Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c - Legge 662/96 - dci “PN” - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a sostenere le tariffe previste n. 17 2005 Maggio-Agosto Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali Rivista quadrimestrale della FENIARCO Dossier Rivista quadrimestrale della FENIA RCO UN CANTO ANTICO PER L’UOMO MODERNO 3 di Sandro Bergamo Federazione Nazionale Italiana A ssociazioni Regionali Corali dossier Presidente: Sante Fornasier PENSARE IL GREGORIANO L’ANTIFONARIO DI HARTKER Foto di copertina: Re Davide suona la campana (1961), miniatura, sec. XIII 5 di Fulvio Rampi 9 di Angelo Corno Attività dell’Associazione attività dell’associazione IL CORO GIOVANILE ITALIANO: 15 IL GUSTO PER IL PIÙ di Sandro Bergamo UNA BELLA AVVENTURA 16 di Claudia, Juliana e Sara Direttore responsabile: Sandro Bergamo FIGLI DI UN DIO MINORE? 17 scheda regione Cronache Comitato di redazione: Antonio Delitala Giorgio Morandi Giancarlo Pagni Puccio Pucci Pierfranco Semeraro Alvaro Vatri Segretaria di redazione: Carmen Laterza XVI EUROPA CANTAT 18 notizie dalle regioni Progetto grafico: Tipografia Menini / Spilimbergo (Pn) Roberto Roveri - Agenzia G.V. - Bologna Stampa: Tipografia Menini / Spilimbergo (Pn) Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c legge 662/96 dci “PN” Autorizzazione Tribunale di Pordenone del 25.01.2000 n° 460 Reg. periodici Abbonamento annuale: Italia € 10 Estero € 15 c.c.p. 11139599 Feniarco - Via Altan, 39 33078 San Vito al Tagliamento (Pn) di Rossana Paliaga MUSICA SACRA: 21 LAMENTAZIONI E PROPOSTE Hanno collaborato: Fulvio Rampi, Angelo Corno, Claudia, Juliana, Sara, Rossana Paliaga Redazione: via Altan, 39 33078 San Vito al Tagliamento (Pn) tel. 0434 876724 fax 0434 877554 e-mail: [email protected] IL 44° CONCORSO 18 INTERNAZIONALE SEGHIZZI d i S a n d ro B e r g a m o DON LUIGI PORRO: 22 UNA VITA DEDICATA ALLAMUSICA dell’A.Co.L. Liguria rubriche Scheda Regione ASSOCIAZIONE REGIONALE 23 CORI CAMPANI Notizie dalle Regioni 24 Rubriche DISCOGRAFIA 32 a c u r a d i A l v a ro Va t r i MONDOCORO 33 a cura di Giorgio Morandi CONCORSI 37 dossier UN CA NTO A NTICO PER L’UOMO MODERNO A COLLOQUIO CON A NTONINO A LBA ROSA di Sandro Bergamo L ei appartiene ad una generazione di studiosi, successivi a Cardine e direttamente o indirettamente suoi allievi, che ha dedicato la vita alla semiologia. È un’esperienza che ha modificato la nostra visione del gregoriano. Questo lavoro, ormai di mezzo secolo, ha compiuto la sua missione o ci sono ancora ambiti da esplorare, urgenze che premono in questo senso? Urgenze direi di no, in questa fase degli studi. Abbiamo ormai idee molto chiare sullo stile gregoriano, rifondato dagli studi semiologici. Tuttavia, malgrado uno stile sia stato rifondato, come pure, implicitamente, una fase interpretativa, è questo aspetto attualmente in approfondita elaborazione. Per esempio: come interpretare il rapporto con il testo. Che fra testo e neuma esista un rapporto consustanziale è fuori di dubbio. Lo dicevano i padri fondatori, lo confermiamo noi. Ma su come interpretare questo rapporto, gli spazi sono aperti, e noi vediamo come cori, che pure si riconoscono figli di una stessa tendenza determinata dagli studi semiologici, presentano tuttavia notevoli variabili intrastilistiche. Per esempio, una figura eminente come quella di Göschl, e così qualche suo allievo, dà al rapporto testo-musica un carattere, oltreché fraseologico, tendenzialmente accentuativo, mentre altri cori danno un’interpretazione tendenzialmente solo fraseologica: due percorsi paralleli, che discendono dalla stessa matrice, due interpretazioni “cugine”, direi, entrambe rigorosamente rispettose dello stile. Un altro ambito potrebbe riguardare la coscienza modale: il semiologo deve avere, e ha, questa attenzione ai rapporti tra i suoni. Tuttavia può essere che in quest’ambito abbiamo spazio per ulteriore lavoro. Qualche critico (penso a Feininger, che va collocato prima della semiologia, ma osservazioni analoghe vengono anche da altri che hanno invece coscienza semiologica, avendo beneficiato di questi studi) ritiene la scelta operata dai semiologi troppo ristretta, limitata ad una parte della storia del gregoriano, soprattutto in funzione di ciò che viene dopo, da non considerare esclusivamente come decadenza. Si aprono spazi in questa direzione? Questa critica ha qualche fondamento. Bisogna però definire cosa resta all’interprete dopo la fine del segno antico. Attualmente, per motivi professionali, mi sto occupando anche del repertorio romano antico, le cui testimonianze scritte sono tardive e, pur essendo quel repertorio più antico del gregoriano, posteriori alle fonti che ci tramandano quest’ultimo. E mi sto occupando pure del gregoriano tardo. Non ho nulla in contrario che si canti anche il gregoriano tardo: alcuni codici non sono chiari dal punto di vista ritmico, ma ve ne sono altri che rispettano il rapporto tra i gruppi neumatici, e quelli può cantarli anche il semiologo. Il semiologo ha effettivamente una qualche difficoltà ad uscire dal proprio ambito: un ambito enorme, però, sterminato, che con la sua stessa vastità lo afferra. Il rapporto con il neuma fa parte perfino della sua formazione psicologica. È difficile pensare che il manoscritto tardivo possa accompagnare il cantore come i codici prìncipi. Non ci sono pregiudizi, ma viene a mancare un rapporto sostanziale con il canto. Forse il cantore che si accostava a quei manoscritti posteriori usufruiva ancora di una tradizione vivente, ma oggi il cantore semiologo, rifacendosi a fonti più antiche, ha mag- giori possibilità di ricostruzione. Leggendo qualche numero della “Revue Gregorienne” degli anni cinquanta, si ha la misura di quanto la semiologia abbia segnato il distacco perfino da Solesmes. Cosa rimane oggi di quella prima fase della rinascita gregoriana e del suo principale rappresentante, dom Mocquereau? Mocquereau è stato un grande intellettuale, che è stato molto sottovalutato. Gli scritti di Mocquereau si dividono in due parti. C’è il Mocquereau del Nombre Musical Grégorien, che oggi, alla luce della coscienza interpretativa che possediamo, non può essere seguito. Rispettato, sempre, ma non seguito. Invece, come lo stesso Jean Claire ha scritto, il Mocquereau dei neumi, quello non dobbiamo dimenticarlo. È lui che ha fondato la Paléographie Musicale, è lui che aveva una concezione così sicura sul metodo con cui affrontare lo studio delle fonti, da avere la forza, su queste basi, di opporsi ai criteri del- Antonino Albarosa 3 dossier la commissione stessa istituita da Pio X. Anche nella ricezione dell’eredità di Mocquereau ci sono due piste: quella del Nombre, che è stata accettata dogmaticamente (io appartengo ad una generazione che non ha vissuto questo aspetto, perché già a noi insegnavano che non andava seguito), e che ha inondato il mondo del suo stile gregoriano, fino al Concilio Vaticano II. È questo un aspetto che ha fatto la storia del gregoriano, nel positivo e nel negativo. E poi l’altro aspetto, il Moquereau del neuma, quello assunto da Cardine, da cui è derivato lo stile di oggi. Con il termine “semiologia” indichiamo non solo l’aspetto ritmico del gregoriano, ma il “nuovo gregoriano”, che trova comunque le sue radici nel lavoro di Solesmes e nella stessa persona di Mocquereau. Al di là degli ambiti specialistici, quanto di questa coscienza interpretativa è calato anche negli ambienti più generali della coralità? 4 C’è ancora, lo dico con dolore, una coscienza “specialistica”. I cori che cantano il gregoriano con coscienza semiologica sono ancora relativamente pochi, e negli ambienti della coralità non è ancora diffusa abbastanza l’idea che la semiologia non è una corrente gregoriana, la semiologia è il gregoriano. Ma rimangono altresì aperti, per esempio, i temi legati alla vocalità e alla direzione, al gesto. Sono due campi in cui una intenzione univoca, ammesso che ci possa essere, ancora non c’è. Del gesto si è parlato anche recentemente al congresso di Hildesheim: chi era per il disegno, con la mano, del neuma, chi, rifacendosi a Cardine, per una gestualità più libera. Riguardo alla vocalità, va detto che nessuno usa generalmente criteri adatti ad altri stili. Ma una vera specifica scuola è ancora di là da venire. A proposito di scuola, lei è stato, con i corsi di Cremona, tra i primi, se non il primo, ad avviare in Italia esperienze formative nel gregoriano. Oggi che sono nate molte altre realtà, più o meno strutturate e sviluppate, come vede la situazione in Italia quanto a possibilità di formazione sul canto gregoriano? possiamo considerare di eccellenza, alcuni sono italiani. Dico innanzitutto che è positivo che nascano altre iniziative. Direi che, per ora, c’è una situazione di calma. Una prima grande fase di approccio al gregoriano è ormai alle nostre spalle. Abbiamo fondato una prima generazione di cantori e di direttori; ora dobbiamo ripensare a come avviarne una seconda. Certo non abbiamo le potenzialità di formazione che hanno i paesi mitteleuropei. La sezione italiana dell’Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano è sicuramente vivace, ma, ripeto, non gode delle potenzialità di cui gode, per esempio, la sezione di lingua tedesca. Lì ci sono numerose scuole superiori di musica che possiedono una cattedra di gregoriano; in Italia c’è stata una sola cattedra universitaria di gregoriano, quella che ho tenuto io per alcuni anni a Udine, e che oggi è destinata a finire. Mentre nei paesi di lingua tedesca, quindi, o anche olandese, la formazione del gregorianista è affidata alle strutture universitarie, da noi, tolte le scuole vaticane di musica sacra oppure poche esperienze di conservatorio, non esistono strutture che offrano delle prospettive. Il nerbo della Mitteleuropa sta poi nei Kirchenmusiker, i musicisti di chiesa, che non sono tali per diletto, ma per professione. Il rinnovamento del gregoriano ha prodotto qualche risultato, se non nella prassi quotidiana liturgica della Chiesa, almeno a livello culturale? La nostra coralità italiana, rispetto a quello che lei può sentire all’estero, come ha recepito il rinnovamento del gregoriano e a che livello si colloca? Penso che la coralità italiana si interessi generalmente poco al gregoriano. Ci sono buone iniziative, c’è un notevole sforzo da parte di molte organizzazioni, stanno venendo fuori dei risultati interessanti, ma siamo ancora lontani, nella quantità, dai livelli di altre regioni europee. Nonostante questo, esistono esiti qualitativi interessanti, legati, com’è giusto che sia, alla perizia del direttore. Ci sono alcune figure di direttori che lavorano con competenza, educando alla semiologia i loro cantori, e collocandosi, quanto a qualità, a fianco di altri cori europei. Tra i non molti cori europei che Qualcosa sì, anche se i risultati si vedono relativamente. Certamente siamo ancora lontani da un vero movimento gregoriano, che significa valorizzazione in spirito moderno di questo grande repertorio. Oggi c’è un grande equivoco. La Chiesa e la liturgia possiedono generalmente ancor oggi un’idea antiquata del gregoriano, un’idea preconciliare, quando esso era diventato qualcosa di pesante, di inascoltabile. Quanti negano il gregoriano, e pure certe associazioni reazionarie che invece lo rimpiangono, ma spesso ne hanno una conoscenza limitata a pochi brani e non semiologicamente consapevole, litigano su qualcosa che non esiste più; e molti nostri vescovi, molti nostri sacerdoti non considerano la grande spinta liturgica di un gregoriano reinterpretato con lo spirito dell’uomo moderno, e quindi assolutamente cantabile anche oggi. Come avviene anche per la letteratura antica: un grande latinista lavora sulla sua materia con lo spirito dell’uomo d’oggi. In questo senso il gregoriano è assolutamente attuale. Il gregoriano restaurato è valido per ogni tempo. Non ho più complessi, non ho più titubanze: fino a qualche anno fa sentivo questa frattura fra il gregoriano e l’uomo d’oggi. Grazie anche all’evoluzione semiologica, posso esprimere il gregoriano da uomo moderno per uomini moderni, integrandolo con tutte le altre arti che sono coltivate non come cose del passato, ma con la sensibilità dell’uomo moderno, che ha una storia, ma anche un’attualità. dossier PENSA RE IL GREGORIA NO* di Fulvio Rampi La lettera apostolica Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II auspica, quale frutto dell’anno giubilare, una nuova riflessione sui documenti del Concilio Vaticano II. Chi si occupa di musica per la liturgia non può non cogliere la puntualità di una simile sollecitazione anche in ordine a questo ambito della vita ecclesiale. Non che gli anni post-conciliari abbiano registrato scarsa attenzione in proposito: è tuttavia mancato quell’equilibrio, indispensabile in ogni transizione, capace di orientare le nuove istanze liturgico-musicali alla luce di una tradizione troppo spesso vista più come vincolo mortificante che come fondamento ineludibile di ogni nuova solida proposta. Frettolose e fuorvianti interpretazioni del dettato conciliare hanno contribuito a creare in modo dissennato una netta frattura col passato. Con tali premesse, non sorprende che una simile sciagurata superficialità abbia di fatto generato vere e proprie mistificazioni, in taluni casi addirittura paradossali, tranquillamente accolte e sostenute nella prassi liturgico-musicale post-conciliare. Il prezzo più alto di un conseguente clima di devastanti e rigide contrapposizioni è stato pagato dal canto gregoriano, da sempre dichiarato dalla Chiesa come canto “proprio” della liturgia romana e come tale riconosciuto anche dall’ultimo Concilio. Fra i non molti articoli che la Costituzione Sacrosanctum Concilium dedica alla musica liturgica, si legge testualmente: “La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana: perciò, nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale” (n.106). Ebbene, la risposta non si è fatta attendere: si è ritenuto assolutamente normale e perfettamente “conciliare” far sparire il gregoriano dalla liturgia. Non solo: nel sentire comune, il canto grego- riano è associato a quanto di più anro, precisamente spiegato e non ticonciliare si possa pensare. Lo si è semplicemente detto, pronunciato. Il condannato senza appello in nome di canto gregoriano, pertanto, rimanenuna participatio actuosa tanto sbando fatto musicale, assume vero e dierata quanto mistificata. Le nuove proprio spessore e valore esegetico. “esigenze liturgiche” hanno azzeraÈ l’esegesi della Chiesa, ed è questo to, in un sol colpo, mille anni di stoil tesoro, è questa la perla preziosa, ria. Ma mentre in ambito ecclesiale ciò che non possiamo permetterci di si stava consumando il sostanziale ridurre a semplice dato squisitamenrifiuto, il mondo musicologico e mute musicale. Quella melodia, prodisicale stava facendo vivere al canto giosamente ritrovata ma ancora ingregoriano uno straordinario mocompleta di significato, è divenuta mento di riscoperta. La ricerca sulle ciò che realmente è: la risposta della antiche fonti manoscritte - ricerca Chiesa alla Parola, dunque ciò che iniziata già nella prima fase “solesiamo chiamati ad assumere e a sesmense” della restaurazione gregoguire, non a giudicare. Mentre gli riana e culminata nel Motu proprio “illuminati” interpreti del Concilio di Pio X e nelle successive edizioni ne decretavano la fine, il canto greliturgiche ufficiali - è proseguita in goriano svelava, ma non a casa prodirezione diversa ed ha aperto la difpria, la sua sfavillante bellezza ritroficile strada di una comprensione più vata. profonda della matrice espressiva Il fascino del gregoriano ha coinvoldel canto gregoriano. Si è trattato di to, anche se in modo non sempre orun’autentica operazione di ablatio dinato, il mondo accademico, cultuche, anche attraverso nuove proposte rale, musicale, ma non i Seminari, interpretative, ha contribuito a svelare un tesoro inestimabile. Gli antichi codici liturgico-musicali del repertorio gregoriano si sono rivelati una fonte di inesauribile ricchezza. Ma qual è questa ricchezza? Che cosa è ri-emerso di così decisivo, di così sostanziale ? La risposta è sconfinata e semplice insieme: quegli antichi segni hanno ridato vita ad una linea melodica ritrovata alcuni decenni prima. Più precisamente: quella linea melodica è divenuta “valore”, ossia veicolo sonoro della proclamazione ordinata di un testo. Ciò configura una situazione nuova e di importanza assoluta: il L’ispirazione di san Gregorio: miniatura deltesto viene presentato, atla