UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA FACOLTÀ DI INGEGNERIA CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA INFORMATICA REALIZZAZIONE DI UNO STRUMENTO PER LA GESTIONE DI BASI DI DATI IN APPLICAZIONI WEB Relatore Chiar.mo Prof. Ing. A. POGGI Correlatore Dott. Ing. F. BERGENTI Tesi di Laurea di PAOLO ZANI A Francesca Ringraziamenti Innanzitutto vorrei ringraziare il professor Agostino Poggi per avermi dato l’opportunità di avvicinarmi al mondo del Java ed in particolare alla programmazione di applicazioni web; un ringraziamento va anche all’ing. Federico Bergenti, per la grande disponibilità dimostrata e i tanti consigli che mi hanno permesso di portare a termine il mio lavoro. Nulla comunque sarebbe stato possibile senza l’aiuto delle tante persone che in questi mesi mi sono state vicine; in particolare devo menzionare Francesca Ambroggi per il tempo, l’attenzione e i mezzi tecnici messi a mia disposizione durante tutto questo periodo, Paolo Pini per avermi assistito nel duro lavoro di revisione linguistica, Paolo Baroncini e Dario Lodi Rizzini per l’aiuto che mi hanno dato nel a venire a capo di problemi di configurazione a prima vista insolubili, e, naturalmente, Marco e Chiara, che hanno sempre creduto in me, incoraggiandomi a continuare anche nei momenti di più grossa difficoltà. i Indice Prefazione…………………………………………………………………vi 1 Strumenti per applicazioni web in Java………………….………………. 1 2 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library…………………………21 3 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL …………………….. 53 Conclusioni……………………………………………………………… 66 Glossario………………………………………………………………….68 Bibliografia……………………………………………………………….70 ii Indice delle Figure 1.1 Esecuzione di una pagina JSP……………………………..………………7 1.2 Ciclo di vita di una Servlet generata a partire da una pagina JSP…………8 1.3 Architettura JSP Modello 1………………………………………………..9 1.4 Architettura JSP Modello 2 (MVC)……………………………………...10 1.5 Ambiti di visibilità delle variabili accessibili da una pagina JSP………..13 1.6 Forwarding delle Request………………………………………………..18 1.7 Dinamica del tag include………………………………………………...19 2.1 Schema risorse i18n……………………………………………………...33 iii Indice delle Tabelle 2.1 EL-based Tag Libraries…………………………………..…………….22 2.2 RT-based Tag Libraries………………………………………………...23 2.3 Tag general-purpose…………………………………………………....27 2.4 Tag condizionali………………………………………………………..28 2.5 Tag iteratori…………………………………………………………….29 2.6 Tag di supporto agli URL……………………………………………...30 2.7 Tag per l’internazionalizzazione (i18n)………………………………..32 2.8 Tag per la formattazione……………………………………………….34 2.9 Tag XML di base………………………………………………………35 2.10 Tag XML per il controllo di flusso…………………………………….36 2.11 Tag XML per la trasformazione………………………………………..37 2.12 Parametri di <sql:query>……………………………………………….43 2.13 Parametri di <sql:update>……………………………………………...45 2.14 Parametri di <sql:transaction>…………………………………………47 2.15 Parametri di <sql:setDataSource>……………………………………...50 2.16 Parametri di <sql:param>……………………………………………....51 2.17 Parametri di <sql:dateParam>………………………………………….52 iv Indice dei Listati 2.1 Utilizzo dell’EL all’interno di un attributo……………………………..24 2.2 Query su un DB e creazione di una tabella contenente il risultato……..39 2.3 Transazione contenente aggiornamenti multipli del contenuto un DB…40 3.1 Esempio delle modifiche apportate a sql.tld……………………………61 3.2 Esempio delle modifiche apportate a sql-rt.tld…………………………62 3.3 Esempio di utilizzo del tag <sql:view>………………………………...63 v Prefazione Negli ultimi anni abbiamo potuto assistere ad una sempre più rapida espansione delle reti di calcolatori, ed in particolare di Internet: il numero di servizi offerti dal web è in costante crescita, così come lo è la loro complessità. In principio, la maggior parte delle operazioni consisteva nello scambio di posta elettronica (utilizzando protocolli come SMTP e POP3), nel trasferimento di file (attraverso FTP) o nella presentazione di informazioni attraverso pagine HTML statiche, che permettevano, comunque, solo interazioni molto limitate. Col passare del tempo, però, si è iniziata a sentire la necessità di fornire agli utenti la possibilità di avere accesso a contenuti di tipo più dinamico e personalizzato, come quelli offerti, ad esempio, da portali o siti di e-commerce. Per raggiungere questo obiettivo sono state progressivamente sviluppate diverse tecnologie, come ad esempio CGI e Servlet™, che permettono ad un server di elaborare le richieste del client e di utilizzare le proprie risorse (dati, capacità di calcolo ecc…) per fornire una risposta adeguata. Uno dei problemi che si presentano quando si vuole realizzare servizi di tipo dinamico è quello di riuscire a separare in modo efficace la fase dell’ elaborazione dei dati da quella della loro presentazione: la realizzazione un’interfaccia userfriendly e dall’aspetto gradevole ha assunto oramai una importanza tale da richiedere, specialmente nel caso di prodotti di tipo commerciale, l’intervento di personale qualificato, le cui competenze, però, potrebbero esulare da quelle di un programmatore; allo stesso modo, non è detto che chi scrive le routine che si preoccupano di elaborare le richieste (ad esempio accedendo ad un DB) abbia le capacità necessarie a creare un sistema fruibile ed intuitivo anche per un’utenza non specializzata. vi Una tecnologia che consente di realizzare questa separazione in modo abbastanza semplice ed intuitivo è quella delle JSP™ (JavaServer™ Pages), che permettono di estendere le possibilità offerte da HTML attraverso l’introduzione di tutta una serie di nuovi tag che mettono a disposizione del designer di pagine web gli strumenti necessari a realizzare siti dinamici con un procedimento del tutto simile a quello utilizzato per la creazione di quelli statici. I tag JSP hanno l’aspetto di elementi XML, e incapsulano la logica necessaria alla generazione del contenuto delle pagine; l’elaborazione, inoltre, può essere svolta da risorse messe a disposizione dal server (come ad esempio dei JavaBean™), a cui i tag presenti sulla pagina accedono. E’ del tutto evidente che il processo di realizzazione risulta molto velocizzato, e anche la manutenzione diventa più semplice. Un altro vantaggio delle JSP è che il numero di tag disponibile può essere aumentato a piacere, semplicemente scrivendo delle classi Java™ che ne implementino il comportamento secondo le specifiche fornite da Sun Microsystems, Inc. ; in questo modo risulta possibile soddisfare anche le esigenze di design più particolari o creare strumenti di sviluppo sempre più rapidi e semplici da usare. Basandosi su queste specifiche è stata realizzata una libreria di tag (JSTL, JavaServer Pages Standard Tag Library) che implementa tutta una serie di funzionalità comunemente richieste durante il processo di sviluppo di un sito web. Tra le caratteristiche più sfruttate c’è la possibilità di utilizzare dei tag per accedere a database relazionali, presenti ormai in una grandissima varietà di situazioni (e.g. transazioni commerciali, gestione di clienti o personale, operazioni bancarie, controllo magazzini); il sistema impiegato per comunicare coi database presenta però una caratteristica particolare: i risultati delle query vengono restituiti all’interno di un oggetto Java. Questo fatto risulta vantaggioso quando si vogliono compiere ulteriori elaborazioni sui dati restituiti dal database, ma appesantisce in modo notevole il codice all’interno della pagina JSP quando quello che si desidera è la semplice visualizzazione attraverso una tabella: in questo caso, infatti, oltre ai tag necessari per realizzare la query, ne servono altri per creare un ciclo che scandisca in modo vii progressivo i risultati e li mandi in output con la formattazione desiderata; gli stessi risultati, poi, potrebbero essere in numero tale da rendere molto scomoda la loro consultazione, se mostrati tutti assieme. Queste considerazioni hanno portato all’idea di sviluppare un’estensione ai tag di gestione delle transazioni sql presenti all’interno della JSTL che potesse permettere di realizzare con una sintassi semplice l’esecuzione di query e la visualizzazione dei risultati mediante tabelle formattate secondo le necessità del designer della pagina web. Attraverso il nuovo tag sarà possibile specificare come parametri le caratteristiche che la tabella che verrà disegnata dovrà avere (e.g. le dimensioni del bordo e il foglio di stile da utilizzare per il rendering), e quanti saranno i risultati visualizzabili al massimo contemporaneamente: i dati risulteranno quindi divisi in ‘pagine’, attrave rso cui si potrà navigare grazie ai bottoni visualizzati al di sotto di ogni tabella. Grazie a questo sistema, quindi, non sarà più necessario preoccuparsi di come realizzare l’output grafico, ma solo di quale aspetto la pagina finale debba avere e quali siano i dati in essa contenuti. viii Strumenti per applicazioni web in Java 1 Capitolo 1 Strumenti per applicazioni web in Java Questo capitolo tratta di come sia possibile realizzare applicazioni web dinamiche utilizzando tecnologie basate sul linguaggio Java. 1.1 Servlet D a quando si è cominciato ad utilizzare il Web per fornire servizi, i provider hanno avvertito la necessità di inserire, nei loro siti, contenuto dinamico, giacché soltanto in questo modo risulta possibile realizzare applicazioni di una certa complessità; si possono, infatti, presentare diverse situazioni in cui una pagina statica non risulta sufficiente: 1. La pagina web è basata su dati inseriti dall’utente – ad esempio, le pagine dei risultati nei motori di ricerca, o la pagina di conferma delle ordinazioni in un negozio on- line sono determinate dalle richieste dell’utente; 2. La pagina web è basata su dati che cambiano di frequente – come le previsioni del tempo o le ultime notizie, per cui si può costruire una pagina aggiornata in tempo reale ; Strumenti per applicazioni web in Java 2 3. La pagina web viene costruita basandosi su DB o altre risorse residenti sul server – ad esempio, in un sito di e-commerce si potrebbe voler mostrare le disponibilità e i prezzi dei prodotti presenti in magazzino. Uno dei primi tentativi in questa direzione sono state le applet, che utilizzava no la piattaforma client per compiere le elaborazioni richieste; nel contempo, si è cercato un modo di utilizzare i server stessi per ottenere i risultati desiderati: sono nati, così, gli script CGI (Common Gateway Interface), che, pur essendo tuttora largamente utilizzati, hanno un numero considerevole di limiti e svantaggi. La tecnologia Java Servlet si propone di superare i problemi emersi finora e di fornire agli utenti, in maniera portabile, contenuti dinamici e personalizzati. Le Servlet sono programmi che girano su di un server web, agendo come strato intermedio tra la request proveniente da un browser o un altro client http e i database o le applicazioni presenti sul server http. I loro compiti sono: 1. Leggere i dati inviati dall’utente – di solito questi sono inseriti in un form all’interno di una pagina web, ma potrebbero anche provenire da un’applet Java o da un qualsiasi altro programma che funga da client HTTP; 2. Controllare ogni altra informazione sulla richiesta che sia stata eventualmente inserita nella request HTTP – questi dati aggiuntivi possono comprendere dettagli sulle capacità del browser, cookie, il nome dell’host su cui è in esecuzione il client e così via; 3. Generare i risultati – questo processo potrebbe richiedere di connettersi ad un database, eseguire una chiamata RMI o CORBA, eseguire un’applicazione o generare direttamente una risposta; 4. Inserire i risultati generati all’interno di un documento – nella maggior parte dei casi questo comporta la creazione di una pagina HTML a partire dai risultati; 5. Settare i parametri opportuni all’interno della response HTTP – questo significa indicare al browser il tipo di documento restituito, settare i cookie o altri parametri e operazioni del genere; 2 Strumenti per applicazioni web in Java 3 6. Inviare il documento al client – il contenuto restituito al client può essere in forma di testo (HTML), binario (come immagini JPEG) o persino compresso in qualche formato come gzip. 1.1.1 Confronto tra Servlet e CGI Le Servlet Java risultano più efficienti, facili da usare, potenti, portabili, sicure ed economiche che i CGI tradizionali e tecnologie simili. 1. Efficienza Con i CGI tradizionali viene creato un nuovo processo per ogni request HTTP ricevuta. Se il programma CGI in sé è relativamente corto il tempo necessario a farlo partire può diventare maggiore di quello necessario all’esecuzione. Con le servlet la JVM resta in esecuzione e gestisce ogni richiesta utilizzando un thread Java, molto meno pesante per il sistema di un processo. Infine, quando un programma CGI finisce di servire una richiesta questo termina, rendendo difficile tener traccia delle elaborazioni svolte, lasciare le connessioni ai database aperte e in generale effettuare tutte quelle ottimizzazioni che si basano su dati persistenti; le Servlet, invece, restano in memoria anche dopo aver completato la risposta, rendendo possibile senza difficoltà lo scambio di dati complessi a piacere tra una richiesta e l’altra. 2. Facilità d’uso Le Servlet contengono tutta una serie di infrastrutture che permettono di analizzare e decodificare i dati contenuti nei form HTML, leggere e settare header HTTP, manipolare cookie, tener traccia di sessioni e svolgere altri compiti simili, il tutto in modo automatico. 