1 Anno associativo 2012-2013- mese di Dicembre Silvia Lo Castro -Cervo Straordinario- BUNGEE JUMPER -A TUTTI QUELLI CHE OSERANNO...- SOMMARIO Editoriale ........................................................................................................................................................ 1 IN HER SHOES.................................................................................................................................................2 Dal presepe........................................................................................Errore. Il segnalibro non è definito. Il mendicante.....................................................................................Errore. Il segnalibro non è definito. Mai vinto! ..........................................................................................Errore. Il segnalibro non è definito. “Diversi”? ....................................................................................................................................................... 6 Editoriale "Bungee Jumper" è il titolo del giornalino che durante questo anno scout si presenterà ai vostri occhi nel sito dell'oratorio. Ogni mese verranno proposti temi diversi in base ai quali verranno scritte e pubblicate discussioni, storie e riflessioni ideate direttamente dalle squadriglie che quest'anno colorano il reparto Mizar con le loro migliori qualità! Il titolo del giornalino è stato scelto proprio pensando allo sport che ne deriva;"Bungee Jumper" ovvero "colui che fa bungee jumper". Conosciamo questo sport come l'ultima delle esperienze da provare, in quanto assolutamente estremo. Dunque proprio per questo, Bungee Jumper invita ogni lettore a legarsi ad un elastico e a saltare, rischiare, a osare e a lanciarsi in nuove esperienze, in questo caso interpretate come nuove argomentazioni su cui riflettere. Invita ognuno a imbattersi in qualche tipo di riflessione e a spendere un po' della propria energia per conseguire una propria opinione sull'argomento proposto. Il primo tema proposto è "In her shoes", ovvero "Nei suoi panni". La scelta della copertina di questo prima tematica è un quadro dipinto da me stessa, che attraverso un mio ritratto e confronto con la mia idola Audrey Hepburn, ho cercato di riportare tramite il colore cosa può stare ad indicare "In her shoes". Il tema prenderà infatti molte strade e interpretazioni diverse. Spero vi piaccia questo prima uscita, Buona lettura! Silvia Lo Castro -Cervo Straordinario- 2 IN HER SHOES Abbiamo mai provato a porci nelle situazioni e nella vita di chi ci circonda? Prima di puntare il dito contro le scelte di altri e di criticare le loro opinioni, abbiamo davvero riflettuto sui motivi che li hanno spinti a comportarsi come tali? Abbiamo mai davvero osservato il mondo che ci circonda cercando di trarne insegnamenti e ammirando chi ha reso la nostra esistenza più colorata? Nei panni di chi ci sta accanto, avremmo preso le stesse decisioni? Avremmo avuto la stessa forza d'animo? Avremmo agito nella stessa maniera? Gandhi diceva: "Ogni persona che incontri è migliore di te in qualcosa; in quella cosa impara." Questo è un altro motivo per cui il primo tema di questo giornalino prende il nome di "in her shoes". Mettiamoci nei panni degli altri, immergiamoci nelle menti e nelle idee degli altri, comprendiamone le virtù e rendiamole nostre. Guardiamoci intorno, la vita è piena di scarpe da indossare. 3 DAL PRESEPE Quella stella così luminosa non sembra più così lontana, la sua luce si intensifica e le persone diventano sempre più numerose. Ho con me alcune delle mie pecore e tra la folla che si sta avvicinando alla stalla ci sono tanti altri pastori come me. Siamo quasi tutti pastori. Ci sono anche delle donne con i loro bambini, delle filatrici, dei contadini. Siamo in molti nel mio presepe, tutti diretti a quella mangiatoia, la mangiatoia in cui si trova il bambin Gesù, in quella umile capanna sovrastata da una grandissima stella. Dal mio presepe vedo la casa che mi sta intorno.. in fondo io sono solo una statuetta, come le altre qui con me. La casa è molto grande, bellissima, tutta preparata per il Natale. La famiglia non mi sembra egualmente preparata: ormai la osservo e ascolto da tempo. Sono tutti felici, eccitati e frementi per il Natale che si avvicina, ma tutti gli impegni che hanno li portano a essere sempre di fretta e quasi mai assieme. I momenti che hanno per stare insieme sono