scuola di Treviri (983). traverso un evento sono- 5 dossier 6 non la Sacra Liturgia. Dopo averne rivendicato ufficialmente la proprietà, la Chiesa ha di fatto emarginato ciò che forse ha ritenuto troppo ingombrante o esperienza definitivamente conclusa. È utile tentare una riflessione, un pensiero sul canto gregoriano, nella speranza che la rinnovata consapevolezza dei suoi più autentici connotati espressivi contribuisca almeno a correggere alcuni giudizi sommari sulla sua praticabilità pastorale. L’articolo conciliare appena ricordato invita a “riservargli il posto principale”: ebbene, è il posto che si riserva normalmente ad un ospite, certamente importante, ma per definizione non a casa sua? Lo si vuol far sedere in prima fila, magari additandolo ad inarrivabile e al tempo stesso superato esempio di canto sacro, o gli si vuol conferire una dignità di diverso tipo? Come possiamo rispondere, oggi, se non ci chiediamo, finalmente, cos’è il canto gregoriano, o, più precisamente, come è maturata la sua comprensione lungo un secolo e mezzo di ininterrotto cammino di ricerca? Se ad un approccio diffidente venisse sostituita una totale “immersione” in ciò che la Chiesa, profeticamente, riconosce essere privilegiato testimone della sua fede, non rimarremmo delusi. Gli antichi codici notati, immagine del “Grande Codice” della Parola, sono esigenti e di velata ma sconfinata bellezza: essi ci invitano a “pensare” il gregoriano, ossia richiamarlo alla memoria per coglierne i rimandi, i riflessi, le allusioni. Parlare oggi di canto gregoriano in ambito ecclesiale e non solo in qualche corso per specialisti, è segno da cogliere e speranza da nutrire. Non va dispersa anche solo la semplice curiosità, seppure spesso venata di diffidenza e colma di preconcetti. La storia della prodigiosa riscoperta di questo patrimonio, dai primi passi dei monaci di Solesmes ai giorni nostri, è segnata da sentimenti forti, da dispute accese, da vere e proprie liti che, se da un lato manifestano il limite e la contraddizione umana, d’altro lato evidenziano un fatto fondamentale: davanti al gregoriano non è ammessa l’indifferenza. Il canto gregoriano è innanzitutto vicinanza alla Parola, una vicinanza “eccessiva”: tutto è reso semplice perché essenziale e tutto è sovrabbondante perché di una ricchezza senza fine. La Parola è portata, attraverso artifici espressivi che attingono a piene mani all’arte retorica, ad una altissima “temperatura” ed è essa stessa la misura del tempo, nel senso di ritmo ordinato. La pronuncia del testo è la vera misura del tempo: è il cosiddetto valore sillabico, sul quale si fonda tout court il ritmo gregoriano. La sillaba, cellula del testo, è cellula del ritmo: il suo valore, tuttavia, non è predeterminato da una semplice e pur assolutamente pregiudiziale corretta pronuncia, ma gli viene conferito dall’operazione retorica che viene condotta su di essa. Il canto gregoriano non agisce “dal di fuori” semplicemente musicando un testo, ma realizza la sublime operazione “dal di dentro”. La Parola, qui, è presupposto e fine: presupposto nel senso di lectio, ossia di materialità fonetica, di valore sillabico connesso ad una normale e corretta pronuncia lontana da ogni isocronismo; fine nel senso di contemplatio, che attraverso una ruminatio ed una oratio giunge finalmente a spiegare quel testo secondo un significato che, pur partendo da una materialità, la trascende e la trasfigura ad evento sonoro in ordine alla sua funzione liturgica. Pensare il gregoriano è abituarsi a pensare come e con la Chiesa nel solco della sua tradizione. Esso ci insegna cosa dire nella Liturgia e, soprattutto, come dirlo: è risposta intonata, elevata, meditata della Parola. È l’esatto contrario dell’improvvisazione. È auspicabile che il ritorno allo studio dei documenti conciliari riesca a mutare una esiziale frenesia di modernità in una rinnovata e da più parti invocata urgenza di radicalità. Al di là di ogni preconcetto, il canto gregoriano potrà tornare ad essere espressione viva della Chiesa solo quando, ad ogni livello, ci si accorgerà del cammino percorso e ci si renderà conto di ciò che è stato ritrovato nella seconda fase della restaurazione gregoriana condotta segnatamente nei decenni post-conciliari. [y\ Per meglio comprendere la situazione attuale è forse utile fermare ulteriormente la nostra attenzione sul decisivo frangente storico che ha visto compiersi un’impresa gigantesca che, come detto, va sotto il nome di “Restaurazione gregoriana”. La letteratura, su questo tema, è vasta e non è ora il caso di ripercorrere in modo analitico le pur interessanti fasi e vicende di quel periodo. Resta comunque una grande domanda alla quale, oggi più che mai, non possiamo sottrarci: che senso ha avuto, in ambito ecclesiale, l’enorme lavoro dei benedettini solesmensi nel XIX secolo? La domanda, si badi, non è tanto sull’esito, quantomai evidente, ma appunto sul senso, sul significato. Senso del quale, ma questo poco importa, sfuggiva probabilmente l’intera portata persino ai protagonisti di tale avventura. La restaurazione gregoriana, ed iniziamo così a rispondere ad un quesito tanto grande, ha tolto il canto gregoriano da una situazione inaccettabile, da uno stato di degrado talmente profondo da pregiudicarne pesantemente il messaggio. Ma cosa hanno fatto, concretamente, i benedettini solesmensi in quegli anni? Il grande dom Gueranger, primo abate di Solesmes, rifondò l’abbazia francese con l’intento di “cercare dovunque ciò che si pensava, ciò che si faceva, ciò che si amava nella Chiesa nelle età della fede”. La volontà di recuperare in radice ciò che si era perduto coinvolse la liturgia, centro della vita monastica, e si concretizzò sul canto gregoriano, da sempre simbolo di un’unità liturgica a quel tempo compromessa. I nomi da ricordare sarebbero molti: valgano per tutti le due enormi figure di dom Pothier e di dom Mocquereau. Essi hanno compiuto, in alcuni decenni, i primi fondamentali passi per ridare credibilità al gregoriano: esso ha potuto tornare a “parlare” perché gli è stata innanzitutto restituita una veste melodica originale, sfigurata nel corso dei secoli come testimonia la celebre Editio Medicea (1610), prototipo delle edizioni ufficiali di canto gregoriano fino all’inizio del XX secolo. Ciò si è reso pos- dossier sibile attraverso un colossale lavoro di reperimento, di studio, di trascrizione, di comparazione di innumerevoli fonti manoscritte sparse in tutta Europa. La rinascita del canto gregoriano non poteva che iniziare dalle fonti, da quei codici che, a partire dal X secolo danno testimonianza, pur nelle diverse aree geografiche e con diverse scuole di notazione, di un repertorio comune e consolidato. Nel 1883 Pothier pubblica un nuovo Graduale (i canti della Messa), vera pietra miliare della ricostruzione delle originali melodie gregoriane, mentre Mocquereau, nel 1889, inaugura la monumentale pubblicazione della Paléographie Musicale, un’opera tuttora in corso che conta 22 volumi e che unisce allo studio musicologico delle antiche notazioni e dei fondamenti della composizione gregoriana, la riproduzione fotografica di alcune fra le fonti manoscritte più significative. Pio X, nel suo Motu proprio del 1903 ha sì riaffermato la priorità assoluta del canto gregoriano nella liturgia romana, ma va detto che gli stessi pronunciamenti hanno avuto efficacia grazie al gigantesco lavoro di oltre mezzo secolo. Così infatti recita il Motu proprio al punto 3: “Queste qualità (musica come arte vera, santa, universale) si riscontrano in grado sommo nel canto gregoriano, che è per conseguenza il canto proprio della Chiesa Romana, il solo canto che essa ha ereditato dagli antichi padri, che ha custodito gelosamente durante i secoli ne’ suoi codici liturgici, che come suo direttamente propone ai fedeli, che in alcune parti della liturgia esclusivamente prescrive e che gli studi più recenti hanno sì felicemente restituito alla sua integrità e purezza”. La Chiesa, con questo documento, si può dire abbia ufficializzato lo sforzo solesmense, senza il quale le medesime affermazioni non avrebbero avuto la stessa forza. L’immagine annerita di edizioni che, come detto, ripresentavano in buona sostanza l’estrema decadenza dell’ Editio Medicea, non avrebbero mai potuto costituire un solido punto di partenza per una riqualificazione del canto gregoriano in ambito liturgico. Il Motu proprio fu la conclusione di un primo percorso di restaurazione, ma fu soprattutto l’inizio di una nuova primavera gregoriana. Anche qui la letteratura è assai vasta perché, com’è noto, la spinta del documento papale alla realizzazione di nuove edizioni ufficiali di canto gregoriano generò una sorta di frenesia negli ambienti liturgico-musicali. Fu ufficialmente nominata un’apposita Commissione Pontificia con a capo dom Pothier: gli aneddoti in proposito si sprecano, le contrapposizioni interne ed esterne alla commissione finirono per compromettere la presenza e il contributo di dom Mocquereau. Prevalse la linea imposta da Pothier e Mocquereau si dimise in segno di protesta. Arpa, viella e “Glockenspiel”: miniatura Gli studi, oggi lo possiamo dal Commentaire de Saint Augustin sur dire, hanno dato ragione a les Psaumes (scuola francese del XII sec.). Mocquereau, ma comunque Douai, Bibliothèque. si arrivò, in pochi anni, alla pubblicazione del nuovo Graduale Romanum (1908) per il repertorio della Messa e al nuovo Antiphonale Romanum (1912) per il repertorio dell’Ufficio Divino. La risposta era stata data: la Chiesa aveva posto nuovamente il suo canto gregoriano al centro della sua liturgia. Ciò che conta sottolineare è però il fatto che questo centro vitale è divenuto tale in virtù e sulla spinta di un’opera di restaurazione radicale accolta e ben compresa dalla Chiesa stessa. La comparazione di centinaia di manoscritti sparsi in tutta l’Europa cristiana, aveva riconsegnato alla Chiesa un patrimonio “leggibile”, nella fattispecie una versione melodica “tendente all’originale”: ciò si è rivelato ampiamente sufficiente a rimotivare la centralità del canto gregoriano. Ma l’opera di restaurazione, a questo punto, non poteva certamente dirsi conclusa. Dopo il problema, per la maggior parte risolto, della linea melodica, emergeva in tutta la sua urgenza il problema del ritmo, del valore delle note, dunque del valore del testo. La vera questione centrale di tutto il XX secolo è riassumibile nel ritmo gregoriano. Ritmo nell’accezione globale di ordo motus, ossia di ordine del movimento del testo, del suo modo di comunicarsi secondo un preciso significato. Le edizioni di inizio secolo, risolvendo sostanzialmente ed in modo brillante il problema melodico, avevano, per così dire, automaticamente messo il dito nella piaga, evidenziando l’enorme lacuna sul versante ritmico. È il problema che si pone ancora oggi a chiunque voglia cantare un brano gregoriano appartenente al fondo autentico, primitivo: quale valore assegnare alla notazione quadrata? Quale il sistema ritmico di riferimento? Il valore sillabico, a queste condizioni, anche se correttamente applicato in ordine alla pronuncia di un testo, soddisfa un presupposto ritmico senza raggiungere il suo fine. Le domande, non è il caso di insistere, si affollano perché, in effetti, la notazione vaticana è una bella melodia senza ritmo, dunque, per dirla in modo chiaro, un “canto gregoriano senza senso”. 7 dossier 8 Le teorie ritmiche, e anche qui non occorre scendere nel dettaglio, si sono moltiplicate lungo tutto il corso del XX secolo con risultati, francamente, il più delle volte persino fuorvianti. Ne è triste esempio il cosiddetto “metodo solesmense” (per la verità mai applicato dagli stessi monaci di Solesmes nelle loro celebri interpretazioni) che ingabbiava letteralmente la melodia gregoriana in improbabili successioni ritmiche binarie e ternarie. Per gran parte del secolo, gli unici (e, ahimé, sciagurati) riferimenti ritmici delle melodie gregoriane sono stati proprio i segni solesmensi aggiunti alla notazione vaticana: puntini (mora vocis), trattini orizzontali (episemi) e verticali (ictus), legature e quant’altro hanno tentato invano di far parlare una notazione nata per non dir altro se non la melodia. Ecco, se il cammino della restaurazione gregoriana si fosse arrestato a questo punto, vi sarebbero stati motivi sufficienti per ritenere questo repertorio ormai inadeguato ad occupare un posto centrale nella liturgia della Chiesa. Non sembri ora eccessiva una simile affermazione; in realtà, ciò che bastava a conferire non solo dignità, ma centralità al gregoriano all’inizio del XX secolo, non può essere ritenuto oggi sufficiente a rimotivarne la stessa autorità. Questo perché la natura del canto liturgico, esso stesso “atto” di culto, non è riducibile ad una melodia, anche se ricostruita in versione vicina all’originale. Una melodia, anche se venerabile, non esprime a sufficienza anche un significato: il senso di quelle movenze melodiche emerge in modo compiuto solo quando ne viene chiarito il ritmo. Le fragili teorie ritmiche alle quali si è fatto riferimento hanno rivelato chiaramente che si stava percorrendo una strada chiusa. Il canto gregoriano valutato secondo il suo pur straordinario apparato melodico e musicale in senso lato, potrebbe al massimo costituire un enorme “serbatoio” di multiforme materiale musicale, un po’ come è successo, mutatis mutandis, al passaggio dalla monodia alle prime forme polifoniche in epoca tardo-medievale. La sensazione è che in ambito ecclesiale, anche fra gli addetti ai lavori, questa sia precisamente la convinzione dominante. Anche la “difesa”, oggi, del gregoriano come canto per la liturgia, è debole e poco credibile, per non dire superata, perché poggia troppo spesso su argomentazioni quasi esclusivamente musicali. Non ci si è accorti che, invece, la restaurazione è proseguita a passi giganteschi in altra direzione e che una vera rivoluzione si stava compiendo in merito alla comprensione del canto gregoriano. Lo studio delle antiche scritture neumatiche ha colto con sempre più matura consapevolezza il senso di quei primi segni (neumi) tracciati da amanuensi preoccupati di trasferire sulla pergamena non tanto un dato musicale quanto piuttosto il “modo sonoro” di proclamare quel preciso testo con quel preciso significato in quel preciso contesto liturgico. Oggi, la motivazione della ritrovata centralità del gregoriano nella liturgia sta proprio in questo spostamento di prospettiva, esattamente nella sua mutata comprensione da fenomeno musicale a fenomeno esegetico. Allora possiamo ben dire, tentando di completare la risposta al difficile quesito iniziale, che il progressivo cammino di restaurazione gregoriana ha finalmente trovato il suo “senso”: ristabilire il rapporto intimo e vitale fra il testo ed il suo significato comunicato in forma sonora. Ma questa cos’è se non la primaria esigenza a cui deve rispondere il canto liturgico? Ecco, nel canto gregoriano si è prodigiosamente ritrovato proprio questo. E ritrovato, possiamo dire, alla massima potenza, perché il significato comunicato dal testo è quello che la Chiesa ha fatto “proprio” da secoli. Esattamente di questo non ci si è accorti. Ed è esattamente questo che oggi la Chiesa sta rifiutando nella prassi liturgica. Curioso destino, quello del canto gregoriano. Se, per un attimo, tentiamo uno sguardo dall’alto per guardare alla storia, ci si presenta un repertorio (chiamiamolo così) che rinasce proprio nei momenti di maggiore debolezza. La storia della sua restaurazione ad opera dei monaci solesmensi fino alle edizioni ufficiali della Vaticana di inizio ‘900 è monito per l’oggi: è urgente che la Chiesa, ad ogni livello, sappia con certezza che nulla è più come mezzo secolo fa, che la seconda e decisiva fase della restaurazione può dirsi, se non certamente compiuta, almeno iniziata in una prospettiva che guarda all’essenza di un fenomeno espressivo. Questo nella Chiesa non si sa, perché se si sapesse come stanno realmente le cose, il canto gregoriano non potrebbe mai e poi mai essere emarginato nella prassi liturgica. Nulla più del canto gregoriano promuove un’autentica “partecipazione attiva” al culto divino. Certo, una partecipazione non banalizzata e ridotta alla caricatura di un attivismo liturgico, ma segno di un radicale “essere in sintonia”. Mi pare di poter dire che, vista la sua storia, il canto gregoriano soffre ma non teme le nostre inadeguatezze e attende con pazienza un gesto di amore dagli attuali figli di una Chiesa che l’ha pensato da sempre come testimone