3. Potenza Le Servlet offrono diverse caratteristiche che sono difficili o impossibili da ottenere con i CGI tradizionali: sono, infatti, in grado di comunicare direttamente col server su cui risiedono (cosa che i CGI sono in grado di fare soltanto utilizzando API specifiche quando queste siano previste dal 3 Strumenti per applicazioni web in Java 4 server stesso), possono condividere dati (come informazioni sulle connessioni a database esistenti) e mantenere informazioni da una richiesta all’altra, semplificando la gestione delle sessioni e permettendo di mantenere una cache delle elaborazioni svolte. 4. Portabilità Le Servlet sono scritte in linguaggio Java e seguono una API standard; di conseguenza, una servlet può, in teoria, girare senza alcuna modifica su un qualsiasi server che le supporti in modo diretto oppure attraverso dei plugin. Le Servlet sono diventate parte della J2EE, e quindi il supporto per questa tecnologia sta diventando sempre più ampio. 5. Sicurezza Una delle maggiori vulnerabilità dei CGI tradizionali deriva dal fatto che questi vengono spesso eseguiti all’interno di terminali di sistemi operativi, obbligando gli sviluppatori a prestare molta attenzione al trattamento di caratteri particolari, che potrebbero essere interpretati come comandi; questi programmi, inoltre, sono a volte scritti in linguaggi (come C e C++) che non eseguono controlli automatici sulle dimensioni di vettori o stringhe, rendendo possibili attacchi basati su buffer overflow. Le Servlet non presentano questi problemi, dato che non utilizzano terminali per eseguire chiamate di sistema e, essendo scritte in Java, si avvantaggiano di tutti i meccanismi di gestione e protezione della memoria propri di questo linguaggio di programmazione. 6. Economicità Sono disponibili diversi server web gratuiti per siti con un carico di lavo ro previsto relativamente basso, e, anche nel caso di prodotti commerciali di un certo calibro, aggiungere il supporto per l’utilizzo delle Servlet (ove non sia già previsto) richiede un investimento supplementare minimo. 4 Strumenti per applicazioni web in Java 5 1.2 JavaServer Pages La tecnologia JavaServer Pages permette di creare con facilità contenuti web che comprendano sia componenti statici che dinamici. Le JSP mettono a disposizione tutte le potenzialità della tecnologia Java Servlet fornendo nel contempo un approccio più naturale alla creazione delle parti di contenuto statiche. Le caratteristiche principali di questa tecnologia sono: 1. un linguaggio per sviluppare pagine JSP, che sono documenti di testo che descrivono come elaborare una request e costruire una response; 2. un Expression Language per accedere ad oggetti sul lato server; 3. meccanismi per definire estensioni al linguaggio JSP Una pagina JSP tipicamente risulta composta da componenti HTML/XML statici, tag JSP e, opzionalmente, parti di codice scritte in Java chiamate “scriptlet”. Le specifiche che definiscono JSP ne fanno un’estensione standard costruita sulla base dell’API prevista per le Servlet, ereditandone tutti i vantaggi. Ci sono tuttavia delle considerevoli differenze tra queste due tecnologie: a differenza delle Servlet, le JSP non richiedono grosse capacità di programmazione e si rivolgono quindi ad un pubblico più vasto, comprendente oltre agli sviluppatori anche i designer di pagine web, che quindi possono assumere un ruolo di maggiore importanza nel processo di sviluppo. Un altro vantaggio delle JSP è la separazione della presentazione dal contenuto resa ancora più semplice dalla tecnologia, dal momento che questa si basa su componenti riutilizzabili come i JavaBeans. 1.2.1 Confronto tra JSP e Servlet Con le Servlet la logica per la generazione del contenuto dinamico è parte della servlet stessa ed è intimamente legato ai modelli responsabili per la generazione dell’interfaccia utente, così anche un cambiamento minimo all’interfaccia richiede tipicamente di ricompilare il codice. Con le JSP invece la logica necessaria a generare il contenuto dinamico viene tenuta separata dai modelli di presentazione, 5 Strumenti per applicazioni web in Java 6 incapsulandola all’interno di componenti JavaBeans che vengono poi creati e utilizzati dalla pagina JSP mediante tag speciali e scriptlet. Quando il designer cambia in qualche modo il modello per la presentazione la pagina viene ricompilata in modo automatico e ricaricata all’interno del server web dal motore JSP. Questa tecnologia permette inoltre di trasferire le pagine tra server e piattaforme diverse senza richiedere modifiche. Il contenuto dei modelli statici che compongono una pagina JSP possono essere di qualunque tipo; questo permette di realizzare applicazioni per i più svariati campi di impiego, da pagine scritte in linguaggi che vanno dall’ HTML/DHTML al WML, fino all’XML impiegato in certe soluzioni commerciali. 1.2.2 Confronto tra JSP e ASP ASP™ (Active Server Pages) è una tecnologia concorrente proposta da Microsoft®; nonostante le caratteristiche offerte da JSP e ASP possano apparire simili, tra le due esistono notevoli differenze. JSP può girare su tutti i server web più popolari, come Apache, Netscape ed anche IIS, mentre ASP è legata all’ultimo (o a prodotti specifici realizzati da terze parti); JSP è indipendente dalla piattaforma su cui gira, purché questa fornisca una JVM, invece ASP ha bisogno del supporto di Windows™ e il porting su altri sistemi risulta molto difficoltoso; JSP utilizza componenti riutilizzabili e multipiattaforma come JavaBeans, Enterprise JavaBeans e tag library personalizzate, ASP si basa sul modello di componenti COM tipico di Win32; JSP utilizza per lo scripting Java e JavaScript, ASP VBScript e JScript; per quanto riguarda la sicurezza, JSP si basa sul modello Java, mentre il suo concorrente utilizza l’architettura prevista per Windows NT; per l’accesso ai database il primo utilizza JDBC mentre il secondo ADO (Active Data Object); JSP infine risulta estensibile mediante l’utilizzo di tag library personalizzate, ASP no. 1.2.3 Confronto tra JSP e JavaScript JavaScript, che è completamente distinto dal linguaggio di programmazione Java, viene di norma utilizzato per generare contenuto HTML direttamente sul 6 Strumenti per applicazioni web in Java 7 Figura 1.1. Esecuzione di una pagina JSP client, costruendo parti della pagina mentre il browser la sta caricando. Questa è una caratteristica utile, ma permette di affrontare unicamente situazioni in cui le informazioni dinamiche sono basate soltanto sull’ambiente del client. A parte i cookie, i dati inseriti nella request HTTP non sono disponibili alle routine JavaScript e, dato che questo linguaggio non prevede strumenti per la programmazione di rete, il codice presente sul client non può accedere a risorse presenti sul server come database, cataloghi, listini prezzi e simili. JavaScript può essere utilizzato anche sul lato server (come per Netscape e IIS). 1.2.4 Architettura JSP Lo scopo delle JSP è di fornire un metodo dichiarativo e incentrato sulla presentazione per sviluppare delle servlet. Come è stato già evidenziato le JSP sono un’estensione basata sull’API Servlet, è quindi naturale che queste due tecnologie abbiano molto in comune. Tipicamente le pagine JSP sono soggette ad una fase di traduzione, in seguito alla quale acquistano la capacità di elaborare le richieste che gli vengono sottoposte. La compilazione viene effettuata soltanto una volta (a meno che la 7 Strumenti per applicazioni web in Java 8 Figura 1.2. Ciclo di vita di una Servlet generata a partire da una pagina JSP pagina stessa non venga modificata); se la pagina non contiene errori il risultato sarà una classe Java, che implementa l’interfaccia Servlet, rappresentante la pagina JSP di partenza. La fase di traduzione viene di solito portata a termine dal motore JSP stesso la prima volta che riceve una richiesta indirizzata alla pagina; le specifiche JSP 1.1 prevedono comunque che i file contenenti le classi già compilate possano essere generati anche in precedenza, in modo da ridurre i tempi morti iniziali. Il file compilato finale che implementa la pagina JSP estende la classe HttpJspBase, che a sua volta implementa l’interfaccia Servlet; all’interno di esso è presente il metodo _jspService(), che è responsabile della formulazione di una risposta alle richieste inviate dal client. Gli sviluppatori inoltre possono indicare il comportamento che il sistema dovrà avere nelle fasi di avvio e arresto attraverso i metodi jspInit() e jspDestroy(), come si può vedere nella figura 1.2. Una volta che la classe è stata caricata all’interno del contenitore che si occuperà della sua esecuzione, il metodo _jspService() può elaborare le richieste 8 Strumenti per applicazioni web in Java 9 Figura 1.3. Architettura JSP Modello 1 del client e costruire le risposte da inviare; di default questo metodo viene eseguito in un thread separato per ogni richiesta. Le prime specifiche introdotte per le JSP prevedevano due approcci strutturali differenti (noti come architetture Modello 1 e Modello 2) per impiegare questa tecnologia all’interno delle applicazioni web; questi differiscono essenzialmente per il punto in cui viene eseguita l’elaborazione della request, e forniscono un utile paradigma per la progettazione. Come si può vedere nella figura 1.3 nell’architettura Modello 1 la richiesta proveniente da un browser web viene inviata direttamente alla pagina JSP, che è quindi incaricata di elaborarla e di fornire la risposta al client; c’è comunque separazione tra presentazione e contenuto, perché ai dati si accede sempre attraverso dei JavaBean. Nonostante questo tipo di architettura sia indicata per piccole applicazioni, potrebbe rivelarsi inadatta a progetti su larga scala. Un uso indiscriminato di questa architettura di solito porta ad avere grandi quantità di script o codice Java 9 Strumenti per applicazioni web in Java 10 Figura 1.4. Architettura JSP Modello 2 (MVC) all’interno delle pagine, specialmente quando è necessario operare una notevole quantità di elaborazioni sulla richiesta del client. Nonostante questo possa sembrare un problema di poco conto per chi è abituato a sviluppare codice Java, può diventare un ostacolo considerevole se le pagine JSP devono essere create o mantenute da designer (come succede di norma in progetti di un certo rilievo). Un altro svantaggio di questo approccio nello sviluppo è che ogni singola pagina JSP deve gestire lo stato corrente dell’applicazione e controllare autenticazioni e sicurezza. L’architettura Modello 2, illustrata nella figura 1.4, è una implementazione del popolare design pattern MVC (Model – View – Controller): qui l’elaborazione è suddivisa tra componenti di presentazione e di controllo. I primi sono pagine JSP che generano la risposta HTML/XML che costituirà l’interfaccia utente una volta che sia stata disegnata dal browser. I restanti componenti (che possono essere servlet o pagine JSP) invece non si occupano degli aspetti della rappresentazione, ma piuttosto elaborano tutte le request HTTP: sono quindi loro a decidere quali 10 Strumenti per applicazioni web in Java 11 oggetti o bean creare, e a decidere, in base alle azioni dell’utente, a qua le pagina JSP indirizzare il risultato. Il vantaggio di questo tipo di architettura è che non c’è alcuna elaborazione all’interno dei componenti di presentazione, che hanno semplicemente il compito di recuperare gli oggetti o i bean creati dai componenti di controllo e di estrarre da essi il contenuto dinamico per poterlo poi inserire all’interno dei propri modelli statici; di conseguenza questa netta separazione tra presentazione e contenuto porta ad una chiara divisione dei ruoli e delle responsabilità dei programmatori da quelle dei designer all’interno del team di sviluppo. Una ultima caratteristica positiva di questo tipo di approccio è che essendoci un unico punto di contatto con l’esterno lo stato, la sicurezza e l’aspetto dell’applicazione risultano più semplici da gestire. 1.2.5 Elementi di scripting Gli elementi di scripting JSP permettono di inserire codice Java all’interno della servlet che verrà generata a partire dalla pagina JSP, e possono assumere tre forme: 1. espressioni, nella forma <%= espressione %>, che vengono valutate e poi inserite nell’output; 2. scriptlet, nella forma <% codice %>, che vengono inserite nel metodo _jspService() della servlet; 3. dichiarazioni, nella forma <%! codice %>, che vengono inserite nel corpo della classe che costituisce la servlet, al di fuori di qualsiasi metodo già esistente. Quando si utilizzano le espressioni JSP il risultato della loro valutazione viene convertito in una stringa e incluso nella pagina di output. Tipicamente le espressioni vengono utilizzate per mostrare semplici valori di variabili invocando il metodo get di un bean, oppure per mostrare lo stato di uno degli oggetti predefiniti. Le espressioni JSP sono incluse nel tag <%= … %> e non prevedono l’utilizzo del punto e virgola per terminare le istruzioni. 11 Strumenti per applicazioni web in Java 12 Se diventa necessario svolgere azioni più articolate rispetto al semplice inserimento del valore di una espressione, le scriptlet JSP permettono di inserire codice Java arbitrario all’interno della servlet che verrà generata per costruire la pagina; in generale le scriptlet possono svolgere molti compiti impossibili con il solo uso di espressioni, come ad esempio settare header e codici di stato all’interno della response, scrivere nei log del server o aggiornare un database, o anche eseguire codice che contiene espressioni condizionali o cicli; le variabili accessibili sono quelle predefinite rese disponibili anche per le espressioni. Si può inserire qualsiasi frammento di codice Java valido, anche più di una riga alla volta; una scriptlet è racchiusa nel tag <% … %>. Le dichiarazioni JSP (inserite nel tag <%! … %>) permettono di definire variabili visibili all’interno di tutta la pagina per memorizzare informazioni, e anche di definire metodi che saranno utili al resto del programma; bisogna fare attenzione perché utilizzando sia le espressioni che le dichiarazioni diventa semplice inserire una grande quantità di istruzioni Java direttamente all’interno della pagina JSP, rendendo in seguito la manutenzione molto difficoltosa. Per questa ragione, e per rendere il codice maggiormente riutilizzabile, è opportuno inserire la logica responsabile delle elaborazioni principali all’interno di componenti JavaBean. 