Il Telescopio (Parte I) Un Giorno da Astrolo: Le giornate didattiche di Andrea Argoli Quinto Incontro - 21/09/2013 - Palazzo Ducale di Tagliacozzo www.progetto-comune.it/astro - [email protected] Adolfo De Sanctis Associazione Culturale Progetto Comune www.progetto-comune.it Sommario In questo incontro impareremo a conoscere lo strumento fondamentale dell'Astronomia (sia Amatoriale che Professionale): il Telescopio. Abbiamo già incontrato, nei precedenti incontri, alcuni dei concetti base degli strumenti ottici quali apertura e ingrandimento. Il telescopio è lo strumento che permette di osservare tutti gli oggetti celesti, purché si usi lo strumento adeguato. La grande versatilità di questo strumento è dovuta all'esistenza di diversi tipi di telescopio; questi si distinguono per costruzione ottica, per costruzione meccanica e per sistema di puntamento. La scelta del telescopio deve essere legata al tipo di osservazione che si vuole compiere: benché esistano telescopi più o meno versatili, non esiste un telescopio per uso generico. Vedremo insieme quali sono le caratteristiche importanti di uno strumento e come utilizzarlo al meglio per godere delle meraviglie dell'Universo. Indice 1 La scelta del Telescopio 1.1 Struttura 1.2 Costruzione ottica 1.3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 1.2.1 Struttura del tubo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 1.2.2 Magnitudine e Risoluzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 1.2.3 Ingrandimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 1.2.4 Contrasto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Montature . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 1.3.1 Sistema di coordinate equatoriali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 1.3.2 Montatura equatoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 1 La scelta del Telescopio 2 1 La scelta del Telescopio La scelta del primo telescopio o dello strumento denitivo è sempre materia complessa. Ci sono da valutare molti fattori, tra cui quelli economici, anché si possa godere al massimo del suo uso. Esistono molte tipologie diverse di telescopio, più o meno sosticate, ma la cosa da tenere sempre a mente è che il telescopio è prima di tutto uno strumento che serve a raccogliere luce. Si può essere tentati da pubblicità che riportano le strabilianti capacità di ingrandimento di uno strumento, alcuni superano ingrandimenti di 500 volte, ma questi ingrandimenti sono di fatto inutilizzabili anche con strumenti professionali. Per questo motivo prima di preoccuparci dell'ingrandimento andiamo a studiare come è fatto un telescopio per uso amatoriale. 1.1 Struttura Un telescopio è caratterizzato da tre parti principali (gura 1): il tubo ottico, la montatura e il treppie- di/supporto. Il tubo ottico può essere di diverse tipologie ma esistono tre grandi famiglie: rifrattori, riettori e compositi (o catadiottrici). La montatura può essere di due tipologie: altazimutale o equatoriale. Quest'ultima può essere motorizzata, computerizzata oppure completamente manuale. Il treppiedi/supporto svolge un ruolo fondamentale, sia per sostenere il tubo ottico e la montatura, sia per smorzare le vibrazioni dello strumento: esso deve essere sempre di adeguate dimensioni e robustezza per poter sorreggere il peso delle strumentazioni. (a) Telescopio riettore. (b) Telescopio rifrattore. Fig. 1: Struttura del telescopio 1.2 Costruzione ottica La parte ottica dei telescopi sarà analizzata in maggiore dettaglio nel prossimo incontro, per il momento ci limitiamo a descrivere le caratteristiche principali dei diversi sistemi ottici. In gura 2 sono riportati gli schemi dei più diusi sistemi ottici. Tutti i sistemi ottici hanno in comune quattro parti principali: l'obiettivo (che denisce l'apertura), l'oculare, il tubo di supporto e il sistema di messa a fuoco. La prima grande distinzione è tra rifrattori e riettori. I primi (a in g. 2) sono tubi ottici costruiti con lenti, il tipo più semplice detto rifrattore acromatico è composto da un obiettivo principale di due lenti e da un oculare (normalmente composto da gruppi di 3-6 lenti). L'uso di due lenti come obiettivo primario sarà chiaro quando parleremo di aberrazioni cromatiche. Il cannocchiale di Galileo era di questo tipo. I telescopi riettori sono composti da specchi (b e c in g. 2). In questo caso il sistema di raccolta della luce è adato ad uno o più specchi, concavi o convessi, che svolgono il ruolo delle lenti nei rifrattori. I riettori semplici come i Newtoniani sono tra i telescopi più diusi tra gli astroli e permettono di raggiungere elevate aperture (oltre 400 mm) con spese relativamente contenute. 