Fabrizio Mazzucconi Società Astronomica Italiana La nuova Astronomia Da circa due decenni l’astronomia tende sempre più a identificarsi con le osservazioni eseguite dallo spazio, anche se i nuovi grandi strumenti cominciano a equivalere, in prestazioni, alle osservazioni spaziali 17/09/2016 F. Mazzucconi 2 Emissione di corpo nero Un corpo riscaldato emette radiazione, la cui distribuzione in lunghezza d’onda ha una forma ben definita, che dipende unicamente dalla temperatura. Il massimo dell’emissione avviene ad una lunghezza d’onda caratteristica e questo determina il colore del corpo. Per questo il Sole appare giallo (anche se in effetti è Verde), Vega appare blu e Betelguese rossa. Quindi un corpo caldo sarà visibile a tutte le lunghezze d’onda, uno freddo solo alle lunghezze d’onda maggiori. 17/09/2016 F. Mazzucconi 3 Domanda: Perché, se il Sole ha il picco di emissione nel colore verde, e l’occhio ha il massimo di sensibilità nel verde, vediamo il Sole “bianco”? Spettro del Sole Spettro sensibilità dell’occhio 17/09/2016 La figura mostra le curve che rappresentano la distribuzione di energia di tre stelle con diversa temperatura, sovrapposte allo spettro luminoso percepibile con i nostri occhi, ossia lo spettro visibile. Si vede benissimo, a sinistra, una stella con il picco nel blu e, a destra, una stella con il picco nel rosso. di F. Mazzucconi 4 Perché non vediamo le stelle verdi? Spett ro del Sole Quella di mezzo ha il picco di luminosità nel verde, proprio come il Sole, che noi invece vediamo bianco! Non basta. Nella parte bassa della figura vi è anche la curva che rappresenta la sensibilità dell’occhio umano, che è massima proprio nel verde. Ed allora … Spettro di sensibilità dell’occhio • se nel verde ci vediamo meglio; • se esistono anche stelle verdi, Perché non vediamo le “stelle verdi”? Sembra proprio uno scherzo di cattivo gusto! 17/09/2016 F. Mazzucconi 5 La fisiologia dell’occhio Cerchiamo di capire cosa succede, senza entrare nei dettagli complicati della fisiologia degli occhi. Essi ricevono la luce attraverso delle cellule della retina (chiamate “coni”) che percepiscono come segnali elettrici i fotoni inviati dalle stelle, i quali hanno il picco nei tre colori fondamentali: rosso, verde e blu. In parole semplici, ogni cono “vede” solo la radiazione corrispondente ad questi 3 colori, ma non in ugual misura 17/09/2016 F. Mazzucconi 6 Risposta dell’occhio Ogni cono trasmette una certa quantità di segnale in base alla curva di sensibilità che ha un picco nella lunghezza d’onda è specializzato. In effetti la sensibilità si estende anche agli altri colori, ma in misura diversa Questi segnali vengono trasferiti al cervello che elabora l’informazione producendo la sensazione di “colore” complessivo. 17/09/2016 F. Mazzucconi 7 Per una stella blu? Il cervello mischia i vari contributi e dà luogo a sensazioni diverse a seconda delle percentuali di segnale in arrivo. In conclusione, cosa succede se riceve la luce di una stella blu, ossia di un astro che ha il picco di intensità nel blu? La sensazione finale è ancora blu, dato che il contributo degli altri coni è molto basso. La stessa cosa capita se la stella è rossa. 17/09/2016 F. Mazzucconi 8 Per il Sole invece… Per una stella come il Sole, la distribuzione di energia è centrata nel verde, ma raccoglie un’importante contributo da tutti e tre i coni (3800 – 6800 Å) e quindi tutti e tre i coni si attivano, mescolando tutti i colori. In queste condizioni la sensazione di colore risultante sarà quella del bianco. Questo è ciò che succede per il nostro Sole. 17/09/2016 F. Mazzucconi 9 Al di sotto dell’atmosfera Purtroppo le nostre osservazioni dei corpi celesti vengono limitate anche dalla composizione della nostra atmosfera, che assorbe le radiazioni in alcune parti dello spettro, specialmente alle corte lunghezze d’onda (UV, X e Υ) e alle lunghezze d’onda IR 17/09/2016 F. Mazzucconi Radiazioni pericolose Effetto serra 11 Hubble Space Telescope Per questo, un grande balzo nell’astronomia si è avuto dall’uso degli strumenti spaziali, primo fra tutti l’Hubble Space Telescope (HST). Questo strumento ha permesso di superare tutti i limiti che l’atmosfera poneva alle osservazioni e ha fatto fare passi da gigante all’Astrofisica e resta uno strumento importantissimo nell’ottico 17/09/2016 F. Mazzucconi 12 Era pre-spaziale Ma l’ambizione degli astronomi era di poter fare osservazione nelle due zone dello spettro impenetrabili da terra e per questo si sono usati molti metodi, dai palloni sonda ai razzi. 17/09/2016 F. Mazzucconi 13 Chandra Negli ultimi tempi sono stati lanciati moltissimi telescopi in tutte le bande, di cui ne citerò due: il Chandra, lanciato nel 1999 dallo shuttle su di un’orbita molto ellittica (da 9.600 km a 138.000 km), che con i suoi 8 specchi ha migliorato le osservazioni X di circa 25 volte. Questo ha permesso di migliorare in modo notevole le nostre conoscenze su supernove, ammassi stellari, ma soprattutto ha dato per la prima volta la possibilità di distinguere una stella di neutroni da un buco nero e ha dato la prima prova diretta dell’esistenza della materia oscura 17/09/2016 F. Mazzucconi 14 Spitzer E lo Spitzer lanciato nel 2003 su di un’orbita eliocentrica con uno specchio di 85 cm, raffreddato a -267°C, che osserva tutti i corpi a bassa temperatura; quindi per lo studio delle nane brune, della formazione planetaria e del mezzo interstellare. Questi nuovi strumenti hanno permesso lo studio comparato, a diverse lunghezze d’onda degli oggetti astronomici 17/09/2016 F. Mazzucconi 15 Lo spettro elettromagnetico e la temperatura dei corpi il cui massimo dell’emissione corrisponde a quella lunghezza d’onda 17/09/2016 F. Mazzucconi 16 La prima osservazione non ottica Nikola Tesla nel laboratorio a Colorado Springs registrò onde cosmiche emesse da nuvole interstellari e da stelle giganti rosse. Osservò nel suo ricevitore segnali ripetuti e annunciò in alcune riviste scientifiche del tempo di aver ricevuto segnali radio extraterrestri. La comunità scientifica non gli diede credito, principalmente perché la ricerca di segnali cosmici non esisteva (quella che è oggi nota come radioastronomia), e scartò i dati di Tesla. Egli spese gli ultimi anni della propria vita cercando di captare segnali da Marte. (primi anni del ‘900) 17/09/2016 F. Mazzucconi 17 La scoperta delle radioemissioni La prima scoperta (1933) sulla fonte delle onde radio extraterrestri fu fatta da Karl Guthe Jansky, un ingegnere presso i laboratori della Bell Telephone, nei primi anni '30. La prima sorgente realmente individuata fu il centro della Via Lattea, seguita dal Sole 17/09/2016 F. Mazzucconi 18 La riga a 21 cm Fu Jan Oort che scoprì che gran parte dei segnali provenivano dall'esterno del sistema solare, più precisamente in direzione del centro della Via Lattea. Egli previde che nel caso fossero state linee di emissione nello spettro radio, ciò avrebbe portato a grandi progressi nelle ricerche astronomiche. Parlò di questo con Hendrik van de Hulst, il quale nel 1944 scoprì che l'idrogeno neutro (HI) poteva produrre radiazione alla frequenza di 1420,405 MHz (21,1 cm), ogni 10 7anni. La riga a 21 cm fu captata per la prima volta nel 1951 dagli astronomi Harold Irwing Ewen e Edward Mills Purcell dell'Università di Harvard. 