogno proteico.
Tale marchigegno esercita un'attrattiva
cromotropica, stisce gialle, e può essere innescata
con qualsiasi cosa sprigioni sostanze azotate
vanno bene i sali di ammonio, ma anche un
pezzetto d'acciuga immersa in acqua.