il desiderio della felicità

Perché tu viva e sia felice!
Catechesi con i Giovani, 14-15 dic. ‘13
IL DESIDERIO
DELLA FELICITÀ
La sfida
La sete
La sapienza
Ritiro con i giovani, avvento 2013
1 Perché tu viva e sia felice!
Catechesi con i Giovani, 14-15 dic. ‘13
Il desiderio della felicità
sabato pm
Che cosa significa “desiderio”
Dalla letteratura. Nel De Bello Gallico di Giulio Cesare i desiderantes erano
i soldati che aspettavano sotto le stelle i compagni che non erano ancora tornati
dal campo di battaglia. Più precisamente l’etimologia della parola “desiderio”
deriva dallo stare sotto il cielo a osservare le stelle in un atteggiamento di attesa
e di ricerca della via per tornare a casa. Sidera significa, infatti, in latino, stelle,
mentre il de privativo indica l’impossibilità di trovare quella stella perché
manca. Il desiderio non ha una stella che funzioni come bussola sicura, che ci
garantisca di non perderci, di trovare l’orientamento certo. Il desiderio
costeggia sempre il rischio dello smarrimento, di perdersi.
Il desiderio indica, così, la fatica di seguire la rotta segnata dalle stelle, perché
quella “mia” non c’è. Il desiderio rivela una condizione di disorientamento, di
perdita di riferimenti, di nostalgia, di lontananza, ma da esso si sprigiona la
forza della ricerca; dall’avvertimento della mancanza di ciò che è necessario alla
vita, è generata l’attesa e, insieme, la ricerca della propria stella per essere felice.
Dunque, i desiderantes, di Giulio Cesare, sono persone in attesa ma anche
disorientate, ferme ma pronte a cercare e mettersi in cammino.
Poi, sono uomini in campo di battaglia (non in casa) e hanno bisogno di
trovare una strada, una via per il ritorno in patria, verso la terra della casa, della
famiglia, della “città” – loro porto sicuro, loro felicità - e organizzare il viaggio.
Loro, sanno, che c’è una fine all’attesa e un inizio del cammino, quando la luce
dell’alba farà “scomparire” le stelle, si metteranno in cammino e cercheranno,
pur sapendo che le stelle torneranno a palesarsi con la notte, sperando che
appaia quella giusta.
In ogni caso, i desiderantes sono tali, di notte come di giorno, perché vivono
l’assenza di altre persone, non di cose. Il desiderio, dunque, configura tanto la
dimensione di un progetto individuale, che quella di un progetto di socialità e
così ritorna il tema della felicità come progetto personale e comunitario
insieme.
Alcune contraddizioni del desiderio.
Prima contraddizione: mio ma non mio! Il desiderio è un’esperienza
singolare, è l’incontro con la mia intimità più radicale. Il desiderio, non il
capriccio, parte dal profondo della mia identità, per questo motivo rivela un
tratto o dei tratti della mia identità più autentica tanto da avere la forza di
orientare una vita intera. Ma allo stesso tempo il desiderio non si da mai
2 Perché tu viva e sia felice!
Catechesi con i Giovani, 14-15 dic. ‘13
completamente, e ci supera, ci sovrasta, va al di là di noi. È intimo a noi stessi,
ma va aldilà di noi stessi. Abita me, ma è oltre di me.
Un esempio? L’esperienza dell’innamoramento: esperienza che prende il
singolo, lo chiama, lo provoca, lo spinge a scegliere, a correre verso l’altro, a
investire energie, ma non lo può mai possedere completamente.
Seconda contraddizione: il desiderio trova risposta nella relazione con
l’altro, ma esige un percorso proprio. Il desiderio umano cerca sempre la
relazione con altro, meglio con un altro. Proprio perché si tratta di desiderio
umano, non animale, esso cerca e trova risposta in un volto ben preciso, di una
vita particolare con nome e cognome. Il desiderio umano, per sua natura, non
può trovare appagamento attraverso un pezzo del corpo dell’altro, ma solo
nella sua presenza totale. Nel desiderio c’è in gioco la vita, la totalità della
presenza dell’altro e la vita ha bisogno che qualcuno risponda, che le dia senso.
