OLIVO Fa parte delle angiosperme , genere oleali, fam oleaceae, specie Olea europea L..... La denominazione della specie di appartenenza, Olea europaea, comprende due varietà: Olea europea L. var. sylvestris, o oleastro , e Olea europea L. var. sativa, o O. Coltivato. Ad oggi, dagli oliveti toscani sono stati recuperati 108 genotipi !!!!!! Esiste un centro che fa la “collezione” del germoplasma di olivo toscano a Follonica l' Azienda sperimentale “Santa Paolina” del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Nel territorio della provincia di Pisa ci sono 8 genotipi: Gremigna tonda,Gremigno di Fauglia, Lastrino, Lazzero, Lazzero delle Guadalupe, Pendagliolo, Punteruolo, Selvatica tardiva. L’epoca di fioritura costituisce un carattere genetico complesso sul quale influiscono numerosi fattori intrinseci (vigoria, età della pianta, ecc.), ambientali (temperatura, luminosità, umidità) e colturali (nutrizione, potatura, epoca di raccolta dei frutti, ecc.). In Toscana la fioritura dell’olivo (antesi) ha luogo, a seconda delle zone climatiche, dalla fine di maggio alla prima settimana di giugno. L' impollinazione è subordinata al trasporto anemofilo del polline da un fiore all’altro e/o da una pianta all’altra, possono incidere diversi fattori che causano problemi di sterilità: “Morfologica” per l’assenza o il ridotto sviluppo dell’ovario “Genetica”, quando il polline non è in grado di fecondare l'ovario I fiori sono ermafroditi, piccoli, bianchi e privi di profumo, costituiti da calice (4 sepali) e corolla a 4 petali bianchi. I fiori sono raggruppati in mignole (10-15 fiori ciascuna) che si formano da gemme miste presenti su rami dell'anno precedente o su quelli d' annata. La mignolatura è scalata ed inizia in maniera abbastanza precoce nella parte esposta a sud. L'infiorescenza è un elemento identificativo della cultivar, questi sono i caratteri distintivi: Lunghezza del rachide e la distanza dei verticilli fiorali: Corta e compatta, corta e rada , Lunga e compatta, Lunga e rada ●Lunghezza: Ridotta (< 25 mm), Media (25 - 35 mm), Elevata (> 35 mm) ●Numero dei fiori a mignola: Basso (< 18 fiori), Medio (18 - 25 fiori), Alto (> 25 fiori) ● I frutti dell’olivo sono drupe ellissoidali, ovoidali o sferoidali , di peso medio variabile da 2 a 12 grammi. Dalla sua formazione (allegagione) alla maturazione, l’oliva subisce numerose trasformazioni alla fine delle quali è possibile distinguere: l’epicarpo (membrana esterna), il mesocarpo (carnoso), l’endocarpo (legnoso) ed il seme (tegumento + endosperma + embrione) EPICARPO : E' costituito da uno strato sottile di cellule coperte da pruina, che presenta una ricca microflora. In genere, in presenza di lesioni della buccia, è questa microflora che avvia reazioni chimiche di varia natura responsabili di alterazioni o difetti diversi quali l’aumento dell’acidità dell’olio, la formazione di sostanze maleodoranti, ecc. La buccia dell’oliva, inizialmente è di colore verde; con il procedere della maturazione diviene rossastra o bruna, a seconda della cultivar, fino a diventare completamente nera MESOCARPO (polpa): tessuto di spessore variabile che rappresenta in media il 70-80% in peso dell’intera drupa ENDOCARPO (nocciolo): è l’involucro legnoso che racchiude il seme. SEME : è costituito dal tegumento con funzione protettiva, dall’endosperma, con funzione di accumulo delle sostanze energetiche e dall’embrione. Le piccole drupe iniziano ad avere dimensioni evidenti dopo circa 10-15 giorni dall’allegagione. L’impressione di una abbondante allegagione, già agli inizi di luglio, viene parzialmente ridimensionata dall’altrettanto abbondante cascola che colpisce i frutticini appena formati. Questo fenomeno prosegue, con intensità diversa, e diventa ancora più appariscente nel corso della fase finale della maturazione. L’ultima fase della crescita, che dura circa tre mesi, si distingue perché le cellule della drupa aumentano di volume per distensione creando così le condizioni ottimali per l’accumulo finale dell’olio. L’accrescimento del frutto, tuttavia, è anche condizionato dalla posizione che occupa sulla chioma (esposizione alla luce) e sul ramo (zona apicale, mediana o basale) I frutti meglio illuminati, che occupano la zona della chioma più esterna, crescono di più rispetto a quelli che si trovano nelle zone interne più ombreggiate. Facendo riferimento al cambiamento di colore della drupa, il ciclo di maturazione dell’oliva può essere suddiviso in 4 periodi: a) Stadio erbaceo: l'oliva si presenta verde b) Fase di invaiatura: è il momento in cui l’oliva cambia colore a causa della degradazione della clorofilla, i frutti accumulano abbondanti lipidi mentre il peso subisce incrementi limitati. In questa fase si forma la pruina con lo scopo di proteggere l'epidermide e diminuire la perdita di acqua per traspirazione c) Fase di maturazione;In questo periodo della stagione la drupa raggiunge la massima dimensione e l’olio, espresso come valore percentuale sulla sostanza secca, i livelli più alti. L' accrescimento diventa stazionario d) Fase di sovramaturazione.Rappresenta l’insieme dei processi fisiologici che avvengono nel frutto quando, dopo la maturazione, rimane del tempo ancora attaccato al ramo. Si verificano una riduzione dell’attività respiratoria e perdite di acqua con apparente aumento di olio nel frutto. PER RICONOSCERE LA VARIETA'......SFERICA, OVOIDALE, ELLISSOIDALE Le foglie sono di forma lanceolata, disposte in verticilli ortogonali fra di loro, coriacee. Sono di colore verde glauco e glabre sulla pagina superiore mentre presentano peli stellati su quella inferiore che le conferiscono il tipico colore argentato e la preservano a loro volta da eccessiva traspirazione durante le calde estati mediterranee. Il tronco è contorto, la corteccia è grigia e liscia ma tende a sgretolarsi con l'età; il legno è di tessitura fine, di colore giallo-bruno, molto profumato, duro ed utilizzato per la fabbricazione di mobili di pregio in legno massello. Caratteristiche del tronco, sin dalla forma giovanile, è la formazione di iperplasie (ovuli, mamelloni, puppole) nella zona del colletto appena sotto la superficie del terreno; simili strutture si possono ritrovare inoltre sulla branche: comunque queste formazioni sono date non da fattori di tipo parassitario ma da squilibri ormonali e da eventi di tipo microclimatico. Le radici sono prevalentemente di tipo fittonante nei primi 3 anni di età, dal 4° anno in poi si trasformano quasi completamente in radici di tipo avventizio, superficiali e che garantiscono alla pianta un'ottima vigorosità anche su terreni rocciosi dove lo strato di terreno che contiene sostanze nutrienti è limitato a poche decine di centimetri. FENOLOGIA L'olivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che coincide con il periodo più freddo, per un intervallo di tempo che dipende dal rigore del clima. Alla ripresa vegetativa, che orientativamente si verifica a febbraio, ha luogo anche la differenziazione a fiore; fino a quel momento ogni gemma ascellare dei rametti dell'anno precedente è potenzialmente in grado di generare un nuovo germoglio o una mignola. Dalla fine di febbraio e per tutto il mese di marzo si verifica un'intensa attività dapprima con l'accrescimento dei germogli, poi anche con l'emissione delle mignole, fase che si protrae secondo le zone fino ad aprile. La mignolatura ha il culmine in piena primavera con il raggiungimento delle dimensioni finali. Le infiorescenze restano ancora chiuse, tuttavia sono bene evidenti perché completamente formate. Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà e la regione, ha luogo la fioritura, piuttosto abbondante. In realtà la percentuale di fiori che porteranno a compimento la fruttificazione è ridottissima, generalmente inferiore al 2%. L' impollinazione è anemofila. Alla fioritura segue l'allegagione, in linea di massima dalla metà di giugno. In questa fase la corolla appassisce e si secca persistendo fino a quando l'ingrossamento dell'ovario ne provoca il distacco. La percentuale di allegagione è molto bassa, inferiore al 5%, pertanto in questa fase si verifica un'abbondante caduta anticipata dei fiori (colatura). Si tratta di un comportamento fisiologico dal momento che la maggior parte dei fiori ha lo scopo di produrre il polline. Sulla percentuale di allegagione possono incidere negativamente eventuali abbassamenti di temperatura, gli stress idrici e i venti caldi. Dopo l'allegagione ha luogo una prima fase di accrescimento dei frutti che si arresta quando inizia la lignificazione dell'endocarpo. Questa fase, detta indurimento del nocciolo ha inizio nel mese di luglio e si protrae orientativamente fino agli inizi di agosto. Quando l'endocarpo è completamente lignificato riprende l'accrescimento dei frutti, in modo più intenso secondo il decorso climatico. In regime non irriguo sono le piogge dalla metà di agosto a tutto il mese di settembre a influire sia sull'accrescimento sia sull'accumulo di olio nei lipovacuoli: in condizioni di siccità le olive restano di piccole dimensioni, possono subire una cascola più o meno intensa e daranno una bassissima resa in olio per unità di superficie; in condizioni di umidità favorevoli le olive raggiungono invece il completo sviluppo a settembre. Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre) dopo una forte siccità estiva possono in pochi giorni far aumentare le dimensioni delle olive in modo considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l'oliva accumula soprattutto acqua. Da ottobre a dicembre, secondo la varietà, ha luogo l'invaiatura,cioè il cambiamento di colore, che indica la completa maturazione. L'invaiatura è più o meno scalare sia nell'ambito della stessa pianta sia da pianta a pianta. All'invaiatura l'oliva cessa di accumulare olio e si raggiunge la massima resa in olio per ettaro. Dopo l'invaiatura le olive persistono sulla pianta. Se non raccolte vanno incontro ad una cascola più o meno intensa ma differita nel tempo fino alla primavera successiva. In questo periodo la resa in olio tende ad aumentare in termini relativi: il tenore in olio aumenta perché le olive vanno incontro ad una progressiva perdita d'acqua. In realtà la resa in olio assoluta (in altri termini riferita all'unità di superficie) diminuisce progressivamente dopo l'invaiatura perché una parte della produzione si perde a causa della cascola e degli attacchi da parte di parassiti e fitofagi. FASI FENOLOGICHE ESIGENZE AMBIENTALI E ADATTAMENTO Fra le piante arboree l'Olea europaea si distingue per la sua longevità e la frugalità. L'olivo è una specie tipicamente termofila ed eliofila, con spiccati caratteri di xerofilia. Purtroppo è molto sensibile alle basse temperature. Le esigenze climatiche sono notevoli. Essendo una pianta eliofila soffre l'ombreggiamento, producendo una poca vegetazione e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: la pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di 3-4 °C. Sotto queste temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a temperature di -7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza della sola ceppaia. Le esigenze pedologiche sono modeste. In generale l'olivo predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5-9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali. L'aspetto più interessante della capacità d'adattamento dell'olivo è la sua resistenza alla siccità anche quando si protrae per molti mesi. In caso di siccità la pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano di crescere, si riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi vengono chiusi e l'acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In questo modo gli olivi superano indenni le lunghe estati siccitose manifestando una ripresa dell'attività vegetativa solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici pregiudicano la produzione. Le fasi critiche per l'olivo sono il periodo della fioritura e dell'allegagione, l'indurimento del nocciolo e il successivo accrescimento dei frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di allegagione, provocano cascola estiva delle drupe, scarso accrescimento di quelle rimaste e minore resa in olio delle olive. IMPIANTO OLIVETO Eliminazione di vegetazione arbustiva o arborea, livellamento, spietramento, scasso a circa 80 cm. Nei terreni eccessivamente grossolani è consigliabile limitare lo spietramento ai sassi di grandi dimensioni per evitare un abbassamento del piano di campagna. Per lo scasso è preferibile la lavorazione andante con ripuntatore o con aratro rispetto allo scasso a buche. ● Approntamento della rete scolante. È necessario nelle zone a clima piovoso. In generale l'investimento del drenaggio tubolare è poco remunerativo in olivicoltura perciò è più conveniente predisporre una sistemazione superficiale realizzando un'adeguata baulatura e una rete di scoline. ● Concimazione di fondo. Si esegue dopo lo scasso e prima della lavorazione complementare sulla base dei risultati dell'analisi chimica. La concimazione minerale deve limitarsi al solo apporto dei concimi fosfatici e potassici in quanto l'azoto si perderebbe per dilavamento. È consigliato integrare la concimazione minerale con l'apporto di un concime organico (es. 50-100 t di letame ad ettaro) per il suo effetto ammendante, qualora ci sia disponibilità di ammendanti organici a costi accessibili. ● Lavori di raffinamento. Si esegue un'aratura a 40 cm per interrare e distribuire i concimi lungo il profilo e una erpicatura per ridurre la zollosità superficiale. ● Ai lavori di preparazione seguono quelli di impianto con il tracciamento dei sesti e il picchettamento, la messa a dimora (manuale o con trapiantatrici semiautomatiche), l'impianto dei tutori. Il sesto d'impianto dipende dalle condizioni pedoclimatiche, dalla disponibilità irrigua, dalle caratteristiche della