OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO GALILEI 28019 SUNO (NO) - Tel. 032285210 – 335 275538 apansuno @ tiscalinet.it www.apan.it BOLLETTINO N. 325 Mercoledì 16 ottobre 2013, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del terzo mercoledì di ogni mese si illustrerà il progetto del planetario e si faranno delle prove di proiezione. La Luna sarà tra il primo quarto ed il plenilunio. Giove sorgerà verso le 23 nei Gemelli e un’ora più tardi Marte sorgerà a tarda notte nel Leone. Saturno e Venere e Mercurio saranno difficilmente visibili al tramonto poco sopra l’orizzonte tra la Vergine e la Bilancia. RECENSIONI MAPPE CELESTI Firenze, Palomar Srl, 2013-10-11 Formato 90 x 90 cm Prezzo € 20 per ogni singola mappa Quando c’è una bella notte stellata il signor Palomar dice: “Devo andare a guardare le stelle”- .Dice proprio: - “Devo,”- perché odia gli sprechi e pensa che non sia giusto sprecare tutta quella grande quantità di stelle che gli viene messa a disposizione. - Italo Calvino, Palomar. Le Crumpled Sky maps sono le nuove mappe che Palomar dedica ai cieli stellati e ai sognatori di oggi, invitandoli ad alzare lo sguardo e a lasciarsi emozionare. Il cielo stellato possiede un’eterna capacità di fascinazione, sia estetica che esistenziale: realizzare una mappa del cielo notturno che ne restituisse la bellezza e che, grazie al supporto su cui è stampata, fosse di facile utilizzo, resistente, impermeabile, visibile al buio, sono state tra le motivazioni alla base del progetto. L’uso di inchiostri luminescenti ha permesso di esaltare il risultato grafico, valorizzando l’estetica del cielo stellato. La globalità del progetto – ovvero offrire a tutti i potenziali sognatori del pianeta la possibilità di leggere, attraverso la mappa, il proprio cielo - ne ha richiesto una declinazione multipla. Il cielo stellato cambia infatti a seconda del paese dal quale lo si guarda ed inoltre, ogni stagione ha un cielo diverso. Il progetto Crumpled Sky prevede pertanto una serie di mappe del cielo notturno che permettono a tutti e in tutte le stagioni di emozionarsi guardando il cielo in una notte limpida e stellata. La dimensione extra large (quasi 1 metro X 1 metro) della mappa facilita la consultazione e il riconoscimento delle diverse stelle, ma non soltanto; la rappresentazione grafica del cielo stellato che al buio si illumina e fa brillare le configurazioni lineari delle costellazioni, mette voglia di appendere la mappa alla parete, come un grande quadro dedicato al cielo. Queste mappe non temono né la pioggia, né lo spiegazzamento, sono consigliabili a tutti coloro che tengono delle serate osservative e alle associazioni di astrofili: il loro punto forte è la chiarezza e l’indistruttibilità. (a cura di Silvano Minuto) MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI UDINE Torre dell’Orologio (continua dal bollettino n. 324) Lo gnomone si trova inserito sulla volta della Loggia. Ha la forma di un sole fiammeggiante con, al centro, un foro che permette al pennello di luce che lo attra-versa di illuminare la linea meridiana (fig. n. 4). Figura n. 4: Udine, Loggia di San Giovanni, lo gnomone della meridiana. Bibliografia: -Alfred Ungerer: “Les Horloges astronomiques et monumentales les plus remar-quables de l’Antiquité jusqu’à nos jours” (Strasburgo, 1931). -Ufficio Stampa del Comune di Udine. A cura di Salvatore Trani CONSIGLI PER L’OSSERVAZIONE ORSA MINORE Costellazione visibili tutto l’anno. Copre 256 gradi quadrati e contiene 20 stelle più brillanti della sesta magnitudine. Costellazione circumpolare dalla forma simile a quella dell'Orsa Maggiore anche se risulta molto meno estesa e le sette stelle che delineano l'asterismo sono meno brillanti. Per questo motivo viene anche chiamata Piccolo carro. Contiene il Polo Nord celeste in prossimità del quale si trova la Stella Polare (Alfa CMi). Le sette stelle principali hanno luminosità decrescente dalla 2.0 alla 5.0 mag. e possono servire per definire la qualità del cielo. Sembra che la costellazione sia stata introdotta in Grecia da Talete verso il 600 a.C. E' legata allo stesso mito dell'Orsa Maggiore; la minore identifica il figlio di Callisto, Arcade. Questa