ottimale della sua fede. * L’articolo è già stato pubblicato nel sito www.cantorigregoriani.com. Si ringrazia per la concessione. dossier L’A NTIFONA RIO DI HA RTKER LA RETORICA A L SERVIZIO DELL’ESEGESI* di Angelo Corno 1. HARTKER, IL COPISTA E IL SUO ANTIFONARIO N ella prima miniatura del suo manoscritto alla pagina 11, Hartker si rappresenta offrendo il suo libro a S. Gallo; la scritta S. Gallus è aggiunta successivamente da una mano che risale probabilmente al XIII secolo, ma Hartkerus reclusus è della stessa mano di Hartker. Quattro versi sono scritti nella cornice della miniatura: Auferat hunc librum nullus hinc omne per evum Cum Gallo partem quisquis habere velit. Istic perdurans liber hic consistat in evum. Praemia patranti sint ut arce poli. Essi formulano una maledizione nei confronti di chi sottrarrà il libro e una preghiera di ricompensa celeste per lo scriba. I primi tre versi, con la menzione di S. Gallo e istic perdurans costituiscono un “ex libris” del monastero di San Gallo. L’ultimo allude alla mano divina che, nella miniatura, Hartker dona l’antifonario a San Gallo. Miniatura tratta dal Codice di Hartker. benedice Hartkerus reclusus: ciò equivale ad una firma. Le fonti sangallesi antiche (gli Annali del monastero di S. Gallo) danno alcuni ragguagli sulla persona di Hartker. Vi si apprende che Hartker, monaco e sacerdote, si condannò volontariamente alla reclusione in una cella piccola e bassa occupata precedentemente dalla monaca PEHRTORADE, imponendo a se stesso, data la sua alta statura, di non potersi tenere ritto in piedi. Circa il periodo in cui visse il nostro copista, il manoscritto 915, alla pag. 217, dove si narrano gli avvenimenti dell’anno 980, riporta due esametri; Perhterat in claustro defuncta petit loca caelo. Hartker mox antrum postquam se damnat in ipsum. Nello stesso manoscritto, a pag. 223, per l’anno 1011, un distico ricorda la morte di Hartker: Hartker in melius mutatur, ut opto, reclusus. Dexter in octaba sit bone Xpe tua. Si apprende inoltre che la cella occupata da Perhterat dal 959 al 980 fu in precedenza la cella di San Giorgio. Siccome Hartker succede a Perhterat l’anno stesso della sua morte (980), conosciamo il luogo della sua reclusione: la cella di San Giorgio, non lontano dall’abbazia, oggi Sankt Georgen, ancora nella cinta della città di San Gallo. Le fonti sangallesi (il Necrologio del ms. 915) ci informano anche del giorno della sua morte: 21 dicembre del 1011. L’Antifonale che Hartker trascrisse nella sua cella di recluso è attualmente conservato nella Stifts-Bibliothek di S. Gallo nei due ms. 390 e 391. Esso era formato all’origine da un solo volume, così come è rappresentato nella miniatura dedicatoria di pag. 11 del codice. Nel XIII secolo fu diviso in due tomi per distinguere una pars hiemalis e una pars aestiva con lo scopo di renderlo più maneggevole. La separazione non era prevista e fu effettuata in modo approssimativo: il confine tra “inverno” ed “estate” è stato posto il più vicino possibile a Pasqua e cade tra il Giovedì e il Venerdì Santo per la sola ragione che questo punto coincide con il passaggio da un quaderno all’altro. I due tomi sono stati catalogati con la segnatura che conosciamo: 390 e 391. Come protezione, all’inizio e alla fine dei due volumi, furono impiegati i fogli di un Tonario, forse già mutilato e in ogni caso considerato allora inutilizzabile. I due codici hanno una altezza di 22,2 cm e una larghezza di 16,7 cm, quindi un formato di piccole dimensioni, quasi certamente ad uso del primicerius per la consultazione. Le rigature per le 17 linee contenute in ciascuna delle pagine dell’Antifonale con lo scopo di allineare il testo sono tracciate con una punta a secco e delimitate dalla parte del dorso e dalla parte del bordo esterno da tre rigature verticali tracciate allo stesso modo: queste ultime servivano per delimitare i confini del testo scritto. L’inchiostro usato da Hartker per la scrittura del testo è di un colore bruno scuro; in alcuni punti esso colava così parsimoniosamente dalla penna che le lettere sono assai sbiadite. Quanto ai neumi, essi sono tracciati notevolmente più chiari del testo e con tratti fini e delicati; ma non c’è alcuna ragione di ritenere che il testo e la notazione siano dovuti a due diversi scrivani. A parte le aggiunte del XIII secolo e inserzioni che datano tra l’inizio dell’XI secolo e il XIII secolo da altre mani o mani tardive, nel suo insieme l’Antifonario presenta da un capo al- 9 dossier l’altro una scrittura omogenea. Sembra, per la verità, che ci sia una differenza tra l’inizio del manoscritto e la sua fine. Lo scriba all’inizio traccia le lettere con mano spigliata e regolare. Più procede nel suo lavoro, più la scrittura sembra indecisa, con un modulo un po’ più piccolo e meno regolare: Hartker invecchia e la sua mano perde in sicurezza e, soprattutto, si serve probabilmente di inchiostri differenti, con fluidità diverse, e di differenti penne che non hanno tutte la stessa morbidezza. Insomma non c’è alcuna ragione per non riconoscere ad Hartker la paternità dell’Antifonario nella sua interezza. 10 I neumi sono posti sopra il testo letterario dopo che questo è stato copiato. Le due parti di questo doppio testo, letterario e musicale, corrispondono a due fasi successive del lavoro: sui fogli di pergamena già preparati, rigati e disposti in quaderni, lo scriba ha anzitutto trascritto il testo letterario riservando, come al solito, gli spazi dove più tardi sarebbero stati tracciati con l’inchiostro rosso i titoli e le rubriche. Successivamente il notatore ha aggiunto i neumi servendosi di una penna molto fine con il becco tagliato. Un indizio evidente permette di affermare che la trascrizione del testo e la notazione neumatica sono state effettuate in momenti successivi e non simultaneamente: nei brani dove la melodia è molto ornata, in particolare nei Responsori prolissi, non c’è generalmente alcun rapporto tra gli spazi riservati nel testo e gli spazi che viceversa esigerebbero i melismi. Lo scriba sapeva che il suo testo avrebbe ricevuto una notazione, ma si preoccupava raramente di lasciare uno spazio adeguato (1). 2. I CANTI DELL’UFFICIO L’Antifonario contiene tutti i canti dell’Ufficio Divino, cioè antifone, responsori, versus, invitatori secondo l’ordine del loro impiego liturgico. Questo contributo tratterà in modo particolare il primo gruppo di questi canti: le antifone, che accompagnano il canto dei salmi, i quali rimangono da sempre la parte preponderante dell’Ufficio. sempre dallo stesso salmo; è a questo ritornello che verrà dato in seguito il nome di “antifona”: era l’esecuzione più elaborata e solenne e che Benedetto definiva “cum antiphonis”. In taluni casi, a motivo del numero ridotto dei monaci che si trovavano in coro, si adottava un metodo più semplice, il modo in directum, cioè l’esecuzione del salmo da parte di tutti i monaci senza alternanza di cori, oppure con alternanza, ma senza ritornello (sine antiphona in directum). Il metodo sicuramente non in uso a quell’epoca era quello che prevalse nel tardo Medioevo: esecuzione alternata del salmo a due cori, preceduto e concluso dal canto dell’antifona. Benedetto introdusse alcune novità rispetto all’epoca precedente: distribuì il Salterio, ossia i 150 salmi, lungo l’arco di una settimana e insistette perché questa misura non venisse mai ridotta. Mantenne il numero sacro di dodici salmi per la vigilia; volendo dare maggiore risalto alla vigilia domenicale, vi aggiunse tre cantici profetici. Scelse il salmo 94, come salmo invitatorio delle Vigilie. Fece un uso molto razionale dell’“alleluia”. Rifacendosi alla tradizione monastica antica, vide nell’alleluia il segno della prossimità imminente dell’ora “resurrezionale”: l’ultimo notturno che prelude all’ora mattutina (che prenderà il nome di Laudes dai salmi “Laudate” 148, 149, 150: è infatti antifonato con l’alleluia durante tutto l’anno). Infine, frutto della sua personale creatività, fu l’uso del versus, una giaculatoria ripetuta insistentemente alla conclusione di tutte le ore dell’ufficio dei periodi più importanti dell’anno liturgico. Erano le frasi più significative delle antifone salmiche, risuonate nei giorni precedenti, poi riprese e custodite dai monaci come prezioso vademecum del periodo liturgico appena trascorso. Il grande santo aveva percepito l’efficacia spirituale della ruminatio di questi versus i quali, rappresentando la sintesi dei misteri della salvezza che la Liturgia proponeva durante l’anno liturgico, ravvivavano al massimo grado la capacità di contemplazione del senso della festa e ne facilitavano l’assimilazione (H 19). San Benedetto (ca. 480-547) ebbe cura di distribuire in modo equilibrato l’orario dei monaci in lavoro, lectio divina e ufficio corale, attribuendo tuttavia a quest’ultimo, cioè all’opus Dei, la massima importanza. Questo servizio della “gloria” di Dio, che doveva essere eseguito con la dovuta cura e devozione, occupava nella sua Regola un posto di rilievo: ben dieci dei settantatre capitoli sono dedicati all’Ufficio. Esso doveva riempire una parte considerevole della vita del monaco, disporre l’animo alla preghiera comunitaria ed infine arricchire la propria conoscenza, affinché l’ascolto della Scrittura diventasse più proficuo favorendo la preghiera personale. All’epoca di San Benedetto erano previste due modalità di cantare i salmi: la forma “antifonata” e la forma “responsoriale”. La prima indicava una declamazione alternata fra due cori, paradossalmente senza l’elemento che poi sarà chiamato “antifona”. La forma responsoriale invece presupponeva l’alternanza tra un solista, che cantava il salmo diviso in versetti, e il coro che ripeteva il “ritornello”, preso Le antifone salmiche È dapprima nell’ambito ecclesiastico, e successivamente monastico, che si lavorò alla composizione delle antifone, che diventeranno il più naturale complemento del Salterio come libro di preghiera liturgica. A distanza di secoli, tra i dossier vari sforzi per adattare i salmi all’uso della preghiera corale cristiana, possiamo considerare la salmodia responsoriale, la cui paternità è riconosciuta al grande vescovo milanese Ambrogio, come la scoperta più geniale in questo senso. Dall’analisi del repertorio più antico delle antifone-ritornello risulta evidente che i compilatori posero una grande cura perché il canto dei salmi producesse effetti immediati e profondi nell’animo dei fedeli che partecipavano alla preghiera liturgica. Perciò le antifone salmiche assumono questa loro veste formale di estrema semplicità e concisione, proprio perché dovevano penetrare agevolmente nel cuore dei fedeli per poi riaffiorare spontaneamente alla memoria. Se ne trovano un buon numero alle pagine 90-101 del manoscritto: su una sola riga ne sono scritte addirittura due (H 97). Si tratta di antifone semplici sia dal punto di vista letterario che musicale. Clamavi, et exaudivit me (Ps 119) : il salmo è inteso come preghiera personale. Adiutor in tribulationibus (Ps 142) Auxilium meum a Domino (Ps 120) : Dio è presente quando lo invochiamo. Benedictus Dominus Deus noster (Ps 143) Laudate Dominum de coelis (Ps 148) Magnus dominus et laudabilis nimis (Ps 47) Per singulos dies benedicam te Domine (Ps 144): il salmo è supplica ma anche confessione di lode. Miserere mei Deus (Ps 50) Cor mundum crea in me Deus (Ps 50) De profundis clamavi ad te domine (Ps 129): riconoscimento del proprio peccato. Nonne Deo subiecta erit anima mea (Ps 61): sottomissione fiduciosa all’azione di Dio. Come si vede, alcune di queste antifone sono vere e proprie acclamazioni. Occorre immaginare la celebrazione di lode come un canto vivace nel quale la partecipazione del popolo, o grande coro, è continua. Solo così si possono spiegare certe antifone che, dal punto di vista letterario, sarebbero incomplete. Iniziano addirittura con una congiunzione o con una particella causale o finale, che presuppongono la frase precedente: Et invocabimus nomen tuum domine (Ps 74) Quoniam in aeternum misericordia eius (Ps 135) Quia mirabilia fecit Dominus.(Ps 97) Queste brevi frasi, staccate dal contesto, ripetute insistentemente, davano al salmo un volto nuovo. Il suo canto diventava un’esperienza concreta di preghiera, dalla quale si ricavava un’idea dominante. In questo modo ogni salmo conteneva una miniera di piccole gemme, di piccole frasi di lode o di invocazione che, un giorno l’una e un giorno l’altra, arricchivano il tesoro intimo della preghiera personale dei monaci (2). Sappiamo che la salmodia era per lo più eseguita da un piccolo gruppo di cantori specializzati, mentre la maggioranza dei monaci non faceva che ripetere alternativamente antifone e responsori (brevi risposte del salmo), che imprimevano nel loro animo il senso generale del testo cantato. Per questo le antifone salmiche, analogamente a quello che succedeva per i versus, assunsero una veste formale semplice e incisiva: dovevano essere agevolmente assimilate e quindi ruminate continuamente durante le ore della giornata. Il primato indiscusso della salmodia liturgica non ostacolava anzi favoriva l’esercizio della preghiera privata e alimentava la pietà individuale. Come si può ben vedere, il serbatoio a cui attingere queste preghiere era, almeno alle origini, esclusivamente il libro dei Salmi. Il Salterio era considerato la sintesi lirica di tutta la rivelazione dell’Antico Testamento. In esso, più che in ogni altro libro sacro, si sperimentava la rivelazione, il discorso di Dio all’uomo che si arricchisce progressivamente fino a manifestare un disegno, una salvezza, una presenza, una persona. Era la contemplazione di questo disegno, di questa persona, di questo volto che permetteva l’intelligenza più vera e profonda della Sacra Scrittura. Tutti i temi della rivelazione contenuti nei Salmi, la creazione e l’intervento nella storia d’Israele, la giustizia e la misericordia divine, la paternità di Dio, la religione del cuore, la sofferenza redentrice del Giusto, la sete di purezza e di espiazione, l’attesa messianica e l’universalità della salvezza, confluiscono nel Vangelo e si concentrano nella figura di Cristo. È proprio il Salterio che prepara in modo particolare alla comprensione del Cristo, che ne esprime il desiderio e ne contiene la lode. Ecco perché, nella tradizione cultuale cristiana e successivamente monastica, il canto dei Salmi è sempre stato considerato come l’elemento primario e insostituibile della preghiera liturgica e privata. L’utilizzo così intenso dei salmi come nutrimento dello spirito si fondava sul metodo della lectio divina, che rendeva efficace per il monaco la grazia contenuta in ogni parola di Dio, ne svelava i sensi e lo faceva penetrare nel disegno di salvezza che Dio gli aveva preparato. Lectio, meditatio, oratio, contemplatio: i termini variano, ma la realtà indicata è fondamentalmente la stessa; è uno sguardo fisso in Dio, nel quale si raccoglie tutta l’anima e in cui si esaurisce tutta un’esistenza. Questo piccolo sondaggio sui contenuti del repertorio delle piccole antifone salmiche ci porta ad una conclusione: innanzitutto sono le più antiche, inoltre sono state concepite per dare al salmo cantato una maggiore vivacità e popolarità, per accentuarne il potenziale pedagogico, in vista di una mi- 11 dossier gliore capacità di preghiera dei fedeli. Purtroppo le antiche antifone salmiche, originariamente distribuite lungo tutto l’arco dell’anno liturgico, vennero poi “accantonate” nel salterio “per annum” dove, anziché ritornelli di una forma responsoriale, divennero formule da recitare solo all’inizio e alla fine del salmo, perdendo così gran parte della loro efficacia. Hoc est praeceptum meum, ut diligatis invicem sicut dilexi vos (Io 15,12). In patientia vestra possidebitis animas vestras (Lc 21,19). Qui mihi ministrat, me sequatur ; et ubi ego sum, illic sit et minister meus (Io 12,26). Serve bone et fidelis, intra in gaudium Domini tui (Mt 25,23). Evoluzione dell’antifona A queste si aggiungeranno in seguito le antifone descrittive del tipo: Et ecce terremotus factus est magnus; Angelus enim Domini descendit de coelo, alleluia (Mt 28,2). Abbiamo visto che le antifone erano composte a servizio esclusivo del salmo: la frase del salmo, resa più espressiva dalla melodia che ne accentuava il senso, era destinata a suggerire una interpretazione globale del salmo stesso. In seguito si avvertì la necessità di adattare la preghiera del salmo a una determinata festa, pur rispettando in modo assoluto il testo del salmo. Si trattava di ricavare dai salmi scelti per l’ufficio vigilare festivo alcune frasi particolarmente significative e trasformarle in antifone. L’antifona assumeva una nuova funzione, quella di ambientare la celebrazione di lode con la tematica della festa e del tempo liturgico. La tradizione ci ha tramandato bellissime antifone, tratte dai salmi, composte per le feste di Natale ed Epifania, e anche per gli uffici arcaici di S. Stefano e degli Apostoli Pietro e Paolo. 