quaderni 7_1 - Nuova Scena Antica

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I Quaderni di
Nuova Scena Antica
GALLERY MARZO 2015. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI
RIVISTA
ON LINE
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ARTE
MUSICA
PERFORMANCE
Essenze che generano forme: benvenuti nel regno dell’energia sottile!
Sintonizzarsi
Quando si parla di essenza, la mente
comune solitamente reagisce con
perplessità, fatica nel mettere a fuoco un
concetto preciso cui far corrispondere
esperienze del vissuto personale. In molti
casi, suggerisce immagini distaccate, che
sfuggono alla classificazione tradizionale e
disorientano per la facilità con cui
svaniscono. Per la maggior parte delle
persone, essenza è una soluzione in alcol,
impiegata nella produzione di profumi.
Eppure questo vocabolo deriva dal latino
“esse”, ovvero “essere”: curioso che una
parola così basica risulti tanto ostica.
Esiste tuttavia una percezione chiara
della parola “essenza”, concreta e
spendibile, esperienza di tutti coloro che in
modi diversi entrano in contatto con un
diverso ascolto di sé e del mondo che ci
circonda attraverso la pratica sportiva, la
ricerca artistica, le attività nella natura, lo
studio, la meditazione, le relazioni
affettive. Costoro sperimentano e
testimoniano un diverso modo di stare con
e nelle cose, il cui comune denominatore
consiste nella capacità di sintonizzarsi con
l’esistente e con le molte energie che lo
pervadono. Al contrario di come siamo
tradizionalmente istruiti a pensare e a
utilizzare le nostre abilità, si giunge al
risultato mediante la rinuncia al controllo e
alla prestazione tout court, concedendosi
di diventare parte di qualcosa di più
grande di noi a cui possiamo partecipare
attivamente, sfruttando i canali ricettivi di
cui siamo tutti naturalmente dotati.
Questo “abbandono”, questa
“fiducia” non devono ingannare: non si
tratta di essere in balia degli stimoli e degli
eventi, di improvvisare per mancanza di
struttura, o di evadere il difficile compito di
costruire. Si tratta di sviluppare un diverso
ascolto e la capacità di sintonizzarsi con il
regno dell’energia cosiddetta sottile.
Sintonizzarsi cioè su essenze per generare
for me, piuttosto che su for me che
generano partiture. Nei linguaggi dell’arte
questa preziosa opportunità può arricchire
immensamente il bagaglio tecnico già
affinato dall’artista, originando
composizioni di suoni, movimento, luce,
colore o materia che stupiscono per
organicità, naturalezza, ar monia e
l’apparente semplicità con cui dialogano
e s’innestano con ciò che li circonda,
includendolo nel processo creativo che
genera una forma espressiva.
Buon risveglio e felice Primavera!
(di Daniela Bestetti)
SOMMARIO
1
Arte
2
Musica
4
Performance
6
I Quaderni nel mondo 8
Editoriale
ANNO 7 N. 1 MARZO 2015
Redazione Italia
Nuova Scena Antica
RIVISTA TRIMESTRALE
I Quaderni di Nuova Scena Antica
nascono per raccogliere gli incontri
significativi avvenuti nel panorama
artistico e culturale contemporaneo
nazionale ed internazionale.
direttore responsabile SILVIO DA RU’
project & art director DANIELA BESTETTI
ARTE
MUSICA
PERFORMANCE
I Quaderni di
I Quaderni - Editoriale
Nuova Scena Antica 2015
Alcuni diritti riservati
www.nuovascenaantica.it
pag. 1
ARTE
ZOOM ON MONIA
1. Il tuo maggior pregio
La perseveranza e la gioia di vivere.
2. Il tuo peggior difetto
Sono spesso in ritardo.
Monia Araldi (fotografa)
Un incontro inaspettato, una personalità solare e sensibile. Un’accoglienza rara e
una conversazione che subito abbandona il terreno della cordialità scontata che spesso
s’impone tra sconosciuti per tuffarsi a capofitto nell’universo denso e variegato che è
sempre l’incontro con l’altro, con l’essere umano che non teme, anzi, desidera aprire il
suo mondo, assumendosi tutti i rischi del caso, incluso quello di mostrare le proprie
fragilità. Si è impressa così l’immagine di Monia Araldi, fotografa parmigiana, che
abbiamo intervistato per vedere cosa e come guarda attraverso le lenti della sua
macchina fotografica.
