Appunti di MECCANICA DEI FLUIDI Corso di Fisica e Laboratorio – prof. Massimo Manvilli SEZIONE ITI ITCG Cattaneo con Liceo Dall’Aglio STATI DI AGGREGAZIONE DELLA MATERIA Solidi : le distanze intermolecolari sono piccolissime quindi i legami tra le molecole sono molto forti Le molecole non possono muoversi le une rispetto alle altre Hanno una forma ed un volume proprio Liquidi : le distanze intermolecolari sono maggiori rispetto ai solidi quindi i legami tra le molecole sono tali da permettere uno scorrimento reciproco Hanno un volume proprio ma assumono la forma del recipiente che li contiene Gas: le distanze intermolecolari sono molto grandi quindi i legami tra le molecole sono molto deboli ; le molecole si muovono in modo quasi indipendente le une dalle altre Non hanno nè un volume ne’ una forma propria Tendono ad occupare tutto lo spazio disponibile Plasma : In fisica e chimica per plasma si intende un gas ionizzato, costituito da un insieme di elettroni e ioni, ma globalmente neutro (cioè con carica elettrica complessivamente nulla). il plasma è considerato come il quarto stato della materia, che si distingue quindi da quello solido, da quello liquido e da quello gassoso. Le cariche elettriche libere fanno sì che il plasma sia un buon conduttore di elettricità, e che risponda fortemente ai campi elettromagnetici. Mentre sulla terra la presenza del plasma è relativamente rara (fanno eccezione i fulmini, le aurore boreali e le fiamme), nell'universo costituisce più del 99% della materia conosciuta: di plasma sono fatti il Sole, le stelle e le nebulose. Inoltre, si ha una formazione di plasma sullo scudo termico dei veicoli spaziali al rientro nell'atmosfera. FluidI: sostanze in cui le molecole possono muoversi le une rispetto alle altre . Un fluido può quindi essere un liquido , un gas o un plasma. PESO SPECIFICO E DENSITA’ Peso Specifico : Peso dell’unità di volume di una sostanza Ps = Fp / V Unità di misura nel S.I. : N/m3 es: Ps = 2000 N/m3 significa che ogni metro cubo di quella sostanza ha un peso di 2000 N 1 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Densità : Massa dell’unità di volume di una sostanza d= M/V Unità di misura nel S.I. : Kg/m3 es: d = 100 Kg/m3 significa che ogni metro cubo di quella sostanza ha una massa di 100 Kg Peso specifico e densità sono ovviamente legati tra loro ; il legame è lo stesso che esiste tra Peso e Massa di un corpo ( Fp=m*g ) in quanto si tratta di peso e massa di ogni metro cubo Ps = d*g FLUIDI E FORZE Poichè le molecole di un fluido possono muoversi le une rispetto alle altre non risulta possibile applicare forze concentrate ; le forze esercitate sui fluidi sono sempre distribuite sulla superficie delle pareti o del fondo del recipiente che li contiene. In realtà le forze sono sempre distribuite su una superficie; quando questa superficie è particolarmente piccola noi consideriamo, approssimando la realtà, che sia concentrata in un punto . Per descrivere come la forza si distribuisce su una superficie viene introdotta una nuova grandezza fisica denominata pressione F Pressione : Forza che agisce sull’unità di Superficie Il valore della pressione indica quindi , per esempio, quanto forza agisce su ogni metro quadrato di superficie A p = F/A Come si calcola ? in cui F è la forza ed A è l’area della superficie su cui tale forza si distribuisce Unità di misura della pressione nel S.I. : Es : N/m2 = Pa (Pascal) p= 400 Pa significa che su ogni m2 di superficie agisce una forza di 400 N Il Pascal, che deriva dal N, è una unità di misura piuttosto piccola per cui si fa spesso ricorso a suoi multipli. Nella pratica sono ancora in uso diverse unità di misura : = 105 Pa (100000 N/m2 = 10 t /m2 = 1 Kgp /cm2) = 10-3bar (meteorologia) = 1,013 bar (pressione atmosferica a livello del mare) mmHg =Torr 760 mmHg = 1Atm (pressione atmosferica a livello del mare) Su queste unità di misura ritorneremo in seguito. bar = multiplo del Pascal Millibar = 1/1000 del bar Atmosfera 1 bar 1 mbar = 1hPa 1 Atm 2 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Una stessa forza può essere applicata a superfici di area differente dando luogo a diversi valori della pressione. ESEMPIO : F Un oggetto viene appoggiato su un tavolo in posizioni diverse. Nel primo caso il suo peso si distribuisce su una superficie piuttosto ampia per cui la pressione trasmessa al tavolo (p=F/A1) risulta bassa. Nel secondo caso la stessa forza, P1 = F/A1 ovvero il peso dell’oggetto, si distribuisce su una superficie più piccola per cui la pressione trasmessa al tavolo (p=F/A2) avrà un valore molto superiore ES: F P2 = F/A2 > P1 Gli Aghi F Gli aghi ed in generale gli oggetti appuntiti penetrano molto facilmente attraverso i materiali su cui vengono premuti in quanto la supeficie di contatto risulta molto piccola . In queste condizioni anche una forza non particolarmente elevata che spinge l’ago può produrre valori di pressione molto elevati che il materiale non è in grado di sopportare Ecco perché è così facile “forarsi le dita “ con un ago ES: Le racchette da neve Normalmente il nostro peso si distribuisce sull’area di appoggio dei piedi La neve non è in grado di sopportare pressioni elevate per cui i piedi possono facilmente sprofondare in essa. Utilizzando le racchette da neve (o anche gli sci) il nostro peso viene distribuito su una superficie di contatto molto più ampia ; il valore della pressione di contatto diventa perciò notevolmente più basso. La neve riesce a sopportare meglio questo valore della pressione, senza farci sprofondare troppo. ES: I cammelli I cammelli sono particolarmente adatti a camminare nel deserto, oltre che per la loro nota resistenza alla sete, anche perché sono dotati di zoccoli molto grandi che consentono loro di non sprofondare troppo nella sabbia e fare quindi meno fatica. 3 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Il comportamento dei fluidi è descritto da alcune famose leggi di cui tratteremo in seguito; in particolare studieremo : - Il Principio di Pascal La legge di Stevin Il Principio di Archimede Il Teorema di Bernoulli (pag. 4) (pag. 7) (pag. 16) (pag. 23) e tutte le loro importanti conseguenze ed applicazioni . PRINCIPIO DI PASCAL La pressione esercitata in un punto di un fluido si trasmette a tutte le altre molecole ed in tutte le direzione con la stessa intensità indipendentemente dalla forma del recipiente p p p p F p p p p Apparecchio di Pascal Si tratta di una sfera di vetro con uno stantuffo e fori distribuiti sulla superficie esterna. Si può verificare che esercitando una pressione in una zona molto piccola (stantuffo) il liquido esce da tutti i fori con la stessa intensità. La pressione si è quindi trasmessa in tutte le direzioni con la stessa intensità. Questo dipende dal fatto che il liquido tende ad espandersi in tutte le direzioni nello stesso modo in quanto le molecole possono scorrere le une rispetto alle altre. Il Principio di Pascal è fondamentale per capire il comportamento dei fluidi. Esso inoltre afferma che la pressione trasmessa da un fluido ad un elemento di superficie risulta sempre ortogonale alla superficie stessa. Questa affermazione può essere verificata sperimentalmente : inserendo all’interno di un apparecchio contenente un liquido, come quello in figura qui a fianco, un palloncino gonfio si può osservare come esso venga deformato dalla pressione esercitata tramite lo stantuffo mantenendo sempre la stessa forma ; ciò è possibile solamente nel caso in cui la pressione sia ovunque perpendicolare alla sua superficie esterna. 