1.2.6 Ambiti di visibilità e variabili predefinite Gli oggetti cui si può accedere all’interno di una pagina JSP possono essere creati in diversi modi: implicitamente utilizzando le direttive JSP, oppure in modo esplicito attraverso le azioni o, in rari casi, direttamente con lo scripting. Gli oggetti istanziati possono essere associati con un attributo che ne definisca l’ambito di visibilità (scope) , in modo da stabilire quando sia possibile accedervi e quando invece questi debbano risultare non disponibili. I vari scope possibili sono illustrati nella figura 1.5. 12 Strumenti per applicazioni web in Java 13 Figura 1.5. Ambiti di visibilità delle variabili accessibili da una pagina JSP Per semplificare il codice presente all’interno delle pagine JSP sono state introdotte delle variabili predefinite, a volte chiamate oggetti impliciti: 1. request (scope: request) – questa variabile rappresenta l’HttpServletRequest associata alla request ricevuta; permette di accedere ai parametri della request, al suo tipo (GET oppure POST) , e agli header associati (e.g. i cookie); 2. response (scope: pagina) – questa variabile rappresenta l’HttpServletResponse associata alla response inviata. Dal momento che l’output di norma viene inserito in un buffer prima di essere inviato, risulta possibile inserire header HTTP e codici della response anche nel mezzo di una pagina JSP (cosa non concessa invece nelle servlet una volta che sia stato prodotto un qualunque output); 3. out (scope: pagina) – questo è l’oggetto PrintWriter utilizzato per inviare l’output al client; per rendere utilizzabile l’oggetto response questa risulta in realtà una versione con buffer di PrintWriter chiamata 13 Strumenti per applicazioni web in Java 14 JspWriter; è possibile stabilire le dimensioni di questo buffer attraverso l’attributo buffer nella direttiva page; 4. session (scope: sessione) – questa variabile rappresenta l’oggetto HttpSession associato alla request; 5. application (scope: applicazione) – questa variabile è il ServletContext ottenuto chiamando getServletConfig().getCont ext(). Sia le servlet che le pagine JSP possono inserire dati all’interno dell’oggetto ServletContext (che infatti prevede i metodi setAttribute() e getAttribute()) in modo da renderli persistenti e disponibili a tutte le servlet presenti all’interno del motore Servlet (o dell’applicazione web); 6. config (scope: pagina) – questa variabile rappresenta l’oggetto ServletConfig associato alla pagina corrente; 7. pageContext (scope: pagina) – la classe PageContext è stata introdotta dalle JSP per fornire un punto di accesso unico per molti degli attributi relativi alla pagina, e un posto in cui inserire i dati condivisi; 8. page (scope: pagina) – sinonimo di this, non è molto utile quando si programma in Java, è stato inserito per compatibilità con altri linguaggi di scripting; 9. exception (scope: pagina) – rappresenta l’oggetto Throwable non gestito che ha portato al caricamento della pagina di errore. 1.2.7 Direttive Le direttive sono messaggi per il motore JSP: non producono alcun output visibile, ma forniscono indicazioni su come andrà trattato il resto della pagina; vengono incluse all’interno del tag <%@ … %>, e possono essere principalmente di due tipi: page e include (anche se JSP 1.1 prevede anche la direttiva taglib, che permette di utilizzare librerie di tag personalizzate, come la JSTL). Tipicamente la direttiva page si trova all’inizio della pagina JSP, e può comparire anche più di una volta, purché le coppie nome- valore indicate risultino 14 Strumenti per applicazioni web in Java 15 univoche. Gli attributi che possono essere indicati all’interno di questa direttiva sono: import, contentType, isThreadSafe, session, buffer, autoflush, extends, info, errorPage, isErrorPage e language. import=”package.class” o import=”package1.class, … , packageN.class” questo attributo permette di specificare quali package devono essere importati; è l’unico che può comparire più di una volta. contentType=”tipo MIME ” o contentType=”tipo MIME; charset=set di caratteri” questo attributo specifica il tipo MIME dell’output; il valore di default è text/html. isThreadSafe=”true | false” il valore true indica il normale ciclo di elaborazione della servlet, per cui diverse request possono essere gestite in modo simultaneo da una stessa istanza della servlet, con l’assunzione che l’autore si sia preoccupato di sincronizzare l’accesso alle variabili comuni. Il valore false indica che la servlet deve implementare SingleThreadModel, in cui le request sono trattate in modo seriale, oppure elaborate in parallelo da diverse istanze della servlet stessa. session=”true | false” il valore true (che è quello di default) indica che la variabile predefinita session (di tipo HttpSession) deve essere collegata con la sessione corrente, se questa esiste, altrimenti ne viene creata una. Il valore false indica che non verranno usate sessioni, e ogni tentativo di accedere alla variabile session causerà un errore al momento di tradurre la pagina JSP in una servlet. buffer=”dimensionekb | none” questo attributo specifica le dimensioni del buffer di output per JspWriter; il valore di default dipende dal server che si utilizza, con un valore minimo consentito di 8 Kb. 15 Strumenti per applicazioni web in Java 16 autoflush=”true | false” il valore di true (default) indica che il buffer verrà svuotato quando è pieno, mentre se l’attributo è impostato a false viene lanciata un’eccezione quando il buffer va in overflow (questo valore non è ammesso se si ha buffer=”none”). extends=”package.class” indica la superclasse della servlet che verrà generata. info=”messaggio” definisce la stringa che si ottiene col metodo getServletInfo(). errorPage=”url” specifica la pagina JSP che dovrà elaborare ogni oggetto Throwable lanciato ma non gestito all’interno della pagina corrente. isErrorPage=”true | false” indica se la pagina corrente può fungere da gestore per gli errori generati da un’altra pagina; il valore di default è false. language=”java” in futuro servirà per specificare il linguaggio utilizzato; per ora il valore di default, che è anche l’unico ammesso, è java. La direttiva include permette di includere un file nel documento JSP nel momento in cui questo viene tradotto in una servlet (che di solito coincide con la prima volta in cui si tenta di accedere alla pagina). Questo tipo di comportamento ha due conseguenze principali: la prima è che, a differenza di quanto avviene con jsp:include, qui viene inserito il file originale e non l’output prodotto dalla sua esecuzione permettendo così di inserirvi anche costrutti JSP che interessano la pagina nel suo complesso; la seconda conseguenza è che se il file incluso viene modificato, tutte le pagine JSP che lo utilizzano devono essere ricompilate, e ai server è permesso, ma non imposto, di farlo in modo automatico. 16 Strumenti per applicazioni web in Java 17 1.2.8 Azioni Le azioni permettono di svolgere compiti sofisticati, come istanziare oggetti e comunicare con risorse residenti sul server quali possono essere pagine JSP e servlet senza richiedere alcun tipo di programmazione Java. Anche se gli stessi risultati possono essere ottenuti con degli scriptlet, l’utilizzo di questi tag migliora la riutilizzabilità del codice e ne permette una più facile manutenzione. <jsp:useBean> Il modello a componenti per la tecnologia JSP è basato sull’architettura JavaBeans. Questi componenti non sono altro che oggetti Java che seguono un ben preciso paradigma di progettazione e assegnazione dei nomi: il bean incapsula i suoi attributi dichiarandoli come privati, e fornisce metodi per accedervi, sia in lettura che in scrittura. Il tag <jsp:useBean> cerca di ottenere un riferimento ad una istanza esistente del bean specificato utilizzando i parametri id e scope forniti, dato che questo potrebbe essere già stato creato e inserito nella sessione o nell’applicazione da un’altra servlet o pagina JSP; se il bean cercato non esiste ancora viene creato. Questo tag prevede anche un body (opzionale), che viene eseguito solo dopo che il bean è stato creato, utilizzabile per inizializzarne gli attributi. <jsp:getProperty> Una volta che il bean è stato dichiarato si può accedere ai suoi attributi; per accedere in lettura ad valore si utilizza il tag <jsp:getProperty>, specificando il nome del bean da utilizzare e quello dell’attributo a cui si è interessati. Il valore ottenuto viene quindi inviato direttamente in output. 17 Strumenti per applicazioni web in Java 18 Figura 1.6. Forwarding delle Request <jsp:setProperty> Questo tag permette di assegnare ad un attributo un nuovo valore, specificato con una delle due sintassi seguenti: <jsp:setProperty name=”nome del bean” property=”nome dell’attributo” name=”nome del bean” dell’attributo” value=”valore” /> <jsp:setProperty property=”nome value=”<% espressione %>” /> Quando il bean viene utilizzato per elaborare i dati inseriti all’interno di un form è possibile utilizzare un design pattern comune che consiste nel far corrispondere i nomi degli attributi del bean con quelli dei campi del form; in questo modo si può indicare al motore JSP, con una sintassi semplificata, di assegnare tutti i valori provenienti dal form agli attributi appropriati del bean, come si può vedere nell’esempio seguente: <jsp:setProperty name=”nome del bean” property=”*” /> 18 Strumenti per applicazioni web in Java 19 Figura 1.7. Dinamica del tag include <jsp:forward> Utilizzando questa azione è possibile redirigere una qualunque request verso un’altra pagina JSP, una servlet o anche una pagina HTML statica all’interno del contesto corrente. Questo tag blocca l’elaborazione della pagina JSP che lo contiene nel punto stesso dove compare, anche se tutto il codice che lo precede viene comunque eseguito. La pagina chiamante può passare alla risorsa di destinazione l’attributo di un bean inserendolo nella request, come si può vedere nella figura 1.6. È infine possibile inserire dei tag del tipo <jsp:param> per aggiungere alla request altri valori: <jsp:forward page=”<%= nome %>” > <jsp:param name=”nome1” value=”valore1” /> <jsp:param name=”nome2” value=”valore2” /> </jsp:forward> 19 Strumenti per applicazioni web in Java 20 <jsp:include> Con questa azione si può indirizzare la request a qualunque risorsa, statica o dinamica, presente nel contesto corrente, aggiungendo anche (se è il caso) gli attributi di un JavaBean; la risorsa che riceve la request, se è in grado di farlo, la elabora e il risultato ottenuto viene inserito nella pagina di partenza, come si può vedere nella figura 1.7. 20 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 21 Capitolo 2 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library Questo capitolo tratta delle caratteristiche e dell’utilizzo dei tag appartenenti alla libreria JSTL. 2.1 Obiettivi della JSTL L o scopo principale della JSTL è rendere più semplice il lavoro di chi sviluppa pagine web utilizzando le JSP. L’autore è la figura responsabile del design della parte di presentazione di una web application mediante l’utilizzo delle JSP, e spesso non è esperto in nessun linguaggio di programmazione. Una delle maggiori difficoltà incontrate quindi è la necessità di utilizzare un linguaggio di scripting (principalmente Java) per manipolare il contenuto dinamico delle pagine JSP; purtroppo, però, questi linguaggi appaiono spesso complessi e poco adatti alle esigenze di chi deve impostare l’aspetto grafico di un sito. JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 22 Tabella 2.1. EL-based Tag Libraries Area funzionale URI Prefisso base http://java.sun.com/jstl/core c processing XML http://java.sun.com/jstl/xml x http://java.sun.com/jstl/fmt fmt http://java.sun.com/jstl/sql sql Formattazione compatibile I18N accesso a DB relazionali (SQL) JSTL viene incontro alle necessità degli autori in diversi modi: 1. Con l’expression language (EL), che permette di mostrare con semplicità il risultato di espressioni e di settare il valore di variabili in diversi scope (request, pagina, sessione, applicazione); 2. Con tag operanti come strutture di controllo di flusso (e.g. tag condizionali, iteratori); 3. Con i tag library validators (TLVs), che consentono di imporre l’utilizzo di particolari tag library; 4. Fornendo tag che supportano le principali funzionalità richieste durante lo sviluppo di web applications, come l’accesso a risorse basate su URL, internazionalizzazione (i18n), accesso a DB relazionali (SQL) e processing XML. 2.2 Tag library disponibili Una tag library è un’insieme di azioni che incapsulano le funzionalità che verranno richieste dall’interno di una pagina JSP; JSTL ne include una grande varietà, e queste possono essere logicamente raggruppate in diverse categorie: la standard tag library viene così indicata al singolare, pur essendo in realtà composta da diverse librerie, ognuna dedicata ad implementare un particolare area funzionale. La suddivisione della JSTL è riassunta nelle tabelle 2.1 e 2.2 22 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 23 Tabella 2.2. RT-based Tag Libraries Area funzionale URI Prefisso base http://java.sun.com/jstl/core_rt c_rt processing XML http://java.sun.com/jstl/xml_rt x_rt http://java.sun.com/jstl/fmt_rt fmt_rt accesso a DB relazionali (SQL) http://java.sun.com/jstl/sql_rt sql_rt Formattazione compatibile I18N Come si vede dalle tabelle sono presenti due versioni delle librerie: questo accade perché la JSTL funziona in un contenitore JSP 1.2, e deve quindi risultare compatibile con lo scripting tipico delle pagine JSP. In questo modo la maggior parte degli utenti si appoggerà sull’EL, mentre gli autori che preferivano utilizzare lo scripting basato sui request-time scripting values potranno continuare a lavorare nella stessa maniera. 