Quando hai capito che la fotografia era lo strumento attraverso il quale esprimerti?
MA: Prima ancora dello strumento, è stato il procedimento attraverso il quale
un’immagine fotografica si rivelava e appariva a catturarmi. Nella camera oscura
all’università ho visto il foglio bianco immergersi nella vasca di sviluppo e trasformarsi in
immagine. Esprimermi attraverso questo procedimento, attraverso la luce catturata dalla
macchina fotografica in un’alchimia capace di tradurre la realtà in visione, mi affascina
e mi sconvolge.
Che differenza c’è tra gli altri tipi di fotografia e il reportage? Dal tuo punto di vista,
quando uno scatto riesce a bucare la realtà per raccontarla?
MA: Il reportage è uno dei generi della scrittura giornalistica. In questo caso forse è
meglio parlare di servizio fotografico a scopo giornalistico o documentario: di
fotogiornalismo. E’ un linguaggio che ha a che fare con gli uomini e il mondo in cui
vivono. Dal mio punto di vista, uno scatto deve saper raccontare, emozionare chi lo
guarda e chi ne è coinvolto, provocare una riflessione interiore, lasciare un segno, uno
sguardo più attento nel decodificare la realtà. Accade quando in quel fotogramma
rimane traccia di ciò che per un istante è stato, quando io stessa mi sento partecipe di
quella realtà. Allora riesco anche a testimoniarla. 3. Progetti per il futuro
La preparazione per far diventare
98Anime un libro fotografico,
affidandomi al crowdfunding e alla
divulgazione attraverso la realtà di
Vizibol, piattaforma progettata per
supportare i progetti che raccontano
una storia attraverso il linguaggio
delle immagini. Il progetto diventerà
parte vitale di una comunità creativa
con una campagna sulle pagine del
blog Vizibol e sui social networks.
Bio in sintesi di Monia Araldi
Fotografa freelance, nasce a Parma,
dove studia Conservazione dei Beni
Culturali, seguendo i corsi di
Giornalismo con Maurizio Chierici,
Tecniche dei mass-media con Gianluigi
Colin, Storia della fotografia con Uliano
Lucas, Paolo Barbaro, Mario Cresci,
Giovanni Chiaramonte e preparando la
tesi La Fotografia nei social media con
Alberto Salarelli. Successivamente
frequenta workshop fondamentali con
Francesco Zizola; corso di reportage in
b/n al TWP; genesi di un servizio
fotografico con Alessandro Gandolfi e il
corso di alta formazione in
Fotogiornalismo presso l’Agenzia
Contrasto. Qui approfondisce ogni
aspetto del settore, specializzandosi
nella fotografia di reportage nel
sistema contemporaneo con
preparazione specifica all’attività
professionale. Nel 2004 lavora come
autodidatta al progetto personale
98Anime, che affronta il tema delle
piccole comunità e lo spopolamento
delle montagne, esponendolo fino al
2010 in numerose sedi della città di
Parma (Palazzo Giordani, Casa del
Popolo, Palazzo Pigorini, Casa della
Musica, Galleria DA CATIA MAGNI
Arte Contemporanea e Comune di
Calestano). Cura il progetto grafico e
fotografico PUNTO15 (Comune di
Parma, Archivio Giovani Artisti) con cui
collabora a diversi progetti. Pubblica
per l’agenzia fotogiornalistica Foto Up
e sulla rivista Witness Journal.
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In alto
Maria con orecchini
© Monia Araldi
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A lato
Bertino e Mariadele
© Monia Araldi
I Quaderni - Arte
pag. 2
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Che cosa chiedi ai tuoi lavori personali? Ce ne racconti uno?
MA: Ai miei lavori chiedo di raccontare una realtà, di narrare l’insieme degli eventi nella loro successione cronologica “naturale“.
Chiedo che siano dinamici, soggetti a continui cambiamenti. 98Anime, ad esempio, è il mio primo progetto. Nato da un’intuizione, è
divenuto un lavoro attraverso continue sollecitazioni e il giusto incontro con un fotografo. Racconta dei 98 abitanti di un piccolo
paese, Ravarano, nella provincia di Parma.
