AE Aurigae, la stella fuggitiva

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il mensile dell’astronomo dilettante
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numero 5 - aprile 2009
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Il movimento
autocinetico
delle stelle
L’astronomia
delle onde
gravitazionali
II PARTE
AE Aurigae, la
stella fuggitiva
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ASTROFILO
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anno II - numero 5 - aprile 2009
il mensile di scienza e tecnica
dedicato all'astronomo dilettante
direttore onorario
Prof. Mario Cavedon
IN COPERTINA
direttore responsabile
Le acque di Cape Canaveral riflettono il decollo dello shuttle
Discovery dal Kennedy Space Center della NASA. Iniziava così la
missione STS-119 alla volta dell’International Space Station.
Per i dettagli rimandiamo alla rubrica curata da Paolo Laquale.
[NASA/Tony Gray, Tom Farrar]
Michele Ferrara
direttore scientifico
Enrico Maria Corsini
editore, redazione, diffusione
e pubblicità
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25049 Iseo (BS)
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di Enrico Maria Corsini
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Tribunale di Brescia
n. 51 del 19/11/2008
mondo astrofilo
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Il movimento autocinetico
delle stelle
6
16
di Stefano Vezzani
L’astronomia delle onde
gravitazionali - II parte
24
di Gianfranco Benegiamo
Studio Legale d'Ammassa &
Associati. Milano - Via Alberto Mario, 26
Bologna - Via degli Orti, 44
AE Aurigae, la stella fuggitiva
nota/note
di Gianluca Rossi
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di Mario Dho
30
36
collaborazioni
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astronautica
di Paolo Laquale
44
editoriale
I grandi appuntamenti
con Galileo
4
In quest’anno di celebrazioni
galileiane, Padova, Firenze e
Pisa, le tre città in cui lo
scienziato visse e lavorò,
hanno allestito tre grandi mostre che intrecciando passato,
presente e futuro fanno luce
sull’eredità culturale che Galileo ci ha lasciato.
L’esposizione di Padova è dedicata agli studi a cui Galileo
si dedicò nel corso degli anni,
dall’astronomia alla caduta
dei corpi, dalla scienza dei
materiali all’ottica. Lo sviluppo
di tutte queste discipline, dal
passato fino al presente,
viene mostrato partendo dagli
strumenti inventati o perfezionati da Galileo e dai suoi allievi. Si tratta di un intinerario
che, svelando lo stretto rapporto tra metodo scientifico,
risultati sperimentali e ricadute tecnologiche, mostra
l’attualità del pensiero galileiano, che ben si manifesta nel
titolo stesso scelto per la mostra: “Il futuro di Galileo.
Scienza e tecnica dal Seicento al terzo Millennio”
(dal 28 febbraio al 14 giugno).
A Firenze la mostra “Galileo.
Immagini dell’universo
dall’antichità al telescopio”
(dal 13 marzo al 30 agosto)
l ASTROFILO
’
propone un viaggio nel tempo
e nello spazio sulle diverse
rappresentazioni del cosmo
che l’uomo ha concepito nel
corso dei secoli. Vengono svelati i rapporti tra astronomia e
cultura, attraverso esempi
tratti dall’arte, dalla letteratura, dalla musica e dall’architettura, a testimonianza di
come da sempre i fenomeni
celesti abbiano esercitato il
loro fascino sull’ispirazione di
artisti e scienziati, tra cui naturalmente lo stesso Galileo, il
cui cannocchiale è esposto
nella mostra.
Il rapporto tra l’affermazione
della nuova scienza galileiana
e la cultura europea del Seicento, che matura nella visione moderna del mondo,
viene investigato a Pisa nella
mostra “Il cannocchiale e il
pennello. Nuova scienza e
nuova arte nell’età di Galileo” (dal 9 maggio al 19 lu-
glio). Scopriamo così che lo
stesso Galileo fin dalla giovinezza aveva coltivato un
grande interesse per il disegno e la pittura, che si manifesta sia nelle sue superbe
rappresentazioni dei fenomeni
celesti osservati al telescopio,
dalle montagne lunari alle
macchie solari, sia negli stretti
rapporti che egli tenne con
celebri artisti del suo tempo.
Oltre che a Padova, Firenze e
Pisa, la vita di Galileo è anche
strettamente legata ad un’altra città, Roma, dove egli fu
inizialmente accolto in trionfo
e poi subì la sua condanna.
Proprio a Roma, il 6 aprile,
l’Accademia dei Lincei, di cui
lo stesso Galileo fu socio, ha
organizzato una giornata galileiana che avrà il suo avvio
nella Biblioteca della Camera dei Deputati. Si tratta
della stessa sala che un
tempo era parte del Convento
di Santa Maria sopra Minerva,
di pertinenza dell’ordine domenicano e nel quale si svolse
il processo di Galileo. Forse
riecheggeranno le parole che
Galileo ebbe a pronunciare,
confrontandosi con Aristotele,
a proposito del primato della
ragione e della libertà della
ricerca: «Aristotele fu un
uomo, vedde con gli occhi,
ascoltò con gli orecchi, discorse con il cervello. Io son
uomo, veggo con gli occhi, e
assai più che vedde lui:
quanto al discorrere, credo
che discorresse intorno a più
cose di me; ma se più o meglio di me, intorno a quelle
che abbiamo discorso ambedue, lo mostreranno le nostre
ragioni, e non le nostre autorità». Il tempo gli ha dato ragione.
Enrico Maria Corsini
numero 5 - aprile 2009
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mondo astrofilo
Osservatorio astronomico di Tradate
FOAM13
6
“Il 2009, Anno Internazionale
dell’Astronomia, non poteva cominciare meglio per la Fondazione Osservatorio Astronomico
di Tradate” - afferma il presidente della FOAM13 Roberto
Crippa - “il perché è presto
detto: durante le nostre ricerche abbiamo scoperto due
nuove stelle variabili; per chiarire meglio il concetto preciso
che la maggior parte delle
stelle ha una luminosità quasi
costante, come il nostro Sole;
altre, quelle molto giovani o
molto vecchie, hanno invece
variazioni che possono essere
piccole, grandi, regolari, irregolari o perfino distruttive a seconda del tipo di stella. Le due
stelle variabili scoperte dai ricercatori della FOAM13 nelle
date del 17 e del 19 febbraio
2009 sono state identificate la
prima come stella Variabile RR
Lyrae e la seconda come stella
Variabile ad eclisse. La stella
variabile RR Lyrae scoperta
dalla FOAM13 è del tipo
HADS/SXPhe e appartiene ad
una importante classe di stelle
giganti variabili; queste stelle
sono di solito usate come candele standard su distanze galattiche oppure per misurare la
distanza degli ammassi globulari, dove spesso si trovano;
hanno massa inferiore a quella
del Sole ma possiedono un raggio 4 o 5 volte superiore a
quello della nostra stella
diurna; queste stelle che prendono il loro nome dal prototipo
della categoria, la stella variabile RR Lyrae che si trova nella
costellazione della Lira, si dila-
l ASTROFILO
’
tano e si contraggono
con periodi di tempo inferiore alle 24 ore, e le
loro pulsazioni radiali
sono ancora oggetto di
studio”.
“La seconda stella variabile scoperta dalla
FOAM13” - aggiunge
Crippa – “è del tipo ad
eclisse, in quanto la variazione della luminosità
non è intrinseca, ma è
dovuta al periodico passare delle due stelle, in
orbita reciproca, una davanti all’altra lungo la
nostra direzione d’osservazione; le due componenti del “sistema binario” si
eclissano reciprocamente e la
luce che vediamo varia nel
tempo periodicamente”.
“Studiare le stelle variabili” –
continua il presidente della
FOAM13 – “è importante poiché
esse possono rivelarci molto in
merito alla natura e alla proprietà delle evoluzioni stellari;
inoltre i dati relativi alla distanza, alla massa, al raggio,
alla struttura interna ed
esterna, alla composizione, alla
temperatura e alla luminosità di
tutte le altre stelle possono essere determinate grazie allo studio proprio delle stelle variabili”.
“Questo importante risultato
raggiunto” – conclude con orgoglio il presidente Crippa – “è
il frutto di campagne osservative scientifiche che la FOAM13
ha programmato e attuato dalla
fine del 2007; questo primo
successo ripaga della fatica di
tante notti trascorse a osservare il cielo da parte di tutti i
collaboratori della
FOAM13, ma soprattutto
mostra l’eccellente qualità del Telescopio Principale di 65 cm di diametro dell’Osservatorio
Astronomico di Tradate,
il più grande della provincia di Varese. Le due
importanti scoperte
fatte dalla Fondazione
sono state realizzate in
collaborazione con la
Stazione Astronomica di
Sozzago (SAS), l’osservatorio astronomico diretto dal Prof. Federico
Manzini; i dati sono poi
stati inviati all’Università
numero 5 - aprile 2009
mondo astrofilo
di Ginevra e al Dipartimento di
Matematica e Statistica dell’Università di Helsinki, con cui
la FOAM13 ha collaborazioni
scientifiche per i dati fotometrici, non solo per le stelle variabili, ma anche per lo studio
degli asteroidi e dei nuclei cometari. Il prestigioso risultato
conseguito non ha fatto altro,
poi, che spingere tutti noi della
FOAM13 ad impegnarci ulteriormente nella speranza di nuovi
successi in campo astronomico”.
Giuseppe Palumbo
(Responsabile Ufficio Stampa
ed Eventi - Osservatorio Astronomico di Tradate “FOAM13”).
Per avere maggiori informazioni
sulle attività di ricerca e divulgazione della FOAM13, visitate
il sito www.foam13.it.
Saturno con l’Unione
Astrofili Napoletani
Il signore degli anelli: Saturno
Un’iniziativa dell’Unione Astrofili
Napoletani.
Alla Città della Scienza (NA),
un’osservazione da vicino del
pianeta più affascinante del sistema solare.
Ente organizzatore: Unione
Astrofili Napoletani in collaborazione con Città della Scienza
Data di inizio: 05/04/2009
Ora: 17:30
Luogo di svolgimento: Città
della Scienza - Bagnoli
Indirizzo: Via Coroglio
CAP: 80100
Citta: Napoli
Ingresso: a pagamento (7 €)
L’Unione Astrofili Napoletani in
collaborazione con Città della
Scienza e col patrocinio morale
numero 5 - aprile 2009
dell’Osservatorio Astronomico di
Capodimonte organizza una
proiezione multimediale dal
tema “Saturno: il signore degli
anelli”. Attraverso un filmato
video realizzato con i nostri
strumenti potrete vedere da vicino il pianeta e ascoltare un’interessante conferenza sul tema.
Previsto biglietto di ingresso allo
Science Center di Città della
Scienza.
Giornata dell’astronomia a Dugenta
Una giornata dedicata all’astronomia e alle osservazioni.
A Dugenta, una giornata dedicata all’astronomia con appuntamenti per le scuole e per il
pubblico.
Ente organizzatore: Comune
di Dugenta
Data di inizio: 02/04/2009
Ora: 17:30
Luogo di svolgimento: Dugenta
Indirizzo: via Nazionale, 139
CAP: 82030
Citta: Dugenta (BN)
Ingresso: libero
Dugenta è un bel paesino in provincia di Benevento, facilmente
raggiungibile sia da Napoli che
da Caserta. Grazie all’impegno
dell’Amministrazione Comunale
e al sostegno tecnico di
www.cielisereni.it il 2 aprile sarà
una giornata interamente dedicata all’astronomia.
Al mattino e al pomeriggio ci saranno delle proiezioni al planetario digitale itinerante riservate
agli alunni delle scuole elementari e medie.
Di pomeriggio i cittadini di Dugenta e quanti vi si recheranno
in visita potranno assistere (previa prenotazione da effettuarsi
presso il Comune) a due proiezioni al planetario. Di sera poi,
sarà oscurata la piazza principale
per dare a tutti l’opportunità di
osservare al telescopio senza il
disturbo delle luci cittadine.
Settimana della cultura a Racconigi
Nel suggestivo Castello di Racconigi, visite guidate alla scoperta delle rappresentazioni di
miti e leggende legate al cielo.
Data di inizio: 18/04/2009
Ora: 09:00
Data di fine: 26/04/2009
Luogo di svolgimento: Castello di Racconigi
Citta: Racconigi (CN)
La settimana dal 18 al 26 aprile
è la Settimana della Cultura,
giunta quest’anno alla sua XI
edizione. Un’iniziativa di promozione voluta dal Ministero
dei Beni Culturali e che prevede
l’ingresso gratuito al patrimonio
culturale italiano. A Racconigi,
per l’occasione, si vuole celebrare l’Anno Internazionale
dell’Astronomia, con il primo di
una serie di appuntamenti al
Castello dedicati alle stelle.
Dal 18 al 26 aprile, il percorso
di visita all’interno del Castello
sarà arricchito con informazioni
che richiamano il cielo e i miti e
leggende ad esso correlati, che
si ritrovano negli apparati decorativi della residenza sabauda tanto amata da Carlo
Alberto.
I prossimi appuntamenti “con
le stelle” a Racconigi sono previsti per i sabati 30 maggio, 6,
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13 e 20 giugno, con un programma dettagliata che verrà
diffuso a mezzo stampa e sul
sito internet del Castello.
Giorni di apertura e costi:
In occasione della Settimana
della Cultura, da sabato 18 a
domenica 26 aprile, l’ingresso
al Castello di Racconigi e al
percorso di visita dedicato all’Anno dell’Astronomia saranno
gratuiti, con orario 9-18:30, ad
eccezione del lunedì, giorno di
chiusura del Castello e del
Parco Reale.
Sun-day per gli astrofili dell’UAN
L’Unione Astrofili Napoletani,
nell’ambito delle manifestazioni
relative all’anno internazionale
dell’astronomia e in particolare
del progetto “100 Ore di Astronomia”, organizza presso la
Città della Scienza di Napoli,
una giornata dedicata alle osservazioni del Sole.
Ente organizzatore: Unione
Astrofili Napoletani in collaborazione con Fondazione IDIS Città della Scienza
Data di inizio: 05/04/2009
Ora: 10:30
Luogo di svolgimento: Città
della Scienza - Bagnoli - Napoli
Indirizzo: Via Coroglio - Bagnoli
CAP: 80100
Citta: Napoli
Ingresso: libero
L’Unione Astrofili Napoletani in
collaborazione con Città della
Scienza e con il patrocinio morale dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte organizza
una mattinata all’insegna del
Sole.
numero 5 - aprile 2009
Sarà possibile osservare il Sole
attraverso i telescopi messi a
disposizione e soddisfare tutte
le curiosità.
Osservazioni libere, previsto biglietto di ingresso per visita allo
Science Center.
Il “caso Galileo” a
Milano
A Milano, una conferenza dedicata a Galileo e in particolare
alla vicenda del suo processo.
Ente organizzatore: Circolo
Astrofili di Milano
Data di inizio: 22/04/2009
Ora: 21:00
Luogo di svolgimento: Planetario “U. Hoepli”
Indirizzo: Corso di Porta Venezia, 57
CAP: 20121
Citta: Milano
Provincia: MI
Ingresso: libero
Il Circolo Astrofili di Milano
nasce nel 1932 ed è da allora
che i suoi soci si dedicano, con
passione, alla ricerca astronomica amatoriale e alla divulgazione dell’astronomia. Ha sede
presso il Civico Planetario e le
riunioni si tengono ogni 2 mercoledì, alla sera presso il Civico
Planetario, con partecipazione
gratuita. Nell’ambito dell’Anno
Internazionale dell’Astronomia
saranno organizzate osservazioni pubbliche del cielo e conferenze dedicate a diversi
argomenti astronomici.
Franco Bertucci, grande conoscitore del cielo e appassionato
di Galileo, sarà il relatore di
questa conferenza in cui si ripercorrerà lo storico processo a
cui lo scienziato italiano fu sot-
toposto come conseguenza
della sua visione dell’Universo e
del modo di fare scienza.
Notte galileiana a
Siena
A Siena, conferenze e osservazione del cielo.