4 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Attraverso i fluidi quindi le pressioni si trasmettono con modalità molto diverse rispetto a quanto avviene per i solidi. Solidi Fluidi F F p p p p La forza , divenendo una pressione, si trasmette nella direzione originaria. Poichè i legami tra le molecole sono molto forti la deformazione laterale del solido è molto piccola (a volte trascurabile) . Le pressioni che possono essere trasmesse ad altri corpi posti a fianco del solido o contenitori in cui è inserito sono molto più piccole della p. La forza determina una pressione che si trasmette in tutte le direzioni con la medesima intensità, poichè le molecole possono scorrere le une sulle altre e tendono ad espandersi in tutte le direzioni nello stesso modo. La deformazione laterale dipende dalla resistenza e deformabilità del recipiente. Il Torchio idraulico F2 Si tratta di un dispositivo molto utilizzato nei sollevatori idraulici delle officine o delle industrie. Può essere considerato una “leva idraulica” in quanto consente di equilibrare una forza elevata con una forza minore (anche molto minore) Lo schema di funzionamento è riportato nella figura seguente ; è ovviamente uno schema semplificato rispetto ai sollevatori reali il cui progetto deve tener conto inevitabilmente di molti fattori tecnicopratici , risultando più complesso. F1 P1 P1 = F1/A1 P1 P1 P1 A1 = area della stantuffo 1 A2 = area della stantuffo 2 F2 P1 F2 = P1*A2>F1 5 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli La forza F1 determina tramite l’area A1 del primo stantuffo una pressione P1 = F1/A1 ; questa pressione si trasmette a tutto il fluido ed in tutte le direzioni, quindi sia sulle pareti del recipiente che sullo stantuffo n. 2. Questo stantuffo ha però un’area maggiore della A1. Se volessimo calcolare la forza complessiva (risultante) che spinge lo stantuffo 2 verso l’alto dovremmo scrivere : F2 = p1 * A2 ottenendo un valore molto più elevato di F1, in grado quindi di equilibrare un forza di intesità maggiore. Siccome p1 =F1/A1 , sostituendo questo valore nella precedente si ottiene : F1 F2 = A1 A2 F1 e dopo semplici passaggi F2 = A1 A2 possiamo cioè concludere che : il rapporto tra le due forze è uguale al rapporto tra le aree dei due stantuffi. Questo significa che data una forza F1 che noi (o un apparecchio a nostra disposizione) siamo in grado di esercitare è sufficiente intervenire sul rapporto tra le aree degli stantuffi per poterne “amplificare” a piacere l’intensità. Questo tipo di apparecchiatura è molto utilizzato nella tecnica in tutti i casi in cui si produce movimento mediante circuiti idraulici. ESEMPIO : Se l’area A2 fosse 10 volte maggiore dell’area A1 allora la forza F2 sul secondo stantuffo diventerebbe 10 volte superiore a quella da noi esercitata sul primo !!! Se non ci fossero limiti tecnico-pratici sarebbe possibile amplificare a piacere la forza di cui disponiamo ; questa è una situazione simile a quella delle leve in cui tutto dipende dal rapporto tra il braccio della forza motrice e quello della forza resistente (ricordiamo il famoso detto : “datemi una leva e vi solleverò il mondo” ) Come per le leve possono essere individuati tre casi possibili : F1 = A1 F2 A2 A1>A2 A1 >1 A2 F1 > F2 svantaggioso A1=A2 A1 =1 A2 F1 = F2 indifferente A1<A2 A1 <1 A2 F1 < F2 vantaggioso 6 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli LA LEGGE DI STEVIN E LA PRESSIONE IDROSTATICA Pressione idrostatica : pressione dovuta al peso proprio dell’acqua in quiete Consideriamo il contenitore della figura a sinistra. La superficie del fondo è sottoposta ad una forza che corrisponde al peso della colonna d’acqua soprastante Consideriamo una superficie di lato 1m sul fondo del contenitore e calcoliamo il peso dell’acqua che grava su di essa . La forza che agisce su un m2 di superficie però, per definizione, corrisponde al valore della pressione F = p = ps* V = ps * 1*1*h = ps*h h 1 1 In cui : ps= peso specifico del fluido V = volume della colonna d’acqua Legge di Stevin P = ps * h La pressione dovuta al peso proprio di un fluido si calcola facendo il prodotto tra il peso specifico del fluido e la profondità, indipendentemente dalla forma del recipiente La pressione è direttamente proporzionale alla profondità Si capisce bene infatti che raddoppiando l’altezza della colonna d’acqua (a parità di area di base) raddoppierà il suo peso, triplicandone l’altezza triplicherà il suo peso e così via. Naturalmente questa pressione, dovuta al fatto che i fluidi hanno un peso, segue il Principio di Pascal e si trasmette da un punto in tutte le direzioni con la stessa intensità (quindi non solo sul fondo ma anche sulle pareti laterali del contenitore. ES: Recipiente di forma qualsiasi Sia nel punto 1 che nel punto 2 il valore della pressione si calcola mediante il dislivello tra il punto stesso ed il pelo libero del liquido indipendentemente dalla forma effettiva del recipiente. P1 = ps * h P2 = ps *h h Questo dipende dal fatto che la pressione P1(dovuta al peso della colonna d’acqua soprastante il punto 1) si trasmette in tutte le direzioni ( secondo il principio di Pascal) ed arriva quindi con lo stesso valore anche al punto 2. Quindi P1 = P2 P1 P2 ES: Differenze tra solidi e fluidi Nei due recipienti in figura, contenenti la stessa quantità di liquido (stesso peso complessivo) la pressione sul fondo è la medesima in quanto dipende solamente dalla profondità. Confronta con l‘esempio a pagina 3 riguardante una situazione simile per i corpi solidi ( V) P1 = Ps*h1 ( V) P2 = Ps*h2 = P1 7 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli ES: Diga con argine in terra Il diagramma che rappresenta l’andamento delle pressioni in base alla profondità è di tipo triangolare (proporzionalità diretta). Per questo motivo l’argine si allarga verso il fondo . I valori delle pressioni sono indipendenti dalla estensione del bacino ma dipendono esclusivamente dall’altezza del battente d’acqua . A parità di altezza un bacino piccolo ed uno grande esercitano sull’argine le medesime pressioni. P=ps*z Z I Vasi Comunicanti Sono costituiti da recipienti di forma diversa, collegati tra loro, in cui viene versato del liquido (di solito acqua). Il liquido raggiunge spontaneamente lo stesso livello in tutti i recipienti indipendentemente dalla loro forma Questo accade perché nel caso in cui i livelli del liquido fossero differenti i valori delle pressioni , calcolati da destra e da sinistra, sarebbero differenti; nel caso in figura si avrebbe che , in base alla legge di Stevin, la pressione P2 sarebbe maggiore della pressione P1 (in quanto H2 > H1). In questa situazione il liquido verrebbe spinto verso il contenitore n1 ; l’equilibrio si raggiunge solamente quando i valori delle due pressioni diventano uguali ed opposti ; questo accade quando le due altezze H1 ed H2 sono uguali. P1 P2 P1 = P2 H2 H1 Una eccezione al principio dei vasi comunicanti P1 P2 P2 > P2 La Capillarità Si può verificare sperimentalmente che se tra i vasi comunicanti viene inserito un tubicino capillare, cioè di diametro molto piccolo il fluido non raggiunge più lo stesso livello , ma sale molto più in alto proprio nel tubicino più piccolo. Come tutti