Vuole descrivere lo spopolamento delle
montagne e la vita di chi ha deciso di
rimanervi. Racconta delle persone, delle
loro Anime. La maggior parte sono anziani,
gente che ha conosciuto e vissuto la
guerra, lavorato la terra. Qualcuno è
emigrato per poi tornare. I loro volti parlano
di questo, esistenze che si pongono con
fedeltà quotidiana di fronte allo sgretolarsi
universale. Racconta il lessico di donne e di
uomini nei loro gesti di una semplicità
minuta, ma disponibili a comprendere i
linguaggi della moder nità. Individui
catturati nella vitalità di un’esperienza
cristiana. Ed è proprio su questo sfondo di
silenzio che le Anime si stagliano. Un silenzio
che forse non si può esprimere, ma lo si può
ascoltare; una pausa. Quel silenzio
necessario per costruire un ritmo, una storia.
Non c’è rumore di fondo qui; potrebbe
meravigliare, creare disagio, imbarazzare.
La storia di queste Anime ha condiviso con
me parte di un lungo viaggio comune.
Questo numero tenta di avvicinare il tema delle energie sottili, della possibilità di sintonizzarsi su essenze per generare forme d’arte.
Nella tua esperienza di fotografa, che cosa offre e che cosa cambia questa prospettiva rispetto a un approccio più convenzionale?
MA: Il nostro corpo fisico è reso vivo e vitale da una struttura energetica generalmente invisibile, ma reale, fatta di forza vitale. Questa è la
“mente” e la memoria che guida il corpo fisico, i suoi sistemi. Il corpo sottile è anche guida degli stati di coscienza, delle emozioni, dei
pensieri e della creatività. Noi siamo circondati da un numero di energie, ognuna delle quali può avere un profondo effetto sul nostro
corpo e pertanto sulla nostra psiche. Tutto questo, nella mia esperienza, offre partecipazione, un’attenzione alla persona, all’essere
umano, alla visione sensibile.
(intervista a Monia Araldi del 08.04.2015)
Grazie, Monia.
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In alto
L’abbraccio
© Monia Araldi
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A lato
Madonna addolorata
© Monia Araldi
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Tutte le foto pubblicate in questo articolo appartengono al progetto fotografico 98Anime di Monia Araldi.
I Quaderni - Arte
pag. 3
MUSICA
ZOOM ON MARIOLINA
1. Il tuo maggior pregio
Uno spirito giovane che tende alla
consapevolezza.
2. Il tuo peggior difetto
Mi spezzo ma non mi piego, scendo
poco a compromessi.
3. Progetti per il futuro
Una collaborazione con Fausto
Radaelli, gong master, per fondere in
concerto i suoni della Terra con
l’energia sonora pulsante dei gong
planetari.
Mariolina Zitta (musica naturale)
Una figura esile e potente al tempo stesso, una presenza scenica sensibile e reattiva,
pronta a cogliere le più piccole sfumature dell'ambiente che la circonda e a trasformarle
in suoni che interagiscono con il luogo, attraverso l'utilizzo di strumenti musicali naturali e
primitivi. E' Mariolina Zitta, musicista nativa di Sondrio, che abbiamo scelto di incontrare
per conoscerne l'attività.
Da dove parte la tua formazione musicale e il tuo interesse particolare per
l'etnomusicologia?
MZ: Non ho avuto una formazione musicale, se non qualche anno dedicato alle
percussioni classiche. Sono entrata nel mondo del suono verso i trent’anni grazie
all'incontro con Walter Maioli, un artista e ricercatore nell'ambito dei suoni della natura e
musica delle origini. Approccio migliore alla dimensione sonora per me non poteva
esserci: la pietra, i legni, gli oggetti in osso…, un chiaro risveglio della memoria sonora
biologica che ci portiamo dentro. E' una dimensione e un interesse che attingono proprio
a quel lungo periodo, avvolto da fascino e mistero, che è la Preistoria, quando ancora
l'uomo era un canale aperto con le forze della natura e soprannaturali. Le porte che si
sono aperte sono state molteplici: il suono vissuto come strumento di relazione con la
dimensione spirituale, l'interesse per la cultura sciamanica, la consapevolezza
dell'importanza di un rapporto ecologico con i suoni del mondo, la didattica dei suoni di
natura rivolta ai bambini, esperienza ormai ventennale di grande arricchimento.