costellazione non contiene oggetti del profondo cielo interessanti. Alfa α. A.R. 02h 32m – D. + 80° 16’ – Sp F8 Stella che indica la posizione approssimativa del Polo Nord celeste; si trova a meno di un grado di distanza. A causa della precessione, si sta avvicinando e nel 2102 diventerà di 27' 37". La Polare è anche una doppia con componenti di mag. 2.0 e 8.2 separate da 18.4", quindi abbastanza facile anche se la differenza di magnitudine dei due astri e notevole. E' anche una stella variabile, precisamente una Cefeide che porterebbe la sua luminosità da 1.9 mag. a 2.1 mag. in 3.96 giorni. Negli ultimi tempo le pulsazioni hanno cominciato a diminuire riducendosi quasi completamente. Dista dal sistema solare 430 anni luce; la sua luminosità è 2400 volte maggiore della nostra stella. Beta β. A.R. 14h 51m – D. + 74° 09’ – Sp K5 Stella di mag. 2.1 e con tipo spettrale K5. Si trova a 126 anni luce di distanza e brilla come 185 Soli. Si trovava vicino al polo celeste 3000 anni fa. Le stelle che si trovano intorno alla Polare, visibili in tutte le stagioni, vengono sovente utilizzate per testare i propri strumenti e come stelle di confronto. GIUSEPPE CALANDRELLI L'abate Giuseppe Calandrelli (Zagarolo, 22 maggio 1749 – Roma, 24 dicembre 1827) è stato un astronomo e matematico italiano. Persona di ottima indole e vivace ingegno, sotto la protezione del cardinale Flavio Chigi, nel 1768 completò il corso di filosofia e fu ordinato sacerdote. Destinato alla professione di avvocato, comprese che «falsa era la strada a lui segnata». Si ritirò dunque nel seminario di Magliano in Sabina in cui dimorò per quattro anni dedicandosi alle scienze naturali. Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, quando la direzione del Collegio Romano fu affidata a sacerdoti secolari, il giovane Calandrelli si perfezionò nelle discipline scientifiche e divenne un sostituto del suo maestro Padre François Jacquier. Ottenne molti incarichi prestigiosi: lezioni di fisica al posto del defunto professore, direzione dell'Accademia di Fisica, incarico del Papa di munire di conduttori elettrici il palazzo pontificio del Quirinale e altri. Fondò a Roma la scuola di astronomia. Perfezionò il settore zenitale di nove piedi e determinò con grande precisione la latitudine della specola (41° 53' 54, 32). Nel 1815 il Calandrelli fu sollevato dagli impegni della didattica e si dedicò interamente agli studi, fino al 1824, quando il Collegio Romano fu Collegio romano – Torre Calandrelli restituito alla Compagnia di Gesù. Egli si ritirò nel seminario di Sant'Apollinare, dove morì nella notte di Natale del 1827 a causa di una malattia infiammatoria. Le sue spoglie riposano nella chiesa di Sant'Apollinare. LE COSTELLAZIONI CHE NON CI SONO PIÙ Le costellazioni hanno subito variazioni e modifiche nel corso dei secoli, alcune sono nate in epoche medioevale e altre sono definitivamente scomparse nei secoli successivi. Emisfero boreale: GRANDE TELESCOPIO DI HERSCHEL Creandola nel 1781 l'astronomo austriaco Hell volle rendere omaggio al grande astronomo inglese Sir William Herschel. Era costituita da stelle oggi appartenenti a Gemelli e Auriga. Per commemorare la scoperta del pianeta Urano, Hell aveva creato nel 1789 due costellazioni: la prima, situata tra i Gemelli e Auriga, rappresentava il telescopio lungo 6 metri di Herschel; e l'altra, stretta tra Orione e il Toro, raffigurava il suo riflettore di 2 metri. Bode le ridusse a una sola, raffigurando il telescopio con il quale Herschel aveva scoperto Urano nel punto dove Hell aveva posto il Grande telescopio, e lo chiamò il Telescopio di Herschel. Fonte UAI IL PIÙ POTENTE CAMPO MAGNETICO DELL’UNIVERSO Nella Via Lattea, scoperto da un gruppo italiano Si trova nella Via Lattea, distante 6.500 anni luce dal nostro Sistema Solare, il più potente campo magnetico mai osservato nell'universo. Lo ha scoperto e descritto sulla rivista Nature il gruppo italiano coordinato dall'astrofisico Andrea Tiengo, della Scuola Superiore Universitaria Iuss di Pavia e ricercatore dell'Istituto di Astrofisica (Inaf). Fra gli autori il presidente dell'Inaf, Giovanni Bignami, professore ordinario di astronomia allo Iuss. ''E' la scoperta che