Ma il desiderio esige di realizzarsi in proprio. La mia vita vuole realizzarsi come
singolarità. Vuole una propria via, un proprio percorso. La vita felice è la vita di
chi percorre la via del desiderio.
Terza contraddizione: il desiderio appagandosi non si appaga e apre dei
mondi nuovi! Il desiderio umano è sempre desiderio d’altro, di altri oggetti,
genera inquietudine. Quello che ho non è mai sufficiente, è ipnotizzato dal
nuovo. Il desiderio umano non si accontenta mai. Ci porta da un oggetto
all’altro senza che nessun oggetto, possa davvero soddisfare la nostra vita.
Siamo un vaso forato e il buco non si chiude, per quanto lo si possa riempire. È
un desiderio inconcludente, ma in questo desiderio d’altro troviamo la
dimensione di apertura del desiderio, apertura dei mondi, si respira la
trascendenza del desiderio. C’è un nuovo senso nel desiderio che possiamo
tradurre in queste dimensioni: la preghiera, la veglia, il panico, l’attesa, la rivolta!
Desiderio e responsabilità
A questo punto possiamo affermare che il desiderio, poiché “mio ma non
mio”, infatti mi supera continuamente, significa che proviene da altro, o da
qualcun’altro. Ma se il desiderio trascende l’uomo continuamente, pur
donandogli degli orientamenti, significa che ci è donato da un altro e questo
altro noi, cristiani, lo chiamiamo Dio. E se il desiderio proviene da Dio
domanda di essere cercato e corrisposto, invoca la nostra singolare
responsabilità, la nostra possibile risposta. Ma come essere responsabili di una
forza che ci attraversa e ci supera? Come si può essere responsabili di qualcosa
senza esserne padroni?
Una bella sfumatura della parola desiderio è la sua traduzione in VOTO, ossia
vocazione, orientamento singolare di una vita. Ciascuna vita è animata da una
3 Perché tu viva e sia felice!
Catechesi con i Giovani, 14-15 dic. ‘13
vocazione singolare e se il desiderio è una vocazione che orienta la vita in una
certa direzione, allora il desiderio non è il capriccio, non va confuso con esso,
non è fare quello che si vuole. Se il desiderio è una vocazione lo si deve pensare
come una “legge di felicità” e quando qualcuno rinuncia ad ascoltare la
chiamata del proprio desiderio e intraprende altre vie la vita stessa si ammala.
Se non si tradisce la vocazione del proprio desiderio si giunge a una vita felice,
realizzata.
Ma dove appare la vocazione? La vocazione si nasconde nella vite storta. Le
storture della vita, le attitudini, ciascuno ha le proprie originalità. Le sensibilità
particolari non vanno in tutte le direzioni, vanno in certe direzioni, ciascuno ha
il proprio talento e questo va coltivato; “un albero si riconosce dai frutti”,
l’albero si riconosce da ciò che produce: cosa hai fatto del tuo talento? Hai fatto
un fico secco della tua vita o c’è stata capacità di generazione, di fruttificare. E
si fruttifica quando il soggetto entra in un rapporto coerente con il proprio
desiderio nel senso della legge e no del capriccio. Il desiderio non è
trasgressione, ma il tuo desiderio profondo non opprime la vita ma la rende
feconda, felice e genera. Il desiderio sta nel fatto che il quella scelta, che è
orientata dal desiderio, ne va di tutta la mia esistenza.
Alcune domande per la riflessione…
1. Hai fatto fatica nel decidere i tre desideri all’inizio della proposta? Sei
ancora capace di desiderare qualcosa di bello per la tua vita?