possiamo facilmente osservare, nella zona vicino alla parete del recipiente le molecole del liquido tendono a formando quello che viene comunemente detto “menisco” (vedi figura seguente). Il menisco è dovuto al fatto che le molecole del liquido, oltre a sentire la forza di attrazione verso le altre molecole vengono attirate dalla parete del recipiente cui tendono ad aderire. A seconda dell’entità di questa forza di adesione superficiale in rapporto a quella cosiddetta di coesione con le altre molecole il liquido può essere sollevato verso l’alto a trattenuto verso il basso. menisco 8 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Fa Fc Fa Fc R Acqua La forza di a desione alle pareti del re cipiente è molto ma gg iore di qu ell a di coesione con le altre molecole dl liquido In vicinanza delle pareti le mo le cole de l liquido si sollevano R Mercurio La forza di a desione alle pareti del re cipiente è molto min ore di quella di coesione con le altre mol ecole dl liquido In vi cinanza delle pareti le molecole de l liquido vengono tirate verso il basso. Ci sono due tipi di comportamento differrenti a seconda del tipo di liquido presente : nel primo caso la risultante delle forze agenti sulle molecole vicine al bordo è tale da sollevarle verso l’alto (questo accade tipicamente per l’acqua) mentre nel secondo caso questa risultante ha come effetto quello di trattenere verso il basso le molecole vicine alla parete. Nel caso dei liquidi che si comportano come l’acqua, quando le dimensioni del contenitore sono molto piccole, il fenomeno del “menisco” interessa tutte le molecole della superficie che vengono così sollevate verso l’alto; quando invece le dimensioni del condotto non sono piccole il fenomeno interessa solamente le molecole vicine al bordo e non quelle della zona centrale. NB : per il mercurio , poiché le sue molecole vengono trattenute verso il basso, il fenomeno della capillarità produce un effetto del tutto opposto a quello dell’acqua ; nei tubicini capillari il fluido raggiunge un livello più basso rispetto agli altri. Acqua Liquidi che “bagnano le superfici” : Mercurio sono quelli che si comportano come l’acqua ; le forze di adesione sono superiori a quelle di coesione per cui il liquido tende ad aderire alla superficie con cui viene a contatto Liquidi che “non bagnano le superfici” : sono quelli che si comportano come il mercurio ; le forze di adesione sono inferiori a quelle di coesione per cui il liquido tende a formare gocce o agglomerati compatti senza distendersi sulla superficie (come le goccioline del mercurio, che era chiamato per questo “argento vivo”)) Molto spesso nella nostra esperienza quotidiana abbiamo a che fare con il fenomeno della capillarità : ES. : Risalita dell’umidità nei muri i materiali da costruzione sono porosi , cioè presentano al loro interno microscopici canali vuoti attraverso i quali l’acqua presente nel terreno può risalire per capillarità anche ad altezze notevoli ES : Carta assorbente : è un tessuto fibroso ; tra le fibre della carta si formano condotti capillari attraverso i quali i liquidi vengono “risucchiati” per capillarità 9 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli La botte di Pascal ovvero “il paradosso idrostatico” Si tratta di una leggenda secondo cui Pascal avrebbe scommesso con altre persone di riuscire a far “scoppiare” una botte piena (nel senso di provocare la fuoriuscita del liquido dai giunti), aggiungendo una piccolissima quantità di liquido. Mettendo a frutto le sue conoscenze sui fluidi egli utilizzò un tubo lungo e sottile (non capilare) in grado di contenere poca acqua pur essendo molto alto. Collegato il tubo al foro della botte lo riempì di acqua determinando nel punto A una pressione piuttosto elevata. Tale pressione , ottenuta su una piccola zona del liquido , sfruttando l’altezza del tubo (la quantità di liquido in esso contenuto non incide sul valore della pressione), come noi sappiamo dalle pagine precedenti, si trasmise a tutte le particelle ed in tutte le direzioni. L’involucro della botte, ed in particolare i giunti tra le assicelle di legno non furono in grado di sopportare questa pressione e la botte cominciò a perdere vistosamente. Naturalmente Pascal vinse la scommessa grazie alle sue conoscenze scientifiche. Alla base del suo strattagemma ci sono evidentemente sia il Principio che porta il suo nome che la legge di Stevin. limite atm o LA PRESSIONE ATMOSFERICA L’aria, pur essendo molto leggera , ha un peso (circa 1/1000 di quello dell’acqua) ; viene cioè tenuta a contatto con la superficie terrestre dalla gravità (per fortuna … altrimenti …….!!!). Noi possiamo considerarci come abitanti del fondo di un grandissimo oceano fatto d’aria. Come succede sott’acqua siamo sottoposti alla pressione che deriva dal peso del fluido che grava su di noi . sfera Atmosf era p superfi ci terrestr e e 10 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Patm Patm/2 Patm/4 Patm/8 Non ci rendiamo conto facilmente di questo in quanto, dalla nascita, la superficie terrestre costituisce il nostro habitat naturale, ma ci accorgiamo degli effetti prodotti da un cambiamento della pressione cui siamo abituati. Ad esempio gli areoplani che volano a quote particolarmente elevate H(Km) (8000 – 10000 m) sono pressurizzati, cioè mantengono al loro interno 16,5 la stessa pressione che era presente a terra (maggiore di quella esterna a quella quota) in modo da evitare disagi fisici ai passeggeri (oltre ad evidenti problemi respiratori dovuti alla carenza di ossigeno). 11 La situazione in realtà è complicata dal fatto che non esiste un limite ben definito per l’atmosfera , che diviene sempre più rarefatta 5,5 allontanandosi dalla superficie terrestre ; con l’altitudine cambia anche il suo peso specifico per cui non esiste più la proporzionalità diretta tra pressione ed altezza. Il legame pressione-altitudine non è lineare ma ha l’andamento qualitativamente rappresentato in figura. Nonostante ciò concettualmente la legge di Stevin ci aiuta a capire la situazione reale e può essere utilizzata per piccole variazioni di altezza. P ES. : L’altimetro E’ uno strumento in grado di determinare l’altitudine cui si trova in base alla misura della pressione atmosferica . Poiché quest’ultima varia anche in base alle condizioni atmosferiche , per avere un risultato abbastanza preciso è necessario tararlo ogni volta che lo si vuole utilizzare. Tra gli scienziati nacquero forti discussioni anche sulla esistenza della pressione atmosferica, finchè diverse semplici esperienze ne confermarono la presenza. Alcune di queste esperienze possono facilmente essere realizzate in laboratorio ; facciamo due esempi: ES : Magia in Laboratorio Pa Pa Pa P1 foglietto di carta Pa P1 = ps*h Pa > P1 h Riempiamo completamente un recipiente di vetro (di forma qualsiasi) con acqua e facciamo aderire al pelo libero del liquido un piccolo foglio di carta in modo che non siano presenti bolle d’aria all’interno. Rovesciamo il recipiente tenendolo sospeso e verifichiamo che il foglio di carta non cade, come dovrebbe fare per effetto del peso dell’acqua che grava su di lui. Vediamo di approfondire un po’ il discorso mettendoci nei panni del foglietto di carta. Quest’ultimo sente l’azione di due pressioni : quella dall’alto verso il basso (P1) che è dovuta al peso dell’acqua e si può calcolare con la legge di Stevin e quella dal basso verso l’alto esercitata dall’aria che circonda il recipiente. Evidentemente la pressione atmosferica è sufficiente ad equilibrare quella idrostatica visto che il foglietto non cade ma rimane in equilibrio. 