Ente organizzatore: Dip. Ingegneria, Dip. Fisica, Osservatorio Astronomico - Università
degli Studi di Siena
Data di inizio: 03/03/2009
Ora: 20:30
Data di fine: 04/03/2009
Luogo di svolgimento: Siena,
Facoltà di Ingeneria, Palazzo
San Niccolò (complesso Porta
Romana)
Indirizzo: Via Roma 56
CAP: 53100
Citta: Siena
Ingresso: libero
PROGRAMMA
Ore 20:30 “2009 Anno Internazionale dell’Astronomia:
la Scienza degli astri è ancora la
frontiera della Scienza”
Prof. Vincenzo Millucci
Nel 1609 Galileo realizzò il suo
“occhiale a canna” e lo
puntò al cielo, convinto che
questo lo avrebbe aiutato a
meglio comprendere la natura
dei corpi celesti. Così è
nato il Metodo Scientifico che
ancora oggi ha nell’indagine sul
Cosmo un’importante frontiera.
Ore 21:15 Buffet.
Ore 21:45 “Galileo ed il problema isoperimetrico”
Prof. Stefano Campi.
Tra i risultati presenti nelle
opere di Galileo, si trova la
dimostrazione di un teorema
che riguarda una proprietà
isoperimetrica del cerchio. Nel
l ASTROFILO
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9
mondo astrofilo
seminario sarà presentato questo contributo di Galileo, e verranno illustrati alcuni aspetti dei
classici problemi isoperimetrici.
Ore 22:30 Osservazioni guidate
del cielo.
Premio nazionale di
astronomia FOAM13
edizione 2009
In occasione dell’IYA2009, la
FOAM13, con il patrocinio dell’UNESCO, bandisce un Premio
Nazionale di Astronomia sulla
storia dell’astronomia.
10
Regolamento
L’argomento è libero e può riguardare un personaggio o un
evento o un’idea o una scoperta
o un fenomeno relativi alla storia
dell’astronomia, dalle origini sino
ad oggi. Il concorso è diviso in
quattro Sezioni:
A) Scuole Primarie (Scuole Elementari)
B) Scuole Secondarie di Primo
Grado (Scuole Medie Inferiori)
C) Scuole Secondarie di Secondo
Grado (Scuole Medie Superiori)
D) Singoli.
Per le Sezioni a), b) e c) si partecipa al concorso come “classe” e
l’elaborato deve essere firmato
da almeno un docente della
classe che partecipa al concorso
e dal Dirigente Scolastico dell’Istituto a cui la classe appartiene.
Gli elaborati devono essere redatti in lingua italiana e possono
essere inviati o come “ricerche
scritte” su fogli formato A4 oppure su supporti CD o DVD o pen
drive, con file PowerPoint del
pacchetto Office. Tutti gli elaborati devono essere inviati in tre
copie (3 elaborati scritti o 3 CDC
o 3 DVD o 3 pen drive).
l ASTROFILO
’
Su un foglio a parte dovrà essere
indicato il recapito (indirizzo, telefono, e-mail) del concorrente;
inoltre dovrà essere indicato che
il lavoro partecipante al concorso
è inedito e non ha conseguito
premi in altri concorsi.
La data di scadenza per partecipare al concorso è fissata
al 31 ottobre 2009 (fa fede il
timbro postale). Non è prevista
alcuna tassa di partecipazione al
concorso. I lavori partecipanti al
concorso non saranno restituiti.
Il giudizio della giuria è inappellabile e i componenti la giuria saranno resi noti in occasione della
premiazione. Saranno nominati
vincitori e premiati i primi tre
classificati di ogni Sezione.
Premi: per i primi classificati di
ogni Sezione una borsa di studio
di 500 euro + una targa con medaglia; per i secondi e terzi classificati di ogni Sezione una targa
con medaglia; la giuria si riserva
di premiare anche lavori non
classificati al primo, secondo e
terzo posto di ogni Sezione.
A tutti i partecipanti (classi e singoli) sarà rilasciato in occasione
della premiazione un attestato di
partecipazione al concorso.
La premiazione avverrà domenica 13 dicembre 2009,
alle ore 10:30, in Tradate, presso
la sede della “FOAM13”; tutti i
partecipanti riceveranno una comunicazione sull’esito del concorso.
Le opere partecipanti al concorso
devono essere inviate a:
Segreteria del Premio Nazionale
di Astronomia – “FOAM13” 2009, c/o Osservatorio Astronomico “FOAM13” via Ai Ronchi 21049 Tradate (VA).
I premi e gli attestati dovranno
essere ritirati personalmente dai
vincitori e dai partecipanti (o da
persone munite di specifica de-
lega); in caso di impossibilità a
partecipare alla premiazione i
premi e gli attestati saranno spediti tramite posta, con spedizione
a carico del destinatario.
Il giorno della premiazione gli intervenuti alla cerimonia avranno
l’opportunità di visitare il moderno Osservatorio Astronomico
“FOAM13”; inoltre sarà servito un
rinfresco.
La partecipazione al Premio implica l’accettazione del presente
regolamento.
La partecipazione al Premio, inoltre, costituisce espressa autorizzazione all’utilizzo, senza fini di
lucro, dei lavori inviati e all’uso
dei dati anagrafici unicamente ai
fini delle comunicazioni inerenti il
Premio stesso.
Per ulteriori informazioni sul concorso si può telefonare al numero
0331 841 900 o inviare un’e-mail
all’indirizzo [email protected].
Per raggiungere l’Osservatorio
“FOAM13” di Tradate si può consultare il sito www.foam13.it.
Il cielo nelle scuole di
Campania e dintorni
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conoscere le meraviglie dell’universo: questi gli obiettivi di cielisereni.it, un’organizzazione
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SUHVHQWDWRGD%ULDQ*UHHQH
SURIHVVRUHDOOD&ROXPELD8QL
YHUVLW\HGha vinto numerosi
premi internazionali.
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oenciclopedia. Il Sole, Mercurio, Venere, Terra, Luna, Eclissi e aurore, Marte.
,O '9' FRPSOHWD LO VLVWHPD VRODUH SUHQGHQGR LQ FRQVLGHUD]LRQH L SLDQHWL HVWHUQL Gli asteroidi, Giove,
Saturno, Urano e Nettuno, Plutone, Le comete e la fascia di Oort.
L’ESPLORAZIONE SPAZIALE - CDV 6135 Durata: 60’
Il DVD è suddiviso in 6 capitoli: Le costellazioni, Seimila anni di scoperte, L’uomo nello spazio,
Satelliti all’opera, Navette e stazioni orbitanti, L’origine della vita sulla Terra.
NASCITA ED EVOLUZIONE DEL COSMO - CDV 6136 - Durata: 70’
Il DVD è suddiviso in 7 capitoli: il Big Bang e l’espansione dell’universo, La nascita e la morte delle stelle, Galassie e buchi neri, La radioastronomia e i telescopi spaziali, Il futuro dell’universo.
COME ORDINARE
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Astro Publishing
di Pirlo L.
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italiano e inglese
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MERAVIGLIE
DEL COSMO
DVD+LIBRO D&B 6224
Audio e sottotitoli: italiano
e inglese Durata 100’
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zione dell’astronomia.
Forte di una dotazione di strumenti senza eguali e della competenza dei propri operatori,
tutti con riconosciuta esperienza
nella comunicazione della
scienza, cielisereni.it
porta l’astronomia
ovunque sia possibile
coinvolgere e appassionare: nelle
scuole, nelle piazze,
nei centri commerciali, negli agriturismo, nei villaggi
turistici, presso
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L’eccezionale planetario digitale itinerante offre
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indimenticabili momenti sotto
una volta stellata perfettamente
riprodotta. Con la sua cupola
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anelli in altezza, in grado di
l ASTROFILO
’
ospitare fino a 25 persone comodamente sedute, e il proiettore DIGITALIS Alpha2, è il
planetario itinerante più grande
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operante nel centro-sud Italia.
Riproduce
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gliaia di
stelle, nebulose e
galassie, con la
definizione che solo
la tecnologia digitale può offrire.
I moti dei pianeti, della Luna e
degli altri corpi celesti possono
essere simulati per qualsiasi
epoca del passato e del futuro.
Le costellazioni sono raffigurate
con i simboli di oltre 40 civiltà di
tutte le epoche.
È possibile proiettare filmati didattici e la riproduzione audio è
garantita dal sistema Dolby
Surround.
I telescopi per l’osservazione
del cielo sono quanto di meglio
la tecnologia mette a disposizione. Con il riflettore Celestron CPC11, di ben 279
mm di diametro, sarà possibile esplorare gli oggetti
celesti del profondo cielo,
mentre con il rifrattore semiapocromatico SkyWatcher 80ED
si esploreranno i pianeti del sistema solare e la superficie
della Luna.
Il Sole è invece il campo di osservazione per l’eccezionale Coronado SolarMax 60, un vero e
proprio gioiello. Le protuberanze
numero 5 - aprile 2009
mondo astrofilo
e le altre formazioni solari saranno visibili con un dettaglio e
una definizione senza eguali.
Completano la dotazione strumentale un binocolo gigante
20x80, che offre la visioni di
campi stellari di bellezza indescrivibile, un binocolo 10x50,
strumenti per la ripresa, video
didattici.
Tutto questo viene portato direttamente presso gli utenti,
siano essi scuole, agriturismo,
centri commerciali, grazie al Laboratorio Mobile, un vero e proprio Science Center itinerante
che permette non solo di offrire
contenuti didattici di elevatissimo valore scientifico, ma
anche di far vivere momenti indimenticabile osservando il cielo
che da tempi immemorabili regala emozioni ed esperienze
mozzafiato. Con l’ulteriore vantaggio di non doversi nemmeno
preoccupare di spostarsi.
Per contatti e prenotazioni:
338 352 2083
www.cielisereni.it
18 e 19 aprile 2009,
i planetaristi a Napoli
MEETING DEI PLANETARI
ITALIANI
Domenica 19 aprile a Napoli si
svolgerà il XXIV Meeting dei
Planetari Italiani, tra il pomeriggio di sabato 18 aprile e la giornata di domenica 19 aprile
2009, presso la “Città della
Scienza” di Napoli per iniziativa
dell’Associazione dei Planetari
Italiani. Tutte le informazioni relative al meeting verranno aggiornate nelle news del sito
www.planetaritaliani.it.
Ulteriori informazioni si possono
richiedere all’Associazione dei
numero 5 - aprile 2009
Planetari Italiani, c/o Centro
Studi e Ricerche Serafino Zani,
via Bosca 24, 25066 Lumezzane
(BS), tel. 030 872 164, fax 030
872 545, e-mail: [email protected].
A Nettuno gli studenti
mostrano il cielo
Gli studenti dell’Istituto Trafelli
mostrano il cielo a Nettuno, una
serata osservativa strumentale
alla scoperta del cielo.
Ente organizzatore: ITIS “Trafelli” di Nettuno (Roma) e Ass.
Pontina di Astronomia - LatinaAnzio-Nettuno.
Data di inizio: 02/04/2009
Ora: 20:30
Luogo di svolgimento: Nettuno (RM), campo di basket
all’aperto, Palazzetto dello Sport
Indirizzo: Palazzetto dello
Sport - Via Miglioramento, snc
CAP: 00042
Citta: Nettuno (RM)
Ingresso: libero
La manifestazione è stata promossa dall’Istituto Tecnico Industriale L. Trafelli di Nettuno, con
la collaborazione tecnica dell’Associazione Pontina di Astronomia
Latina-Anzio-Nettuno, per celebrare l’Anno Internazionale
dell’Astronomia.
La manifestazione si svolge con
un intrattenitore che illustra gli
oggetti e le costellazioni visibili
in cielo.
Corsi e conferenze a
Barzago
Il Gruppo Amici del Cielo presenta il suo calendario di corsi e
conferenze di astronomia.
Tutte le riunioni, ove non diversamente indicato, avranno luogo
alle ore 21:00 in sede, via G.
Leopardi, 1 – Barzago (LC). Ingresso libero.
Giovedì 2 aprile Conferenza:
“Le stelle binarie”. Relatore
Mauro Merzaghi del C.A.T. (Circolo Astrofili Trezzano S/N).
Giovedì 16 aprile Conferenza:
“L’oggetto del mese: M82”. Relatore Davide Trezzi. Giovedì 30
aprile Corso di formazione.
“Astronomia Pratica: 1a lezione”.
Giovedì 14 maggio Conferenza: “Il cielo degli dèi, i calendari Maya”. Relatore Pierangelo
Trezzi. Giovedì 28 maggio
Corso di formazione. “Astronomia Pratica: 2a lezione”. Giovedì
11 giugno Conferenza: “Le comete”. Relatore Marco Beretta.
Giovedì 25 giugno Corso di
formazione. “Astronomia Pratica: 3a lezione”. Giovedì 9 luglio Conferenza “Combustibili
fossili”. Relatrice Silvia Candido.
Giovedì 23 luglio Riunione libera. Presentazione attività periodo settembre-dicembre.
Eventuali cambiamenti saranno prontamente comunicati
alle riunioni, in mailing-list e
pubblicati sulla bacheca presso
la sede e sul sito Internet:
www.amicidelcielo.it.
In particolare saranno osservati
la Luna e il pianeta Saturno, ponendo particolare risalto alle
prime osservazioni telescopiche
che Galileo fece 400 anni fa
degli stessi oggetti.
l ASTROFILO
’
13
mondo astrofilo
COSMOS 2009
Viaggio alla scoperta
dell’Universo
14
Per tutto il 2009, proclamato dall’UNESCO come anno internazionale dell’Astronomia, si svolgerà
in Veneto, a Montebelluna, la
grande mostra didattica di Astronomia Cosmos 2009. Essa sarà
ospitata dal Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna, tra le cento migliori
istituzioni pubbliche italiane, citata dal Ministero per la pubblica
amministrazione e l’innovazione
(prima per il Veneto) come
esempio di innovazione e modernizzazione.
La mostra illustra le conoscenze
attuali sulla struttura, l’origine e
l’evoluzione del cosmo, grazie ai
testi del nastro grafico, ai modelli
tridimensionali con piccoli esperimenti, all’uso di elettronica e di
tecniche multimediali, alla suggestione di luci e immagini della
nostra Via Lattea. Il visitatore
che ama le esperienze interattive
troverà gli esperimenti “quanto
pesi sugli altri pianeti?”, “quanto
è calda una stella”, “come vedo il
cielo stanotte?” o si perderà nella
realtà virtuale con occhiali-video
con cui navigare nella galassia in
3D, muovendo un joystick o pedalando su una cyclette per imitare il viaggio del fotone dal Sole
alla Terra. Chi ama la suggestione si troverà nello spazio all’interno “sala delle domande e
dei numeri”, vedrà sé stesso
pieno di luci in “siamo fatti di
stelle” o camminerà su un pavimento con stampato il cielo australe, sotto una grande cupola
luminosa con l’immagine del
cielo boreale. Chi ama gli approfondimenti troverà i dettagli nei
pannelli e nel libro/catalogo.
Nella sala dell’astronomia ed
l ASTROFILO
’
esplorazione spaziale ci saranno
modelli di sonde spaziali e telescopi, inclusa una tuta spaziale
indossabile.
La mostra Cosmos 2009 sarà
inaugurata sabato 22 novembre
2008 e durerà fino al 31 dicembre 2009 restando aperta tutti i
giorni della settimana per il pubblico e le scuole.
Informazioni varie
Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna - Via
Piave 51, 31044 Montebelluna
(TV) tel. 0423 300 465 - fax
0423 602 284. Orario d’apertura: tutti i giorni ore 9:0012:00 e 14:30-18:00.
Chiuso lunedì e nei giorni di Natale, Capodanno e Pasqua, del 1°
maggio, del 2 giugno, del 15
agosto e del 1° novembre.
BIGLIETTO D’INGRESSO
Intero: 5,00 € - Ridotto: 3,00 €
Pacchetto famiglia (2 adulti e 3
ragazzi al di sotto dei 18 anni):
12,00 € - Speciale offerta
nonna/o e nipote (solo dal martedì al venerdì): 4,00 €. - Ogni
nipote aggiunto: 1,00 €
CATALOGO
Cosmos. Viaggio alla scoperta
dell’Universo.
INGRESSI RIDOTTI PER LE SCUOLE
Ridotto scolaresche: 2,50 €
Visita guidata: 50,00 € + biglietto d’ingresso ridotto.
Pacchetto speciale scuole (visita
guidata + laboratorio): 70,00 €
+ biglietto d’ingresso ridotto.
