S O C I E TA ' A cura di Aurelio Larocca Metti una zanzara a ... cena Cosa fare in caso di punture di insetti per evitare un'estate da sballo olti sono gli insetti che, aggredendo gli uomini ed animali a sangue caldo, specie nella stagione estiva, possono provocare con la loro puntura degli inconvenienti che, sebbene raramente, possono essere mortali, mentre alcune specie, con la loro puntura possono trasmette alcune malattie. Tra le tante varietà di insetti che, pungendo l’uomo, possono procuragli fastidi, ricordo quelli con cui è più facile imbattersi nelle nostre zone, durante la stagione estiva. Il calabrone è presente nel Centro e Nord Italia, meno nel meridione. Costruisce il suo nido con il legno degli alberi che viene “masticato” e ridotto in pasta. Il calabrone, pur avendo un pungiglione lungo (3 mm) ed un volo rumoroso, difficilmente aggredisce; lo fa solo se disturbato ed in questo caso provoca, in sede di puntura un ponfo pruriginoso e dolente. Imenotteri sono insetti alati di cui i più importanti esemplari, per il fastidio che possono procurare, sono: L’ape mellifera; viene allevata per la produzione del miele. E’ un insetto che può pungere una sola volta in quanto il suo pungiglione si incastra nella cute del soggetto punto e si stacca dall’insetto quando l’ape vuole ritirarlo per allontanarsi; l’insetto privato del pungiglione,muore, mentre il pungiglione rimasto nella sede della puntura, con le sue vescicole contenente il veleno, provoca un voluminoso ponfo arrossato, dolente e pruriginoso. La Vespa nidifica nel suolo penetrando nel solco delle piante; è un insetto che vive in società guidata da una regina e da migliaia di vespe operaie. La vespa è poco aggressiva, lo diventa solo se molestata, anche involontariamente; in questo caso aggredisce il malcapitato, accompagnata da uno sciame di compagne, procurandogli punture multiple con conseguenze generali anche molto gravi. pugliasalute Suggerimenti per gli infortunati: in caso di puntura da imenotteri: a) cercare di rimuovere il pungiglione con una pinzetta o con le unghie, evitando di strofinare la zona della puntura per impedire la diffusione del veleno; b) se si è in possesso di farmaci specifici (cortisone, adrenalina, cardiotonici) - coloro che sanno di essere allergici è opportuno che ne portino sempre un campione - ed in presenza di persona competente, utilizzarli subito; contrariamente accedere rapidamente al più vicino pronto soccorso specie in presenza di reazioni; c) evitare di importunare gli insetti che si avvicinano; evitare di lasciare scoperti cibi o bevande in zone ove si sospetta la presenza di questi insetti; d) evitare, nelle gite o scampagnate, nelle zone sospette (giardini, ville, frutteti) di indossare vestiti dai colori vistosi e a maniche corte, né usare profumi. Zanzare appartengono all’ordine dei ditteri, insetti provvisti di due ali; le femmine delle zanzare sono ematofaghe, succhiano, cioè il sangue di animali a sangue caldo (quindi anche l’uomo), in quanto il sangue è loro indispensabile per la maturazione delle uova. Quando la zanzara punge la sua “vittima”, attraverso il pungiglione, con la saliva gli inietta anche una sostanza che impedendo al sangue di coagularsi, rende facile la rimozione del - venti - luglio • agosto 2004 pungiglione quando l’insetto si allontana. Il liquido iniettato produce una reazione locale; un ponfo arrossato e pruriginoso, raramente, in soggetti predisposti può provocare reazioni più importanti. La zanzara è pericolosa perché con la saliva può anche iniettare parassiti o virus assunti in occasione di punture a soggetti ammalati. Il ciclo vitale della zanzara è di una sola stagione e la loro presenza è frequente ove esiste acqua stagnante in quanto in essa depongono le uova. Delle centinaia di specie di zanzare esistenti le più frequenti e note nelle nostre zone sono: a) la anofelina presente nelle vaste zone paludose (le paludi italiane sono state tutte bonificate) specie in Africa ed in Asia. La puntura della zanzara anofele oltre che procurare il caratteristico ponfo, può trasmettere la malaria in quanto con la puntura inocula il plasmodio malarico che Zanzara anofelina l’insetto ha prelevato precedentemente da un soggetto malarico. Così si mantiene la malattia allo stato endemico in molte regioni del mondo. b) Meno dannosa è la puntura delle culicine, risolvendosi con piccolo ponfo, arrossato e pruriginoso. c) Dal 1990 è presente in Italia, veicolata con l’enorme spostamento dalle popolazioni e merci dalle regioni asiatiche, la Zanzara culicine zanzara tigre riconoscibile perché nera con la presenza di strie bianche sulle zampe. Ha le dimensioni della comune