cultivar, dalla forma d'allevamento e dalla tecnica colturale. In condizioni ordinarie nei nuovi impianti si adottano sesti compresi fra m 5x5 e 7x7 in coltura irrigua e tra 8x8 e 10x10 in asciutto. Sesti molto stretti sono sconsigliabili per l'eccessivo ombreggiamento lungo la fila e per la difficoltà di meccanizzazione. Con olivi allevati a vaso policonico o a monocono sono consigliabili sesti di 5x7 o 6x7 secondo la vigoria della cultivar. Qualora si preveda la raccolta meccanica integrale con scuotiraccoglitrice è opportuno adottare sesti in quadrato di 7x7 o 8x8 per consentire una facile manovra della macchina. La messa a dimora si esegue dall'autunno all'inizio della primavera effettuando una buca con la trivella, disponendo sul fondo del materiale drenante e una piccola quantità di concime ternario, si mette la pianta, con il colletto leggermente più basso rispetto al livello del terreno e il tutore, infine si colmano gli spazi vuoti e si irriga. È sconsigliato eseguire l'impianto in primavera inoltrata per evitare eccessive fallanze. La scelta delle piante ha importanza sia economica sia tecnica. Le piante ottenute da talea sono più economiche ma tendono a sviluppare un apparato radicale superficiale e potrebbero subire stress idrici nel primo anno d'impianto. Quelle ottenute da semenzali innestati sono più resistenti ma hanno prezzi più alti. In merito allo sviluppo sono migliori le piante rivestite uniformemente di ramificazioni secondarie perché non necessitano di interventi cesori di correzione e permettono di anticipare l'entrata in produzione di 1-2 anni. La scelta delle cultivar dipende dalla zona, dalla tradizionalità, dal tipo di prodotto che vogliamo ottenere, non può e non deve esistere uno schema fisso. FERTILIZZAZIONE Con la concimazione vengono apportati al terreno gli elementi indispensabili per uno sviluppo equilibrato e per una buona produttività delle piante. Appare superato il concetto che l’ulivo è una pianta poco esigente dal punto di vista nutrizionale, anche se può sopravvivere in assenza prolungata di concimazioni, ma l’apporto di fertilizzanti esalta le capacità produttive di questa generosa pianta. Fornire dati precisi sulle quantità di elementi minerali asportati dalla pianta d’olivo è piuttosto difficile poiché diverse sono le situazioni colturali e l’elevato numero dei fattori che interferiscono. Sintetizzando i dati analitici esposti da vari autori, Morettini riporta che ogni anno un ettaro di oliveto asporta mediamente da 17 a 33 kg di azoto (N) ; da 8 a 20 kg di anidride fosforica (P205) e da 20 a 50 kg di ossido di potassio (K2O) con unrapporto 2 : 1 : 2,5. Però va detto che un quintale di olive asporta mediamente 900 g di azoto ; 200 g di anidride fosforica e 1.000 g di ossido di potassio. Certamente, nel determinare la quantità da apportare con la concimazione, non si dovrà solo tener conto della restituzione di quanto asportato, ma bisogna tener conto anche della quota di fertilizzante che viene dilavata e pertanto non più disponibile per la pianta. Bisogna pure considerare il ciclo vegetativo della pianta: le maggiori esigenze d’azoto si manifestano dalla piena fioritura all’indurimento del nocciolo. CONCIMAZIONE D’IMPIANTO O DI FONDO Generalmente va eseguita prima dello scasso. Lo scopo è quello di incorporare nello strato di terreno interessato dall’esplorazione dell’apparato radicale quelli elementi nutritivi poco mobili, quali fosforo e potassio. Nel caso in cui vi fosse disponibilità è preferibile somministrare letame con dosi di circa 300-500 q.li per ettaro oppure pollina, oppure si ricorre alla somministrazione di concimazione minerale di fondo con fosforo e potassio. A titolo puramente indicativo per un terreno di medio impasto e con una buona dotazione di elementi nutritivi si consiglia di somministrare dai 4-5 q.li per ettaro di perfosfato titolo 18-20 e 2-3 q.li di solfato potassico titolo al 50%. CONCIMAZIONE DI ALLEVAMENTO E’ la concimazione che si effettua durante i primi anni di vita dell’oliveto per stimolarlo ad un rapido accrescimento e predisporre l’oliveto ad una precoce fioritura e fruttificazione. Gli apporti nutrizionali saranno correlati in funzione dell’età della pianta e alla sua dimensione, pertanto crescenti nel tempo. La concimazione azotata è fondamentale per l’ulivo sin dal primo anno. E' consigliabile nei primi anni di crescita poichè l’apparato radicale è modesto in senso radiale, di effettuare la concimazione azotata annualmente ed in modo frazionato: 1°anno - in 3 volte circa, ogni mese – iniziando da maggio. 2° anno e successivi in due tempi : una somministrazione prima del germogliamento (inizio primavera o a fine inverno) mentre la seconda somministrazione a fine primavera inizio dell’estate in corrispondenza della piena attività vegetativa. Generalmente dal quinto anno in poi si può somministrare l’azoto in posizione perpendicolare alla proiezione della chioma o sull’intera superficie ad oliveto in coltura intensiva, in quanto l’apparato radicale è tale da garantire l’assorbimento anche a distanza dal tronco. La concimazione fosfo –potassica considerata la scarsa mobilità di questi elementi, si può ritenere che i quantitativi apportati come concimazione di fondo siano sufficienti per i primi 4-5 anni dall’impianto. CONCIMAZIONE DI PRODUZIONE E’ quella pratica agronomica eseguita da quando la pianta ha completato la sua fase di crescita ed inizia a fruttificare in maniera significativa sino all’intero ciclo produttivo dell’olivo. Lo scopo della concimazione di produzione è quello appunto di “sostenere” la produzione ed anche assicurare un rinnovo continuo degli elementi della chioma e dell’apparato radicale. Visto che un quintale di olive asporta mediamente 900 g di azoto ; 200 g di anidride fosforica e 1000 g di ossido di potassio. Pertanto tenuto conto delle perdite per dilavamento, immobilizzazione degli elementi del terreno, parte che è assorbito da erbe infestanti eventualmente presenti, i quantitativi indicati vanno moltiplicati per 3, quindi va somministrato 2,7 kg di azoto; 0,6 kg di fosforo; 3 kg di potassio per ogni 100 kg di olive prodotte. Certamente dosi maggiori nei terreni sabbiosi o poveri di sostanza organica. CONCIMAZIONE ORGANICA (Letamazione e sovescio). Si tratta di materiali caratterizzati da bassa concentrazione di sostanze nutritive ma importanti perché ricchi di sostanze organiche che svolgono una funzione ammendante nel terreno e perché ricchi di flora batterica. Il letame contiene mediamente un 20% di S.O. ma appena l’1-2% di azoto. Successivamente, con la decomposizione della S.O. si rendono disponibili per le piante azoto , fosforo, potassio e microelementi. E’ utile per correggere terreni argillosi per una maggiore permeabilità e quindi una migliore penetrazione dell’acqua e dell’aria. Le quantità di letame da somministrare per aver un certo effetto sono dell’ordine di 250-350 q.li per ettaro di