12 Tamquam sponsus Dominus procedens de thalamo suo (Ps 18). Reges Tharsis et insulae munera offerent Regi Domino (Ps 71). Domine libera animam meam a labiis iniquis et a lingua dolosa (Ps 119). Constitues eos principes super omnem terram; memores erunt nominis tui Domine (Ps 44). Particolare attenzione viene posta nella composizione di antifone che descrivono la passione del Signore, nell’ufficio del Venerdì Santo: Astiterunt reges terrae et principes convenerunt in unum adversus Dominum et adversus Christum eius (Ps 2). Non solo: le parole di alcune antifone, una volta estratte dal salmo, diventano parole di Cristo. Diviserunt sibi vestimenta mea, et super vestem meam miserunt sortem (Ps 21). Caro mea requiescet in spe (Ps 15). Questo metodo rende esplicita una verità che i Padri della Chiesa avevano proclamato con insistenza: Cristo, mediatore prescelto tra Dio e gli uomini, è il vero protagonista del Salterio; per questo, quando la Chiesa esprime la sua preghiera servendosi dei salmi, Cristo prega con la Chiesa e nella Chiesa. Non è casuale che, tra i testi biblici che hanno sostituito le antifone del periodo arcaico, ci siano in primo luogo i Vangeli, e che dai Vangeli siano state scelte precisamente frasi o sentenze pronunciate dal Signore: In tal modo l’antifona si allontana dal testo e dal senso del salmo, diventando un prodotto artistico in sé ma svuotato della sua primitiva funzione liturgica. Non ha più senso accompagnare un salmo con testi come: Puellae saltanti imperavit mater: Nihil aliud petas, nisi caput Iohannis. Per fortuna, accanto a queste “stonature”, vi è tutta una produzione di antifone, per esempio le antifone minori del tempo di Avvento, che costituiscono un vero tesoro di frasi bibliche ottimamente scelte e perfettamente adatte alla loro funzione: Ecce veniet Dominus et omnes sancti eius cum eo; et erit in die illa lux magna, alleluia (Zach 14). Se passiamo poi dalle antifone “minori”, quelle per accompagnare i salmi, alle antifone “maggiori”, destinate ad accompagnare il Benedictus e il Magnificat, la qualità del testo cresce notevolmente, contribuendo in modo decisivo a migliorare il carattere teologico dell’anno liturgico. Per gli ultimi giorni di Avvento si crea un complesso particolare di antifone del Magnificat, le cosiddette antifone “O”, le quali, secondo l’abate Guéranger, “contenevano il midollo della liturgia dell’Avvento”: O sapientia, quae ex ore Altissimi prodisti, attingens a fine usque ad finem, fortiter suaviter disponensque omnia: veni ad docendum nos viam prudentiae (AM 208). L’analisi morfologica di queste antifone, benché costruite su un modulo formulare, mette in evidenza lo stretto legame del testo con la melodia. Basti pensare alla formula neumatica più ampia e complessa che tocca anche il vertice melodico: essa è utilizzata per sottolineare le parole più significative del brano: fortiter, apparuisti, sol iustitiae, lapis angularis, exspectatio gentium… Il richiamo all’attesa e al godimento spirituale del “giorno” della festa in quanto tale pervade sia le antifone che i responsori di Natale per influsso di uno dei sermoni più noti di San Leone Magno: Hodie Christus natus est; hodie salvator apparuit, hodie in terra canunt angeli, laetantur arcangeli, hodie exsultant iusti dicentes: Gloria in excelsis Deo, alleluia. Hodie natus est nobis rex regum dominus ; hodie venit nobis salus mundi, redemptio nostra, alleluia. 1° Resp. Matutino di Natale: Hodie nobis coelorum rex de virgine nasci dignatus est. dossier 2° Resp. Matutino di Natale: Hodie nobis de coelo pax vera descendit ; hodie per totum mundum melliflui facti sunt caeli. Hodie illuxit nobis dies redemptionis novae, reparationis antiquae, felicitatis aeternae. Con il richiamo insistente all’ “hodie” e l’inclusione di frasi tratte letteralmente dai sermoni di San Leone, gli stessi responsori insegnano che, grazie alla sacramentalità della celebrazione, l’evento salvifico si rende presente alla Chiesa “oggi”. Per la festa dell’Epifania, al desiderio dell’ “hodie”, si aggiunge uno sforzo di sintesi per contemplare le tre scene evangeliche in una sola e presente “manifestazione del Signore”: Hodie celesti sponso iuncta est Ecclesia, quondam in Iordane lavit Christus eius crimina; currunt cum muneribus Magi ad regales nuptias, et ex aqua facto vino laetantur convivae, alleluia. Per i vespri del sabato del tempo per annum, furono composte delle antifone maggiori su testo biblico che si legge durante le vigilie della settimana. Tra queste antifone ci sono dei veri gioielli: Pater fidei nostrae Abraham summus obtulit holocaustum super altare pro filio. Omnis sapientia a Domino Deo est, et cum illo fuit semper, et est ante aevum. Sapientia clamitat in plateis. Si quis diligit sapientiam, ad me declinet, et eam inveniet; et cum invenirit, beatus erit si tenuerit eam. Ho cercato di dimostrare con questi esempi che l’antifona, in mano a musicisti esperti, diventava un “canto” sempre più indipendente dal salmo che le aveva dato la sua ragion d’essere. Le antiche antifone salmiche sussistevano nell’ufficio feriale e domenicale per annum, ma accanto ad esse sorgevano altre forme di antifone, che davano occasione ai musicisti di esprimere le loro capacità di invenzione e creatività (3). 3. LA NOTAZIONE SANGALLESE Se riconosciamo il canto gregoriano come una forma di linguaggio, dobbiamo dedurre che anch’esso abbia obbedito alle leggi dell’evoluzione dei vari linguaggi sviluppatisi nel corso della storia. Qualsiasi sistema strutturato di notazione o scrittura è stato sempre preceduto da una fase cosiddetta “orale” di trasmissione delle informazioni o dei miti. Pensiamo ai poemi della letteratura greca o ai testi dalla Sacra Scrittura: la “fase redazionale” fu la conclusione logica di una precedente fase di “trasmissione orale”. La stessa cosa si verificò per il canto gregoriano: per un lungo periodo antecedente la comparsa della notazione, le melodie liturgiche furono tramandate oralmente da maestro a discepolo. S. Isidoro di Siviglia (morto nel 633), contemporaneo di Papa Gregorio Magno, riferiva: ”se i suoni non sono trattenuti a memoria si perdono, poiché non possono essere scritti”. Quindi anche il canto gregoriano, che non costituiva soltanto un repertorio di melodie ma conteneva la Parola rivelata, subì la stessa sorte degli antichi testi sacri che bisognava trattenere nel cuore: “a memoria” i profeti trasmisero le parole di Dio a Israele, “a memoria” gli apostoli tramandarono gli insegnamenti di Gesù alle prime comunità, Maria custodiva tutto “a memoria” nel suo cuore (la lingua italiana ha conservato in “ricordo” la radice semantica della parola “cuore”), “a memoria” i primi Padri “ruminavano” i sacri testi e ne scrutavano i sensi. La memoria, che costituiva una parte fondamentale della retorica antica e quindi era strumento indispensabile per esporre il discorso, affidava al cuore tutto il positivo del conoscere e del sentire umano. La Bibbia era conosciuta a memoria non per il gusto di un esercizio intellettuale ma per gli insegnamenti che proponeva, anzi era considerata l’unico insegnamento possibile per la vita quotidiana. La memoria ha nella Sacra Scrittura una valenza affettiva, il motivo per cui chi ama il Cristo conosce la Bibbia. Notazione oratoria. Nei primi decenni del secolo X compare, quasi per incanto, la scrittura neumatica, cioè un sistema di grafia costituito da segni in “campo aperto”, senza nessun riferimento lineare, che si sovrappone al testo riportato nei primi manoscritti liturgici. Numerose sono le famiglie di notazione musicale che compaiono in Europa in quel periodo: noi faremo riferimento in modo particolare alla notazione sangallese, perché questa grafia il nostro amanuense conosce. Una notazione particolarmente raffinata, elegante, ricca di aggiunte e lettere significative, assai espressiva e ancor priva di linee di riferimento per la determinazione degli intervalli, sicuramente scritta da un copista sapiente, autorevole, cantore egli stesso, che “vive ciò che scrive”. Il canto gregoriano, lo ripeto, è tradizione orale, frutto del “ricordo”, della memoria del cuore. Ebbene, in questo codice si riesce a scorgere distintamente il passaggio dalla memoria alla scrittura, dal ricordo al segno, frutto di una grande familiarità con il repertorio e di una pratica costante e quotidiana della ruminatio del testo sacro. Ma, come nasce la notazione sangallese? Riassumo brevemente ciò che è stato scritto sulla questione (4). Già gli antichi retori e grammatici latini (Cicerone, Quintiliano, Varrone) sostenevano che nel linguaggio, nella declamazione di un discorso si ritrova una incipiente melodia, che è il risultato dell’accentuazione propria delle parole latine, dovuta all’alternanza di sillabe dotate di accento acuto e sillabe dotate di accento grave (Cicerone: “Est autem in dicendo etiam quidem cantus obscurior”). Questi accenti acuti o gravi costituiscono nel linguaggio una vera e propria modulazione melodica: è così stretta la relazione tra accenti e melodia che la stessa parola “accento” deriva da “ad cantus” (la parola, a causa dell’accento, è orientata al canto). Non c’è da stupirsi quindi se, nella trascrizione di questo linguaggio modulato, cioè nel tentativo di riportare sulla pergamena tali modulazioni della voce, noi riconosciamo negli accenti grammaticali (accento acuto e accento grave) i segni primitivi e naturali di una notazione oratoria. Allora la virga ( / ) è l’immagine o il segno dell’eleva- 13 dossier zione della voce, e il tractulus ( - ) è la figura dell’abbassamento della voce (per il movimento naturale della mano del calligrafo, gli accenti gravi si sono tramutati in tanti trattini orizzontali). Questo processo è stato favorito dal fatto che la versione latina della Bibbia (la Vulgata di San Girolamo), da cui sono presi i testi dell’Antifonale, furono scritti in una prosa libera, sganciata cioè da ogni forma metrica quantitativa. In questi testi, quindi, si rinforzò il valore intensivo, non di durata, dell’accento melodico segnando in modo nuovo anche il ritmo della cadenza degli accenti riguardante la caduta o la distensione delle sillabe post-toniche. I brani dell’Antifonale non dovevano appagare l’orecchio metrico dei letterati, ma l’orecchio ritmico del popolo, che acquisiva dalla semplice e naturale accentuazione del testo una garanzia di intelligibilità a servizio della preghiera. 14 Non solo: questi accenti grammaticali, che hanno dato origine alla notazione sangallese, non sono segni prestati dalla grammatica alla musica e adattati per convenzione alla melodia verbale, ma figure originate naturalmente dal gesto oratorio e tracciate a sua immagine. Il termine actio, che è l’ultima delle cinque parti che compongono la retorica antica dopo l’inventio, la dispositio, la elocutio e la memoria, e che rappresenta l’esposizione del discorso, oltre alla qualità della voce comprende il gesto, l’atteggiamento, lo sguardo dell’oratore. In altre parole, nell’atto del discorso la voce è connessa strettamente al gesto dell’oratore, la mano e la voce obbediscono simultaneamente agli stessi movimenti dell’animo di chi parla. Quindi gli accenti, segni della notazione oratoria, assumono lo stesso significato dei gesti: la virga e il tractulus rappresentano la mano dell’oratore che lascia sulla pergamena la traccia dei suoi movimenti ascendenti e discendenti. La sola differenza è che gli accenti o i neumi sono ridotti nella notazione oratoria alle proporzioni che la scrittura esige. Per questo si parla, oltre che di notazione oratoria, anche di notazione chironomica. Questi due segni elementari, la virga e il tractulus, servivano per fissare sulla pergamena melodie semplici, di tipo sillabico, melodie che si richiamavano alla salmodia dell’Ufficio o ai recitativi liturgici, ma che, rispetto a questi, si sganciavano da una rigida corda di recita per muoversi assecondando la naturale accentuazione della parola. Ma quando le cantilene aumentarono di numero, quando l’elemento musicale, penetrando sempre più all’interno delle parole, decorò le sillabe di gruppi di note, di lunghi melismi o prolungate ripercussioni vennero utilizzati altri segni che costituirono un sistema completo di semiografia musicale. Tuttavia, nonostante il suo grado di perfezione raggiunto in brevissimo tempo, tale notazione rimase sempre “oratoria”, ossia rappresentava gli accenti grammaticali delle parole in modo indeterminato quanto alla definizione degli intervalli: la memoria suppliva agevolmente alla mancanza di precisione melodica dei segni. Nelle antifone trascritte qui sopra, contenute nell’Antiphonale Monasticum (AM), è molto chiara la struttura della melopea gregoriana: è una melodia naturale, semplice, embrionale, tipica della parola latina, naturalmente dotata di accento melodico. All’interno della parola (miserere, salutare) vi sono due sillabe interessate dal movimento prodotto dall’accento: la sillaba accentata che si eleva in genere verso la sommità melodica, sede di tensione, slancio ritmico, intensità, e la sillaba finale dove la melodia degrada su una corda più grave, sede di distensione e riposo ritmico. Questi due poli coinvolgono anche le altre sillabe: le sillabe pretoniche in cammino verso l’accento e le sillabe post-toniche nella transizione verso la finale. Questa filiazione dei neumi dagli accenti grammaticali è solo il primo passo per capire l’origine e il significato della notazione neumatica. A questo punto ho svelato soltanto una parte del mistero e nemmeno la più interessante. Quanto è stato detto finora è sufficiente per un primo approccio ad una buona declamazione, nella quale si ricerca una corretta pronuncia, il rispetto di una esatta accentuazione, l’indeterminatezza del valore sillabico e una prima indicazione di orientamento del ritmo verbale suggerito dalla virga e dal tractulus. La virga, oltre ad essere il segno dell’elevazione della voce, è anche il segno della tensione che anima la parola latina e la spinge naturalmente verso il suo apice accentuativo; il tractulus, di contro, oltre a rappresentare l’abbassamento della voce segnala il momento della distensione del ritmo verbale, il punto in cui si spegne la forza ritmica della parola. È possibile dunque affermare che il ritmo è già all’interno della melodia, è quasi modellato dal procedimento melodico anche se, nel fluire costante del movimento ritmico, non possiamo attribuire, ad esempio, al tractulus di Miserere un benché minimo accenno di articolazione se non è chiaramente espresso dal notatore, come si dirà in seguito. * L’articolo è già stato pubblicato nel sito www.cantorigregoriani.com. Si ringrazia per la concessione. 