La moda può davvero essere sostenibile?

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Change up! fra i relatori della Tavola rotonda “La moda può davvero essere sostenibile?”,
27 marzo 2012, Palazzo Isimbardi, Milano, organizzato da AGIIS (associazione giuristi italo
ispanici) e dallo Studio Legale e Tributario Capecchi - Piacentini & Valero di Milano.
Estetica, innovazione e responsabilità, queste
sono le leve di sviluppo della moda, che dovrà
intraprendere il cammino della sostenibilità
per rimanere sul mercato. Una strada che si
sta aprendo, grazie anche al cambiamento di
un consumatore sempre più attento ed
esigente che premierà le aziende virtuose in
grado di rispettare l'ambiente e le persone.
Un argomento di grande attualità anche a
giudicare dalla massiccia partecipazione di
pubblico.
“La moda sostenibile è un cammino lento ma inesorabile”, così ha concluso Fiammetta Capecchi,
moderatrice e fra gli organizzatori dell'evento che ha avuto il contributo di relatori importanti,
docenti universitari e operatori del settore, fra cui Elio Fiorucci, Francesco Morace di Future
Concept Lab, Livia Giuggioli Firth, Giusy Bettoni di C.L.A.S.S., Vincenzo Linarello Presidente di
Cangiari.
La moda si sta trasformando in un veicolo di consapevolezza per i consumatori e, insieme agli altri
settori industriali, si sviluppa in relazione al contesto e alle istanze dei vari stakeholder.
Un consumatore sempre più consapevole e informato, pronto a ricevere prodotti nati dalla
valorizzazione delle risorse contestuali, ambientale e sociali, come affermato da Laura Gherardi,
docente di Sociologia e Tecnica dell’Innovazione dell’Università Cattolica di Milano.
L’impresa sostenibile si legittima proprio perché crea valore extra-finanziario. “Oggi la
sostenibilità”, ha proseguito Laura Gherardi, “entra direttamente a far parte dello sviluppo e del
business dell’impresa e consente strategie di lungo periodo”.
La stagione dell’iper-consumo è finita, oggi si parla di consumo condiviso e
di un consumatore più selettivo, interessato all’impatto sociale e ambientale
del prodotto, ha spiegato nel suo intervento Francesca Romana Rinaldi,
docente SDA Bocconi . La fedeltà alla marca sarà conquistata solo sulla
base di rispetto e amore. La moda sostenibile inoltre può valorizzare know
how locali e la conseguente unicità di una produzione. Ad oggi resta ancora
il problema dell’informazione, che deve essere coinvolgente e dinamica per
diffondere la cultura dell’innovazione.
“La sostenibilità non è una
tendenza, bensì il nuovo
paradigma”, ha sottolineato nel
suo appassionato intervento
Francesco Morace di Future Concept Lab, “una precondizione per entrare nel mercato”. Ad oggi il sistema
moda non ha ancora mostrato particolare interesse e
sensibilità, ma non si può più derogare: l’estetica deve
trovare strategie che siano anche etiche. La
sostenibilità, sgomberata dalle ideologie, è un nuovo
modo di pensare e chi non lo capirà rimarrà fuori dal
mercato. Il sistema moda italiano ha straordinarie possibilità
e alcuni imprenditori hanno già intrapreso questa strada. La
capacità locale che contraddistingue il made in Italy dovrà
diventare globale per ridare valore all’italian way che spesso
è già sostenibile.
Il settore tessile italiano è già molto avanti su questa strada,
ha confermato Giusy Bettoni di C.L.A.S.S., che nei suoi
showroom presenti in varie città del mondo seleziona prodotti
tessili sostenibili di elevata qualità e ricerca, come il tessuto
Newlife™ di Filature Miroglio, creato dal riciclo delle bottiglie
di plastica e impiegato in vari settori: un tessuto duttile e dalla
mano morbida che è stato scelto da Giorgio Armani per
realizzare l’abito da sera indossato da Livia Giuggioli Firth
agli ultimi Golden Globe di Los Angeles ed esposto al forum.
Presente la stessa Firth, fondatrice del Green Challenge Carpet, che ha
raccontato il suo impegno per sensibilizzare l’alta moda e lo star system su
questi argomenti. E’ riuscita a portare sui red carpet più prestigiosi la moda
etica realizzata da grandi firme fra cui Giorgio Armani, Chanel, Alberta Ferretti,
Tom Ford, Gucci, Yves Saint Laurent, Stella McCartney, Lanvin, Paul Smith,
Valentino, Roger Vivier and Ermenegildo Zegna. Grandi stelle del cinema
hanno raccolto la sua sfida come Meryl Streep, Kenneth Branagh, e lo stesso
suo marito Colin Firth.
Oltre alla comunicazione, un’altra difficoltà che la moda sostenibile incontra è
quella della distribuzione. Da un lato il consumatore è sempre più protagonista
e attore, dall’altro però non sempre ha le opportunità per fare scelte
consapevoli. E a proposito di distribuzione è intervenuta Marina
Massimino, co-fondatrice di Change up!, realtà nata per la promozione
della sostenibilità, che crea concept all’interno di negozi tradizionali per
inserire marchi di moda sostenibile, oltre a gestire due eco-temporary shop
a Milano. Massimino ha spiegato che questi prodotti sono accolti
favorevolmente dal pubblico, a patto che vengano comunicati nel modo
adeguato. Per questo Change up!, ad esempio, forma anche gli addetti alle
vendite, affinché possano raccontare i valori intangibili ma di grande appeal
veicolati da questi capi.
Attenzione alla collettività anche da pare di IBM, che ha creato un
manichino “intelligente” in grado di registrare i comportamenti del cliente nel
punto vendita. Ne ha parlato Dario De Judicibus sostenitore del concetto
di realtà totale, fatta da mondo reale e virtuale in continuo cambiamento e
influenzata dall’intelligenza collettiva. Ed è proprio alla collettività che le aziende devono rivolgersi
tenendo conto del fattore sostenibilità per innovare.
Focus anche sull’importanza dello smaltimento dei rifiuti, con Edoardo Amerini, Presidente
Conau, e una panoramica sui tessuti naturali tecnologici giapponesi con Massimo Sella di Jetro. Il
Giappone, come l’Italia, è all’avanguardia nella produzione di tessuti tecnologici ed ecologici, ad
esempio i filati derivati dalla carta.
In chiusura della giornata, Mariavittoria Rava, Presidente Fondazione Francesca Rava e il
fotografo Stefano Guindani hanno parlato del progetto Francisville, la città dei mestieri ad Haiti
nella quale c’è anche una sartoria, e della mostra fotografica che sarà presentata a Palazzo
Isimbardi a metà maggio.
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