PARTE 13 Rel. 18/09/00 - visual1.cor LE TECNICHE DI VISUALIZZAZIONE (estratto) 1 - Introduzione 2 - Che cosa sono le visualizzazioni 3 - Traccianti solidi, liquidi e gassosi 4 - Misura di velocità con particelle traccianti 1 - Introduzione L'osservazione visiva dell'evoluzione temporale e della distribuzione spaziale di opportune grandezze fisiche, qualora possibile, può essere di notevole aiuto, non solo nella comprensione dei fenomeni fisici, ma anche nella formulazione di modelli in grado di rappresentarli. Non fanno eccezione i fenomeni fluidodinamici, per i quali la visualizzazione del moto del fluido attorno a corpi o all'interno di condotti si è rivelata fondamentale nella formulazione della maggior parte delle teorie oggi disponibili. A questo proposito si devono ricordare gli esperimenti di visualizzazione condotti verso la fine del secolo scorso da Osborne Reynolds e, all'inizio di questo secolo da Prandtl, per supportare le loro fondamentali intuizioni e, soprattutto, il lavoro di Ernst Mach (1838-1916) che ebbe un peso non trascurabile nella filosofia della scienza e, forse non a caso, un ruolo determinante nello sviluppo delle tecniche di visualizzazione. Tuttavia, oltre alla fondamentale importanza delle visualizzazioni dal punto di vista fenomenologico, esse presentano ulteriori caratteristiche di notevole interesse. La prima risiede nella possibilità di ottenere, dall'esame della registrazione della corrente visualizzata (fotografica, magnetica o digitale), informazioni quantitative. La seconda, nella possibilità di acquisire informazioni simultanee in una intera regione del campo di moto, anziché in un singolo punto di misura, come avviene con la maggior parte delle classiche tecniche di misura strumentali (sonde di pressione o di velocità, ecc.). Inoltre, contrariamente ad altre tecniche di indagine che si avvalgono dell'uso di sonde poste all'interno della corrente, molte delle tecniche di visualizzazione, se correttamente applicate, sono scarsamente intrusive, ovvero non perturbano sensibilmente la corrente di fluido in esame. E' questa una caratteristica di notevole importanza soprattutto quando si debbano studiare correnti al limite della stabilità o della separazione. Si deve infine tener presente che, quand'anche le tecniche di visualizzazione non si rivelassero del tutto risolutive in termini di informazioni fornite, esse consentono comunque di acquisire, generalmente in breve tempo, tutte quelle indicazioni sul campo di moto che risultano indispensabili per un corretto impiego di altre (e più costose) tecniche di indagine (modulo e direzione locali della velocità della corrente per il posizionamento di sonde, ecc.). 2 - Che cosa sono le visualizzazioni Malauguratamente, la maggior parte dei fluidi, quali l'aria e l'acqua in condizioni normali, sono mezzi uniformemente trasparenti alla luce ed il loro movimento rimane quindi invisibile all'occhio umano durante l'osservazione diretta. Prescindendo, per il momento, dalle caratteristiche specifiche delle varie tecniche, si può dire che la visualizzazione di una corrente consiste nel rendere artificialmente visibile, ed eventualmente nel registrare, la distribuzione spaziale e/o l'andamento temporale della velocità del fluido, oppure di altre grandezze fisiche (quali, ad esempio, la densità) correlate al campo di moto in esame. In certi casi, si tratta di riprodurre in modo controllato e possibilmente rigoroso quello che si verifica spesso in natura per la presenza di traccianti o indicatori naturali o artificiali nell'atmosfera (nubi, fumo, foglie, scie di condensazione di aviogetti, movimento di alberi ecc.) o nell'acqua (scie a valle di corpi immersi, bolle di cavitazione, onde di superficie). Tralasciando le correnti di fluidi dotati di caratteristiche fisiche particolari, quali i fluidi e le sospensioni birifrangenti, e concentrando l'attenzione sui fluidi più diffusi, quali l'aria e l'acqua, ciò può essere fatto: - o introducendo nella corrente in esame delle sostanze traccianti che, grazie a particolari proprietà ottiche, si prestino all'osservazione visiva (diretta o meno), - oppure sfruttando fenomeni ottici già naturalmente presenti nella corrente in esame, e che