17/09/2016 F. Mazzucconi 19 Idrogeno neutro nelle galassie spirali Immagine ottica mappa a 21 cm con il radiotelescopio WSRT Il gas di idrogeno neutro è tipicamente molto più esteso delle stelle NGC 6946 Galassia spirale M81 Idrogeno neutro Gruppo di M81 nell’ottico dinamica Mosaico VLA (12 puntamenti) M81: rotazione del disco blu ruota verso di noi rosso ruota lontano da noi Le osservazioni nella riga dell’idrogeno neutro a 21cm danno informazioni sulla dinamica delle galassie Microonde Questa regione dello spettro elettromagnetico è fondamentale in cosmologia . L’assorbimento atmosferico in questa regione non è cruciale. Tuttavia, l’ambiente circumterrestre crea un rumore di fondo molto elevato in questa banda, e per questo motivo è fondamentale osservare dallo spazio. Regione spettrale Lunghezza d'onda Tipo di assorbimento Microonde 1 mm – 30 cm Bande di assorbimento di H2O, O2, ecc Metodi di osservazione In parte dalla superficie terrestre 23 Microonde Emissione di riga • Molecole semplici (OH, CO, H2O,….) e complesse…… Emissione Termica • Emissione di un gas caldo (ad es., regioni del gas interstellare ionizzate – regioni HII) • Radiazione cosmica di fondo (microonde) Radiazione Cosmica di Fondo La radiazione cosmica di fondo è il residuo della radiazione prodotta dal Big Bang che ancora pervade l'Universo. Già prevista teoricamente, è stata scoperta in modo involontario nel 1965 da A. Penzias e R. Wilson dei Laboratori Bells nel tentativo di scoprire la causa di un eccesso di rumore misurato su un'antenna su cui stavano lavorando. Grazie a questa scoperta, Penzias e Wilson ottennero il premio Nobel per la Fisica nel 1978, cioè 13 anni dopo. Disaccoppiamento materia-fotoni La radiazione cosmica di fondo che ancora si osserva si riferisce alla cosiddetta “epoca di disaccoppiamento”, circa 380.000 anni dopo il BigBang, con riferimento al fatto che da questo momento in poi c'è stato il disaccoppiamento tra la materia e la radiazione. La temperatura dei protoni e degli elettroni è diminuita (la materia si raffredda più rapidamente della radiazione) e i fotoni, disaccoppiati dalla materia, hanno avuto spazio libero nell'Universo. Forma dell’emissione La radiazione si osserva oggi nel campo delle microonde, a una temperatura che, a causa dell'espansione dell'Universo, è scesa da circa T = 3000 K a T = 2,725 K. La temperatura della radiazione cosmica di fondo è estremamente uniforme in tutte le direzioni dell'Universo. 17/09/2016 F. Mazzucconi 27 Estrema omogenità Ciò è in effetti una conferma che la radiazione è il residuo del Big Bang (se la radiazione fosse prodotta da una sorgente locale, non potrebbe avere tali caratteristiche). Piccole fluttuazioni di temperatura (dell'ordine di una parte su centomila, mostrate nella figura) sono state scoperte nel 1991 dal satellite COBE. Esse sono interpretate come la traccia della successiva formazione delle galassie e sono relative a regioni dell'Universo più dense delle altre, quindi a temperatura maggiore, sede appunto della formazione delle galassie. Universo infrarosso La radiazione infrarossa si estende dal visibile (7800 Å) fino al radio (1 mm). E' una fascia molto ampia, e per questo motivo si è soliti distinguerla in diverse sotto-regioni spettrali. Regione spettrale Lunghezza d'onda Tipo di assorbimento Metodi di osservazione IR vicino 0.78 - 5 μ Bande di assorbimento di H2O, CO2, ecc In parte dalla superficie terrestre IR medio 5 - 40 μ Bande di assorbimento di H2O, CO2, ecc In parte dalla superficie terrestre IR lontano 40 μ - 350 μ Forte assorbimento molecolare Da palloni e satelliti artificiali IR estremo Submillimetrico 350 μ - 1 mm Forte assorbimento molecolare Dalla superficie terrestre, ad alta quota 29 Collocazione telescopi Poiché la radiazione infrarossa è, essenzialmente, radiazione “calda”, i telescopi infrarossi (che sono praticamente identici ai telescopi ottici) devono essere raffreddati con azoto liquido per poter eliminare il rumore dovuto alle sorgenti termiche e formare l'immagine. Questo è il motivo per cui molti telescopi infrarossi sono installati in Antartide. Comunque, in misura maggiore che per i telescopi ottici, lo spazio è di gran lunga il luogo ideale per il loro uso. Chi emette nell’IR L’IR è la regione spettrale in cui emettono molte sorgenti cosmiche che emettono a basse temperature: le nubi galattiche, le stelle giovani e vecchie, i pianeti in formazione. Inoltre, nell'infrarosso vicino, sono presenti molte righe di assorbimento e bande di emissione interessanti, come quelle dell'acqua e di composti organici. 31 Inoltre….. La radiazione infrarossa non viene assorbita dal mezzo interstellare e quindi permette d’indagare più a fondo oggetti nascosti alla vista dei sensori ottici come, per esempio, protostelle in via di formazione dentro le nubi molecolari, i processi di formazione delle galassie primordiali, e studiare pianeti in formazione. Le stelle del centro della Galassia 17/09/2016 F. Mazzucconi 32 Un esempio Nei mesi invernali la costellazione più appariscente del cielo è senz’altro quella nota con il nome di un mitico cacciatore: Orione 17/09/2016 F. Mazzucconi 33 Aumentando l’ingrandimento 17/09/2016 F. Mazzucconi 34 Aumentando ancora 17/09/2016 F. Mazzucconi 35 Ad un telescopio astronomico 17/09/2016 F. Mazzucconi 36 La nebulosa attorno alla stella z Ori 17/09/2016 F. Mazzucconi 37 Nube molecolare Nube molecolare Le osservazioni nell’infrarosso ci consentono di vedere che, alle spalle delle stelle della costellazione. si cela una grande nube molecolare, che non emette nel visibile, e che nasconde all’interno il materiale per formare una quantità enorme di stelle. 17/09/2016 F. Mazzucconi 38 Mappa a 21 cm Le osservazioni radio a 21 cm mettono in risalto la distribuzione dell’H nella zona. Si riconoscono la Nebulosa di Orione e l’anello di Barnard 17/09/2016 F. Mazzucconi 39 Mappa a 2,6 cm La distribuzione dell’emissione del CO a 2,6 cm, mette in risalto il complesso di nubi molecolari che si estendono da Orione a Monoceros e dietro la Nebulosa di Orione, in corrispondenza del picco di intensità a destra 17/09/2016 F. Mazzucconi 40 Emissioni molecolari La prima emissione radio di una molecola osservata fu, come anniamo visto, quella a 21 cm dell’HI (Jansky 1931), poi furono rilevate le emissioni di molte altre molecole: Nel 1963 l’emissione a 18 cm dell’HO Poi dell’ammoniaca, del CO, CN, formaldeide, alcool metilico, acido formico …… Come possono formarsi? Come fanno a sopravvivere? 