Che cos'è la “musica naturale”? Quali sono i suoi strumenti e materiali sonori?
MZ: Ho cercato di definire con questo termine il genere di atmosfera sonora che si crea
con gli oggetti sonori in materiale di natura. Le sonorità che ci offrono gli elementi dei
Regni minerale, vegetale e animale le sento vibrare proprio in termini di affinità biologica.
Il fatto stesso di tenere fra le mani una conchiglia tromba o dei semplici ciottoli di fiume
da percuotere trasmette a livello tattile e sensoriale una sensazione di "parentela" con i
nostri tessuti… Per me è così. Inoltre, "musica naturale" perché cadono "naturalmente" gli
schemi e le strutture della musica "colta". E' la ricerca del "non ritmo", l'abbandono della
melodia: che senso avrebbe suonare una melodia con delle stalattiti che esistono da
migliaia di anni? Quando nel 1996 registrai Perle di grotta, il CD sulla musica delle stalattiti,
queste furono le mie impressioni del suonare in una caverna: "….Percuoto delicatamente
un gruppo di stalattiti che pendono dalla volta. Il silenzio della sala, mosso soltanto dallo
stillicidio dell'acqua, si riempie di vibrazioni purissime: perle di grotta. In questi momenti mi
faccio terra, lascio che l'anima sonora delle stalattiti si esprima attraverso le mie mani,
dialogo con la pietra, ospite del Regno minerale”.
Gli strumenti che utilizzo vanno dalle pietre sonore (litofoni, gong, monoliti a sfregamento)
agli xilofoni grezzi (platano, tiglio, nocciolo), dagli ossi (flauti, fischietti, corni, sonagliere,
raschiatori), alle conchiglie, bamboo, semi, penne… Da quindici anni, infine, ho
intrapreso un percorso sensoriale rivolto alla voce: era inevitabile e opportuno aprire un
canale sonoro di relazione fra il mio corpo, "strumento vibratorio”, e i suoni di natura.
!!
(l’intervista prosegue alla pagina seguente)
I Quaderni - Musica
Bio in sintesi di Mariolina Zitta
Nata a Sondrio, sono stata atleta
professionista di basket. Ho studiato
Scienze Motorie e conseguito il
diploma in animazione musicale. Nel
1991 l’incontro con il musicista ed
etnomusicologo Walter Maioli, dal
quale ho ricevuto una sor ta di
"iniziazione" al suono e alla
paleorganologia, con apprendistato
sul campo (ricerca sonora in natura,
caverne, siti preistorici, perfmances
presso i siti Camuni in Valcamonica).
Dal '1994 svolgo attività didattica nelle
scuole, conducendo laboratori e
incontri concerto. Oltre a concerti di
"musica delle origini" e performances
di genere naturalistico in Italia e
all'estero (Convegno internazionale di
Speleologia in USA), ho pubblicato
CDs di genere "ambiente", fra i quali
Perle di Grotta (musica delle stalattiti)
e Concert for bats (suoni dei pipistrelli),
registrati dal vivo in grotta. Fra le
collaborazioni, quella con il musicista
Alio Die. Sono stata performer di
video per RAI, Televisione Svizzera e
video indipendenti ed autrice per la
DeAgotini di testi scolastici sulla
Musica Naturale. Conduco laboratori/
concerto SuonoSapiens ed eventi rivolti
alle scuole pubbliche, parchi naturali,
enti museali. Ho praticato per 12 anni
KiAikido, arte della percezione e
meditazione in movimento. Sono
insegnante di Metodo funzionale della
vo c e L i c h t e n b e r g , d e l M e t o d o
Feldenkrais e operatrice massaggio
sonoro con campane tibetane. Mi
relaziono col sociale e con le diverse
abilità come insegnante di sostegno
part time nella scuola.
Vivo e lavoro a Milano.
!
www.musicanaturale.it
www.mariolinazitta.altervista.
org
https://www.youtube.com/
watch?v=2zYyUyLOkBc
pag. 4
La dimensione energetica di un luogo quanto e come
incide sulla performance? Esistono nella tua esperienza luoghi
misteriosamente evocativi, al di là della bellezza naturale che li
contraddistingue?