11 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli N.B. : la pressione atmosferica viene esercitata anche sulle pareti del recipiente ma il vetro è sufficientemente robusto per sopportare queste forze ; anzi , essendo rigido , non permette alle pressioni esterne di trasmettersi all’acqua interna (questo è il motivo per cui la pressione P1 è solamente quella dovuta al peso dell’acqua). Da questo semplice esperimento. che possiamo realizzare facilmente anche a casa, si può intuire come la pressione atmosferica esista ed il suo valore non debba essere poi così piccolo. Il Nostro esperimento in Laboratorio ES : Gli emisferi di Magdeburgo Si tratta di una famosa dimostrazione eseguita nei pressi di Magdeburgo nel 1700 rappresentata in diversi quadri d’epoca. In realtà la dimostrazione fu effettuata con lo scopo di evidenziare l’efficienza di una nuova pompa per fare il vuoto, realizzata da Otto Von Guerike, che potremmo considerare un tecnico dell’epoca. Egli costruì due emisferi metallici che potevano essere uniti con una flangia a tenuta stagna, dotati di una valvola per estrarre l’aria dal loro interno con la sua nuova pompa a vuoto. Pare che sia riuscito a dimostrare che la sua nuova invenzione avesse una efficienza particolarmente elevata in quanto , dopo l’estrazione dell’aria interna, neppure i cavalli riuscirono a separare gli emisferi. La forza che tiene uniti i due emisferi nasce Pa dalla differenza tra la pressione interna e quella esterna. Estraendo l’aria mediante la pompa, pur non F F ottenendo il vuoto assoluto, si produce una Pi drastica riduzione della pressione interna ; più la pompa è efficiente e più si può ottenere un vuoto spinto. 12 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Chiudendo la valvola cui è collegata la pompa non risulta facile separare i due emisferi in quanto la pressione esterna, che è quella atmosferica, risulta molto maggiore di quella interna che , in caso di vuoto molto spinto, può addirittura essere trascurabile. Questo semplice esperimento, facilmente riproducibile in laboratorio, ci fa capire come il valore della pressione atmosferica sia piuttosto elevato. Il nostro esperimento in Laboratorio Una volta dimostrata l’esistenza della pressione atmosferica fu Evangelista Torricelli il primo a riuscire a determinarne il valore, a livello del mare, con una celebre esperienza che ci accingiamo a descrivere. 13 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli L’esperienza di Torricelli Misura della pressione atmosferica Evangelista Torricelli riempì completamente una lunga provetta di mercurio poi , chiudendola ermeticamente, la capovolse immergendola in una bacinella contenente anch’essa mercurio ; fissata la provetta ad un sostegno la aprì e potè osservare che il mercurio della provetta scese fino a stabilizzarsi ad una altezza di 760 mm dal pelo libero della vaschetta nel caso in cui l’esperimento fosse eseguito in una località a livello del mare , indipendentemente dalla forma della provetta stessa . Vuoto H = 760 mm Il ragionamento di Torricelli PHg Pa A Pa PHg = Ps*H = Pa La prima considerazione da fare è che il mercurio della provetta non scende a causa della pressione atmosferica che agisce sulla superficie libera del fluido contenuto nella vaschetta e, per il principio di Pascal , si trasmette a tutte le altre molecole ed in tutte le direzioni , quindi anche verso l’alto dentro la provetta, con la medesima intensità. Supponiamo ora di essere una molecola di mercurio come quella indicata con la lettera A nel disegno a fianco. Sentiremmo una pressione dal basso verso l’alto pari a quella atmosferica ed una dall’alto verso il basso dovuta solamente al peso della colonna di mercurio presente nella provetta; l’aria esterna infatti non riesce a trasmettere la sua pressione al fluido della provetta in quanto il contenitore di vetro è molto rigido e resistente e nella zona vuota in alto non è potuta entrare altra aria. Visto che le molecole di fluido sono in equilibrio in questa configurazione si può concludere che le due pressioni devono essere esattamente uguali e contrarie. Torricelli potè quindi concludere che la pressione atmosferica ha la stessa intensità di quella esercitata da una colonna di mercurio alta 760 mm . L’altezza della colonnina di mercurio in mm venne utilizzata per misurare la pressione. Un mm di altezza della colonna di mercurio venne definito come 1 Torr in onore di Torricelli; il valore della pressione atmosferica a livello del mare vale quindi 760 mmHg = 760 Torr . ( avete mai notato il medico che misura la pressione del nonno con lo sfigmomanometro ?) Molti abbeveratoi per piccoli animali assomigliano all’apparato di Torricelli, pur utilizzando acqua ; nonostante il recipiente contenga una certa quantità d’acqua ( ed in questo caso anche di aria) quest’ultima non riesce ad uscire dalla bacinella, dalla quale un cagnolino può bere tranquillamente, per effetto della pressione atmosferica, Il valore di questa pressione può facilmente essere calcolato utilizzando la legge di Stevin , avendo ovviamente a disposizione il valore del peso specifico del mercurio. 14 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Ps(Hg) = 13600*9,8 = 133280 N/mc ( 13600 Kgp/mc !!!) Pa = Ps(Hg)*H = 133280* 0,76 = 101300 N/mq = 101300 Pa Come risulta evidente poiché 100000Pa = 1 bar si può anche concludere che la pressione atmosferica a livello del mare vale Pa = 1,013 bar spesso arrotondato a ≈ 1,00 bar . Altre unità di misura per la pressione furono poi introdotte successivamente ; ancora oggi, nonostante tutte le nazioni debbano adeguarsi alle unità del S.I. sono in uso tante differenti unità di misura. Atmosfera = 1 Atm è pari alla pressione esercitata dall’aria a livello del mare. E’ una unità di misura pratica, molto comoda nell’uso quotidiano, che prende come termine di paragone la pressione atmosferica a livello del mare. Es : La pressione all’interno di un contenitore vale p = 3 Atm Significa che la pressione interna al contenitore è il triplo di quella esercitata dall’aria a livello del mare Riassumiamo in questa tabella le principali unità di misura ancora utilizzate per la pressione : Patm= 101300 Pa ( ≈ 105 Pa) 1 mbar (millibar) = 1,013 bar ( ≈ 1 bar) = 101,3 Pa ( ≈ 100 Pa) 1 Atm = 1,013 bar ( ≈ 1 bar) 760 Torr ≈ 105 Pa = 1 bar 1 Kgp/cmq ≈ 105 Pa = 1 bar N.B. Il peso specifico del mercurio è pari a 13,6 volte quello dell’acqua. Ciò significa che per ottenere la pressione esercitata dalla colonnina di mercurio dell’esperienza di Torricelli sarebbe stata necessaria una colonna d’acqua 13,6 volte più alta ovvero di altezza pari a 13,6 * 0,76 = 10,33 m !! In effetti si può concludere che la pressione atmosferica è pari a quella esercitata da una colonna d’acqua alta 10,33 m Per questo si dice che, immergendosi in acqua, ad ogni 10 m circa di profondità corrisponde un aumento di pressione di 1 Atmosfera Quando su un orologio è indicato ad esempio “5 Atm” ( o anche “5 bar”) significa che può resistere ad una immersione fino a circa 50 m di profondità , quando la pressione dell’acqua diventa circa 5 volte quella esercitata dall’aria a livello del mare. 15 