comportano variazioni locali dell'indice di rifrazione del fluido. Le più comuni tecniche di visualizzazione possono essere suddivise in sei classi principali: 1) quelle basate sull'immissione dall'esterno di traccianti solidi, liquidi o gassosi, 2) quelle che sfruttano reazioni chimiche per produrre i traccianti direttamente in seno al fluido (dall'esterno può essere fornita soltanto l'energia necessaria per il compiersi di tali reazioni), 3) quelle in cui il tracciante è costituito da elevate quantità di energia (termica o elettrica), presenti naturalmente o immesse nella corrente dall'esterno, 4) le visualizzazioni di correnti supersoniche basate sull'analogia idraulica, 5) le tecniche di visualizzazione su superfici solide, 6) i cosiddetti "metodi ottici", che non richiedono l'immissione di alcun tipo di tracciante, ma sfruttano i fenomeni ottici associati alla comprimibilità naturale del fluido (questi ultimi sono evidentemente applicabili alle sole correnti di fluidi comprimibili). Indipendentemente dal metodo impiegato, tutte le tecniche di visualizzazione comportano l'impiego di opportuni dispositivi di illuminazione e, eventualmente, di ripresa e di registrazione permanente delle immagini ottenute. Il termine "visibile" va inteso infatti in senso lato, ovvero non limitato alla sola visibilità diretta consentita dall'occhio umano. Alcuni fenomeni ottici sfruttati nelle tecniche di visualizzazione risultano infatti "visibili" soltanto se illuminati con particolari sorgenti luminose (stroboscopiche, ultraviolette, laser, ecc.) e/o se registrati a velocità molto superiori a quelle consentite dalla visione dell'occhio (fotografia e cinematografia ad alta velocità), oppure su emulsioni fotografiche aventi una sensibilità alle radiazioni luminose diversa da quella dell'occhio (ad es. sensibilità all'infrarosso o all'ultravioletto). Si deve tener presente che, variando la tecnica di ripresa di una corrente inseminata con particelle o conb fluidi traccianti, si possono evidenziare grandezze del tutto diverse. La visualizzazione delle linee di flusso, ad esempio, richiede una ripresa fotografica con tempo di esposizione relativamente breve, ma non brevissimo (V. Van Dyke, pag.12-21), mentre quella di una traccia richiede un tempo di ripresa il più breve possibile. Per la traiettoria di una singola particella sono invece necessari, o una sequenza di riprese fotografiche, oppure una ripresa cinematografica. Se la corrente non è stazionaria, la scelta del tipo di tracciante (ad esempio, discreto o continuo), delle modalità di immissione nella corrente (diffusa o localizzata) e della tecnica di ripresa sono Parte 13 - pag. 2 pertanto fondamentali, dal momento che linee di flusso, tracce e traiettorie delle particelle fluide forniscono informazioni completamente diverse (e complementari). E' forse opportuno richiamare qui le definizioni di traiettorie, linee di flusso e tracce. Si definisce traiettoria istantanea di una particella di fluido (in inglese particle path), all'istante , il luogo delle posizioni occupate dal suo baricentro, nell'intervallo di tempo finito compreso tra un istante iniziale e l'istante . La traiettoria di una particella di fluido può essere quindi visualizzata soltanto usando una singola particella tracciante, discreta, e registrandone (cinematograficamente o fotograficamente) il percorso compiuto nell'intervallo tra e . Si definisce linea di corrente o di flusso istantanea (in inglese streamline), all'istante , ogni linea che abbia in ciascuno dei suoi punti tangente parallela al vettore velocità istantanea 1. Tale definizione implica che il trasporto di massa in direzione normale alle linee di flusso sia nullo. Le linee di corrente sono le ∞2 soluzioni del sistema differenziale del primo ordine: dx dz dy = = v x (x,y,z,t ) v y (x,y,z,t ) v z (x,y,z,t ) Le linee di flusso in una corrente 2 possono essere visualizzate inseminando uniformemente la corrente con una opportuna concentrazione di piccole particelle discrete e fotografandole con un € € ciascuna €di esse venga tempo di esposizione tale che registrata sulla pellicola come un breve trattino, le cui orientazione e lunghezza indicano, rispettivamente, la direzione ed il modulo