Ogni laboratorio didattico aggiuntivo: 30,00 €
PRENOTAZIONI presso: Segreteria MAM (Musei Alta Marca)
presso il Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna, dal lunedì al venerdì dalle
9:00 alle 13:00.
Tel. 0423 602 271
Fax 0423 602 284
E-mail:[email protected]
www.museomontebelluna.it
numero 5 - aprile 2009
mondo astrofilo
Gruppo Astrofili
Lariani - conferenze
APRILE 2009
Venerdì 17 aprile: CONFERENZA
“LA STAGIONE 2009 FRA LE
STELLE SUL MONTE
CALBIGA”
Tradizionale conferenza, a cura
di Luca Parravicini, di apertura
della nuova stagione osservativa
per la specola del Monte
Calbiga, con presentazione degli
appuntamenti in calendario.
Inizio alle ore 21:15 presso il
Centro Civico Rosario Livatino di
Tavernerio.
MAGGIO 2009
Venerdì 8 maggio: CONFERENZA
“LE NUOVE FRONTIERE DEL SISTEMA SOLARE”
Conferenza, accompagnata da
immagini computerizzate,
a cura di Mauro Broggi, Fabio
Marchi e Walter Scarpone sulle
nuove foto del Sistema Solare
inviateci dalle sonde automatiche negli ultimi anni.
Inizio alle ore 21:15 presso il
Centro Civico Rosario
Livatino di Tavernerio.
Sabato 23 maggio: OSSERVAZIONE PUBBLICA presso
l’osservatorio “Monte Calbiga”
(Lenno).
Prima apertura ufficiale, per la
stagione 2009, interamente dedicata all’osservazione degli oggetti del profondo cielo
primaverile, mentre quelli estivi
ci terranno compagnia fino al
termine dell’osservazione. Inizio
osservazioni ore 21:00, appena
buio.
Venerdì 29 maggio: OSSERVAZIONE PUBBLICA “Telescopi
Vs. spotting scope”.
Osservazione della Luna e
“sfida” fra telescopi e spotting
scope, i cannocchiali per l’osservazione della natura che
sempre più spesso vengono utilizzati in campo astronomico.
Soci e simpatizzanti sono invitati
a partecipare con i loro strumenti.
Inizio alle ore 21:30 c/o il Centro
Civico Rosario Livatino di Tavernerio. Per tutte le iniziative, in
caso di maltempo proiezione di
diapositive.
Gruppo Astrofili Lariani
Sede: Via Risorgimento 21, c/o
Centro Civico Rosario Livatino,
22038 Tavernerio (CO).
Tel: 328 097 6491 (dal lunedì al
venerdì dalle 9 alle 21),
e-mail:
[email protected]
sito:www.astrofililariani.org
Ass. Astrofili Alta
Valdera - conferenze
Programma
incontri AAAV
aprile-maggio
2009.
La AAAV, Ass.ne Astrofili Alta
Valdera di Peccioli (PI) comunica il calendario dei prossimi
incontri a tema che si svolge-
ranno presso l’Osservatorio
Astronomico di Libbiano di Peccioli (PI) con inizio alle ore
21:15 (ingresso libero).
Chiunque fosse interessato alle
attività del gruppo può contattare la AAAV ai numeri 340 591
5239 e 347 468 2035.
Giovedì 9 aprile
DEEP IMPACT!
Dalla fantasia alla realtà: da
Tunguska alla SL9, i crateri da
impatto sul nontro pianeta (a
cura di Paolo Bacci).
Giovedì 7 maggio
DA HUBBLE AD HUBBLE: 80
ANNI PER SCOPRIRE L’UNIVERSO
Edwin Hubble scopre le prime
galassie nel 1924.
Dal 1990 ad oggi, il telescopio
spaziale Hubble (a lui dedicato)
allarga ogni giorno i confini
dell’universo.
(a cura di Alberto Villa)
Giovedì 21 maggio
I MOTI DEL NOSTRO PIANETA...
LA TERRA GIRA!
Il relatore ripropone l’esperimento del pendolo di Focault
con un suo artefizio che
consente di apprezzare in pochi
secondi la rotazione della Terra.
(a cura di Enzo Rossi)
Per ulteriori informazioni sulle
nostre attività potete visitare i
siti:
www.astrofilialtavaldera.com
www.valdera.org e
www.progettopeccioli.org
Astrofili! questo spazio è a vostra disposizione, inviateci i calendari delle vostre iniziative, i vostri programmi osservativi e didattici, le foto dei vostri osservatori, planetari, strumenti vari, pubblicheremo tutto su queste pagine.
Inviate a: [email protected]
numero 5 - aprile 2009
l ASTROFILO
’
15
mondo astrofilo
Belluno: weekend tra
cielo e natura alpina
16
Il volto della Luna: dall’immaginario collettivo all’immagine scientifica di Galileo
Galilei (2009, Anno Internazionale dell’Astronomia).
La manifestazione non è rivolta
solo agli astrofili ma anche alla
gente comune che può in una
occasione di questo tipo ricevere un input per proseguire un
percorso di conoscenza dell’astronomia.
Quindi un weekend culturale di
inizio primavera, nel quale
l‘astronomia attraversa l’immaginario collettivo per arrivare
all’immagine scientifica di Galileo Galilei senza trascurare
l’aspetto sportivo che può offrire
un rifugio di montagna.
Sabato 4 aprile
ore 15:30 Presentazione della
manifestazione a cura di Alessandro Dario Vianello (www.lospecchioparabolico.it);
ore 15:40 Laboratorio creativo -
Disegnare la luna a cura di Anna
Burighel – illustratrice;
ore 18:00 Conferenza - Il bacio
nella luna: da Galileo ai nostri
giorni a cura di Gianpietro Favaro - Circolo Astrofili di Mestre
G. Ruggieri (a seguire, la cena);
ore 21:30 Osservazione della
l ASTROFILO
’
Luna e altro. Saranno a disposizione alcuni telescopi per i partecipanti.
Domenica 5 aprile
ore 10:00 La magia della neve:
passeggiata con le ciaspe nei
dintorni del rifugio Scarpa. La
passeggiata è organizzata con
la collaborazione del CAI.
Siete attesi con le ciaspe, il rifugio ne può noleggiare solo 15
paia.
Il rifugio è raggiungibile in seggiovia con i seguenti orari: sabato ore 11:30 e 16:00 domenica ore 9:30 (per altri
orari telefonare).
Per informazioni e prenotazioni: Rifugio E. Scarpa - O.
Gurekian - Frassenè Agordino Belluno - telefono: 043 767 010
Cell. 348 493 5967 - email: [email protected] sito web:
www.seggioviafrassene.com
Gruppo Astrofili W. Herschel - ATTIVITA’ 2009
28 aprile - Conferenza: “La non-località quantistica” Marco Genovese
12 maggio - Conferenza: “Astrobiologia - alla ricerca della vita
nell’Universo” Giuseppe Murante
26 maggio - Conferenza: “La radioattività in astronomia”
Paul Van Schalkwyk
9 giugno - Conferenza: “Presentazione del campo estivo 2009”
Giancarlo Forno
19/20/21 giugno - CAMPO ESTIVO 2009 (vedere programma specifico sul sito www.gawh.net)
7 luglio - Conferenza: “Presentazione dell’eclissi totale di Sole del
22 luglio 2009” Giancarlo Forno
22 luglio - ECLISSI TOTALE DI SOLE (CINA e OCEANO PACIFICO)
15 settembre - Conferenza: “Come scegliere il telescopio”
Paul Van Schalkwyk
22 settembre - Conferenza: “Come montare e stazionare il telescopio” Stefano Lazzaro
6 ottobre - Conferenza: “L’occhio come strumento di osservazione” Giacomo Barattia
13 ottobre - Conferenza: “L’osservazione degli oggetti deboli”
Giancarlo Forno
20 ottobre - Conferenza: “L’osservazione visuale dei pianeti”
Stefano Lazzaro
3 novembre - Conferenza: “L’osservazione delle stelle doppie e
delle variabili” Sandro Bertoglio
17 novembre - Conferenza: “L’osservazione visuale della Luna”
P.G. Barbero
1 dicembre - Conferenza: “Dallo star-hopping al go-to” G. Forno
numero 5 - aprile 2009
[email protected]
www.starnovel.com
articoli
Il movimento
autocinetico
delle stelle
Se fissate per un tempo sufficiente, le stelle sembrano muoversi sulla volta celeste, percorrendo traiettorie imprevedibili: rette, curve, zigzaganti.
La scienza non ha ancora spiegato appieno il fenomeno, ma una cosa è certa, non sono UFO!
18
N
el cielo si verificano molti fenomeni
che sono magari irrilevanti per l’astronomo, ma che rivestono una certa importanza per chi cerca di capire come
funzionano le aree visive del nostro cervello. Uno di questi fenomeni è il movimento autocinetico.
Esso fu osservato per la prima volta il 22
giugno 1799, poco prima dell’alba, a Tenerife dall’esploratore e naturalista tedesco Alexander von Humboldt, che così lo
descrive: «Ad un’altezza di 10 700 piedi
(circa 3 250 metri) sopra il livello del
mare, vidi con i miei occhi nudi delle
stelle basse sull’orizzonte in un meraviglioso movimento errante. Punti luminosi
salivano, si muovevano lateralmente e
tornavano alle loro posizioni originarie. Il
fenomeno durò da 7 a 8 minuti, e si arrestò molto prima che il Sole apparisse
sopra l’orizzonte. Lo stesso movimento
poteva essere visto attraverso un telescopio; non rimane alcun dubbio che
erano le stelle stesse che si muovevano».
[von Humboldt A. (1850). Kosmos. Entwurf einer physischen Weltbeschreibung,
vol. 3. Stoccarda: Cotta.]
l ASTROFILO
’
di Stefano Vezzani
Incolonnati a
sinistra vediamo alcuni
esempi di
“UFO fotografici” che in
qualche modo
danno un’idea
di ciò che può
accadere osservando una
stella brillante
in particolari
condizioni ambientali.
numero 5 - aprile 2009
articoli
L’ultimo ritratto del naturalista ed esploratore tedesco Alexander von
Humboldt (1769-1859),
al quale dobbiamo la
prima descrizione del
movimento autocinetico delle stelle.
L’opera, del 1859, è di
Julius Schrader.
Humboldt vide dunque
muoversi delle stelle, ed
era convinto che il fenomeno fosse di natura fisica. L’effetto venne
chiamato Sternschwanken (oscillazione stellare) e fu osservato più
volte nei decenni successivi.
Nel 1857, però, G. Schweizer, astronomo a Mosca,
dimostrò che doveva
necessariamente trattarsi di un effetto di natura soggettiva, visto
che, se la stessa stella
(Sirio, in quel caso) veniva fissata contemporaneamente da diverse
persone, il movimento
percepito da ciascun osservatore era molto diverso. Le osservazioni successive a quella di Humboldt,
tuttavia, smentiscono in parte la sua descrizione delle condizioni in cui l’effetto
si verifica. In particolare, dalla descrizione di Humboldt sembra che egli abbia
osservato più stelle contemporaneamente in movimento, mentre in genere
una sola stella è vista muoversi, e nelle
sue vicinanze non deve trovarsi nessun
altro oggetto né celeste né terrestre. È
tipica questa descrizione che l’astronomo statunitense Arthur Searle, dell’osservatorio di Harvard, diede del
fenomeno nel 1888: «La sera del 10 settembre 1888 la mia attenzione fu attratta da ciò che all’inizio supposi essere
una meteora di notevole luminosità che
si muoveva lentamente nei pressi del-
numero 5 - aprile 2009
19
l’orizzonte di nord-est. In seguito attribuii ciò che vedevo al movimento instabile di un piccolo pallone infuocato che
immaginavo essere stato fatto salire da
qualche luogo nelle vicinanze, e passarono diversi minuti prima che mi convincessi che questo oggetto che sembrava
muoversi era la stella Capella, vista
qualche grado sopra un indefinito orizzonte oscuro. I movimenti osservati
erano irregolari, e più estesi in azimut,
nel complesso, che in elevazione. Nessuna traccia di essi poteva essere percepita in altre stelle visibili al momento,
ma nessun’altra stella era visibile nelle
vicinanze di Capella [...] [Il movimento]
quasi cessò quando qualche stella più
debole divenne visibile vicino a Capella,
e queste stelle non sembravano muo-
l ASTROFILO
’
articoli
20
versi. Quando esse furono oscurate da
vaghe nubi sottili, il movimento di Capella fu visto nuovamente [...] Sono inclinato ad attribuire [il fenomeno] soltanto alla mancanza di chiari punti di riferimento vicini alla stella...» [Searle A.
(1888). The apparent Instability of Stars
near the Horizon (Sternschwanken), Astronomische Nachrichten, 120, p.109.]
L’illusione, dunque, riguarda in genere
solo stelle isolate, viste su uno sfondo
quanto più possibile omogeneo. Essa
può essere osservata molto facilmente
ad occhio nudo, fissando una qualsiasi
stella circondata da un’ampia porzione
di cielo priva di altri oggetti visibili. Dopo
non più di 20 secondi la stella comincerà
a muoversi in modo irregolare. È necessario sforzarsi di tenere gli occhi fermi,
ovvero di non seguire la stella nel suo
movimento apparente.
Si può escludere che il fenomeno abbia
cause fisiche, come proposto in origine
da Humboldt, e non solo per la già citata
l ASTROFILO
’
ragione indicata da Schweizer. È vero
che le stelle possono sembrare muoversi
a causa di disomogeneità atmosferiche,
ma solo al telescopio, mentre ad occhio
nudo le stelle sembrano scintillare. È impensabile che l’atmosfera possa generare movimenti tanto ampi da essere
percepiti ad occhio nudo.
Il movimento autocinetico fu riscoperto
in laboratorio da A. Charpentier nel
1886, facendo fissare ad alcune persone
un punto debolmente luminoso in una
stanza completamente buia. Da allora,
l’effetto è stato oggetto di numerosi
studi sperimentali, volti a stabilirne le
condizioni e le cause. Per quanto riguarda le condizioni, le principali sono:
1. una stanza quanto più possibile buia;
2. una luce piccola e debole: l’effetto diminuisce all’aumentare delle dimensioni
e dell’intensità della luce (ecco perché
l’effetto non si verifica o è molto debole
se si fissa la Luna anziché una stella);
3. uno sguardo fermo e stabile: movi-
Il cielo come
appariva a von
Humboldt il 2
giugno 1799,
mezz’ora
prima dell’alba, quando
osservò per la
prima volta il
movimento
autocinetico a
Tenerife, a
3250 m d’altezza. [Stellarium.org]
numero 5 - aprile 2009
articoli
lenbach K. M. (1928). A study of the
menti oculari volontari distruggono l’ilautokinetic sensation. The American
lusione; non è necessario che sia fissata
Journal of Psychology, 40, pp. 83-91.]
la luce, si può anche fissare lo sfondo
Secondo un’altra teoria, il movimento
omogeneo;
autocinetico si verifica, paradossal4. solo la luce deve essere visibile: come
mente, proprio perché il soggetto riesce
notava Searle, la presenza di punti di ria mantenere una buona fissazione. Duferimento vicini alla luce distrugge, o alrante la fissazione, infatti, i muscoli exmeno indebolisce, l’illusione.
traoculari (quelli che muovono l’occhio
Inoltre, l’illusione è molto facilitata da
e lo tengono in posizione) si affaticano;
uno stato di affaticamento, generale o
alcuni di essi, però, si affaticano più di
dei soli muscoli oculari.
altri, per cui gli occhi tendono a deviare
Se le condizioni del fenomeno sono
in una direzione; il cervello invia allora
chiare, non altrettanto si può dire delle
sue cause. È stato ipotizzato che l’illusione dipenda da piccoli moviIl movimento indotto
menti oculari involontari: tali movimenti deUn’altra illusione di movimento si verifica nel cielo quando
terminerebbero uno spola Luna è circondata da nubi che si muovono lentamente;
stamento della luce sulallora anche la Luna appare in movimento, ma in direzione
la retina (dove si forma
opposta a quella delle nubi.
un’immagine del mondo
Il fenomeno, che riguarda anche il Sole e le stelle, venne
esterno), che il cervello
descritto già da Lucrezio nel De rerum natura (I secolo
attribuirebbe erroneaa.C.): «E quando per il cielo i venti trasportano rade nuvole
mente ad uno spostanottetempo, allora gli splendidi astri sembrano scorrere
mento reale della fonte
contro i nembi e andare nell’alto in una direzione di gran
di luce; le parti visive
lunga diversa da quella in cui procedono veramente».
del cervello, infatti, nulNei secoli successivi, il fenomeno venne descritto molte
la sanno dei movimenti
altre volte, anche se non sempre con riferimento agli astri.
visivi involontari, di cui
Nel Manoscritto Trivulziano (38 v.) di Leonardo da Vinci, ad
dunque non possono
esempio, si legge: «Il movimento della cosa visina alla
tener conto quando incosa stabile fa spesse volte essa cosa stabile parere traterpretano ciò che avsmutarsi nel moto della cosa movente, e la cosa movente
viene sulla retina.
parere stabile e ferma».