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Pressione Totale e Pressione Efficace Pa Se volessimo misurare la pressione che agisce sul fondo di un lago dovremmo tenere conto sia della pressione atmosferica , esercitata dall’aria sull’acqua , che di quella idrostatica dovuta al peso dell’acqua stessa (Stevin). H Ptot Per ottenere il valore cercato dovremmo quindi sommare queste due pressioni : Ptot = Pa + ps*H Questo è il valore della Pressione Totale agente sul fondo del lago (e su tutti gli oggetti che si trovano sul fondo) A volte invece interessa conoscere solamente quanta pressione c’è in più ( o in meno) rispetto a quella atmosferica che agisce su tutti i corpi nello stesso modo e costituisce la condizione di “normalità” per noi abitanti della superficie terrestre. Si fa allora riferimento alla Pressione Efficace che , per quanto detto , può essere calcolata per semplice differenza : Peff = Ptot – Pa che nel nostro esempio coincide con la pressione idrostatica IL PRINCIPIO DI ARCHIMEDE Pensiamo di pesare un oggetto metallico tramite un dinamometro. Eseguendo la pesata in aria (cioè come facciamo normalmente) si otterrà un certo valore ; immergendo l’oggetto in acqua potremo facilmente verificare che il dinamometro indicherà un valore inferiore; se poi immergessimo l’oggetto in un liquido diverso, come per esempio olio o alcool , otterremmo un valore differente dai primi due (ma sempre inferiore a quello ottenuto in aria). Il peso di un corpo quindi varia a seconda del fluido in cui è immerso. 16 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli E’ facile concludere che quando un corpo è immerso in un liquido riceve da quest’ultimo una spinta dal basso verso l’alto che provoca una diminuzione di peso. Questa spinta viene comunemente indicata come Spinta idrostatica o Spinta di Archimede , in onore del grande scienziato di Siracusa che riuscì per primo a capire fino in fondo il fenomeno ed a quantificarne il valore. La leggenda narra che il grande Archimede, mentre faceva il bagno, osservando il comportamento del suo corpo immerso nell’acqua , abbia finalmente intuito il famoso principio che descrive il funzionamento della spinta idrostatica ed in preda a uno sfrenato entusiasmo sia uscito nudo dalla vasca correndo ed urlando : “ Eureka! “ che significa “ho trovato !” . Principio di Archimede : Un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto uguale al peso del volume di liquido spostato Per “liquido spostato” si intende il liquido che in precedenza si trovava nel volume occupato dal corpo ; quindi un oggetto grande riceve una spinta maggiore di un oggetto piccolo. Cerchiamo ora di capire perché nasce la spinta di Archimede e come mai si può concludere che debba essere uguale al peso del liquido spostato. Perché esiste la spinta di Archimede ? Facciamo un semplice esempio Pensiamo di immergere in acqua un cubetto. Sulla faccia superiore agirà una pressione facilmente calcolabile con la legge di Stevin , mentre sulla faccia inferiore agirà una pressione maggiore in quanto maggiore è la profondità. La differenza tra queste due pressioni dà luogo alla spinta idrostatica verso l’alto. H1 P1 = ps*H1 H2 Psin V P2 = ps*H2 > P1 Pdes Le pressioni laterali variano linearmente con la profondità ma si mantengono sempre uguali ed opposte per cui si neutralizzano a vicenda. Questa spinta agisce su tutti gli oggetti immersi che però hanno ovviamente un peso. A seconda che il valore di questa spinta sia maggiore o minore del peso del cubetto quest’ultimo verrà spinto verso l’alto o verso il basso . 17 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Perché la spinta deve essere uguale al peso del liquido spostato ? Ricordiamo che , noto il peso specifico del materiale di cui è costituito un corpo, si può risalire al suo peso con un semplice calcolo : Fp = ps*V Siccome la spinta idrostatica, secondo Archimede, è pari al peso del liquido che si trovava precedentemente nel volume V occupato dal corpo, risulta immediato il calcolo del suo valore. Spinta idrostatica : S = ps(H2O)*V Fp = ps(H2O)*V Fp = ps(mat)*V V V materiale S = ps(H2O)*V Fp (materiale) ≠ S liquido S = ps(H2O)*V Fp (liquido) = S Si può allora rispondere alla domanda precedente facendo un semplice ragionamento : Un corpo completamente immerso in un fluido è sottoposto all’azione di due forze : la forza peso diretta verso il basso e la spinta idrostatica diretta verso l’alto. A seconda di quale di queste due forze sia maggiore il corpo tenderà ad affondare o a venire a galla. Al posto dell’oggetto c’era, in precedenza, un identico volume di liquido , sottoposto alle stesse due azioni : il proprio peso e la spinta esercitata dal liquido circostante. Considerando che il volume di liquido V , presente prima al posto dell’oggetto, era in equilibrio si può concludere che le due forze dovevano essere esattamente uguali ed opposte , cioè la spinta verso l’alto doveva essere stata uguale e contraria al peso del liquido V. Si può infine ragionevolmente ritenere che il liquido posto attorno al volume V eserciti sempre le stesse pressioni , ovvero spinga sempre nello stesso modo indipendentemente dal materiale di cui è fatto il nostro oggetto, ed arrivare quindi alla conclusione di Archimede. Si pensa però che egli sia giunto alla formulazione del suo principio più per via sperimentale che con ragionamenti simili a quello precedente. 18 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Il galleggiamento In base alle considerazioni precedenti sulle forze agenti su un corpo completamente immerso in un fluido si possono identificare tre casi notevoli Fp = ps(mat)*V V materiale S = ps(H2O)*V ps(mat) > ps(H2O) Fp > S quindi l'oggetto affonda ( la risultante delle forze è diretta verso il basso) ps(mat) = ps(H2O) Fp = S quindi l'oggetto rimane nella posizione in cui si trova ( la risultante delle forze è nulla) ps(mat) < ps(H2O) Fp < S quindi l'oggetto galleggia ( la risultante delle forze è diretta verso l'alto) Si può quindi concludere che tutti i materiali aventi peso specifico maggiore di quello dell’acqua ( o del fluido in cui sono immersi) affonderanno mentre i materiali “più leggeri” dell’acqua tenderanno a galleggiare Una conseguenza del Principio di Archimede è che l’aria calda, più leggera di quella fredda (peso specifico minore) tende a galleggiare su quest’ultima; questo è il motivo per cui l’aria calda ( come il fumo del camino o di una sigaretta) tende sempre ad andare verso l’alto. Le Mongolfiere ed i Dirigibili Le mongolfiere sfruttano il fatto che l’aria calda è più leggera di quella fredda circostante. L’aria calda contenuta nella mongolfiera viene spinta verso l’alto ; siccome la differenza tra i due pesi specifici è molto poca, per poter volare sono necessari volumi d’aria calda piuttosto consistenti e comunque i carichi trasportabili sono limitati. I dirigibili hanno al loro interno un gas inerte, più leggero dell’aria, quindi riescono a volare sfruttando la spinta aerostatica. Avendo in genere un volume molto grande riescono a trasportare carichi maggiori rispetto alle mongolfiere. 