della velocità locale istantanea: le linee di flusso si ottengono tracciando le curve tangenti a questi trattini. Se poi si adotta una sorgente luminosa di intensità (o colore) variabile nel corso dell'esposizione, è possibile individuare anche il verso locale e istantaneo della corrente. Da quanto detto si deduce che non è affatto possibile risalire alle linee di flusso con l'uso di traccianti continui (a meno che, ovviamente, il moto non sia stazionario). Si definisce infine traccia istantanea (in inglese filament line), all'istante , il luogo delle posizioni occupate dalle particelle di fluido che sono transitate per un medesimo punto fisso del campo di moto, nell'intervallo di tempo finito compreso tra un istante iniziale e . Ad ogni istante , le tracce sono pertanto le ∞3 linee d'equazione parametrica vettoriale , equivalente alle tre equazioni scalari: x = x(x o ,y o ,z o ,t) , y = y(x o ,y o ,z o ,t) , z = z(x o ,y o ,z o ,t) Una traccia può essere visualizzata immettendo nel punto un tracciante continuo oppure discreto, a partire dall'istante , e registrandone fotograficamente la distribuzione spaziale nell'istante 3 € € € Le definizioni sopra riportate sono valide per un osservatore fisso con il sistema di riferimento del laboratorio, ovvero solidale con il dispositivo attraverso il quale i traccianti sono immessi nella corrente. Del tutto diverso è l'aspetto delle linee di flusso o di corrente se l'osservatore è in moto relativo rispetto a tale sistema di riferimento. A questo proposito è opportuno citare un lavoro di Hama (1962) in cui si descrivono le linee di flusso e le tracce in una corrente piana viscosa perturbata con onde sinusoidali, registrate con un'apparecchiatura fotografica fissa, oppure in movimento rispetto al riferimento del laboratorio (Figura 2.1). Egli mostra chiaramente, tra l'altro, come il moto non-stazionario possa apparire perfettamente stazionario ad un osservatore che si muova alla stessa velocità con cui si propagano le onde di perturbazione nel fluido. 1 2 3 Nel caso di visualizzazione sulla superficie di corpi, si parla di linee di flusso (o di corrente) limite, o di linee di sforzo. Si ricordi che, nel caso di correnti tridimensionali, per conoscere traiettorie, tracce e linee di flusso sono necessarie almeno due riprese, ottenute da punti di vista distinti. Si noti che può essere un istante anche successivo a quello di eventuale cessazione dell'immissione di tracciante. Parte 13 - pag. 3 Figura 2.1 Propagazione di onde sinusoidali nella corrente a pelo libero in un canale. (a) Linee di corrente viste da un osservatore solidale con la parete fissa e (b) in movimento alla velocità di propagazione delle onde. (c) Traccia vista da un osservatore solidale con la parete fissa (da Hama, '62). 3 - Traccianti solidi, liquidi e gassosi La prima classe di tecniche di visualizzazione comprende, come si è detto, quei metodi basati sull'immissione nella corrente di sostanze traccianti solide, liquide o gassose. Rientrano in questa categoria tutte le tecniche più comuni per lo studio di correnti incomprimibili che fanno uso di: - immissione localizzata di miscele o sospensioni colorate in acqua, quali, ad esempio, miscele di latte condensato, alcool e coloranti alimentari, o di coloranti, fluorescenti o meno, in emulsioni di olii siliconici, quali il Rhodorsil (Figura 3.1), Figura 3.1 Tracce di colorante in un vortice all'interno di un condotto circolare con asse rettilineo. Fluido: acqua. Tracciante: colorante alimentare (da Sarpkaya, 1971). - immissione localizzata di fumo in aria (ad esempio, fumo da combustione di sostanze contenenti cellulosa, o da evaporazione di olii minerali leggeri, come mostrato in Figura 3.2), - immissione diffusa di fumo in aria, con illuminazione a piani di luce; - immissione localizzata o diffusa di bollicine di sapone riempite di elio in aria, - immissione diffusa di bollicine di gas in acqua, con illuminazione a piani di luce; e, al limite, possono considerarsi traccianti solidi (sebbene vincolati alla superficie del corpo in esame, oppure ad una griglia di supporto) anche i sottili fili di lana che possono essere utilizzati in correnti liquide o gassose (Figura 3.3). Parte 13 - pag. 