2.3 L’Expression Language Uno degli aspetti chiave della JSTL è il suo supporto per un expression language (EL). L’EL fa leva sul fatto che gli attributi visibili da una pagina JSP come pure i parametri della request sono il canale privilegiato per trasmettere informazioni alle pagine stesse, consentendo così di accedere in modo semplice ai dati generati dalle varie applicazioni e di manipolarli senza dover ricorrere a scriptlet o request-time expression values. Nella JSTL l’EL è reso disponibile all’interno degli attributi, e viene invocato con la sintassi ${espressione}; un attributo può contenere anche più di un’ espressione EL, inframmezzata da testo statico, come nel listato 2.1. 2.3.1 Sintassi La sintassi dell’EL è abbastanza semplice: alle variabili si accede per nome, e nel caso di mappe, liste, array di oggetti e proprietà di JavaBean si può utilizzare 23 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 24 <c:forEach var=”prodotto” items=”${prodotti}”> <c:out value=”Il prezzo di ${prodotto.nome} è ${prodotto.prezzo}”/> </c:forEach> Listato 2.1. Utilizzo dell’EL all’interno di un attributo. l’operatore generalizzato []. L’operatore “.” può essere impiegato nel caso in cui il nome della proprietà a cui si vuole accedere segua le convenzioni previste per gli identificatori java, risultando però così di validità meno generale. Le variabili possono essere confrontate tra loro (oppure con espressioni di tipo booleano, stringa, intero o in virgola mobile) utilizzando gli operatori relazionali Java standard. Si possono impiegare operatori aritmetici per calcolare valori interi e in virgola mobile, ed è disponibile anche tutta una serie di operatori logici. L’EL valuta un identificatore ricercando il suo valore come attributo, in maniera analoga a quanto accade nella funzione PageContext.findAttribute(String). Ad esempio: ${prodotto} in questo caso l’EL ricercherà nei vari scope (pagina, request, sessione, applicazione) un attributo di nome “prodotto” e ne restituirà il valore, oppure null nel caso che questo non sia presente. 2.3.2 Oggetti impliciti L’EL oltre agli attributi definiti dall’utente prevede una serie di oggetti impliciti, a cui si accede in maniera analoga a quanto appena visto, ma che invece di un valore restituiscono un oggetto Java. Gli oggetti impliciti disponibili sono: 1. pageContext – l’oggetto pageContext 2. pageScope – una Map che contiene gli attributi nello scope pagina e i loro valori 3. requestScope – una Map che contiene gli attributi nello scope request e i loro valori 24 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 25 4. sessionScope – una Map che contiene gli attributi nello scope sessione e i loro valori 5. applicationScope – una Map che contiene gli attributi nello scope applicazione e i loro valori 6. param – una Map che per ogni parametro associa il nome ad un valore in formato String (ottenuto chiamando la funzione ServletRequest.getParameter(String name)) 7. paramValues – una Map che per ogni parametro associa il nome a tutta la serie dei suoi valori, contenuti in un array di tipo String (ottenuto chiamando la funzione ServletRequest.getParameterValues(String name)) 8. header – una Map dove i nomi degli header vengono inseriti in un unico valore String (ottenuto chiamando la funzione ServletRequest.getHeader(String name)) 9. headerValues – una Map dove i nomi degli header vengono associati ad un array di String in cui sono inseriti tutti i suoi valori (ottenuti chiamando la funzione ServletRequest.getHeaders(String)) 10. cookie – una Map in cui i nomi dei cookie sono inseriti in un unico oggetto di tipo Cookie. I cookie vengono recuperati secondo la semantica definita in HttpServletRequest.getCookies(). Se più cookie hanno lo stesso nome verrà utilizzato quello che compare per primo nell’array di Cookie restituito dal metodo getCookies(). In ogni caso chi utilizza questo oggetto implicito deve tener presente che l’ordinamento dei cookie non è al momento attuale definito all’interno delle specifiche per le Servlet. 11. initParam – una Map che associa i nomi dei parametri di inizializzazione del contesto ai loro valori in formato String (ottenuti chiamando ServletContext.getInitParameter(String name)) 25 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 26 2.4 Core tag library La libreria core fornisce funzionalità di base per la creazione di pagine dinamiche; i tag che la compongono possono essere divisi in diverse categorie: 1. Tag general-purpose: visualizzano il risultato di espressioni, manipolano attributi all’interno di uno degli scope dell’applicazione web; 2. Tag condizionali: permettono l’esecuzione condizionale di segmenti di codice; 3. Tag iteratori: consentono di creare azioni ripetute; 4. Tag di supporto agli URL: forniscono la possibilità di realizzare redirezioni ed import. 2.4.1 Tag general-purpose Dal momento che l’expression language non fa ancora parte delle specifiche JSP si è reso necessario provvedere una funzionalità simile a quella fornita da JSP (<%=espressione-nel- linguaggio-di-scripting%>) per visualizzare in modo semplice il valore delle espressioni scritte nell’EL; lo strumento che permette questo è il tag <c:out>. Come comportamento di default <c:out> converte i caratteri <, >, ’, ”, & nei loro corrispondenti secondo la codifica HTML (così < diventa &lt), in modo da evitare problemi di visualizzazione nei browser ed evitare attacchi basati su scripting; questa convenzione può essere bypassata settando l’attributo escapeXml a false . <c:out> prevede anche l’utilizzo di valori di default qualora l’espressione EL assuma valore null. Per inserire un attributo all’interno di uno degli scope previsti è stato creato il tag <c:set>, in cui il valore che verrà assunto dall’attributo stesso può essere contenuto sia tra i parametri sia nel body del tag, permettendo in questo modo di permetterne la generazione anche attraverso altre azioni. <c:set> permette inoltre di impostare il valore di oggetti JavaBean o modificare elementi in un oggetto java.util.Map. Il naturale complemento di <c:set> è <c:remove>, che permette di rimuovere in modo esplicito variabili settate in uno degli scope. Infine <c:catch> integra il 26 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 27 Tabella 2.3. Tag general-purpose Tag <c:out> Utilizzo Valuta un’espressione e ne invia il risultato all’oggetto JspWriter corrente Assegna il valore ad una variabile in <c:set> uno degli scope o ad una proprietà nell’oggetto desiderato <c:remove> Rimuove una variabile Gestisce <c:catch> gli oggetti java.lang.Throwable di generati tipo da qualunque tag annidato meccanismo di gestione degli errori delle pagine JSP, in modo da permettere agli autori di affrontare in modo semplice le condizioni di errore recuperabili. 2.4.2 Tag condizionali Molto spesso l’elaborazione che genera l’output di una pagina JSP prevede che vengano effettuate delle scelte basate sul valore assunto da particolari insiemi di dati dell’applicazione. Di solito chi programma ricorre a linguaggi di scripting più o meno complessi per ottenere questo tipo di comportamento dinamico, mentre questi tag permettono di ottenere il medesimo risultato senza dover ricorrere a sintassi anche molto diverse dall’HTML. L’esecuzione condizionata di un segmento di codice di norma può presentarsi sotto due forme: semplice e mutuamente esclusiva. Nel primo caso il body contenuto nel tag viene valutato solo se la condizione dettata da un particolare parametro risulta verificata, mentre nel secondo vengono dati tutta una serie di possibili azioni da eseguire, ciascuna innescata da un particolare evento (sempre specificato come parametro all’interno del tag); se nessuna condizione risulta verificata si passa all’analisi del comportamento di default, quando questo sia stato definito. 27 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 28 Tabella 2.4. Tag condizionali Tag Utilizzo Valuta il body solo se l’espressione <c:if> specificata attraverso la proprietà test risulta verificata Fornisce il contesto in cui inserire i tag <c:choose> per effettuare scelte mutuamente l’ultima alternativa esclusive Rappresenta <c:otherwise> all’interno del contesto generato da <c:choose> 2.4.3 Tag iteratori Come si è visto i tag condizionali semplificano la trattazione di un problema ricorrente nello sviluppo di applicazioni; un altro tra i costrutti che più di frequente viene impiegato quando si programma è senz’altro rappresentato dai cicli. Il gruppo dei tag iteratori consente di scandire una grande varie tà di collezioni di oggetti, ancora una volta senza richiedere di prestare attenzione a sintassi complicate o a convertire oggetti di un tipo in un altro per renderli utilizzabili. Il tag <c:forEach> ripete il contenuto annidato nel body una volta per ognuno degli oggetti contenuti nell’insieme indicato come parametro, oppure un numero fissato di volte; sono inoltre supportati degli indicatori di range per potersi muovere all’interno di un sottoinsieme di quello indicato in origine. Ad ogni ciclo il tag esporta l’oggetto corrente all’interno della collezione indicata e uno contenente informazioni sullo stato dell’iterazione. Le collection supportate sono tutte quelle definite nella piattaforma J2SE™, come tutte le implementazioni di java.util.Collection (che include List, LinkedList, ArrayList, Vector, Stack e Set), e java.util.Map (che include HashMap, Hashtable, Properties, Provider e Attributes). 28 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 29 Tabella 2.5. Tag iteratori Tag Utilizzo Ripete il contenuto annidato nel body <c:forEach> per ognuno degli oggetti contenuti nell’insieme indicato, oppure un numero fissato di volte Compie un’iterazione su un’insieme di <c:forTokens> elementi, separati dai delimitatori indicati Se l’attributo items è del tipo java.util.Map allora l’oggetto corrente sarà del tipo java.util.Map.Entry, che ha queste due proprietà: 1. key: la chiave sotto cui l’oggetto è conservato nella Map corrispondente 2. value: il valore che corrisponde a questa chiave Questo tag supporta anche array di oggetti come pure di tipi primitivi ( che verranno però convertiti nella classe di oggetti corrispondente (e.g.: int à Integer, float à Float ); sono utilizzabili anche implementazioni di java.util.Iterator e java.util.Enumeration, ma bisogna prestare attenzione al fatto che questi oggetti non possono essere resettati, e bisogna quindi utilizzarli al più all’interno di un solo tag. Infine è possibile svolgere iterazioni anche su stringhe purché siano nella forma di elenco separato da virgole. 2.4.4 Tag di supporto agli URL Nelle specifiche JSP il tag jsp:include permette di includere risorse di tipo sia statico che dinamico all’interno della pagina, ma presenta dei limiti: i contenuti a cui si accede devono risiedere nella stessa web application (mentre gli autori spesso hanno bisogno di importare pagine da un qualsiasi punto di Internet specificandole per mezzo di un URL assoluto), ed inoltre si rischia di introdurre dei fenomeni di buffering inutili quando questo tag viene annidato dentro ad altri, dato che spesso si otterrebbe una elaborazione più efficiente se il tag esterno potesse accedere direttamente agli oggetti desiderati . I tag introdotti nella JSTL 29 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 30 Tabella 2.6. Tag di supporto agli URL Tag <c:import> Utilizzo Importa il contenuto di una risorsa indicata attraverso un URL <c:url> <c:redirect> Costruisce un URL formattandolo secondo le regole standard Invia al client un messaggio HTTP redirect Aggiunge parametri per la request ad <c:param> un URL; viene annidato in <c:import>, <c:url> o <c:redirect> cercano di risolvere questi problemi fornendo un modo semplice e generico per accedere a risorse basate su URL, il cui contenuto può quindi essere incluso ed elaborato all’interno della pagina JSP. L’attributo url permette di specificare l’indirizzo della risorsa da importare, in una delle seguenti forme: 1. URL assoluto - comincia con l’indicazione del protocollo utilizzato seguita dal segno : 2. URL relativo con risorsa appartenente al contesto corrente 3. URL relativo con risorsa appartenente ad un contesto diverso Il comportamento di default dei tag di supporto agli URL contenuti nelle JSTL non differisce comunque molto da quello di <jsp:include>, dato che anche in questo caso la risorsa a cui si vuole accedere viene inclusa sa direttamente nella pagina jsp. Il vantaggio di questa categoria di tag sta invece nella possibilità di rendere disponibili i contenuti recuperati come oggetti di tipo String (attraverso l’attributo var) oppure di tipo Reader (attributo varReader) ai tag di elaborazione o trasformazione; la differenza tra questi due metodi è che mentre il primo effettua il buffering del contenuto, il secondo consente di accedervi direttamente, anche se bisogna tenere in considerazione il fatto che il vantaggio in termini di prestazioni 30 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 31 dipende dall’implementazione e che l’oggetto restituito è visibile solo agli elementi annidati nel tag. In ogni caso quando si utilizzano questi tag bisogna tener presente che se il server che ospita le pagine JSP è in esecuzione dietro ad un firewall alcune risorse a cui si vorrebbe accedere attraverso un URL assoluto possono risultare non disponibili; in questo caso bisogna configurare in maniera opportuna la JVM su cui gira il server. 