17/09/2016 F. Mazzucconi 41 La Nebulosa di Orione dall’HST In questa immagine dettagliata, dovuta all’HST, si vede in dettaglio la struttura centrale della nebulosa, in cui si evidenziano le quattro stelle centrali, denominate q1, che illuminano una parte della nebulosa, 17/09/2016 F. Mazzucconi 42 Le stelle del trapezio 17/09/2016 F. Mazzucconi 43 L’ammasso del Trapezio L’ammasso del Trapezio è formato da circa 1.000 stelle giovani (meno di un milione di anni), molto calde e di massa notevole concentrate in uno spazio di 4 al, grosso modo la distanza fra il Sole e a Cen. 17/09/2016 F. Mazzucconi 44 Cosa si deduce? Polvere, gas molecolare, gas neutro e gas ionizzato dalle calde stelle del Trapezio formano un’unica grande nube Al bordo di questa grande nube molecolare (massa 105 masse solari) frammista a polvere, dalla nostra parte, vi è una nube di gas ionizzato dalle caldissime e giovani (105-106 anni) stelle del Trapezio La pressione della nube ionizzata, evidenziata dalla barra di ionizzazione, addensa la nube nelle zone di confine. 17/09/2016 F. Mazzucconi 45 Diagramma schematico della regione La formazione delle stelle del Trapezio (il passaggio dell’anello di Barnard?), ha formato una zona di ionizzazione, la cui pressione crea nuovi addensamenti 17/09/2016 F. Mazzucconi 46 Il quadro si complica Analizzando la zona attorno a BN si trova che il gas è in grande movimento Molte sorgenti infrarosse attirano il gas che fa aumentare la loro massa e la loro temperatura Ma attorno alla sorgente più intensa ,IRC2 il movimento è invertito Probabilmente la protostella è in una fase più avanzata, la sua pressione, sotto forma di un intenso vento stellare, sta allontanando il gas da lei 17/09/2016 F. Mazzucconi 47 La sorgente IRC2 Quella che ormai è una vera stella è abbastanza calda da ionizzare il gas attorno a lei e creare una nuova nebulosa ad emissione, che non possiamo ancora vedere perché immersa nella densa nube molecolare 17/09/2016 F. Mazzucconi 48 Pur senza poterla ancora vedere, stiamo assistendo alla nascita di una nuova stella e di una nuova brillante nebulosa 17/09/2016 F. Mazzucconi 49 L’Universo nell’UltraVioletto (UV) L'universo ultravioletto è l'universo "caldo”. Regione spettrale Lunghezza d'onda Tipo di assorbimento Metodi di osservazione UV lontano 100 - 3100 Å Assorbimento delle molecole dell'aria Fuori dall’atmosfera (satelliti artificiali) UV vicino 3100 - 3800 Å Parziale assorbimento dell'atmosfera terrestre Dalla superficie terrestre La radiazione ultravioletta riesce parzialmente a bucare l'atmosfera, nella sua componente - nota come vicino ultravioletto - compresa tra i 3100 Å e i 3800 Å. Per tutto il resto occorre uscire dall'atmosfera terrestre, e si ricorre ai telescopi orbitanti. 50 L^osservazione nell’UV Le osservazioni nell’ultravioletto consentono di determinare: • la composizione chimica, la densità e la temperature del mezzo interstellare e delle stelle molto calde, in genere quelle grandi o in alcuni stadi finali della loro evoluzione; • informazioni essenziali in merito all'evoluzione delle galassie. La radiazione ultravioletta è tipica di oggetti molto più caldi, tipicamente nelle fasi iniziali e terminali della loro evoluzione. 51 Emettitori UV Le emissioni ultraviolette da parte dei corpi celesti derivano quasi totalmente da emissione termica di corpi molto caldi, le stelle blu e calde di classe spettrale O e B, con la temperatura di questi oggetti che può variare da un minimo di 10.000 °K fino a 100.000 °K. Tra le sorgenti celesti che sono forti emettitori in questa banda di energia inseriamo le galassie a spirale la cui emissione ultravioletta è dovuta alle stelle O e B presenti nei bracci a spirale, ciò è anche intuibile dalle immagini delle galassie a spirale riprese nell’ultravioletto ove i bracci appaiono più luminosi del nucleo centrale. M81 osservata nell’UV da GALEX 52 Le aurore planetarie Nei pianeti provvisti di atmosfera e campo magnetico le particelle del vento solare intrappolate nella magnetosfera possono penetrare nell’atmosfera planetaria nei pressi dei poli magnetici ionizzando o eccitando i gas costituenti l’atmosfera che, combinandosi successivamente, emettono radiazione ultravioletta : lr aurore polari. Fenomeno aurorale manifestatosi sul pianeta Giove e ripreso nell’UV. Credit: NASA Ovale aurorale al polo di Saturno, visibile nell’UV. Credit NASA 53 Il cielo Ultravioletto Osservare il cielo nell'ultravioletto - quindi studiandone il lato caldo fornisce un’immagine del cielo molto meno stellata rispetto a quella che siamo abituati a vedere con i nostri occhi che vedono solo la luce “visibile”. Il cielo UV visto dal satellite l’International Ultraviolet Explorer (IUE), nel 1977 l’Extreme Ultraviolet Explorer (EUVE), 1992 54 L’Universo visto ai Raggi X L’universo visto ai raggi X è un universo torrido. La radiazione X è la porzione dello spettro elettromagnetico le cui lunghezze d'onda sono comprese più o meno tra 0,01 e 100 Å. Dato l'ampio spettro, si usa suddividere tra raggi X molli e raggi X duri, secondo lo schema seguente: Regione spettrale Lunghezza d'onda Tipo di radiazione Raggi X <1Å Raggi X duri Raggi X >1Å Raggi X molli 55 Breve storia dell’Astronomia X • Il primo satellite X fu Uhuru, lanciato nel dicembre 1970, • Ad esso seguì il satellite Ariel 5 • Poi il satellite HEAO-1 (EINSTEIN), lanciato nel 1977 • Il cui lavoro fu proseguito dal satellite europeo EXOSAT, lanciato nel 1983 Il problema di questi primi satelliti era dato dall'incapacità di determinare la direzione del raggio e la sua provenienza se non con un errore di parecchi gradi. Era quindi impossibile determinare, con una precisione attendibile, il corpo celeste responsabile dell’emissione. 56 Risultati di Chandra Chandra, portato nello spazio il 23 luglio 1999 a bordo dello Space Shuttle Columbiaò fornisce immagini di definizione almeno 25 volte maggiori dei precedenti Le scoperte riguardano una maggiore comprensione delle supernove, dei buchi neri, degli ammassi stellari e delle galassie. Nel 2006, Chandra ha evidenziato le prime prove dirette dell'esistenza della materia oscura. NGC 1399 in banda X NGC 1399 nell’ottico SN di Keplero 1604 Immagine combinata 57 Proprietà delle sorgenti X 1. I raggi X sono il risultato di processi di alta ed altissima energia, che richiedono enormi accelerazioni e velocità, cioè di campi gravitazionali molto intensi. 