zanzara. Come indole è molto aggressiva e le sue punture, rapide e Zanzara tigre ravvicinate, provocano numerosi e confluenti ponfi dolorosi e molto pruriginosi. Non sono rari fenomeni allergici sistemici. Un cenno a parte per i pappataci, insetti simili alle zanzare da cui si diversificano perché molto più piccoli e perché depositano le uova non in acque stagnanti bensì nella terra, nelle sterpaglie o nei letamai. I pappataci entrano in azione solo nelle ore serali e notturne perché la luce ed il calore solare le uccidono. Anche per i pappataci sono le femmine che si nutrono di sangue. La puntura dell’insetto produce un piccolo ponfo pruriginoso che tende a scomparire in breve tempo. In alcune zone dell’area mediterranea il pappataci può trasmettere, pungendo la sua “vittima”, una malattia la Leishmaniosi provocata da un protozoo (animale costituito da una sola cellula). pugliasalute In Italia la Laishmaniosi, sebbene raramente, può essere trasmessa all’uomo dai pappataci se questi in precedenza hanno punto un cane affetto da tale malattia. Per difendersi dalle zanzare sono in commercio creme e lozioni da spalmare sulla pelle; tavolette, che sistemate in appositi fornelletti elettrici, emanano vapori che le tengono lontane o le uccidono; soluzioni che spruzzate negli ambienti le uccidono; candele e ceri, a base di piretro o di citronella, che, accesi, tengono lontane le zanzare, anche in ambiente aperto (giardini, ville, campeggi), per vaste aree. Nell’impiegare i rimedi su descritti è opportuno attenersi alle istruzioni; è consigliabile aerare i locali ove sono stati impiegati, prima di soggiornarvi. Un ultimo ricordo alle zanzariere, mezzi meccanici in metallo, in plastica o in tessuti a velo da sistemare alle finestre o attorno ai letti, specie dei bambini. La zanzara tigre La zanzara tigre non costituisce un problema in senso stretto. In Italia infatti, non è mai stata vettore di agenti infettivi pericolosi per l’uomo, ma costituisce, in ogni caso, un grave fattore di disturbo per la popolazione residente. Diversamente dalla tipica zanzara "nostrana" che punge nelle ore notturne, la zanzara tigre punge di giorno, specialmente dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 19: è molto più aggressiva in quanto punge di più e attacca in sciami, prevalentemente all’aperto (ma anche al chiuso). Le sue punture procurano gonfiori e irritazioni persistenti, pruriginosi o emorragici e spesso anche dolorosi. Nelle zone tropicali e in numerose zone dell’Asia, aedes albopictus è vettore di diverse malattie virali, in particolare quelle causate da arbovirus, tra cui la “dengue” la febbre gialla e alcune encefaliti. Nelle nostre zone questi agenti patogeni sono assenti e quindi questo è un rischio solo teorico. Brevi cenni sulla zanzara tigre (“aedes albopictus”) È una zanzara di origine asiatica, nome scientifico “aedes albopictus”, con un’elevata capacità di colonizzare le regioni a clima temperato. È stata rinvenuta in Italia per la prima volta nel 1990 nella città di Genova dov’è stata probabilmente introdotta attraverso il commercio dei pneumatici usati. L’enorme adattabilità e resistenza della zanzara tigre oltre alla tropicalizzazione del clima (più caldo ed umido) hanno reso possibile una sua ampia colonizzazione del territorio nazionale dal 1991 ad oggi. Oltre il 90% delle aree infestate in Italia è concentrato nel nord-ovest. Il centro-sud, ad eccezione dell’area urbana di Roma, è meno colpito per le condizioni ambientali meno favorevoli con scarse precipitazioni e bassi tenori di umidità relativa. Alla fine del 2000 la zanzara tigre risultava presente in 9 regioni, 30 province e e109 comuni. Quando è presente e come si riproduce Nel nostro Paese le zanzare adulte iniziano a comparire all’incirca nel mese di aprile e, attraverso diverse - ventuno - luglio • agosto 2004 Dove si riproduce la zanzara tigre Caratteristiche della zanzara tigre visibili ad occhio nudo • in piccoli invasi temporanei d’acqua; • bottiglie e barattoli aperti; • vasi e sottovasi ripieni d’acqua per almeno una settimana di seguito; • abbeveratoi per animali; • grondaie vecchie e “panciute” • contenitori per la raccolta temporanea dell’acqua nei giardini; • tombini stradali e privati con lunga permanenza di acqua sul fondo; • copertoni abbandonati con l’acqua all’interno; • vasche e fontane prive di pesci larvivori. Larva Il colore va dal marrone chiaro/grigiastro a quello scuro quasi nero; la loro dimensione è compresa tra 1 e 12 mm; il corpo è distinto in capo, torace e addome composto da vari segmenti alla fine dei quali può esser presente una struttura tubolare: ”il sifone respiratorio”. Adulto La zanzara adulta