2.5 Internationalization tag library Da quando Internet ha cominciato la sua rapidissima crescita, si è reso necessario adattare il linguaggio e le convenzioni per la formattazione all’interno delle applicazioni web ai molteplici contesti cui i client che vi accedono possono appartenere. Il procedimento con cui si costruisce un’applicazione, strutturandola in modo da poterla adattare a linguaggi e regioni diversi senza ulteriori modifiche viene detto internazionalizzazione (in breve i18n). Dopo questa fase l’applicazione può essere adattata ad un contesto semplicemente aggiungendo elementi locali come componenti o testi; questo processo prende il nome di localizzazione. 2.5.1 Tag per l’internazionalizzazione (i18n) Una versione internazionale di un’applicazione viene realizzata basando l’accesso alle risorse che devono essere localizzate su uno schema che prevede come elementi chiave i concetti di locale, resource bundle e basename. Un locale rappresenta una regione specifica (che può essere di diversi tipi, come ad esempio geografica, culturale o politica), ed è identificato da un codice linguistico (definito attraverso la normativa ISO-639) e, opzionalmente, da un codice di paese (normativa ISO-3166). Un resource bundle contiene l’insieme di oggetti specifici per un determinato locale; si può accedere ad ogni oggetto presente al suo interno tramite una chiave, che identifica ciascuno di questi in modo univoco. 31 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 32 Tabella 2.7. Tag per l’internaziona lizzazione (i18n) Tag <fmt:setLocale> <fmt:Bundle> Utilizzo Salva il locale specificato nella variabile di configurazione javax.servlet.jsp.jstl.fmt.locale Crea un contesto di localizzazione i18n che verrà usato dal contenuto del suo body Crea un contesto di localizzazione i18n e lo <fmt:setBundle> registra in una variabile all’interno dello scope oppure in quella di configurazione javax.servlet.jsp.jstl.fmt.localizationContext <fmt:message> Ricerca un messaggio localizzato all’interno di un resource bundle Fornisce un singolo parametro quando ci sia <fmt:param> bisogno di rimpiazzare dei parametri all’interno del tag <fmt:message> che lo contiene <fmt:requestEncoding> Setta il tipo di codifica dei caratteri della request Se due resource bundle contengono lo stesso insieme di informazioni, riferite però a due locale diversi, questi condividono lo stesso basename. Quando il resource bundle per un contesto deve essere determinato, questo viene recuperato dalle risorse a disposizione dell’applicazione, a seconda del basename del bundle e del locale preferito. Il locale può essere impostato sia a livello di applicazione che di browser; nel primo caso di solito si consente all’utente di scegliere quali impostazioni verranno applicate, e quindi si settano le variabili all’interno dello scope di conseguenza, mentre nel secondo è il browser stesso che si preoccupa di fornire all’applicazione una lista di preferenze ordinata secondo la priorità che queste hanno. 32 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 33 Figura 2.1. Schema risorse i18n resource bundle key basename Registration_en Registration_it Hello Benvenuto Buy Acquista Cancel Cancella locale 2.5.2 Tag per la formattazione I tag per la formattazione presenti nella JSTL permettono di trasformare numeri, date, percentuali, prezzi o altri valori in genere secondo le convenzioni locali o utilizzando regole personalizzate. Quando si vuole formattare un numero, una percentuale o un prezzo si utilizza il tag <fmt:formatNumber>, che si preoccupa di applicare al valore fornito le regole previste dal locale corrente, oppure quelle definite dall’autore, se queste ultime sono state indicate. Nel caso in cui il numero rappresenti il costo di qualcosa bisogna tener presente che il tag non effettua la trasformazione secondo i cambi di valuta vigenti, ma applica soltanto le nuove convenzioni per la rappresentazione al valore di partenza. Se risulta necessario localizzare un data o un orario si impiega il tag <fmt:formatDate>; anche in questo caso è possibile indicare uno stile personalizzato per la rappresentazione, ed inoltre si può tener conto del fuso orario del client attraverso il tag <fmt:timeZone> oppure attraverso l’attributo timeZone all’interno del tag stesso. 33 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 34 Tabella 2.8. Tag per la formattazione Tag <fmt:timeZone> Utilizzo Specifica il fuso orario secondo cui il contenuto del suo body andrà elaborato o formattato Setta il fuso orario specificato all’interno di una <fmt:setTimeZone> variabile in uno degli scope ammessi o in quella che mantiene la configurazione dei fusi orari Formatta un valore numerico basandosi sul locale <fmt:formatNumber> appropriato o sul formato indicato come numero, valuta o percentuale Elabora la stringa che rappresenta il numero, la <fmt:parseNumber> valuta o la percentuale dopo che il valore di partenza è stato formattato secondo le convenzioni locali o lo stile indicato <fmt:formatDate> Formatta orari e date basandosi sul locale appropriato o sul formato indicato Elabora la stringa che rappresenta la data o l’orario <fmt:parseDate> dopo che il valore di partenza è stato formattato secondo le convenzioni locali o lo stile indicato 2.6 XML tag library XML si sta sempre più diffondendo come metodo per rappresentare insiemi di dati da scambiare, soprattutto in un contesto come Internet, dato che fornisce un metodo flessibile e standard per trattare valori di qualsiasi forma e tipo; la JSTL mette per questo a disposizione degli autori di pagine web una serie di strumenti che permettono di elaborare in maniera semplice i contenuti XML. 34 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 35 Tabella 2.9. Tag XML di base Tag <x:parse> Utilizzo Effettua il parsing di un documento XML Valuta un’espressione XPath e ne invia <x:out> il risultato all’oggetto JspWriter corrente Valuta un’espressione XPath e ne <x:set> inserisce il risultato in una variabile all’interno di uno degli scope ammessi Uno dei punti fondamentali quando si tratta di manipolare dei contenuti XML è poter accedere con facilità ai suoi contenuti; su questo argomento esiste una raccomandazione del W3C sin dal 1999, denominata XPath, che fornisce una notazione concisa per specificare e selezionare parti di un documento XML; i tag XML presenti nella JSTL si basano dunque su XPath. Con XPath viene introdotta una forma di expression language, che espande quello tipico della JSTL, utilizzata localmente nei tag XML; per permettere ad entrambi i linguaggi di coesistere sono state stabilite delle regole di integrazione. Il motore scritto per supportare XPath permette di accedere a tutti gli scope previsti dalla JSTL, in modo da rendere disponibili i dati dell’applicazione web anche all’interno di una espressione XPath; è inoltre possibile specificare la fonte da cui estrarre i dati XML attraverso un oggetto String o Reader generato dal tag <c:import> a cui venga passato l’URL desiderato. 2.6.1 Tag XML di base Questo gruppo di tag fornisce una sorta di supporto per l’expression language quando si utilizza XPath. I tag risultano dunque simili a quelli già visti nella core tag library, come ad esempio <c:out> e <c:set>, con la differenza che ora ci si riferisce ad espressioni XPath. 35 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 36 Tabella 2.10. Tag XML per il controllo di flusso Tag Utilizzo Valuta <x:if> l’espressione XPath fornita dall’attributo select e visualizza il contenuto del proprio body se questa assume valore true Fornisce il contesto in cui inserire i tag <x:choose> per generare un’esecuzione di tipo mutuamente esclusivo <x:when> <x:otherwise> Rappresenta un’alternativa all’interno di un tag <x:choose> Rappresenta il comportamento di default all’interno di un tag <x:choose> Valuta un’espressione XPath e ripete il <x:forEach> contenuto annidato nel body una volta per ogni elemento del risultato In questa libreria è presente però anche un tag aggiuntivo, <x:parse>, che elabora un documento XML e ne inserisce il contenuto all’interno di una struttura che verrà poi passata al motore XPath. 2.6.2 Tag XML per il controllo di flusso I tag della libreria XML di base consentono di accedere a documenti XML, ma per poterne analizzare ed elaborare i contenuti bisogna essere in grado di compiere iterazioni e scelte basate sul valore assunto da espressioni XPath; questo gruppo di tag rende disponibili gli strumenti necessari a compiere le azioni appena descritte. Questa categoria di tag risulta simile a quella presente nella core tag library (come <c:if>, <c:choose> e <c:forEach>) che consente attraverso l’EL il controllo del flusso di elaborazione all’interno della pagina JSP, con la differenza che in questo caso ci si riferisce ad espressioni XPath. 36 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 37 Tabella 2.11. Tag XML per la trasformazione Tag Utilizzo Applica la trasformazione descritta da <x:transform> un foglio di stile XSLT ad un documento XML Setta i parametri per la trasformazione; <x:param> va annidato all’interno di un tag <x:transform> Il tag <x:if> presenta un parametro chiamato select che specifica il valore di un’espressione XPath; l’espressione viene valutata e poi convertita in un valore boolean in modo da consentire al tag di decidere se valutare o meno il suo body. Il tag <x:choose> permette scegliere quale tra tante opzioni (ognuna racchiusa in un tag <x:when>) eseguire, eventualmente fornendo un comportamento di default (col tag <x:otherwise>), quando nessuna delle condizioni precedenti risultasse verificata. Il tag <x:forEach>, infine, valuta l’espressione XPath fornita e compie un’iterazione sul risultato ottenuto. 2.6.3 Tag XML per la trasformazione In molte applicazioni è comune trasformare i documenti XML applicando dei fogli di stile XSLT; questi tag permettono di effettuare trasformazioni XSLT all’interno delle pagine JSP. In certi casi lo stesso fogli di stile deve essere applicato a più documenti XML; quando si verifica questa situazione risulta più efficiente elaborare il foglio di stile una volta all’inizio in modo da creare un oggetto da impiegabile in tutte le successive trasformazioni. 37 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 38 2.7 SQL tag library Spesso le applicazioni web necessitano di accedere ad un database relazionale per recuperare i dati necessari alla generazione del contenuto dinamico che verrà presentato. In generale sarebbe preferibile incapsulare la logica impiegata in questo tipo di operazioni all’interno di JavaBean, in modo da renderla più efficiente e semplice da mantenere; possono però presentarsi situazioni in cui è necessario poter disporre direttamente all’interno della pagina JSP di funzioni in grado di effettuare manipolazioni su di un database, ad esempio mentre si realizzano prototipi di un’applicazione, o quando non ci sono tempo o risorse umane sufficienti ad implementare un sistema di gestione completo. La JSTL viene incontro a queste necessità mettendo a disposizione degli sviluppatori la libreria di tag dedicata all’SQL, grazie a cui risulta possibile eseguire query su di un database, manipolare i risultati che queste producono, effettuare aggiornamenti ed infine raggruppare un insieme di operazioni in un’unica transazione. La prima operazione da compiere quando si intende utilizzare questi tag è definire la sorgente per i dati a cui si dovrà accedere; per fare ciò si ut ilizza un oggetto di tipo javax.sql.DataSource, che fornisce una connessione alla sorgente di dati fisica che rappresenta. Una volta stabilita una Connection verso la DataSource specificata diventa possibile eseguire al suo interno query SQL e recuperare i risultati prodotti. Una sorgente può essere specificata o in modo esplicito attraverso l’attributo dataSource all’interno dei tag SQL oppure in modo implicito attraverso la variabile di configurazione javax.servlet.jsp.jstl.sql.dataSource. Una stringa può indicare una sorgente di dati in due diversi modi: 1. attraverso un percorso JDNI relativo, supponendo che il contenitore supporti JDNI; 2. indicando i parametri necessari alla classe JDBC DriverManager, che però pur essendo comoda mentre l’applicazione è allo stato di prototipo non fornisce tutte quelle funzioni di gestione della 38 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 39 <sql:query var="customers" dataSource="${dataSource}"> SELECT * FROM customers WHERE country = ’China’ ORDER BY lastname </sql:query> <table> <!-- column headers --> <tr> <c:forEach var=”columnName” items=”${result.columnNames}”> <th> <c:out value="${columnName}"/> </th> </c:forEach> </tr> <!-- column data --> <c:forEach var="row" items="${result.rowsByIndex}"> <tr> <c:forEach var="column" items="${row}"> <td> <c:out value="${column}"/> </td> </c:forEach> </tr> </c:forEach> </table> Listato 2.2. Query su un DB e creazione di una tabella contenente il risultato connessione che ci si potrebbe aspettare da un oggetto DataSource progettato correttamente. Una volta connessi l’operazione più comune che si effettua su di un database è effettuare una ricerca e mostrarne i risultati, come si può vedere nel listato 2.2. Quando invece quello che si desidera fare è aggiornare i dati contenuti si può utilizzare il tag <sql:update>, tenendo conto che è possibile garantire l’integrità del database nel momento in cui si effettuano diversi aggiornamenti consecutivi 39 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 40 <sql:transaction dataSource="${dataSource}"> <sql:update> UPDATE account SET Balance = Balance - ? WHERE accountNo = ? <sql:param value="${transferAmount}"/> <sql:param value="${accountFrom}"/> </sql:update> <sql:update> UPDATE account SET Balance = Balance + ? WHERE accountNo = ? <sql:param value="${transferAmount}"/> <sql:param value="${accountTo}"/> </sql:update> </sql:transaction> Listato 2.3. Transazione contenente aggiornamenti multipli del contenuto un DB purché questi vengano annidati in un tag <sql:transaction>, come avviene nell’esempio riportato nel listato 2.3. Come si può vedere nel listato 2.3 la JSTL supporta l’inserimento di segnaposto (contrassegnati dal carattere ‘?’) all’interno delle query SQL; questo tipo di sostituzione viene resa possibile dall’interfaccia SQLExecutionTag, che viene poi implementata dai tag handler di <sql:query> e <sql:update>. Questa caratteristica è stata introdotta per permettere a tag personalizzati di recuperare i parametri da qualsiasi fonte disponibile, elaborarli ed infine sostituirli ai segnaposto all’interno della query, come potrebbe accadere per una GUI basata su un’applicazione web. È infine possibile utilizzare i tag di formattazione della JSTL per trasformare date e numeri in istanze delle classi java.util.Date e java.lang.Number rispettivamente, prima di passarli all’SQLExecutionTag che li contiene e che potrà usarli sostituendoli a dei parametri nella query. 