19 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Le Navi Le navi di dimensioni consistenti hanno una struttura portante ed una scafo metallici eppure galleggiano sull’acqua. In effetti il volume della nave, anche a pieno carico, è caratterizzato dalla presenza delle strutture, del personale e del carico , ma buona parte di esso è occupato solamente da aria (molto più leggera dell’acqua); calcolando il peso specifico medio ( cioè dividendo il peso complessivo per il volume occupato come se si trattasse di un corpo omogeneo) è possibile constatare che si tratta di un valore inferiore a quello dell’acqua. In effetti una nave sta in equilibrio sotto l’azione del suo peso complessivo e della spinta idrostatica ovvero del peso del liquido spostato dalla parte immersa dello scafo (vedi figura). Nave vuota Nave carica Fp Fp=S S Fp' > Fp Fp'=S' S' > S Aggiungendo carichi nella stiva succede che il peso complessivo aumenta e la nave tende ad affondare ma, mentre affonda lo scafo sposta una maggiore quantità di liquido quindi fa aumentare la spinta idrostatica. Si arriva così ad una nuova situazione di equilibrio in cui il nuovo peso della nave (maggiore di quello a vuoto) viene equilibrato dalla nuova spinta idrostatica corrispondente al peso del liquido spostato (maggiore di quella precedente) Le navi da carico hanno di solito disegnata sullo scafo la linea di galleggiamento che non deve essere superata per poter navigare in sicurezza; il superamento di tale linea significherebbe aver superato il valore massimo del carico ammesso per l’imbarcazione quindi una situazione di pericolo. NB : I galleggianti da pesca si comportano nello stesso modo a seconda della quantità di piombini applicati al filo dal pescatore 20 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli La forma dello scafo è molto importante per la sicurezza della nave; infatti è Fp conformata in modo tale che , nel caso l’imbarcazione si inclini su un lato, per effetto ad esempio di vento trasversale, il baricentro della parte immersa si sposti in modo che le due forze agenti (peso della nave e spinta idrostatica che possono essere pensate applicate nei rispettivi baricentri) vengano a costituire una coppia con momento stabilizzante, tale S cioè da riportare la nave nella posizione di equilibrio. Ovviamente la forma è anche determinata dall’esigenza di ridurre il più possibile la resistenza all’avanzamento I Sommergibili I sommergibili sono stati costruiti sul modello dei pesci. Come sappiamo i pesci fanno uso della vescica natatoria, cioè una sacca che possono riempire d’aria quando necessario. Riempiendo la vescica d’aria diminuisce il peso specifico medio del pesce ( ed aumenta quindi la spinta idrostatica) che in questo modo riesce a raggiungere facilmente la superficie ; quando il pesce vuole immergersi, vuota la vescica per fare diminuire la spinta idrostatica e riuscire agevolmente a spingersi verso il fondo. I sommergibili usano le camere stagne in cui è presente l’aria come serbatoi per l’acqua che può essere fatta entrare naturalmente sfruttando la pressione idrostatica o uscire tramite pompe apposite. In questo modo si può far variare il peso specifico medio del sommergibile e sfruttare la spinta idrostatica ad esempio per emergere più agevolmente o rimanere in equilibrio alla profondità voluta (facendo in modo che il peso specifico medio diventi uguale a quello dell’acqua). 21 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Il Densimetro E’ uno strumento che serve a misurare il peso specifico (o la densità) di un liquido. Si tratta di un bulbo di vetro con la punta appesantita da un metallo ; può quindi galleggiare in posizione verticale, come un galleggiante da pesca. Immergendolo nel liquido esso trova la sua posizione di equilibrio quando il suo peso viene equilibrato dalla spinta di Archimede. Tale spinta dipende dal peso del liquido spostato, quindi dal volume immerso e dal peso specifico del liquido. Nei liquidi con basso peso specifico esso affonderà in misura maggiore in quanto per ottenere il valore della spinta pari al proprio peso avrà bisogno di maggiore volume immerso e viceversa. Sul densimetro è riportata una scala graduata che riporta in corrispondenza del pelo libero il valore del peso specifico del liquido oggetto della misura. Fp Vi S = Ps*Vi Il Corpo Umano Il nostro corpo è costituito principalmente d’acqua, anche se non è omogeneo in quanto ci sono parti pesanti (ad es. la testa ) ed altre leggere (ad es. i polmoni). Il nostro peso specifico medio è quindi molto vicino a quello dell’acqua ; può diventare leggermente inferiore o leggermente superiore a seconda della quantità d’aria presente nei polmoni. Questo è il motivo per cui si galleggia più facilmente (ad esempio “facendo il morto”) se si mantiene un po’ d’aria nei polmoni. Non tutti sanno che si galleggia più facilmente (di poco) nell’acqua salata che in quella dolce. Questo è dovuto al fatto che, per la presenza del sale disciolto il peso specifico dell’acqua salata risulta leggermente maggiore rispetto a quello dell’acqua dolce; poiché la spinta idrostatica è data da S = ps(H2O)*V si può capire che , a parità di volume del corpo immerso tale spinta sarà maggiore nel caso di peso specifico maggiore. Un corpo qualsiasi galleggerebbe decisamente meglio se gettato in una vasca contenente Mercurio (il cui peso specifico è 13,6 volte maggiore di quello dell’acqua) che non in una normale vasca da bagno piena d’acqua ( … noi per salvaguardare la nostra salute preferiamo ovviamente l’acqua!!) 22 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli LA CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA NEI FLUIDI IN MOVIMENTO L’EQUAZIONE DI BERNOULLI Consideriamo un fluido in movimento all’interno di un tubo di sezione costante. Supponiamo che il moto dei fluido sia “non turbolento” ovvero che non si formino vortici all’interno del tubo , ma le particelle scorrano le une rispetto alle altre lungo linee continue che non si intersecano tra loro (linee di flusso). In queste condizioni si dice che il moto del fluido è di tipo “laminare” e può essere studiato in modo agevole. Uno dei parametri fondamentali, di utilizzo pratico, che servono a descrivere il moto del fluido all’interno di un condotto , è la portata in volume. A = Area della sezione retta del tubo V = volume di fluido che attraversa la sezione retta del tubo in 1 secondo A = area della sezione retta del tubo (m2) V= delle particelle V = ∆S = Spostamento di fluido in 1 secondo ∆t Portata = volume di fluido che attraversa una sezione retta del condotto nell’unità di tempo . Nel SI si misura in m3/s . ∆S ∆t = velocità del fluido all’interno del tubo ovvero distanza percorsa nell’unità di tempo dai filetti fluidi (m/s) V = Volume di fluido che attraversa la sezione retta del tubo nell’unità di tempo (m3/s) V= A v 2 3 (m m/s) = (m /s) A livello pratico sono ancora in uso diverse unità di misura della portata come ad esempio litri/sec molto utilizzata in campo idraulico. L’EQUAZIONE DI CONTINUITA’ A1 V1 V V Considerando un fluido in movimento all’interno di un tubo a sezione variabile, z nell’ipotesi che si tratti di un fluido incomprimibile si può facilmente constatare V1 che nell’ intervallo di tempo ∆t il volume di V2 fluido che attraversa la sezione A1 dovrà essere uguale al volume di fluido che attraversa la sezione A2. 