1. Le sorgenti X sono variabili su tempi scala brevi (giorni, ore per i nuclei attivi delle galassie, ma anche frazioni di secondo per alcune "stelle" della nostra galassia) e quindi devono essere relativamente piccole. • Nane bianche Stelle compatte • Stelle di neutroni • Buchi neri 58 Nane Bianche Stelle di Neutroni hanno dimensioni simili a quelle della terra (raggio di circa 6000 km) ma masse paragonabili a quella del sole! hanno dimensioni ancora più estreme: dimensioni di poche decine di km e ancora masse solari! un cucchiaino della materia che forma una stella di neutroni peserebbe come tutto l'Himalaia! Buchi Neri questi corpi celesti sono addirittura più compatti di una stella di neutroni. Solo che in questo caso non si può definire una superfice solida. Un buco nero non ha superfice. 59 Altre tipologie di sorgenti X • Sole e stelle di sequenza principale, soprattutto dalla corona. Quasi tutte le stelle normali hanno una radiazione X che segue l'andamento della corona solare. Immagine X della corona solare (Satellite SOHO) • Resti di supernova. I resti delle esplosioni di supernova sono le stelle di neutroni e i buchi neri che, come abbiamo visto, sono i siti dove più efficacemente si producono raggi X. Crab Nebula in luce X 60 Quasar e Galassie Attive Nelle regioni centrali di molte galassie c’è un’alta densità di stelle, ed è lì che si formano molte stelle di neutroni e buchi che, scontrandosi tra di loro, danno origine ad un buco nero, sempre più massiccio, al centro della galassia, fino a raggiungere masse di milioni di masse solari. Parte del gas può venire attratto dal loro intenso campo gravitazionale e formare un disco di accrescimento, in cui si possono produrre moltissimi raggi X, assieme a raggi ultravioletti e ottici. Si stanno accendendo le così dette “Galassie Attive” e, nel caso di galassie primordiali, i primi “quasars”. 61 Ammassi di galassie Gli ammassi di galassie sono uniti da un legame gravitazionale. Grazie a queste emissioni è possibile calcolare anche la presenza di materia oscura tra le galassie. Ammasso di galassie nella Chioma di Berenice, contenente un gran numero di galassie ellittiche. Immagine in raggi X dello stesso ammasso, in cui è visibile il gas caldo presente nello spazio intergalattico. Il gas è più denso e più luminoso verso le parti centrali dell'ammasso. 62 Astrofisica delle alte energie Lo studio dei fenomeni più violenti dell’Universo Ciò è stato possibile solo quando si è stati in grado di portare i telescopi e rivelatori al di fuori dell'atmosfera. L'unica differenza tra i fotoni gamma e i fotoni X è la loro origine: • i fotoni gamma derivano dalla diseccitazione energetica di nuclei instabili che liberano l'energia in eccesso; sono dunque prodotti a seguito di riequilibri energetici del nucleo; • I fotoni X hanno invece origine da riequilibri energetici del mantello elettronico dell'atomo. 64 Alla ricerca dei raggi Gamma • Solo agli inizi degli anni '70 si riuscì ad avere la certezza della presenza di questa radiazione emessa da corpi celesti. Il merito fu dei satelliti Small Astronomical Satellite n°2 (SAS-2) e COS-B. • SAS-2 fu lanciato nel 1972 e funzionò per soli sei mesi, osservando una emissione gamma proveniente dall'equatore galattico, soprattutto in prossimità del centro della Via Lattea. • Il COS-B, lanciato nel 1975, riuscì a captare la stessa emissione ed operò per più di cinque anni, fino al 1982, invece dei due messi a preventivo. Durante questo tempo furono osservate sorgenti gamma non identificabili con oggetti visibili, oppure legate a nubi (resti di supernova) oppure con galassie attive. 68 Sorgenti Gamma • Entrambi confermarono l'esistenza del sottofondo di raggi gamma, producendo la prima mappa dettagliata del cielo alle lunghezze d'onda gamma e scoprirono un certo numero di sorgenti puntiformi. • Tuttavia, la bassa risoluzione degli strumenti a bordo rese impossibile identificare la maggior parte di esse con singole stelle o sistemi stellari. 69 Gamma Burst Come spesso accade, motivi militari spinsero gli USA a mandare in orbita, nel 1973, i satelliti Vela, finalizzati a scoprire eventuali esplosioni nucleari clandestine sopra l'atmosfera Proprio questi satelliti fecero invece una delle scoperte più inaspettate di tutta l'astrofisica, osservando lampi prodotti da sorgenti lontanissime. Si parlò per la prima volta di gamma burst, e da allora tutta l'astronomia gamma è incentrata su questi lampi. 70 Beppo-Sax Il satellite italo-olandese Beppo-SAX fu lanciato nel 1996 e fatto rientrare nell'atmosfera nel 2003. Anche se fu progettato per studiare i raggi X, riuscì ad osservare anche i Gamma Ray Burst. Identificando la prima controparte di un Gamma Ray Burst in un'altra lunghezza d'onda, Beppo-SAX aprì la strada per una precisa localizzazione e osservazione in banda ottica dei loro evanescenti resti in galassie lontane. 71 . La prima identificazione La svolta si ebbe nel 1997 quando, BeppoSAX dallo spazio ed il Keck da Terra, individuarono la provenienza del raggio nella zona periferica di una lontana galassia, distante circa 8 miliardi di anni luce. A quella distanza, l'energia di pochi secondi è pari cento volte quella emessa dal Sole in 10 miliardi di anni! Il fatto che la sorgente si trovasse nella zona periferica di una galassia, poi, induce a pensare che non si tratti dell'attività di un buco nero super-massiccio, ma di un fenomeno simile ad una supernova oppure al collasso e fusione di due stelle di neutroni. 72 Limiti alle osservazioni in luce gamma Limite alle “basse” energie gamma: • Contaminazione dai raggi cosmici non gamma Limite alle “alte” energie gamma: • Numero di fotoni gamma che possono essere rivelati, in quanto il flusso di fotoni decresce secondo una legge di potenza all'aumentare dell'energia. Per migliorare le osservazioni in luce gamma sarà necessario: • ridurre la contaminazione da raggi cosmici di natura non gamma (prevalentemente protoni); • Costruire rivelatori con superfici maggiori. 73 Immagini gamma Immagine dell’emissione gamma a 511 KeV, generata dall’annichilamento di coppie “elettrone – positrone” nel centro della Via Lattea. Emissione gamma del resto di supernova 1987A, nell’intervallo 65 – 82 KeV, dovuta al decadimento del Titanio-44 a 67.9 KeV e 78.4 KeV. Sono presenti anche altre due emissioni gamma la cui origine è però diversa: • la Pulsar PSR B0540-69; • il buco nero nella binaria LMC X-1. Immagine gamma dell’universo ottenuta con il telescopio Fermi, il 07/03/2012. In questo giorno, un brillamento del sole, lo rende circa 1000 volte più brillante rispetto alla sua normale emissione gamma. Immagine SWIFT dei lampi gamma rivelati nell’universo. I colori diversi si riferiscono ai diversi anni, come indicato nella legenda in basso. 