presenta dimensioni generalmente comprese tra 4 e 10 mm. Il corpo è snello e slanciato, chiaramente distinto in capo, torace e addome, con un solo paio di ali visibili ed un apparato boccale pungitore sul capo. La colorazione è nera, con una caratteristica banda bianca che attraversa longitudinalmente la faccia dorsale del torace. Le zampe presentano numerose bande bianche disposte ad anello. Il netto contrasto tra i due colori rende la zanzara tigre particolarmente riconoscibile. Cosa è opportuno fare Ogni cittadino interessato al problema della zanzara dovrebbe provvedere nella sua proprietà ad alcune semplici e periodiche operazioni: generazioni, permangono fino al mese di ottobre-dicembre. Poi muoiono. In autunno, quando il numero di ore di luce scende sotto le 12-13 ore e la temperatura si abbassa, la zanzara tigre deposita le uova. La fase pre-imaginale avviene nell’acqua. I luoghi della deposizione, infatti, sono costituiti da qualsiasi manufatto nel quale è presente dell’acqua (bacinelle, tombini, bottiglie rotte, sottovasi delle piante, copertoni…etc…). le uova vengono deposte, quindi, in ambienti umidi, appena sopra la superficie dell’acqua e sono aderenti alla parete del contenitore o della vegetazione. Le uova schiudono appena sommerse nuovamente dall’acqua e in condizioni climatiche favorevoli, (ore di fotoperiodo e temperatura) e in base alle caratteristiche dell’acqua. Le uova sono dotate di una struttura particolare che permette loro di resistere al disseccamento e quindi, di ritardare la schiusa anche di parecchi mesi. Grazie a questa capacità, le uova deposte all’inizio dell’autunno (periodo meno favorevole allo sviluppo), sono in grado di ibernare, attraverso una diapausa embrionale, sopravvivendo così anche a temperature inferiori ai -5 °C, schiudendosi successivamente in condizioni favorevoli (abbondanza di piogge, temperatura minima non inferiore a -10 °C e circa 13 ore i fotoperiodo). Il numero delle generazioni è dipendente dalle caratteristiche del focolaio e soprattutto dalla variazione del livello dell’acqua. Ad esempio, il tombino interno ad un cortile in cui spesso confluisce acqua indipendentemente dalle piogge (es. lavaggio spiazzo…), può divenire una continua sorgente di zanzare. Le larve attraversano 4 stadi di crescita raggiungendo l’ultimo stadio di “pupa”. L’adulto sfarfalla dopo circa 48 ore. In piena estate, alle nostre latitudini, l’intero ciclo dura da 10 a 20 giorni. Circa 48 ore dopo lo sfarfallamento, maschi e femmine sono in grado di accoppiarsi. Subito dopo la femmina può effettuare il suo primo pasto di sangue, necessario per maturare le uova, pugliasalute 1) eliminare i potenziali focolai già formatisi o, comunque, evitare la formazione di piccole raccolte d’acqua stagnante che possono trasformarsi in potenziali focolai di zanzara; 2) svuotare sul terreno (o nei tombini), ogni 5-7 giorni, l’acqua contenuta nei sottovasi, annaffiatoi, piccoli abbeveratoi, ecc.. 3) coprire con teli di plastica, avendo cura di non creare avvallamenti, o zanzariere, eventuali contenitori d’acqua inamovibili, come vasche , bidoni, fusti per l’irrigazione; 4) spruzzare ogni settimana anche un comune insetticida domestico nell’acqua dei tombini situati all’interno delle proprietà private, oppure coprire gli stessi con apposite zanzariere; 5) se la lotta alle larve non è stata sufficiente e ci sono molte zanzare adulte, è possibile eseguire trattamenti con prodotti a base di piretro naturale, ricordando che tali trattamenti richiedono esperienza e un preavviso dei vicini, 6) collocare nelle vasche di acqua dei giardini dei semplici e comuni pesci rossi. mentre il maschio, esaurita la sua funzione riproduttiva, sopravvivrà solo per pochi giorni. L’intervallo tra il pasto di sangue e la deposizione delle uova, varia tra i 3 e i 5 giorni. Ogni femmina può deporre, dopo un singolo pasto di sangue, fino a 100 uova. Ogni femmina punge di giorno, soprattutto all’aperto e predilige i mammiferi, ma può nutrirsi anche di uccelli ed altri animali; anche se non spiccatamente antropofila si nutre di preferenza sull’uomo. Si stima che la femmina della zanzara tigre possa vivere in natura da due a tre settimane. Questa zanzara si sposta generalmente pochi metri dal focolaio, ma con vento favorevole può raggiungere notevoli distanze; si riposa poi tra la vegetazione dove digerisce il pasto. Nelle nostre zone la zanzara tigre non desta particolare preoccupazione sotto il profilo sanitario benché la sua infestazione sia tenuta sotto controllo dalle locali USL. L’insetto è molto fastidioso ed è necessario tenere limitato il suo sviluppo nell’interesse di tutti. - ventidue - luglio • agosto 2004