1. Continua nel prossimo numero. attività dell’Associazione IL CORO GIOVA NILE ITA LIA NO: IL GUSTO PER IL PIÙ di Sandro Bergamo E par che scemi il gusto per il più. A. Zanzotto da: La beltà: Possibili prefazi Se c’è un grande vantaggio nella dimensione amatoriale della coralità, questo sta nella libertà di viverla secondo i propri disegni e non secondo i canoni imposti dal mercato o dalle mode culturali. Sta in questa libertà la possibilità di pensare in grande a progetti come il Coro Giovanile Italiano. Un’idea che si qualifica non solo per il suo profilo culturale e per il livello artistico che esprime, ma innanzitutto per il ruolo propositivo con cui la FENIARCO si pone nel panorama musicale italiano. In una cultura che privilegia la musica strumentale la FENIARCO scommette su una compagine corale. Circondati da un mercato per cui “musica giovane” ha ben precisi significati (anche se il termine va avanti da qualche decennio e i primi fans dei Beatles hanno ormai i capelli bianchi) si sfida disponibilità dei giovani a rivolgersi alla coralità. Calati in una realtà corale che vive di repertori di routine, la si scuote con proposte nuove, fino alla commissione di brani nuovi. Abituati a pensare, con qualche fondamento, di vivere una dimensione corale meno radicata rispetto a quella di altri paesi Europei, si punta ad un progetto fino ad oggi pensato solo in chiave continentale. Tutto questo è il Coro Giovanile Italiano, che quest’estate ha avviato la sua terza sessione, non senza qualche apprensione. Il cambio di direzione, che, scaduto il biennio di Filippo Bressan, è passata a Nicola Conci, e la sostituzione, a seguito delle nuove audizioni, di quasi tutti i cantori, presentavano una compagine completamente rinnovata rispetto a quella dello scorso anno. Ma il Coro Giovanile, anche se di vita ancora breve, ha dimostrato di essere un organismo con una sua identità che permane, al di là delle contingenze mutevoli e della diversa personalità di chi lo compone e di chi lo dirige. Così abbiamo potuto sentire un coro af- fiatato, nonostante avesse avuto a disposizione, per preparare il programma, un’unica settimana, quasi avesse raccolto l’eredità dei due anni precedenti e beneficiato dell’esperienza fatta dai predecessori. Coro e direttore hanno saputo muoversi con uguale scioltezza tra il repertorio antico e quello moderno, tra i brani di una consolidata tradizione (quest’anno quella della scuola napoletana, da Gesualdo a Durante, agli Scarlatti) e le nuove composizioni commissionate dalla Feniarco. E non sarà mai sottolineata abbastanza l’importanza di questo aspetto non secondario del progetto Feniarco per il CGI, che ne disegna la fisionomia: rappresentante non solo della coralità, ma anche della musica italiana, incontro di esecutori ma anche di compositori italiani, ai quali non solo spesso manca la possibilità di esprimersi liberamente, scrivendo per un coro capace di eseguire ogni loro proposta, ma il più delle volte non hanno un dialogo con i naturali destinatari del loro lavoro, i cori. Non va taciuto che esistono, per la nostra coralità, difficoltà riscontrate e sottolineate anche dall’esperienza del Coro Giovanile Italiano. La rarità del pubblico, per esempio, che nemmeno un’esperienza così alta riesce a smentire: se il concerto di Assisi vedeva la Basilica superiore piena, non altrettanto si poteva dire di quelli precedenti. E così per le audizioni, che francamente piacereb- be vedere più affollate di quanto lo siano state. Sono particolari che disegnano un’Italia ancora attaccata ai suoi pregiudizi, dove a un pubblico che si mobilita per un’orchestra o un cantante lirico e snobba, considerandola marginale, la grande musica corale corrispondono studenti di canto dei conservatori (quelli che da grandi, per vivere, ambiranno magari ad un posto nel coro di un ente lirico) che bigiano, su ordine del loro insegnante, le esercitazioni corali, perché “rovinano la voce”. Sono problemi che dobbiamo dirci apertamente, perché in fondo questa è la ragione del nostro impegno associativo: far si che la musica corale occupi il posto che le compete nella cultura degli italiani. Uno strumento come il CGI è prezioso sotto ogni punto di vista: chi lo ascolta non può che rivedere i suoi pregiudizi. Per questo si dovrà pensare a proporlo anche al di fuori del nostro ambito associativo: la coralità amatoriale italiana ha radunato nel CGI un concentrato di professionalità che può presentarsi nelle più impegnative situazioni musicali e nelle più alte occasioni istituzionali, arricchendo le prospettive di chi ascolta e suggerendo nuovi ambiti per le politiche culturali a chi governa. No davvero, con il Coro Giovanile Italiano in Feniarco e nella coralità italiana, non viene meno “il gusto per il più”. Il Coro Giovanile Italiano durante l’esibizione a Fano 15 attività dell’Associazione LA BELLA A VVENTURA di Claudia, Juliana e Sara 16 Siamo sul treno che ci sta portando a casa e cominciamo a vedere le nostre montagne… non facciamo altro che canticchiare, tra il divertito e l’assuefatto, le musichr che sono state la colonna sonora di questi giorni trascorsi insieme ad altri trenta ragazzi venuti da tutt’ Italia per far parte del CORO GIOVANILE ITALIANO 2005. E’ stata un’esperienza intensa, una full immersion nel canto con persone che come noi hanno fatto della musica una delle loro ragioni di vita. Dopo i primi momenti di reciproca conoscenza si è creata una grande sintonia fra i coristi: si percepiva non solo la voglia di divertirsi e di superare le diversità date dai luoghi di provenienza, ma soprattutto l’aspirazione a vivere pienamente l’esperienza musicale che per tanto tempo avevamo solo potuto immaginare. La musica prendeva forma giorno dopo giorno sotto la competente ed instancabile guida del M° Nicola Conci che, con il sorriso sempre sereno e l’inesauribile buon umore, ha dato esempio di grande equilibrio anche nei momenti in cui lo studio richiedeva maggior impegno e concentrazione. Sebbene qualche giorno in più ci sarebbe servito per preparare con maggior cura il programma, dopo 8 giorni di intense prove con un caldo insopportabile (soprattutto per noi “montanare”) e con il mare che si intravedeva beffardo dalle nostre finestre, abbiamo finalmente debuttato a Pescara. Nei giorni successivi ci siamo esibiti a Fano ed infine ad Assisi, nella Basilica Superiore di San Francesco, nella cui suggestiva cornice le nostre voci hanno risuonato al meglio dando vita al concerto più bello ed emozionante. Il repertorio che abbiamo proposto comprendeva brani esclusivamente di autori italiani, alcuni dell’antica scuola napoletana e altri scritti appositamente per noi da compositori contemporanei. La prima parte del concerto si apriva con il MAGNIFICAT di Durante, risultatoci congeniale fin dall’inizio e da MATERNITAS TUA di Alessandro Venturini, brano dal grande impatto sonoro, con il coro diviso in sei voci a creare un pedale sul quale si stagliavano melodie gregoriane e parti declamate dai solisti. Seguiva poi il MAGNIFICAT di Scarlatti, brano forse più impegnativo all’ascolto rispetto a quello di Durante, ma affascinante nei suoi intrecci e di maggior impegno esecutivo nell’ ”amen” finale. La prima parte era conclusa da BEATA VISCERA MARIA di Roberto Di Marino, che, nonostante la semplicità strutturale della composizione riusciva a creare atmosfere suggestive emozionanti. La seconda parte era costituita da due brani eseguiti dal nostro mitico organista Gaetano Magarelli ed era incentrata su uno dei capolavori della letteratura sacra del primo ‘700, lo STABAT MATER di Scarlatti per dieci voci e basso continuo, brano tra i più intensi di tutto il programma grazie alla capacità della musica di rappresentare al meglio la drammaticità del testo. Ed infine la terza parte, forse la più impegnativa di tutto il concerto, con l’alternarsi di due mottetti di Gesualdo e di due brani contemporanei, O GLORIOSA VIRGINUM di Corrado Margutti e GAUDEAMUS OMNES IN DOMINO di Gianmartino Durighello, in cui le sonorità incisive delle composizioni moderne si contrapponevano all’intreccio polifonico più mistico e meditativo di Gesualdo. Non si possono descrivere le emozioni che abbiamo provato cantando e che ancora, a ripensarci ci fanno venire i brividi: la nostra speranza è di aver trasmesso qualche vibrazione positiva alle persone che ci sono venute ad ascoltare. Ricorderemo a lungo la cena conclusiva ed il ritorno a Fano: nonostante lo scatenarsi non più preoccupato di tutti i coristi con canti a squarciagola secondo il modello di “come non si dovrebbe cantare”, la consapevolezza che la bella avventura stava per finire rendeva comunque l’atmosfera un po’ malinconica, mancando ormai poche ore al rientro a casa. E così esausti e con gli occhi lucidi abbiamo iniziato a salutarci ripromettendoci di vederci e sentirci al più presto! Ci sembra doveroso ringraziare la FENIARCO per aver dato vita a questa bellissima iniziativa e per averci coccolato dieci giorni attraverso l’efficientissima Il Coro Giovanile Italiano con il maestro Conci durante le prove. Martina!!! attività dell’Associazione FIGLI DI UN DIO MINORE? T utti conosciamo la difficoltà di accedere ai finanziamenti, soprattutto in questi momenti di ristrettezza nei bilanci dello stato e degli enti locali, come ci ricordano spesso i pubblici amministratori. Per questo sorprende in modo particolare il finanziamento di 1.500.000 € da parte della Regione Veneto all’Associazione Interkultur per le Olimpiadi corali a Jesolo, città dove da un decennio si tiene un appuntamento come Alpe Adria Cantat, iniziativa finanziata anche (ma in ben diversa misura!) dalla stessa regione. In un colpo solo l’amministrazione veneta è riuscita a mortificare l’impegno della Feniarco e dell’ASAC e a distogliere cifre consistenti per manifestazioni che, per quanto importanti, rischiano di essere solo un episodio transitorio, che non lascerà tracce nella vita corale né italiana né veneta. Siamo certi che l’errore degli amministratori veneti non nasce da cattiva volontà, ma da scarsa valutazione e da mancata conoscenza di quanto fin qui operato dall’associazionismo corale italiano e veneto. Ma poiché si può morire di indifferenza, si è ritenuto di non poter tacere. Le presidenze della Feniarco e dell’ASAC hanno inviato al Presidente Galan la lettera che qui pubblichiamo, rimanendo ancora in attesa di risposta. San Vito al Tagliamento, 18 aprile 2005 Preg.mo Dott. GIANCARLO GALAN Presidente della Giunta della Regione Veneto Palazzo Balbi – Dorsoduro 3901 30123 VENEZIA prot. 197/2004 Raccomandata Gent.mo Signor Presidente, siamo rimasti stupefatti nell’apprendere che la Regione che Lei governa ha deliberato un contributo di 1.500.000 euro a favore dell’associazione “tedesca” Interkultur per la realizzazione delle Olimpiadi Corali che si svolgeranno a Jesolo nell’anno 2006. Le vorremmo evidenziare che, rimanendo positiva e condivisibile la scelta di promuovere la musica corale ed il movimento turistico nel proprio territorio in modo da valorizzare il patrimonio artistico e naturalistico, non riusciamo a comprendere l’abnorme entità del contributo erogato, né le modalità con le quali è stato attribuito. Signor Presidente Lei forse non sa che tutti i coristi che prenderanno parte a questa manifestazione pagheranno una quota individuale di partecipazione che coprirà ampiamente le spese di vitto, alloggio ed altro per cui il contributo si rende necessario solo per una parte delle spese artistico-didattiche (docenti, giurati), di rappresentanza e promozionali. Crediamo dunque che si tratti di un grave errore di valutazione, evitabile chiedendo informazioni alle diverse realtà che operano da tanti anni nel settore corale sia a livello regionale (ASAC) che nazionale (FENIARCO), con le quali tra l’altro la Regione Veneto collabora da oltre 20 anni, e fare il dovuto confronto. Dopo tanti anni credevamo di aver dimostrato la nostra affidabilità e serietà nei progetti e nelle manifestazioni realizzate, documen- tando sempre dettagliatamente le spese sostenute per le nostre attività prima di ottenere il contributo assegnatoci. Restiamo ancor più interdetti quindi vedendo come, nel caso di Interkultur e delle Olimpiadi Corali, il contributo sia stato assegnato anticipatamente di quasi un anno, a fronte di un preventivo si spesa sommario, esagerato e incompleto (come dicevamo non sono citati i proventi) presentato da una associazione che opera molto più come agenzia turistica che come associazione culturale. Ci permettiamo di ricordarLe che la FENIARCO (Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali), con circa 2200 cori aderenti in tutta Italia in collaborazione con l’ASAC (Associazione Sviluppo Attività Corali del Veneto) che rappresenta oltre 340 cori veneti, organizzano ormai da otto anni, proprio a Jesolo, la Settimana di Canto Corale “Alpe Adria Cantat”. Ebbene a fronte di circa 18.000 “presenze effettive” rilevate in queste edizioni della manifestazione, le suddette Associazioni hanno ricevuto nell’arco di quasi un decennio contributi dalla Regione Veneto per circa 128.000 euro, mentre per le Olimpiadi corali a fronte di 120.000 “presenze presunte” il contributo previsto è di 1.500.000 euro. La proporzione che ne deriva evidenzia un forte squilibrio che non trova riscontro né in una diversa qualità della proposta (anzi tutt’altro), né in un investimento che porti benefici successivamente in quanto le Olimpiadi si svolgeranno in Veneto “una tantum”. La nostra Settimana Cantante nel 2006, come potrà ben comprendere, non potrà avere la stessa sede di una manifestazione rivolta allo stesso settore, e che si svolge a distanza di pochi mesi, per cui ci vediamo costretti a ricercare un’adeguata alternativa al di fuori della Regione Veneto. Ma le conseguenze peggiori di questo “privilegio” riservato ad una società non ita- liana, le stanno subendo proprio le associazioni e le manifestazioni che hanno fatto del Veneto una delle regioni più emblematiche della coralità italiana. Ci riferiamo all’ASAC ed al CONCORSO CORALE NAZIONALE di VITTORIO VENETO. L’ASAC ormai da diversi decenni promuove ogni anno una grande quantità di iniziative concertistiche, didattiche, formative ed editoriali che coinvolgono direttamente i cori veneti che comprendono oltre 12.000 coristi, mentre il Concorso di Vittorio Veneto è conosciuto in tutta Italia perché rappresenta la più importante competizione corale rivolta a cori italiani. Ebbene Signor Presidente se la Regione Veneto, così giustamente orgogliosa della sua identità, interviene con contributi misurati a sostegno delle due importanti realtà suddette ma può poi permettersi di erogare 1.500.000 euro per le Olimpiadi Corali ad una associazione estera, ci permettiamo di esternare la nostra protesta e di comunicarla a tutta l’Italia corale. Con la presente Le chiediamo la Sua disponibilità a concederci un incontro utile a chiarirci e poter relazionare ai nostri iscritti, dai quali abbiamo ricevuto fortissime proteste e manifestazioni di disapprovazione, sugli sviluppi di questa vicenda. Non ci sembra giusto che proprio mentre tutte le eccellenze culturali del nostro paese si trovano a fronteggiare tagli molto rilevanti e ad ingegnarsi per poter dare continuità alle proprie iniziative che, culturalmente, hanno ben altro valore delle Olimpiadi Corali, in Veneto si sprechino ingenti risorse finanziarie per una associazione che con il Veneto e la cultura ha poco o niente a che vedere. In attesa di una Sua auspicata convocazione le porgiamo i nostri sentiti saluti. Il Presidente FENIARCO Sante Fornasier Il Presidente ASAC Gastone Zotto 17 cronache IL 44˚ CONCORSO INTERNA ZIONA LE SEGHIZZI di Rossana Paliaga V enticinque cori provenienti da 3 continenti, 4 giornate di competizione in tre sedi diverse e due serate di circuiti concertistici, una giuria internazionale composta da 14 esperti provenienti da 11 paesi europei, 4 giorni dedicati al convegno europeo di studi musicologici e pedagogico-musicali, sono i numeri del 44˚concorso internazionale di canto corale Seghizzi, svoltosi tra Gorizia ed Aquileia dal 6 all’11 luglio. Il Seghizzi è un’istituzione nell’ambito delle competizioni corali, un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati e importante luogo di incontro e confronto per cori provenienti da tutto il mondo. La base di consolidata tradizione non implica 18 certo l’irrigidimento in forme impermeabili alla necessaria attenzione alle trasformazioni e alle tendenze del panorama corale. Negli ultimi anni abbiamo assistito infatti alla progressiva introduzione di novità nella struttura del concorso, che cercano da una parte di rispondere alle richieste della coralità italiana ed internazionale, dall’altra di stimolare i partecipanti ad affrontare nuove sfide e a prestare attenzione anche a progetti di particolare impegno e significato per la promozione di quest’arte. L’edizione 2005 ha presentato rilevanti segni di rinnovamento su diversi piani. Tra i cambiamenti più evidenti c’è sicuramente la sostituzione della categoria dei gruppi vocali con la nuova categoria di polifonia con programma obbligatorio di esecuzione di una o più delle composizioni finaliste del 2˚ concorso internazionale di composizione corale “C.A.Seghizzi”. Lo stimolo alla diffusione e valorizzazione di brani nuovi di autori contemporanei è un’iniziativa apprezzabile per il suo valore di promozione della creatività ed arricchimento del repertorio e d’altra parte l’eliminazione della sezione competitiva dedicata ai gruppi vocali non lascia purtroppo grandi rimpianti. Da molte edizioni oramai il gruppo vocale veniva inteso dai partecipanti come esibizione in organico ridotto e costituito per l’occasione, togliendo alla sezione competitiva parte del suo senso. L’ascolto di autentici gruppi vo- XVI EUROPA CA NTA T MA INZ 2006 - 28 LUGLIO / 6 A GOSTO Cori italiani non mancate! D opo la memorabile edizione del 2003 a Barcellona, EUROPA CANTAT – tra gli