40 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 41 Quando i tag <sql:query>, <sql:update> e <sql:transaction> tentano di accedere ad un database utilizzano l’algoritmo seguente: - cerca di ottenere il riferimento ad una sorgente di dati come segue: - se l’attributo dataSource è specificato, usa il suo valore - altrimenti utilizza (se è diverso da null) il valore di configurazione associato a javax.servlet.jsp.jstl.sql.dataSource - se dai passi precedenti si è ottenuto un riferimento valido: - se questo è un oggetto DataSource, questo sarà la sorge nte di dati che i tag utilizzeranno per accedere al database - altrimenti, se è una String: - assumi che sia un percorso JDNI relativo e recupera la sorgente di dati dal contesto JDNI del contenitore concatenando il percorso relativo fornito alla radice definita per la J2EE (java:comp/env/) - se il punto precedente non è andato a buon fine assumi che la stringa specifichi i parametri JDBC secondo la sintassi url [, [driver][, [user][,password]]] e in seguito: - se il driver è specificato, assicurati che sia stato caricato - accedi all’URL indicato attraverso la classe DriverManager, utilizzando una stringa vuota per user e password se questi non sono stati specificati - se il punto precedente non è andato a buon fine lancia un’eccezione - altrimenti lancia un’eccezione 41 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 2.7.1 Tag <sql:query> Questo tag effettua una query sul database indicato, e ammette le sintassi: 1. Senza body <sql:query sql="sqlQuery" var="varName" [scope=”{page|request|session|application}”] [dataSource=”dataSource”] [maxRows="maxRows"] [startRow="startRow"]/> 2. Con un body per specificare gli argomenti della query <sql:query sql="sqlQuery" var="varName" [scope=”{page|request|session|application}”] [dataSource=”dataSource”] [maxRows="maxRows"] [startRow="startRow"]> <sql:param> actions </sql:query> 3. Con un body per specificare la query e degli argomenti opzionali <sql:query var="varName" [scope=”{page|request|session|application}”] [dataSource=”dataSource”] [maxRows="maxRows"] [startRow="startRow"]> query optional <sql:param> actions </sql:query> 42 42 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 43 Tabella 2.12. Parametri di <sql:query> Nome Dinamico Tipo sql Vero String Descrizione Query SQL Sorgente di dati associata al database su cui si effettua la dataSource Vero Javax.sql.DataSource query. oppure String Un valore rappresenta un String percorso relativo JDNI o i parametri per la classe DriverManager Il numero massimo di righe da includere nel risultato della maxRows Vero query; se non è specificato, o int vale -1, non viene imposto alcun limite alle dimensioni del risultato L’oggetto include Result le righe dall’indice startRow Vero ritornato a partire specificato. La prima riga del risultato iniziale int ha indice 0; se non viene indicato, le righe sono restituita a partire dalla prima (con indice 0) Nome della variabile contenente il risultato della var Falso String query che sarà esportata (di tipo javax.servlet.jsp.jstl.sql.Result) scope Falso String Scope di var Se dataSource viene specificato il tag non potrà essere annidato all’interno di <sql:transaction>; maxRows deve essere maggiore o uguale a -1. 43 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 44 Gestione errori: - se dataSource è null viene lanciata una JspException - se si verifica un’eccezione durante l’esecuzione di questo tag, questa deve essere catturata e rilanciata come JspException. Il messaggio della JspException che viene rilanciata deve contenere il testo della query, e l’eccezione catturata deve essere indicata come root cause. Il tag <sql:query> interroga un database e restituisce un unico oggetto contenente le righe di dati che salva nella variabile identificata dagli attributi var e scope. Se la query (che può essere specificata attraverso l’attributo sql o nel body) non produce risultati l’oggetto Result restituito sarà di dimensioni nulle; al suo interno sono ammessi segnaposto per dei parametri (indicati dal simbolo ‘?’) di tipo JDBC preparedStatement, i cui valori devono essere forniti da tag annidati (come <sql:param>). Il tag <sql:query> implementa l’interfaccia SQLExecutionTag, permettendo così di assegnare i valori ai parametri eventualmente presenti nella query attraverso dei tag personalizzati. Il numero massimo di righe restituite dalla query può essere specificato o attraverso il parametro maxRows di <sql:query> (che ha la precedenza) oppure attraverso la variabile javax.servlet.jsp.jstl.sql.maxRows; attraverso l’attributo startRow è invece possibile determinare a partire da quale riga saranno disponibili i risultati (i.e. se si ha startRow=n i primi n-1 risultati saranno scartati). Utilizzando in modo congiunto gli attributi startRow e maxRows è possibile determinare una “finestra” che seleziona un sottoinsieme dei risultati della query, utile ad esempio per suddividerli in pagine quando questi siano in numero elevato. Se <sql:query> è annidato in un tag <sql:transaction> questo si preoccupa di gestire l’accesso al database e di fornire al tag figlio l’oggetto Connection, altrimenti l’accesso al database è effettuato secondo la procedura descritta in precedenza : l’oggetto Connection viene ottenuto e poi rilasciato prima che il tag completi la sua elaborazione. 44 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 45 Tabella 2.13. Parametri di <sql:update> Nome Dinamico Tipo sql Vero String Descrizione Operazione SQL da eseguire Sorgente di dati associata al database su cui si effettua la dataSource Vero Javax.sql.DataSource query. oppure String Un rappresenta valore un String percorso relativo JDNI o i parametri per la classe DriverManager Nome della contenente var Falso String variabile il dell’operazione esportata risultato che (di verrà tipo java.lang.Integer) scope Falso String Scope di var 2.7.2 Tag <sql:update> Questo tag esegue istruzioni SQL del tipo INSERT, UPDATE o DELETE, ed inoltre permette l’esecuzione di istruzioni, come quelle SQL DDL, che non restituiscono nulla. Le sintassi ammesse sono: 1. Senza body <sql:update sql="sqlUpdate" [dataSource=”dataSource”] [var="varName"] [scope=”{page|request|session|application}”]/> 2. Con body per specificare gli argomenti <sql:update sql="sqlUpdate" [dataSource=”dataSource”] [var="varName"] [scope=”{page|request|session|application}”]> 45 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 46 <sql:param> actions </sql:update> 3. Con body per specificare l’operazione da eseguire e argomenti opzionali <sql:update [dataSource=”dataSource”] [var="varName"] [scope=”{page|request|session|application}”]> update statement optional <sql:param> actions </sql:update> Se scope viene specificato tra i parametri, dovrà esserlo anche var; anche questo tag, come <sql:query>, non può essere annidato all’interno di <sql:transaction> se l’attributo dataSource è stato specificato. Gestione errori: - se dataSource è null viene lanciata una JspException - se si verifica un’eccezione durante l’esecuzione di questo tag, questa deve essere catturata e rilanciata come JspException. Il messaggio della JspException che viene rilanciata deve contenere il testo della query, e l’eccezione catturata deve essere indicata come root cause. L’operazione SQL da eseguire può venire specificata nell’attributo sql o nel body del tag; al suo interno sono ammessi segnaposto per dei parametri (indicati dal simbolo ‘?’) di tipo JDBC preparedStatement, i cui valori devono essere forniti da tag annidati (come <sql:param>). Il tag <sql:update> implementa l’interfaccia SQLExecutionTag, permettendo così di assegnare i valori ai parametri eventualmente presenti nell’operazione attraverso dei tag personalizzati. La connessione al database si ottiene allo stesso modo descritto per il tag <sql:query>. Il risultato dell’operazione viene salvato nella variabile indicata dall’attributo var, se questo è stato specificato; questo risultato rappresenta il numero di righe interessate dall’aggiornamento, e assume valore zero se nessuna riga è stata modificata, o se è stata compiuta un’azione (come quelle del tipo SQL DDL) che non restituisce alcun valore. 46 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 47 Tabella 2.14. Parametri di <sql:transaction> Nome Dinamico Tipo Descrizione Sorgente di dati associata al database su cui si effettua la dataSource Vero Javax.sql.DataSource query. Oppure String Un valore rappresenta un String percorso relativo JDNI o i parametri per la classe DriverManager Livello di isolamento della transazione. isolation Vero String Se non viene specificato viene usato quello per cui è tata configurata la DataSource 2.7.3 Tag <sql:transaction> Questo tag fornisce un contesto per eseguire all’interno di un’unica transazione i tag <sql:query> e <sql:update> annidati. La sintassi è: <sql:transaction [dataSource=”dataSource”] [isolation=isolationLevel]> <sql:query> and <sql:update> statements </sql:transaction> L’attributo isolation può assumere i valori “read_committed”, “read_uncommitted”, “repeatable_read” e “serializable”. I tag <sql:que ry> e <sql:update> annidati al suo interno non devono specificare alcun valore per l’attributo dataSource. Gestione errori: - se DataSource è null viene lanciata un’eccezione JspException 47 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library - 48 ogni eccezione occorsa durante l’esecuzione di questo tag deve essere catturata e rilanciata una volta che sia stato effettuato il rollback della transazione Il tag <sql:transaction> raggruppa i tag <sql:query> e <sql:update> annidati al suo interno in un’unica transazione, il cui livello di isolamento è definito da java.sql.Connection; il suo tag handler deve compiere le seguenti operazioni durante il suo ciclo di vita: - doStartTag(): - determina il livello di isolamento su cui è impostato il DBMS (usando il metodo di Connection getTransactionIsolation()). Se le transazioni non sono supportate (ovvero se il livello di isolamento è settato a TRANSACTION_NONE) viene lanciata un’eccezione, che fa fallire la transazione. Per ogni altro valore la modalità auto-commit viene salvata (in modo da poter essere ripristinata in seguito) e poi disabilitata chiamando setAutoCommit(false) su Connection; - se l’attributo isolation è stato specificato ed è differente da quello corrente per la connessione questo viene salvato e poi modificato con il metodo setTransactionIsolation() di Connection. - doEndTag(): chiama il metodo commit() di Connection. - doCatch(): chiama il metodo rollback() di Connection. - doFinally(): - se era stato salvato un livello di isolamento per la transazione lo ripristina utilizzando il metodo setTransactionIsolation() di Connection; - riporta la modalità auto-commit al valore di partenza chiamando il metodo setAutoCommit() di Connection; - chiude la connessione. 48 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 49 L’oggetto Connection è ottenuto e gestito allo stesso modo descritto per <sql:query> con la differenza che in questo caso no n può essere mai generato da un tag in cui <sql:transaction> sia inserito. Va notato che le azioni di commit e rollback sono effettuate chiamando i metodi commit() e rollback() di Connection, e non con i comandi SQL corrispondenti (e.g. <sql:update sql=”rollback” />). 2.7.4 Tag <sql:setDataSource> Esporta una sorgente di dati come variabile oppure setta in modo opportuno la configurazione accessibile tramite javax.servlet.jsp.jstl.sql.dataSource. La sintassi è: <sql:setDataSource {dataSource="dataSource" | url="jdbcUrl" [driver="driverClassName"] [user="userName"] [password="password"]} [var="varName"] [scope=”{page|request|session|application} ”]/> Se dataSource è null viene lanciata una JspException. Quando l’attributo var viene specificato il tag <sql:setDataSource> esporta la sorgente di dati specificata (come un oggetto DataSource oppure come String) come variabile in uno degli scope, altrimenti questa viene inserita all’interno di javax.servlet.jsp.jstl.sql.dataSource. La sorgente di dati può essere specificata o attraverso l’attributo dataSource (come oggetto DataSource, un percorso relativo JDNI o una stringa contenente i parametri JDBC) oppure assegnando i valori opportuni ai quattro parametri JDBC, che sono stati previsti per fornire un’alternativa pratica alla stringa di configurazione JDBC già descritta. 