Preghiera del 10 febbraio 2012

VEGLIA GIORNATA DEL MALATO
ASSOCIAZIONE FAMIGLIA DI NAZARETH
MEZZORA PREGHIERA COMUNITARIA
“CREDI TU NEL FIGLIO DELL'UOMO?”
CANTO : DALL'AURORA AL TRAMONTO
RIT. Dall'aurora io cerco te fino al tramonto ti chiamo/ ha sete solo di te l'anima mia come terra
deserta (2 volte a cori alterni)
Non mi fermerò un solo istante sempre canterò la Tua lode / perché sei il mio Dio il mio riparo mi
proteggerai all'ombra delle tue ali RIT....
Non mi fermerò un solo istante io racconterò le Tue opere / perché sei il mio Dio unico bene
nulla mai potrà la notte contro di me RIT...
LUCA 18,35-43
Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada, sentendo
passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù, il nazareno!"
Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide abbi pietà di me!". Quelli che camminavano
avanti lo sgridavano perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi
pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli
domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: " Signore, che io riabbia la vista".
E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato. "
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò,
diede lode a Dio.
Quanta gente come il cieco è all'angolo della strada, seduta a mendicare qualcosa, un po' di
attenzione, un briciolo d'amore... fuori dalla via, ai margini della vita! Tanti uomini come il cieco
vivono la loro vita senza poterne vedere la luce, il senso, senza poterla gustare appieno. Gesù viene
a chiamare gli esseri dalle tenebre alla luce della fede, dal buio del dubbio e dell'errore alla luce
della certezza e della verità. Egli viene a darci la fiducia di poter vedere bene, di poter vivere nella
luce, di poter camminare senza inciampare, senza paura del buio e dei suoi fantasmi. Questo
episodio del vangelo ci riguarda personalmente. In questo cieco viene rappresentata tutta l'umanità,
la nostra cecità è la non conoscenza di Dio congiunta con la presunzione di vedere tutto
chiaramente, quante volte siamo accecati dalla nostra superbia! La poca considerazione dei bisogni
dell'altro non ci fa diversi dalla folla che in quel tempo, rimproverava il cieco perché disturbava e
non taceva, anzi, gridava ancora più forte!! Ecco un esempio di fede sincera, pur non vedendo Gesù
il cieco credeva fermamente in Lui. Anche noi Signore abbiamo bisogno di gridare che abbiamo
fiducia nella tua misericordia, per questo ti preghiamo PADRE NOSTRO.......
CANTO VIVERE LA VITA
Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno, é quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e
inabissarti nell'amore é il tuo destino, é quello che Dio vuole da te. Fare insieme agli altri la tua
strada verso Lui, correre con i fratelli tuoi... Scoprirai allora il cielo dentro di te una scia di luce
lascerai.//Vivere la vita é l'avventura più stupenda dell'amore, é quello che Dio vuole da te. Vivere
la vita e generare ogni momento il Paradiso, é quello che Dio vuole da te. Vivere perché ritorni al
mondo l'unità, perché Dio sta nei fratelli tuoi... Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce
lascerai. Vivere perché ritorni al mondo l'unità, perché Dio sta nei fratelli tuoi... Scoprirai allora il
cielo dentro di te, una scia di luce lascerai, una scia di luce lascerai.
Passa Gesù il nazareno, passa quando meno te lo aspetti, quando proprio non ci pensi, quando
credi che il buio sia la tua condizione normale, proprio allora irrompe il Signore, si ferma, ti
guarisce. Ecco cos'è il cristiano: colui che avverte gli altri del passaggio del Rabbì, colui che
racconta agli altri, accecati, la presenza del Maestro.
Non siamo noi a dare la luce, ne siamo noi a salvare: il Signore salva, Lui dona luce, Lui ci ha
salvati. Se abbiamo avuto la straordinaria opportunità di essere illuminati è per grazia, mai per
merito. "Passa Gesù il nazzareno", passa nella vita di ogni uomo, passa senza porre condizioni,
passa nella totale ed assoluta libertà, passa e dona la luce.
Una cosa colpisce e mette a disagio, l'indifferenza dei discepoli che anche loro rimproverano il
cieco invece di aiutarlo ad avvicinarsi a Gesù. Quante volte avremmo potuto fare molto di più e non
lo abbiamo fatto! E' troppo scomodo aiutare quando non abbiamo tempo, quando non siamo noi a
voler dare aiuto ma ce lo chiedono, e no! non funziona così!! Gesù non ha trovato scuse per tirarsi
indietro dalla croce, un amore grande come il suo non ha confini, neanche di tempo, anche noi
eravamo abbracciati a Lui mentre moriva sulla croce! Per questo ti preghiamo PADRE
NOSTRO....
