La Relatività Generale A. Einstein 1916 E’ Probabile che nel momento stesso in cui stava elaborando la Teoria della Relatività ristretta, Einstein fosse consapevole che la nuova concezione cinematica dello spazio e del tempo avrebbe messo in discussione l’altro caposaldo della fisica di Newton: la GRAVITAZIONE. Si dovettero però attendere ben 11 anni (definiti dallo stesso Einstein “Anni difficili”) prima che il fisico di Ulm riuscisse ad elaborare una nuova teoria della gravitazione compatibile con la relatività ristretta e che potesse sostituire quella di Newton. Il motivo di una così lunga attesa è imputabile alla complessità matematica di tale teoria che richiede l’uso di strumenti matematici all’epoca da poco inventati e che per molti non erano altro che speculazioni puramente matematiche: • Geometrie non euclidee • Calcolo tensoriale Stimolato dalla lettura del profondo riesame storico critico dei fondamenti della meccanica compiuto da E. Mach, Einstein cominciò a capire che il problema della Gravitazione doveva essere legato all’inerzia e cominciò a lavorare ad una generalizzazione della teoria della Relatività Ristretta (RR) ai sistemi di riferimento accelerati. La sua attenzione si concentrò su un fenomeno fisico ben noto da tempo e sperimentato con grandissima precisione : l’equivalenza tra massa gravitazionale e massa inerziale Galileo, lasciando cadere pietre di dimensioni diverse, aveva dimostrato che la gravità è indipendente dalla massa ossia che oggetti di massa diversa si muovono con la stessa accelerazione di gravità g. Trascurando la relatività, si consideri un corpo soggetto all’azione dell’attrazione della Terra. La forza a cui esso è soggetto viene espresso dalla gravitazione universale MT M F =G 2 R Possiamo calcolare l’accelerazione del corpo usando la seconda legge della dinamica F a= m MT M a=G 2 R m La distinzione tra M e m rispecchia il fatto che la massa gravitazionale M (responsabile dell’attrazione gravitazionale) si misura attraverso l’attrazione che un altro corpo esercita sul corpo mentre la massa inerziale si misura attraverso l’accelerazione che una forza costante produce sul corpo Nel 1909 il fisico ungherese Loránd Eötvös dimostrò l’uguaglianza tra massa inerziale e quella gravitazionale con una precisione incredibile (10-8). Più recentemente Dicke è arrivato ad una precisione di 10-12. Tale uguaglianza prende oggi il nome di principio di equivalenza debole (PED). Loránd Eötvös Einstein si rese conto che l’uguaglianza tra massa inerziale e massa gravitazionale era un fatto empirico di grandissima importanza e lo estese introducendo un fondamentale principio destinato a influenzare ogni futura teoria della gravitazione Principio di equivalenza Forte di Einstein (PEF) : gli effetti prodotti sui fenomeni fisici dalla presenza di un campo gravitazionale sono equivalenti (indistinguibili), almeno localmente, a quelli prodotti da un’opportuna accelerazione del sistema di riferimento. Per capire il significato profondo di questo principio prendiamo in considerazione l’esperimento concettuale (gedankenexperiment) del razzo. L’astronave è, in realtà, un laboratorio spaziale senza oblò o dispositivi che ci permettano di guardare all’esterno. L’estensione è circoscritta ad un dominio finito dello spaziotempo In questo laboratorio un fisico, attrezzato di metri, orologi e quant’altro necessario, effettua esperimenti per seguire il comportamento della materia, senza però poter osservare lo spazio esterno. Immaginiamo due osservatori collocati all’interno di due astronavi identiche. La prima, A, ancora sulla rampa di lancio e la seconda, B, in accelerazione nello spazio. Supponiamo anche che B si muova con un’accelerazione esattamente pari a quella di gravità alla superficie terrestre. Il PEF ci dice che gli osservatori O e O’, qualunque esperimento essi eseguano, troveranno esattamente gli stessi risultati. In altre parole, senza guardare fuori, nessuno dei due può portare alcuna prova che permetta di stabilire se l’astronave si è già sollevata in volo. L’osservazione che gli effetti prodotti da un campo gravitazionale sono indistinguibili da quelli prodotti da un opportuno sistema di riferimento accelerato fa comprendere ad Einstein che: è possibile stabilire quali sono le leggi del moto in un campo gravitazionale e quali effetti abbia un campo gravitazionale sulla struttura dello spaziotempo semplicemente studiando quello che accade in un sistema di