49 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 50 Tabella 2.15. Parametri di <sql:setDataSource> Nome Dinamico Tipo Descrizione Sorgente di dati associata al database su cui si effettua la dataSource Vero Javax.sql.DataSource query. Oppure String Un valore rappresenta un String percorso relativo JDNI o i parametri per la classe DriverManager driver Vero Parametro JDBC: nome della String classe del driver url Vero Parametro String JDBC: URL associato col database Parametro JDBC: user Vero String utente a nome di cui si effettua la connessione password Vero Parametro String JDBC: password dell’utente Nome della variabile che sarà esportata var Falso String contenente la sorgente dati specificata; può essere di tipo String o DataSource Se var è specificata contiene lo scope Falso scope della variabile esportata, String altrimenti quello settato nella configurazione Come è già stato sottolineato in precedenza, la classe JDBC DriverManager va utilizzata per accedere ad un database solo se l’applicazione è ancora allo stato di prototipo, vista l’assenza di caratteristiche per la gestione della connessione complete. 50 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 51 Tabella 2.16. Parametri di <sql:param> Nome Dinamico Tipo value Vero Object Descrizione Valore del parametro 2.7.5 Tag <sql:param> Questo tag setta il valore per i segnaposto inseriti nelle query SQL; va annidato all’interno di <sql:query> o <sql:update>. Ammette due tipi di sintassi: 1. Il valore viene specificato nell’attributo value <sql:param value=”value”/> 2. Il valore viene specificato nel body <sql:param> parameter value </sql:param> Il tag deve essere inserito all’interno del body di un tag il cui handler sia un’istanza di SQLExecutionTag. Gestione errori: - se value assume valore null il parametro assume il valore SQL di NULL Il tag <sql:param> sostituisce il valore del parametro indicato al segnaposto presente all’interno della query indicata nel tag che lo contiene; i parametri vengono sostituiti nell’ordine in cui appaiono. 2.7.6 Tag <sql:dateParam> Questo tag setta il valore per i segnaposto inseriti nelle query SQL per valori del tipo java.util.Date; va annidato all’interno di <sql:query> o <sql:update>. Ammette la sintassi: <sql:dateParam value=”value” type=”[timestamp|time|date]”/> 51 JSTL – JavaServer Pages Standard Tag Library 52 Tabella 2.17. Parametri di <sql:dateParam> Nome Dinamico Tipo value Vero Object type Vero String Descrizione Valore del parametro Uno tra “date”, “time” o “timestamp” Il tag deve essere inserito all’interno del body di un tag il cui handler sia un’istanza di SQLExecutionTag. Gestione errori: - se value assume valore null il parametro assume il valore SQL di NULL Questo tag converte l’oggetto java.util.Date fornito in uno tra java.sql.Date, java.sql.Time o java.sql.Timestamp come indicato dall’attributo type secondo questi criteri: - se l’oggetto java.util.Date fornito dall’attributo value è un’istanza di java.sql.Time, java.sql.Date o java.sql.Timestamp, e l’attributo type corrisponde al tipo dell’oggetto, allora viene passato così com’è al database; - altrimenti, l’oggetto è convertito nel tipo appropriato chiamandone il costruttore con parametro date.getTime(), dove date è il valore dell’attributo value. Il tag <sql:dateParam> sostituisce il valore del parametro indicato al segnaposto presente all’interno della query indicata nel tag che lo contiene; i parametri vengono sostituiti nell’ordine in cui appaiono. 52 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 53 Capitolo 3 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL Questo capitolo tratta della realizzazione e dell’utilizzo del tag <sql:view>. 3.1 Contesto di partenza L e specifiche che definiscono JSP 1.1 hanno introdotto una utilissima caratteristica, quella di poter definire dei tag personalizzati. Questa possibilità consente di gestire elaborazioni anche complesse incapsulandole all’interno di un tag, consentendo così di soddisfare anche le esigenze più particolari senza appesantire la sintassi della pagina JSP finale. Per rendere possibile la gestione di un certo numero di tag è stata anche prevista la possibilità di raggrupparli in librerie, le cosiddette tag library. Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 54 Una delle tag library di maggiore importanza è senz’altro la JSTL, descritta nel capitolo precedente. Come si è potuto vedere all’interno di questa libreria è previsto un insieme di tag che consentono di accedere a database relazionali; una delle operazioni che si esegue più spesso in questo contesto è l’interrogazione del database e la visualizzazione in forma di tabella del risultato: i tag dedicati all’SQL della JSTL naturalmente permettono di eseguire delle query, ma la fase di rappresentazione dei dati ottenuti diventa difficoltosa dal momento che non esiste alcun tag che produca in maniera automatica un output formattato inseribile direttamente all’interno del documento finale; vengono invece restituiti oggetti da cui i risultati vanno estratti e visualizzati. L’idea che ha portato alla realizzazione di un tag aggiuntivo, da inserire nella JSTL, è stata quella di mettere a disposizione dei designer uno strumento che permetta di ottenere in modo automatizzato un output grafico personalizzabile (tramite fogli di stile) e dotato di funzionalità di navigazione a partire da una query diretta ad un database. 3.2 Realizzazione di una libreria di tag personalizzata Per poter produrre ed utilizzare dei tag JSP personalizzati bisogna definire tre componenti distinti: la classe che definisce il comportamento dei tag (tag handler), il file che associa i nomi degli elementi XML presenti nella pagina JSP all’implementazione dei tag (tag library descriptor, abbreviato in TLD) e, naturalmente, una pagina JSP che faccia uso della libreria appena creata. 3.2.1 Il tag handler Quando si crea un nuovo tag la prima operazione da compiere è definire la classe che il sistema dovrà richiamare quando lo incontrerà all’interno di una pagina JSP; questa classe deve 54 implementare l’interfaccia Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 55 javax.servlet.jsp.tagext.Tag: di solito questo si ottiene estendendo le classi TagSupport o BodyTagSupport. 3.2.2 Il tag library descriptor Una volta scritto il tag handler bisogna inserire questa classe nel server e associarla con un particolare nome di tag espresso secondo la sintassi XML. Questo compito è assolto dal tag library descriptor, un file scritto in XML che contiene alcune informazioni fisse, un prefisso arbitrario per la libreria appena creata, una breve descrizione della libreria stessa ed infine una serie di informazioni sui tag che questa contiene. 3.2.3 Il file JSP Una volta create le classi di implementazione e il tag library descriptor si può scrivere una pagina JSP che utilizzi il nuovo tag. In qualche punto prima dell’inizio del tag va inserita la direttiva taglib, che ha la forma seguente: <% taglib uri=” … “ prefix=” … “ %> dove l’attributo uri (richiesto) deve essere un URL (assoluto o relativo) che punti al file che funge da tag library descriptor, e l’attributo prefix (obbligatorio anch’esso) specifica il prefisso da utilizzare davanti a ciascuno dei nomi dei tag definiti all’interno del tag library descriptor. 3.3 Realizzazione del tag <sql:view> Basandosi sul meccanismo di estensione proprio della tecnologia JSP è stato possibile realizzare il tag aggiuntivo <sql:view> per la libreria JSTL; in pratica si è partiti da un’analisi del problema, per poi passare alla definizione degli obiettivi e alla stesura del codice secondo le fasi appena descritte. Il nuovo tag doveva presentare le seguenti caratteristiche: 1. consentire l’esecuzione di query SQL specificate sia attraverso i suoi parametri che mediante il body; 2. fornire un output grafico personalizzabile che rappresentante i risultati della query; 55 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 3. 56 consentire la suddivisione dei risultati in “pagine” di dimensione fissata dal designer dell’applicazione web, in modo da rendere semplice la consultazione anche in presenza di un numero elevato di elementi da visualizzare; 4. permettere di riordinare i risultati in modo crescente o decrescente rispetto a una qualsiasi delle colonne presenti; 5. accettare la presenza di più tabelle all’interno della stessa pagina, mantenendo lo stato e l’aspetto di ciascuna indipendente da tutte le altre. Per soddisfare i punti elencati si è deciso di strutturare il tag in modo che una volta eseguita la query questo disegnasse una tabella formattata basandosi su di un foglio di stile passato come parametro, contenente i primi n (con n deciso dall’utilizzatore del tag) risultati e permettendo l’accesso ai restanti, n per volta, mediante pulsanti di navigazione; sono stati poi previsti dei pulsanti anche in cima ad ogni colonna per riordinare i risultati. Per mantenere le tabelle eventualmente presenti in contemporanea sulla stessa pagina indipendenti tra loro a ciascuna viene assegnato (a cura di chi impiega il tag) un id unico. Stabilite in questo modo le caratteristiche fo ndamentali del tag si è potuti passare alla realizzazione vera e propria. 3.3.1 Il tag handler di <sql:view> La prima azione compiuta dal nuovo tag deve essere una query SQL diretta ad un database relazionale, esattamente come avviene in <sql:query>, che è stato quindi assunto come base naturale da cui partire per fornire tutte le caratteristiche desiderate. Il tag <sql:query> restituisce, una volta eseguita l’interrogazione, un oggetto del tipo Result contenente i dati richiesti; il tag <sql:view> deve quindi generare un oggetto dello stesso tipo mediante un procedimento analogo, estraendo quindi in modo ciclico i risultati ed inserendoli all’interno di una tabella HTML (in cui i tag <table>, <tr>, <th> e <td> riportano tutti come attributo class il nome del foglio di stile passato al tag), da inviare poi in output mediante una chiamata a pageContext.getOut.print(). 56 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 57 Come si vede la visualizzazione in sé risulta piuttosto semplice, mentre sono le funzionalità avanzate di navigazione e consultazione rese disponibili che hanno richiesto lo sviluppo di un sistema che potesse tener traccia dello stato di ciascuna tabella presente nella pagina JSP. Il problema è stato risolto inserendo nella request una coppia nome-valore per ciascuna tabella che contenesse tutte le informazioni necessarie ad una corretta rappresentazione, e dei bottoni che modificassero in modo opportuno questi parametri prima di forzare un reload, con conseguente aggiornamento del contenuto, della pagina stessa. I parametri della request inseriti hanno tutti questa struttura: [sqlViewTable{id_tabella}=P{numero_pagina} --C{nome_colonna_per_l’ordinamento} --N{numero_colonna_per_l’ordinamento} --O{tipo_ordinamento}] Il significato di ciascun parametro è il seguente: id_tabella: intero che identifica in modo univoco la tabella all’interno della pagina; numero_pagina: intero che indica la pagina di risultati da mostrare; nome_colonna_per_l’ordinamento: stringa che indica il nome della colonna che verrà utilizzata per ordinare i risultati; numero_colonna_per_l’ordinamento: intero che indica il numero della colonna che verrà utilizzata per ordinare i risultati; tipo_ordinamento: intero che indica se i risultati saranno ordinati in modo crescente o decrescente. Esposti i principi di funzionamento dell’handler del tag <sql:view>, si può passare ad analizzare nel dettaglio le funzioni che lo compongono. doStartTag() 57 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 58 La prima azione effettuata all’interno di questo metodo è controllare che il parametro maxRows (indicante il numero massimo di righe contenenti i risultati della query che potrà essere restituito) sia valido, o che per lo meno esista un valore di default all’interno del contesto corrente; se queste condizioni non sono soddisfatte viene lanciata un’eccezione. Il passo successivo è cercare di ottenere una connessione al database specificato, lanciando un’eccezione in caso di fallimento; una volta fatto ciò la funzione termina ritornando come valore EVAL_BODY_BUFFERED, indicando quindi al motore JSP di analizzare il contenuto del body del tag. doEndTag() Questo metodo per prima cosa recupera i parametri presenti nella request diretta alla pagina e li analizza, controllando se tra questi qualcuno si riferisce al tag a cui è collegata la classe; in caso affermativo lo utilizza per configurare in modo opportuno le variabili interne che definiscono l’output da produrre, altrimenti assegna a queste dei valori di default. Tutti gli altri parametri, non indirizzati alla classe, verranno inseriti senza alcuna elaborazione nelle request eventualmente prodotte da un reload della pagina innescato da uno dei pulsanti di navigazione generati all’interno della tabella stessa, in modo da evitare ogni interferenza tra la tabella corrente e gli altri oggetti che potrebbero essere presenti nella pagina. Dopo aver inizializzato le variabili necessarie si procede generando la query che andrà poi inviata al database; questa può essere creata a partire da uno dei parametri del tag o dal contenuto del body, aggiungendo eventualmente in fondo la clausola ORDER BY seguita dal nome della colonna secondo cui si vogliono ordinare i risultati e quindi da DESC se l’ordinamento deve essere decrescente. Una volta che si è ottenuto l’oggetto Result contenente i dati da visualizzare bisogna decidere quale sarà la parte che verrà poi inserita nella tabella. Per conoscere il numero della riga da cui partire ad estrarre i risultati e quello della riga in cui fermarsi si usano in generale le seguenti formule: prima_riga = numero_pagina_corrente * numero_righe_per_pagina 58 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 59 ultima_riga = prima_riga + numero_righe_per_pagina -1 Va comunque tenuto presente che vengono gestiti in modo appropriato anche i casi particolari in cui le righe da visualizzare vanno calcolate in