MZ: Inevitabilmente i luoghi emanano la loro forza quanto più
sono poco accessibili, così da coglierne la loro dimensione
incontaminata. L'esperienza mi porta a riconoscere l'atmosfera di
un luogo, ma credo anche che questo a sua volta crei un
quadro simbiotico con questi oggetti sonori. Sono certamente
"strumenti poveri", ma possiedono la carica dell'essenzialità e
della purezza; il modo di disporli al fine della performance non è
mai casuale, sento che ogni oggetto ha una sua eleganza e una
propria storia molto antica, anche un esile fischietto in osso.
Litofoni di ardesia e serpentino dello strumentario che metto a
disposizione in vent’anni di attività didattica nelle scuole sono
stati percossi e suonati da centinaia di bambini: ci si può
immaginare l'entusiasmo e l'energia assorbita da queste pietre!
La disposizione degli oggetti prima di un concerto diventa quindi
per me una sorta di feng shui, per sentire che faccio parte di uno
spazio che ha un significato. Certo, se si parla di luoghi evocativi,
il pensiero va subito alla grotta: iniziazione - silenzio - buio - paura
- coraggio - utero - materia - arte – simboli. Lo spazio protetto e
umido della caverna amplifica in modo sorprendente i giochi di
riverbero, echi e sibili attorno a chi suona. Anche il silenzio ha un
che di surreale. E poi ci sono i luoghi dove per me si avverte
davvero il sacro: sono gli asili. Si avverte una qualità di ascolto
sensoriale totale; davvero l’incanto perduto.
Questo numero sfiora il tema della capacità di lavorare
con l'energia sottile attraverso i linguaggi dell'arte. In che modo
la tua attività entra in contatto con questo livello percettivo
dell'esistente?
MZ: Credo che l'insegnamento che ho fatto mio, percorrendo la
via del suono, sia quello di procedere sulla via che porta
all'essenzialità. Le energie sottili per rivelarsi a noi chiedono canali
percettivi "puliti " a livello organico, ma anche puliti dal "troppo":
dalla troppa azione, dalla troppa tensione alla performance.
Entrare in contatto con il livello percettivo dell'esistente è vivere nell'interiorità fisiologica uno stato di "calma motoria". La vibrazione, come
componente energetica del suono, ha in sé la peculiarità di penetrare e mettere in risonanza gli spazi più profondi dei nostri tessuti: è
l'inizio di un processo energetico che inevitabilmente cambia anche il nostro modo di rapportarci con l'esterno e con gli eventi.
Grazie, Mariolina.
I Quaderni - Musica
(intervista a Mariolina Zitta del 16.03.2015)
pag. 5
PERFORMANCE
ZOOM ON RICCARDO
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1. Il tuo maggior pregio
Una personalità solare e contagiosa.
2. Il tuo peggior difetto
Vivo nel mio ordine, che a molti può
sembrare confusione.
3. Progetti per il futuro
Un nuovo duetto che porterò in scena
a settembre a Silandro (19.09.2015).
Continuo a lavorare con Carolyn
Car lson Company con la nuova
creazione NOW. Il nuovo progetto
Meeting the Odyssey con Scarlattine
Teatro.
Riccardo Meneghini (danzatore, performer, coreografo)
Agile, preciso, potente, duttile. Rigore e libertà si fondono armonicamente nel
movimento di Riccardo Meneghini, danzatore e performer nato in Italia e trasferitosi a
Leeds (Inghilterra), che abbiamo scelto di intervistare e conoscere un po’ più da vicino.
Come nasce la tua passione per la danza? Che cosa ti ha portato dall’Italia in UK?
RM: Fisicità, immaginazione, corpo, movimento, dinamica: fin da piccolo il mondo
cinetico era il mio luogo di gioco e scoperta. Amavo arrampicarmi sugli alberi, sugli
armadi di casa, sulle persone, correre a perdifiato saltando nei boschi, la domenica,
quando andavo in montagna con i miei genitori. Sono cresciuto a stretto contatto con
la natura (in Trentino) facendo tanto sport agonistico: atletica, calcio, judo e nuoto. La
danza è sempre stata qualcosa che mi attirava, mi divertiva: la mia camera da ragazzo
era un palcoscenico in cui viaggiavo con la fantasia. Un breve corso alla colonia estiva,
la passione per Michael Jackson, le coreografie delle sigle televisive di Lorella Cuccarini
e Heather Parisi: questi i primi incontri con la danza attorno ai dieci anni. A sedici, ero in
cerca di nuovi stimoli: fissai un provino per una squadra di pallavolo locale, ma pochi
giorni prima incontrai un’amica che insistette per mostrarmi il video del saggio della sua
scuola di danza e ne rimasi folgorato... “Voglio fare questo!” e cominciai con l’hip-hop.