1.2 Costruzione ottica 3 Esiste poi la famiglia dei compositi o catadiottrici (d in g. 2) che usano una combinazione di lenti e specchi come obiettivo, questi sono al giorno d'oggi tra i telescopi amatoriali di fascia alta più diusi. Fig. 2: Costruzioni ottiche di base: a) Rifrattore, b) Riettore Newtoniano, c) Cassegrain Classico, d) Maksutov Catadiottrico; 1.2.1 Struttura del tubo In gura 3 è riportato lo schema esemplicativo della struttura di due tubi ottici: un rifrattore e un riettore. (a) Telescopio rifrattore. (b) Telescopio riettore. Fig. 3: Struttura del telescopio Il primo è costituito da un obiettivo, un oculare e un sistema di messa a fuoco (detto fuocheggiatore); il secondo è composto da uno specchio primario (che è l'obiettivo, solitamente detto primario), uno specchio secondario, un oculare e un fuocheggiatore. 1.2.2 Magnitudine e Risoluzione Come abbiamo visto per il binocolo i parametri che distinguono uno strumento ottico sono l'apertura (diametro dell'obiettivo) e l'ingrandimento. Questi due parametri hanno dirette conseguenze su cosa possiamo osservare 1 La scelta del Telescopio 4 in quanto deniscono la magnitudine limite e la risoluzione dello strumento. Riportiamo nelle tabelle 1a e 1b i valori di magnitudine limite e risoluzione teorica secondo il criterio di Dawes (vedi precedenti lezioni). Apertura Magnitudine Apertura Magnitudine Apertura Risoluzione Apertura Risoluzione 60mm 80mm 100mm 150mm 10.5 11.0 12.0 13.4 200mm 250mm 320mm 400mm 13.9 14.2 14.7 15.5 60mm 80mm 100mm 150mm 2.2 1.5 1.2 0.8 200mm 250mm 320mm 400mm 0.6 0.5 0.4 0.3 Magnitudine visuale limite per diverse aperture. (a) (b) Risoluzione (in secondi d'arco) per diverse aperture. Tab. 1 Una nota merita la magnitudine limite. Questa è riferita alla luminosità integrata dell'oggetto, ovvero come se l'oggetto fosse compresso in un punto luminoso (sorgente). In realtà molti oggetti, come nebulose e 6 − 8 ma sono molto dicili da vedere con telescopi 200 mm mentre oggetti con magnitudine inferiore, ma più piccoli (in cui la luce è più concentrata) risultano galassie, hanno magnitudini visuali (integrate) al di sopra di da visibili anche con aperture minori. Dipende cioè da quanto è diusa la luce dell'oggetto. Questa tabella è adabile per quanto riguarda le stelle e i pianeti, che appaiono come sorgenti puntiformi. 1.2.3 Ingrandimento L'ingrandimento di un tubo ottico è denito come il rapporto tra le dimensioni apparenti dell'immagine osservato nello strumento e le dimensioni apparenti dell'oggetto osservato ad occhio nudo. Il telescopio permette di cambiare l'ingrandimento cambiando l'oculare, ovvero l'oggetto che ci permette di vedere l'immagine formata dall'obiettivo. I due parametri di interesse sono la lunghezza focale dell'obiettivo e la lunghezza focale dell'oculare. Entrambi i valori sono riportati sullo strumento e sui diversi oculari. Mentre la lunghezza focale dell'obiettivo è ssa, cambiando oculare possiamo variare le loro lunghezze focale e di conseguenza l'ingrandimento secondo da relazione: I= × ovvero l'ingrandimento (espresso in quella dell'oculare Locu Lobj (mm) Locu (mm) (1) per) è dato dal rapporto tra la lunghezza focale dell'obiettivo Lobj e entrambe espresse in mm (o comunque in unità omogenee di lunghezza). L'ingrandimento deve andare di pari passo con l'apertura, ovvero non è detto che ingrandire di più è meglio, in quanto generalmente si perde in contrasto. pratico mf , Esiste una relazione che ci fornisce il minimo ingrandimento ovvero quello per cui non si sore di vignettatura, ossia la perdita di denizione dell'immagine ai bordi del campo visivo: mf = dove Dobj Dobj (mm) 8 mm (2) è l'apertura espressa in mm. Il massimo ingrandimento è dato in maniera empirica da circa cinque volte quello minimo. I valori per diverse aperture sono riportati in tabella 2. Apertura Minimo Ottimale Massimo Apertura Minimo Ottimale Massimo 60mm 80mm 100mm 150mm 15× 20× 25× 40× 25× 30× 35× 50× 100× 150× 175× 180× 200mm 250mm 320mm 400mm 50× 60× 80× 100× 70× 85× 105× 135× 200× 250× 320× 400× Tab. 2: Ingrandimento minimo, ottimale e massimo per diverse aperture 1.2.4 Contrasto Il rapporto tra la lunghezza focale e l'apertura e prende il nome di f/ rapporto focale normalmente indicato con seguita dal numero del rapporto: f/ = Lobj (mm) Dobj (mm) (3) Questo numero è molto importante perché denisce quella che in gergo fotograco è la velocità di un obiettivo. Ovvero denisce la capacità di raccolta di luce di un obiettivo ma anche il suo contrasto. Valori elevati come o f /5 f /3 sono normalmente utilizzati per l'osservazione di oggetti di cielo profondo in quanto danno una elevata luminosità ma non permettono elevati ingrandimenti pratici e non forniscono elevati contrasti per oggetti troppo 1.3 Montature luminosi. 