4 a) b) Figura 3.2 a): Tracce di fumo nella corrente d'aria attorno ad un profilo alare (da Ed.Serv.Inc) b): Generatore di fumo a paraffina di Preston e Sweeting (da Bradshaw, 1970). Figura 3.3 Visualizzazione dei vortici a valle di un'ala a delta ottenuta per mezzo di fili di lana sostenuti da una griglia ortogonale alla corrente, posta nella scia. I traccianti devono essere ovviamente visibili e, se le dimensioni delle particelle di cui essi sono composti sono sufficientemente piccole, si può ipotizzare che il moto di tali particelle, in termini di modulo e direzione istantanee del vettore velocità, approssimi quello delle particelle di fluido. Queste tecniche di visualizzazione sono pertanto dei metodi indiretti in cui si osserva il moto del tracciante in luogo di quello, invisibile, del fluido. Come già detto, però, questa costituisce un'approssimazione e, sebbene lo scarto tra il moto del tracciante e quello del fluido possa essere minimizzato, adottando particelle con densità e dimensioni opportune, esso non può mai essere Parte 13 - pag. 5 completamente annullato. Se poi sono presenti gradienti delle variabili di stato termodinamico (come, ad esempio, nelle correnti comprimibili), bisogna tenere conto anche del fatto che le proprietà termodinamiche del tracciante possono essere alquanto diverse da quelle del fluido. Pertanto, nel caso di correnti non-stazionarie e con gradienti significativi delle variabili fluidodinamiche (ovvero, di fatto, in tutte le correnti di maggior interesse pratico e scientifico), la visualizzazione del moto, pur insostituibile ed estremamente efficace, si rivela tutt'altro che banale e comporta il ricorso a procedure e a dispositivi molto più complessi di quanto si possa immaginare. Fluido in esame Colorante Autori acqua latte Werlé, 1960; Werlé e Gallon, 1972 acqua salata latte Simpson, 1972 acqua coloranti alimentari Sarpkaya, 1971; Maxworthy, 1972 soluzione di polimeri in acqua coloranti alimentari Danohue et al., 1972 acqua inchiostro da stampa bianco Martin e Lodwood, 1964 acqua crystal violet Hide e Titman, 1967 acqua viola genziana Sullivan, 1971 acqua nigrosina nera Yeheskel e Kehat, 1971 acqua blu di metile McNaughton e Sinclair, 1966 soluzione zuccherina anilina Jayaweera e Mason, 1965 acqua Rhodamine fluorescente Csanady, 1963 acqua fluorescina Lewellen et al., 1966, Gaster, 1969 Tabella 3.1 Soluzioni coloranti usate per la visualizzazione delle tracce in correnti liquide. Fluido Particelle Diametro Campo applicazione correnti a pelo libero Autori acqua Hostaflon acqua alluminio 0.03÷0.1 mm transizione strato limite Colac-antic e Görtler, 1970 acqua cipria cosmetica 30 µm Hasinger, 1968 acqua polistirene 0.01÷0.2 mm scie acqua salata alluminio acqua e glicerina polistirene vortici Brandone e Bernard, 1971 Wood, 1967 correnti stratificate Martin e Long, 1968 correnti convettive Douglas et al., 1972 olio siliconico alluminio 0.03÷0.1 mm convezione naturale Elder, 1965 aria licopodio (seme) 30 µm onde d'urto Chen e Emrich, 1963 aria goccioline d'olio 1 µm onde d'urto Chen e Emrich, 1963 aria fumo di sigaretta 0.2 µm onde d'urto Chen e Emrich, 1963 aria metaldeide 1 mm galleria subsonica Eicke e Wille, 1937 aria olio atomizzato 1 µm scie, vortici Griffin e Votaw, 1973 aria sferette di vetro 20 µm galleria subsonica Philbert e Boutier, 1972 aria polvere di marmo 1 µm galleria subsonica Philbert e Boutier, 1972 elio alluminio 2÷3 µm ugelli supersonici Fulmer e Wirtz, 1965 Tabella 3.2 Possibili combinazioni di fluidi e particelle traccianti per la misura della velocità. Parte 13 - pag. 6 4 - Misura di velocità con particelle traccianti Vale la pena di approfondire il problema della misura di velocità per mezzo di particelle traccianti, che si riduce essenzialmente nel dare una risposta alla domanda: in quale misura una particella segue il movimento del fluido in cui è stata immessa? Esaminiamo, a titolo di esempio, il caso particolare del transitorio di accelerazione di una particella tracciante immessa in una corrente con velocità nota, costante ed uniforme. Ipotizziamo che la concentrazione di particelle traccianti sia sufficientemente bassa, di modo che ogni singola particella abbia probabilità trascurabile