75 Gli argomenti Dei molteplici fenomeni studiati ed osservati dai telescopi spaziali, ne prenderò in considerazione due fra i più interessanti: • La ricerca e lo studio delle supernovae storiche • Le galassie attive e interagenti 17/09/2016 F. Mazzucconi 76 M1 La nebulosa, che occupa il primo posto nella classificazione Messier, è quello che rimane di una supernova esplosa nel 1054 d.C. ed è il primo caso in cui è stato individuato il resto di una supernova storica 17/09/2016 F. Mazzucconi 77 In tutte le salse UV Visibile Infrarosso X Al centro della nebulosa c’è una pulsar, resto del nucleo della stella esplosa, che emette un segnale radio periodico ogni 33 msec: di che oggetto si tratta? 17/09/2016 F. Mazzucconi 78 La fine di una piccola stella 17/09/2016 F. Mazzucconi 82 Nebulose planetarie Avremo una nebulosa di forma quasi sferica, attorno al vecchio nucleo, una stellina di piccola massa, concentrata in un piccolo volume, ma, trattandosi del nucleo della vecchia stella, a temperatura molto elevata, una nana bianca, che lentamente si raffredderà, spengendosi. Dato che le stelle di piccola massa sono oltre il settanta per cento delle stelle, questa è la fine di gran parte delle stelle, Ma in effetti esse risultano abbastanza rare, perché difficili da vedere! 17/09/2016 F. Mazzucconi 83 Le nane bianche I motivi sono due: la durata della vita delle piccole stelle e il fatto che si spengono abbastanza velocemente. Per trovarle occorre andarle a cercare nelle struttura più vecchie, come gli ammassi globulari. Ma anche alcune stelle a noi vicine hanno delle compagne quasi invisibili che risultano essere delle nane bianche, come Sirio e Procione Nel nucleo di M4 nello Scorpione 17/09/2016 F. Mazzucconi 84 Composizione e struttura L'immagine mostra il sistema di Sirio, in basso a sinistra è visibile la nana bianca Sirio B - La composizione chimica di una nana bianca dipende dalla sua massa originaria. Le stelle meno massicce possiedono un core di elio, circondato da una tenue atmosfera costituita da idrogeno quasi puro. Quelle più massicce hanno un nucleo totalmente costituito da carbonio e ossigeno, la porzione esterna dell'oggetto è ricoperta da una tenue atmosfera di elio e idrogeno. Comunque nelle nane bianche rimangono valide sia la nostra Fisica che la Chimica 17/09/2016 F. Mazzucconi 85 Sommario di evoluzione stellare - 5 Invece stelle di grande massa, riusciranno ad innescare la fusione del He in C, poi del C in O e via di seguito, in una alternanza di fasi di equilibrio e di contrazione. Ma viste dall’esterno si vede l’atmosfera espandersi sempre più sotto l’effetto della pressione dei vari strati che stanno bruciando, la stella diventa una supergigante. Questa situazione si protrae fino a quando si forma un nucleo di Fe. A partire dal Fe non ci sono reazioni in grado di fornire l’energia per sostenere la struttura della stella 17/09/2016 F. Mazzucconi 87 Conclusione la stella crolla esplodendo. Gran parte del materiale viene espulso, formando una nebulosa in rapida espansione, mentre la parte centrale si concentra fino a superare la resistenza della struttura atomica, gli atomi si disintegrano, gli elettroni cadono sulle particelle nucleari, neutralizzando i protoni: rimangono solo neutroni, le uniche particelle in grado di avvicinarsi fino al contatto Si forma un oggetto strano, formato di soli neutroni. In questo caso la Chimica scompare, ma Cassiopea A rimane valida ancora la Fisica 17/09/2016 F. Mazzucconi 88 Possiamo vedere una stella di neutroni? Una stella di neutroni isolata, senza alcuna materia attorno ad essa, è praticamente invisibile: la sua altissima temperatura la porta ad emettere radiazione visibile, ultravioletta, X e gamma, ma data la sua piccolezza la luce emessa è molto poca e, a distanze astronomiche, non rilevabile. Le stelle di neutroni ruotano in modo molto rapido dopo la loro creazione, a causa della legge di conservazione del momento angolare: appena nata può ruotare molte volte al secondo (quella nella Nebulosa del Granchio, nata appena 950 anni fa, ruota 30 volte al secondo). 17/09/2016 F. Mazzucconi 90 Da stelle di neutroni a buchi neri La massa limite raggiungibile da una stella di neutroni non è ancora esattamente conosciuto, si ritiene però che vi sia un limite che prende il nome di limite di Oppenheimer-Volkoff e corrisponderebbe a 3,8 M☉. Oltre questo limite la velocità di fuga raggiunge la velocità della luce e abbiamo quindi un oggetto da cui niente può uscire, neanche la luce: un buco nero. I buchi neri stellari costituiscono l'esempio "più leggero" di questa classe di oggetti; infatti sono stati scoperti diversi altri tipi di buchi neri ben più pesanti: buchi neri di massa intermedia, che si trovano al centro degli ammassi globulari, e buchi neri supermassicci, che si troverebbero nel nucleo di tutte le galassie. 17/09/2016 F. Mazzucconi 93 Il centro della Galassia 17/09/2016 F. Mazzucconi 94 Chandra vede la differenza Finora era impensabile riuscire a distinguere un buco nero da una stella di neutroni , entrambi producevano gli stessi effetti gravitazionali e la risoluzione degli strumenti X non permetteva di percepire l’unica differenza: quando la materia cade su di un buco nero, la radiazione emessa tende ad arrossarsi ed ad affievolirsi sempre più, fino a quando, giunta all’orizzonte degli eventi ogni emissione sparisce, quindi un buco nero è formato da un disco di accrescimento con un vuoto al centro. Invece in una stella di neutroni, anche se la struttura del disco di accrescimento rimane la stessa, la materia che cade sulla stella emette un lampo di radiazione X che esce all’esterno e può essere rilevato dai sensibili strumenti di Chandra. Questo è il primo metodo diretto di selezione fra i due tipi di oggetti. 17/09/2016 F. Mazzucconi 95 Le supernove storiche Gli strumenti di Chandra e Spitzer hanno permesso di identificare i resti di molte supernove storiche, cioè segnalate da osservatori. Noi siamo abituati a pensare a quella del Granchio (costellazione del Toro) esplosa nel 1054 d.C., ma anche di questa abbiamo ottenuto molti maggiori dettagli 17/09/2016 F. Mazzucconi 96 HST + Chandra La combinazione dell’immagine ottica dell’HST (le parti in rosso) con quelle X di Chandra (blu) mostrano chiaramente la struttura del nucleo rimasto della stella esplosa, formata principalmente di H e He, Tutto il materiale è ad una temperatura fra gli 11.000 e i 18.000 °K, mentre l’emissione X è dovuta soprattutto all’emissione di sincrotrone degli elettroni che spiraleggiano nel campo magnetico della stella di neutroni 17/09/2016 F. Mazzucconi 97 393 d.C. Fra le supernove segnalate negli annali cinesi (stelle ospiti), ce n’è una che ha creato moltissimi problemi di identificazione, quella del 393 d.C, posta nel Sagittario. Si è a lungo dibattuto se la debole struttura ottica fosse veramente il resto di questa supernova, questo perché la pulsar al centro della nuvola ruotava troppo lentamente, che viene spesso interpretata come dovuta ad una età molto più elevata. Chandra a dimostrato che la pulsar si trova esattamente al centro della nuvola e quindi la supernova è recente