Quando muoviamo voQuesti sono esempi di movimento indotto, ovvero di un molontariamente gli occhi,
vimento illusorio indotto in un oggetto immobile da un altro
invece, il mondo non ci
oggetto che invece si muove realmente.
sembra certo in moto,
Per una dimostrazione (non del tutto soddisfacente) del
malgrado tutto si muomovimento indotto, si veda:
va sulla retina: questo
http://psychlab1.hanover.edu/Classes/Sensation/induced.
avviene perché il cerPer un approfondimento, si veda:
vello può tener conto
http://ilcoloredellaluna.wordpress.com/category/percezionedel fatto che gli occhi si
del-movimento.
sono mossi, in quanto il
loro movimento è stato
ai muscoli extraoculari un segnale vovolontario. Tuttavia quest’ipotesi, per
lontario che impedisce tale deviazione:
quanto plausibile e spesso ripetuta, non
se l’occhio tende a deviare verso sinispiega l’effetto autocinetico: piccoli mostra, viene inviato un segnale di movivimenti oculari involontari in effetti si
mento oculare verso destra che converificano, ma non vi è alcuna correlasente di mantenere la fissazione.
zione tra la loro direzione e la loro amSecondo la teoria in questione, la nepiezza e la direzione e l’ampiezza del
cessità di tale segnale sarebbe interpremovimento illusorio. [Guilford J. P., Dal-
numero 5 - aprile 2009
l ASTROFILO
’
21
articoli
Il percorso illusorio di una
piccola luce circolare in
una stanza completamente
oscurata. Ciascun numero
indica un diverso periodo
di osservazione. [Guilford
J. P., Dallenbach K. M., A
study of the autokinetic
sensation. The American
Journal of Psychology,
1928, vol. 40, pp. 83-91]
22
tata dal cervello con la
necessità di inseguire una
luce che si sposta verso
destra, per cui la luce
viene appunto vista muoversi. Non ci sono prove a
favore di questa teoria
nella sua applicazione al
movimento autocinetico,
anche se appare molto
probabile che il cervello
tenga conto dei segnali che invia ai muscoli oculari quando interpreta l’input retinico: ad esempio, un soggetto che
provi a muovere gli occhi verso destra
avendo i muscoli oculari paralizzati avrà
l’impressione che tutto il mondo si sposti
verso destra. Nulla si è mosso, né i suoi
occhi né il mondo, ma ciò che importa è
il messaggio efferente che è partito dal
cervello: poiché al cervello risulta che gli
occhi si sono mossi in conseguenza di
tale segnale, l’immobilità dell’immagine
retinica può essere spiegata solo col
fatto che il mondo si è mosso insieme
agli occhi, ed è appunto questo che
viene visto. Tuttavia, non vi sono prove
che questa plausibile teoria spieghi il
movimento autocinetico.
Insomma, il movimento autocinetico riOttica di Euclide, teorema 52: «Se tra alcune cose che si muovono se ne mostra
una che non si muove, quella che non si
muove sembra muoversi all’indietro. Si
muovano infatti Β e ∆, stia ferma Γ, e dall’occhio incidano i raggi ΖΒ, ΖΓ e Ζ∆. Dunque Β muovendosi si avvicinerà a Γ,
mentre ∆ se ne allontanerà; quindi sembrerà che Γ si muoverà in senso opposto».
Questa sembrerebbe la prima descrizione
del movimento indotto (si veda il box a
pag. 21), ma non tutti gli autori sono d’accordo su questo.
l ASTROFILO
’
numero 5 - aprile 2009
articoli
I sei muscoli
extraoculari
che muovono
gli occhi e li
mantengono
in posizione.
Una parte
degli studiosi
ritiene che il
movimento
autocinetico
sia causato
(anche) dal
fatto che alcuni di essi si
affaticano
più di altri.
[R. Gregory,
Occhio e cervello, Raffaello
Cortina Editore, 1998]
23
mane un mistero. Questo però non gli
impedisce di avere effetti notevoli. A
causa sua, durante la Seconda guerra
mondiale, ai piloti in volo notturno capitava di scambiare una stella, un pianeta, o una piccola luce terrestre
immobile per un oggetto volante, e ciò
provocava comportamenti inadeguati
come l’inseguimento. [Graybiel A.,
Clark B. (1945). The Autokinetic Illusion and its Significance in Night Flying.
Journal of Aviation Medicine, 16, pp.
111-151.]
Anche una parte degli avvistamenti di
UFO sono spiegabili col fatto che un
astro sembra muoversi vistosamente,
per cui viene scambiato per un oggetto
volante (si veda ad esempio www.rens s e l a e r. e d u / ~ s o f k a m / p a p e r s / u f o talk.html).
Infine, ma qui andiamo al di là delle e-
numero 5 - aprile 2009
sperienze tipiche dell’astrofilo, nel 1917
J. Peterson sosteneva che probabilmente anche il cospicuo movimento
che interessa quello strano fenomeno
che sono i fuochi fatui è un caso di effetto autocinetico. [Peterson J. (1917).
Some Striking Illusions of Movement of
a Single Light on Mountains. The American Journal of Psychology, 28, pp.
476-485.]
Stefano Vezzani è stato ricercatore di
psicologia presso l’Università di MilanoBicocca, dove ha tenuto corsi di psicologia cognitiva. Ha pubblicato articoli di
psicologia della percezione visiva su riviste scientifiche internazionali, e attualmente si occupa di divulgazione
scientifica.
l ASTROFILO
’
articoli
L’astronomia
delle onde
gravitazionali
seconda parte
24
È
mile alla radiazione cosmica osservata
già disponibile l’elenco dei sistemi
nel campo delle microonde.
astrofisici capaci di emettere onde
Tra le sorgenti transienti più intense
gravitazionali, ma probabilmente riserrientrano i sistemi binari, formati da
verà delle sorprese molto interessanti
stelle particolarmente dense e buchi
l’impossibilità di prevedere in anticipo
neri, giunti alla fase finale, in cui i comquali strani oggetti sono ancora nascosti
ponenti sono prossimi alla fusione. Stelle
nelle profondità dell‘universo. Prendendo
di neutroni in rotazione
come criterio di classifie sistemi binari, dove le
cazione l’andamento delorbite hanno dimensioni
l’intensità osservata nel
In questa seconda
abbastanza grandi ritempo, i segnali gravitaspetto agli oggetti coinzionali si possono distinparte vedremo verso
volti, sono ritenute sorguere in almeno due tiquali sorgenti indigenti di minore intensità
pologie principali: tranrizzare la ricerca
che producono per lunsienti e periodici. I rapgo tempo segnali quasi
presentanti del primo
delle onde gravitaesattamente periodici.
gruppo si manifestano
zionali e come sono
Nel corso dell’anno la
in maniera del tutto imfatti i telescopi che
frequenza delle onde
prevedibile e hanno dugravitazionali dovrebbe
rate relativamente brele osserveranno.
variare, per l’effetto Dopvi, mentre i periodici mopler causato dal moto
strano andamenti sinudi
della Terra attorno al Sosoidali con frequenze
Gianfranco Benegiamo
le, con scostamenti tanche restano circa coto maggiori quanto più
stanti per lunghi periodi.
la direzione della sorOgni classe di segnali è
gente si avvicina al piano dell’eclittica.
correlata a ben definite sorgenti astrofiRilevare segnali transienti usando un
siche: ad esempio, i transienti sono lesolo sensore, però, sembra un’impresa
gati alle supernovae, mentre i periodici
difficile perché risulterebbero indistinguialle stelle di neutroni e ai sistemi binari.
bili dal rumore di fondo generato dallo
Potrebbe sovrapporsi a questi segnali,
strumento (ad esempio la dilatazione
inoltre, un debole fondo primordiale si-
l ASTROFILO
’
numero 5 - aprile 2009
articoli
La sensibilità complessiva del rivelatore
Virgo (linea nera) è limitata dal rumore sismico (linea tratteggiata rossa) per frequenze inferiori a 3 Hz, mentre dipende
principalmente dal rumore termico sino a
100 Hz e dal rumore shot per frequenze
maggiori. [Progetto Virgo]
termica). Se le sorgenti sono distribuite
in maniera disomogenea, come atteso
per l’addensamento di stelle binarie in
direzione del centro galattico, si potrebbero riconoscere sensibili aumenti del
segnale a seconda di come il rivelatore è
orientato nello spazio.
Le supernovae sono sorgenti particolarmente efficienti di onde gravitazionali
transienti, ma il numero di quelle abbastanza intense da essere rilevabili è ancora incerto. Esplosioni di questo tipo
all’interno della Galassia sono relativamente rare e dunque i progetti per la
loro individuazione sono calibrati, come
ad esempio è il caso di quello italo-francese denominato Virgo, per individuare
le supernovae che si succedono con frequenza decisamente maggiore nel grande
ammasso della Vergine.
Sia pure con una precisione
piuttosto modesta, la posizione occupata nel cielo dalle
sorgenti transienti potrebbe essere determinata a condizione di collegare insieme più sensori situati a grandi
distanze. Stabilire invece la direzione
delle sorgenti periodiche con un solo rivelatore forse è possibile, ma a condizione di mantenerlo in funzione per
periodi prolungati. Variando la posizione
della stazione ricevente con il moto orbitale della Terra attorno al Sole, infatti,
si riuscirebbe a individuare la provenienza di segnali periodici abbastanza
stabili.
Localizzare emissioni di breve durata, al
contrario, rende indispensabile usare
due o più rivelatori contemporaneamente per formare un interferometro:
l’accuratezza del puntamento, in questi
casi, è grosso modo paragonabile al valore della diffrazione limite che si ottiene
dividendo la lunghezza d’onda per la distanza tra i sensori. Usando una linea di
base pari al diametro della Terra e le frequenze attualmente accessibili al suolo,
secondo i calcoli degli astronomi, la sorgente potrebbe essere localizzata con
una precisione difficilmente superiore a
qualche decina di minuti d’arco.
Il Progetto italo-francese Virgo
utilizza l’interferometro realizzato presso Cascina (Pisa),
formato da due bracci lunghi 3
km, per catturare le onde gravitazionali. [Progetto Virgo]
numero 5 - aprile 2009
l ASTROFILO
’
25
articoli
I telescopi
gravitazionali
26
Lo stato attuale dell’astronomia a onde gravitazionali è in qualche
modo paragonabile alla
fase pionieristica che negli anni Sessanta del secolo passato aprì la strada all’impiego dei neutrini, le più inafferrabili
particelle elementari, per
studiare le reazioni che
avvengono all’interno del
Sole. La radiazione gravitazionale, però, a differenza dei neutrini che
avevano nei reattori nucleari sorgenti molto intense su cui puntare i
primi rudimentali sensori, potrà essere rivelata soltanto grazie all’aiuto di alcuni dei più
singolari oggetti astrofisici conosciuti.
Quanto sia difficile realizzare in laboratorio onde gravitazionali, almeno quelle
di intensità rilevabile, si può facilmente
intuire calcolando l’ordine di grandezza
degli effetti attesi. Due masse pari a una
tonnellata ciascuna, distanti 1 metro e
oscillanti alla frequenza di 10 cicli al secondo, ad esempio, inducono nei rivelatori variazioni di lunghezza che sono
quasi una ventina di ordini di grandezza
inferiori al raggio efficace di un protone.
Effetti tanto modesti, pertanto, costringono a rivolgere l’attenzione verso corpi
celesti come buchi neri e stelle di neutroni che hanno masse enormemente più
grandi di quelle utilizzabili negli esperimenti di laboratorio.
Le principali caratteristiche dei sensori,
già esistenti oppure in fase di progetto,
consentono di individuare quattro principali campi d’indagine. I primi due comprendono le frequenze estremamente
basse (10-18 e 10-15 Hz), ritenute particolarmente interessanti perché forse contengono informazioni sulle fluttuazioni
gravitazionali che risalgono agli istanti
immediatamente successivi al Big Bang,
e le frequenze molto basse (10-9 e 10-7
l ASTROFILO
’
Il Progetto
LISA, sviluppato congiuntamente
dall’agenzia
spaziale europea e dalla
NASA, utilizzerà tre sonde, distanti 5
milioni di km e
in orbita attorno al Sole,
per rivelare le
onde gravitazionali. [Progetto LISA]
Hz) che potrebbero provenire da sorgenti dell’universo primordiale, come i
sistemi binari di massa estremamente
elevata.
Il campo d’azione del progetto, sviluppato congiuntamente dall’ESA e dalla
NASA, chiamato Laser Interferometer
Space Antenna (LISA), per sistemare in
orbita attorno al Sole un interferometro
con bracci di lunghezza pari a 5 milioni di
km, avrà invece accesso all’intervallo
delle frequenze basse tra 10-4 e 1 Hz.
Buona parte degli attuali rivelatori, infine,
opera nel campo delle frequenze alte, indicativamente compreso tra 1 e 104 Hz.
Variazioni indotte nelle dimensioni di un
oggetto, così come nella distanza tra due
o più masse lontane, rappresentano il fenomeno su cui si basano gli strumenti
realizzati per individuare le onde gravitazionali. I sensori usati rientrano in due
categorie principali che prendono il generico nome di barre risonanti e rivelatori interferometrici. Il primo gruppo di
strumenti utilizza variazioni di lunghezza
indotte dal passaggio delle onde gravitazionali: un sofisticato trasduttore converte la vibrazione meccanica in segnale
elettrico che programmi di calcolo, dopo
numero 5 - aprile 2009
articoli
I migliori rivelatori attualmente
disponibili
forse hanno
una sensibilità
ancora 10
volte inferiore
a quella necessaria per
individuare
onde gravitazionali particolarmente
intense come
quelle generate dalla supernova
1987A nel
momento in
cui esplose.
[HST/NASA]
essere stato amplificato, provvedono automaticamente ad analizzare. Il precursore di questi strumenti fu realizzato da
Joseph Weber nel 1966 usando un cilindro di alluminio lungo 1,5 metri e pesante circa 3,5 tonnellate, che aveva la
massima sensibilità centrata intorno alla
frequenza di 1660 Hz. Lavorando in intervalli di frequenza molto ristretti, però,
le barre risonanti risultano poco adatte
per indagare l’ampio spettro di onde gravitazionali atteso dai molti fenomeni
astrofisici conosciuti.
Variazioni di lunghezza intorno a una
parte su un miliardo di miliardi possono
essere oggi distinte dai migliori sensori
risonanti, ma nessuno tra questi è ancora riuscito a registrare il passaggio di
qualche onda gravitazionale. I segnali
emessi dalla più nota supernova del
1987, esplosa nella vicina Grande Nube
di Magellano, secondo i calcoli dei ricercatori avrebbero richiesto rivelatori con
una sensibilità almeno 10 volte maggiore
di quella attuale. Speciali barre risonanti,
raffreddate con elio liquido per ridurre il
rumore termico, sono impiegate da vari
programmi di ricerca, e tra i principali,
avviati in varie parti del mondo, si possono rammentare i seguenti: Nautilus
(Frascati, Italia), Auriga (Legnaro, Italia), Explorer (Ginevra, Svizzera) e Allegro (Baton Rouge, USA).