stavamo aspettando da molto tempo'', ha detto Tiengo. E' infatti la prima volta in assoluto che viene osservato direttamente il campo magnetico generato da un oggetto cosmico bizzarro come una magnetar. Le magnetar sono stelle di neutroni estremamente dense, generate quando stelle molto più grandi del Sole giungono al termine della loro vita e collassano. ''Quella che abbiamo pubblicato - ha proseguito è la prima misura diretta del campo magnetico di una magnetar'' e quello che emergeè che si tratta del ''campo magnetico più grande nell'universo attuale. Non possiamo infatti escludere che poco dopo il Big Bang siano esiste magnetar dal campo magnetico piu' potente di quello che abbiamo osservato''. Finanziata da Inaf e Agenzia Spaziale Italiana (Asi), la ricerca è stata condotta in collaborazione con universita' di Padova, University College di Londra, Laboratorio di astrofisica interdisciplinare del francese Cea (Commissariat à l'énergie atomique et aux énergies alternatives) e Istituto di Scienze dello Spazio (Ice) di Barcellona. La magnetar, osservata con l'aiuto della vista ai raggi X del telescopio spaziale XMM-Newton dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), si chiama SGR 0418+5729, si trova a 6.500 anni luce dal Sistema Solare e genera un campo magnetico milioni di miliardi di volte superiore a quello terrestre. Il risultato, ha osservato Tiengo, è il primo passo per mettere a punto catalogo delle magnetar e per conoscere aspetti inediti del comportamento della materia quando viene sottoposta a campi magnetici così intensi, impossibili da riprodurre in laboratorio. Diventa anche possibile studiare le potenti emissioni di raggi X e gamma che si verificano sulla superficie di queste stelle, che in alcuni casi possono essere così intense da interferire con le telecomunicazioni terrestri. E' emerso infine che la superficie della stella non è uniforme e che in alcune zone il campo magnetico diventa più intenso. Un aspetto, questo, fondamentale perché la presenza di più campi magnetici di diversa intensità nella stessa stella è ritenuta una delle principali cause delle esplosioni cosmiche, proprio come accade con le eruzioni tipiche del nostro Sole. Fonte ANS IL PIÙ GRANDE RADIOTELESCOPIO D’EUROPA In Sardegna il radiotelescopio più grande d'Europa, il Sardinia Radio Telescope Inaugurato il 30.9.2013 un gigantesco cacciatore di sorgenti radio spaziali. Inaugurato il nuovo radiotelescopio di 64 metri di diametro destinato a far fare un ulteriore salto di qualità alla scienza spaziale italiana. L'antenna parabolica alta come un palazzo di 20 piani, costruita a Pranu Sanguni (comune di San Basilio), a 35 chilometri da Cagliari, è il più grande e moderno strumento del genere in Europa e il secondo al mondo, superato solo dal Green Bank Telescope in Virginia, USA (ben 100 metri di diametro). Lavoratore instancabile, SRT scruterà lo Spazio profondo a caccia di segnali che raccontino come era fatto l'Universo primordiale, ma potrà studiare con incredibile dettaglio anche oggetti del nostro "vicinato" cosmico come pulsar, quasar e nebulose, mentre farà parte della rete del SETI, per la ricerca di eventuali segni di vita extraterrestre. Sarà indispensabile per mantenere il contatto con le sonde interplanetarie, come la Voyager 1, che ha ufficialmente varcato i confini del Sistema Solare, e gli altri strumenti di ESA e NASA già in orbita o che saranno lanciati in futuro. La mega antenna farà anche parte di un network mondiale di radiotelescopi sparsi su tutta la Terra, il cui utilizzo coordinato permetterà di analizzare con incredibile dettaglio le sorgenti radio nello Spazio. Questa tecnica, chiamata VLBI (Very Long Baseline Interferometry), misura anche, registrando i lievi spostamenti geologici delle varie parabole, i movimenti delle placche della litosfera terrestre. Fonte: siti internet DECOLLA L’HI-TECH ITALIANO Prove generali per l’apertura dello spazio alle aziende private La navetta della Orbital costruita in Italia destinata alla Stazione Spaziale Il razzo Antares sulla rampa di lancio di Wallops Island, nello stato americano della Virginia La navetta Cygnus, costruita in Italia dalla Thales Alenia Space