CANTO MADRE IO VORREI
Io vorrei tanto parlare con Te di quel Figlio che amavi. Io vorrei tanto ascoltare da Te quello che
pensavi .quando hai udito che non saresti più stata tua e questo Figlio che non aspettavi non era per
Te.RIT. Ave Maria, ave Maria, ave Maria, ave Maria.Io vorrei tanto sapere da Te se quand'era
bambino Tu gli hai spiegato che cosa sarebbe successo di Lui.e quante volte anche Tu di nascosto
piangevi Madre, quando sentivi che presto l'avrebbero ucciso, per noi.RIT. Ave..Io ti ringrazio per
questo silenzio che resta tra noi io benedico il coraggio di vivere sola con Lui ora capisco che fin da
quei giorni pensavi a noi per ogni Figlio dell'uomo che muore ti prego così...RIT. Ave...
"Signore che riabbia la vista" Il cieco ha già sentito parlare di Gesù il nazareno, sa che è capace di
sanare , di guarire, liberare, operare ogni grazia e miracolo. Sente che questa è l'occasione della sua
vita e si mette a gridare, a chiedere aiuto, a domandare il suo intervento liberatore. Sa chi è Gesù, sa
cosa può. Chiede per lui l'applicazione della sua potenza e della sua grazia. Chiede però senza
arrendersi, senza stancarsi, senza lasciarsi influenzare da alcuno. Grida perché sa cosa Gesù può
fare oggi. Oggi passa la salvezza dinanzi a lui. e' questa la fede che stravolge l'esistenza, la cambia,
la redime, la santifica, la innalza, dona alla storia una dimensione di verità, carità e speranza. La
vera fede non è quella che attende la salvezza nell'eternità. E' invece quella che opera la salvezza
oggi, che dona speranza oggi, che crea comunione e unità oggi.
Gesù ha detto: "chiedete con insistenza e vi sarà dato" ecco che noi Signore ti chiediamo di
illuminare la nostra mente e il nostro cuore, fa che ritroviamo la vista della fede sempre più limpida,
in modo che possiamo sentirti dire :"la tua fede ti ha salvato" anche se siamo tutti come Tommaso,
abbiamo bisogno di vedere fatti eclatanti, miracoli inspiegabili per lodare il Signore, eppure il
nostro cammino di fede si decide semplicemente nell'incontro con Gesù, nell'accoglienza della sua
parola e nel riconoscimento della sua presenza nell'Eucaristia. Riconoscere Te Signore come luce
della nostra vita, per questo ti preghiamo PADRE NOSTRO.....
Marco 1,40-45
In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi
guarirmi!”. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”.
Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
“Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua
purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro”.
Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non
poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano
a lui da ogni parte.
Ci sono delle esperienze o delle situazioni che ci isolano dagli altri, che ci fanno piombare in un non
richiesto gruppo speciale, condannato ad essere marginalizzato. Come quando perdiamo una
persona cara, come quando il dolore fisico irrompe nella nostra vita, come quando un fallimento
affettivo resetta la nostra vita. Allora ci sentiamo estranei alla vita e la gente ci sfugge.
Di cosa parlare? Con chi? Chi vuole accanto a sé qualcuno che è stato azzannato dal demone della
sofferenza? In quel caso, a volte, ci si avvicina a Dio. Solo a volte: più spesso nel dolore e nella
solitudine la fede la si perde, altro che storie. Il lebbroso di oggi ne sa qualcosa. È una malattia della
povertà, la lebbra. Devastante, inarrestabile, immonda, che ti consuma facendoti marcire. Anche
Israele, come tutte le civiltà del passato, aveva capito bene la gravità della malattia e del contagio e
imposto ai lebbrosi di stare alla larga dai centri abitati, di gridare la propria condizione in caso di
incontro con un’altra persona. Una malattia appesantita dal senso di colpa che tutti riversavano
sull’ammalato. La lebbra era la più terribile delle punizioni di Dio. Nessuna pietà per i lebbrosi,
nessuna pena, solo fastidio e paura nei loro confronti. Una malattia che isola, un cancro dell’anima.