2. Alla luce dei tre desideri che hai scelto, con quali atteggiamenti li vivi?
(ansia, preghiera, veglia, spinta, motivazione, orientamento,... )
3. Il desiderio nella sua accezione più alta è la vocazione stessa: come ti
poni davanti a questa considerazione? Come sta rispondendo?
Per gli appunti personali
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5 Perché tu viva e sia felice!
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Preghiera della sera
Canto
Gesù, luce da luce, sole senza tramonto,
tu rischiari le tenebre nella notte del
mondo.
In te, santo Signore, noi cerchiamo il
riposo dall’umana fatica, al termine
del giorno.
Se i nostri occhi si chiudono, veglia in te il
nostro cuore; la tua mano protegga
coloro che in te sperano.
Difendi, o Salvatore, dalle insidie del
male i figli che hai redenti col tuo
sangue prezioso.
A te sia gloria, o Cristo, nato da Maria
vergine,al Padre ed allo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen
Sal 106,14 Arsero di desiderio nel deserto
e tentarono Dio nella steppa.
Sal 112,10 Il malvagio vede e va in
collera, digrigna i denti e si consuma. Ma
il desiderio dei malvagi va in rovina.
Sal 119,20 Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi giudizi in ogni momento.
Sal 145,16 Tu apri la tua mano e sazi il
desiderio di ogni vivente.
Sal 145,19 Appaga il desiderio
di quelli che lo temono,
ascolta il loro grido e li salva.
Chi vuole legge un versetto…
Sal 10,17 Tu accogli, Signore, il desiderio
dei poveri, rafforzi i loro cuori, porgi
l'orecchio,
Sal 21,3 Hai esaudito il desiderio del suo
cuore, non hai respinto la richiesta delle
sue labbra.
Sal 38,10 Signore, è davanti a te ogni mio
desiderio e il mio gemito non ti è
nascosto.
Lettura
O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e
mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete
denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e
mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a
me, ascoltate e vivrete. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è
vicino. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere
irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi
semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non
ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto
ciò per cui l'ho mandata. (Isaia 55,1-3.6.10-11)
Insieme
Ora lascia, o Signore, che il tuo servo, vada in pace secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce
per illuminare le genti e gloria del tuo popolo, Israele. Canto
6 Perché tu viva e sia felice!
Catechesi con i Giovani, 14-15 dic. ‘13
domenica am
Preghiera del mattino
Canto, seguono le lodi (vedi libretto della Liturgia delle ore)
Lettura biblica per le lodi
Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome
Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia:
il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse
un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia
presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà
grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo
padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora
Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose
l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la
sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco,
Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il
sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse:
«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò
da lei.
(Luca 1, 26-38)
La sfida - La sete - La sapienza
Awake my soul
Risveglia la mia anima
Awake my soul
You were made to meet your
maker Awake my soul, awake my
soul Awake my soul You were made to
meet your makerYou were made to meet
your maker
How fickle my heart
and how woozy my eyes
I struggle to find any truth
in your lies
And now my heart stumbles
on things I don’t know
This weakness I feel
I must finally show
Quanto è mutevole il mio cuore
e quanto storditi sono i miei occhi
Lotto per trovare una qualche verità
nelle tue bugie
Ed ora il mio cuore si imbatte
nelle cose che non so
Questa debolezza che sento
dovrò mostrarla alla fine
Lend me your hand and we’ll conquer
them all But lend me your heart
and I’ll just let you fall
Lend me your eyes I can change what you
see But your soul you must keep,
totally free
Har har, har har, har har, har har
Dammi una mano e li conquisteremo tutti
Ma prestami il tuo cuore
e ti farò innamorare.