tristi e vuoti, li passano in silenzio o arrabbiandosi tra loro, poiché presi dallo stress e dalla stanchezza. Io mi chiedo se ci pensano al Natale ogni tanto, il vero Natale intendo, la nascita di Gesù. Li vedo preoccuparsi solo di regali, dolci, incontri con parenti, ma non si preoccupano se il 25 saranno pronti o meno. La stella che io vedo così luminosa, quasi ipnotizzante, per loro è invisibile. Eppure è così vicina. “ Mettiamoci per una attimo nei panni di un osservatore esterno, un pastore del presepe ad esempio, che vede noi e la nostra famiglia durante l’avvento. L’avvento vola via velocemente e in un istante è già Natale e noi abbiamo solo pensato a cosa chiedere a “Babbo Natale”. Facciamo dell’ Avvento il periodo di preparazione quale dovrebbe essere, senza farci prendere la mano da superficialità che distolgono il nostro sguardo da quella stella, quella mangiatoia, da Gesù. Sq. Antilopi 4 IL MENDICANTE Ancora una volta, lo evito. Lo guardo compassionevole, sbircio nel bicchiere che tiene in mano e, rivolgendo lo sguardo a terra, col capo chino, proseguo per la mia strada. Verso la mia vita frenetica. Scende la sera e m'incammino verso casa. M'immagino il suo racimolare e contare gli spiccioli ricevuti oggi. Forse odia questa sua esistenza, questo sopravvivere in modo indignitoso. Forse gli sembra di rubare i frutti dei guadagni della gente ma cercando altre alternative per tirare avanti, non vede assolutamente nulla. Forse non è come appare... Trascurato, superficiale, approfittatore. Forse soffre davvero delle giornate trascorse a fare complimenti a ragazze passanti e a vendere calzini di cotone a 1 euro ciascuno. Ogni giovedì, dopo aver fatto la spesa, lo fisso in quegl'occhi arrossati, m'intimidisco, evito le sue attenzioni e cammino dritta verso l'auto. Ogni giorno la mia mente si sovraffolla dei soliti pensieri. Mendicanti come lui aumentano di mese in mese, come i miei sensi di colpa che nascono dallo sforzo di non osservare ogni paio d'occhi affamati che circondano la zona commerciale del paese. Mi chiedo quanto ancora certe condizioni di vita potranno essere sostenibili e quando il mondo sarà soggetto a una svolta, il numero degli immigrati costretti a quel tipo di esistenza potrà diminuire. Se provo a mettermi nei panni di quel ragazzo che ogni giovedì tende il bicchiere verso me... credo che non mi comporterei diversamente da quanto lui non stia già facendo, e quando assisto a certe immagini cerco, dopo aver riflettuto un poco, di evitare di pensarci troppo e di sbrigare i problemi che riguardano me, piuttosto che lui. Eppure... questa povertà così diffusa, sebbene non sia io a viverla, mi rode nella coscienza e me ne fa sentire in parte la colpevole. Assume volti diversi, volti che cambiano nei luoghi e nel tempo. La povertà è una situazione da cui la gente vuole evadere; richiede azioni sia da parte dei poveri che dei benestanti; prega di cambiare il mondo per fare sì che molte più persone possano avere un buon livello di nutrizione, un alloggio adeguato, accesso all'educazione e alla salute, protezione dalla violenza, e voce in ciò che succede nella loro comunità. Se potessi mi armerei di un qualche stravagante potere magico e donerei ad ognuno la sicurezza di una famiglia alle spalle, un tetto sotto cui riposare, un lavoro da cui trarre profitto e soddisfazioni. Conduco la mia vita forse senza goderla fino in fondo davvero, sorvolando i piaceri dei momenti più semplici ma invidiati da persone quali i ragazzi fuori dal supermercato, senza compiacermi di una tavola apparecchiata e un fuoco scoppiettante dentro il caminetto. Conduco una vita forse troppo abitudinaria, ricca di benessere ma sempre svolta nella stessa maniera, come ne fossero state stampate un numero infinito di copie: lavoro durante la settimana, sbrigo le faccende di casa, il giovedì acquisto il necessario per la famiglia e la domenica dedico un'ora a Dio. Proprio quella domenica mi fa sentire più energica del solito e mi dà la forza di riprendere con il lunedì una nuova settimana, mi permette di riflettere così profondamente su quei ragazzi, probabilmente stremati dalla fame, che mi riempiono di complimenti una volta a settimana. Proprio quella domenica ho visto nascosto tra le colonne della chiesa il giovane che la volta scorsa avevo sperato da me quell'euro che gli avrebbe cambiato la giornata. 