uliveto. La pratica del sovescio, ovvero la coltivazione ed il successivo interramento di specie vegetali (in particolare leguminose) dalla cui lenta decomposizione si formerà dell’humus con arricchimento di sostanza organica. ATTENZIONI ALL'APPARATO RADICALE !!!!!! LA CONCIMAZIONE FOGLIARE Dal punto di vista fisiologico la tecnica della concimazione fogliare permette: 1 di stimolare lo sviluppo delle foglie; 2 di accelerare la fotosintesi e i processi respiratori; 3 di far utilizzare gli elementi nutritivi ai tessuti con i quali vengono a contatto; 4 la formazione di sostanze di riserva nei tessuti; 5 alla pianta di sopperire ad eventuali difficoltà di assorbimento radicale; 6 di influenzare positivamente l’equilibrio idrico delle colture. Dal punto di vista agronomico permette: 7 di stimolare il vigore vegetativo; 8 di migliorare l’al legagione dei frutticini; 9 di superare gli stress ambientali; 10 di stimolare la nutrizione delle gemme in via di formazione; 11 di potenziare le caratteristiche organolettiche dei frutti. La concimazione fogliare, tradizionalmente utilizzata per correggere in tempi brevi squilibri nutrizionali delle piante, non puòinteramente sostituire la concimazione annuale al terreno che, comunque, va realizzata in tempi e dosi opportune, anche perchè le foglie sono in grado di assorbire una quantità di nutrienti limitata rispetto alle esigenze complessive della pianta. MALATTIE Occhio di pavone Cycloconium oleaginum Cast. Colpisce tutti gli organi verdi, ma soprattutto le foglie nella pagina superiore dove si manifestano in primavera delle macchie più o meno circolari o riunite in gruppi. Tali macchie sono di colore bruno verde costituite da anelli concentrici circondati all'esterno da un alone giallastro che in autunno tendono a scurirsi nella parte centrale, ricordando il piumaggio del pavone. In seguito a questo attacco si ha una caduta prematura delle foglie generalmente a spese di quelle più vecchie. L'intensità della filloptosi è però variabile a seconda della gravità dell'attacco che solitamente è più intenso in primavere con elevata umidità atmosferica e con temperature ottimali attorno ai 12 °C. È possibile avere anche un attacco in autunni umidi in quanto i conidi del fungo germi- nano anche a basse temperature. In alcuni casi particolari possono essere colpite anche le drupe con un danno solitamente scarso e di interesse più per la diminuzione della quantità che della qualità dell'olio estratto. Esiste tra le varietà coltivate in Toscana una certa differenza di suscettibilità: in particolare sono sensibili Pendolino, moraiolo e frantoio, mentre risulta resistente il leccino. CICLO Questo fungo rimane vitale all'interno dei tessuti per tutto l'anno, con periodi di quiescenza durante le stagioni sfavorevoli invernali (sotto i 4°C) ed estive (sopra i 25°C). È legato all'acqua, infatti si diffonde come conidi germinati dalle lesioni presenti sulla pianta e inseriti nelle gocce di pioggia. In seguito, con periodi piovosi o molto umidi di almeno 2-3 giorni, riesce a penetrare i tessuti verdi dell'olivo. E per questo che le nuove infezioni si compiono di solito in primavera e in autunno. LOTTA I trattamenti, che si effettuano al superamento della soglia di danno, che è del 3040% di foglie colpite, vengono fatti con prodotti a base di rame ( ossicloruro di rame ). Sono consigliabili due trattamenti da fare uno verso la fine del mese di febbraio, possibilmente dopo la potatura così che abbia anche una azione di disinfezione sui tagli e l’altro dopo le prime piogge autunnali. Questi trattamenti provocano la caduta delle foglie infette, riducendo notevolmente il potenziale di sviluppo della malattia. I danni maggiori si hanno negli oliveti poco ventilati, con chiome troppo fitte o eccessivamente concimati con azoto. Piombatura dell’olivo Mycocentrospora cladosporioides Sacc. IL grado di pericolosità di questa malattia crittogamica, diffusa da tempo nella olivicoltura provinciale, è strettamente legato all’andamento meteorologico. Il fungo sverna come micelio su foglie pendenti o cadute a terra. Le condizioni necessarie al suo sviluppo sono simili a quelle del cicloconio, ossia una alternanza di periodi umidi e caldi. Particolarmente sensibili alla malattia sono le cultivar Frantoio, Moraiolo. Descrizione e sintomi Le piante attaccate dalla malattia presentano la seguente sintomatologia : Foglie: sulla pagina inferiore compaiono macchie irregolari, a volte confluenti, in corrispondenza delle quali fuoriesce un sottilissimo strato di conidiofori: la superficie fogliare assume colorazione grigio plumbea; sulla pagina superiore, in corrispondenza di tali aree, si osservano macchie inizialmente giallastre, poi necrotiche; in un secondo stadio della malattia, in genere in primavera, le foglie infette cadono. Rametti: quando sono ancora allo stato erbaceo possono comparire macchie irregolari, più o meno ovali, grigiastre. Piccioli fogliari e peduncoli dei frutti: macchie grigiastre. Frutti: tacche bruno-rossastre, con diametro di circa 1 cm, più o meno depresse La malattia è tenuta a freno con l'utilizzo di prodotti rameici, gli stessi utilizzati per l'occhio di pavone. Rogna dell’olivo Pseudomonas siringae pv. savastanoi La rogna dell'olivo è una malattia piuttosto frequente che colpisce tutti gli organi della pianta. Sui rami si formano piccoli tumori globosi che con il passare del tempo si ingrossano fino ad alcuni centimetri di diametro e si screpolano sulla superficie; gli stessi sintomi sono presenti anche sulle foglie. L'alterazione è causata da un batterio mobile a forma di bastoncello che sfrutta come via di accesso le ferite o microlesioni causate dagli insetti, dall'uomo, dal vento ed altri eventi meteorici. Le infezioni sono favorite da temperature miti e da elevata umidità. In certi casi comunque sono stati riportati danni di una certa consistenza alla produzione. La lotta è basata sulla potatura e distruzione dei rami colpiti, i tagli poi devono esseredisinfettati con prodotti rameici. Anche le ferite provocate dalle grandinate vanno trattate con derivati del rame (sali rameici) intervenendo tempestivamente dopo l'evento grandinigeno, avendo cura di ripetere il suddetto trattamento dopo una settimana. Si dovrà prestare la massima attenzione agli attrezzi di potatura (forbici e seghetti) che vanno continuamente disinfettati con alcol denaturato in particolare quando si passa da una pianta colpita dal batterio ad una sana. Ulteriore attenzione va riservata nella scelta delle varietà di olivo da coltivare cercando di utilizzare quelle naturalmente piu’ resistenti alla malattia. Fumaggine La fumaggine è una malattia diffusa e conosciuta che generalmente si insedia su melata prodotta da Saissetia oleae. La prevenzione dagli attacchi di questa malattia è pertanto strettamente legata al controllo della cocciniglia, ma anche alle pratiche agronomiche tra cui senza dubbio la oculata