1= 2 e 1 > 2 quindi V2 > V1 Infatti, se non fosse così, la parte di fluido compresa tra le due sezioni dovrebbe comprimersi oppure dovrebbero esserci perdite attraverso le pareti laterali del tratto considerato. Escludendo quindi la compressibilità del fluido e la presenza di perdite questa condizione comporta che i valori della portata nelle sezioni A1 ed A2 debbano essere uguali. A2 A V2 A Equazione di Continuità A 1 v1 = A 2 v2 Poiché la portata si mantiene costante la velocità del fluido cambia al variare della sezione del tubo ; in particolare la velocità sarà maggiore dove la sezione del tubo è minore. 23 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Quando utilizziamo la “gomma” per lavare l’auto o gli attrezzi da lavoro usiamo il “getto” , ovvero un accessorio particolare che restringe la sezione di uscita dell’acqua provocando un notevole aumento della velocità di efflusso. Quando non abbiamo a disposizione nessun accessorio usiamo il dito per ridurre la sezione di uscita ed ottenere un effetto simile. Nel caso si verifichi una perdita lungo il percorso dell’acqua la velocità di efflusso subirà una diminuzione in quanto la portata in uscita non sarà più uguale a quella in entrata. Anche le condutture di una centrale idroelettrica , che portano l’acqua proveniente da una diga fino alle pale di una turbina, presentano all’estremità un profilo “ a getto”. Si tratta un particolare ugello che restringe la sezione del condotto, riducendo al minimo le perdite per attrito o turbolenze e fa aumentare la velocità di efflusso, prima dell’urto con le pale della turbina. L’EQUAZIONE DI BERNOULLI Consideriamo ora un fluido ideale che scorra in un tubo di sezione e quota variabile , come mostrato in figura. Lo spostamento del fluido nel condotto porterà la massa che si trova tra le sezioni 1 e 2 a trovarsi, dopo un intervallo di tempo ∆t , tra le sezioni 1' e 2'. Per effetto del movimento del fluido la massa m (ombreggiata in figura) nel tempo ∆t è stata spostata dalla quota h1 (y1) alla quota h2 (y2) e la sua velocità è variata da v1 a v2. Il movimento è dovuto all’azione delle forze di pressione che agiscono sul fluido. In particolare la forza F1 dovuta alla pressione esercitata dal fluido che precede la sezione 1 ha compiuto lavoro positivo, mentre la forza F2, dovuta al fluido che segue la sezione 2’ ha compiuto lavoro negativo. Lavoro compiuto dalle forze di pressione P1 : L1 = p1 A1 ∆x1 = p1 V1 24 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Analogamente per il lavoro negativo compiuto dalle forze di pressione seguenti la sezione 2’: Lavoro compiuto dalle forze di pressione P2 : L2 = - p2 A2 ∆x2 = - p2 V2 Ne segue che il lavoro totale compiuto dalle forze di superficie (pressioni) è: Lp = L1 + L2 = p1 V1 - p2 V2 Anche la forza di gravità compie un lavoro durante lo spostamento del fluido dalla quota h1 alla quota h2 che corrisponde alla variazione di energia potenziale gravitazionale : Lg = mgh1 – mgh2 Il Teorema dell’Energia Cinetica afferma che il Lavoro complessivo svolto sul fluido (in questo caso dalle forze di gravità e di pressione) deve essere uguale alla variazione di Energia Cinetica ovvero che : Riordinando i termini portando al primo membro quelli con indice 1 ed al secondo quelli con indice 2 si ottiene : A questo punto ricordando che : e dividendo ambo i membri per V si ottiene : poiché questa relazione vale tra qualunque coppia di sezioni o di punti si può concludere che : che rappresenta la nota Equazione di Bernoulli Può essere considerata come una applicazione del Principio di Conservazione dell’Energia ai fluidi in movimento in quanto il termine al primo membro è direttamente correlato con la somma dell’energia potenziale dovuta alle forze di pressione, di quella gravitazionale e dell’energia cinetica posseduta dall’unità di massa. 25 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli IMPORTANTI CONSEGUENZE ED APPLICAZIONI DELL’EQUAZIONE DI BERNOULLI •Effetto Venturi Se il tubo è orizzontale come in figura , non ci sono variazioni di quota per cui il secondo termine dell’equazione di Bernoulli si annulla ed otteniamo: Poiché la somma dei due termini si mantiene costante, ad un aumento di velocità dovrà corrispondere una diminuzione della pressione. Nella sezione 2, per l’equazione di continuità , la velocità del fluido sarà maggiore rispetto a quella della sezione 1, ma la pressione avrà un valore inferiore. Il risultato può essere generalizzato : In una corrente fluida nelle zone in cui si ha un aumento di velocità si verifica una diminuzione della pressione. Questo fenomeno è noto anche come “Paradosso idrodinamico” e riesce a spiegare alcuni fenomeni naturali piuttosto sorprendenti, come vedremo qui di seguito. •Il Tennis di Bernoulli Chi gioca a tennis sa che esistono due modi fondamentali di colpire la pallina : Il Topspin e lo Slice , con cui si possono ottenere due effetti opposti : nel topspin la pallina tende a scendere rapidamente dopo la rete ed a rimbalzare più in alto, mentre lo slice produce una traiettoria più bassa e tesa con la pallina che arriva in profondità ed ha un rimbalzo molto più basso e teso. I due effetti si ottengono imprimendo alla pallina due rotazioni di senso opposto attorno ad un asse orizzontale. Il fenomeno descritto qui di seguito che si verifica per tutti i corpi in movimento attraverso un fluido, è noto come “Effetto Magnus” e può essere facilmente compreso alla luce dell’equazione di Bernoulli. Il Topspin Alla pallina viene impressa una rotazione nel verso indicato in figura (taglio con movimento della racchetta dal basso verso l’alto). La superficie della pallina, ruotando, trascina con se le molecole d’aria con cui viene a contatto. 26 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli Nella zona superiore questa velocità ha verso opposto rispetto a quella relativa dell’aria rispetto alla pallina ; la velocità di questi filetti fluidi tende perciò a diminuire. Nella zona inferiore le due velocità si sommano ; la velocità dei filetti fluidi è leggermente maggiore rispetto a quella della zona superiore. Secondo l’equazione di Bernoulli nella zona in cui diminuisce la velocità si verifica un aumento della pressione e viceversa, quindi la pressione superiore risulta leggermente maggiore di quella inferiore . Questa differenza di pressione, che si aggiunge all’effetto della gravità, fa scendere la pallina molto rapidamente, con un angolo di impatto col terreno piuttosto elevato e conseguente rimbalzo “alto” (vedi schema seguente). Lo Slice Alla pallina viene impressa una rotazione nel verso indicato in figura, opposta rispetto al Topspin (taglio con movimento della racchetta dall’alto verso il basso). In questo caso, dato l’andamento delle velocità dell’aria , per le ragioni già richiamate in precedenza, la pressione inferiore risulta leggermente maggiore rispetto a quella superiore. La pallina allora viene sostenuta da questa differenza di pressione, che si oppone alla forza di gravità , muovendosi su una traiettoria molto più “tesa”, caratterizzata da un angolo di impatto col terreno piuttosto ridotto e conseguente rimbalzo “basso” e teso (vedi schema seguente). •Il Calcio di Bernoulli L’ effetto Magnus viene sfruttato nei tiri cosiddetti “a giro” e nel calcio delle punizioni da posizione favorevole per ottenere una traiettoria curva del pallone, in grado di superare la barriera passandole sopra o aggirandola lateralmente e rientrare insaccandosi quindi in rete …………. ma non è per niente facile ! 