Da subito fui pervaso da una forte passione e dalla convinzione che questa sarebbe
stata la mia strada. Era danza e movimento ovunque, anche quando ero addormentato
a letto: mi libravo in spazi dentro e fuori di me… Quanta gioia! Nei momenti difficili della
mia carriera sono sempre tornato a riconnettermi con questa sensazione, per ricordare il
motivo che mi porta a seguire questo percorso. Quello che mi spinge da dentro mi è
talmente chiaro che non posso nascondermi dietro scuse o paure, così gli ostacoli
svaniscono e avanzo. Certo, quando nella vita capitano grandi difficoltà diventa più
arduo riuscire a mantenere un ascolto fine con il proprio io profondo. Dopo le superiori
continuai gli studi all’ISEF di Verona e in quegli anni feci l’audizione per entrare a far
parte dell’Accademia Isola Danza, un corso per professionisti organizzato da Carolyn
Carlson, al tempo direttore artistico della Biennale di Danza, passandola e ritrovandomi
per cinque mesi incredibili a Venezia, durante i quali ho avuto l’opportunità di studiare
tecnica, improvvisazione e composizione con maestri internazionali della danza
contemporanea. Fu Susan Sentler, al tempo insegnante al Laban Center di Londra, ad
offrirmi la possibilità di andare in Inghilterra per far parte di Transitions, la compagnia
della scuola. Inizialmente ignorai la proposta, determinato a terminare l’ISEF prima di
dedicarmi completamente alla danza, ma poi mi resi conto che era un‘occasione da
non perdere. Ne parlai con i miei genitori, non molto entusiasti dato che il corso di studi
(diploma in performance) avrebbe comportato spese non indifferenti, così mi adoperai
per una borsa di studio, che mi fu data da Marion North (Direttore Artistico del Laban
Center a quel tempo) e dalla Provincia Autonoma di Trento. Alla fine del corso decisi di
rimanere in UK e trovare lavoro. I Quaderni - Performance
Bio in sintesi di Riccardo Meneghini
Diplomato I.S.E.F. (Verona) nel 2002,
si forma in scuole di danza private e
nel 2001 frequenta l’Accademia Isola
Danza della Biennale di Venezia sotto
la direzione di Carolyn Carlson. Entra a
far parte di Transitions al Laban Centre
(Londra, 2001/02), diplomandosi in
Performance con merito. E’ coinvolto
in progetti in UK, Francia, Italia. Ha
lavorato con coreografi come Carolyn
Carlson, Russell Maliphant, Rui Horta,
Didi Veldman, Janet Smith, Liv Lorent,
Malou Airaudo e compagnie come
Scottish Dance Theatre, progetto di
ricerca con DV8 Physical Theatre,
Company Chameleon, CCN Robuaix,
Torino.
Teatro
Balletto
Contemporaneamente sviluppa una
propr ia visione del moviment o,
lavorando come per f or mer,
insegnante, coreografo e avvalendosi
spesso di musiche originali in
collaborazione con i compositori
Demetris Zavros e Jered Daniel Sorkin.
Insegna contact improvisation, tecnica
release, contemporanea,
improvvisazione, seminari creativi, e
docenze presso School of
Contemporary Dance (Leeds, UK),
Millenium2000, Codarts Rotterdam
Dance Academie (Olanda), Fondazione
Bartolamei, Daf Dance Arts Faculty
(Roma), Contact Festival Freiburg
(Germany), Contact Festival Dartington
(UK), Trentino Danza Estate, Moving
East (Londra), Phoenix Dance Company
(UK), Skänes Danceteatre (Svezia),
Balbir Singh Dance Company (UK). Nel
2 013 è s t a t o s c e l t o c o m e
rappresentante del Trentino Alto Adige
per la rete nazionale di danza
Anticorpi XL con il solo Je me Souviens.
www.riccardomeneghini.com
https://www.facebook.com/
riccardomeneghini.dnc
Twitter:@Riccardo_Me
pag. 6
Quali incontri hanno particolarmente segnato il tuo percorso artistico
e perché? Che cosa devi alla contact improvisation, di cui sei un abile
portavoce?