eventi più attesi della coralità europea – sarà ospitata dalla regione tedesca della Renania-Palatinato ed in particolare dalla splendida Città di Mainz. A tutti i cori e coristi italiani è esteso il caldo invito a prendere parte a questa emozionante esperienza per la quale si prevede un’affluenza di più 3000 ospiti da tutta Europa. Parteciparvi significa trovarsi totalmente immersi nella musica corale in tutte le sue sfaccettature, ampliare il proprio repertorio, esibirsi su nuovi scenari confrontandosi con le realtà più diverse. Dal 28 Luglio al 6 Agosto 2006 Mainz si trasformerà nel più grande palcoscenico della coralità europea, rappresentandola in tutte le sue innumerevoli vesti. Il panorama delle occasioni di approfondimento è davvero nutrito e ce n’è davvero per tutti, anche per i palati più esigenti. Saranno a disposizione oltre trenta ateliers e si potrà assistere a numerosissimi concerti in chiese, sale ed antiche piazze della città, assaporando musica corale di tutti i generi. Il tema del Festival sarà Building Bridges, Costruire Ponti: ovvero trovare i punti di contatto tra musica antica e contemporanea, tra coro e compositore, tra generazioni diverse, ma anche tra confini distanti. La novità di quest’edizione è la flessibilità del programma, che fa sì che si possa partecipare al Festival con diverse modalità in base al tempo a disposizione: non solo dall’inizio alla fine, quindi, ma anche per pochi giorni o per una visita di un’unica giornata. Entro il mese di settembre vi invieremo la brochure promozionale con il programma completo e dettagliato. Non esitate a contattare la segreteria FENIARCO per ogni necessità e soprattutto nel caso in cui intendiate partecipare; dovremo assicurare a Mainz una presenza importante e significativa della coralità italiana. Il termine per l’iscrizione è il 31.12.2005 Se riusciremo ad ottenere risorse disponibili, valuteremo anche la possibilità di contribuire alle spese dei cori che intendono partecipare a questa straordinaria avventura. Non mancate! cronache cali, che nascono come tali e coltivano la propria specificità sonora e di repertorio rappresenta tuttavia una parte importante e di grande levatura artistica nel panorama vocale; l’auspicio è chiaramente che l’eliminazione della categoria sia un fatto soltanto temporaneo e che i gruppi vocali come identità corale peculiare ritornino presto ad arricchire il programma del concorso. La categoria III, con il suo nuovo contenuto di brani d'obbligo di compositori contemporanei, ha proposto l’esecuzione dei brani premiati “In Laude” di Giuseppe Di Bianco, “Le Merle gentil et noir de Messiaen”di Battista Pradal (che si è aggiudicata il trofeo di composizione Seghizzi) e “Magnificat” di Sergio Trussardi. Le partiture delle composizioni citate sono state utilmente inserite in appendice alla nuova e consistente brochure del concorso. La giuria ha avuto occasione di premiare l’esecuzione di ognuno dei brani obbligatori. Sul podio sono saliti i cori The University of the Philippines singing Ambassadors, l’Academic choir of Aarhus (Danimarca) e il gruppo The voices of St. Petersburg, che si è distinto in ogni sua esibizione nelle diverse categorie per equilibrio vocale e qualità del suono. Nuova è anche l’iniziativa concertistica, che mira a proporre agli appassionati del canto corale ed ai coristi stessi la possibilità di affrontare attivamente o godere da ascoltatori dell’esecuzione di pagine corali di più ampio respiro, che vedono in alcuni casi la partecipazione di solisti e gruppi strumentali. È il caso della cerimonia di apertura, che ha visto alcuni dei cori partecipanti cimentarsi con una partitura di tutto rispetto come la cantata Carmina burana di Carl Orff, diretta all’apertura della manifestazione da Andrea Giorgi e realizzata con un organico internazionale, dall’orchestra rumena Mihail Jora ai cori in concorso ammessi all’esecuzione (Charles University Choir di Praga e il coro The Voices of St.Petersburg) e ai solisti vincitori del concorso internazionale di canto solistico Seghizzi di quest’anno. “Tutti i cambiamenti hanno implicato un lavoro organizzativo enorme e del resto non è nel nostro stile fer- marsi ad uno schema consolidato” ha dichiarato il presidente dell’Associazione Seghizzi Italo Montiglio “Aprire nuove strade è per noi un grande piacere. Abbiamo voluto offrire spazio a un contributo di rinnovamento nelle sezioni di concorso che nelle precedenti edizioni hanno mostrato evidenti debolezze. Il nostro vuole essere un atteggiamento di apertura, con la proposta di eventi musicali che uniscano professionale e amatoriale. In questa luce guardiamo alla realizzazione di concerti di alto livello e categorie nuove, che siano di stimolo per i cori amatoriali per migliorare attraverso lo studio di partiture impegnative, anche nuovissime, che nella loro diversità sappiano coniugare qualità compositiva con eseguibilità.” Tra le novità dell’edizione 2005 ha suscitato curiosità l’istituzione di due categorie “celebrative”, ovvero la proposta di studio del madrigale rappresentativo “L’Amfiparnaso” di Orazio Vecchi, del quale ricorre il 400˚ anniversario della morte (accolta dal coro Schola cantorum Sopianensis - Ungheria) e dell’oratorio “Jephte” di Giacomo Carissimi a 4 secoli dalla nascita del compositore romano(ammessi all’esecuzione i cori Voces cantabiles - Regno Unito e Victoria Kamarakorus - Ungheria). A questi va aggiunto il concerto straordinario nella basilica di Aquileia con l’esecuzione dello Stabat Mater di Luigi Boccherini (nel bicentenario della morte) nell’interpretazione dell’orchestra d’archi del conservatorio Tomadini di Udine e della vincitrice della già citata sezione solistica del Seghizzi. A proposito dell’interessante scelta dell’Amfiparnaso di Vecchi, il membro della giuria del concorso e vincitore del primo trofeo di composizione corale Seghizzi Pietro Ferrario ha lodato l’iniziativa, della quale ha colto anche l’aspetto di sfida - “Si tratta di una testimonianza significativa che risale agli albori del melodramma e accoglie personaggi da Commedia dell’arte in un insieme di madrigali burleschi e sezioni che rifanno il verso a Marenzio e altri importanti esponenti del panorama musicale contemporaneo. Non è certo un caso che negli ultimi anni si noti una scarsa propensione all’esecuzione del repertorio rinascimentale nella categoria monografica del concorso. Le difficoltà esecutive sono molteplici e nel caso specifico di una composizione dell’ampiezza dell’Amfiparnaso si aggiungono ostacoli non indifferenti soprattutto per i cori stranieri. Anche gruppi che avrebbero potenzialmente grandi numeri possono in questo caso trovarsi in imbarazzo per problemi linguistici di fronte a un misto di italiano, spagnolo, dialetto veneziano e bolognese con doppi sensi che sfuggono anche a noi italiani.” Sulle esecuzioni delle composizioni di Boccherini e Carissimi si è espresso il direttore d’orchestra e di coro Andrea Giorgi (anche lui membro della giuria di quest’anno), che ritiene queste esecuzioni un grande arricchimento del concorso, capace di creare una struttura nuova, che offre ai cori e ai vincitori del concorso solistico la possibilità stimolante di cimentarsi al di fuori del proprio repertorio abituale. Giorgi auspica quindi sviluppi futuri per la costituzione di Il Coro Voces Cantabiles (Finchampstead, Regno Unito) diretto dal m.o Barnaby Smith. 19 cronache 20 una cornice concertistica stabile che possa accogliere una partecipazione più ampia. Le esibizioni concertistiche e competitive appena citate si sono svolte nella basilica di Aquileia, che ha ospitato anche la categoria IV di musica policorale, sulla quale ha espresso pareri positivi il direttore di coro e giurato del concorso Marco Berrini, che ritiene la sezione policorale un momento impegnativo del concorso, che spesso presenta problemi maggiori da risolvere, dalla sensibilità stilistica all’attenzione per il contrappunto: “I programmi presentati sono stati vari e interessanti, ben evidenziati e condotti nelle esecuzioni, che hanno potuto esprimere livelli molto alti anche grazie ai vantaggi offerti dall’acustica favorevole nello splendore della cornice della basilica.” La buona esibizione in questa categoria ha fatto ottenere il suo primo riconoscimento al giovane gruppo inglese Voces cantabiles, pluripremiata rivelazione del Seghizzi 2005. Anche quest’anno il concorso ha accolto le esibizioni con programma libero dei cori iscritti alla sezione B, appendice che da tempo cerca di conquistare una propria identità e dignità specifica. L’introduzione di questa sezione negli anni scorsi non è stata accolta generalmente da grande favore per la qualità non sempre adeguata di programmi ed esecuzioni proposte. L’anello debole del concorso diventerà forse in futuro un punto di forza, ma soltanto attraverso una più precisa ri-definizione di strutture e intenti e di una maggiore valorizzazione all’interno di un contesto nel quale tende a diventare il ramo secco. Di questa opinione è anche Fabrizio Barchi, direttore di coro e giurato di questa edizione - “All’interno di un concorso così importante non è facile dare una posizione alla sezione B. A salvaguardia del livello, non potendo effettuare una pre-selezione, i cori dovrebbero essere così bravi da auto-giudicarsi prima. Ci sono diversi limiti da risolvere: personalmente ritengo necessaria l’introduzione di determinati incentivi, come la possibilità di accedere alla sezione A. La sezione non deve essere un’antica- mera né un capitolo marginale del concorso, ma una finestra da potenziare, la competizione di chi vuole crescere, un ponte a metà strada tra un concorso nazionale ed uno internazionale di modesta levatura, un’occasione stimolante di confronto. La valutazione per fasce generiche di merito non rappresenta un riconoscimento sufficiente, occorre incentivare la qualità.” L’alta qualità è invece requisito fondamentale dei cori che si cimentano nelle categorie con programma storico e monografico, le punte di diamante della sezione A, primario banco di prova dei partecipanti. Anche quest’anno come nella scorsa edizione, i cori partecipanti hanno offerto esibizioni di buon livello tecnico senza rilevanti scarti qualitativi, offrendo prove interessanti ma complessivamente poche emozioni. La categoria con programma storico risulta essere sempre la più temibile, mettendo i partecipanti di fronte a stili diversi che per scelta di repertorio non vengono affrontati abitualmente nel loro complesso da coristi e direttori. Ogni anno si ripetono costanti che ameremmo prima o poi vedere disattese nella regola e non nell’eccezione: se l’esecuzione del brano contemporaneo mette solitamente i cori a proprio agio per una certa familiarità con un repertorio diffusamente frequentato e garantisce quindi i risultati migliori, è raro ascoltare interpretazioni stilisticamente soddisfacenti del brano rinascimentale, campo nel quale la maggior parte dei cori si cimenta molto di rado. Anche la categoria II con programma monografico riflette ormai da anni una tendenza costante dei cori a trascurare il repertorio del passato e privilegiare la letteratura contemporanea del paese di provenienza, con il vantaggio però di offrire una stimolante rassegna di espressioni della creatività compositiva in campo corale a livello mondiale. A prova del livello medio equilibrato dei cori partecipanti, i premi nelle due categorie citate non sono stati appannaggio di uno o due gruppi emergenti, ma sono stati distribuiti tra più cori meritevoli. L’espressivo gruppo corale ungherese Victoria Kamarakorus di Szeged ha conqui- stato il primo posto nella prima categoria (cui si sono aggiunti anche il premio speciale per gruppi cameristici e il premio Basuino, oltre al prestigioso gran Premio Seghizzi, che permetterà al coro di partecipare al 18˚ Gran premio europeo di canto corale 2006), la cura vocale e stilistica del coro accademico APZ Tone Tomšič di Ljubljana ha avuto invece il riconoscimento più alto nella seconda categoria. Un ottimo piazzamento in entrambe le categorie fondamentali, oltre alla già citata vittoria nel settore policorale, ha premiato il giovane gruppo di Finchampstead - Regno Unito, alla sua prima competizione dopo appena due anni di attività. Il grupporivelazione del concorso di quest’anno è stato generosamente incoraggiato dalla giuria con il terzo posto per la vivacità esecutiva nella prima categoria e il secondo nel programma monografico, grazie all’apprezzabile omaggio a un classico del repertorio inglese come John Stanford. Ha inoltre conquistato il premio Cieri per il programma di maggiore interesse artistico e il premio USCI-FVG al migliore direttore di coro, pienamente meritato dal giovane ed esuberante Barnaby Smith. A questo proposito il concorso, con la sua ricca rassegna di approcci diversi all’esibizione corale, offre ogni anno agli uditori la possibilità di rendersi conto della fondamentale importanza del gesto direttoriale per la buona riuscita di qualsiasi esecuzione. La pulizia, la precisione del gesto, il giusto anticipo, la capacità di trasmettere l’impulso dinamico ed agogico ai coristi, oltre alla scelta del programma adatto alle reali capacità tecniche ed espressive del gruppo, sono caratteristiche basilari per il buon successo dell’interpretazione. Il coro è lo specchio del proprio direttore e lo riflette fedelmente verso il pubblico; un coro di capacità media con una buona direzione riesce a comunicare al pubblico il proprio messaggio, un buon potenziale vocale sotto una direzione poco incisiva viene invece soffocato nelle sue possibilità espressive. Il concorso di quest’anno ha offerto ottimi spunti di riflessione a questo proposito, con una serie particolarmente interessante di esempi cronache tra di loro molto diversi di gesto ed approccio direttoriale. Capacità importante per un direttore, soprattutto all’interno di un ambito competitivo, è inoltre la scelta del programma; a parità di qualità esecutiva l’inserimento di un brano di discutibile valore o che a livello di concorso non sia capace di evidenziare particolari qualità del coro può essere infatti l’elemento discriminante nella scelta della giuria, come è successo molto probabilmente per alcuni dei cori partecipanti. Tra le categorie storiche ed irrinunciabili per il concorso Seghizzi non ha sorpreso quest’anno la rassegna di elaborazioni corali di canti di tradizione orale, spiritual e gospel, sulla quale si concentra tradizionalmente l’attenzione del pubblico. I colori vivaci e le forti emozioni che possono derivare dalle elaborazioni del repertorio popolare e l’espressività diretta, coinvolgente di questo tipo di esibizioni ha lasciato spazio quest’anno a esibizioni generalmente contenute, con alcuni apprezzabili sfoggi di costumi tradizionali e una spontanea coreografia dei giovani dell’università californiana di San Josè. Si sono distinti gli ottimi solisti dell’ensemble polacco Proforma, le raffinate interpretazioni del coro sloveno Ipavska, e le intense interpretazioni di canti spiritual del coro Americano Oregon Repertory Singers, che ha schierato una serie di ottimi solisti, ottenendo il premio della categoria. Sorprese molto positive hanno caratterizzato la sesta categoria, dedicata alle elaborazioni di musica leggera e jazz. Dopo un inizio molto sotto tono che ha destato anni fa diverse perplessità rispetto all’introduzione di questa sezione, il tempo ha ben presto dato ragione agli organizzatori. La categoria cresce qualitativamente di anno in anno, diventando il luogo di confronto di gruppi vocali di ottimo livello. Come vale anche per la quinta categoria la rassegna non competitiva è, in senso molto positivo, la valvola di sfogo dei gruppi dopo la tensione delle prime due categorie e permette ai coristi le esibizioni più serene e disinvolte, spesso con risultati pregevoli. Il gruppo polacco Proforma si è rivelato infatti proprio nel repertorio jazz, ottenendo una meritatissima segnalazione della giuria per l’impeccabile stile vocale ed MUSICA SA CRA : LA MENTA ZIONI E PROPOSTE NOTE IN MA RGINE A L CONVEGNO DELL’A SA C di Sandro Bergamo A volte lascia sorpresi la passionalità che può scatenare, nel nostro mondo corale, il tema della musica liturgica. Eppure, ogni volta che lo si affronta, si tratti di una chiacchierata tra amici coristi o di un convegno di studi, le diverse tesi appaiono radicalmente contrapposte e accalorata l’esposizione che ciascuno fa della propria. Ne è riprova la giornata di studio promossa dall’ASAC lo scorso 21 maggio, nella