Rivelare onde gravitazionali mediante
raggi di luce laser, invece, richiede un
particolare interferometro Michelson con
specchi sistemati su
appositi supporti,
per isolarli dalle vibrazioni
prodotte
dall’ambiente circostante. Lo schema
ottico dello strumento prevede che
la luce sia puntata
su uno specchio semitrasparente,
dov’è ripartita in
due fasci tra loro
perpendicolari. Ricombinando i raggi
laser dopo innumerevoli viaggi di andata e ritorno da
numero 5 - aprile 2009
Negli interferometri costruiti per rivelare la
presenza di onde gravitazionali, la luce
laser viaggia all’interno di tubazioni mantenute sotto vuoto spinto. [Progetto Ligo]
altri specchi, sistemati a qualche chilometro di distanza, si ottengono indicazioni sulle minuscole variazioni di lunghezza subite dai bracci dello strumento.
L’interferenza distruttiva dei due raggi di
luce coerente, massima quando il tragitto da essi percorso ha accumulato una
differenza pari a metà della lunghezza
d’onda impiegata, si tradurrà in una variazione dell’intensità luminosa all’uscita
dello strumento. Rivelatori del genere
hanno il vantaggio di accedere a un
campo di frequenze molto esteso, compreso tra circa 1 e 10 000 Hz, e di raggiungere sensibilità notevolmente superiori a quelle delle barre risonanti.
Le migliori prestazioni offerte dagli interferometri laser hanno portato all’avvio di
svariati progetti di ricerca, tra i quali si
possono citare: Virgo (Pisa, Italia), GEO
(Hannover, Germania), Ligo (Livingston
e Hanford, USA) e Tama (Tokyo, Giappone). Il Progetto Virgo, nato da una collaborazione italo-francese, utilizza un
interferometro con bracci lunghi 3 km
realizzato presso Cascina (Pisa); la caratteristica che rende particolarmente
interessante questo esperimento è la
sua elevata sensibilità.
Traffico veicolare e fenomeni sismici naturali generano un rumore che impedisce ai
rivelatori, almeno a quelli sistemati sulla
superficie terrestre, di studiare le onde
l ASTROFILO
’
27
articoli
28
quale aspetto dovrebbero avere
le onde gravitazionali provenienti
da vari sistemi binari, così come
dall’esplosione di supernovae oppure dalla coalescenza di buchi
neri.
Due stelle che ruotano attorno al
comune centro di gravità, quando
le orbite sono abbastanza grandi
e di forma quasi circolare, producono un segnale monocromatico
di ampiezza e frequenza che si
mantengono circa costanti nel
corso dell’osservazione. Sistemi
binari formati da masse molto diverse, come ad esempio capita
quando una stella di neutroni è
legata a un buco nero, probabilIl passaggio di onde gravitazionali modifica in mamente sono caratterizzati da orniera diversa la lunghezza dei due rami perpendicobite eccentriche e da onde
lari dell’interferometro schematizzato in questa figura
gravitazionali di forma assai più
e ciò causa una variazione dell’intensità luminosa suirregolare.
bita dalla luce laser dopo essere stata riflessa dagli
Il nucleo di molte galassie, comspecchi posti all’estremità dei cammini ottici.
preso quello attorno al quale
ruota il Sole, ospita un buco nero
formato da milioni o addirittura miliardi
gravitazionali con frequenza inferiore a
di masse solari: l’incontro di questi nuqualche hertz. Questa è una delle ragioni
clei può condurre a sistemi astrofisici
per cui i programmi futuri prevedono di
formati da coppie di buchi neri, in orbita
mettere in orbita attorno al Sole, forse
uno attorno all’altro, la cui distanza digià nel corso del prossimo decennio, le
venta sempre più piccola.
tre sonde spaziali previste dal Progetto
Secondo le previsioni dei ricercatori, le
LISA: un sistema capace di individuare
onde gravitazionali con
frequenze comprese tra
1 e 10-4 Hz. Notevole è
oggi l’impegno dedicato
allo sviluppo delle tecnologie necessarie a catturare le deboli onde gravitazionali, soprattutto
quelle emesse in questo
intervallo di frequenze,
per accedere a una regione dello spettro dove
gli oggetti astrofisici di
grande massa potrebonde gravitazionali prodotte dalla coalebero essere particolarmente “luminosi”.
scenza di due buchi neri consentirebbero di riconoscere tre distinte fasi: la
Immaginare l’onda per riconoscerla
prima corrisponde al decadimento delle
orbite, lungo percorsi a spirale, quando
Uno dei compiti più gravosi affrontati dai
i due oggetti sono ancora ben separaricercatori, per riconoscere se qualche
ti; la seconda è la fusione, che inizia
segnale utile emergerà dal rumore di
quando la velocità degli oggetti coinvolti
fondo, consiste nel definire in dettaglio
l ASTROFILO
’
Il grafico più a
sinistra mostra quali segnali potrebbero provenire nel secondo immediatamente
precedente la
fusione di un
buco nero con
una stella di
neutroni (coincidente con
t=0), mentre il
dettaglio sulla
destra evidenzia l’andamento tra 0,1
secondi prima
e 0,025 secondi dopo la
coalescenza.
[William Henry
Lee, NASA]
numero 5 - aprile 2009
articoli
Le simulazioni
eseguite con
computer particolarmente
potenti hanno
prodotto questa immagine
che raffigura
le onde gravitazionali
emesse da
una coppia di
buchi neri, in
orbita ravvicinata, poco
prima di fondersi. [C.Henze, NASA]
diventa relativistica e termina
con l’unione dei
buchi neri in uno
fortemente distorto; infine la
fase di risonanza, che coincide
con lo “smaltimento” della deformazione che
caratterizza da
principio la singolarità
dello
spazio-tempo.
Le onde provenienti da sistemi
binari con componenti ben distanziate hanno frequenze facilmente
mascherate dal rumore sismico e il loro
studio potrà iniziare solo quando entreranno in funzione rivelatori sistemati
nello spazio. Nell’intervallo compreso tra
1 e 1000 Hz, teoricamente accessibile
anche ai sensori sistemati sulla superficie terrestre, cadono invece le frequenze
delle pulsar.
Le principali limitazioni alla rivelazione
delle onde gravitazionali, per gli interferometri attualmente in funzione,
sono dovute alle seguenti tipologie di
rumore: sismico (prodotto da terremoti, fenomeni atmosferici e dalla circolazione degli autoveicoli); termico
(generato dall’agitazione termica degli
atomi); shot (legato alla quantizzazione della luce, così come la quantizzazione della carica elettrica è alla base
del rumore elettronico); pressione di
radiazione (causato dalla quantità di
moto trasferita dai fotoni agli specchi);
newtoniano (variazione del campo gravitazionale indotta dal rumore sismico); creep (provocato dall’allungamento anelastico e repentino dei materiali impiegati per la sospensione
degli specchi).
Il rumore sismico domina nell’intervallo compreso tra 1 e 10 Hz, quello legato alla pressione di radiazione confonde i segnali di bassa frequenza,
mentre il rumore shot prevale alle alte
frequenze.
numero 5 - aprile 2009
La “cattura” delle onde gravitazionali,
giunta oramai quasi alla portata degli
strumenti disponibili, ha obbligato i ricercatori a creare un linguaggio completamente nuovo rispetto a quelli impiegati per decifrare i messaggi traspor-
Il grafico mostra i segnali gravitazionali attesi da un sistema binario, formato da due
identiche stelle di neutroni, durante le orbite finali che portano alla loro fusione.
[Frederic Rasio e Joshua Faber, NASA]
tati da radiazione elettromagnetica, raggi cosmici e neutrini. Proprio da questa
diversità derivano le grandi attese riposte nell’astronomia gravitazionale: un
campo d’indagine che potrebbe presto
mettere a disposizione, analogamente a
quanto capitò mezzo secolo addietro con
la radioastronomia, informazioni capaci
di rivoluzionare profondamente le attuali
conoscenze.
Gianfranco Benegiamo è nato a Genova nel
1953. Laureato in Chimica, lavora nel campo
della tutela dell’ambiente naturale, ma da sempre coltiva un profondo interesse per l’astronomia e la storia della scienza. Ha pubblicato una
cinquantina di articoli sulle principali riviste di
divulgazione astronomica e altri suoi scritti
sono ospitati nel sito web del Circolo Astrofili
Talmassons.
l ASTROFILO
’
29
articoli
30
Gianluca Rossi
AE Aurigae,
la stella fuggitiva
l ASTROFILO
’
numero 5 - aprile 2009
articoli
A sinistra, il
campo stellare
di AE Aurigae,
con la nebulosa IC 405, ripreso dall’autore da Pereto (AQ). Riflettore Newton
di 200 mm f/4,
guidato con
oculare a reticolo illuminato,
mediante rifrattore in parallelo. Posa di 25
min su Kodak
E200 a sviluppo nominale.
Tra gli astri dinamicamente
più insoliti sono annoverate
le stelle fuggitive. Nelle notti
di inizio primavera è possibile rintracciarne comodamente una nella costellazione
dell’Auriga: è di 6a magnitudine ed è una delle tre stelle
in fuga dalla costellazione
di Orione.
T
ra le stelle di popolazione I, che possiamo contare numerose nel disco galattico, troviamo alcuni raggruppamenti di
stelle giovani noti come associazioni stellari. A differenza degli ammassi aperti,
che hanno una densità stellare superiore
alle regioni galattiche circostanti e che
sono costituiti da stelle di varie classi
spettrali, le associazioni stellari mostrano
come principale peculiarità l’essere costi-
tuite da stelle di medesime caratteristiche
fisiche, mentre la densità non è di norma
superiore a quella che si riscontra nel
disco galattico. La loro individuazione è
quindi possibile mediante lo studio degli
spettri delle stelle, che evidenzia in questi
casi la presenza di un raggruppamento di
astri delle medesime classi in un’area di
cielo ristretta. Si conoscono due tipi principali di associazioni stellari: le associazioni di tipo OB, i cui membri hanno
spettri di tipo O, B oppure quelli tipici delle
numero 5 - aprile 2009
stelle di Wolf-Rayet, e le associazioni di
tipo T, che includono stelle alle prime fasi
evolutive, tra cui molte variabili di tipo T
Tauri. A questi due tipi è stata proposta
alla fine degli anni Sessanta una terza categoria, identificata dalla lettera R, che indica quei gruppi di stelle che si ritengono
responsabili dell’illuminazione delle nebulose a riflessione. Poiché però alcune associazioni stellari mostrano caratteristiche
ascrivibili a più classificazioni contemporaneamente, non è possibile catalogare
queste formazioni celesti in maniera assolutamente univoca e le tipologie di cui
sopra hanno, quindi, solo un valore di
massima. Le associazioni stellari di tipo
OB e T sono costituite da astri nascenti
oppure da stelle giovani supermassive che
si trovano nelle prime classi della Sequenza Principale del diagramma H-R. La
loro durata è relativamente breve, solo alcuni milioni di anni, a causa della scarsa
densità stellare che determina una maggiore predisposizione di questi insiemi di
stelle all’azione disgregatrice conseguente
al moto di rotazione della galassia. Ricon-
Curva di luce storica di AE Aurigae dal
1946 al 2008. Come si vede è presente un
andamento irregolare contenuto, anche se
la dispersione delle misure è piuttosto notevole (si ringraziano l’AAVSO e gli osservatori che hanno contribuito alla
realizzazione della curva).
ducibili alle associazioni stellari sono, a
volte, alcune stelle che mostrano un veloce moto proprio che le porta ad abbandonare rapidamente i suddetti gruppi,
l ASTROFILO
’
31
articoli
Carta fotometrica in
scala “a” dell’AAVSO con indicata la variabile AE
Aurigae, le stelle di
confronto e l’asterismo per giungere
alla corretta identificazione della stella
(cartina riprodotta
con il permesso dell’AAVSO. Il sito
www.aavso.org può
essere utilizzato per
altre cartine o per
aggiornamenti
periodici).
32
seguendo traiettorie
che le fanno allontanare in altre regioni
galattiche.
Tra queste stelle in
fuga vogliamo qui
occuparci di un astro
noto come AE Aurigae che, insieme alle
stelle µ Columbae e
53 Arietis, sembra
essere partito dall’associazione stellare di Orione OB1
circa 2,5 milioni di
anni fa e in quest’arco temporale ha
percorso una quarantina di gradi sulla
sfera celeste. Benché i professionisti
ritengano che il fenomeno delle stelle
fuggitive sia relativamente comune, in particolare tra le
stelle di classe spettrale O e B, e il numero
di astri ascrivibili a questa categoria vada
progressivamente aumentando (grazie
anche alle rilevazioni del satellite Hipparcos e del telescopio spaziale Hubble), le
tre stelle fuggitive sopra menzionate sono
considerate esempi classici, soprattutto
per le alte velocità di fuga e per la notevole distanza che avrebbero percorso dal
l ASTROFILO
’
punto di origine. Per quanto riguarda AE
Aurigae e µ Columbae è stato evidenziato
che le due stelle potrebbero essere partite
in contemporanea e in maniera diametralmente opposta dal punto originario (vicino alla grande nebulosa di Orione M42)
con una velocità di oltre 100 km al secondo, mentre 53 Arietis, che mostra una
velocità di fuga più contenuta (circa 70
km/s), deve essere partita con un anticipo
numero 5 - aprile 2009
articoli
di circa 2 milioni di anni dalla stessa regione.
AE Aurigae è una stella gigante azzurra
della Sequenza Principale, avente classe
O9.5, grandi dimensioni, alta temperatura superficiale
(35.000 K) e
molto più massiccia del Sole
(circa 17 masse
solari). La sua distanza è valutata
in circa 1500 anni luce e l’analisi
spettroscopica rivela le righe tipiche della propria
classe di appartenenza, unitamente ad altre
righe di assorbimento che sono
dovute a un complesso nebulare
che la stella sta
attraversando, parte del quale si frappone
tra noi e l’astro. Una delle curiosità di AE
Aurigae è proprio questo attuale passaggio nella nebulosa diffusa IC405,
evento che si ritiene casuale essendo diverse le rispettive velocità.
La nebulosa IC
Ulteriore argo405 ripresa
mentazione in
dall’autore con
favore della cala stessa strusualità dell’inmentazione
contro è l’assendell’immagine
za di tratti tipici
CCD precedi nebulosa ad
dente, ma con
posa di 5 min
emissione a sud
attraverso un
della stella a
filtro H-α.
causa del forte
La nebulosa è
moto proprio di
ora chiaraAE Aurigae verso
mente
visibile.
nord, e la man-
canza di strutture nebulari intorno alle altre due stelle
fuggitive, µ Columbae e 53 Arietis. Durante il suo viaggio in allontanamento
dall’associazione stellare di origine in
Orione, AE Aurigae si è trovata quindi ad
attraversare questo complesso nebulare
numero 5 - aprile 2009
che ha reso visibile ai nostri occhi, avendolo rischiarato con la propria luce.
Parte della nebulosa è evidenziata dalla
ionizzazione degli atomi conseguente al
forte irraggiamento della stella, mentre
altre zone, costituite da pulviscolo interstellare, sono rese
visibili dal fenoL’elusività della
nebulosa IC405,
che è attraversata nelle epoche attuali dalla
variabile AE Aurigae, è mostrata in questa
ripresa CCD
dell’autore di 30
sec attraverso
un Newton di
200 mm f/4.
meno della riflessione della luce.
Tornando ad AE Aurigae, non è stato
ancora chiarito del tutto il meccanismo
che avrebbe portato l’astro ad allontanarsi velocemente dall’associazione
stellare di origine.
Esistono tuttora due modelli esplicativi
del fenomeno delle stelle fuggitive. Il
primo postula l’esplosione di una supernova all’interno di un sistema binario, la
cui enorme energia lancerebbe letteral-
l ASTROFILO
’
33
articoli
34
mente nello spazio la componente superstite del sistema.
Nel secondo caso si ipotizza che
esistano fenomeni di eiezione
dinamica che potrebbero generarsi per interazione tra due o
più stelle, e in particolare nel
caso di incontro tra due sistemi
binari.
Sono stati compiuti molti studi
nell’ultimo decennio in merito
alla verifica di questi due modelli e molti astronomi sono
giunti alla conclusione che essendo entrambi validi a spiegare il fenomeno delle stelle
fuggitive è probabile che queste
ultime possano derivare indistintamente dall’uno o dall’altro
evento. Il primo modello sembra adattarsi, ad esempio, alla
stella ζ Ophiuchi, ritenuta una
fuggitiva dall’associazione stellare Scorpius OB2, nella cui atmosfera si rileva una certa abbondanza di
elio, indice di un possibile scambio di materia in un sistema binario stretto, che potrebbe essersi dissolto con l’esplosione in
supernova dell’altra componente. Studi
sulla cinematica di ζ Ophiuchi e della pulsar PSR J1932+1059 mostrano che i due
oggetti potrebbero essere stati molto vicini in un lontano passato, proprio all’interno della associazione stellare Scorpius
OB2, e forse facevano parte dello stesso
sistema binario. Per quanto attiene AE
Aurigae, viene invece proposta la seconda
spiegazione. In particolare, analisi condotte sui moti propri delle stelle dell’associazione di Orione OB1 attraverso il
satellite Hipparcos sembrerebbero indicare anche un possibile coinvolgimento
dell’attuale sistema binario ι Orionis. Oltre
a queste rilevazioni, il mancato riscontro
in AE Aurigae di abbondanza di elio rispetto alla classe spettrale di appartenenza e il moto proprio diametralmente
opposto a µ Columbae fanno ipotizzare
che l’evento che avrebbe generato le due
stelle fuggitive sia in realtà una gigantesca forza dinamica creatasi dall’incontro
ravvicinato di 4 stelle (si stima entro 4
l ASTROFILO
’
parsec), che costituivano allora forse due
distinti sistemi binari, con il risultato dell’espulsione delle due fuggitive e della formazione del sistema ι Orionis, che mostra
una forte eccentricità e un moto proprio
quasi ad angolo retto rispetto alle due
stelle in fuga.
Tra le principali stelle fuggitive, AE Aurigae è l’unica di cui si sia parlato di variabilità luminosa. Benché osservazioni
protratte per molti anni dimostrino l’esistenza di una leggera fluttuazione luminosa (circa 0,3 mag. su tempi irregolari), la questione della variazione luminosa rimane tuttora controversa.
In particolare, osservazioni condotte da
astronomi professionisti all’inizio degli
anni Ottanta, con il fotometro fotoelettrico, sembrano portare alla conclusione
che AE Aurigae non sia una stella variabile, essendo l’incertezza delle misure
comparabile con le variazioni osservate.
Per contro la curva di luce storica, costruita con osservazioni amatoriali nel
corso di decenni, mostra una lieve escursione fotometrica irregolare dell’astro,
anche se la dispersione delle varie stime
(fenomeno noto come scatter) è molto
Immagini CCD
comparate di
AE Aurigae ripresa attraverso filtri
fotometrici V
(sopra) e B (a
destra) rispettivamente.
Stessa strumentazione
delle riprese di
IC 405, ma
con pose di 30
sec per i canali
V e B. L’utilizzo di filtri fotometrici
differenti rende
possibile studiare la stella
in maggior dettaglio, oltre a
poter applicare
i coefficienti di
trasformazione. [Gianluca Rossi]
numero 5 - aprile 2009
articoli
elevata. In ogni caso la piccola variazione luminosa che interessa AE Aurigae,
che non si trova in una fase di instabilità
del diagramma H-R, è spiegata con l’età
particolarmente giovane della stella, che
potrebbe mostrare dei piccoli brillamenti
forse anche legati ad emissione di materia. A livello amatoriale risulta comunque
interessante individuare la stella in cielo
e, anche adoperando il metodo visuale,
tentare una misura del flusso luminoso.
La stella oscilla, secondo la classificazione attuale, tra le mag. 5,78 e 6,08 e
quindi basta il minimo aiuto ottico per
poterla rilevare.
Per prima cosa si identifichino gli astri
che compongono la costellazione dell’Auriga e si ponga particolare attenzione
alle stelle ι Aurigae e β Tauri, che prenderemo “in prestito” per chiudere il poligono celeste. Da queste due stelle tracceremo due linee ideali per formare un
triangolo pressoché rettangolo, avente
per base un gruppetto di stelline di 6a
magnitudine. A questo punto, prendendo
un binocolo e consultando la cartina fotometrica in scala “a” dell’AAVSO sarà
numero 5 - aprile 2009
semplice trovare AE Aurigae, che formerà un nuovo triangolo rettangolo con
le due componenti più luminose del
gruppetto di stelle in precedenza trovato. Vista la piccola variazione luminosa, gli strumenti più utili rimangono i
fotometri fotoelettrici e anche alcune misure CCD riprese con tecniche opportune. Le stime visuali sono comunque
possibili per tentare un monitoraggio di massima dell’astro.
Trattandosi però di misure un
po’ al limite, per via di oscillazioni così piccole, è utile seguire i seguenti consigli: 1)
scegliere due stelle di confronto e mantenerle come
unici punti di riferimento per
tutte le misure nel tempo; 2)
utilizzare stelle di confronto
che abbiano indice di colore il
più possibile simile ad AE Aurigae; 3) verificare che le stelle
di confronto non appaiano variare nel tempo confrontando
anche queste con altre stelle di
campo; 4) fare in modo che la
differenza luminosa tra le
stelle di confronto sia il più
contenuta possibile. Sul sito
AAVSO è disponibile anche una
tavola fotometrica con le magnitudini di molte stelle nelle
varie bande fotometriche, utili
anche per il calcolo degli indici di colore.
Per quanto concerne la nebulosa IC405,
è un oggetto molto elusivo per via della
bassa luminosità superficiale ed è quindi
necessario ricorrere alle riprese CCD o a
lunga posa con la pellicola per averne
una visione ricca di dettagli.
Gianluca Rossi è nato a Roma nel 1967.
Socio fondatore del Gruppo Astrofili Romani
collabora attivamente con l’AAVSO nello studio
delle stelle variabili. è appassionato di tecniche
empiriche di fotometria visuale e dello
studio dell’evoluzione delle stelle.
Si interessa altresì di astrofotografia e
di software astronomici.
l ASTROFILO
’
35
software
Virtual Moon Atlas
Compie sette anni uno dei più completi atlanti virtuali della Luna, utilizzato, fra l’altro, nella preparazione della missione lunare Chandrayaan 1. Già oltre mezzo milione
le persone che lo hanno scaricato gratuitamente dal sito
www.ap-i.net/avl/en/download.
I
36
l Virtual Moon Atlas è stato
scelto dall’Indian Space Research Organisation, l’agenzia nazionale indiana per la ricerca
spaziale, per ottimizzare la pianificazione della missione Chandrayaan 1, una sonda lunare lanciata
il 22 ottobre 2008 dal Satish Dhawan Space Centre.
Il programma che stiamo per conoscere è frutto di una collaborazione fra Patrick Chevalley, autore
di Cartes du Ciel, il planetario di
cui ci eravamo occupati sul numero di dicembre di questo webzine, e Christian Legrand osservatore della Luna nonché editore
e autore. Migliaia di dati, voci e
immagini fotografiche inerenti alla
superficie selenica sono messi a
disposizione degli astronomi dilettanti e professionisti in uno strumento potente e versatile ideato
in base alle necessità pratiche di
chi si dedica seriamente e con criterio all’osservazione e allo studio
del satellite naturale della Terra.
Alla pagina web www.ap-i.net/avl/
en/start si trovano tutte le informazioni sul software, il download
e l’utilizzo, oltre ai link per accedere a tutorial e guide online disponibili in numerose lingue, tra le
quali l’italiano. Il programma funziona con Windows 95/98/Me/ T/
2000/XP/Vista ma, all’occorrenza,
può risultare operativo e stabile
anche su altre piattaforme come
Linux con Wine, Mac PPC con VirtualPC e Mac x86 con
Wine.
I pacchetti applicativi
disponibili (alla pagina
www.ap-i.net/avl/it/
download) sono ben tre:
- VMA “Light” di 6,2 MB
- VMA “Expert” di 14 MB
- VMA “Pro” di 422 MB.
Una serie di miglioramenti e implementazioni ai programmi
base possono essere
Date le cospicue dimensioni della versione “Pro”, il cui
download potrebbe
creare non pochi problemi agli utenti privi
di linee veloci a banda
larga, è prevista la
commercializzazione
della stessa su supporto CD-R, www.api.net/avl/it/order.
l ASTROFILO
’
numero 5 - aprile 2009
a cura di Mario Dho
scaricati e installati in
un secondo tempo.
L’utilizzatore ha una
ampia gamma di immagini da integrare, eventualmente, a quelle inserite nel database
del pacchetto di installazione. Più in dettaglio
questi sono i gruppi di
file offerti:
-BEST OF AMATEURS
(28 MB delle migliori
immagini lunari ottenute dagli astrofili)
- LUNAR (33,1 MB di
foto scattate dalla
sonda Lunar Orbiter 4)
- APOLLO MAPPING
CAMERAS (147 MB di
fotografie
estratte
dalle raccolte delle
missioni Apollo 15, 16
e 17)
- LUNAR ASTRONAUTICAL CHARTS
e LUNAR MAPS (105,6 MB di immagini fotografiche estratte delle
Lunar Astronautical Charts e dalle
Lunar Maps)
- CONSOLIDATED LUNAR ATLAS
(59,4 MB di fotografie delle formazioni lunari rese disponibili dal
Lunar and Planetary Institute)
- APOLLO MISSIONS (9,9 MB di
immagini delle formazioni lunari
riprese dalle missioni Apollo 8, 10,
11, 12, 13, 14, 15, 16 e 17)
- PROBES LUNA, RANGER, LUNAR
ORBITER 1, 2, 3, 5 and SURVEYOR (47 MB di foto riprese dalle
sonde americane e sovietiche
Ranger 8 e 9, Surveyor 1, 3, 5, 6
e 7, Lunar Orbiter 1, 2, 3 e 5, Luna
9, 13, 17 e 21)
- CLEMENTINE PROBE (4,2 MB di
immagini ottenute per mezzo
della sonda Clementine).
Per rendere la versione “Pro” accessibile anche a coloro che non
possono usufruire di una connessione Internet a banda larga, considerando le proibitive dimensioni
numero 5 - aprile 2009
del pacchetto di installazione, è
stato realizzato un apposito CD-R
che può essere richiesto agli autori, previa un versamento di 20
euro. L’ordinazione si esegue online direttamente dal sito www.api.net/avl/it/order.
La versione “Light” presenta le
mappe in 2D ed è consigliabile se
si utilizzano computer di potenza
limitata; la versione “Expert” richiede calcolatori di media potenza e consente di visualizzare le
mappe in 3D, mentre la versione
completa “Pro” si può usare solo
con computer piuttosto potenti.
La finestra principale di Virtual
Moon Atlas assume la classica
struttura prevista dal sistema operativo Windows e, come tale, può
essere ridotta facilmente a icona o
a una dimensione desiderata semplicemente agendo sui tre tasti
presenti all’estrema destra della
barra del titolo.
La barra dei menu e degli strumenti si trova nella parte superiore e si compone di 4 voci (‘File’,
‘Configuration’, ‘Help’ e ‘Zoom’) e
37
La pagina principale di Virtual
Moon Atlas versione “Pro” così
come appare di default al primo
lancio del programma.
12 pulsanti che attivano altrettante funzioni:
- 1:1
- Label Color
- Center
- Flip N-S
- Flip E-O
- Full Globe
- Show Fase
- Show Libration
- Neighbor
- Picture
- Database
- 2nd Window.
Quasi due terzi dello spazio sono
riservati alla visualizzazione della
mappa lunare. Quest’area non
può essere spostata o ridimensionata e, se il livello di ingrandimento impostato lo richiede, può
presentare due barre di scorrimento per mezzo delle quali è
possibile rendere visibile sullo
l ASTROFILO
’
software
Visualizzazione speculare della mappa lunare per renderla
facilmente leggibile e
consultabile in caso di
osservazioni telescopiche con strumenti a rifrazione, a riflessione
o misti.
38
schermo la formazione selenica
desiderata. Di default la mappa lunare è orientata realisticamente e
rappresenta il satellite naturale
proprio come lo si vede dalla Terra
a occhio nudo o attraverso un binocolo. Se si utilizza la mappa
come guida per osservazioni telescopiche all’oculare o per mezzo di
rivelatori digitali, questa può essere visualizzata in modalità speculare o capovolta in modo da
adattarla alle visioni attraverso telescopi rifrattori, Maksutov, Cassegrain, Newton etc.
Lo spazio rimanente a destra della
mappa, circa un terzo dell’area totale della finestra principale di Virtual Moon Atlas, è dedicato alla
visualizzazione di dati e informazioni che sono fornite in base alla
selezione di uno fra i seguenti
menu:
- Information
- Notes
l ASTROFILO
’
- Ephemeris
- Terminator
- Tools
- Setup.
La prima operazione da eseguire
subito dopo l’installazione del software è l’inserimento dei valori di
latitudine e longitudine che contraddistinguono la località di osservazione.
L’area di dialogo, denominata ‘Observatory’, si raggiunge selezionando la voce ‘General’ dal menu
‘Configuration’.
Se l’utilizzatore desidera vedere
sullo schermo il globo lunare come
apparirebbe a un osservatore posizionato sulla congiungente centro Terra – centro Luna, deve
spuntare l’opzione ‘Geocentric position’.
Per ultimare il primo basilare settaggio è, inoltre, necessario definire la data e l’orario nel settore
‘Date/Time’ indicando la fascia di
fuso orario (valori positivi per luoghi situati a
est di Greenwich e valori negativi per località
poste a ovest del meridiano
fondamentale)
oppure spuntando la
checkbox adiacente alla
voce ‘Use Computer
Date and Time Zone’. I
linguaggi originari, inclusi nel pacchetto di installazione,
sono
il
francese e l’inglese ma,
alla pagina www.api.net/avl/it/translation, si possono
scaricare i file di traduzione in ben
14 altre lingue tra le quali figura
anche l’italiano. Una volta terminato il download del file “avllangIT.exe”, la cui dimensione è di
poco meno di 5 MB, è necessario
eseguirne l’installazione nella medesima directory in cui si trova il
software.
Una nutrita serie di caselle di controllo gestisce e filtra la quantità e
la tipologia delle etichette e dei
dati impiegati nelle rappresentazioni della mappa lunare; in particolare si segnalano due raggruppamenti di opzioni denominati, rispettivamente, ‘Database’ e ‘Display’.
A tutt’oggi Virtual Moon Atlas implementa 6 basi di dati che, complessivamente, contemplano più
di 8000 voci così distribuite:
- Near Side Named Formation
(1100 voci di formazioni della fac-
numero 5 - aprile 2009
software
cia visibile)
- Near Side Indexed Craters (5300
voci di crateri indicizzati della faccia visibile)
- Far Side Named Formation (650
voci di formazioni della
faccia nascosta)
- Fare Side Indexed
Craters (1200 voci di
zionati dall’utente. Tre comandi a
cursore contrassegnati dalle diciture ‘Penumbra’, ‘Diffuse’, e ‘Specular’, azionabili con il pulsante
sinistro del mouse, consentono di
La prima è basata sui disegni realizzati con un aerografo da un
gruppo di lavoro del Jet Propulsion
Laboratory coordinato da David
Seal. I disegni presentano un’om-
Prima di iniziare a utilizzare il Virtual Moon
Atlas è indispensabile
inserire correttamente
le coordinate geografiche del sito osservativo e l’ora di
riferimento.
crateri indicizzati della
faccia nascosta)
- Historical Sites (50
voci di siti storici sulle
due facce)
- Pyroclastic deposits
(100 voci di depositi piroclastici).
I dati inerenti alle formazioni presenti sulla
faccia nascosta della
Luna sono disponibili
solo a partire dalla versione “Expert” e quelli dei crateri
indicizzati della faccia nascosta
sono presenti nella sola versione
“Pro”.
Gli autori aggiornano costantemente i database ed è pertanto
prevedibile che in futuri update
saranno presenti altri checkbox
spuntabili.
Le caselle di controllo della visualizzazione distribuite nell’area
‘Dis-play’ sono identiche in tutte
le versioni dell’atlante lunare. Abilitando la funzione ‘Show the
phase’ il programma genera una
zona di penombra sul disco lunare
che è delimitata dalla linea del
terminatore in corrispondenza del
luogo, del giorno e dell’ora sele-
numero 5 - aprile 2009
39
personalizzare la visione intervenendo sulla diffusione della penombra, sull’intensità luminosa e
sull’illuminazione solare.