RM: La danzatrice – insegnante - amica Maria Tullia Pedrotti: con lei ho
fatto il mio primo percorso nella contact improvisation. Mi aiutò ad
indirizzarmi quando espressi il desiderio di intraprendere la carriera di
danzatore. Vent’anni fa si sapeva poco su come e dove andare a
studiare, non esisteva internet sul cellulare! Janet Smith, direttrice artistica
di Scottish Dance Theatre, compagnia con cui ho lavorato per tre anni
(2003>06): guida preziosa, ha saputo farmi crescere come performer ed
insegnante, cercando di contribuire al mio sviluppo come artista
poliedrico, capace di cavarmela in ogni situazione, facendomi
approfondire la tecnica, l’interpretazione, l’importanza di condividere ed
essere generosi in una situazione di gruppo e creativa. Carolyn Carlson:
con la sua presenza, l'energia, la poesia nelle sue coreografie
disegnando con i corpi, con immagini e motion, è grande fonte
d’inspirazione. Mi ha dato l'opportunità di poter far parte di molte sue
creazioni negli ultimi sei anni, offrendomi lo spazio di esprimermi per dare
il meglio di me sotto la sua guida.
La contact è incontro, libertà: grazie ad essa ho la possibilità di
intrecciarmi con diverse culture, religioni, lingue e creare un contatto
fisico, animale, emozionale, umano.
Rapporto con lo spazio e con il pavimento. Per utilizzare una tua
espressione, che cosa significa “permettere al movimento di nascere tra
la relazione cielo-terra”?
RM: Recentemente ho seguito un percorso di trattamenti Rolfing, tecnica
che lavora sul riallineamento del corpo tramite la manipolazione del
tessuto connettivo. Durante le sedute si è parlato spesso di forza di
gravità e ho realizzato quanto questa forza fisica stimoli la mia danza: è
una Forza che va verso il centro della terra e che allo stesso tempo
rimbalza per tornare verso il cielo. Se la gravità non esistesse, noi non
avremo mai raggiunto la verticalità, siamo in un continuo stato di caduta (verso terra) ed estensione nello spazio (cielo). Questo
scambio fra dimensioni crea un’onda che possiamo imparare a cavalcare con leggerezza e gioco tramite la nostra danza.
Questo numero dedica attenzione all’ascolto dell’energia sottile come opportunità per generare forme nei diversi linguaggi
artistici. Nella tua esperienza di performer, soprattutto nella creazione estemporanea, dove conduce e cosa offre questo tipo di
sintonizzazione?
RM: Penso che questo tipo di ascolto porti alla sorpresa. Riuscire a seguire l’ascolto sottile permette di mettere da parte il piccolo ego
del performer e di scoprire nuovi modi di interpretare, rimanendo allo stesso tempo coerente con me stesso, prendendo in
considerazione le mie possibilità fisiche e valorizzando i miei bisogni in quel momento. Penso che questo sia alla base del processo
creativo.
(intervista a Riccardo Meneghini del 25.03.2015) Grazie, Riccardo.
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Nella pagina precedente
Riccardo Meneghini
foto Chris Nash
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Sopra
Je me souviens (solo)
di e con Riccardo Meneghini
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I Quaderni - Performance
A lato
Riccardo Meneghini
foto Max Ruiz
pag. 7
Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero
per scoprire cosa succede nel resto del mondo
In questo numero Daniela ha scelto per noi
PAOLO TRONI. Compositor, director de orquestra y músico versátil
(profesor, arreglista y luthier artesano).
Paolo es otro músico que ha dejado Milán para Barcelona. Qué
"esencia" has venido a buscar en Catalunya?
PT Mi llegada a Barcelona está muy ligada a razones personales. Me
esperaba encontrar una ciudad abierta con personas disponibles y menos estresadas. Y
no me equivoqué!
En tu actividad como director, qué prioridades
pides a tus orquestales al momento de traducir los
signos del pentagrama en música viva?
PT Eso depende mucho del estilo, no es lo mismo
interpretar Bach que Boulez. En línea general, mi
objetivo es que la música sea comprensible y eso
se obtiene trabajando las frases musicales y la
forma de la composición.
La referencia de todo músico clásico es la
partitura y la energía escondida entre las notas.
