VEGLIA GIORNATA DEL MALATO ASSOCIAZIONE FAMIGLIA DI NAZARETH MEZZORA PREGHIERA COMUNITARIA “CREDI TU NEL FIGLIO DELL'UOMO?” CANTO : DALL'AURORA AL TRAMONTO RIT. Dall'aurora io cerco te fino al tramonto ti chiamo/ ha sete solo di te l'anima mia come terra deserta (2 volte a cori alterni) Non mi fermerò un solo istante sempre canterò la Tua lode / perché sei il mio Dio il mio riparo mi proteggerai all'ombra delle tue ali RIT.... Non mi fermerò un solo istante io racconterò le Tue opere / perché sei il mio Dio unico bene nulla mai potrà la notte contro di me RIT... LUCA 18,35-43 Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada, sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: "Passa Gesù, il nazareno!" Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide abbi pietà di me!". Quelli che camminavano avanti lo sgridavano perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: " Signore, che io riabbia la vista". E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato. " Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. Quanta gente come il cieco è all'angolo della strada, seduta a mendicare qualcosa, un po' di attenzione, un briciolo d'amore... fuori dalla via, ai margini della vita! Tanti uomini come il cieco vivono la loro vita senza poterne vedere la luce, il senso, senza poterla gustare appieno. Gesù viene a chiamare gli esseri dalle tenebre alla luce della fede, dal buio del dubbio e dell'errore alla luce della certezza e della verità. Egli viene a darci la fiducia di poter vedere bene, di poter vivere nella luce, di poter camminare senza inciampare, senza paura del buio e dei suoi fantasmi. Questo episodio del vangelo ci riguarda personalmente. In questo cieco viene rappresentata tutta l'umanità, la nostra cecità è la non conoscenza di Dio congiunta con la presunzione di vedere tutto chiaramente, quante volte siamo accecati dalla nostra superbia! La poca considerazione dei bisogni dell'altro non ci fa diversi dalla folla che in quel tempo, rimproverava il cieco perché disturbava e non taceva, anzi, gridava ancora più forte!! Ecco un esempio di fede sincera, pur non vedendo Gesù il cieco credeva fermamente in Lui. Anche noi Signore abbiamo bisogno di gridare che abbiamo fiducia nella tua misericordia, per questo ti preghiamo PADRE NOSTRO....... CANTO VIVERE LA VITA Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno, é quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e inabissarti nell'amore é il tuo destino, é quello che Dio vuole da te. Fare insieme agli altri la tua strada verso Lui, correre con i fratelli tuoi... Scoprirai allora il cielo dentro di te una scia di luce lascerai.//Vivere la vita é l'avventura più stupenda dell'amore, é quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e generare ogni momento il Paradiso, é quello che Dio vuole da te. Vivere perché ritorni al mondo l'unità, perché Dio sta nei fratelli tuoi... Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai. Vivere perché ritorni al mondo l'unità, perché Dio sta nei fratelli tuoi... Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai, una scia di luce lascerai. Passa Gesù il nazareno, passa quando meno te lo aspetti, quando proprio non ci pensi, quando credi che il buio sia la tua condizione normale, proprio allora irrompe il Signore, si ferma, ti guarisce. Ecco cos'è il cristiano: colui che avverte gli altri del passaggio del Rabbì, colui che racconta agli altri, accecati, la presenza del Maestro. Non siamo noi a dare la luce, ne siamo noi a salvare: il Signore salva, Lui dona luce, Lui ci ha salvati. Se abbiamo avuto la straordinaria opportunità di essere illuminati è per grazia, mai per merito. "Passa Gesù il nazzareno", passa nella vita di ogni uomo, passa senza porre condizioni, passa nella totale ed assoluta libertà, passa e dona la luce. Una cosa colpisce e mette a disagio, l'indifferenza dei discepoli che anche loro rimproverano il cieco invece di aiutarlo ad avvicinarsi a Gesù. Quante volte avremmo potuto fare molto di più e non lo abbiamo fatto! E' troppo scomodo aiutare quando non abbiamo tempo, quando non siamo noi a voler dare aiuto ma ce