Saggio breve metti a confronto due cantautori

Fabrizio De Andrè e Francesco Guccini sono due cantautori
degni di nota che meritano un serio confronto.
Il confronto, oltre ai testi e al modo di cantare, può anche partire
dal pensiero politico che spesso viene espresso attraverso le
canzoni: “ Nella mia ora di libertà” per quanto riguarda De Andrè
e “La Locomotiva “ e “Don Chisciotte” per Guccini.
Entrambi i cantautori sono di estrema sinistra e credono fermamente nel
Comunismo. Solo che Guccini attraverso le sue canzoni, la simpatia, la
popolarità, trascina il popolo verso il suo pensiero politico, mentre De Andrè
considera il Comunismo come un sogno irrealizzabile e di conseguenza il non
avere una forma di governo ideale lo porta automaticamente all’anarchia.
Come dice in “Nella mia ora di libertà “: certo bisogna farne di strada …per
diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni”
De Andrè, pertanto, è il classico cantautore degli sconfitti e delle minoranze
emarginate.
Questi vengono citati maggiormente in due canzoni: “Dormono sulla collina” e
Smisurata preghiera”. Un particolare importante su De Andrè è che non crede
nell’amore e per quanto si possa cercare non si troverà mai una sua canzone
d’amore ma solo canzoni su chi è morto per l’ingiustizia o su chi ne ha pagato le
conseguenze. Un esempio è “Corale” in cui dice ai banchieri, pizzicagnoli, notai,
che per non pentirsi all’ultimo momento di non aver avuto pietà per nessuno, di
pensare che la morte li sorveglia come un villano che aspetta che il grano sia
maturo per falciarlo.
Parlando di Guccini, invece, viene subito in mente la sua
che anche se non hanno testi
simpatia, le sue canzoni
particolarmente significativi hanno fatto ridere e divertire i fans.
Canzoni come “I fichi”, “la Genesi”, “Fantoni Cesira”… Guccini è
riuscito a produrre testi come “La Locomotiva” e “Don Chisciotte”
che si battono nella lotta contro il potere riconosciuto inteso
come l’immondizia della storia degli umani.
Sul modo di cantare c’è da dire che De Andrè deve essere
ascoltato e seguito per poter piacere, in quanto certe sue canzoni hanno di bello
soprattutto il testo; la canzone non presenta un senso musicale sofisticato.
Questo difetto, se così si può dire, viene coperto dai suoi testi sublimi e chi li
ascolta spesso mette in secondo piano la musicalità.
Guccini invece canta su un forte ritmo musicale e i suoi testi sono grandi quasi
quanto quelli Deandreiani.
I due sono diversi e nello stesso tempo unici: De Andrè non si fa illusioni su
Religione (era ateo), Amore, e Politica ( era filo anarchico), e si batte per le
minoranze emarginate.
Guccini canta, ciò che crede, con entusiasmo e contagia i suoi ascoltatori.
Se un giorno si parlerà di Storia della Musica e Cultura Italiana questi due
cantautori saranno tra i primi a essere citati in quanto hanno dato il loro
massimo contributo per l’immagine dell’Italia nel mondo della musica e della
cultura.