5 Mi è venuto in mente ciò che disse Madre Teresa di Calcutta: "Molti parlano dei poveri, ma pochi parlano con i poveri". Nei panni di quel ragazzo, sentirmi rivolgere la parola da una donna qualunque, mi avrebbe sollevato e reso più partecipe all'interno di una società che fino a quel momento avrei sentito estranea, mi sarei finalmente sentito parte. Realizzando idealmente quell'immagine, mi sono sentita subito più sollevata e pronta ad aiutare nei limiti delle mie possibilità chi attorno a me soffriva la fame. Vedendolo poi con la testa china e intento a comunicare con Lui, ho provato una forte compassione e la timidezza che in me mi rendeva debole e incapace di affrontare alcuni situazioni che avrei desiderato cambiare, si è sciolta per dar spazio alla forza di combattere e di cambiare le sorti di un destino altrui sgradito. Quel mendicante la prossima settimana avrebbe ricevuto un qualche spicciolo in più. Sq. Condor 6 MAI VINTO! Invictus deriva dal latino "non vinto, mai battuto". La profondità di questa definizione, permise a Nelson Mandela, durante 26 lunghi anni trascorsi in prigione, di aggrapparsi a un ideale e a una prospettiva di un futuro migliore, che avrebbe rivoluzionato il mondo intero. Invictus è il titolo della poesia che William Ernest Henley compose in un letto d'ospedale mentre una grave malattia lo affliggeva e lo avvicinava alla morte. Gli ultimi due versi di questa composizione aiutarono Mandela a rialzarsi dalle sofferenze sopportate durante l'apartheid e possono ancora ispirare chiunque senta la necessità di alimentare la propria determinazione. Nei panni di Nelson Mandela, saremmo riusciti a resistere 26 anni solamente trainati da una prospettiva? Involontariamente noi siamo portati a godere del domani piuttosto che pensare al presente; questo è lo stesso principio che alimentò la resistenza fisica e morale di Nelson Mandela; perciò se ci riflettiamo, tutti noi possiamo vantare della stessa forza d'animo di quest'uomo, possiamo non solo metterci nei suoi panni ma anche indossarli. Invictus Dal profondo della notte che mi avvolge, Buio come un pozzo senza uscita, Ringrazio qualsiasi dio esista Per la mia anima invincibile. Nella feroce stretta delle circostanze Non ho sussultato né ho gridato forte Sotto i colpi d’ascia della sorte Il mio capo è sanguinante, ma indomito. Oltre questo luogo d'ira e di lacrime Si profila il solo Orrore delle ombre E ancora la minaccia degli anni Mi trova, e mi troverà, senza paura. Non importa quanto stretto è il passaggio, Quanti castighi dovrò ancora sopportare, Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima. -William Ernest Henley- Sq. Linci 7 "DIVERSI"? In ogni classe c’è sempre un ragazzino che in qualche modo si sente, o che viene fatto sentire, “diverso”; che cerca di parlare, di comunicare, ma noi non siamo disposti ad ascoltarlo; che vorrebbe farsi degli amici ma nessuno sembra disposto ad esserlo, semplicemente per motivi futili, perché ci sembra “diverso” da noi solo perché viene da un altro paese o ha una pelle diversa dalla nostra. Ma ci siamo mai chiesti cos’hanno provato quando sono arrivati per la prima volta vicino a noi? Cos’avrebbero voluto dire ma non l’hanno fatto semplicemente perché non ci riuscivano? Se avessimo ascoltato, avremmo sentito più o meno questo: “Quando sono entrato per la prima volta in quell’aula un sacco di ragazzini mi hanno accerchiato … tutti mi allungavano la mano dicendomi parole una diversa dall’altra, ma che purtroppo non riuscivo a capire. E poi cosa dovevo fare con quella mano che mi davano?” “Alla prima ora avevamo matematica: << che bello! >> pensai, << al mio paese ero così bravo in matematica! >> quindi ho risolto l’operazione alla lavagna, ma quando la maestra mi ha preso il quaderno e ha iniziato a leggere, ha perso il sorriso … me l’ha poi riconsegnato pieno di scritte rosse, avevo forse sbagliato penna?” “Attaccato al muro c’era uno strano oggetto, con dei numeri scritti in cerchio e delle strisce che giravano a diverse velocità … quando la più lunga ha raggiunto il numero più alto ho sentito uno strano rumore … sembrava proprio quello delle sirene antincendio. D’istinto mi sono alzato dalla mia sedia e sono corso verso la porta: la maestra aveva di nuovo perso il sorriso mentre i miei compagni ridevano sempre di più. Davvero non capisco …” Magari dopo aver sentito queste vere parole vedremo sotto una luce diversa il nostro compagno “diverso” e capiremo che poi così diverso non è: sta solo cercando di chiederci aiuto. Sq. Pantere