lo chiedono, e no! non funziona così!! Gesù non ha trovato scuse per tirarsi indietro dalla croce, un amore grande come il suo non ha confini, neanche di tempo, anche noi eravamo abbracciati a Lui mentre moriva sulla croce! Per questo ti preghiamo PADRE NOSTRO.... CANTO MADRE IO VORREI Io vorrei tanto parlare con Te di quel Figlio che amavi. Io vorrei tanto ascoltare da Te quello che pensavi .quando hai udito che non saresti più stata tua e questo Figlio che non aspettavi non era per Te.RIT. Ave Maria, ave Maria, ave Maria, ave Maria.Io vorrei tanto sapere da Te se quand'era bambino Tu gli hai spiegato che cosa sarebbe successo di Lui.e quante volte anche Tu di nascosto piangevi Madre, quando sentivi che presto l'avrebbero ucciso, per noi.RIT. Ave..Io ti ringrazio per questo silenzio che resta tra noi io benedico il coraggio di vivere sola con Lui ora capisco che fin da quei giorni pensavi a noi per ogni Figlio dell'uomo che muore ti prego così...RIT. Ave... "Signore che riabbia la vista" Il cieco ha già sentito parlare di Gesù il nazareno, sa che è capace di sanare , di guarire, liberare, operare ogni grazia e miracolo. Sente che questa è l'occasione della sua vita e si mette a gridare, a chiedere aiuto, a domandare il suo intervento liberatore. Sa chi è Gesù, sa cosa può. Chiede per lui l'applicazione della sua potenza e della sua grazia. Chiede però senza arrendersi, senza stancarsi, senza lasciarsi influenzare da alcuno. Grida perché sa cosa Gesù può fare oggi. Oggi passa la salvezza dinanzi a lui. e' questa la fede che stravolge l'esistenza, la cambia, la redime, la santifica, la innalza, dona alla storia una dimensione di verità, carità e speranza. La vera fede non è quella che attende la salvezza nell'eternità. E' invece quella che opera la salvezza oggi, che dona speranza oggi, che crea comunione e unità oggi. Gesù ha detto: "chiedete con insistenza e vi sarà dato" ecco che noi Signore ti chiediamo di illuminare la nostra mente e il nostro cuore, fa che ritroviamo la vista della fede sempre più limpida, in modo che possiamo sentirti dire :"la tua fede ti ha salvato" anche se siamo tutti come Tommaso, abbiamo bisogno di vedere fatti eclatanti, miracoli inspiegabili per lodare il Signore, eppure il nostro cammino di fede si decide semplicemente nell'incontro con Gesù, nell'accoglienza della sua parola e nel riconoscimento della sua presenza nell'Eucaristia. Riconoscere Te Signore come luce della nostra vita, per questo ti preghiamo PADRE NOSTRO..... Marco 1,40-45 In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!”. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: “Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro”. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte. Ci sono delle esperienze o delle situazioni che ci isolano dagli altri, che ci fanno piombare in un non richiesto gruppo speciale, condannato ad essere marginalizzato. Come quando perdiamo una persona cara, come quando il dolore fisico irrompe nella nostra vita, come quando un fallimento affettivo resetta la nostra vita. Allora ci sentiamo estranei alla vita e la gente ci sfugge. Di cosa parlare? Con chi? Chi vuole accanto a sé qualcuno che è stato azzannato dal demone della sofferenza? In quel caso, a volte, ci si avvicina a Dio. Solo a volte: più spesso nel dolore e nella solitudine la fede la si perde, altro che storie. Il lebbroso di oggi ne sa qualcosa. È una malattia della povertà, la lebbra. Devastante, inarrestabile, immonda, che ti consuma facendoti marcire. Anche Israele, come tutte le civiltà del passato, aveva capito bene la gravità della malattia e del contagio e imposto ai lebbrosi di stare alla larga dai centri abitati, di gridare la propria condizione in caso di incontro con un’altra persona. Una malattia appesantita dal senso di colpa che tutti riversavano sull’ammalato. La lebbra era la più terribile delle punizioni di Dio. Nessuna pietà per i lebbrosi, nessuna pena, solo fastidio e paura nei loro confronti. Una malattia che isola, un cancro dell’anima. Il breve racconto di oggi è un gioiello di sfumature.Il lebbroso ha fiducia in Gesù, si avvicina a lui con