riferimento opportunamente accelerato. Deflessione della luce La luce è costituita di fotoni privi di massa e quindi non dovrebbe essere deviata dal campo gravitazionale. Einstein dimostra, usando il principio di equivalenza, anche la luce deve essere deviata dalla gravità. Consideriamo la nostra solita astronave e supponiamo di aver montato su una parete un faretto che emetta un fascio di luce laser parallela al pavimento. In condizioni normali, ossia se il sistema è inerziale e lontano da campi gravitazionali, il fascio si manterrà parallelo al pavimento Cosa succede se ora l’astronave si muove con accelerazione pari a g verso l’alto? A causa dell’accelerazione l’osservatore all’interno dell’astronave vedrà il fascio luminoso seguire una traiettoria curvata verso il basso, esattamente uguale a quella che seguirebbe un qualsiasi altro corpo. L’osservatore dell’astronave, non potendo guardare all’esterno, può non sapere di essere su un’astronave in accelerazione ma può pensare di trovarsi fermo sulla superficie di un pianeta avente accelerazione di gravità g verso il basso. In questo caso, l’osservatore all’interno dell’astronave attribuisce la deviazione della luce alla forza gravitazionale! Secondo la relatività generale, la gravitazione è in grado di deviare la traiettoria della luce, malgrado essa non abbia massa Effetti del campo gravitazionale sullo spaziotempo Per determinare il modo in cui la gravità modifica lo spaziotempo consideriamo il seguente esperimento mentale: immaginiamo di avere una piattaforma in rotazione su cui siano collocati due osservatori. Il primo, O, si trova al centro ed è immobile rispetto alle stelle fisse, il secondo, O’, è sul bordo e ruota assieme alla piattaforma. O vede ruotare O’ con velocità V = ωR e accelerazione a = ω2R. Dal canto suo O’ percepirà un’accelerazione a’ = ω2R diretta verso l’esterno rispetto al centro della piattaforma. Non essendo O’ a conoscenza del fatto che la piattaforma è in rotazione, in base al PEF, interpreterà a’ come un’accelerazione dovuta alla presenza di un campo gravitazionale. Infatti, tutti i corpi nel suo sistema di riferimento, tenderanno a muoversi verso l’esterno della piattaforma con accelerazione uguale. Vediamo ora come O e O’ valutano le misure spazio-temporali. Per maggior chiarezza osserviamo la piattaforma dall’alto. O e O’ possono eseguire delle misure per determinare il rapporto tra la circonferenza C e il raggio R. O misura allora con uno stesso righello sia la lunghezza R del raggio che quella C della circonferenza, trovando il valore C = 2π R Anche O’ esegue le stesse misure. Per il raggio R’ trova lo stesso valore di O. Infatti, essendo perpendicolare alla direzione della velocità, esso non subisce il fenomeno della contrazione delle lunghezze. Le cose vanno diversamente per la circonferenza C’. Infatti, essa risulta parallela alla direzione della velocità e quindi essa risulterà accorciata rispetto a C per l’effetto della contrazione delle lunghezze nella direzione del moto. Pertanto C’ risulterà minore di C e quindi O’ otterrà come rapporto tra circonferenza e raggio ' ' ' C C C = < ' R R R C < 2π ' R Quindi l’osservatore non inerziale trova un rapporto C’/R’ inferiore a 2π e attribuisce tale risultato alla presenta della gravitazione. A prima vista questo risultato può sembrare strano. Lo studio della geometria euclidea ci ha insegnato che il rapporto tra circonferenza e raggio deve essere uguale a 2π Ma la matematica venne incontro ad Einstein: i matematici dell’800 avevano dimostrato che la geometria euclidea non è l’unica geometria possibile. Esistono altre geometrie possibili in cui il valore del rapporto C/R è diverso da 2π Quindi l’osservatore inerziale, per il PEF, attribuisce questo effetto alla gravitazione e afferma che: l’effetto del campo gravitazionale è quello di modificare lo spazio rendendolo non euclideo! In maniera analoga possiamo vedere l’effetto della gravitazione sul tempo. Prendiamo in considerazione tre orologi identici. L’orologio 3 è inerziale in quanto solidale con le stelle fisse. Gli orologi 1 e 2 si trovano su una piattaforma rotante. L’orologio 1 è al centro mentre l’orologio 2 è al bordo. L’orologio 1 è in quiete rispetto all’orologio 3 e quindi essi rimangono sincroni. L’orologio 2 è in moto rispetto all’orologio 3 e quindi esso subisce la dilatazione del tempo e rimane indietro rispetto all’orologio inerziale. In base al PEF, possiamo pensare che l’orologio 1 si