27 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli - Le ali degli areoplani e i rubinetti Il funzionamento delle ali degli aerei è basato sul fatto che il profilo dell’ala non è simmetrico. Il profilo inferiore infatti risulta più piatto di quello superiore. Questo fatto comporta che, durante l’avanzamento del velivolo, le particelle d’aria che scorrono sulla faccia superiore percorrano un cammino più lungo di quelle che scorrono inferiormente , nello stesso intervallo di tempo. La velocità dell’aria rispetto all’ala è quindi maggiore sopra che sotto. Bernoulli ci conferma che , per questo motivo, la pressione inferiore diventa maggiore di quella superiore con il risultato di dare luogo a quella che viene denominata portanza ovvero la forza in grado di sostenere l’aereo. Se l’ala viene inclinata rispetto all’orizzontale, all’effetto precedente si somma la portanza dovuta alla componente della resistenza dell’aria (forza opposta al movimento) perpendicolare all’ala. L’inclinazione delle ali non può superare i 15° in quanto, oltre alla maggiore resistenza all’avanzamento, si formerebbero vortici e turbolenze che possono far diminuire drasticamente la portanza con conseguente impossibilità di sostentamento dell’aereo. Un effetto simile viene ottenuto con le pale delle eliche . Nel caso di un aereo le eliche sono disposte in modo che la spinta sia diretta nello stesso verso del movimento ; per l’elicottero invece la portanza è diretta verso l’alto. Un fenomeno molto meno importante, ma più facilmente verificabile, basato sullo stesso principio, è il seguente : Facciamo uscire dal rubinetto un filetto fluido uniforme e privo di turbolenze o vortici. Avvicinandogli lentamente il dorso di un cucchiaio, sostenuto in modo che sia libero di “dondolare” , ci aspetteremmo che durante il contatto il cucchiaio fosse respinto verso l’esterno . Non senza meraviglia si può verificare che il cucchiaio viene attratto dal filetto fluido che si adatta al nuovo profilo con la restrizione della vena . Anche questo fenomeno inaspettato può essere spiegato alla luce dell’effetto Venturi (ovvero dell’equazione di Bernoulli). La restrizione della vena fluida comporta un aumento della velocità del liquido con conseguente diminuzione della pressione rispetto a quella atmosferica circostante . La differenza tra la pressione della parte ristretta della vena fluida e quella dell’aria che si trova sul lato opposto del cucchiaio lo tiene premuto verso il fluido. 28 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli - Le F1 con alettoni e “ minigonne” Per avere maggiore aderenza, soprattutto in curva, le monoposto di F1 sfruttano moltissimo gli effetti aerodinamici, cercando di limitare il più possibile la massa per avere minor inerzia . Si fa largo uso degli alettoni che altro non sono che profili alari “capovolti” che devono produrre portanza verso il terreno (ovvero deportanza). Modificandone il profilo e l’inclinazione si ha maggiore spinta verso il terreno, ma con aumento anche notevole della resistenza all’avanzamento. I progettisti, da parecchi anni, hanno utilizzato un nuovo metodo per ottenere deportanza con ridotto incremento della resistenza aerodinamica. Il fondo della vettura è sagomato come riportato qualitativamente nella figura seguente ; tra il fondo vettura e l’asfalto si forma un condotto simile ad un tubo di Venturi con sezione variabile in cui passa l’aria durante il movimento. Come abbiamo già avuto modo di chiarire nella zona in cui la sezione del tubo Venturi si restringe si ha un aumento della velocità di flusso dell’aria ed una diminuzione della pressione rispetto a quella atmosferica circostante, presente anche sopra la carrozzeria. Il risultato è una spinta verso il basso che fa aumentare notevolmente l’aderenza , soprattutto in curva, con minima riduzione delle velocità massime in rettilineo (come invece avviene per gli alettoni). La conformazione del profilo inferiore è studiata in modo da avere la risultante delle pressioni nella zona più favorevole per il buon funzionamento sia dell’avantreno che del retrotreno. L’effetto Venturi è limitato dal fatto che l’aria, dopo essere entrata nel canale, può in parte uscire lateralmente ; i progettisti sono però riusciti ad ottenere comunque notevoli valori di deportanza sagomando opportunamente la zona anteriore e soprattutto il “profilo estrattore” posteriore. Diversi anni fa per ottenere maggiore deportanza le automobili erano state dotate di paratie laterali mobili, poste all’estremità delle fiancate e tenute a contatto con l’asfalto tramite apposite molle . Le paratie , denominate “minigonne” , strisciando sull’asfalto sigillavano lateralmente il tubo di Venturi inferiore, garantendo grande deportanza. Questi accessori furono proibiti in quanto le velocità di percorrenza delle curve, grazie al cosiddetto effetto suolo , erano cresciute vertiginosamente, divenendo troppo pericolose. 29 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli •LA VELOCITA’ DI EFFLUSSO Il Teorema di Torricelli per i fluidi Supponiamo di avere a disposizione un recipiente dotato di un foro, di piccole dimensioni, a distanza h dal pelo libero, da cui esce il fluido con velocità V2. Applicando il teorema di Bernoulli è possibile calcolare la velocità di efflusso V2. Consideriamo le due sezioni 1-1 e 2-2 poste in corrispondenza del pelo libero e del foro di uscita. Nell’ipotesi che la dimensione del recipiente sia molto più grande di quella del foro si può considerare che la velocità di spostamento nella sezione 1-1 sia pressochè nulla . Il teorema di Bernoulli allora dice che : Sez. 1-1 p1=patm altezza 1 = h Sez. 2-2 p1=patm altezza 1 = 0 v1 ≈ 0 v = v2 Questa espressione coincide con quella del “Teorema di Torricelli” che fornisce il valore della velocità di caduta libera di un corpo nell’ipotesi di trascurabilità della resistenza dell’aria. Possiamo quindi affermare che : La velocità di efflusso da un foro di piccole dimensioni è la stessa che il fluido acquisterebbe se cadesse liberamente nel vuoto dall’altezza h. •L’ATTRITO INTERNO NEI FLUIDI IN MOVIMENTO In tutte le considerazioni svolte fino a qui è stato trascurato l’attrito interno al fluido, così come l’attrito tra il fluido e le pareti del condotto entro il quale fluisce. L’esperienza dimostra che tale attrito esiste ed ha alcune importanti conseguenze : 1 - La velocità della particelle non è costante su tutta la sezione ma ha un andamento parabolico con il massimo nella zona centrale . 2 – Anche nel caso di condotto perfettamente orizzontale ed a sezione costante si verifica una diminuzione della pressione lungo il percorso 3 – Per mantenere un fluido in moto in un condotto è necessario mantenere una differenza di pressione tra le estremità del condotto 4 – Il valore della portata effettiva viene influenzato dalla differenza di pressione esistente, da lunghezza e sezione del condotto e dall’attrito interno Perdite di Carico : Diminuzione della pressione del fluido in direzione del movimento per effetto degli attriti interni Nella pratica tecnica si deve ovviamente tenere conto di questi effetti. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------NB : Quanto fin qui detto vale per il cosiddetto “ moto laminare” descritto a pag. 23 . Lo studio del moto “turbolento” (presenza di turbolenze e vortici) risulta molto più complesso ed esula dagli scopi di queste brevi note, richiedendo strumenti matematici di livello avanzato. 30 ITCG Cattaneo – SEZIONE I.T.I - Corso di FISICA - prof. Massimo Manvilli