confidenza, con cautela, con umiltà. È l’unico caso, nel vangelo di Marco in cui un ammalato si presenta da solo...In lui è più forte il desiderio del riscatto sociale che del tornare sano. Così per noi: ciò che uccide è la solitudine, non il male fisico. Gesù ha compassione, diversamente da tutti gli altri. Sente il patire del lebbroso. E lo tocca. I devoti del tempo (e di oggi) dividevano la realtà in due categorie: nella luce e nella purezza c’era Dio e tutti i bravi ragazzi, fra cui loro, ovviamente. Dall’altra parte la tenebra, l’impurità e tutti gli altri. Che Dio tocchi un lebbroso è fuori da ogni immaginazione. Una provocazione infinita. Eppure è questa la grande novità, la conversione da accogliere, la follia già espressa nel battesimo, quando il Figlio si è messo in fila con i peccatori. Dio si sporca le mani. E non è mai il buio che entra in una stanza, ma la luce che esce dalla finestra a rischiarare la notte. E così accade: il puro contagia l’impuro e lo guarisce.Da ogni male, da ogni solitudine, da ogni peccato, da ogni impurità siamo guariti. Ma..... Il tono cambia improvvisamente. Gesù sembra essere un’altra persona: si scalda, ammonisce e intima, è evidentemente infastidito. Deve tacere, il lebbroso, star zitto, andarsene, farsi visitare dai sacerdoti per essere riammesso nella comunità, come previsto dalla Legge che Gesù non ignora né snobba. Ma il lebbroso disubbidisce, esagera, sbraca. Al punto che Gesù non può più entrare in una città. Dalla compassione alla rabbia, che cosa è successo? Gesù chiede al lebbroso guarito il silenzio. Non vuole passare come un guaritore, come un santone, come un guru. Come può invitare la gente ad ascoltare la sua Parola e la novità del Regno se la folla lo cerca solo per risolvere i proprio problemi? Come potrà gestire la folla che chiede a Dio guarigione e non certo conversione? Come potrà far capire alle persone il senso profondo della vita se questi pensano già di conoscerlo e chiedono a Dio, eventualmente, di adeguarsi? Allora come oggi è questo il dilemma che attanaglia Dio: provare compassione, certo, e intervenire, ma senza diventare il Dio fantoccio che portiamo nel cuore, il Dio a nostro servizio. Testimoni Leggendo questa pagina, mi è venuto in mente padre Damiano de Veuster che nel 1873 sbarcava a Molokai, vicino alle Hawaii, un’isola in cui venivano rinchiusi i lebbrosi (seicento!), isola in cui la violenza e la depravazione erano seconde solo all’inumanità della malattia. Padre Damiano morì a Molokai, facendo rinascere la dignità dei lebbrosi, dando loro fede, speranza, feste, un cimitero, il canto (!), affetto, Cristo. Costretto a confessarsi urlando i propri peccati ad un confratello che li ascoltava da una barca, guardato con fastidio dai suoi superiori che lo consideravano un eccentrico, padre Damiano morirà di lebbra dopo aver trascorso sedici anni a restituire dignità ai lebbrosi di Molokai. Dal suo letto di malattia (aveva la tubercolosi), il grande scrittore Stevenson, di fede anglicana, (L’isola del tesoro, Dottor Jekill e mister Hyde) inviò una lettera aperta a tutti i quotidiani inglesi dicendo “voi siete rimasti immersi ingloriosamente nel vostro benessere, seduti nella vostra bella camera (…) mentre padre Damiano, coronato di glorie e di orrori, lavorava e marciva in quel porcile, sotto le scogliere di Kalawao”. (tratto da P.CURTAZ – Ti racconto la parola 12 febbraio 2012) TE AL CENTRO DEL MIO CUORE Ho bisogno d'incontrarti nel mio cuore, di trovare Te di stare insieme a Te unico riferimento del mio andare unica ragione Tu unico sostegno Tu al centro del mio cuore ci sei solo Tu. Anche il cielo gira intorno e non ha pace ma c'è un punto fermo é quella stella là; la stella polare é fissa ed é la sola la stella polare Tu la stella sicura Tu al centro del mio cuore ci sei solo Tu. RIT. Tutto ruota intorno a Te in funzione di Te e poi non importa il come il dove e il se. // Che Tu splenda sempre al centro del mio cuore il significato allora sarai Tu quello che farò sarà soltanto amore unico sostegno Tu la stella polare Tu al centro del mio cuore ci sei solo Tu. RIT. Tutto ruota intorno a Te...