trovi in condizione di assenza di gravità mentre l’orologio 2 è in presenza di un campo gravitazionale. L’orologio 2 rimane indietro rispetto all’orologio 1. Sempre in base al PEF tale ritardo è imputabile alla gravitazione. Lo scorrere del tempo è quindi influenzato dalla presenza di un campo gravitazionale In particolare lo scorrere del tempo risulta essere rallentato rispetto al tempo misurato da un orologio posto in assenza di gravità. L’effetto è tanto maggiore quanto è intenso il campo gravitazionale: il tempo misurato in un campo gravitazionale scorre più lentamente del tempo misurato da orologi posti in un campo gravitazionale meno intenso 2φ ∆t = 1 + 2 ∆t0 c Essendo φ il potenziale gravitazionale M φ = −G r A 10 km di altezza la dilatazione temporale è ~ 10-12 rispetto ad un orologio sulla superficie La presenza del campo gravitazionale modifica sia la struttura dello spazio sia lo scorrere del tempo. Quindi l’effetto della gravitazione è quello di “deformare” lo spaziotempo piatto della relatività ristretta (warped spacetime). Il fisico e astronomo inglese Arthur Eddington propose un modo di visualizzare questo effetto con una modalità che ha preso il nome di “telo di Eddington” In tale rappresentazione lo spazio viene rappresentato con un telo elastico teso. In assenza di masse esso è piatto (geometria euclidea). Se però mettiamo sopra di esso un oggetto massivo, esso si deforma! Il principio di equivalenza forte di Einstein può essere enunciato anche in una forma diversa da quella vista precedentemente ma del tutto equivalente: Principio di equivalenza Forte di Einstein (PEF) ver. 2 : in qualunque campo gravitazionale, anche non uniforme, è possibile scegliere un sistema di riferimento locale (sistema in caduta libera) in modo tale che gli effetti del campo siano annullati. Questo significa che non siamo in grado di distinguere, con nessun tipo di esperimento, se siamo in assenza di gravità lontano da qualsiasi fonte di gravità, oppure siamo in caduta libera in prossimità di un pianeta, di una stella, … Questa è la condizione in cui si trovano gli astronauti dello Shuttle che si trovano nel campo gravitazionale terrestre (a circa 300 km dalla superficie terrestre e a tale altezza g vale circa 9,0 m/s2) ma che essendo in continua caduta libera non percepiscono il peso La NASA per allenare i suoi astronauti all’assenza di peso usa un dc9 che viene portato ad alta quota e poi mandato in picchiata (caduta libera) per alcuni secondi. In tale periodo le persone che si trovano al suo interno si trovano in assenza di peso. In fisica, i sistemi inerziali svolgono un ruolo importantissimo in quanto in tali sistemi la fisica risulta “semplice”. Inoltre, dato il moto di un oggetto in un certo riferimento inerziale, è possibile ottenere la forma della traiettoria dell’oggetto in qualunque altro sistema di riferimento inerziale applicando le leggi di trasformazioni che ci fanno passare da un sistema di riferimento all’altro. Consideriamo, ad esempio, la seguente situazione: una donna guarda un ragazzo il quale, all’interno dell’autobus (che si muove a velocità costante v), lancia una palla verso l’alto. Secondo il ragazzo, la palla fa un moto rettilineo verticale che può essere descritto dalle equazioni x' = 0 1 2 y ' = − gt ' + voy t ' 2 La donna da terra vede un moto più complicato. Qual è l’equazione della traiettoria della palla vista dalla donna? Per ottenerla basta usare le leggi di trasformazione che collegano le coordinate x’, y’ del sistema del ragazzo con le coordinate x,y del riferimento della donna. ↓ x = x '+ vt ■y = y ' t = t ' ○ Le trasformazioni di Galileo! Da cui si ottiene: x = 0 + vt 1 2 y = − gt + voy t 2 Ricavando t dalla prima equazione e sostituendo nella seconda equazione si trova 1 g 2 voy y=− 2 x + x 2v v l’equazione della traiettoria della palla secondo la donna: una parabola! Quindi studiando il moto del corpo in un sistema inerziale in cui esso è molto semplice e poi usando le leggi di trasformazioni tra sistemi inerziali possiamo ottenere l’equazione generale della traiettoria del corpo. Einstein cercò di applicare questa idea per determinare le equazioni del moto dei corpi nel campo gravitazionale. Trascuriamo l’esistenza di qualunque altra forza se non quella gravitazionale. Il primo problema affrontato da Einstein fu quello di identificare quali sono i riferimenti inerziali in presenza di un campo gravitazionale (es. quello prodotto dalla Terra). Un