potatura. La fumaggine è un’alterazione causata dalla formazione, sulle foglie, sui rami e sui frutti, di uno strato nerastro di micelio, di rametti fungini fruttiferi conidiofori e conidi di diverse specie fungine saprofite che non vivono a spese della pianta ospite. Questi funghi infatti si sviluppano e traggono nutrimento dalle sostanze zuccherine presenti nella melata fisiologica, emessa dalla pianta in particolari momenti di stress. Oltre a quella fisiologica c’è la melata parassitaria. Quest’ultima, molto più frequente, è emessa da alcune cocciniglie che attaccano l’olivo, prima tra tutte la Saissetia oleae. Tra i fattori predisponenti l’attacco di fumaggine si registrano: potature non eseguite o eseguite ad intervalli molto lunghi come avviene appunto negli oliveti marginali o abbandonat; eccesso di concimazioni azotate e concimazioni fosfopotassiche non equilibrate. Questo provoca una maggiore suscettibilità agli attacchi parassitari; mancata o errata difesa fitosanitaria nei confronti delle cocciniglie; eccessivo di uso di insetticidi non selettivi (esteri fosforici, piretroidi, carbammati, ecc.) nella difesa fitosanitaria che alterano l’equilibrio biologico tra nemici naturali e cocciniglie; temperature miti nei periodi invernali. rametto invaso da cocciniglie con formiche che si nutrono della melata emessa I danni causati dalla fumaggine non sono facilmente valutabili, riguardano la riduzione dell’attività fotosintetica ed il rallentamento degli scambi gassosi ed in generale un decadimento della produttività. La lotta contro questo fenomeno deve essere diretta innanzitutto nel contrastare le cause predisponenti con mezzi di lotta agronomici (potature annuali, concimazioni bilanciate, irrigazione limitata, ecc.) e chimici (lotta alla cocciniglia con principi attivi selettivi che salvaguardano gli antagonisti utili). Gli interventi anticrittogamici eseguiti per combattere l’occhio di pavone hanno effetto anche contro la fumaggine. LEPTONECROSI DELL’OLIVO GENERALITA’ E DESCRIZIONE Questa alterazione è dovuta ad una boro carenza del terreno. È molto diffusa in Italia e presente in tutti i terreni deficienti in boro. DANNO L'alterazione si manifesta in modo progressivo dapprima in poche piante, poi si espande a macchia d'olio. Inizialmente le parti colpite sono i rametti più esterni dove si notano raccorciamenti degli internodi, con rami che assumono una forma a palmetta. Le foglie, invece, si presentano bifide, a falcetto, di colore verde pallido. Il periodo critico di manifestazione della boro carenza sulla pianta inizia nel mese di maggio colpendo in modo parti colare le foglie dell'annata precedente. I rami poi con l'aggravarsi della situazione si defogliano e seccano, mentre le branche principali possono avere zone depresse con necrosi dei tessuti sottostanti. È importante precisare che il boro agisce sulla fecondazione e la conseguente allegagione. Sulle drupe, in estate, il sintomo si manifesta con un disseccamento dell’apice fino a mettere a nudo il nocciolo. Il fenomeno prende il nome di “faccia di scimmia”. Pertanto nei casi di carenza si possono avere delle incidenze negative di produzione. La carenza andrebbe accertata con la diagnostica fogliare o con l’analisi del terreno. L’assorbimento del boro da parte delle radici è ostacolata nei terreni con valore di PH superiore a 7,5 CURA Salvo nei casi sporadici il boro si trova ben presente nel terreno, però a causa degli antagonismi con calcio, magnesio e fosforo risulta essere bloccato e scarsamente assimilabile dalla pianta. È perciò importante dove esista comprovata carenza o immobilizzazione, restituire boro al terreno o effettuare delle somministrazioni fogliari secondo le seguenti indicazioni. A fine inverno nel mese di marzo con borato sodico (200-300 g/pianta interrato a 10-15 cm di profondità) da distribuire al terreno nei periodi piovosi, mentre per via fogliare è necessario un trattamento nella fase di prefioritura e uno dopo 10 gg. con boro solubile. Dove la leptonecrosi ha portato al disseccamento delle ramificazioni apicali è bene effettuare una potatura energica eliminando le parti secche ed evitare in tal modo l'attacco di scolitidi e di funghi secondari. Rametti disseccati e foglie deformate VERTICILLIOSI DELL'OLIVO Verticillium dahliae Pur essendo stata rilevata sia in vecchi oliveti che in nuovi impianti specializzati è su questi ultimi che la malattia si rende più pericolosa e facilmente diffusibile e pertanto può creare problemi reali di difficile soluzione. Non essendo disponibili validi metodi di lotta, la diagnosi tempestiva può contribuire a limitare il diffondersi dell’infezione. Descrizione e sintomi La malattia determina generalmente il disseccamento di uno o più rami nella porzione medio alta della chioma. Questi sintomi si manifestano all’inizio della primavera (marzo), crescono d’intensità con l’elevarsi della temperatura in aprile - maggio e si arrestano con le alte temperature estive; non si constatano nuovi disseccamenti nel periodo autunnale. Sono colpiti dall’alterazione i rami a legno e a frutto, i polloni, l’estremità di branche con tutte le produzioni laterali ivi inserite. Su questi organi la prima sintomatologia è avvertibile sulle foglie dei getti apicali: queste assumono riflessi bronzei, iniziano a piegarsi a doccia, si disseccano bruscamente in coincidenza di condizioni termiche favorevoli rimanendo attaccate per molto tempo ai rami colpiti dal patogeno. In queste fasi di rapido deperimento, sezioni trasversali e longitudinali degli organi colpiti manifestano un lieve imbrunimento dei tessuti legnosi destinati ad intensificarsi fino a raggiungere la necrosi con il trascorrere del tempo. Nel periodo estivo (giugno - luglio) a seguito della reazione della pianta si ha frequentemente l’emissione di nuovi germogli al di sotto delle zone alterate. Strategie di prevenzione e difesa La scelta di varietà resistenti alla malattia e l’asportazione chirurgica delle parti di pianta deperite o disseccate, con susseguente disinfezione dei tagli più grossi risultano gli unici criteri attuabili per la salvaguardia dell’oliveto. Il Leccino risulta molto suscettibile, Coratina e Frantoio tolleranti, CARIE DEL LEGNO Coriolus spp., Fomes spp., Stereum spp., Polyporus spp., ecc... Descrizione e sintomi Per carie si intende la presenza di marciumi secchi del legno che si possono sviluppare al piede, nel tronco o nelle branche principali e che da questi organi possono spingersi anche fino all'intersezione delle radici piu' grosse. E' causata da un complesso di funghi (Fomes, Stereum, Polyporus, Coriolus) che penetrano principalmente attraverso le ferite ed attaccano il legno riducendolo in un ammasso polverulento. Strategie di prevenzione e difesa La lotta contro questa malattia, nel caso che abbia già interessato i tessuti vegetali, si attua tramite l'asportazione chirurgica (slupatura) del legno morto fino a mettere a