e le dimensioni coincidono con l’osservazione 17/09/2016 F. Mazzucconi 98 IC 443 Questo è un esempio lampante dello spostamento fra resti di supernova e pulsar Questa è l’immagine, ripresa da terra, in falsi colori, dei resti di una supernova nella costellazione dei Gemelli, distante 5.000 a.l., ma molto più vecchia della precedente, In casi come questo è molto difficile individuare i resti del nucleo, sia esso costituito da una stella di neutroni o da un buco nero. 17/09/2016 F. Mazzucconi Giallo = ottico - Blu = X Eta Gem 99 IC 443 + B1957 + 20 Combinando le immagini HST e Chandra è stato possibile individuare la pulsar corrispondente, che ormai ha quasi lasciato la struttura. Normalmente infatti le pulsar tendono ad allontanarsi dai resti molto velocemente, come dimostra questa pulsar 17/09/2016 F. Mazzucconi 100 B1957 + 20 La cui velocità (circa un milione di Km all’ora) è facilmente visualizzata in questo ingrandimento, composizione fra l’immagine ottica (blu e verde) di HST e quella X (Rosso e bianco) di Chandra. La pulsar (il punto bianco) emette una nube di particelle ad alta energia (la nuvola rossa), la cui forma è allungata dall’impatto con la materia circostante, in cui crea un fronte d’urto (la struttura verde) 17/09/2016 F. Mazzucconi 101 SN 1006 La supernova osservata nell'anno 1006, è stato l'evento stellare con magnitudine apparente più brillante di cui esistano registrazioni storiche. La supernova ha lasciato come Apparsa nella costellazione del Lupo, la nuova stella resto una nebulosa molto debole, fu descritta da osservatori in Cina, Giappone e che venne scoperta nel 1965 dall’astronomo egiziano Ali ibn Ridwan. analizzavando lo spettro radio di Essa raggiunsediuna una porzione cielomagnitudine nei pressi apparente di circa -7,5, volte piùLupi. luminosa di Venere . Fu visibile di della tre stella Beta giorno per quasi un mese e sembra che fosse in grado di notte di fare ombra. 17/09/2016 F. Mazzucconi 102 SN 1006 Nel 1976 vennero trovate le controparti nei raggi X e in ottico. Per l'onda di La sua presenza presuppone che tutta la espansione si è determinata stella sia esplosa, senza lasciare un nucleo recentemente una distanza di 7.000 a.l., centrale. un diametro di circa 70 a.l. ed una La sua grandissima luminosità fa supporre velocità di espansione di 2800 km/s. checentro appartenga ad un tipo di Al delle nebulosa ci sidiverso aspettava supernova, tipo oI,dimolto più la presenza chiamato di una pulsar un buco energetico e la cui non origine è in un ancora sistema nero, che tuttavia sono stati binario. anzi la nube di gas rivela la osservati, presenza di Fe, che normalmente rimane all’interno del nocciolo della stella. 17/09/2016 F. Mazzucconi 103 I progenitori delle Sn di tipo I Riprendiamo un sistema noto: Sirio e la sua compagna Sirio B,una nana bianca, la cui struttura è retta dalla struttura atomica dei nuclei che la costituiscono, che sono in grado di reggere solo perché la massa residua della piccola stella è abbastanza limitata. Quando Sirio A avrà terminato il suo H nucleare e comincerà ad evolvere come gigante rossa, gran parte della materia esterna finirà per cadere su Sirio B e questo porterà alla sua evoluzione, o come nova o come supernova, 17/09/2016 F. Mazzucconi Sirio A e B osservato nei raggi X 104 Fine del sistema La differenza fra nova e supernova dipende dal fatto che la massa che cade sulla nana le faccia o no superare il limite di Chandrasekhar (1,44 Mʘ) , oltre il quale il nuovo materiale non essere supportato dalla struttura degli atomi. In questo caso abbiamo l’esplosione completa della stella e quindi una supernova molto più energetica. 17/09/2016 F. Mazzucconi 105 Supernove di tipo I e II 17/09/2016 F. Mazzucconi 106 Aspetto dei resti Le osservazioni con Chandra dei resti di 17 supernove ha hanno permesso di formulare un criterio per distinguere fra le due possibili origini del fenomeno: I resti delle supernove di tipo Ia, originate dall’esplosione di una nana bianca che raggiunge il limite di 1,44 M ʘ, sono di forma simmetrica e circolare, mentre quelle di tipo II, derivanti dal collasso del nucleo di una stella, sono molto più asimmetriche. 17/09/2016 F. Mazzucconi 107 La supernova di Thyco Il 6 novembre 1572 in Cassiopea apparve una nuova stella (Tycho la osservò l’11 novembre) luminosissima, di colore bianco, che per due settimane fu visibile anche di giorno. La stella rimase visibile per un anno e mezzo, cambiando colore, passando dal giallo, all’arancione e poi al rosso. Con il telescopio fu cercata invano a lungo, fino a quando, nel 1952 fu captata un’intensa emissione radio nella direzione corrispondente a quella indicata da Tycho Successivamente fu rilevata anche un’emissione X a dimostrazione che si trattava dei resti di una supernova, distante 10.000 a.l., che si stava espandendo alla velocità incredibile di 9.000 km/sec. (contro i 1,000 della nebulosa del Granchio) 17/09/2016 F. Mazzucconi 108 Nuova visione della Sn di Tycho Chandra è stato in grado di mettere in risalto la stella di neutroni centrale e la combinazione con l’immagine X (Biancoblu), visibile (giallo) di HST e IR (rosso) di Spitzer ci permettono finalmente di vedere i resti di quella che probabilmente è la supernova più energetica osservata in tempi storici 17/09/2016 F. Mazzucconi 109 La Sn di Keplero Nel 1604 anche Keplero potette assistere alla comparsa di una stella nova nella costellazione di Ofiuco, che divenne più luminosa di quasi tutti i pianeti, e rimase visibile per 18 mesi. per poterne ritrovare i resti si è dovuto scomodare il telescopio da 2,5 m di Monte Wilson. Solo i telescopi spaziali hanno fatto meglio 17/09/2016 F. Mazzucconi 110 La Sn di Keplero Ai diversi colori corrispondono regioni di diversa temperatura. Verde indica la radiazione X (Chandra) a più bassa energia (emessa dalla materia nelle regioni più dense all’interno del “guscio” formato dai materiali scaraventati nello spazio dall’esplosione), il colore blu evidenzia gli elettroni ad alta energia prodotti dall’onda d’urto con le regioni più dense di gas interstellare, regioni che appaiono anche colorate in giallo (HST) . Il rosso indica la temperatura relativamente fredda delle polveri che accompagnano l'onda (Spitzer). 