sistema che si trova fermo sulla superficie della Terra è inerziale? Dal PEF abbiamo però visto che la gravità può essere identificata con un’accelerazione e quindi non è inerziale. La presenza della gravità è quindi indice di non inerzialità! Ma abbiamo visto che è possibile far sparire la gravità prendendo un sistema in caduta libera. In presenza di un campo gravitazionale prenderemo come sistema inerziale un sistema di riferimento in caduta libera. In un tale sistema ogni corpo (compresa anche la luce) non essendo soggetta alla gravità (e non considerando la presenza di altre forze) si muove di moto rettilineo uniforme E’ importante però notare che questo discorso può valere per regioni piccole. Se le dimensioni della nostra astronave in caduta libera fossero troppo grandi il campo gravitazionale no sarebbe costante in direzione ed intensità e non sarebbe possibile annullarlo completamente in ogni punto con la caduta libera. Ossia la validità dell’inerzialità vale solo in un intorno infinitesimo del punto In assenza di gravità è possibile usare un unico riferimento inerziale per descrivere tutto lo spazio. Ovviamente è possibile scegliere infiniti riferimenti inerziali con l’unica limitazione che si muovano di moto rettilineo uniforme tra loro. La presenza della gravitazione altera drasticamente questa visione: la sua presenza “frantuma” il sistema di riferimento inerziale della situazione precedente in una infinità di infinitesimi riferimenti inerziali distinti l’uno dall’altro I tre sistemi A, B, C sono tre di questi minuscoli riferimenti inerziali. Notiamo che diversamente dal caso in cui la gravità è assente, i riferimenti inerziali non si muovono di moto rettilineo uniforme ma sono tra loro “accelerati”. La frantumazione del riferimento inerziale infinito della situazione in assenza di gravità può sembrare strano ma con un’analogia può diventare più comprensibile. Supponiamo di voler descrivere la superficie della Terra attraverso un riferimento cartesiano bidimensionale. Se la Terra fosse piatta non ci sarebbero problemi. Potremmo farlo facilmente, anzi potremmo scegliere tra infiniti riferimenti cartesiani bidimensionali che differiscono per origine e/o orientamento degli assi. Ma nel momento in cui ci accorgiamo che la Terra non è piatta comprendiamo che la situazione precedente non è realizzabile. In un intorno di un punto la Terra è praticamente piatta e in tale intorno potremo usare un riferimento cartesiano ma se provassimo ad estenderlo a tutta la Terra non funzionerebbe. Quello che possiamo fare usare un riferimento cartesiano per ogni “intorno” ricoprendo la terra di riferimenti cartesiani. Questa cosa la vediamo realizzata negli atlanti: non è possibile “spianare la Terra su una singola cartina per cui la sua rappresentazione viene frantumata in tante cartine che descrivono regioni quasi piatte. Anzi, proprio l’impossibilità di avere un’unica cartina ci dice che la Terra non è piatta! Analogamente, Einstein interpretò l’impossibilità di avere, in presenza della gravità, un unico riferimento inerziale che si estenda per tutto lo spaziotempo come dovuto alla deformazione dello spaziotempo: esso non è più piatto (ossia descrivibile dalla geometria euclidea) ma è “curvo”… Abbiamo già detto che in ciascuno dei riferimenti inerziali ogni oggetto si muove libero di moto rettilineo uniforme. Supponiamo quindi di avere un oggetto che abbia tale moto in B Supponiamo quindi di avere un oggetto che abbia tale moto in B. Cosa vede un osservatore in A? Pur non essendo soggetto a forze (ricordiamo che la forza di gravità è annullata dalla caduta libera e trascuriamo le altre forze) essendo B un riferimento inerziale ma accelerato rispetto ad A, l’osservatore in A vedrà una traiettoria non rettilinea! Possiamo pensare quindi che il corpo si muova intorno alla Terra passando da un riferimento inerziale all’altro in ciascuno dei qual il corpo si muove liberamente. Ma per A questo muoversi liberamente non implica un moto rettilineo e quindi vedrà il corpo muoversi lungo una traiettoria curva. Il fatto che la traiettoria del corpo, pur muovendosi liberamente, è curva è imputabile non all’azione di una forza ma alla curvatura dello spaziotempo. Einstein interpretò quanto visto nella seguente maniera: Il campo gravitazionale provoca una deformazione dello spaziotempo. Un corpo che si trova nel campo gravitazionale non è soggetto ad alcuna forza ma si muove di moto libero che però