nudo i tessuti sani i quali andranno coperti con mastici protettivi. Prove sperimentali hanno evidenziato l'ottima protezione esercitata da miscele di colle viniliche con ossicloruro di rame al 10%. Per prevenire lo sviluppo di carie è importante eseguire correttamente le operazioni di potatura e la protezione dei grossi tagli di potatura con i mastici TIGNOLA DELL’OLIVO Prays oleae Raramente raggiunge nelle nostre zone livelli di dannosità tali da giustificare il ricorso ad interventi chimici. L’adulto è una farfalla che misura 12-13 mm di apertura alare, con livrea giallo argentea . La larva a completo sviluppo misura 7-8 mm di lunghezza e 1,4 di larghezza. Il suo colore è generalmente bruno verdastro chiaro o nocciola più o meno scuro. Sulla parte dorsale sono presenti delle bande olivastre e lateralmente è caratterizzata da due bande di colore paglierino. La crisalide, di colore brunastro, misura 6 mm di lunghezza per 2 di larghezza, ha forma sub conica con la parte anteriore arrotondata. Compie tre generazioni annue ciascuna delle quali si svolge su un organo vegetativo diverso: la prima sui fiori (antofaga), la seconda all’interno dei frutti (carpofaga) e la terza, svernante, sulle foglie (fillofaga). A seconda del periodo la tignola arreca danno ai fiori inizialmente, alle drupe successivamente, provocando la cascola in due momenti diversi; in giugno-luglio quando penetrano all’interno del frutto e in settembre-ottobre quando escono dal frutto per incrisalidarsi. A fine estate compaiono gli adulti della terza generazione che depongono le uova sulla pagina superiore delle foglie, in prossimità della nervatura centrale. Dopo alcuni giorni nascono le larve che penetrano nel tessuto fogliare. Questa generazione costituisce la forma che supererà l’inverno. Il ricorso a interventi di difesa chimica può essere necessario contro la generazione antofaga che attacca i fiori e soprattutto contro quella carpofaga. Per la lotta alla generazione carpofaga è necessario utilizzare prodotti sistemici o citotropici in grado di raggiungere la giovane larva che si addentra all’interno dell’olivina (dimetoato). Il trattamento con questi prodotti è giustificabile e si rende necessario al superamento della soglia di intervento del 15%. L’intervento si realizza quando l’oliva misura dai 3 ai 5 mm. Di diametro. TIGNOLA VERDE O PIRALIDE DELL’OLIVO Palpita ( = Margaronia) unionalis Le situazioni più critiche si registrano negli oliveti ricostituiti dopo il gelo o nei nuovi impianti. in queste condizioni la Margaronia può provocare defogliazioni consistenti con la necessità del ricorso alla lotta. L’attività di nutrimento delle larve causa la distruzione di una parte del fogliame che in caso di forti attacchi può determinare l’arresto dello sviluppo della pianta. L’adulto è una farfallina di colore bianco madreperlaceo brillante. Gli adulti compaiono in primavera inoltrata, dopo l’accoppiamento le femmine depongono le uova in gruppi di 3-5 sulla pagina inferiore delle foglie lungo la nervatura mediana. Le larve neonate si portano verso le foglie apicali più tenere dove formano un riparo sericeo e cominciano a nutrirsi del tessuto fogliare della pagina inferiore. Compiono quattro mute, ognuna in ripari diversi tra loro, attraverso le quali ingrossano ed assumono una colorazione più intensa. Le larve di quarta età sono in grado di rodere tutto il tessuto fogliare ed in caso di forti attacchi anche le drupe; arrivate a maturità si costruiscono un riparo formato da foglie saldate tra loro con fili sericei all’interno del quale tessono un bozzoletto dove si incrisalidano. crisalide Larva IV età In oliveti adulti, non causa danni di interesse economico. Inoltre è tenuta a freno dai trattamenti eseguiti contro la mosca delle olive e da alcune cure colturali come la spollonatura; quest’ultima oltre a determinare la carenza di alimento per le giovani larve causa la distruzione delle uova eliminando i focolai di infezione. Diverso è il caso di nuovi impianti monocauli, di oliveti ricostituiti con l’allevamento di polloni e delle giovani piante in vivaio; in questi casi, a seguito di forti attacchi, può risultare necessario intervenire con antiparassitari chimici che agiscono per contatto ed ingestione dando la preferenza a quei principi attivi a minore impatto ambientale. COCCINIGLIA “MEZZO GRANO DI PEPE” Saissetia oleae Si tratta di un coccide le cui forme evolute sono poco mobili dopo la prima età. La femmina ovigera si distingue per la somiglianza a un mezzo grano di pepe: dotata infatti di una carena longitudinale e due trasversali a formare una croce. Il maschio non è normalmente presente e la femmina si moltiplica partenogeneticamente. Le forme giovanili sono mobili, si accrescono lentamente e svernano prima di giungere a maturità E' un temibile parassita ma che difficilmente si diffonde in quantità elevate se le piante di olivo sono ben tenute, sia dal punto di vista della potatura sia da quello della fertilizzazione e nutrizione idrica. Il danno consiste in una sottrazione di linfa e nell'emissione di abbondante melata. Cocciniglia su rametto uovo Cotonello dell’olivo ( Euphyllura olivina ) Viene chiamato cotonello perché gli stadi giovanili emettono bianche secrezioni cerose, simili al cotone, che ricoprono i rametti infestati. E una specie tipica del bacino del mediterraneo e colpisce esclusivamente l'olivo e l'oleastro. L’adulto ha una lunghezza di 2,5 mm, colore verdastro pallido, vita media intorno ai tre mesi. I danni generalmente sono di scarsa entità e consistono in danni diretti (devitalizzazione dei getti, aborto dei fiori e cascola dei frutticini) e danni indiretti (imbrattamento dei getti e dei rami dovuto alla melata prodotta e conseguente sviluppo di fusaggine che porta ad aborti fiorali). Essi sono comunque sempre localizzati su pochi rametti della parte più esterna della chioma. Questo insetto è controllato molto bene dai nemici naturali. Il cotonello inoltre può essere limitato nello sviluppo con potature di sfoltimento (asportazione dei rami infestati) che oltre ad eliminare l'insetto stesso, evitano l'instaurarsi del microclima umido ottimale per la crescita ulteriore delle popolazioni. Anthocoris nemoralis OZIORRINCO Otiorrhynchus cribricollis I danni causati da questo insetto curculionide sono solitamente limitati. Si tratta di una specie presente in tutto il bacino del Mediterraneo. L’adulto, lungo 6-8 mm, sverna prevalentemente allo stadio di larva; gli adulti fuoriescono in primavera, normalmente dalla seconda decade di maggio in poi, e da questo momento iniziano un’intensa attività trofica, quasi esclusivamente notturna, ai danni di numerose specie vegetali, fra le quali però prediligono l’olivo. Durante il giorno essi restano nascosti nel terreno, a profondità variabili fra i 10 e i 30 centimetri; nella notte, risalendo lungo il tronco, raggiungono le parti alte della pianta, danneggiando foglie (ed