17/09/2016 F. Mazzucconi 111 Cassiopea A o 3 Cas? Nel 1947 i radioastronomi trovarono nella costellazione di Cassiopea la più intensa sorgente radio extrasolare che venne denominata Cassiopea A e nel 1950 fu trovata la controparte ottica in una debole nebulosa, che sembra essere il resto di una supernova. Calcolando la velocità di espansione, si trovò, con sorpresa, che la supernova doveva essere esplosa attorno all'anno 1667, non notata dagli astronomi di quell'epoca. Tuttavia, William Ashworth ha scoperto nel 1980, che Flamsteed nel 1680, aveva inserito nel suo catalogo una stella “3 Cassiopeiae„ vicino alla sua posizione, non riconoscendola come “nuova stella”. Successivamente , non trovando conferma questa osservazione, 3 Cas fu considerata un abbaglio 17/09/2016 F. Mazzucconi 112 G111.7-2.1 Cas A 3C 461) Vista la distanza relativa (si stima attorno a 11.000 a.l.) per non essere visibile la supernova doveva essere fortemente oscurata da polveri . Chandra ha rilevato che questa struttura sembra un flipper al cui interno gli elettroni, rimbalzando nel campo magnetico, sono accelerati fino a velocità relativistiche, risultando una delle fonti principali di raggi cosmici . 17/09/2016 F. Mazzucconi 113 Cassiopea A L’immagine composita rivela che c’è un involucro esterno di polvere a 25° (Spitzer), filamenti di materiale a 10.000° (HST), mentre Chandra mostra filamenti a 10 7 ° (blu) riscaldati dall’urto del gas emesso dalla stella alla velocità di 70.000 km/s, molto inferiore a quella prevista. Si pensa che gran parte dell’energia sia assorbita dalla accelerazione di particelle più pesanti, come protoni e ioni, soprattutto di Si e Fe 17/09/2016 F. Mazzucconi 114 Cassiopea A Questa è un’interpretazione di artista della stella di neutroni scoperta da Chandra nel centro di Cas A, dimostrando la natura di questo oggetto. Sorprendentemente questa stella di neutroni non mostra alcuna variazione X o radio. 17/09/2016 F. Mazzucconi 115 G 1.9 + 0.3 A lungo Cas A è stata considerata l’ultima supernova esplosa nella nostra Galassia poi, andando ad investigare con Chandra su di una potente radiosorgente trovata dal VLA ad una distanza di 25.000 a.l., è stato scoperto che le dimensioni erano notevolmente cambiate Mappa radio 1985 17/09/2016 F. Mazzucconi Emissione X 2007 116 G1.9+0.3 - L’ultima SN galattica La struttura si stava allargando alla velocità di un quinto della velocità della luce. Calcolando il momento dell’esplosione si trova che questa è avvenuta 140 anni fa (1868) e probabilmente non è stata osservata perché in direzione del centro galattico dove le polveri e le nubi di gas sono molto estese e solo la radioastronomia e le osservazioni X riescono a penetrarle 17/09/2016 F. Mazzucconi 117 Se volete potete partecipare G1.9 è nota al popolo americano come la supernova più recente, come sostiene la NASA fin dalla sua scoperta, spiegazione che alcuni scienziati russi ritengono "assurda", perchè sottolineano, correttamente, che se fosse una supernova esplosa nel nostro Sistema Solare alla metà del 1800, sarebbe stata visibile da tutta la Terra, e sarebbe stata ampiamente documentata. Vi invitiamo a sostenere questi scienziati russi, che affermano che G1.9 non è mai stata una supernova, ma che sia un nuovo pianeta nel nostro sistema solare o una nana bruna“ Ad una distanza di 26.000 a.l. ha un diametro di 1,2 primi d’arco 17/09/2016 F. Mazzucconi 118 Toro Per chiudere questo argomento voglio mostrarvi un oggetto che è il test per un bravo astrofilo e un’altra dimostrazione che gli oggetti celesti sono spesso più grandi di quanto non si creda 17/09/2016 F. Mazzucconi 119 Si comincia a vedere 17/09/2016 F. Mazzucconi 120 Simeis 147 Resti di una supernova esplosa circa 40.000 anni fa a 4.800 a.l. di distanza 17/09/2016 F. Mazzucconi 121 La “Nebulosa dell’Aquila” osservata in diverse bande spettrali Ammasso della Vergine L’ammasso della Vergine è il membro principale del superammasso a cui appartiene anche la Via Lattea. Essendo in una zona abbastanza sgombra, le sue galassie sono facilmente accessibili. È costituito da circa 2.000 galassie di tutte le forme e dimensioni poste a circa 60 milioni di a.l. 17/09/2016 F. Mazzucconi 123 M87 La galassia dominante l’ammasso è M87, una galassia ellittica gigante di 1000 10 9 Mʘ. Il suo nucleo, che si stima sia costituito da un buco nero di 3 10 9 Mʘ, costituisce una potente radio sorgente, ad indicazione che in esso avvengono catastrofici fenomeni ad alta energia. A dimostrazione di questo vi è anche uno strano getto di materia che emerge per 100.000 a.l. e che sembra costituita da una emissione di sincrotone causata da elettroni che viaggiano a velocità prossime a quella della luce disposte su un campo di forza di un campo magnetico 17/09/2016 F. Mazzucconi 124 M87 - Jet Il jet è costituito da una serie di noduli, risultato di emissioni successive da parte del nucleo. Le osservazioni nelle varie lunghezze d’onda permettono di capire meglio la struttura del jet. Ma le particolarità non si fermano qui 17/09/2016 F. Mazzucconi 125 M87 jet Il jet di M87 ha finalmente fatto osservare un evento evolutivo in una galassia Nel 2002 abbiamo assistito al rapido intensificarsi di uno dei noduli del jet, fino a superare in luminosità il pur massiccio nucleo della galassia. La presenza di HST e Chandra hanno permesso l’osservazione di questo fenomeno, che altrimenti da terra avremmo osservato solo l’aumento di luminosità del nucleo, senza capire da che cosa fosse causato 17/09/2016 F. Mazzucconi 126 M87 jet Per stupire ulteriormente, alcune misure fatte sulle strutture del jet portano a rilievi particolarmente interessanti: Alcuni noduli del jet “sembrano” muoversi ad una velocità pari a circa sei volte la velocità della luce! 17/09/2016 F. Mazzucconi 127 NGC 5128 – Centaurus A NGC 5128, nota anche in radioastronomia come Centaurus A, è una galassia del Centauro. Appartiene alla classe intermedia tra le galassie ellittiche e quelle spirali, di tipo lenticolare; è una galassia gigante appartenente al gruppo di M83, con una distanza pari a 15 milioni di anni-luce . È visibile anche con un binocolo, ma appare come una macchia chiara senza particolari attrattive, e non appare la sua caratteristica più notevole, ossia la presenza di una larga banda scura che divide la galassia in due parti: si pensa possa trattarsi della conseguenza di una fusione con qualche sua galassia satellite. 17/09/2016 F. Mazzucconi 128 Centaurus A Il centro di NGC 5128 è una delle più forti radiosorgenti conosciute (Cen A). Dai due poli della galassia partono due emissioni di onde radio a getto della lunghezza di diversi milioni da anniluce. 