per l'azienda privata americana Orbital Science. La navetta porterà rifornimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Dopo il debutto, avvenuto il 21 aprile 2013 con un simulacro del modulo Cygnus, la navetta affronta la sua prima missione dimostrativa. La capsula Cygnus, porterà sulla Stazione Spaziale rifornimenti logistici e cibo per gli astronauti e ad attenderla ci sarà anche l'italiano Luca Parmitano. Sarà proprio l'astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) a catturare la capsula con il braccio robotico della Stazione Spaziale e ad agganciarla. Dopo il lancio avvenuto il 18 settembre 2013, Cygnus ha completato con successo la procedura di aggancio alla Stazione spaziale internazionale (Iss). La Nasa ha definito la missione – da 500 milioni di dollari - come "una pietra miliare" del volo spaziale commerciale e privato. La navicella ha impiegato 11 giorni per portare a termine il suo viaggio, nonostante inizialmente ne fossero stati preventivati solo 4. I problemi tecnici che avevano fatto fallire il primo tentativo di approccio del 22 settembre sono stati risolti, e intorno alle 13 di domenica 29 settembre (ora italiana) Cygnus è stata catturata dal braccio robotico della Iss. Dopo i controlli di connessioni, verranno prelevati i quasi 600 chili di rifornimenti per gli astronauti. Poi, nel giro di qualche settimana, avverrà lo sgancio e l’auto-distruzione, poiché per la Cygnus non è prevista alcuna procedura di rientro. ALCUNE ZONE DEL CIELO DA CONTROLLARE AD OCCHIO NUDO Alcune zone del Cielo da controllare ad occhio nudo, sempre ! Questo è un invito ad osservare con costanza poche ma interessanti zone del Cielo, ad occhio nudo, ricordando però che ovunque può apparire una Nova od una Super Nova. L'attenzione va posta nelle costellazioni della Corona Boreale (CRB), del Cigno (CYG) e di Orione (ORI), rispettivamente ben visibile in primavera-estate, in estate-autunno ed in inverno. Ora vediamo di precisare nel miglior modo possibile il perché. Nella Corona Boreale nel 1866 e nel 1946 è apparsa una Nova, denominata T CRB, che ha raggiunto la magnitudine visuale 2 , dalla magnitudine visuale abituale di circa 10 , rivaleggiando con la stella principale della costellazione Alpha CRB, dal nome proprio di Gemma. Nei cataloghi stellari è ora classificata quale Nova Ricorrente, dopo il 1846 è riapparsa 80 anni dopo, ovvero nel 1946, quindi potrebbe riesplodere nel 1946+80=2026, ma non è detto, i tempi cosmici non hanno la logica umana. Quindi la nuova esplosione potrebbe avvenire in un qualsiasi momento, allora, osserviamo la piccola Corona Boreale ogni volta che alziamo gli occhi al Cielo, per vedere se c'è qualcosa di nuovo. Nel collo del Cigno c'è una stella chiamata 34 CYG o P CYG, prima del 1600 probabilmente non c'era, ora è chiamata anche Nova Permanente. Nel 1600 si palesò di circa magnitudine visuale 3, indi poi fluttuò molto vistosamente e dal 1715 si stabilizzò attorno alla 5, attualmente nel 2013 è circa attorno alla magnitudine visuale 4.8. E' una stella così grande che risulta instabile, vive di continuo sull'orlo di una colossale esplosione, sempre imminente, ma quando? Controlliamo sempre il collo del Cigno per vedere se tutto è tranquillo ! Da ultimo in Orione la stella principale è una gigante rossa di nome Betelgeuse (Alpha ORI) se andiamo a vedere l'evoluzione stellare delle giganti rosse dobbiamo aspettarci una esplosione in Super Nova. E' una stella tipicamente invernale, anche se fa freddo controlliamo Betelgeuse anche attraverso i vetri della finestra. Anche qui i tempi cosmici tipici dell'Astronomia, la scienza dei grandi tempi e delle immense distanze, ci sono ignoti, nulla è impossibile ma eventualmente solo poco probabile, ricordando che se le tre stelle fossero già esplose in tempo reale, occorre aspettare che la luce giunga a noi dopo centinaia di Anni Luce, quanto sono distanti le tre stelle, prese qui in esame, dal Sistema Solare. Uranio LE VIGNETTE DI GIACOMO BONZANI Una delle vignette dell'amico Gim (Giacomo Bonzani) ispirata alla visita dei quadranti solari a Vellette. CURVA DI LUCE DELLA NOVA DEL 2013 Agli amici del cielo. Ecco la curva di luce di Uranio della