Prestami i tuoi occhi, posso mutare quel
che vedi Ma devi mantenere la tua anima
completamente libera
In these bodies we will live, in these bodies
we will die Where you invest your love,
you invest your lifeIn these bodies we will
live, in these bodies we will dieWhere you
invest your love, you invest your life
Awake my soul, awake my soul
7 Perché tu viva e sia felice!
Catechesi con i Giovani, 14-15 dic. ‘13
Har har, har har, har har, har har
Risveglia la mia anima, risveglia la mia
anima Risveglia la mia anima
Sei stato creato per incontrare il tuo
creatore Risveglia la mia anima, risveglia la
mia anima Risveglia la mia anima Sei stato
creato per incontrare il tuo creatore Sei
stato creato per incontrare il tuo creatore.
In questi corpi vivremo, in questi corpi
moriremo Dove investi il tuo amore,
dove investi la tua vita in questi corpi
vivremo, in questi corpi moriremo Dove
investi il tuo amore, dove investi la tua vita
Premessa: felicità e Dio
Nel mondo greco, felici sono gli dei. Tutte le divinità sono beate, sono felici,
perché sono sazie, vivono nell’abbondanza, non hanno bisogno di nulla, non
hanno penuria, non devono chiedere, non sono sottomesse a nessuno. Felice
vuol dire pieno, colmo, non gli manca nulla. La parola usata è macarios che è la
traduzione greca di felicità. I macarioi erano gli dei per due ragioni: non devono
lavorare per vivere e sono immortali, non hanno scarsità di tempo, non
invecchiano. Come fa l’uomo a essere felice? Nella misura in cui si riesce a
ghermire (prendere) la condizione di Dio, nella misura in cui ci si contagia con
la divinità, si riesce a essere davvero felice. Quindi il felice è colui che sta più
vicino a Dio, ossia il Re.
Re Artaserse. Felicità come sfida (dignità)
cfr. Dal libro di Ester 1, 1ss
1s
Dopo queste cose, al tempo di Artaserse - quell'Artaserse che regnava dall'India
sopra centoventisette province -, 2proprio in quel tempo il re Artaserse, che
regnava nella città di Susa, 3l'anno terzo del suo regno fece un banchetto per gli
amici e per quelli delle altre nazionalità, per i nobili dei Persiani e i dei Medi e
per i prefetti delle province […].
Il vino era abbondante e dolce e lo stesso re ne beveva. 8Si poteva bere senza
limiti: così infatti aveva voluto il re, ordinando ai camerieri di soddisfare il
desiderio suo e degli altri.9Anche Vasti, la regina, tenne un banchetto per le donne
nella stessa reggia di Artaserse. 10Il settimo giorno il re, euforico per il vino,
ordinò ad Aman, Bazan, Tarra, Borazè, Zatoltà, Abatazà, Tarabà, i sette
eunuchi che erano al servizio del re Artaserse, 11di far venire davanti a lui la
regina per intronizzarla, ponendole sul capo il diadema, e per mostrare ai
prìncipi e alle nazioni la sua bellezza: era infatti molto bella. 12Ma la regina
Vasti rifiutò di andare con gli eunuchi […].
16
Mucheo disse in presenza del re e dei prìncipi: «La regina Vasti ha mancato non
solo nei confronti del re, ma anche nei confronti di tutti i prìncipi e i capi del re
17
- infatti costui aveva riferito loro le parole della regina e come ella aveva
risposto al re - e, come ella ha risposto al re Artaserse, 18così oggi le altre
principesse dei capi dei Persiani e dei Medi, avendo udito ciò che ella ha detto al
8 Perché tu viva e sia felice!
Catechesi con i Giovani, 14-15 dic. ‘13
re, oseranno disprezzare allo stesso modo i loro mariti. 19Se dunque sembra bene
al re, sia emanato un decreto reale, scritto secondo le leggi dei Medi e dei Persiani
e irrevocabile, secondo il quale la regina non possa più comparire davanti a lui, e
il re conferisca la dignità a una donna migliore di lei. 20E l'editto emanato dal re
sia fatto conoscere nel suo regno e così tutte le donne rispetteranno i loro mariti,
dal più povero al più ricco». 21La proposta piacque al re e ai prìncipi […].