anche giovani germogli e gemme) con erosioni semicircolari che fanno assumere al bordo fogliare una forma caratteristica. MOSCERINO O CECIDOMIA SUGGISCORZA L’adulto di questo dittero cecidomide, di colore nero, raggiunge i 3 mm. di lunghezza; la femmina presenta i segmenti dell’addome aranciati, mentre nel maschio sono grigiastri. La larva neonata è trasparente e successivamente si colora di arancio. Dall’inizio di maggio fino alla fine di settembre si accavallano 3-4 generazioni, così che per tutta la buona stagione si ha la presenza continua e contemporanea di tutti gli stadi dell’insetto. Le femmine depongono le uova nella zona cambiale approfittando di lacerazioni nella corteccia, soprattutto su olivi giovani si manifestano danni di una certa consistenza, con le larve che si nutrono sottocorteccia e indeboliscono la parte superiore alla zona di attacco fino a farla essiccare se la necrosi provocata dalla larva abbracci per intero i giovani getti. RODILEGNO GIALLO La larva di prima età è di colore roseo mentre a maturità assume una colorazione giallognola punteggiata di nero con capo e protorace nero lucente. La lunghezza può raggiungere i 50 60 mm. La crisalide è di colore bruno giallastro. L’adulto, che ha una apertura alare di 40 -70 mm. presenta ali anteriori e posteriori di colore bianco argenteo fittamente maculate di nero. Le larve penetrano nei germogli spingendosi durante l'accrescimento verso le sezioni più grandi, le parti attaccate disseccano. Per la difesa ci si limita ad inserire nelle gallerie un filo metallico per uccidere la larva. MOSCA DELLE OLIVE Dacus oleae Si tratta di un dittero ed è l'insetto più dannoso per gli oliveti, il suo areale copre tutto il bacino del mediterraneo. L’adulto si presenta con una lunghezza di 4-5 millimetri e una larghezza, ad ali distese, di 11-12 millimetri. I maschi sono leggermente più piccoli delle femmine. Il capo è giallo fulvo con occhi verde metallico. Le antenne sono di colore bruno e appena più corte del capo. Il torace è grigio-bluastro con tre linee nerastre; le ali sono trasparenti con una macchietta apicale brunastra, l’addome è castano chiaro macchiettato. La femmina si differenzia dal maschio per l’evidenza dall’ovodepositore e le maggiori dimensioni dell’addome ( nei maschi è di forma rotondeggiante mentre nelle femmine si presenta più o meno romboidale ). CICLO BIOLOGICO E FENOLOGIA Nel bacino del mediterraneo la specie si trova in tutte quelle aree in cui è coltivato l’olivo o dove è presente l’olivastro. Tuttavia la fenologia e la densità di popolazione della mosca variano sensibilmente da una zona all’altra in funzione delle condizioni macro e micro-climatiche e delle caratteristiche agronomico – colturali delle varie zone di coltivazione. In generale il suo ciclo biologico subisce una interruzione in inverno e durante l’estate quando le temperature superano i 28° – 30° gradi. La disponibilità dei frutti è la condizione essenziale per lo sviluppo dell’insetto: il periodo primaverile – estivo, durante il quale non sono presenti frutti recettivi (olive con nocciolo indurito) sulle piante e la popolazione è costituita unicamente da adulti, è detto “ periodo bianco “. Le prime infestazioni si verificano in fine giugno – luglio; in agosto poi, se si verificano delle condizioni di caldo secco, c’e’ un rallentamento più o meno pronunciato dello viluppo demografico e successivamente un forte aumento della popolazione in autunno nella fase di maturazione delle olive. Le femmine depongono le uova a partire dall'estate inoltrata, quando l'oliva ha almeno un diametro di 7-8 mm. L'ovideposizione avviene praticando una puntura con l'ovopositore sulla buccia dell'oliva e lasciando un solo uovo nella cavità sottostante. La puntura ha una caratteristica forma triangolare dovuta ad un effetto ottico. Una puntura fresca ha un colore verde scuro, mentre le punture vecchie hanno un colore bruno-giallastro a seguito della cicatrizzazione della ferita. Mosca in ovodeposizione Particolare dell'ovodepositore Accoppiamento Puntura La schiusura dell'uovo avviene dopo un periodo variabile secondo le condizioni climatiche: da 2-3 giorni nel periodo estivo ad una decina di giorni nel periodo autunnale. La larva neonata scava inizialmente una galleria superficiale, ma in seguito si sposta in profondità nella polpa fino ad arrivare al nocciolo, che in ogni modo non viene intaccato. Durante lo sviluppo larvale avvengono due mute con conseguente incremento delle dimensioni della larva. Uovo (dai 2 ai 10 gg) Larva di I età Larva II età Larva III età Lo stadio di larva dura dai 10 ai 25 gg In prossimità della terza muta la larva di III età si sposta verso la superficie e prepara il foro di uscita per l'adulto rodendo la polpa fino a lasciare un sottilissimo strato superficiale. In questa fase l'oliva mostra chiaramente i sintomi dell'attacco perché si presenta più scura in corrispondenza della mina. Sulla superficie è bene evidente un'area circolare traslucida dovuta alla pellicola residua lasciata. La pupa resta quiescente nella cavità sottostante, protetta all'interno del pupario formato dall'esuvia della larva matura. Pupa ( 10 gg fino a qualche mese per le pupe svernanti) A maturità l'adulto rompe l'esuvia della pupa e fuoriesce dal pupario. Con una pressione rompe la pellicola superficiale lasciata dalla larva e sfarfalla lasciando il foro di uscita. Nel tardo autunno e in inverno il comportamento cambia: la larva matura fuoriesce dall'oliva e si lascia cadere nel terreno dove avviene l'impupamento. Il clima influenza il ciclo soprattutto con la temperatura e in misura minore l'umidità. La temperatura ha un ruolo importante anche sulla vitalità e sui ritmi di riproduzione. Temperature superiori ai 30 °C provocano il riassorbimento dei follicoli ovarici riducendo la fecondità delle femmine: una femmina depone in media 2-4 uova al giorno in piena estate e 10-20 uova in autunno. Temperature persistenti sopra i 32 °C per diverse ore al giorno provocano anche mortalità superiori all'80% delle uova e delle larve di I età. TEMPERATURA : Superiore a 6-7°C- Ripresa dell’ attività dell’adulto TEMPERATURA : Superiore a 14-15°C - Volo e Accoppiamento ( al tramonto ) TEMPERATURA : Compresa tra 18° e 27°C - Temperatura ottimale per la piena attività TEMPERATURA : Compresa tra 27° e 30°C - Rallentamento delle attività e dello sviluppo TEMPERATURA : Superiore a 30°C - Blocco della produzione di uova TEMPERATURA : Inferiore a 0°C - Temperatura letale per gli adulti TEMPERATURA : Inferiore a -9°C - Temperatura letale per tutti gli stadi TEMPERATURA : Superiore a 38°C- Temperatura letale per tutti gli stadi Lo sviluppo larvale è invece condizionato dalla consistenza della polpa e soprattutto dalle dimensioni della drupa. Nelle olive da mensa, infatti, la mortalità estiva è più contenuta in quanto la larva riesce a sfuggire agli effetti letali delle alte temperature migrando in profondità. I