55 Celestron C6 SC medio o se il 200 mm deve essere ancora considerato come lo strumento di riferimento. Compatto ed ergonomico di Plinio Camaiti e Cesare Baroni U n telescopio riflettore da 150 mm di apertura ha rappresentato per decenni, almeno fino alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso, il punto di arrivo per quasi tutti gli appassionati di astronomia. La stessa Celestron produsse, nei primi anni della sua fortunata serie di telescopi Schmid-Cassegrain, un 6 pollici, poi abbandonato in favore del C8 da 20 cm, destinato successivamente a diventare uno dei più straordinari best seller mondiali. Lo strumento che esaminiamo in questa occasione è la riedizione modernizzata di quel primo catadiottrico Celestron Schmidt-Cassegrain da 150 mm f/10. La versione che ci è stata affidata è un “solo tubo ottico” (OTA) e ricalca quasi esattamente, con una scala più piccola, il progetto ottico e meccanico del popolare Celestron C8. Si tratta quindi di uno strumento per uso universale, progettato per dare soddisfazione sia nell’uso visuale che per le riprese foto e video. Questo test è stato organizzato anche per verificare se un moderno riflettore o un catadiottrico da 150 mm può essere considerato adeguato per l’appassionato PRINCIPALI CARATTERISTICHE TECNICHE Schema ottico Schmidt-Cassegrain modificato Apertura libera 150 mm Focale Ostruzione secondario Ostruzione centrale Trattamento ottico Massimo ingrandimento utile Peso Accessori a corredo 1500 mm (f/10) 55 mm (incluso supporto e paraluce) 37% Starbright XLT >300x 4 kg Cercatore 6x30, diagonale prismatico 31,8 mm oculare Plössl Celestron 25 mm Costruttore Celestron Instruments Distributore AURIGA - Milano www.auriga.it Prezzo di listino del Tubo ottico Il Celestron C6 SC è caratterizzato da una linea classica ed esteticamente gradevole, con dettagli costruttivi abbastanza curati e con soluzioni tecniche semplici ma pratiche e funzionali. Lo strumento è molto maneggevole, e pur mancando di una maniglia sul tubo (che consigliamo al fabbricante di applicare) non si avverte nessuna difficoltà nel maneggiarlo anche al buio. Oltre a questo è uno strumento leggero e compatto, e l’abbiamo giudicato molto più maneggevole e trasportabile del Maksutov Skywatcher da 150 mm, che avevamo come riferimento. L’attacco posteriore è l’innesto filettato standard da 2 pollici, e questo lo rende pienamente compatibile con gli accessori foto-visuali più comuni, sia quelli prodotti dalla Celestron e Meade che quelli fabbricati da terzi. La messa a fuoco avviene con il consueto meccanismo che agisce spostando lo specchio primario. Il movimento è risultato dolce e graduale, producendo però, come di consueto, un certo image shift, che nell’esemplare testato è risultato avere un’ampiezza di circa 1 primo d’arco. Il cercatore ottico è un classico 6x30 non illuminato, montato all’interno di un supporto fisso a basso profilo. Per consentire il fissaggio del telescopio sulle montature, il tubo possiede una barra a coda di rondine tipo Vixen (larghezza 43 mm) fissata nella parte inferiore del tubo, collegando tra loro le due celle posteriore e anteriore. Il trattamento delle ottiche, l’ormai celebre Celestron Starbright XLT, è facile da riconoscere perché è così efficace nella soppressione dei riflessi da rendere la lastra Schmidt praticamente invisibile. Al contrario lo specchio primario appare molto brillante. 987 euro Prime impressioni Il tubo ottico del Celestron C6 SC ci è stato consegnato in una scatola di cartone con all’interno una imbottitura di polistirolo che lo protegge efficacemente dagli urti. Abbiamo usato il C6 sulla montatura SkyWatcher HEQ5 PRO, che si è dimostrata più che adeguata a sorreg- I TEST DI COELUM COELUM 101 I TEST DI COELUM 56 DICEMBRE 2006 Abbiamo anche osservato Antares (alfa Scorpii), (m1= +0,96; m2 = +5,4; sep = 2,8"), una doppia ancora più sbilanciata di delta Cygni, riuscendo a intravedere (anche nel Mak 6") la seconda stella nell’intenso chiarore arancione della primaria. Complessivamente il C6 SC si è dimostrato uno strumento abbastanza adatto all’osservazione di stelle doppie, anche se gli anelli di diffrazione ci sono sembrati forse un po’ troppo spessi e brillanti per classificare il C6 come “ideale” per questo scopo. Pianeti e Luna - Abbiamo osservato Giove, piuttosto basso nel cielo estivo, potendo sfruttare la calma atmosferica tipica LO STAR TEST dell’alta pressione estiva che staziona spesso sulla Le immagini di diffrazione di pianura padana. L’immagiVega, osservate senza diagonali ne ci è parsa nitida, luminoné Barlow e confrontate sui due sa e contrastata, a dispetto lati del fuoco (intrafocale ed exdella forte ostruzione del tetrafocale) con oculari Vixen LV 5 lescopio. Sulla superficie di mm (300x) e Hyperion 3,5 mm Giove abbiamo osservato, (circa 