Una windows di personalizzazione, denominata ‘Configuration
- Texture’, consente all’utilizzatore
di interagire col software permettendogli di migliorare la definizione dei dettagli della superficie
della Luna visualizzata sullo
schermo, incrementare la resa
grafica nelle zone di librazione
(spuntando l’opzione ‘Texture interpolation’), di decidere il tipo di
definizione superficiale fra tre distinte opzioni: ‘Clementine Aerograph’, ‘Clementine Photographic’
e ‘LOPAM Photographic’.
breggiatura molto uniforme e, impostando la risoluzione massima,
rappresentano la superficie lunare
come la si vedrebbe attraverso un
telescopio del diametro di 5 pollici.
Mettendo il check nella casella
contraddistinta dalla dicitura ‘Clementine Photographic’, sullo schermo del PC appare una mappa
lunare costituita da un mosaico di
fotografie riprese dalla sonda Clementine. L’assemblaggio dei tanti
frame, la cui risoluzione media è
di 500 metri/pixel, è stato realizzato da un team capeggiato dal
professore Mark Robinson della
Northwestern University. Il risultato finale costituisce la rappre-
l ASTROFILO
’
software
40
sentazione della superficie della
Luna con albedo più precisa al
momento disponibile, anche se
l’elaborazione ha generato alcune
distorsioni e sfasamenti delle formazioni che si trovavano ai bordi delle
lastre originarie. La posizione di alcuni elementi del paesaggio
selenico può essere,
pertanto, leggermente
spostata rispetto a
quella reale per cui è
consigliabile eseguire
un confronto con la rappresentazione aerografica per avere un riscontro attendibile e
una migliore precisione.
Per coloro che intendono visualizzare una
mappa con ombreggiatura, Virtual Moon Atlas
ne implementa una fra
le più accurate al momento disponibili. È
sufficiente selezionare
l’opzione ‘LOPAM Photographic’ per consultare un mosaico di
fotografie originali ottenute dalle sonde Lunar
Orbiter 1, 2, 3, 4 e 5. La risoluzione è abbastanza variabile secondo i settori e, nel migliore dei
casi, raggiunge i 1000 metri/pixel.
Ricordiamo ai lettori che, anche in
questa tipologia di rappresentazione, le immagini sono state
scontornate, adattate, ruotate e
ridimensionate per cui la posizione dei dettagli della superficie
potrebbe non essere sempre accurata.
Le definizioni delle formazioni presenti sulla faccia nascosta della
Luna, che solitamente non sono
studiate, se non per curiosità, dal
momento che non sono materialmente osservabili dalla Terra, possono essere settate a piacere ed
l ASTROFILO
’
eventualmente impostate al minimo valore per rendere più veloce la consultazione della mappa
e l’esecuzione dei comandi impartiti quando si utilizzano computer
non particolarmente prestanti o,
comunque, datati.
Nella versione più completa del
Virtual Moon Atlas, la “Pro”, è presente un’area “Overlay” strutturata in modo tale da poter
sovrapporre alla classica rappresentazione superficiale delle trasposizioni grafiche di rilevamenti,
misurazioni e dati scientifici acquisiti dalle missioni spaziali Clementine e Lunar Prospector.
Questa finestra si compone di una
checkbox, una casella di selezione, un tasto di scorrimento e
una zona di preview. Per abilitare
questa particolare metodologia di
visualizzazione occorre spuntare
la casella ‘Show overlay’ rintrac-
ciabile seguendo il percorso ‘Barra
dei menu>Configuration>Overlay’.
Le scelte disponibili al momento
della stesura di questo articolo
La rappresentazione della superficie lunare nella modalità ‘Clementine Photographic’, con una
risoluzione pari a 500 metri/pixel,
costituisce la mappa con albedo
più precisa attualmente disponibile.
sono ben 18:
- Albedo
- Altitude
- Clementine ratio
- Colors false
- Colors natural
- Crust thickness
- Geoid anomalies
- Geology
- Gravity Bouger
- Gravity Free-air
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software
- Hydrogen
- Iron
- Neutrons broad band
- Neutrons epithermal
- Neutrons fast
- Neutrons thermal
- Potassium
- Thorium.
Il livello di trasparenza delle sovrapposizioni applicate alle rappresentazioni ordinarie della
superficie lunare si può scegliere
in modo graduale e dolce per
mezzo di un comodo pulsante a
scorrimento. Quando il cursore si
trova all’estrema sinistra della sua
area di scorrimento, la sovraimpressione copre quasi completamente la mappa sottostante mentre quando si trova all’estremità
destra la sovrapposizione è molto
tenue e quasi impercettibile.
L’utilizzatore ha un range di impostazioni molto ben distribuito che
gli consente di impostare il livello
di trasparenza ottimale per distinguere contemporaneamente i dettagli sottostanti da quelli sovrastanti.
Se si clicca su una particolare formazione lunare col tasto sinistro
del mouse, a destra della mappa
sono immediatamente visualizzate tutte le relative informazioni
scientifiche, i dati, i rilevamenti
più importanti.
Per ogni target selezionato sono
riportati consigli utili per l’osservazione ottimale, il tipo e l’origine
geologica della formazione, la posizione sul disco lunare, le dimensioni e la descrizione, le pagine
dei principali atlanti lunari in cui è
contemplata la formazione in questione. Un database davvero enorme che ha richiesto una gran
mole di lavoro per essere reso facilmente consultabile nel Virtual
Moon Atlas. Christian Legrand invita gli utenti a segnalare eventuali errori o imprecisioni che si
riscontrassero durante l’utilizzo
dell’atlante in modo tale da renderlo sempre più corretto, preciso
e affidabile.
Con il Virtual Moon Atlas, si possono anche “scattare fotografie”
di dettagli della mappa lunare per
poterli successivamente stampare
su supporto cartaceo da consultare direttamente sul campo di
osservazione o da usare come
strumento didattico.
Per fare questo occorrono pochi
click del mouse: dopo aver visualizzato nell’area della mappa la
formazione o il settore lunare che
si desidera stampare su carta, è
sufficiente abilitare la voce ‘Snapshot’ dal menu principale ‘File’ e,
in seguito, salvare lo shot acquisito (in formato JPG o BMP) lanciando la funzione ‘Save
as’ e selezionando il
percorso per raggiungere la directory di destinazione del file.
A questo punto con un
qualunque software di
manipolazione di immagini si potrà aprire e
stampare quanto salvato. Volendo è possibile stampare direttamente la mappa utilizzando la funzione ‘Print’
avendo l’accortezza di
settare opportunamente i parametri di stampa
dal sottomenu ‘Print
preview’.
Cliccando sull’opzione
Una mappa geologica
della Luna ottenuta con
i dati disponibili sul sito
Internet dell’USGS
Astrogeology/Webgis.
numero 5 - aprile 2009
l ASTROFILO
’
41
software
42
Per ogni struttura geologica, oltre
alle dettagliate informazioni riportate a destra della mappa, sono disponibili immagini catturate dalle
missioni e dalle sonde che hanno
esplorato il satellite naturale della
Terra.
‘Ephemeris’, a destra della rappresentazione mappale, si apre
una window che riporta dati e immagini schematizzate riguardanti
la posizione della Luna nel cielo e
lungo la sua orbita intorno alla
Terra, in un istante temporale impostato a piacere dall’utente. Ora
e data di osservazione desiderate
si possono impostare nelle apposite caselle ‘Date’ e ‘Time’ andandole a digitare direttamente oppure facendole scorrere con gli
adiacenti tasti di scorrimento.
L’azionamento del comando a
pulsante ‘Compute’ impartisce al
l ASTROFILO
’
software l’input di calcolo della
posizione lunare, della fase e dei
punti di librazione: la mappa è
aggiornata, come pure i dati calcolati e riportati nell’area posta
al- l’estrema destra della finestra
principale del Virtual Moon Atlas.
Fra le informazioni più importanti
segnaliamo l’ascensione retta e la
declinazione, il diametro apparente, la distanza, l’angolo di
fase, le ore della levata, del transito e del tramonto, la librazione
in latitudine e in longitudine.
Per pianificare le osservazioni è
consigliabile consultare il calendario delle fasi lunari, posto nella
parte superiore destra della pagina principale quando è impostata l’opzione ‘Ephemeris’, per
mezzo del quale si possono velocemente calcolare le principali
fasi nei mesi e negli anni a venire.
Un paio di bottoni ‘>>’ e ‘<<’ avviano una visualizzazione conti-
nua dell’evoluzione del
disco consentendo di
apprezzare le variazioni di fase e gli effetti
della librazione.
Di un certo interesse,
per gli osservatori, è la
routine
‘Terminator’
per il calcolo delle formazioni che si trovano
in prossimità del terminatore. La lista può essere stilata in base al
nome delle regioni, al
diametro dello strumento utilizzato, alla
latitudine e all’interesse, semplicemente
spuntando una delle
seguenti voci:
- Name
- Instrument
- Interest
- Latitude.
Aprendo la scheda
‘Tools’ e abilitando la
funzione ‘Measure the
distance’ il cursore del mouse visualizzato sullo schermo assume
una forma particolare a croce
studiata per effettuare delle misurazioni di distanza fra due punti
sulla mappa. Occorre posizionare
il centro dell’indicatore sul primo
punto da cui si vuole far partire
la misurazione, cliccare e mantenere premuto il tasto sinistro del
mouse, trascinando la croce fino
al punto di arrivo, raggiunto il
quale si rilascia il tasto. Il tratto
disegnato è riportato sulla mappa
come una linea rossa, mentre i
risultati delle misurazioni sono
espressi in unità lineari e angolari
in due distinte caselle denominate rispettivamente ‘Real Distance’ e ‘Apparent Distance’.
Chilometri e minuti d’arco visualizzati tengono conto della sfericità della Luna, per cui a
segmenti di uguale estensione
sulla mappa potrebbero corri-
numero 5 - aprile 2009
software
Glossario
Clementine
Sonda lanciata nel gennaio del
1994, che permise di mappare
la maggior parte della superficie lunare ottenendo immagini
a varie lunghezze d’onda e
varia risoluzione per mezzo
dei cinque strumenti di rivelazione di immagini che portava
a bordo.
JPL
Acronimo di Jet Propulsion Laboratory. Il laboratorio, che ha
avuto origine negli anni Trenta
del secolo scorso, si trova nei
pressi di Pasadena in California. Si occupa della progettazione e della realizzazione
delle sonde spaziali della
NASA prive di equipaggio. È
pure stato promotore di svariate missioni di mappatura
della Terra.
Librazione
Cambio di orientazione della
superficie lunare rispetto a un
osservatore posto sulla Terra.
Le librazioni si distinguono in
due categorie: latitudinali e
longitudinali. Le prime sono
dovute all’inclinazione del
piano orbitale della Luna rispetto al piano dell’eclittica, le
seconde alla differente velocità del satellite lungo la sua
orbita intorno alla Terra. L’effetto libratorio consente agli
osservatori terrestri di osservare più della metà del disco
lunare, anche se i moti di rivoluzione e rotazione sono sincroni.
Terminatore
Con questo termine, in riferimento alla Luna, si identifica
la linea di separazione fra la
zona in ombra e quella illuminata dal Sole. È in prossimità
di questa linea che risaltano al
meglio le formazioni e i crateri
presenti sulla superficie selenica.
numero 5 - aprile 2009
spondere misure reali e angolari
diverse.
Tutte le versioni del Virtual Moon
Atlas implementano un menu
‘Help’ che raggruppa alcune voci
che rimandano a funzioni che
consentono di usare al meglio l’atlante. Oltre a un help in linea
particolarmente completo e dettagliato si trova un glossario con
più di un centinaio di parole ed
espressioni inerenti alla Luna e
alle modalità di osservazione. La
window del glossario, suddivisa
in quattro settori, si apre lanciando il sottomenu ‘Glossary’.
Nella parte superiore sinistra si
trovano le lettere dell’alfabeto
cliccando sulle quali si accede direttamente alle voci relative riportate nel settore inferiore
sinistro della finestra.
È possibile scorrere le terminologie utilizzando un paio di pulsanti
situati in alto a destra. Le definizioni, con eventuali link di approfondimento, sono riportate nell’area di destra in basso.
Alla versione “Pro” di Virtual
Moon Atlas, gli autori hanno aggiunto un gestore di dati per
mezzo del quale si può selezionare con precisione una o più formazioni lunari e localizzarle sulla
mappa dell’atlante. La finestra
principale chiamata ‘DATLUN’,
che si apre attivando l’apposito
pulsante posto sulla destra della
barra degli strumenti superiori
‘Database’, presenta una complessa lista di funzioni e di comandi distribuiti in cinque menu
principali:
- File
- Selection
- Columns
- Mark Selection on Map
- Help.
Si possono importare o esportare
liste di formazioni lunari in formato CSV, utilizzabile dalla maggior parte degli esecutivi di fogli
elettronici come, ad esempio,
Excel di Microsoft.
L’utente può creare a proprio piacere una selezione di crateri, di
promontori, di valli, di mari, di
ejecta, di golfi, di solchi, di dorsali, di scarpate, di montagne e
importarli direttamente nel database originario.
Suggeriamo ai lettori interessati
a questa particolare metodologia
funzionale di consultare l’ottimo
help online e di iscriversi al
gruppo di discussione dedicato al
Virtual Moon Atlas, www.api.net/avl/it/forum, dove si potranno trovare o richiedere tutte
le informazioni di cui si necessita
per usare al meglio le innumerevoli funzioni e opzioni offerte
dall’atlante lunare.
Eventuali problemi, bug o anomalie funzionali possono essere
segnalate accedendo alla pagina
www.ap-i.net/avl/it/bugtracker.
Lo scrivente non ha riscontrato
particolari problemi durante una
serie piuttosto intensa di test e di
utilizzo del software. Nel corso di
un’installazione su un notebook,
sul quale erano stati configurati i
dispositivi di filtraggio antivirus
al livello di massima guardia, ha
ricevuto un messaggio di allarme
rivelatosi successivamente infondato. La causa si è dimostrata
essere un contatore di accessi
implementato sul sito dal quale
si esegue il download.
Il file innescante, IT_Encyclopedia.html, può essere tranquillamente cancellato anche se è
sicuro e non contiene alcun
virus.
Virtual Moon Atlas è l’atlante lunare più completo in circolazione. Il suo utilizzo è relativamente
semplice e intuitivo. È, nel complesso, un ottimo strumento di
consultazione, di didattica e di
complemento per osservazioni
telescopiche mirate.
l ASTROFILO
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43
astronautica
Primo comandante europeo
per la ISS
44
L’astronauta belga Frank De Winne (nella foto) dell’ESA è stato scelto per essere il primo comandante
europeo di una Expedition sulla
International Space Station. La
missione avrà una durata nominale di 6 mesi ed è stata ufficialmente denominata OasISS.
De Winne ha all’attivo una missione sulla ISS svolta dal 30 ottobre al 10 novembre 2002 come
ingegnere di bordo. Partito con la
Soyuz TMA-1, primo volo del nuovo modello della capsula russa,
rientrò a Terra con la Soyuz TM34. Durante la missione, De
Winne condusse 23 esperimenti
nel campo delle scienze della vita
e della fisica, con particolare attenzione alla educazione e divulgazione.
Il nome della missione, OasISS,
rappresenta lo spirito di esplorazione condotta dall’uomo nella
sua storia e riporta l’attenzione al nostro pianeta, la
Terra, e alla stazione spaziale viste come oasi nel-
l’universo in cui il bene primario è l’acqua. L’astronauta europeo è anche ambasciatore UNICEF e il
2009 è, fra l’altro, l’anno dedicato all’acqua e alla
sua importanza per la vita. Nel corso della missione
si darà importanza a una campagna dell’UNICEF per
la salvaguardia dell’acqua.
L’acqua a bordo della ISS è un
bene prezioso per la vita del suo
equipaggio e l’uso responsabile
insieme al riciclo sono fondamentali. Tutto ciò in previsione
dello sviluppo di varie tipologie di
applicazioni anche per la nostra
vita sulla Terra.
De Winne sarà il comandante
della Expedition 21, la prima
missione con 6 astronauti a
bordo della ISS, e partirà con la
Soyuz TMA-15. Durante la permanenza a bordo dell’intero
equipaggio verranno condotti
vari esperimenti scientifici, sviluppati e proposti da vari paesi
europei ed extraeuropei. In particolare si realizzeranno programmi didattici e dimostrazioni
tecnologiche dei due bracci robotici installati sulla stazione: il Canadarm 2 e il braccio robotico installato sul modulo giapponese Kibo.