danni causati dalla mosca dell'olivo sono congiuntamente di due tipi: quantitativo e qualitativo. Sotto l'aspetto quantitativo il danno è causato dalle larve di II età e, soprattutto, di III età e consiste nella sottrazione di una parte considerevole della polpa con conseguente riduzione della resa in olio. Una parte della produzione si perde anche a causa della cascola precoce dei frutti attaccati. Nelle olive da olio le punture e le mine scavate dalle larve di I età non hanno riflessi significativi sulla resa. Sotto l'aspetto qualitativo va considerato il sensibile peggioramento della qualità dell'olio estratto da olive con un'elevata percentuale di attacchi da larve di III età. L'olio ottenuto da olive bacate ha una spiccata acidità (espressa in acido oleico, dal 2% al 10% secondo la percentuale d'infestazione) e una minore conservabilità in quando presenta un numero di perossidi più elevato. Dagli attacchi di mosca derivano secondariamente deprezzamenti qualitativi più o meno gravi dovuti all'insediamento di muffe attraverso i fori di sfarfallamento. Questo peggioramento qualitativo si evidenzia in modo notevole negli oli ottenuti da olive bacate raccolte da terra o stoccate per più giorni prima della molitura. LOTTA A CALENDARIO E LOTTA GUIDATA Lotta a calendario. Si interviene generalmente con trattamenti preventivi periodici a partire dal periodo in cui compaiono in media le infestazioni (dalla piena estate nelle zone a maggiore incidenza o dal mese di settembre nelle zone a minore incidenza). Il trattamento viene ripetuto in base all'intervallo di carenza del principio attivo usato (DIMETOATO 20 GG). L'aspetto negativo dei trattamenti a calendario è il rischio di effettuare trattamenti inutili. Lotta guidata e lotta integrata. S'interviene solo al superamento di una soglia di intervento. Questa può essere stimata rilevando ogni settimana l'andamento della popolazione degli adulti con l'uso di trappole per monitoraggio oppure rilevando il numero di infestazioni attive (punture fertili e mine di larve di I e II età). La soglia d'intervento, in caso di utilizzo di trappole di monitoraggio coincide con la cattura settimanale di circa 10 adulti per trappola cromotropica in estate e 30 adulti per trappola in ottobre. Più affidabile è il campionamento delle olive per stimare l'entità dell'infestazione. In questo caso la soglia d'intervento consigliata è il 10-15% di infestazioni attive per le cultivar da olio e il 5% per le cultivar da mensa. Il campionamento si effettua settimanalmente prelevando casualmente su un'ampia superficie un'oliva per pianta ad altezza d'uomo. Dal prelievo si separa un campione di 100-200 olive sulle quali va rilevata solo la presenza di uova e di larve di I e II età vive e non parassitizzate. L'eventuale presenza di fori di sfarfallamento, di larve di III età e di pupe non va computata in quanto il danno è ormai verificato e il trattamento sarebbe inutile. Il sezionamento si effetttua con strumenti affilati osservando ogni singola oliva con il microscopio ottico al fine di individuare lo stadio di sviluppo della mosca. I trattamenti curativi si effettuano irrorando l'oliveto con insetticidi a base di Dimetoato, Deltametrina, Phosmet. Il dimetoato è l'insetticida più usato per la sua efficacia e per il costo relativamente contenuto. Inoltre questo principio attivo è preferibile ad altri perché lascia pochi residui nell'olio di oliva in quanto, essendo idrosolubile, passa nelle acque di vegetazione. I trattamenti preventivi si possono basare sull'eliminazione della popolazione adulta. Gli adulti, assendo glicifagi, sono attirati da sostanze azotate necessarie per integrare la loro dieta povera di proteine. Le sostanze utilizzate come esche per le mosche sono proteine idrolizzate e avvelenate con un insetticida fosforganico (in genere il dimetoato). Recente è l'introduzione di esche proteiche pronte all'uso a base di Spinosad, una miscela di metaboliti di origine batterica dotati di azione insetticida, tale trattamento è autorizzato anche in agricoltura biologica. Un altro trattamento preventivo si basa sul principio di ostacolare l'ovodeposizione. È stato riscontrato che il rame, pur essendo un anticrittogamico,così come il caolino esercita un'azione repellente nei confronti della mosca, le cui femmine rivolgono preferibilmente la loro attenzione, per le ovideposizioni, verso le olive non trattate. Studi recenti hanno evidenziato che i formulati a base di rame esercitano la loro efficacia sia sulla flora batterica presente a livello della chioma, sia su quella che vive in simbiosi con le larve di mosca provocando la morte di una certa percentuale di quelle di prima e seconda età. Oltre a questa caratteristica i sali di rame presentano un’azione collaterale repellente ed un’azione indurente dei tessuti esterni delle drupe che inducono le femmine a scegliere olive non trattate per ovideporre. TRAPPOLE Le trappole, secondo la funzione, si distinguono in due tipi: Trappole per monitoraggio (trap-test): sono impiegate per rilevare l'andamento della popolazione di adulti allo scopo di stimare la soglia di intervento. La loro densità dipende dal tipo di trappola e di attrattivo usato. Le trappole sono in materiale plastico cosparse di sost.vischiiose. Trappole per cattura massale (mass trap): sono impiegate per catturare in massa gli adulti in modo da abbatterne la popolazione fino a livelli tali da mantenere le infestazioni sotto la soglia di intervento. La loro densità deve essere elevata (una trappola per pianta con attrattivi sessuali e/o alimentari). Gli attrattivi impiegati per le trappole sono di tre tipi: Colore. È l'attrattivo utilizzato nelle trappole cromotropiche. Gli adulti della mosca dell'olivo sono attratti dal colore giallo. Dal momento che il giallo è un colore non selettivo, queste trappole possono essere usate solo a scopo di monitoraggio. Feromone. Il feromone sintetico è una riproduzione del componente principale del feromone sessuale naturale, emesso dalla femmina per attirare il maschio. Attrattivi alimentari. Sono sostanze azotate volatili che attirano le mosche alla ricerca di integratori proteici della loro dieta. Come attrattivi alimentari possono essere utilizzate le proteine idrolizzate e i sali ammoniacali. Lo svantaggio di questi attrattivi è che il loro funzionamento è influenzato dalle condizioni atmosferiche (temperatura e umidità relativa). Maschi catturati Trappola alimentare TRAPPOLE ARTGIANALI Gli adulti sono glicifagi e si nutrono principalmente di melata. Essendo la loro dieta base povera di proteine, sono particolarmente attratti da materiali che emanano sostanze azotate volatili allo scopo d'integrare il fabbisogno proteico. Tale marchigegno esercita un'attrattiva cromotropica, stisce gialle, e può essere innescata con qualsiasi cosa sprigioni sostanze azotate vanno bene i sali di ammonio, ma anche un pezzetto d'acciuga immersa in acqua.