non è rettilineo poiché lo spazio non è più “piatto”. La traiettoria è una geodetica di tale spaziotempo curvo. La geodetica è l’analogo della retta per gli spazi curvi: è una particolare curva che descrive la traiettoria più breve fra punti di un particolare spazio Poiché le sorgenti del campo gravitazionale sono le masse e l’energia (da m=E/c2) Einstein concluse che la presenza di materia ed energia modifica lo spaziotempo che non potrà più essere descritto dalla geometria euclidea Equazione gravitazionale di Einstein • Le masse creano un campo gravitazionale che incurva lo spaziotempo • I corpi che si muovono in un tale spaziotempo incurvato seguono traiettorie che sono linee geodetiche ovvero linee di minima distanza • Il legame matematico fra le masse generatrici del campo gravitazionale e la curvatura dello spaziotempo è data dall’equazione di Einstein. Esprimiamola in forma sintetica e concettuale (in realtà si tratta di una equazione molto complessa) : curvatura dello spaziotempo = distribuzione della masse Si tratta di una equazione in grado di descrivere in modo completo un sistema di masse in interazione gravitazionale : Le masse si muovono seguendo linee geodetiche in uno spaziotempo la cui curvatura è definita dalle masse stesse in movimento (la traiettoria reale è la proiezione della geodetica dello spaziotempo nello spazio– quindi la traiettoria reale non è una geodetica del solo spazio) 1 8π G Rµν − g µν R = − 4 Tµν 2 c Rµν Tensore di curvatura di Ricci R Scalare di curvatura g µν Tensore metrico Tµν Tensore Energia-impulso VERIFICHE SPERIMENTALI DELLA RELATIVITA’ GENERALE (immagine del telegramma originale inviato da Campbell a Eddington in cui dava conto del risultato positivo dell’esperimento sulla deviazione della luce prevista dalla relatività generale, eseguito durante l’eclissi di Sole del 1919) La relatività generale è ormai una teoria ben verificata sperimentalmente. Numerose sono le situazioni sperimentali che hanno permesso la verifica diretta della validità e delle conseguenze della teoria della relatività generale. Si noti, comunque, che ci si devono aspettare effetti piccoli (e dunque difficili da rivelare o da distinguere da altri effetti) in quanto, ad esempio, il contributo relativistico alla curvatura spaziale in prossimità della terra è dell'ordine di una parte su cento milioni. Ancora sul sole l'effetto è cento volte maggiore, dunque pur limitato ad una parte su un milione. Deflessione della Luce Abbiamo visto che il campo gravitazionale è in grado di deviare la luce. Se la luce proveniente da una stella, nel suo viaggio verso la Terra, passa in prossimità del Sole, essa verrà deviata e la stella ad un osservatore sulla Terra apparirà nella posizione B invece che in quella reale A Einstein propose di verificare tale deviazione durante un’eclisse in quanto grazie ad essa è possibile osservare la posizione apparente di stelle molto vicine al bordo del disco solare. Confrontando poi la posizione di queste stelle in tale situazione con la posizione delle stesse stelle in assenza del Sole è possibile misurare la deviazione della Luce. La verifica fu fatta con successo in occasione dell’eclisse di Sole del 1919. In realtà anche la fisica classica è in grado di spiegare la deflessione della luce assumendo che la luce abbia massa pari a m = E/c2. Un calcolo basato sulla fisica newtoniana però conduce ad un risultato per la deviazione di θ=0.87". L'osservazione sperimentale fornisce un valore vicino al doppio (θ = 1.75") per la deviazione del raggio luminoso. Nella teoria einsteniana si ammette che la deviazione è causata dal percorso curvo che il raggio deve fare in uno spazio curvo. In base a questa descrizione, la formula per la deviazione fornisce in eccellente accordo con l'osservazione sperimentale. Deflessione della luce delle stelle prodotta dal campo gravitazionale del Sole Valore della deviazione della luce nel caso di passaggio radente in funzione della distanza b del raggio di luce dal centro del Sole. 4GM ⊕ θ =− = −1.75 arc sec 2 R⊕ c R⊕ = 6.96 ⋅1010 cm M ⊕ = 1.99 ⋅1033 g La misura può essere fatta solo durante le eclissi e la presenza della corona solare limita le osservazioni a b>2R Lenti gravitazionali Profondamente legato al precedente fenomeno, l’esistenza delle lenti gravitazionali è un altro fenomeno fisico previsto dalla teoria della relatività generale: poiché,come visto, la forza gravitazionale è in grado di deflettere i raggi di