sala congressi dell’Istituto Missioni di Monte Berico, iniziativa che si segnala se non altro per la foltissima partecipazione di direttori e coristi, molti dei quali non iscritti all’associazione veneta, la cui presenza ha dato prova dell’attualità del tema ma anche delle poche occasioni in cui è dato poter dibattere l’argomento. Nella situazione di abbandono in cui versa la musica liturgica ognuno ha qualcosa da ridire ed il rischio principale è che tutto si riduca a lamentazione. Per questo la parola d’ordine, lanciata fin dall’inizio dal presidente Gastone Zotto, moderatore della giornata, è “al bando le lamentele, spazio al- 21 le proposte”. E su questa strada si è incamminato il relatore, padre Olivo Damini, che coordina il gruppo di studio sulla coralità liturgica istituito dall’ASAC, mettendo insieme con equilibrio le ragioni del rinnovamento liturgico e quelle della qualità estetica della musica da eseguire. Ma se padre Damini, direttore e sacerdote, vive tutti gli aspetti del problema e riesce a fondere positivamente musica e liturgia, non così la gran parte degli intervenuti, radicati ciascuno ad uno dei due lati della questione. Così i lamenti si alzano, ma non di rado sostenendo tesi contrapposte, a seconda che chi parla sia un musicista che opera all’interno della liturgia o piuttosto un fedele che mette a frutto le sue conoscenze musicali per animare la celebrazione. Difficile fare una sintesi di una discussione ampia e diversificata nei temi trattati e nelle esperienze riportate. Difficile, e forse nemmeno necessario: basti registrare, e con amarezza, la frustrazione di tanti che con passione e impegno vivono la coralità liturgica, impegno e passione che meriterebbe maggiore attenzione e vengono invece spesso ricambiate da fastidio, indifferenza e sottovalutazione proprio dal celebrante. Ahinoi! anche questa è una lamentela, ma come conservare, tra tante umiliazioni, la serenità per fare “proposte”? Eppure bisognerà sforzarsi di farlo, e la modesta conclusione di chi ha assistito al convegno è che l’unica strada percorribile sia quella che supera ogni contrapposizione tra liturgia e musica e riconosce che le ragioni dell’una sono le ragioni dell’altra, poiché la musica non è “animazione” della liturgia, ma è liturgia essa stessa e non può quindi prescindere dalla qualità, come non può prescindere dalle necessità di continuo rinnovamento di cui la liturgia, al pari della musica, è chiamata a rispondere. Incontri come quelli promossi dall’ASAC sono passaggi importanti per stabilire un dialogo tra i diversi attori, premessa necessaria per ricostruire un quadro alla musica nella liturgia: e chissà che dopo quarant’anni di deserto, anche la coralità liturgica non trovi la sua terra promessa. cronache 22 interpretativo. Ottimo affiatamento, cura dell’interpretazione ed efficace resa sul palco hanno però caratterizzato anche le esibizioni di altri gruppi, rendendo l’ascolto di questa sezione di audizioni uno dei momenti migliori dell’edizione di quest’anno. I buoni risultati non solo contribuiscono a rendere giustizia e a dare il giusto valore a questo ramo della coralità, ma invitano anche alla riflessione sulla necessità di una solida preparazione vocale - comune ai frequentatori di qualsiasi genere vocale - nella resa adeguata di un repertorio che solo per faciloneria si tende generalmente a relegare ad ambiti disimpegnati. Gli affezionati del concorso avranno certamente notato quest’anno l’insolita mancanza di rappresentanti della coralità scandinava, ma soprattutto la totale assenza di cori italiani nella sezione competitiva. Il fenomeno si presenta come fase culminante di un processo secondo il quale la presenza di gruppi nostrani è diventata negli ultimi anni sempre più sporadica, fino a lasciare aperto il campo esclusivamente a cori stranieri. Difficile individuare le cause di questo allontanamento, stridente contrasto alla costante attenzione per la competizione goriziana di un’ampia e ormai consolidata rete corale internazionale. È evidente a questo punto la necessità di risolvere questo problema di disaffezione o “disabitudine” con una adeguata promozione a livello nazionale perché una manifestazione importante come il Seghizzi, una delle prestigiose porte d’accesso al Grand Prix europeo, veda in futuro la partecipazione di una adeguata rappresentanza italiana all’interno della variopinta vetrina mondiale che costituisce per tutti gli affezionati del genere una possibilità stimolante di conoscenza e confronto. DON LUIGI PORRO: UNA VITA DEDICA TA A LLA MUSICA dell’A.Co.L. Liguria I l 3 febbraio u.s. la Cattederale S. Lorenzo in Genova era gremita di Sacerdoti, coristi e tanti fedeli per l’ultimo saluto al decano della Coralità Ligure. È morto Luigi Porro, artista e sacerdote genovese, docente al Conservatorio Paganini di Genova, compositore raffinato, insostituibile maestro di Cappella in Basilica (nei decenni delle funzioni solenni officiate dai grandi profili di Siri, Canestri e Tettamanzi, il cui accompagnamento musicale era qualitativamente persino impensabile), onorato il 12 ottobre 2004 dal Grifo d’Argento, massimo riconoscimento pubblico della città metropolitana genovese. Ma Porro è ricordato soprattutto come l’anima plasmante e portante, da oltre quarant’anni, del “Coro Polifonico Januensis”, ovvero di una straordinaria palestra per almeno tre generazioni di musicisti e musicofili, che ha avuto numerosi momenti di celebrità internazionale, e che ha contagiato, nell’amore per la musica e per il canto, centinaia di musicisti. Quest’amore in don Luigi si manifesta fin dagli esordi, e lo stimola sia nel canto corale che nell’esecuzione come organanista fin dalla giovinezza, dirigendo prima il coro del Seminario e, dal 1948, il coro della Cattedrale. Quando, nei primi anni ’60, prende la direzione del Coro Campodonico, rifondato vent’anni dopo come “Januensis”, la sua passione per la musica corale viene premiata con riconoscimenti di notevole importanza, tra i quali ricordiamo il Concorso di Montreaux, nel 1983, al quale sono seguiti quelli di Tradate, di Stresa, il Premio Speciale “Casagrande” a Vittorio Veneto e il secondo premio (senza un primo assegnato) al concorso di Arezzo, dove furono eseguiti brani di Bartòk. Porro ha ulteriormente manifesato il suo amore per la musica componendo meravigliose pagine di musica sacra, soprattutto Messe per il servizio liturgico in Cattedrale, spesso eseguite in giro per il mondo, senza mai pubblicarle o fissarne la paternità affermando che “la musica è di tutti”. Voleva però che la sua “musica” non andasse persa tra le “scartoffie” o le “raccolte musicali” sparse nel genovesato. L’idea di raggruppare tutta la coralità ligure, dotandola di un archivio musicale degno (almeno quanto lo è stato il suo contributo nei confronti di quel patrimonio artistico che ancor oggi, soprattutto oggi, la Chiesa vanta: il canto corale), è stato il suo pensiero fisso: con Mauro Ottobrini ed Armando Corso iniziarono i primi contatti. Nel 1979 ci furono i primi “incontri corali” e, dopo 10 anni di lavoro, si concretizzava il suo sogno: l’A.CO.L. Liguria – Associazione Gruppi Corali Liguri, dove, in commissione artistica regionale, presiede la sezione “Musica Sacra”. Durante l’Assemblea annuale (febbraio 1991) don Luigi consacra il suo desiderio: “alla mia morte tutte le mie Musiche – sia quelle da me composte che quelle raccolte – siano custodite dall’Associazione regionale A.CO.L. per essere utilizzate da tutta la coralità ligure, nazionale ed internazionale.” Don Luigi Porro, vivendo “per la musica”, ha coinvolto centinaia di persone attraverso la sua attività corale, facendole innamorare del bel canto in ogni sua forma ed espressione senza limiti di età. Spesso preparava le voci bianche per i titoli operistici in teatro che prevedono un coro di bambini ed ora, guardando l’attuale Coro del Carlo Felice (il Teatro principe della Liguria), a volte sembra quasi di essere di fronte allo “Januensis” degli anni Ottanta, poichè molti giovani dal coro di Porro sono passati a quello del teatro, facendone una professione, e altri sono diventati direttori. scheda regione A.R.C.C. A SSOCIA ZIONE REGIONA LE CORI CA MPA NI (A .R.C.C.) RECAPITI L’associazione Regionale Cori Campani (A.R.C.C.) nasce nel 1995 grazie alla determinazione di Alfonso Bruno (primo presidente dell’associazione) e di 8 realtà corali campane (Coro Mutterle, Coro Armonia, Corale Sannita, Corale Santa Cecilia, Coro Libentia Cactus, Corale Casella, Ensamble Vocale, Corale Santa Cecilia). Sin dalla sua fondazione l’Associazione ha avuto come scopo e finalità quello di incrementare, diffondere, divulgare la cultura musicale “colta e popolare” così radicate nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni regionali, cercando, inoltre, di coinvolgere nel suo interno le varie e molteplici realtà campane. La formazione originale è andata negli anni sempre aumentando, in maniera lenta, ma graduale ed oggi raccoglie al suo interno 25 formazioni provenienti da tutte le province della regione per un numero di circa 850 coristi. Sin dall’inizio tra gli scopi dell’associazione regionale, oltre che a svolgere un importante ruolo di aggregazione tra le varie realtà locali con lo scambio e la conoscenza reciproca tramite l’organizzazione di rassegne (alcune davvero prestigiose come quella tenutasi a Napoli nella splendida chiesa di Santa Maria la Nova organizzata dall’Ensamble Vocale con la collaborazione dell’orchestra Scarlatti), c’è stata la costante attenzione alla formazione e alla crescita culturale di tutti i componenti delle realtà corali (coristi, direttori, quadri dirigenti). Segno tangibile di questa attenzione sono : - corsi per Direttori di coro tenuti da prestigiosi docenti quali il M° Mariano Patti e il M° Walter Marzilli; - una “Scuola di Formazione Triennale” con corsi di Logopedia, Vocalità e Direzione di coro; docenti rispettivamente la Dott.ssa Liliana De Nita; il M° Steve Woodbury, il M° Guido Messore. Nell’intento di promuovere e divulgare ancor più la magnifica realtà della musica popolare napoletana e di creare un interessante repertorio polifonico popolare da estendere a tutte le associazioni corali interessate, è stato istituito il Concorso Nazionale per compositori “La canzone napoletana in polifonia”. La prima edizione ha visto la partecipazione di numerosi autori provenienti da molte regioni italiane e, visto l’interesse ed il successo conseguito, sarà sicuramente istitu- Sede: via Fravita, 62 PELLEZZANO (SA) E mail : [email protected] Web site : arc-campania.it E mail : [email protected] zionalizzata con cadenza annuale. Sempre più presente è inoltre il patrocinio e la collaborazione dell’ARCC nelle manifestazioni organizzate anche dalle singole associazioni; ultima in ordine di tempo quella internazionale denominata “Cori in Coro” dell’associazione Estro Armonico di Salerno che, giunta ormai alla 4° edizione, riesce a coinvolgere prestigiose formazioni corali provenienti da molti paesi d’Europa. Grande risonanza hanno anche le rassegne internazionali “Incontri di Primavera” – Coro Libentia Cactus, Torre del Greco (NA) - il “Festival del Mediterraneo” - Corale polifonico città di Ercolano, Ercolano (NA) - e “Cantare Amantis Est” - Coro Casella, SALERNO. Prossimi obiettivi sono la continuazione della Scuola di Formazione con l’inserimento di altre materie di studio e la sua decolalizzazione in varie realtà provinciali; il coinvolgimento di altre associazioni corali nella vita associativa regionale; la ricerca di un sempre maggior interesse e coinvolgimento degli Enti Pubblici, spesso apatici e “lontani” nella realizzazione di manifestazioni culturali con valenza così forte e pregnante come può tranquillamente ritenersi l’attività corale in tutte le sue multiformi sfaccettature. Serata di Gala del 1° concorso Nazionale per compositori “La Canzone Napoletana in Polifonia” Il giorno 30 giugno 2005, presso il teatro della Parrocchia “Sacro Cuore di Gesù “ in Bellizzi (SA), si è tenuta la premiazione del I Concorso Nazionale per compositori: “La canzone napoletana in polifonia”. Questa iniziativa, fortemente voluta dall’ARCC, è nata con il duplice scopo di rivalutare il patrimonio musicale napoletano e fornire ai cori un repertorio rivisitato e rielaborato con un linguaggio musicale più attuale. La Commissione Esaminatrice, composta dai maestri Cicconofri Aldo, Panariello Gaetano, Patti Mariano e Noschese Silvana, ha premiato i seguenti lavori: I classificato: Io te’ vurria vasà del M° Carignani Gianfranco II classificato: Io te’ vurria vasà del M° Salvati Alessio III classificato: O’ sole mio del M° Esposito Mocerino Roberto. La manifestazione si è aperta con l’esibi- zione di alcuni cori salernitani che hanno interpretato brani tratti dal repertorio napoletano: il coro di voci bianche “Calicanto”, il complesso corale Estro Armonico e il Coro Armonia. Ma il momento magico della serata si è avuto con l’esecuzione del brano primo classificato. Quando l’ottetto di SoloGiovanni Moscariello paca (BN), diretto dal M° Arturo Armellino, è salito sul palco, tra il pubblico numeroso, presente in sala, è sceso un silenzio carico di attesa. Il gruppo vocale ha interpretato magistralmente l’elegante elaborazione del Maestro Carignani che ha saputo fondere la passionalità propria del testo napoletano con le armonie moderne di stile jazzistico. 23 I compositori premiati hanno apprezzato l’iniziativa e si sono complimentati con gli organizzatori della manifestazione, il presidente dell’ARCC Giovanni Moscariello e la Segretaria Raffaela Scafuri. Ringraziamenti particolari per l’ottimo svolgimento della serata vanno ai direttori dei cori, maestri Arturo Armellino, Milva Coralluzzo, Silvana Noschese, Vicente Pepe, Raffaela Scafuri e naturalmente ai cantori tutti ORGANI STATUTARI Consiglio Direttivo: Giovanni Moscariello Raffaela Scafuri Domenico Cozzolino Vicente Pepe Arturo Armellino Presidente Segretario Vice Presidente Del. Feniarco Consigliere Commissione artistica: Arturo Armellino - Presidente Silvana Noschese Caterina Squillace Carlo Intoccia Rosario Peluso Collegio Sindaci: Maria Anna Di Florio Michele Russo Alfonso Bruno Collegio probiviri: Maria Totaro notizie dalle Regioni I A.CO.L. Associazione Gruppi Corali Liguri Via Cuneo, 16 16032 Camogli (Ge) Presidente: Mauro Ottobrini 24 l 32° Festival Nazionale della Polifonia e del Folklore ha visto impegnati 3.850 coristi che, lungo tutto l’arco ligure, hanno coinvolto oltre 19.600 uditori. I Gruppi partecipanti si sono potuti esprimere, in canto, con le più belle melodie di ogni genere ed epoca: dal folklore locale al popolare, dalle cante alpine ai madrigali cinquecenteschi e seicenteschi, dal classicismo settecentesco all’operistica pucciniana e verdiana, dalle composizioni Sacre al canto liturgico. “Finalmente una Messa partecipata...” dicono i fedeli ad ogni appuntamento sacro (ogni domenica), con l’esecuzione della “Messa degli Angeli” cantata da oltre 160 coristi! A tale proposito molto sentita quella svoltasi a Savignone e a Camogli. Un particolare ringraziamento va dato a tutta la Comunità di Ossegna di Maissana (Sp), dove l’organizzazione ha voluto partecipare ad una Festa Patronale molto sentita, S.Antonio da Padova, distribuendo nell’intera giornata l’intervento dei 6 gruppi corali voluti intervenire. Questa è stata una meravigliosa esperienza ed un motivo in più per visitare la Valle Biologica del Vara e il Sito Archeologico di Lagorara. Ad Albenga il Sacro Tempio non poteva contenere il numeroso pubblico che ha gustato una serata indimenticabile, ove i gruppi presenti hanno dedicato la loro prima esibizione al compianto Don Luigi Porro, sacerdote e musicista recentemente scomparso, che ha posto le fondamenta dell’attività corale amatoriale nella nostra regione adoperandosi senza sosta, diffondendo e incentivando l’amore verso questa forma artistica fra migliaia di coristi sparsi in tutta la Liguria e fondando, con Armando Corso e Mauro Ottobrini, ideatore e coordinatore del “Convegno Ligure delle Corali”, l’ACOL, l’Associazione Gruppi Corali Liguri. Il suo sostenere che “la musica è di tutti” lo ha portato a non autentificare mai le sue composizioni, avendo la certezza che il suo archivio sarebbe stato custodito e messo a servizio della coralità nazionale ed internazionale dalla stessa Associazione da lui voluta. In particolare si vuole dedicare a Don Porro il Concerto di Chiusura a Genova presso il Santuario dei Marinai (Frati Minimi), un suggestivo palcoscenico posto