di interagire con altre particelle e la presenza del tracciante modifichi in misura trascurabile le proprietà fisiche del fluido in esame. Ipotizziamo anche che le forze di campo e la massa apparente della particella siano trascurabili 4 e supponiamo che questa sia immessa nella corrente con velocità iniziale nulla. Assumiamo infine, in accordo con i dati riportati in Tabella 3.2, che il diametro della particella sia estremamente piccolo 5 (dell'ordine di 10-1÷10-3 mm). Quest'ultima assunzione è fondamentale. Innanzitutto, come risulterà chiaro nel seguito, soltanto un piccolo diametro, unito ad una velocità relativa necessariamente ridotta, può produrre un elevato coefficiente di resistenza della particella tracciante e, di conseguenza, garantire che, a parità di altre condizioni, essa seguirà fedelmente il moto del fluido in cui è immessa. In secondo luogo, un piccolo diametro comporta, grazie all'azione della tensione superficiale, che anche particelle gassose o liquide assumano una forma quasi perfettamente sferica. Sotto tali ipotesi, e denotando con particella può essere scritta come: la velocità della corrente, l'equazione del moto di una singola Mp dove: - dU p dt = 2 1 ρf Ap C D U f − U p 2 ( (3.1) ) è la massa della particella, - è la velocità istantanea della particella, € è la velocità costante ed uniforme del fluido, - è il coefficiente di resistenza della particella, riferito all'area frontale - è la densità del fluido. , Per risolvere l'equazione del moto della particella sferica nell'incognita , è quindi necessario conoscerne il coefficiente di resistenza , che è funzione della velocità relativa istantanea attraverso il numero di Reynolds Re 6: Re = ( ρf dp U f − U p µf ) (3.2) € 4 5 6 Queste ipotesi consentono indubbiamente di semplificare il problema, ma sono in contrasto reciproco e la loro effettiva validità deve essere verificata caso per caso. La prima infatti è tanto più accettabile quanto più la densità della particella approssima quella del fluido in cui è immersa (il peso è esattamente bilanciato dalla spinta idrostatica soltanto quando tali densità coincidono); la seconda lo è invece nel caso in cui la densità della particella sia molto maggiore di quella del fluido. A rigore esiste anche un limite inferiore alle dimensioni delle particelle traccianti. Infatti, quando le loro dimensioni tendono ad approssimare quelle delle singole molecole, esse sono soggette agli urti molecolari e descrivono delle traiettorie a zig-zag (moti Browniani) che non rappresentano più il moto del fluido inteso come "continuo". Si tratta in realtà di un limite di scarsa importanza pratica in quanto, qualora le dimensioni delle particelle fossero confrontabili con quelle delle molecole, esse risulterebbero, di fatto, non più visibili. Ovviamente, in generale, il coefficiente di resistenza dipende anche dal numero di Mach della corrente. Parte 13 - pag. 7 Figura 3.1.1 Coefficiente di resistenza della sfera in funzione del numero di Reynolds basato sul diametro, per Mach ≅ 0, riferito all'area frontale. regime di Stokes, . Per sfere rigide 7, tale relazione è perfettamente nota 8 in un vasto campo di numeri di Reynolds ed è riportata nel grafico di Fig. 3.1.1. Il diagramma mostra che il coefficiente di resistenza della sfera è fortemente dipendente dal numero di Reynolds. Per poter definire il coefficiente di resistenza è quindi necessario stimare il valore del numero di Reynolds, il quale dipende però dal valore istantaneo della velocità relativa, che è a sua volta implicitamente dipendente dal coefficiente di resistenza , secondo la (3.1). Il problema può essere facilmente risolto se si impone che la corrente attorno alla particella sia in regime di Stokes, ovvero abbia numero di Reynolds inferiore all'unità (o a qualche unità). Questa imposizione può sembrare arbitraria, ma è invece perfettamente consistente con: a) l'aver imposto alla particella di avere un diametro molto piccolo e b) l'esigenza (pena la completa inutilità della visualizzazione) che la velocità relativa tra particella e fluido sia estremamente ridotta. Quindi, nel caso particolare di regime di Stokes, in accordo con la legge del diagramma 3.1.1, si assume che: Cd = 24 24µ f = Re ρ f d p U f − U p ( ) (3.3) e l'equazione di moto (3.1) diventa: dU p € 7 8 dt = 18µ f ρ p d 2p (U f − U p ) (3.4) A rigore, nel caso di gocce di liquido o di bolle gassose, il coefficiente dipende non solo dalla corrente esterna, ma € anche dai moti interni alla particella. Tale dipendenza può essere però trascurata qualora la loro viscosità sia relativamente elevata, oppure il loro diametro sia molto piccolo. Morsi e Alexander (1972) hanno verificato che il coefficiente di resistenza della sfera è approssimabile con una serie di potenze di , della quale è sufficiente considerare i soli primi tre termini: purché i valori dei coefficienti della serie vengano adattati al particolare intervallo di numeri di Reynolds considerato. Parte 13 - pag. 8 Nell'ipotesi di uniforme e costante, la soluzione della (3.4) è del tipo: [ ] U p = U f 1− e−k(t−t 0 ) + U p 0 e−k(t−t 0 ) con e, nel caso in cui la particella sia immessa nel fluido al tempo ovvero U p 0 = 0€ , si ottiene: [ U p = U f 1− e−kt € k= 18µ f ρ p d 2p (3.5) con velocità iniziale nulla, ]€ (3.6) La velocità della particella pertanto approssima quella del fluido con legge esponenziale e la sua accelerazione è tanto più rapida quanto più ridotte sono le sue dimensioni e la sua densità e quanto € maggiore è la viscosità del fluido in cui essa è immessa 9. Si deve osservare che, nella presente trattazione, si sono tralasciati alcuni aspetti importanti, quali la presenza di gradienti di velocità nella corrente. Si consideri, ad esempio, l'istante iniziale di immissione di una particella sferica in una corrente piana in direzione x, in cui sia presente un gradiente di velocità in direzione y. Sulla superficie superiore della particella agiscono pressioni e sforzi tangenziali istantanei diversi da quelli che agiscono sulla faccia inferiore: il gradiente di pressione esercita sulla particella una forza in direzione normale ad x, mentre il gradiente di sforzo tangenziale produce una coppia che tende a provocare una rotazione della particella. Sebbene a regime tendano ad annullarsi sia il gradiente di pressione sia quello di sforzo tangenziale, al contrario, durante il transitorio, la cui durata dipende dalla massa e dal momento d'inerzia della particella, tali gradienti sono presenti in misura variabile e la traiettoria della particella può deviare sensibilmente da quella rettilinea delle particelle di fluido. Se i gradienti di velocità sono intensi, come nel caso di un vortice, le particelle traccianti sono soggette ad una accelerazione radiale centrifuga (maggiore di quella agente sul fluido, se la loro densità relativa è superiore a quella del fluido) e ad una accelerazione radiale centripeta dovuta gradiente di pressione tra le sue superfici interna ed esterna, che sono entrambe funzioni piuttosto complesse della sua velocità di rotazione istantanea. Anche in questo caso, pertanto, le traiettorie delle particelle traccianti potranno differire sensibilmente da quelle del fluido (v. Fig. 3.1.2). Gli effetti associati al diametro delle particelle traccianti e alla non uniformità della corrente sono evidenti anche in figura 3.1.3, in cui sono riportate le traiettorie di particelle sferiche, calcolate all'interno della corrente laminare stazionaria attorno ad un cilindro. 9 Si noti che, nella fase iniziale del moto della particella, i valori istantanei del termine possono portare a numeri di Reynolds anche superiori all'unità. In tal caso, la velocità della particella reale approssima quella del fluido più rapidamente di quanto preveda l'equazione (3.6). Parte 13 - pag. 9 Figura 3.1.2 Particelle con densità specifica pari a 2 in un vortice libero stazionario in acqua. Diametro medio delle particelle 30 µm (da S.H.Hasinger, "An Experiment with Particles in a Free Vortex", AIAA Journal, Vol. 6, No. 5, 1968). Figura 3.1.3 Traiettorie di particelle traccianti sferiche nella corrente attorno ad un cilindro circolare. Diametro del cilindro 25 mm, velocità 6 m/s, Re ≅10000, densità particelle 1400 kg/m3. a) diametro particelle 100 µm, b) 10 µm (da Morsi e Alexander, "An investigation of particle trajectories in two-phase flow systems", Journal of Fluid Mechanics, vol. 55, part 2, 1972). Parte 13 - pag. 10