Il breve racconto di oggi è un gioiello di sfumature.Il lebbroso ha fiducia in Gesù, si avvicina a lui
con confidenza, con cautela, con umiltà. È l’unico caso, nel vangelo di Marco in cui un ammalato si
presenta da solo...In lui è più forte il desiderio del riscatto sociale che del tornare sano. Così per noi:
ciò che uccide è la solitudine, non il male fisico. Gesù ha compassione, diversamente da tutti gli
altri. Sente il patire del lebbroso. E lo tocca. I devoti del tempo (e di oggi) dividevano la realtà in
due categorie: nella luce e nella purezza c’era Dio e tutti i bravi ragazzi, fra cui loro, ovviamente.
Dall’altra parte la tenebra, l’impurità e tutti gli altri. Che Dio tocchi un lebbroso è fuori da ogni
immaginazione. Una provocazione infinita. Eppure è questa la grande novità, la conversione da
accogliere, la follia già espressa nel battesimo, quando il Figlio si è messo in fila con i
peccatori. Dio si sporca le mani. E non è mai il buio che entra in una stanza, ma la luce che esce
dalla finestra a rischiarare la notte. E così accade: il puro contagia l’impuro e lo guarisce.Da ogni
male, da ogni solitudine, da ogni peccato, da ogni impurità siamo guariti. Ma.....
Il tono cambia improvvisamente. Gesù sembra essere un’altra persona: si scalda, ammonisce e
intima, è evidentemente infastidito. Deve tacere, il lebbroso, star zitto, andarsene, farsi visitare dai
sacerdoti per essere riammesso nella comunità, come previsto dalla Legge che Gesù non ignora né
snobba. Ma il lebbroso disubbidisce, esagera, sbraca. Al punto che Gesù non può più entrare in una
città. Dalla compassione alla rabbia, che cosa è successo? Gesù chiede al lebbroso guarito il
silenzio.
Non vuole passare come un guaritore, come un santone, come un guru.
Come può invitare la gente ad ascoltare la sua Parola e la novità del Regno se la folla lo cerca solo
per risolvere i proprio problemi? Come potrà gestire la folla che chiede a Dio guarigione e non certo
conversione? Come potrà far capire alle persone il senso profondo della vita se questi pensano già
di conoscerlo e chiedono a Dio, eventualmente, di adeguarsi?
Allora come oggi è questo il dilemma che attanaglia Dio: provare compassione, certo, e intervenire,
ma senza diventare il Dio fantoccio che portiamo nel cuore, il Dio a nostro servizio.
Testimoni
Leggendo questa pagina, mi è venuto in mente padre Damiano de Veuster che nel 1873 sbarcava a
Molokai, vicino alle Hawaii, un’isola in cui venivano rinchiusi i lebbrosi (seicento!), isola in cui la
violenza e la depravazione erano seconde solo all’inumanità della malattia.
Padre Damiano morì a Molokai, facendo rinascere la dignità dei lebbrosi, dando loro fede, speranza,
feste, un cimitero, il canto (!), affetto, Cristo.
Costretto a confessarsi urlando i propri peccati ad un confratello che li ascoltava da una barca,
guardato con fastidio dai suoi superiori che lo consideravano un eccentrico, padre Damiano morirà
di lebbra dopo aver trascorso sedici anni a restituire dignità ai lebbrosi di Molokai.
Dal suo letto di malattia (aveva la tubercolosi), il grande scrittore Stevenson, di fede anglicana,
(L’isola del tesoro, Dottor Jekill e mister Hyde) inviò una lettera aperta a tutti i quotidiani inglesi
dicendo “voi siete rimasti immersi ingloriosamente nel vostro benessere, seduti nella vostra bella
camera (…) mentre padre Damiano, coronato di glorie e di orrori, lavorava e marciva in quel
porcile, sotto le scogliere di Kalawao”.
(tratto da P.CURTAZ – Ti racconto la parola 12 febbraio 2012)
TE AL CENTRO DEL MIO CUORE
Ho bisogno d'incontrarti nel mio cuore, di trovare Te di stare insieme a Te unico riferimento del
mio andare unica ragione Tu unico sostegno Tu al centro del mio cuore ci sei solo Tu. Anche il
cielo gira intorno e non ha pace ma c'è un punto fermo é quella stella là; la stella polare é fissa ed é
la sola la stella polare Tu la stella sicura Tu al centro del mio cuore ci sei solo Tu. RIT. Tutto ruota
intorno a Te in funzione di Te e poi non importa il come il dove e il se. // Che Tu splenda sempre al
centro del mio cuore il significato allora sarai Tu quello che farò sarà soltanto amore unico sostegno
Tu la stella polare Tu al centro del mio cuore ci sei solo Tu. RIT. Tutto ruota intorno a Te...