Qué lugar tiene hoy en día el arte de la
improvisación?
PT Depende del estilo musical. En el jazz la
improvisación es muy común, en la música
clásica no. En los siglos pasados hubo
compositores capaces de improvisar de todo,
hasta las fugas más complicadas!
Desafortunadamente hoy en día esto se ha
perdido. Creo que la improvisación tendría que
volver a estar incluida en el curriculum artístico
del músico clásico actual.
www.paolotroni.com
https://www.facebook.com/musicam2
https://www.youtube.com/user/direzioneorchestra
In questo numero Sergio ha scelto per noi
VILAVOX. The Secret of the Trancoso’s Ark.
The Secret of the Trancoso’s Ark, by Vilavox, a Salvador-based theatre
company, is one of these stagings of a fable for young playgoers that
can be fully enjoyed by adults and arguably only understood in depth
by the latter. The plot interweaves the threads of several characters
and dramatizes how each one of them literally views what is inside the ark throughout its
trajectory. It metaphorically conveys the classic message that human beings typically set
forth in search of whatever they are prepared to find, suggesting that every journey is a
movement towards one’s self. Since all characterizations are based on masks and since
music is a recurrent device both for accentuating atmospheres and connecting episodic
scenes, this piece brings the commedia dell’arte to our minds, and fortunately without
intending to reenact its vestiges - an operation that is usually doomed. From where I
stand, this is actually a possible reconfiguration of the famous early modern performative
idiom’s essence. For an appreciation of a register of the show go to:
https://www.youtube.com/watch?v=bwspC-vxAj8
I Quaderni nel Mondo
I Quaderni
nel mondo
(ES) Daniela De Marchi
Tra
le
arti
per formative, la
musica è quella che
maggiormente
s’identifica con
l'energia pura. Priva
di fisicità, si serve dei
muscoli e del
cervello dell'interprete, senza il
quale la partitura rimarrebbe muta.
Ancora più eterea è la musica a
trasmissione orale, la cui
sopravvivenza è ancorata alla
memoria collettiva, o a una casta
di custodi del patrimonio sonoro.
Nel primo caso, la partitura è in sé
"forma e contenuto"; nel secondo,
la "forma" si ricrea solo al momento
dell'esecuzione. Il compito
dell’interprete è perciò vitale: grazie
a l u i , i l " g e s t o " c re a t o re d e l
compositore (o di una comunità di
autori anonimi) si traduce in energia
del presente che si manifesta. Un
gesto che non può fare a meno
della “forma" - architettura portante
e autogiustificante - se vuole
riscattarsi dall'improvvisazione
effimera dell'attimo fuggente.
www.danielademarchi.es
!
(BR) Sergio Nunes Melo
“Essenza” è una
parola rischiosa che
i n f a s t i d i s c e
l’atteggiamento
dottrinario radicale
del postmodernismo.
Se penso alle forme
che nascono da
un’essenza, penso a Vilavox, un
gruppo di teatro di Salvador che
sviluppa un linguaggio personale
per affer mare un’identità nei
confronti della comunità povera a
cui appartiene. Ne Il Segreto
dell’Arca di Trancoso viene proposto
al pubblico uno sguardo rinnovato
della realtà circostante, affermando
“Siamo qui e possiamo fare
qualcosa di straordinario”. Suonare
strumenti, ballare, saltare, cantare,
creare personaggi da maschere: un
allestimento che sorge da un modo
irrinunciabile di essere, che risponde
all’urgenza di ciò che non si può
contenere, e che appartiene a una
categoria che non può essere
negata. L’essere, appunto, che
sebbene dinamico, ha un suo
modo, una “esserità”.
pag. 8
I Quaderni di
Nuova Scena Antica
!
RIVISTA TRIMESTRALE
ANNO 7 N. 1 - MARZO 2015
!
IN QUESTO NUMERO
Hanno collaborato:
Daniela De Marchi (ES),
Sergio Nunes Melo (BR)
!
Desideriamo ringraziare:
Monia Araldi
Mariolina Zitta
Riccardo Meneghini
!
ARTE
MUSICA
PERFORMANCE
!
Il prossimo appuntamento è per giugno 2015
con un nuovo numero de I QUADERNI.
Arrivederci!
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!
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I Quaderni di Nuova Scena Antica
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