luce, è possibile che quando un corpo di grande massa viene a trovarsi fra una sorgente di luce e l'osservatore, i raggi di luce provenienti dalla sorgente vengano deviati in modo tale da provocare un'amplificazione del segnale luminoso simile a quella causata da una lente. Fra i fenomeni più spettacolari prodotti dalle lenti gravitazionali c'e' certamente il cosiddetto anello di Einstein e la croce di Einstein. Lenti gravitazionali 2 Un allineamento perfetto tra osservatore, un ammasso sferico e una galassia distante può creare un “anello di Einstein” • Solitamente l’allineamento non è perfetto e/o l’ammasso di galassie non è sferico; • in questo caso si osservano archi piuttosto che anelli completi. In alcuni casi invece di crearsi degli archi o degli anelli si creano immagini multiple dello stesso oggetto (es. croce di Eistein, immagine multipla di un quasar creato da una massa invisibile posta tra il quasar e la Terra) Anello di Einstein Croce di Einstein Precessione del perielio In astronomia viene chiamato precessione del perielio il fenomeno per cui, per effetto delle interazioni gravitazionali tra i pianeti del sistema solare, le loro orbite non sono ellissi fisse e immutabili, come prevederebbero le leggi di Keplero, ma cambiano lentamente forma, in particolare l'asse dell'ellisse ruota lungo il piano dell'orbita così che la posizione del perielio si sposta gradualmente. Tra tutti i pianeti del sistema solare, Mercurio è quello che presenta la precessione del perielio più accentuata, essendo il più vicino al Sole. Il fenomeno è previsto dalla teoria della gravitazione universale di Isaac Newton, ma Urbain Le Verrier, per primo, scoprì che questo pianeta avanza più velocemente di quello che prevede la teoria stessa: dalle osservazioni infatti è risultato che la longitudine del perielio, cioè la somma della longitudine del nodo ascendente e l'argomento del perielio, aumenta di 574" (secondi d'arco) ogni secolo. Il dato previsto teoricamente tenendo conto dell'interazione con gli altri pianeti è invece di 531"/secolo, con uno scarto di 43". Nel 1919 Albert Einstein annunciò che la sua teoria della relatività generale prevedeva una precessione del perielio dei pianeti anche in assenza di interazione tra di essi (mentre la meccanica classica prevede in tal caso che l'orbita sia un'ellisse fissa e immutabile), e che l'entità di questa precessione per Mercurio corrispondeva allo scarto osservato. GM 6π ≈ 0.1035arc sec 2 2 a (1 − ε )c per rivoluzione L’effetto relativistico della precessione può diventare significativo in stelle binarie PSR 1913+16 ha precessione di periastro di 4.2° anno Red-shift gravitazionale • • • Un orologio posto in un campo gravitazionale intenso, siccome lo spaziotempo ne è fortemente incurvato, viene visto rallentare rispetto ad un orologio posto lontano dal campo. Il tempo in un campo gravitazionale scorre (rispetto ad un punto lontano) tanto più lentamente quanto è maggiore è l’intensità del campo. Conseguentemente, la luce proveniente da una stella massiccia (che genera un forte campo gravitazionale) sarà vista con frequenza minore, quindi più rossa Questo fenomeno si chiama redshift (spostamento verso il rosso) gravitazionale (da non confondersi con il red-shift cosmologico (vedi più avanti)) GPS: global positioning system 24 satelliti Altitudine da terra: 20000 Km Periodo di rotazione: 12 ore Precisione: 5-10 metri Almeno 4 satelliti sono sempre visibili da ogni punto della Terra ad ogni istante. Ogni satellite ha un orologio atomico. Il ricevitore GPS compara i segnali degli orologi di diversi satelliti per usare poi il metodo del posizionamento sferico per individuare la sua posizione sulla superficie della Terra. Affinchè possa funzionare correttamente ci deve essere perfetta sincronia tra gli orologi sui satelliti e quelli a Terra. E’ stato necessario tener conto degli effetti sullo scorrere del tempo previsti dalle due teoria della Relatività per un corretto funzionamento del GPS altrimenti si avrebbe un grosso errore nella determinazione della posizione! Relatività ristretta – dilatazione dei tempi rispetto all‘osservatore sulla Terra, gli orologi sui satelliti sono più lenti (7μs/giorno) Relatività generale – curvatura dello spazio-tempo rispetto all'osservatore sulla Terra, gli orologi sui satelliti sono più veloci ( 46μs/giorno) Anticipo di 39μs/giorno Errore Errore di di 10 10 Km Km al al giorno giorno se se non non si si tengono tengono