modo diverso, come ad esempio quando numero_righe_per_pagina risulta maggiore del numero di risultati totale disponibile. A questo punto si è in grado di disegnare la tabella vera e propria, con una serie di chiamate a pageContext.getOut.print(); i pulsanti che permettono la navigazione attraverso le pagine in cui sono divisi i risultati e il loro riordino vengono inseriti all’interno di elementi <form>, al cui interno sono previsti anche tanti tag del tipo <input>, di tipo “hidden” contenenti i parametri da passare alla request generata nel momento in cui al form viene dato il comando di inviare il suo contenuto. Nel caso in cui l’operazione di disegno della tabella non vada a buon fine viene sollevata un’eccezione, altrimenti la funzione termina restituendo EVAL_PAGE, che indica al contenitore JSP di analizzare anche il contenuto del resto della pagina. doCatch() Semplicemente viene catturato un oggetto Throwable e rilanciato in modo che possa essere gestito in una delle classi di livello superiore. doFinally() Prima di terminare l’elaborazione viene chiusa la connessione aperta all’inizio, a meno che il tag non sia inserito in una transazione, nel qual caso la si lascia in vita. 59 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 60 3.3.2 Le classi di supporto alle sintassi EL e RT La libreria JSTL come visto prevede il supporto all’EL oltre che all’RT; in entrambi i casi per permettere un corretto funzionamento del tag bisogna creare due classi che estendano quella, appena descritta, che funge da tag handler. La classe relativa all’EL prevede una serie di funzioni del tipo setxxx, dove xxx indica il nome di uno dei parametri presenti all’interno del tag; in ogni funzione si assegna ad un parametro la stringa passata dal motore JSP come argomento; la funzione doStartTag() inoltre viene estesa in modo da analizzare tutti i parametri appena ottenuti e da trasformarne il tipo (tramite una chiamata ad ExpressionEvaluatorManager.evaluate()) per poi copiarli in quelli previsti dal tag handler originale. La classe per l’RT non fa altro che accettare, sempre mediante funzioni del tipo setxxx i dati forniti dal motore JSP e copiarli all’interno degli attributi opportuni presenti nella classe base senza però modificarli in alcun modo, a differenza di quanto avviene nella libreria gemella. 60 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 61 ... <required>false</required> <rtexprvalue>false</rtexprvalue> </attribute> </tag> < tag > <n am e>v ie w</ na me> <t ag -cl as s>o rg .ap ac he .ta gl ibs .s tan da rd. ta g.e l. sql .V iew Ta g</ ta g-c la ss > <b od y-c on ten t> JSP </ bo dy- co nte nt > <d es cri pt ion > Exe cu tes t he SQ L que ry de fi ned i n i ts bo dy or t hro ug h t he sql a ttr ib ute a nd pr in ts ou t t he re su lti ng ta bl e p ro vid in g n av ig ati on fac il iti es . </ de scr ip tio n> <a tt rib ut e> <na me >va r< /na me > <re qu ire d> tru e< /r equ ir ed> <rt ex prv al ue> fa ls e</ rt exp rv alu e> < typ e> Str in g< /ty pe > </ at tri bu te> . .. <a tt rib ut e> <na me >ro ws Per Pa ge </n am e> <re qu ire d> fal se </ req ui red > <rt ex prv al ue> tr ue </r te xpr va lue > <ty pe >in t< /ty pe > </ at tri bu te> < /ta g> <tag> <name>update</name> <tag-class>org.apache.taglibs.standard.tag.el.sql.UpdateTag</tag-class> ... Listato 3.1. Esempio delle modifiche apportate a sql.tld 3.3.3 Il tag library descriptor di <sql:view> Anche in questo caso, come per il tag handler, la base da cui si è partiti è stata quella del tag <sql:query>, o meglio della libreria cui questo appartiene. I file interessati sono sql.tld e sql-rt.tld, in cui si sono dovute aggiungere delle sezioni che descrivessero il tag appena aggiunto, i parametri da questo accettati e le classi preposte alla sua gestione, come si può vedere nei listati 3.1 e 3.2. 61 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 62 ... <required>false</required> <rtexprvalue>true</rtexprvalue> </attribute> </tag> < tag > <n am e>v ie w</ na me> <t ag -cl as s>o rg .ap ac he .ta gl ibs .s tan da rd. ta g.r t. sql .V iew Ta g</ ta g-c la ss > <b od y-c on ten t> JSP </ bo dy- co nte nt > <d es cri pt ion > Exe cu tes t he SQ L que ry de fi ned i n i ts bo dy or t hro ug h t he sql a ttr ib ute a nd pr in ts ou t t he re su lti ng ta bl e p ro vid in g n av ig ati on fac il iti es . </ de scr ip tio n> <a tt rib ut e> <na me >va r< /na me > <re qu ire d> tru e< /r equ ir ed> <rt ex prv al ue> fa ls e</ rt exp rv alu e> < typ e> Str in g< /ty pe > </ at tri bu te> . .. <a tt rib ut e> <na me >ro ws Per Pa ge </n am e> <re qu ire d> fal se </ req ui red > <rt ex prv al ue> tr ue </r te xpr va lue > <ty pe >in t< /ty pe > </ at tri bu te> < /ta g> <tag> <name>update</name> <tag-class>org.apache.taglibs.standard.tag.rt.sql.UpdateTag</tag-class> ... Listato 3.2. Esempio delle modifiche apportate a sql-rt.tld 3.3.4 La pagina JSP di prova Per poter utilizzare il tag <sql:view> si deve procedere come per qualsiasi altro tag presente nella JSTL: all’inizio della pagina va dichiarata l’intenzione di impiegare la libreria tramite la dir ettiva taglib: <%@ taglib prefix="sql" uri="http://java.sun.com/jstl/sql" %> 62 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 63 < %@ ta gl ib pr efi x= "sq l" u ri= "h ttp :/ /ja va .su n. com /j stl /s ql" % > <%@ taglib prefix="c" uri="http://java.sun.com/jstl/core" %> <html> <head> <title>sql:view tag</title> ... <sql:setDataSource var="example" driver="com.mysql.jdbc.Driver" url="jdbc:mysql://localhost:3306/javatest" user="javauser" password="javadude"/> ... <sql:transaction dataSource="${example}"> <sql:update var="newTable"> create table mytable( nameid int primary key, name varchar(80), rating int) </sql:update> ... <sql:update var="updateCount"> INSERT INTO mytable VALUES (1,'Foo',8) </sql:update> ... < sq l:v ie w v ar ="r es ult " bo rde r= "1" c ssC la ss= "t abe ll a1" t abl eI D=" 13 " r ow sP erP ag e=" 2" > S EL ECT * FR OM my ta ble < /s ql: vi ew> </sql:transaction> Listato 3.3. Esempio di utilizzo del tag <sql:view> bisogna poi indicare a quale database ci si dovrà connettere col tag <sql:setDataSource>, eventualmente modificare una tabella tramite i tag <sql:transaction> e <sql:update> ed infine eseguire su di essa una query col tag <sql:view>, come è mostrato nel listato 3.3. 63 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 64 3.4 I componenti di <sql:view> Il tag descritto in queste pagine è stato creato in modo da poter essere integrato all’interno della libreria JSTL, i cui file risulterebbero così in parte modificati; in particolare, risulterebbero aggiornati (com’è ovvio) sia il codice sorgente che la versione compilata. 3.4.1 Modifiche al codice sorgente della JSTL File aggiunti: org.apache.taglibs.standard.tag.common.sql.ViewTagSupport.java File contenente le routine principali che implementano il funzionamento del tag <sql:view>, descritto nel paragrafo 3.3.1. org.apache.taglibs.standard.tag.el.sql.ViewTag.java File contenente la logica necessaria per fornire il supporto all’EL, descritto nel paragrafo 3.3.2. org.apache.taglibs.standard.tag.rt.sql.ViewTag.java File contenente la logica necessaria per fornire il supporto all’RT, descritto nel paragrafo 3.3.2. 64 Miglioramenti alla gestione dei database via JSTL 65 File modificati: sql.tld File contenente i descrittori per i tag di tipo sql con supporto all’EL presenti nella JSTL, esteso secondo quanto specificato nel paragrafo 3.3.3 sql-rt.tld File contenente i descrittori per i tag di tipo sql con supporto all’RT presenti nella JSTL, esteso secondo quanto specificato nel paragrafo 3.3.3 3.4.2 Modifiche ai file binari della JSTL Una volta compilata la JSTL produce una serie di archivi jar da installare nel server. Di questi risulta modificato soltanto standard.jar, a cui vengono aggiunte le classi: org/apache/taglibs/standard/tag/ common/sql/ViewTagSupport.class org/apache/taglibs/standard/tag/ el/sql/ViewTag.class org/apache/taglibs/standard/tag/ rt/sql/ViewTag.class e in cui vengono modificati i file: META-INF/sql.tld META-INF/sql-rt.tld 65 Conclusioni 66 Conclusioni La grande importanza che al giorno d’oggi rivestono i servizi basati sul web ha portato a notevoli investimenti economici in questo campo, e alla richiesta di figure professionali specializzate che siano in grado di seguire con competenza le varie fasi che portano alla realizzazione di un prodotto competitivo. Questa filosofia di produzione porta a strutturare le applicazioni in strati indipendenti tra loro, e ad utilizzare tecnologie che rendano questo processo il più diretto possibile. Come si è potuto vedere JavaServer Pages, in particolare quando viene impiegata assieme alla JSTL, risulta molto indicata quando si vogliono separare le fasi di presentazione e di elaborazione in una applicazione web; questa sua caratteristica la rende adatta sia alla realizzazione di progetti complessi sia all’impiego nel caso di prototipi. In questo ultimo campo diventa importante poter disporre di elementi che producano output anche abbastanza elaborati senza che sia necessario ricorrere a linguaggi e costrutti sintattici che, pur permettendo una notevole potenza e flessibilità, richiedono conoscenze e tempo per essere impiegati in modo proficuo, risorse, queste, che, per la stessa natura dell’applicazione che si sta realizzando, spesso non sono disponibili. Il tag <sql:view>, sviluppato come estensione per la sezione dedicata all’SQL della libreria JSTL, fornisce un utile supporto quando si tratta di gestire l’accesso al contenuto di un database, dato che crea in modo automatico all’interno della pagina web in cui viene inserito una tabella che, oltre a formattare i dati recuperati dal database secondo quanto previsto dal designer, fornisce anche la possibilità di navigare al loro interno e di riordinarli, il tutto con una sintassi di tipo XML. Conclusioni 67 Il risultato è quindi la possibilità di creare semplici applicazioni web in grado di dialogare con basi di dati, richiedendo all’autore soltanto la conoscenza dell’HTML e una certa dimestichezza con la tecnologia JSP, abilità, queste, molto spesso possedute da grafici e designer, dai quali, dunque, non dovrà più essere preteso anche di padroneggiare linguaggi di programmazione come il Java per poter esprimere al meglio la propria creatività. 67 Glossario 68 Glossario ADO, ActiveX ® Data Objects , tecnologia che permette ad un client di gestire ed accedere ai dati contenuti in un server di database. API, Application Programming Interface, set di comandi che un’applicazione utilizza per richiedere e portare a termine servizi di livello più basso. ASP, Active Server Pages, ambiente software che permette di creare pagine dinamiche, sviluppato inizialmente per IIS combinando HTML, script (Jscript o VBScript) e controlli ActiveX. CGI, Common Gateway Interface, meccanismo che permette ad un server web di eseguire un programma o uno script sul server e di inviare l’output ad un browser. HTML, Hypertext Markup Language, sistema per formattare un documento in modo da renderlo pubblicabile sul World Wide Web. HTTP, Hypertext Transfer Protocol, protocollo Internet usato da server e client per scambiare informazioni. J2EE, Java 2 Enterprise Edition, ambiente di sviluppo creato da Sun indipendente dalla piattaforma e basato su Java; permette la realizzazione di applicazioni basate sul web. JavaBeans , componenti riutilizzabili per comporre applicazioni Java, applet e servlet; possono venire riuniti in librerie. JDBC, Java Data Base Connectivity, protocollo emesso da Sun per la connessione di applicazioni applet e servlet a database esterni; consente l’esecuzione di interrogazioni SQL, anche attraverso connessioni ODBC. JSP, JavaServer Pages, tecnologia nata per estendere le possibilità offerte dalle Servlet Java, produce pagine HTML dal contenuto dinamico. Glossario 69 JSTL, JavaServer Pages Standard Tag Library, insieme di tag che estendono le possibilità offerte dalle JSP, fornendo ai creatori di applicazioni web uno strumento intuitivo per sviluppare pagine dinamiche. JVM, Java Virtual Machine, Software che interpreta i programmi Java compilati facendoli funzionare sulla piattaforma per cui è stata sviluppata. MIME, Multimedia Internet Mail Extension, standard che permette di pubblicare ed utilizzare dati binari all’interno del World Wide Web. Servlet, programma Java eseguito su di un server web attraverso una JVM, risultando quindi indipendente sia dalla piattaforma hardware/software che dal protocollo utilizzato; non necessita di interfaccia grafica, permette di sostituire gli script CGI. SQL, Structured Query Language, linguaggio per la creazione di query e la programmazione di database. URL, Uniform Resource Locator, stringa che identifica il percorso e il protocollo da utilizzare per accedere ad un documento su Internet o all’interno di una intranet. XML, eXtensible Markup Language, sottoinsieme dell’ SGML (Standard Generalized Markup Language) che permette di trasferire informazioni all’interno del World Wide Web in modo flessibile ed indipendente dal contenuto. 69 Bibliografia 70 Bibliografia Bruce Eckel, Thinking in Java (2nd edition), Prentice Hall PTR, 2000. Jason Hunter, Java Servlet programming (2nd Edition), O’Reilly & Associates, 2001. D. K. Fields, M. A. Kolb, S. Bayern, Web Developement with JavaServer Pages, Manning Publications Company, 2001. Shawn Bayern, JSTL in Action, Manning Publications Company, 2002. Marty Hall, Core Servlets and JavaServer Pages, Prentice Hall PTR, 2000. David M. Geary, Core JSTL: Mastering the JSP Standard Tag Library, Prentice Hall PTR, 2002. S. White, M. Fisher, R. Cattel, G. Hamilton, M. Hapner, JDBC™ API Tutorial and Reference: Universal Data Access for the Java™ 2 Platform (2nd Edition), Addison-Wesley Pub Co, 1999. 70