428x), hanno dimostrato oltre alle bande equatoriali e che lo strumento appare leggertemperate, vari dettagli scumente sottocorretto dall’aberrari nella zona equatoriale. zione sferica, mostrando in partiAbbiamo anche osservato la colare un po’ di bordo ribattuto. Inoltre abbiamo notato qualche Grande Macchia Rossa, che traccia di astigmatismo (disco di ci è apparsa con contorni Airy non nettissimo e parzialnetti e con la superficie inmente unito al primo anello di terna di colore rosa pallido. Abbiamo anche eseguito, diffrazione, risultato spesso e sempre su Giove, un “testabrillante), mentre non abbiamo a-testa” del C6 SC con il notato la presenza di tensioni Maksutov-Cassegrain meccaniche né rugosità. In generale le immagini stella- Il tubo ottico Celestron C6 visto sotto diverse angolazioni SkyWatcher di pari aperturi generate dallo strumento sono mostra le sue caratteristiche salienti: la culatta (in alto) con ra, usando ingrandimenti siapparse luminose, ma non “sec- il pomello di messa a fuoco, la lastra correttrice (al centro), mili. Il risultato è stato che che” e piccole come quelle pro- trattata Starbright XLT, e il supporto del secondario; infine, il C6 SC forniva immagini dotte dal Maksutov SkyWatcher in basso, una foto d’insieme ritrae gli accessori di serie. più luminose di quelle del da 150 mm che abbiamo usato Mak, e quindi i dettagli visiper confronto. di luminosità, che rende questa binaria bili con lo Schimidt-Cassegrain si sono un ottimo bersaglio per un test, spe- dimostrati più leggibili (in quanto più Stelle doppie - Per eseguire il te- cialmente quando il telescopio è molto luminosi), anche se leggermente meno st di risoluzione, abbiamo selezionato, ostruito. incisi di quelli visibili nel Mak. nel cielo estivo, la stella doppia delta Anche per merito dell’ottimo seeing, lo In occasione di una notte particolarCygni (m1 = +2,86; m2 = +6,59) le cui strumento ha separato questa coppia mente tranquilla, abbiamo poi puntato componenti sono separate da 2,4". Si sbilanciata con una certa facilità a 360x la Luna con il visore binoculare Baatratta di una doppia piuttosto difficile, (oculare Hyperion 3,5 mm), mostrando der, usato con coppie di oculari di fonon tanto per la separazione, che è alla la stella più debole quasi sovrapposta al cali 5, 10 e 15 millimetri. E qui il C6 ha portata anche di un rifrattore da 60 primo anello di diffrazione della stella dato il meglio di sé, facendoci rivivere mm, ma per il notevole sbilanciamento più brillante. l’emozione del “sorvolo della superfigere il C6, ma il peso ridotto e le dimensioni molto contenute di questo strumento avrebbero consentito di usare senza problemi anche montature più piccole come le popolari ed economiche EQ3 ed EQ5. Alla “prima luce” del telescopio, dopo avere leggermente ritoccato la collimazione, abbiamo avuto immediatamente l’impressione di utilizzare un’ottica luminosa e con un contrasto brillante, probabilmente per merito del nuovo trattamento ottico Celestron Starbright XLT. Il cercatore ci sembra invece un po’ troppo piccolo e dotato di un supporto troppo basso, che obbliga l’osservatore a posizioni scomode. Inoltre avremmo gradito un supporto a smontaggio/ montaggio rapido. COELUM 101 57 Deep Sky - Nel corso di varie notti limpide, trasparenti e senza Luna, abbiamo osservato con il C6 SC vari oggetti del cielo profondo, usando quasi sempre bassi e medi ingrandimenti (oculari Unitron Widescan 30 mm, SkyWatcher SuperWide 15 mm, Pentax XL 10,5 mm). È necessario sottolineare che, a causa del piccolo diametro interno del paraluce Cassegrain del Celestron C6 SC, non si ottengono particolari vantaggi nell’usare con questo telescopio oculari da 2" di lunga focale, in quanto i bordi del campo risulteranno vignettati. Lo stesso discorso vale per quanto riguarda l’uso di riduttori di focale, che se accoppiati con questo strumento non possono fornire un campo pienamente illuminato superiore a 2 cm di diametro. Un altro limite è il cercatore 6x30 mm, che è risultato troppo piccolo e poco luminoso, quindi non proprio ideale per la ricerca di oggetti del cielo profondo (ma per fortuna avevamo una montatura a puntamento automatico). In ogni caso consigliamo vivamente di acquistare un buon cercatore da 50 mm con reticolo illuminato. Comunque, ci siamo divertiti ad osservare decine di oggetti del cielo profondo appartenenti alla ricca regione celeste del Sagittario, Scorpione e Ofiuco, riuscendo a ottenere immagini spettacolari dei globulari più grandi brillanti come M4 (risolto completamente), M10 e M12 (risolti parzialmente), nonché di ammassi aperti come M11 (sempre meraviglioso, risolto in una miriade di stelle piccolissime anche a 100x). Puntato lo strumento sulle nebulose più famose come M17 (brillante e di forma “tortuosa”), M20 (intravista la nebulosità) e M8 (ben visibile l’ammasso stellare immerso nella nebulosità della celebre “Laguna”), abbiamo avuto di nuovo conferma delle doti di notevole luminosità visuale di questo telescopio, che promoviamo senz’altro come strumento adatto alle osservazioni degli oggetti più brillanti del cielo profondo. I TEST DI COELUM cie lunare”; una sensazione unica, caratteristica di quando si osserva il nostro satellite con la visione binoculare in notti di buon seeing e con strumenti di buona qualità ottica. Complessivamente il C6 ci ha dato l’impressione di essere uno strumento adatto anche all’osservazione in alta risoluzione di Luna e pianeti. Commento al Test interferometrico Il test interferometrico del C6 SC mostra una certa sottocorrezione dell’aberrazione sferica, riscontrata soprattutto ai bordi dell’apertura e un leggerissimo residuo di astigmatismo (visibile osservando l’immagine leggermente triangolare che si nota nel PSF, e che è rilevata dall’interferometro ma difficilmente è visibile dall’occhio umano). È molto interessante notare come, nell’esemplare testato, ad una correzione PV di 1/3,4 di lunghezza d’onda, che farebbe pensare ad uno strumento mediocre, corrisponde però una Strehl Ratio di 0,89 (l’89% dell’energia luminosa concentrata nella zona centrale della figura di diffrazione) ed una correzione RMS di quasi 1/19 di lambda, dati caratteristici di un’ottica di qualità più che discreta. I dati non sono in contraddizione, perché la correzione P-V (da picco a valle) è un dato che ci informa solo del dislivello tra il picco più alto e la valle più profonda, e non ci dice invece nulla sulla correzione media della superficie (fornita dal dato RMS), che è molto più importante per la resa di un’ottica. Il grafico Syntetic Interferogram mostra frange ben spaziate e regolari nella parte centrale e mediana, ma incurvate ai bordi, segno evidente dell’errore zonale noto come bordo ribattuto, una forma di aberrazione sferica piuttosto comune che ha effetti sulla nitidezza delle immagini e sul contrasto in alta risoluzione. Il grafico Wave Front, a destra in alto, è bello e regolare, segno di una lucidatura ottica ben eseguita. Nel grafico PSF Surface si nota, in basso, l’ingrossamento del primo anello di diffrazione, ma allo stesso tempo il picco è molto appuntito, segno di una elevata Strehl Ratio e quindi di una buona efficienza luminosa del telescopio. Infine, la curva MTF reale del telescopio - che ci informa sulla capacità dell’ottica di trasferire in modo efficiente il contrasto delle immagini - si discosta in modo abbastanza evidente da quella teorica come è ovvio che accada per un’ottica dotata di una ostruzione del 37%; tuttavia, lo scostamento alle medie frequenze spaziali (oggetti a medio contrasto) non è accentuato come quello che si osserva normalmente in strumenti Cassegrain fotografici come gli RC. Complessivamente il C6 SC ha il comportamento tipico uno strumento per uso universale. Fotografia - Al nostro test non poteva mancare l’esecuzione di qualche scatto con la reflex Canon EOS 20D, eseguito sul ricco estivo. Abbiamo potuto immediatamente constatare che il telescopio conferma la propria elevata luminosità, che ci ha facilitato anche durante le operazioni di messa a fuoco e che ci ha permesso di catturare oggetti molto deboli anche con pose molto brevi. Tuttavia, abbiamo anche notato, analizzando i fotogrammi sullo schermo del computer, che le stelle ri- prese ai bordi del campo erano deformate dalla curvatura di campo e forse da un residuo di coma. CONCLUSIONI Il Celestron C6 SC ha confermato di essere uno strumento versatile e dotato di una luminosità sorprendente per la sua apertura. Alla fine del test, la risposta alla domanda iniziale è positiva: il Celestron C6 SC è uno strumento adeguato e soddisfacente per un appas- I TEST DI COELUM 58 sionato di medio livello. La sua buona resa ottica, la compattezza e il peso moderato ne fanno uno strumento consigliabile anche per chi non ha spazio in casa o per chi viaggia spesso alla ricerca di cieli non inquinati. Grazie al suo rapporto focale f/10 e all’apertura più che sufficiente, è possibile riprendere con buoni risultati soggetti astronomici di ogni tipo: pianeti e Luna in alta risoluzione, oppure oggetti del cielo profondo con reflex digitali o camere CCD. Si ringrazia la società Auriga Srl per avere fornito l’esemplare in prova. Per Cesare Baroni l’astronomia è una passione che risale alla gioventù. Un’attrattiva costante che gli ha sempre fatto guardare all’insù, alla continua ricerca di corpi celesti da scoprire. La sua esperienza professionale nell’attività editoriale e nel campo delle comunicazioni visive, gli ha fatto prediligere l’orientamento divulgativo dell’astronomia. Ha collaborato per alcuni anni con “Airone” e con la rivista “La Macchina del Tempo”. DICEMBRE 2006