conto conto delle delle correzioni correzioni della della RR RR ee della della RG RG BUCHI NERI L’esistenza dei buchi neri è una delle previsioni più note della relatività. La sua notorietà è legata anche al nome (dovuto al fisico John Wheeler) e alla fantascienza che lo ha frequentemente usato in romanzi e film. Buchi neri • Ogni stella passa la maggior parte dalla sua vita in una situazione di relativa stabilità legata all’equilibrio tra le forze gravitazionali che tenderebbero a farla collassare su se stessa e la pressione della radiazione prodotta dalle reazioni nucleari che avvengono nel suo nucleo. • Una stella, quando le reazioni nucleari che la tengono in equilibrio si esauriscono, inizia un processo di collasso gravitazionale. • A seconda della massa della stella questo collasso può dar luogo a diversi risultati: – Se la massa è paragonabile a quella del Sole il collasso darà luogo, dopo una serie di contrazioni ed espansioni, a una stella di piccole dimensioni (nana bianca) che pian piano si raffredderà fino a spegnersi. – Se la stella supera una certa massa (circa 5 masse solari) essa muore trasformandosi in supernova e in certi casi il nucleo collassa su se stesso e il collasso termina solo quando esso si trasforma in una stella a neutroni (pulsar) del raggio di pochi chilometri. Se la massa della stella è ancora maggiore niente può arrestare il processo di collasso producendo un buco nero. La massa del buco nero si concentra in un punto (chiamato singolarità) avente densità infinita. Nel buco nero la concentrazione di massa è tale da incurvare lo spazio attorno a sé in modo che la luce (come ogni altro corpo) non ne può più uscire Un buco nero, quindi, è in grado di assorbire massa ed energia dall’esterno ma non è più in grado di emetterne (si suppone avvenga in effetti una lenta “evaporazione” a causa di effetti quantistici) La singolarità è circondata da una superficie immaginaria, detta orizzonte degli eventi. Se qualcosa (massa o energia) entra all’interno di tale superficie non ne può più uscire. Il raggio di tale superficie sferica viene chiamato raggio Schwarzschild 2GM Rs = 2 c Per una massa come quella del Sole il raggio di Schwarzchild è di 3 km! Tutto ciò che si trova all’interno dell’orizzonte degli eventi è inaccessibile per sempre dall’esterno L’intensità del campo gravitazionale in prossimità dell’orizzonte degli eventi è tale che spazio e tempo sono fortemente deformati e in prossimità di esso succedono cose molto strane. Consideriamo un osservatore che precipita nel buco nero. L’osservatore che attraversa l'orizzonte non si accorge di nulla di strano e procede verso la singolarità in un tempo finito per il suo orologio L’osservatore lontano dal buco nero vede l'altro osservatore avvicinarsi all'orizzonte ma mai raggiungerlo Si crede che esistano numerosissimi buchi neri. In particolare si crede che nel centro delle galassie sia presente un gigantesco buco nero avente massa corrispondente a milioni di masse solari. Ovviamente l’osservazione diretta di un buco nero è impossibile. Sono possibili solo osservazioni indirette. Indicatori di possibili buchi neri possono essere: Stelle che appaiono ruotare intorno ad un compagno invisibile; Sorgenti di intense emissioni di raggi X e γ (dovute alla caduta di materiale sul disco di accrescimento che circonda il buco nero (vedi figure qui a fianco) Lenti gravitazionali generati da masse invisibili. Jet da galassie. ... Immagine artistica di Cygnus X-1 Immagine artistica di Cygnus X-1 NASA-ESA Galassia M87 Galassia Centaurus A In realtà non è vero che niente può uscire dall’orizzonte degli eventi. Il fisico inglese Stephen Hawking ha dimostrato che, per effetti quantistici, iI buco nero può emettere radiazione sotto forma di elettroni e fotoni. Se il buco nero non fosse alimentato da altra materia potrebbe evaporare. Questo è quello che dovrebbe accadere ad ipotetici microspopici buchi neri previsti da alcune teorie Un po’ di Fantascienza! Buchi bianchi: oggetti che emettono materia, al contrario dei buchi neri. Parte dei wormhole Wormholes: altamente instabili. Scorciatoie attraverso lo spazio-tempo Un po’ di Fantascienza 2! Alcubierre drive: viaggi a velocità warp? Nel 1994, il fisico messicano Miguel Alcubierre proposto un metodo per poter effettuare viaggi interstellari. Studiando attentamente la RG Alcubierre ha mostrato che è ipoteticamente possibile creare una sorta di onda spaziotemporale per cui è possibile