Apparire per essere felici. Vasti non vuole apparire e non apparendo si taglia
fuori. Perché Vasti non trova felicità in quella felicità? Come mai tutto questo
scenario di felicità cade? Se uno solo dice no, viene meno tutta l’impalcatura,
allora che felicità era questa? Di apparenza. Una felicità fatta di ciò che si vede,
di superficie. Ma c’è una debolezza in questa felicità di superficie, basta far
mancare una tessera del mosaico, basta un no e tutto cade in frantumi!
È una felicità che si fonda sul dire di sì, perché se non ci stai non esisti. Questo
tipo di felicità è un sistema nel quale “tu” non sei una persona, ma qualcuno
che dice sì per la paura di essere cancellato, dimenticato.
Ma Vasti, è una donna profondamente libera, e dice no, perché non accetta di
essere una pedina e non si presenta, rivendicando la propria una dignità.
Come dire, felicità è, pure, dignità. Vasti è divorziata e perde tutto.
Re Saul. Felicità come sete (relazioni)
cfr. Dal libro di Samuele 16, 1ss
14
Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul e cominciò a turbarlo un cattivo
spirito, venuto dal Signore. 15Allora i servi di Saul gli dissero: «Ecco, un cattivo
spirito di Dio ti turba. 16Comandi il signore nostro ai servi che gli stanno intorno
e noi cercheremo un uomo abile a suonare la cetra. Quando il cattivo spirito di
Dio sarà su di te, quegli metterà mano alla cetra e ti sentirai meglio». 17Saul
rispose ai ministri: «Ebbene, cercatemi un uomo che suoni bene e fatelo venire da
me». 18Rispose uno dei domestici: «Ecco, ho visto il figlio di Iesse il Betlemmita:
egli sa suonare ed è forte e coraggioso, abile nelle armi, saggio di parole, di
bell'aspetto, e il Signore è con lui». 19Saul mandò messaggeri a dire a Iesse:
«Mandami tuo figlio Davide, quello che sta con il gregge».
Saul e il male oscuro. Saul è triste, perché Dio si era ritirato. Ha una tristezza
che non ha una ragione, una malinconia. Sembra che nulla possa appagare la
sete di questa inquietudine che in qualsiasi luogo era, lo accompagnava. Allora
si cerca di risolvere questa sua tristezza, e si trova un uomo, Davide, che
suonerà la cetra e quando giunge l’infelicità. Una sorta di placebo, per
dimenticare la tristezza, che è un non saper reggere l’oscurità apparentemente
immotivata. La musica riempie, ti fa dimenticare, e copre questo vuoto. Così
Saul accetta perché il re non può essere triste.
9 Perché tu viva e sia felice!
Catechesi con i Giovani, 14-15 dic. ‘13
Ma perché Saul è triste? perché ci vuole un contatto con il cuore per essere
felice. Saul faceva tutto da solo, dimenticando che il Re non è il salvatore del
popolo, è il Messia, ossia colui che rende presente l’alleanza di Dio con il suo
popolo. Al suo fianco, poi, c’è la presenza del profeta che richiama al Re la
giustizia, al quale nemmeno lui può essere sciolto e questa giustizia prevedeva la
fedeltà di Dio al popolo e il promuovere il benessere di tutto il popolo.
Ogni re è vicino a Dio se è servo di Dio, ma Saul non attende il parere del
profeta, fa tutto da solo e questa scelta lo rende infelice e muore suicida (cfr. 1
Sam 31,4: Saul disse al suo scudiero: "Sfodera la spada, e trafiggimi, affinché questi incirconcisi non vengano a
trafiggermi ed a farmi oltraggio". Ma lo scudiero non volle farlo, perch’era còlto da gran paura. Allora Saul prese
la propria spada e vi si gettò sopra). Quindi, nella Bibbia l’infelice è l’isolato, chi non ha
relazioni, a prescindere che uno sia un re o un lebbroso. L’isolato è un infelice.