Nova Del 2013, le prime tre stime fatte nella stessa sera mettono in evidenza che ho visto la Nova aumentare proprio sotto i miei occhi ! In totale sono state fatte 19 stime in 17 giorni diversi. astronomically your Sandro Osservatorio Astronomico Studium Milano Ovest Sandro Baroni Via Ciconi 8 - 0147 Milano FLY ME TO THE MOON Il cratere Albategnius Nella regione del cratere Ptolemaeus possiamo osservare il cratere "Albategnius", una formazione circolare danneggiata di 139Km con versanti scoscesi disseminati di piccoli crateri, sulle alte pareti si sovrappongono molti crateri tra cui Klein ad ovest e Albategius B a nord. Nel vasto fondo piatto una Macchia bianca ad ovest, una montagna centrale, depressioni e piccoli cratei. La sua formazione risale al periodo Nectariano (da -3.92 miliardi di anni a -3.85 miliardi di anni). Il periodo migliore per la sua osservazione è al primo quarto oppure 6 giorni dopo la Luna piena. Alcuni dettagli: Longitudine: 4.1° Est Latitudine: 11.2° Sud Quadrante: Sud-Est Area: Regione del cratere Ptolemaeus Origine del nome: Dettagli: Muhammad ibn al-Battani Astronomo arabo del 9° secolo nato in Arabia Nato a: Harran nel 858 Morto a: Qasr al Djiss nel 929 Fatti notevoli: Autore dello 'Zidj', migliorando considerevolmente le conoscenze astronomiche del suo tempo. Misura dell'obliquità dell'Eclittica. Autore del nome: Riccioli (1651) Nome dato da Langrenus: Ferdinandi III Imp. Rom. Nome dato da Hevelius: Mons Didymus Nome dato da Riccioli: Albategnius Nelle foto una ripresa del cratere "Albategnius" e un ritratto dell'epoca di Muhammad ibn al-Battani. Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un binocolo 10x. .Davide Crespi ITALIANI IN STARDUST@HOME Il progetto stardust@home ha avviato, nel giugno 2013, la sesta fase. Il tutto ebbe inizio nel febbraio 1999 con il lancio dal Kennedy Space Center (Cape Canaveral) della sonda spaziale Stardust. Un incontro ravvicinato con la cometa Wild 2 nel gennaio 2004 e il rientro avvenuto nel gennaio 2006. Un viaggio di quasi 7 anni, 4.63 miliardi di chilometri, tre orbite intorno al Sole e del prezioso materiale, catturato dal collettore, da analizzare. Immagine artistica dell’incontro della sonda Stardust con la cometa periodica Wild 2 (81P) [courtesy NASA]. Il collettore con le 130 mattonelle di aerogel con una superficie di circa 1000 centimetri quadrati per ciascun lato [courtesy NASA]. Nell’agosto del 2006 inizia la ricerca con il Virtual Microscope con oltre 30000 volontari da tutto il mondo di cui circa 500 italiani. E’ la prima fase. Le successive fasi sono un’evoluzione per la migliore esperienza acquisita nella ricerca di queste particelle interstellari e cometarie. Nel 2008 viene creato anche un Red Team cui prendono parte 38 membri, 7 dei quali sono italiani. Mentre, tra coautori e accreditamenti di scoperte primarie, nelle carte scientifiche troviamo almeno 8 nominativi di italiani. Il logo del progetto cui è responsabile Andrew J. Westphal dell’università californiana di Berkeley. Tra i numerosi italiani partecipanti, impossibile qui da elencare in toto, diamo credito meritorio, rigorosamente in ordine alfabetico, a quelli, anche contemporaneamente, impegnati sin dalla prima fase del progetto, presenti nelle Top Ten, membri del Red Team, scopritori e coautori in carte scientifiche. Un elenco, con beneficio d’inventario per disdicevoli dimenticanze sempre in agguato, che si riduce drasticamente ai sottoelencati nominativi: Augusto Ardizzone Antonella Campanile Irene Cimmino Santoni Antonella Gastaldi Silvia Lollia Maurizio Mandarino Michele Mazzucato Pier Giorgio Motta Carlo Rigamonti Particelle di polvere cometaria nell’aerogel [courtesy NASA]. Per maggiori informazioni: http://stardustathome.ssl.berkeley.edu/ http://stardust.jpl.nasa.gov/home/index.html http://curator.jsc.nasa.gov/stardust/index.cfm Michele T. Mazzucato M 42 – LE NEBULOSA DI ORIONE La nebulosa di Orione ripresa da Alessandro Segantin con Canon 350D OSSERVATORIO DI SUNO Le coordinate dell’osservatorio sono: 45° 36’ 16” Nord 08° 34’ 25” Est Hanno collaborato: Silvano Minuto Salvatore Trani Davide Crespi Sandro Baroni Giacomo Bonzani Michele T. Mazzuccato Vittorio Sacco