5 Valori bassi come f /12 permettono elevati ingrandimenti e elevato contrasto per oggetti luminosi, sono perciò usati per l'osservazione ad alta risoluzione dei pianeti. 1.3 Montature Il tubo ottico è supportato dalla montatura. Questa è un sistema che permette il puntamento del tubo verso gli oggetti celesti e ne permette di seguire il moto apparente sulla volta celeste nel corso del tempo. La montatura altazimutale è stata già arontata quando si è parlato dell'uso del binocolo. Adesso ci occuperemo della montatura 1.3.1 equatoriale. Sistema di coordinate equatoriali In gura 4a è riportato lo schema che illustra il sistema di coordinate equatoriali. Questo sistema permette di individuare un oggetto celeste per mezzo di due coordinate: l'ascensione δ ). retta (AR o α) e la declinazione (DEC o La volta celeste viene suddivisa in un reticolato ortogonale (come per le coordinate terrestri) in cui l'asse della Terra individua i poli Nord (stella polare) e Sud celesti e il piano ad esso ortogonale (prolungamento immaginario dell'equatore terrestre) è l'equatore celeste. La griglia è poi divisa in meridiani e paralleli individuati da AR e DEC. (a) Sistema di coordinate equatoriali (b) Posizione del Sole alle 12 del 21 Marzo 2011, denizione del primo punto di Ariete (punto γ ) Fig. 4 L'ascensione retta è misurata lungo l'equatore celeste in unità di tempo (ore, minuti e secondi) a partire da un punto, detto punto Gamma (γ ) o primo punto di Ariete che corrisponde al punto in cui si trova il sole γ 0h 0m 0s e da qui si individua il primo meridiano. Il punto opposto è detto punto Omega h m s alla AR 12 0 0 . Attualmente (epoca 2000) il punto γ si trova nella costellazione dei Pesci all'equinozio di primavera (21 Marzo), ovvero al punto in cui l'eclittica interseca l'equatore celeste. Il punto corrisponde alla AR (Ω) e corrisponde come riportato in gura 4b. La declinazione si misura a partire dall'equatore celeste lungo il meridiano corrispondente alla AR in unità di angolo in gradi sessagesimali (da 1.3.2 +90◦ a −90◦ ). Montatura equatoriale La montatura che permette di usare il sistema di coordinate equatoriali è la montatura equatoriale. Il tipo più semplice, e più diuso, è la cosiddetta montatura equatoriale alla tedesca. In gura 5 riportiamo lo schema e la foto di una montatura di questo tipo. La montatura è composta da un sistema di due assi: l'asse di declinazione e l'asse di ascensione retta. Quest'ultimo è importante poiché deve essere allineato con l'asse polare, ovvero deve puntare la Stella Polare. In questo modo ruotando attorno a questo asse si seguirà il moto apparente delle stelle mantenendole sse nell'immagine. Questa procedura, detta allineamento polare, è molto importante e si eettua di solito con l'ausilio di una bussola e di un piccolo cannocchiale posto all'interno della montatura. Riferimenti bibliograci 6 (a) Schema di allineamento (b) Una montatura di grandi dimensioni computerizzata Fig. 5: Montatura equatoriale alla tedesca L'asse di declinazione è invece sso, ovvero una volta impostata la declinazione di un oggetto questa non cambierà durante la notte in quanto l'unico asse attorno a cui ruoteremo sarà quello di ascensione retta. Le montature possono essere motorizzate o computerizzate per inseguire automaticamente gli oggetti celesti. Altra componente importante sono i contrappesi, in quanto un telescopio è prima di tutto una bilancia. Un sistema di contrappesi serve a bilanciare il tubo ottico posto sulla montatura e permette movimenti uidi e precisi. Alcuni tipi di montature permettono di usare i cerchi metrici. Questi sono dei dischi graduati posti in asse con AR e DEC e permettono, attraverso un indice, di impostare le coordinate di un oggetto e individuarlo così più facilmente. L'uso dei cerchi metrici è piuttosto laborioso in quanto prevede una fase di messa a punto e azzeramento. Parleremo più approfonditamente di allineamento polare e uso delle coordinate in un successivo incontro. Riferimenti bibliograci [1] Practical Astronomy, Storm Dunlop, PHILIP'S [2] A complete manual of Amateur Astronomy - Tools and Techniques for Astronomical Observations - P. Clay Sherrod, Thomas L. Koed - Dover Publications [3] Il manuale pratico di astronomia - Pierre Bourge, Jean Lacroux, P. Tanga - Zanichelli; 2 edizione [4] Come osservare il cielo con il mio primo telescopio - Walter Ferreri - Il Castello (2009)