La felicità è sete di relazioni autentiche e belle, chi si priva di questo è
un infelice. Saul ha dimenticato che ogni governo è condivisione, ognuno
deve fare la sua parte. La felicità sta nell’intessere dei legami, di essere parte di
un popolo e qui affonda le sue radici l’idea di un Dio che si incarna (il Dio che
è nei cieli rinuncia alla sua felicità e si incarna, si svuota della sua pienezza di
felicità).
Felicità e la sapienza (la felicità è una via di vita)
Salmo 1
1
Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,non resta nella via dei
peccatorie non siede in compagnia degli arroganti, 2 ma nella legge del Signore
trova la sua gioia,la sua legge medita giorno e notte. 3 È come albero piantato
lungo corsi d'acqua,che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e
tutto quello che fa, riesce bene. 4 Non così, non così i malvagi, ma come pula che il
vento disperde; 5 perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori
nell'assemblea dei giusti, 6 poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,mentre
la via dei malvagi va in rovina.
Nella legge del Signore trova la sua gioia. Il felice secondo la bibbia, non è il re in
senso assoluto, ma chi vive e pratica nella giustizia. Il Salmo 1, che abbiamo
appena letto, indica una via di giustizia, una via di beatitudine e, quindi, una via
di felicità. La parola beato potrebbe, infatti, essere tradotta con felice. Secondo
il Salmo, per essere beati/felici, la vita dell’uomo deve combaciare con la Torah
e se si è fedeli alla Legge, è possibile essere felici.
È felice chi medita la sua legge giorno e notte. L’uomo è beato perché il suo orecchio
forma un tutt’uno con la bocca di Dio. La sazietà, infatti, viene dalla parola.
Come se Dio dicesse all’uomo: “apri il tuo orecchio, così, lo riempio con la mia
parola; fatti colmare dalla mia parola, perché la mia parola raggiunge il cuore e
10 Perché tu viva e sia felice!
Catechesi con i Giovani, 14-15 dic. ‘13
toglie la tristezza”. Ecco la via della Sapienza: riempirsi della parola di Dio, per
non essere colpiti dalla tristezza. La Sapienza invita a un cammino e insegna
che la felicità non è l’emozione di un attimo, ma è una via di vita, è qualcosa a
cui ci si deve dedicare totalmente: il lavoro, il tempo, la ricerca, le scelte, gli
affetti. Ed è - come ormai abbiamo compreso - una scuola condivisa, perché la
felicità non è mai un fatto personale. La via della felicità come via di fedeltà,
come cura, come apertura verso, come rispetto di qualcosa che cresce con la
parola di un altro.
È come un albero piantato e fecondo. Infatti, vive di un’acqua che gli è
donata, non è sospeso in aria, è piantato, in contatto con la terra, e, quindi, darà
frutto e il frutto è un’esuberanza di felicità, è il surplus della felicità, è il “figlio”.
I malvagi, come pula. L’uomo infelice, il malvagio che non segue la Legge, è come
pula, leggera. È sbattuto qua e là dal vento, al contrario di chi è felice che
invece è stabile, perché ci si fonda su questo rapporto con la Parola che lo
mette in relazione con Dio e gli uomini. E il Signore veglia sul suo cammino, e
ne custodisce la felicità.
Alcune domande per la riflessione…
1. Nella tua vita chi sono le “Vasti” che ti aiutano a scoprire e realizzare i
tuoi desideri di felicità?
2. Saul era posseduto dalla tristezza e dalla solitudine. Quali sono le tue
tristezze che rallentano il tuo passo? Quali, invece, sei riuscito a
superare?
3. Felice l’uomo che fa combaciare la sua vita con la Parola di Dio.
Quanto è presente e viva la Parola nel tuo cammino?
Per gli appunti personali
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