17/09/2016 F. Mazzucconi 129 Centauro A Anche Centaurus A emette un getto di particelle molto energetiche alla velocità della luce, solo gli strumenti di Chandra hanno permesso di entrare all’interno della galassia e osservare che il getto è emesso dal nucleo. L’emissione X registrata è il risultato dell’urto delle particelle con il gas della galassia 17/09/2016 F. Mazzucconi 130 Cen A – a varie lunghezze d’onda L’immagine composita mostra varie nubi in differenti lunghezze d’onda. In rosso le onde di bassa energia dovute alla polvere. In verde i jets a lobi a radio onde . In giallo l’immagine ottica composta principalmente dalle stelle che compongono la galassia. In blu le osservazioni di Chandra nei raggi X, che mostrano archi di gas molto caldo espulsi dal centro in un’esplosione che dovrebbe essere avvenuta circa 10 milioni di anni fa. Un’ipotesi che potrebbe spiegare il tumultuoso aspetto di Cen A potrebbe essere il fatto che sia stata inglobata una piccola galassia, circa 100 milioni di anni fà. 17/09/2016 F. Mazzucconi 131 Scontro di galassie L’interazione e lo scontro fra galassie non è un evento raro, facendo parte di gruppi, più o meno numerosi, le galassie finiscono prima per disturbarsi a vicenda e poi per scontrarsi e molto spesso inglobarsi. Non si deve però credere che questo evento dia origine a scontri catastrofici fra stelle, essendo lo spazio vuoto all’interno di una galassia molto superiore allo spazio occupato dalle stelle, le stelle difficilmente finiscono per urtarsi. Però l’evento risulta sconvolgente per l’assetto delle due galassie, distorte dalle forze di marea reciproche, inoltre le onde d’urto dell’evento forniscono l’energia necessaria al compattamento delle nubi di polvere e gas contenute, dando origine ad un vero e proprio fuoco d’artificio di nuove stelle che si accendono 17/09/2016 F. Mazzucconi 132 SagDEG Se osserviamo una mappa della Via Lattea, si nota un anello di emissione che sembra contornare tutta la Galassia. Probabilmente si tratta di quello che resta di una galassia nana che sta dissolvendosi distribuendo stelle nell’alone galattico: Sag DEG = Galassia Ellittica Nana del Sagittario 17/09/2016 F. Mazzucconi 133 Lo studio delle galassie Nella costellazione dell’Orsa Maggiore ci sono numerosissime galassie fra cui spicca M81 distante 12 106 a.l. accompagnata dalla galassia irregolare M82, la cui forma sembra sia dovuta ad un incontro con la sorella maggiore avvenuto solo qualche milione di anni fa. In effetti le due galassie distano fra loro solo 200.000 a.l. Lo scontro ha causato lo scambio di molto materiale fra le due galassie che ha prodotto molta attività 17/09/2016 F. Mazzucconi 134 M81 Attività messa in risalto da Spitzer e Chandra 17/09/2016 F. Mazzucconi 135 Holmberg IX Riprendiamo la prima immagine delle due galassie: probabilmente dallo scontro è nata una nuova galassia nana 17/09/2016 F. Mazzucconi 136 17/09/2016 F. Mazzucconi 137 Galassia Cartwheel – “Ruota di Carro” Distante 500 106 a.l. nella costellazione dello Scultore, questo è forse uno degli esempi migliori di interazione di galassie. La strana struttura si pensa sia stata originata dal passaggio della piccola galassia a sinistra attraverso una normale galassia a spirale circa 200 106 anni fa. Questo ha prodotto un’onda d’urto che ha compresso il materiale galattico verso il bordo (distante 150.000 a.l.) in cui è iniziato una intensa attività di formazione stellare 17/09/2016 F. Mazzucconi 138 E non è la sola 17/09/2016 F. Mazzucconi 139 NGC 2207 + IC 2163 Anche queste galassie, distanti 129 106 a.l., sono interagenti, infatti IC 2163 (a destra) è deformata dall'interazione mareale con NGC 2207, che ha causato anche la fuoriuscita di un lungo getto di stelle e gas sul lato opposto rispetto quest'ultima. Probabilmente IC 2163 sta girando attorno a NGC 2207 in senso antiorario. Si stima che la distanza minima fra le due galassie fu raggiunta circa 40 milioni di anni fa. 17/09/2016 F. Mazzucconi 140 NGC 2207 + IC 2163 Poiché IC 2163 è intrappolata nel "pozzo gravitazionale" di NGC 2207, essa continuerà ad oscillare attorno a quest'ultima finché le interazioni mareali non le disgregheranno entrambe: la fusione fra i due oggetti darà vita, fra circa un miliardo di anni, ad una galassia ellittica. 17/09/2016 F. Mazzucconi 141 M51 - Vortice Nella costellazione dei Cani da Caccia, visibile anche con un semplice binocolo c’è la galassia M51, distante circa 30 106 a.l. Si pensa che la sua struttura a spirale logaritmica sia determinata dalle distorsioni causate dalla galassia NGC 5195 a sinistra. Probabilmente l’interazione fra le due galassie è la causa della grande attività che si può notare nelle due galassie. In effetti M51 è considerata fra le galassie più attive che si conoscano. HST ne ha fotografato le parti centrali, mettendo in risalto i bracci a spirale, le grandi nubi e l’intensa attività di formazione stellare. 17/09/2016 F. Mazzucconi 142 Arp 194 In questo campo celeste, invisibile ai piccoli telescopi c’è un gruppo di galassie distanti 600 106 a.l. 17/09/2016 F. Mazzucconi 143 Arp 194 Che hanno rappresentato l’immagine pubblicata da HST per celebrare il 19° anno di attività. L’interazione fra le due ha formato un ponte di giovanissimi ammassi stellari formati da stelle giganti giovanissime 17/09/2016 F. Mazzucconi 144 NGC 4038-4039 - Galassie antenne Difficili da vedere e deludenti quando trovate, queste galassie sono note per le spettacolari immagini fornite dai grandi telescopi e dai telescopi spaziali La loro distanza è incerta, secondo stime recentissime dovrebbe aggirarsi attorno a 45 106 a.l. Si tratta di due galassie interagenti, così chiamate da due lunghi bracci di spirale che si dipartono in direzione opposta 17/09/2016 F. Mazzucconi 145 NGC 4038-4039 – Galassie Antenne Osservazioni, ottiche e X, dei telescopi spaziali hanno mostrato che nelle due galassie, in interazione da alcune centinaia di milioni di anni le intense onde d'urto hanno provocato in entrambe un'esplosione nei fenomeni di formazione stellare e i loro nuclei producono centinaia di superammassi di stelle giovani e massicce che secondo alcune teorie potrebbero diventare degli ammassi globulari. 17/09/2016 F. Mazzucconi 146 17/09/2016 F. Mazzucconi 147 NGC 3314 Dopo tante galassie interagenti, due galassie sovrapposte che invece non interagiscono affatto Quella davanti è a una distanza di 140 106 a.l., e le due sono divise da 25 106 a.l. 17/09/2016 F. Mazzucconi 149 Una sorte simile potrebbero avere, in un lontano futuro, anche la nostra Via Lattea e la Galassia di Andromeda. 17/09/2016 F. Mazzucconi 150 Il gruppo locale Il gruppo locale di galassie è costituito da circa 50 galassie ed è dominato da due spirali giganti, la Via Lattea e M31 (Andromeda), con i loro sistemi di galassie satelliti. I moti all’interno del gruppo sono abbastanza noti e non sono esclusi incontri fra i suoi membri, in futuro e nel passato, anzi si pensa che parte delle stelle delle galassie maggiori derivino dalla cattura di piccole galassie satelliti 17/09/2016 F. Mazzucconi 151 Via Lattea - Andromeda Ma anche i due membri più importanti del gruppo finiranno per incontrarsi e dare vita ad una galassia gigante, infatti anche se sono divise da una distanza enorme di 20,8 1018 km, le due galassie si stanno avvicinando alla velocità di 500.000 km/h, fra circa 3 miliardi di anni finiranno per incontrarsi, dando origine ad un balletto che finirà per fonderle in un’unica galassia. 17/09/2016 F. Mazzucconi 152 17/09/2016 F. Mazzucconi 153 FINE 17/09/2016 F. Mazzucconi 154