far sì che il tessuto dello spazio davanti a un veicolo spaziale si contragga e lo spazio dietro si espanda. La nave cavalcherebbe questa onda all'interno una regione conosciuta come una bolla di curvatura (al cui interno lo spazio è piatto). Dal momento che la nave non è in movimento all'interno di questa bolla, ma è trasportata con essa gli effetti relativistici come la dilatazione di tempo non si applicano nel modo in cui si avrebbe nel caso di una nave in movimento ad alta velocità attraverso lo spaziotempo piatto. Grazie alla la contrazione dello spazio di fronte a essa e alla distenzione dello spazio dietro di essa, l’astronave potrebbe raggiungere la sua destinazione più veloce di un fascio luminoso che viaggi al di fuori della bolla di curvatura. Tuttavia, non si conoscono, per il momento, metodi per creare un tale bolla di curvatura in una regione che non contenga già uno, o di lasciare la bolla una volta al suo interno. ONDE GRAVITAZIONALI Onde gravitazionali • • • Se una grande quantità di materia subisce una rapida accelerazione (per esempio in un collasso gravitazionale di una stella) la curvatura dello spazio-tempo subisce una “increspatura”, vengono cioè generate onde gravitazionali, simili alle onde dell’acqua Tali onde furono previste teoricamente da Einstein ed hanno la caratteristica di viaggiare alla velocità della luce c ed essere onde trasversali (come la luce) Le onde gravitazionali, data la loro estrema debolezza, non sono state ancora verificate sperimentalmente nonostante i diversi esperimenti in atto. Generate dall’accelerazione di oggetti massivi • Esempi di sorgenti astrofisiche: Big Bang Formazione di galassie. Buchi neri binari Formazione di stelle a Neutroni durante una supernova Stelle a neutroni coalescenti Superstringhe In particolare la produzione di OG dovrebbe avvenire in sistemi binari con due oggetti massivi che ruotano l’uno intorno all’altro. Le forti accelerazioni dovute all’attrazione gravitazionale dovrebbe produrre OG che porterebbero via energia meccanica al sistema. Come conseguenza di tale perdita i due oggetti dovrebbero pian piano collassare l’uno sull’altro. Negli anni ‘70 R.Hulse e J.Taylor hanno osservato un sistema binario di pulsar rotanti il cui periodo di rotazione diminuisce di 75 millisecondi ogni anno. Qusta è considerata una prova indiretta dell’esistenza delle onde gravitazionali. Ricerca delle onde gravitazionali Esistono diversi progetti rivolti alla rilevazione di eventuali onde gravitazionali. Quasi tutti si basano sulla tecnica dell’interferometria laser. Un raggio laser viene diviso in raggi e diretti lungo i due bracci dell’interferometro. I due raggi sono riflessi indietro da specchi posti alla fine dei bracci. I raggi vengono fatti rimbalzare più volte verso il fondo del braccio grazie a altri specchi posti all’inizio dei bracci (central mirror) allo scopo di aumentare la distanza percorsa dalla luce e aumentare la sensibilità dell’interferometro. Alla fine i due raggi raggiungono il rivelatore dando luogo ad una figura di interferenza. Il passaggio di un’onda gravitazionale, deformando lo spazio al suo passaggio provocherebbe una variazione della lunghezza dei bracci che genererebbe un cambiamento della figura di interferenza. Locations of detectors LIGO: American VIRGO: French and Italian Government built laser interferometer near Pisa, Italy GEO: British and German interferometer near Hannover TAMA: Japanese interferometer in Tokyo AGIO: Australian interferometer Picture source: http://www.ligo-la.caltech.edu/Posters/poster18.html LIGO: Livingston Observatory (USA) VIRGO: Pisa (Italia) LISA: Laser Interferometer Space Antenna Molte delle speranze nella rilevazioni delle onde gravitazionali risiedono in LISA: il principio di funzionamento è più o meno simile a quello degli interferometri laser sulla Terra ma in questo caso LISA è posto nello spazio. spaceplace.jpl.nasa.gov/ lisa_fact2.htm I bracci di Lisa potrebbero essere lunghi 5 milioni di Km permettendo di rilevari anche onde di piccola intensità prodotti da stelle doppie o dalla fusione di buchi neri nel centro della nostra galassia. La data prevista del lancio dovrebbe essere il 201?. Il sistema funziona come un transponder ottici. Ogni spacecraft invia fasci laser agli altri due e riceve quelli emessi da questi e agganciati in fase con i fasci entranti. Mediante misura della fase relativa dei fasci si misurano le variazioni di percorso (dovute ad OG)