Fallimento per OCO
Il satellite della NASA Orbiting Carbon Observatory (OCO) non è riuscito a raggiungere l’orbita operativa
subito dopo il lancio, terminando il suo breve viaggio sul fondo dell’oceano nei pressi dell’Antartide. OCO,
lungamente atteso dalla comunità scientifica internazionale, era stato progettato per studiare il ciclo del
carbonio nell’atmosfera terrestre. “Una grossa delusione per la
comunità scientifica” ha dichiarato John Brunschweiler, della Orbital Sciences che ha costruito la navicella.
Il satellite era partito dalla Vandenberg Air Force base in California
a bordo del razzo a 4 stadi Taurus. In base alla telemetria, i primi
tre stadi hanno funzionato correttamente; successivamente veniva inviato il segnale di apertura dei petali dell’ogiva del razzo
che racchiudevano il satellite. La telemetria riportava che l’apertura non era avvenuta: l’ogiva rimaneva agganciata al quarto stadio del razzo e a causa del peso maggiore ne riduceva la velocità
orbitale decretando un abbassamento della quota di volo e, infine,
Rappresentazione grafica di come sarebbe
una caduta nei pressi della costa antartica. La NASA ha istituito
stato in orbita il satellite OCO. [NASA/JPL]
subito una commissione d’inchiesta per determinare le cause della
mancata apertura dei petali dell’ogiva e del conseguente fallimento del lancio. OCO era uno strumento vitale per comprendere meglio i cambiamenti del clima terrestre.
Una volta in orbita avrebbe dovuto misurare il livello del biossido di carbonio nell’atmosfera terrestre completando
l ASTROFILO
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numero 5 - aprile 2009
a cura di Paolo Laquale
una mappa globale della distribuzione di questo gas ogni 16 giorni. Secondo alcuni studi scientifici, il biossido di
carbonio emesso dalle attività umane nell’atmosfera terrestre non rimane presente in essa, ma viene catturato
dagli oceani terrestri e dalle terre emerse. Una delle missioni del satellite era quella di indagare, ricercare e trovare le zone dove avvenisse questo processo, per permettere agli scienziati di capirne il procedimento di inclusione e poter predire l’evoluzione e i futuri livelli in atmosfera di questo gas, nonché il suo contributo ai mutamenti
climatici futuri. OCO era la missione complementare del satellite giapponese Ibuki lanciato all’inizio dell’anno e
pertanto gli scienziati stanno determinando la fattibilità e i costi per rimpiazzarlo con un’altra unità.
è iniziata la missione Kepler
Lo scorso 7 marzo è
iniziata con un lancio
perfetto la missione
del telescopio spaziale Kepler, destinata
a cercare e identificare pianeti extrasolari con dimensioni
paragonabili a quelle
della Terra. Dopo
COROT, il satellite Kepler, così denominato
in onore del grande
astronomo Keplero, è
divenuto il secondo
satellite destinato alla
ricerca di pianeti extrasolari. Durante la
sua missione di 4 anIntegrazione del satellite Keni, mediante un telepler nell’ogiva del razzo Delta
scopio di 1,4 metri di
II. [NASA]
diametro, dotato di
fotometro, osserverà
la luminosità di 100 000 stelle per rilevare eventuali
transiti di pianeti sul loro disco stellare. Il transito di
un pianeta sul disco stellare ne oscura parte della
luce, e la periodicità del fenomeno permette di identificare la presenza del pianeta, le dimensioni e l’orbita. Dalla forma dell’orbita, poi, e dalle proprietà
chimico-fisiche della stella attorno alla quale ruota,
si può determinare se il pianeta giace nella “fascia di
abitabilità” della sua stella. La fascia abitabile è quella zona di spazio, intorno a una stella, in cui un eventuale pianeta in orbita attorno ad essa, può avere e
mantenere l’acqua allo stato liquido.
Il lancio è avvenuto con un razzo Delta II-7925, dotato di 9 booster laterali a propellente solido, dalla
Pad SLC-17B di Cape Canaveral. Il satellite pesa
1052 kg è alto 4,66 metri ed è alimentato da 4 panelli solari che forniscono 1100 W di potenza elet-
numero 5 - aprile 2009
trica. Le comunicazioni con la Terra saranno trasmesse in banda Ka e il tutto, compresa una notevole
camera CCD da 95 megapixel, verrà gestito da un
computer PowerPC contenuto in un particolare
schermo antiradiazioni. Il mondo scientifico attende
impaziente le prime scoperte.
45
Il lancio del satellite Kepler. [NASA]
l ASTROFILO
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astronautica
Nuovi test per Orion a White Sands
46
Presso il White Sands Missile Range dell’USAF, in New Mexico,
è terminata la costruzione di una rampa di lancio il cui utilizzo
sarà quello dello sviluppo del sistema di aborto della missione
per le capsule pilotate Orion del Programma Constellation. La
rampa, denominata
LC-32 East Launch
Complex, è stata
realizzata tramite
un accordo fra la
NASA e l’USAF. Quest’ultimo gestirà la
logistica. Il comLe nuove installazioni per Orion presso la base
plesso è costituito
USAF di White Sands. [NASA]
dalla rampa, un
edifico per l’assemblaggio e integrazione del sistema LAS (Launch
Abort System), la struttura di accesso e i vari dispositivi di terra.
Il primo test, previsto per l’estate prossima sarà un Pad Abort Test,
La torre di salvataggio in preparazione
il PA-1, in cui partendo dal livello del terreno, il LAS a propulsione
per i test con la capsula Orion. [NASA]
solida lancerà il “boilerplate” (termine che in missilistica indica una
capsula non funzionante), denominato Pathfinder, a una altezza di oltre 1000 metri, per poi effettuare un
rientro sicuro con i paracadute. Il Pathfinder sarà dotato solamente di sensori per le analisi del volo. Attualmente il programma di collaudi prevede 5 test, e a seconda dei risultati ottenuti si opterà per eventuali ripetizioni con variazioni sui parametri di lancio, volo e recupero.
Astronauti à gogo
L’Agenzia spaziale canadese (CSA) ha iniziato, nel
maggio dello scorso anno, una nuova selezione di
candidati astronauti tra i quali scegliere gli elementi
più idonei per i futuri voli sulla ISS. Il presidente
della CSA, ex astronauta, Steve MacLean ha presentato alla stampa i 16 candidati finalisti da cui verranno in seguito selezionate le due persone che
entreranno nel Corpo Astronauti Canadese e che si
aggiungeranno ai tre attualmente ancora attivi: Robert Thirsk, Julie Payette e Chris Hadfield. Le persone che hanno presentato domanda al bando di
selezione sono state 5351 e a partire dall’inizio del
percorso di selezione, tutti i candidati sono stati sottoposti a una serie complessa di valutazioni psicofisiche, con particolare riguardo agli aspetti medici.
Entro la fine del maggio prossimo, la CSA annunzierà
i nomi dei due prescelti. Anche in oriente Giappone
e Cina non sono state da meno. La JAXA, l’agenzia
spaziale giapponese, ha selezionato Kimiya Yui, 39
anni, attualmente in carico al Ministero della Difesa
Giapponese, e Tayuka Onishi, 33 anni, attualmente
alla All Nippon Airways. Nei prossimi mesi, i due can-
l ASTROFILO
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didati si addestreranno dapprima in Giappone per poi
proseguire con il conseguimento della qualifica di
astronauti presso la NASA. I due nuovi astronauti
sono stati selezionati come personale specializzato
nella esecuzione degli esperimenti scientifici da svolgersi all’interno del modulo Kibo della ISS e di costruzione nipponica. Erano partiti in 963.
L’agenzia spaziale giapponese, nel corso della sua attività, ha selezionato in totale 10 astronauti: tre nel
1985, uno nel 1992, uno nel 1996, tre nel 1999 e infine i due di quest’anno. Dal canto suo, la Cina, impegnata in un programma spaziale dalle grandi
aspettative, sta iniziando lo sviluppo in proprio della
sua prima stazione spaziale. Per questo motivo sono
iniziate le selezioni per un nuovo gruppo di astronauti da impiegare per le missioni sulla stazione.
Dalle notizie pervenute, pare che si voglia raggiungere un numero da 5 a 7 persone e che in esse ci
saranno sicuramente delle donne. Il gruppo attuale,
invece, rimarrà coinvolto per eventuali altre missioni
di sviluppo della capsula Shenzhou o come equipaggi
di riserva per le nuove leve. In tutto ciò, si attende
anche la fine della selezione degli astronauti europei
iniziata lo scorso anno.
numero 5 - aprile 2009
astronautica
Flyby della sonda Dawn
con Marte
Il 18 febbraio scorso, alle 00:28 GMT, la sonda Dawn
ha effettuato un flyby con Marte a una altezza di 550
km dalla superficie. La manovra di assistenza gravitazionale ha permesso alla sonda di aumentare la sua
velocità di 9330 km/h e le permetterà di raggiungere
la fascia principale degli asteroidi, dove nel settembre
La zona di Tempe Terra, ripresa da Dawn nel vicino IR
durante il flyby con Marte dello scorso febbraio.
L’immagine ricopre un’area di 55 km2.
[NASA/JPL/MPS/DLR/IDA/Dawn Flight Team]
2011 incontrerà Vesta, per poi proseguire e raggiungere nel 2015 Ceres. Dawn è propulsa da motori a ioni
di xeno e “senza il gravity-assist la missione non sarebbe stata realizzabile” ha dichiarato Marc Rayman,
capo ingegnere per la missione presso il Jet Propulsion
Laboratory della NASA.
Lanciata nel 2007, la sonda Dawn trasporta vari strumenti per investigare due dei corpi più grandi della fascia degli asteroidi. Questi dispositivi serviranno per
rilevarne e misurarne la forma, per rilevare la presenza
di minerali contenenti acqua, la composizione mineralogica della superficie, la rilevazione di una eventuale
tettonica mediante lo studio della topografia superficiale, la misura della loro massa e della presenza di un
eventuale campo magnetico. Il flyby con Marte ha permesso anche di effettuare dei test sul corretto funzionamento della strumentazione di bordo e conseguenti
tarature. Gli strumenti che hanno avuto qualche problema sono stati gli Star-Tracker (dispositivi ottici che,
a seguito di riprese, riconoscono i campi stellari e desumono l’orientamento del veicolo nello spazio). Infatti
nel momento di massimo avvicinamento, questi dispositivi sono stati abbagliati dalla luce riflessa da Marte,
avvertendo con un segnale di allarme i tecnici a terra.
Il tutto era ovviamente atteso ed è stato prontamente
risolto. Invece, uno degli strumenti che ha lavorato
ampiamente, lasciando poco spazio in memoria per le
riprese fotografiche, è stato lo strumento GRaND, un
rilevatore di raggi gamma e neutroni che misura le radiazioni ad alta energia che pervadono lo spazio
quando è particolarmente vicino ai corpi celesti. Il test
è servito per effettuare la calibrazione necessaria in
vista della missione primaria. A partire dal termine del
flyby e per i successivi tre mesi, Dawn manterrà i contatti con la Terra e riattiverà la spinta a ioni, momentaneamente spenta per effettuare il flyby. In seguito si
ritornerà alla routine di missione nominale con un collegamento alla settimana.
Chang’e-1 impatta la Luna
Domenica 1° marzo la sonda cinese Chang’e-1 ha terminato la sua missione con un impatto contro la superficie lunare. La notizia ha creato scalpore anche perché sembrava che tutto funzionasse correttamente.
Infatti è stata volutamente rimossa dall’orbita in cui operava per una mappatura tridimensionale della superficie lunare e inviata a schiantarsi sul nostro satellite naturale. Lanciata nel 2007 mediante un razzo
Lunga Marcia 3-A doveva operare per un anno. La missione era stata successivamente estesa grazie anche
al perfetto funzionamento dei sistemi di bordo.
I successi ottenuti hanno aperto la strada alla seconda missione denominata Chang’e-2, il cui lancio è previsto tra il 2010 e il 2011. Per gli anni a seguire la Cina ha in programma anche un allunaggio morbido, una
raccolta di campioni da riportare a Terra e si parla anche di rover semoventi per estendere le esplorazioni
in superficie. L’impatto è avvenuto alle 08:13 GMT in una zona poco a sud dell’equatore lunare.
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astronautica
Lancio riuscito per GOCE
Il satellite europeo GOCE (Gravity field and
steady-state Ocean Circulation Explorer) è stato
lanciato con successo dalla Pad LC-133 del Cosmodromo di Plesetsk con un
razzo Rockot alle 14:21
GMT del 17 marzo scorso.
Il razzo ha posto il suo caRappresentazione grafica
del satellite GOCE in
orbita. [ESA]
48
rico sull’orbita operativa
prevista: inclinazione di
96,7° e quota di 280 km.
La missione di GOCE è
quella di misurare il campo gravitazionale terrestre con una risoluzione mai
raggiunta in precedenza per permettere agli scien-
ziati di studiare e comprendere meglio la circolazione negli oceani e i cambiamenti nel livello delle
acque, con l’obiettivo finale di comprendere i fenomeni alla base dei cambiamenti climatici. Il satellite è stato costruito da
un team di industrie europee, tra le quali spiccano
la Thales Alenia Space e la
EADS Astrium, e verrà
controllato dall’ESOC (European Space Operations
Centre) di Darmstadt, in
Germania, che è il centro
che controlla tutti i satelliti scientifici dell’agenzia
spaziale europea. Il razzo
Rockot, invece, deriva
dalla trasformazione ad
uso civile degli ex ICBM
SS-19 (Stiletto), operazione che viene condotta da una società tedesca
chiamata Eurockot.
Discovery, finalmente in orbita
è partita domenica 15 marzo la missione STS-119 dello Shuttle Discovery
verso la stazione spaziale internazionale. Il lancio è avvenuto come di consueto
da Cape Canaveral, alle 23:43 GMT. I sette astronauti a bordo, Lee Archambault, Tony Antonelli, Steve Swanson, John Phillips, Joseph Acaba, Richard Arnold e il giapponese Koichi Wakata, dopo aver raggiunto la ISS hanno installato
il Truss Segment S6, ossia l’ultimo set di pannelli solari di grandi dimensioni
che contribuiranno all’alimentazione elettrica del complesso orbitale e gli conferiranno piena autonomia anche quando sarà ultimata la sua costruzione. La
missione ha subito più di un mese di ritardo a causa di alcune perdite di idrogeno che hanno poi fatto individuare ai tecnici una più importante rottura nelle
valvole del combustibile. La sostituzione, quindi, di questi componenti ha fatto
ritardare il lancio. A causa dell’accumularsi di tali ritardi, la missione è stata limitata nel tempo, con la riduzione delle quattro EVA previste originariamente,
ciò a causa della concomitanza del
lancio della Soyuz TMA-14 con il
Paolo Laquale, nato nel 1971 ad Altamura, ha
iniziato a interessarsi all’astronautica all’età di
cambio di equipaggio (Expedition
10 anni vedendo in TV il primo lancio dello
19). Wakata rimarrà a bordo della
Lancio notturno dello Shuttle
Shuttle. Si è laureato in Ingegneria Elettronica
ISS, rimpiazzando Sandra Magnus
Discovery, missione STSpresso il Politecnico di Bari, con una tesi svolta
presso il Centro di Geodesia Spaziale dell’ASI a
(che rientrerà così a terra con lo
119. [NASA, Scott Andrews]
Matera. Ha frequentato il Master in Astronautica
Shuttle, dopo oltre quattro mesi di
e Scienze da Satellite presso il CISAS dell’Unipermanenza sulla stazione spaziale) e divenendo così il primo
versità di Padova e un Master in Tecnologie per
il Telerilevamento Spaziale presso il Dipartiastronauta giapponese a condurre una missione di lunga durata
mento di Fisica dell’Università di Bari. Ha lavosulla ISS. Fino a giugno, quando dovrebbe rientrare a terra,
rato per la Galileo Avionica sullo strumento LI
l’astronauta nipponico si occuperà di una serie ambiziosa di espeper i futuri satelliti Meteosat di terza generazione.
rimenti all’interno del laboratorio Kibo.
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