di fronte alla Lanterna. Sono state ben 13 le diverse tematiche musicali trattate durante i precedenti appuntamenti nel Golfo del Tigullio (Rapallo, Santa Margherita, Chiavari, Sestri Levante), nel Golfo Paradiso (Camogli, Recco, Sori, Nervi), nell’estremo ponente Ligure (Albenga, Sanremo), nell’entroterra (Savignone, Murialdo, Ossegna di Maissana) e a Genova. Grande soddisfazione dei Cori partecipanti che hanno tutti ricevuto, con il Premio “Panarello” (il dolce tradizionale genovese), diploma di partecipazione, targa personalizzata e libretto della manifestazione, alla cui riuscita si deve il contributo della Regione Liguria (Servizio Spettacolo-Cultura-Sport-Tempo libero), al Presidente della Provincia di Genova e ai Comuni che hanno ospitato la Manifestazione. notizie dalle Regioni L A.CO.M. Associazione Cori del Molise Via Appennini 86023 Montagano (Cb) Presidente: Guido Messore ’ACOM, tenendo fede alla programmazione stilata dalla Commisione Artistica per l’anno 2005, ha dato attuazione a due manifestazioni di notevole spessore didattico-artistico. Ha avuto, quindi, regolare svolgimento il Laboratorio di Concertazione e Direzione di Coro della durata di 30 ore di lezione nei seguenti periodi: 19 e 20 febbraio, 12 e 13 marzo, 9 e 10 aprile. Per la seconda volta è stato docente il M° Pier Paolo Scattolin. In questo Laboratorio gli allievi direttori di coro hanno avuto la piacevole opportunità di fare pratica di direzione di coro avendo davanti 3 qualificati cori-laboratorio: il Coro Polifinico “Quod Libet” per il repertorio della polifonia rinascimentale profana, il Coro Polifonico “Ripae Cantores” per il repertorio della polifonia rinascimentale sacra, il Coro Polifonico Femminile “Samnium Concentus” per il repertorio di musiche contemporanee. Il corso si è concluso con un concerto finale diretto dai direttori corsisti e con la consegna di attestati di frequenza ai direttori e ai presidenti dei cori-laboratorio. Il 3 e il 5 giugno ha avuto luogo l’11ª Rassegna Corale Regionale a Toro nella Chiesa di Santa Maria di Loreto. In questa occasione, l’Associazione si è avvalsa della collaborazione del nascente coro locale “Caudate Hermes” e del Comune di Toro. Hanno preso parte alla Rassegna sette cori associati presentando repertori di musiche sacre classiche e gospel. L’incontro corale ha messo in evidenza la vivacità e il cresciuto livello artistico della coralità molisana. Nel frattempo è in allestimento il sito Web dell’Acom con le schede illustrative dei cori associati. Dopo la sosta estiva si passerà all’articolazione del progetto NataleinCanto, una sorta di Festival natalizio itinerante dei cori associati. 25 L Associazione Cori dell’Abruzzo Via Moscardelli, 16 67100 L’Aquila Presidente: Vincenzo Vivio 'anno 2005 segna un momento di transizione assai importante per l'attività istituzionale dell'Associazione Regionale Cori d'Abruzzo (ARCA). Dopo una serie di incontri preparatori, è stato infatti approvato il nuovo statuto dell'associazione, con l'intento di snellire e rendere più efficiente e moderno il suo apparato organizzativo. In particolare è stato ridotto sensibilmente il numero dei consiglierii (da sedici a nove, compreso il presidente) eliminando la Giunta esecutiva che - di fatto - vanificava la rappresentanza consiliare. E' stato inoltre modificato il nome stesso dell'associazione, semplicemente aggiungendo l'aggettivo "regionale" al vecchio nome, che consente di individuare meglio il livello territoriale di riferimento, oltre a permettere una più sintetica identificazione con l'acronimo ARCA. Infine sono stati rinnovati gli organi statutari, per cui il nuovo Consiglio Direttivo risulta così composto: Vincenzo Vivio (presidente), Gianni Vecchiati (vicepresidente), Sebastiano Santucci (segretario), Mario Santucci (tesoriere), Pierluigi Pace, Paola Stivaletta, Carmine Leonzi, Tiziana Buttari e Nicola Russo (consiglieri). È stato rinnovato anche il Comitato tecnico-artistico che risulta formato da: Paolo Crisante (presidente), Anna Galterio, Dante Simonelli, Luigi Di Tullio e Nestore Pizzoferrato. Per ciò che riguarda invece l'attività musicale, è stato organizzato il VI Meeting della coralità abruzzese presso il Santuario di San Gabriele, che ha visto la partecipazione di nove cori associati (Harmonia Mundi di Pescara, La Fenice di Avezzano, Popolifonica di Popoli, Fonte Vetica di Castel del Monte, Coro polifonico di Tempera, Coro di Civitella Roveto, Tempo di musica di Pescara, Coro della Portella, Coro del santuario di San Gabriele). La manifestazione, riuscitissima, si è articolata in un momento liturgico, dove i cori hanno animato la celebrazione eucaristica cantando all'unisono la "messa degli angeli", un secondo momento ricreativo-culinario all'aperto, ed infine una rapida esibizione di commiato nella chiesa vecchia del Santuario. Infine sono stati avviati contatti con l'Associazione albergatori di Tortoreto per l'organizzazione di un festival internazionale corale abruzzese nel maggio del 2006. notizie dalle Regioni U na primavera densa di manifestazioni: A.R.C.L. Associazione Regionale Cori del Lazio Via V. della Storta, 5 00123 Roma Presidente: Alvaro Vatri 26 1 – Dal 27 al 29 aprile, presso il Liceo “Morgagni” di Roma si sono svolti i Concorsi riservati alle scuole della Regione: il XIV Concorso “E.Macchi” (per la scuola dell’obbligo, a cui hanno aderito 23 cori di voci bianche) e l’XI Concorso “G. L. Tocchi” (per le scuole superiori, a cui hanno aderito 5 cori giovanili). Costante la crescita del livello qualitativo dell’attività corale nelle scuole e crescente il coinvolgimento degli insegnanti curriculari nella preparazione e direzione dei cori. La premiazione dei cori classificati in “Fascia Oro” nelle varie categorie si è svolta il 12 maggio, sempre presso il Liceo “Morgagni”. 2 – Nel mese di maggio hanno avuto il via due manifestazioni che hanno mobilitato un gran numero di cori associati: la Rassegna di Musica Sacra “Mille Voci per la Basilica” (presso la antichissima Basilica di S. Nicola in Carcere in Roma), che ha visto impegnati 10 cori in 7 concerti svolti nel fine settimana dal 15 maggio al 19 giugno. La seconda iniziativa è la serie di “Concerti itineranti” a Villa d’Este a Tivoli (organizzata e coordinata dal Coro Polifonico “G.M. Nanino” di Tivoli con il patrocinio e la collaborazione dell’A.R.C.L.) che da metà maggio a metà settembre vede esibirsi, nelle giornate di sabato e domenica, circa 40 complessi corali nello splendido scenario di Villa d’Este, con repertori ispirati al celebre monumento. 3 – Il 19 e il 21 giugno, in tre sedi prestigiose di Roma, si è svolta la Rassegna “Corinfesta 2005”, in occasione della Festa Europea della Musica. Vi hanno preso parte 20 cori, con repertorio libero, che hanno presentato al pubblico un ricco e ampio spaccato della realtà corale amatoriale. 4 – Con il lancio del “Concorso e Festival Regionale di Canto Corale Città di Formello” l’A.R.C.L. riprende l’organizzazione di un Concorso Regionale che si era interrotta nel 2001. Sabato 11 e domenica 12 giugno 7 cori hanno dato vita al “Festival Regionale di Canto Corale città di Formello” (non competitivo) nel corso del quale è stato diffuso il bando del Concorso che si svolgerà nel giugno 2006. Tra le proposte innovative della manifestazione proprio quella di dare agli interessati un anno di tempo per una preparazione adeguata. 5 – L’A.R.C.L. ha rinnovato il proprio statuto e domenica 26 giugno si è provveduto al rinnovo delle cariche sociali in base ai nuovi criteri. In realtà si è trattato di una riconferma del Consiglio Direttivo che ha retto l’Associazione nel triennio passato integrando con nuovi eletti le posizioni che erano vacanti. Nella prima riunione il neoeletto Consiglio procederà alla nomina di tutti i componenti degli organismi formali e informali che consentiranno all’Associazione di continuare nella sua attività con crescente incisività. S USCI Unione Società Corali del Friuli Venezia Giulia via Altan 39 San Vito al Tagliamento Presidente: Sante Fornasier abato 12 marzo si è tenuta presso la sede di San Vito al Tagliamento l’assemblea ordinaria dell’USCI Friuli Venezia Giulia. Presentando agli intervenuti il bilancio consuntivo dell’Associazione per l’esercizio 2004, il Presidente Sante Fornasier ha ricordato le numerose attività svolte dall’USCI nel corso dell’ultimo anno (Verbum Resonans in occasione della X edizione dei Seminari Internazionali di Canto Gregoriano diretti dal prof. Nino Albarosa e ospitati nell’ideale cornice dell’Abbazia di Rosazzo, il Convegno Internazionale di Studi dedicato ad Alessandro Orologio ed ai musicisti friulani del suo tempo). È proprio grazie a progetti così ampi e ad appuntamenti di così grande rilievo che l’USCI Friuli Venezia Giulia riceve apprezzamenti da più parti ed attira l’interesse delle istituzioni. L’Associazione è infatti sostenuta da diversi enti, che di anno in anno rinnovano il loro appoggio; tra questi spicca sicuramente per importanza la Regione che, con i cospicui fondi stanziati annualmente a favore dell’USCI, dimostra il grado di incidenza acquisito dall’Associazione nel panorama culturale regionale e conferma il valore delle attività proposte. L’impegno che l’Associazione si propone per il 2005 è quindi quello di mantenere l’alto livello di qualità raggiunto, promuovendo e realizzando con accuratezza corsi di formazione, seminari, concerti e manifestazioni di sicuro interesse. L’attività di formazione è iniziata con gli “Incontri gregoriani” a Rosazzo, due fine settimana che ormai sono divenuti appuntamento fisso per i cultori del canto gregoriano in regione. Sul cod. 47 si è incentrato il primo dei due incontri gregoriani, tenutosi il 19-20 febbraio e guidato, come sempre, dal notizie dalle Regioni prof. Nino Albarosa. Il secondo, svoltosi il 12-13 marzo, ha avuto, come da tradizione, carattere pratico, concentrandosi sull’interpretazione di brani, in particolare della Terza domenica di Quaresima, eseguiti, il sabato sera, durante la celebrazione liturgica in Abbazia, dalla schola degli “Amici del canto gregoriano “ di Trieste, diretti da Paolo Loss, che degli incontri rosacensi sono assidui frequentatori. Sempre l’Abbazia di Rosazzo ha ospitato ancora una volta un fine settimana di grande interesse, che ha avuto per tema la “Voce e la consapevolezza corporea”. Il corso, articolato in tre parti si è svolto il 16 e 17 aprile, continuerà il 24 e 25 settembre con il tema “Cantare senza sforzo” e l’8 e 9 ottobre con il tema “Voce e postura”. L’argomento del seminario di aprile è stato sviluppato attraverso le lezioni del metodo Feldenkreis tenute dalla docente Bettina von Hacke e, per quel che riguarda la voce e la sua “riscoperta”, da Paolo Loss. Superato il traguardo del decimo anno i Seminari di Canto gregoriano saranno riproposti dal 25 al 30 luglio. Anche questa undicesima edizione dei Seminari è organizzata dall’USCI Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Storiche e Documentarie dell’Università degli Studi di Udine, dell’Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano e dell’Abbazia di Rosazzo (Ud) e si avvale di docenti legati alla migliore e più aggiornata scuola europea (Nino Albarosa, Giovanni Conti, Heirich Rumphorst, Guido Genero, Paolo Loss). I lavori seminariali saranno integrati con interessanti proposte concertistiche animate dall’ensemble More Antiquo di Lugano (CH), diretto dal maestro Giovanni Conti, nella chiesa abbaziale di Rosazzo e nella chiesa di San Martino in Borgo di Ponte a Cividale del Friuli, rispettivamente la sera del 29 e del 30 luglio e dall’Officium Consort di Pordenone, diretto dal maestro Danilo Zeni, nella Basilica di Aquileia la sera del 31 luglio. Continua anche il lavoro di ricerca ed in particolare quello legato al progetto di Feniarco “Voci & Tradizione” Il volume della nostra regione, curato da Roberto Frisano, è attualmente in fase di preparazione; il progetto definitivo dovrà ricevere il vaglio della Commissione Artistica nazionale e successivamente si dovrà predisporre il materiale per la stampa. Secondo una stima approssimativa dei tempi di lavoro l’antologia Voci & tradizione del Friuli Venezia Giulia potrebbe essere pronta agli inizi del prossimo anno. Per tutte le Associazioni provinciali, forte è l’impegno verso i cori di voci bianche, in tutte le province infatti si sono svolte manifestazioni ed iniziative ad essi specificamente dedicate. In un clima festoso ed entusiasta, sia da parte del pubblico che degli interpreti, si è concluso il ciclo di concerti che ha segnato anche quest’anno la collaborazione proficua tra il coro di voci bianche dell’USCI di Gorizia (composto da diversi gruppi associati) e l’Orchestra dei ragazzi di Gorizia diretti da Valter Sivilotti. La collaborazione è al suo secondo anno, dopo il primo esperimento de L’anatroccolo stonato dell’anno scorso. Cantaeuropa era il titolo del progetto 2005, una scelta di canti popolari europei sapientemente arrangiati per coro di voci bianche e orchestra. Domenica 22 maggio, si è svolta a S.Vito al Tagliamento (PN), la 5° edizione della rassegna provinciale di cori di voci bianche, giovanili e scolastici “Audite Pueri” organizzata dall’USCI di Pordenone in collaborazione con l’Associazione Polifonica “Tomadini” ed il Gruppo vocale “Città di S. Vito”. La manifestazione è iniziata alle ore 10.00 con una tavola rotonda sul tema della coralità giovanile. I presenti, coordinati da Carlo Berlese, presidente dell’USCI di Pordenone, dopo aver sottolineato l’importanza dell’educazione musicale fin dai primi anni di età, hanno evidenziato la necessità di disporre di insegnanti e direttori preparati affinché i bambini e i ragazzi possano amare il canto corale. Tutti sono stati concordi nel proseguire la collaborazione iniziata un paio di anni fa, con le scuole della provincia, fornendo il supporto agli insegnanti di musica, soprattutto della scuola elementare. La manifestazione "Cantondo", organizzata dall'USCF, nonostante i pochi anni di vita, si sta affermando come il più importante appuntamento, in provincia di Udine, con la realtà dei cori giovanili e scolastici. La conferma è data dal numero sempre crescente di cori che aderiscono alla rassegna, che in quest'edizione si è svolta il 30 aprile presso l'auditorium "F. Tomadini" di Udine; nove sono stati, infatti, i cori che si sono succeduti sul palco della sala, gremita di un pubblico particolarmente caloroso. “E… state in coro” era invece il titolo della rassegna organizzata per la seconda volta dall’USCI triestina alla fine dell’anno scolastico. La rassegna, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe avere, nei prossimi anni, un carattere itinerante nelle varie scuole cittadine. 27 notizie dalle Regioni B A.S.A.C. Associazione per lo Sviluppo delle Attività Corali Via Castellana, 44 30174 Mestre (Ve) Presidente: Gastone Zotto 28 ELLUNO Finalmente anche la consulta provinciale bellunese è in grado di ripartire con i propri programmi e nuove iniziative. Il lungo periodo di stasi causato della scarsissima disponibilità finanziaria, dovuta in gran parte al completo azzeramento dei contributi provinciali ex regionali per due anni di seguito, sembra superato e le prospettive dateci dalla nuova amministrazione provinciale paiono ben promettere. L'unico finanziamento che siamo riusciti ad ottenere nel 2004 è quello da parte dell'Assessorato al Turismo destinato ai singoli cori; mi auguro che la maggior parte di voi lo abbia ricevuto. Anche a livello regionale si è finalmente riusciti a superare i problemi notevolissimi causati dal passaggio di competenze da regione a province che anche nel resto del Veneto hanno visto un notevole ridimensionamento dei fondi normalmente destinati all'ASAC. La Consulta provinciale ASAC della provincia di Belluno, riunitasi il 9 marzo nella sede della Corale Zumellese a Zottier, ha affrontato i seguenti punti all'ordine del giorno: • Relazione attività 2004 e lettura del bilancio finanziario 2004 • VIII Rassegna Corale di musica sacra di Feltre 16 aprile 05: raccolta adesioni • Rassegna provinciale “Dolomiti in Coro” Ottobre 2005. • Progetto Coralità per fini sociali • “Incontro con…” progetto per due giornate di lavoro con importanti musicisti nel campo corale • Modifiche statutarie illustrazione modifiche proposte al voto in assemblea regionale • Corso residenziale regionale: proposte dei cori per concerti o attività collaterali • Concerto o concerti cori veneti rappresentativi (utilizzando il finanziamento messo a disposizione della consulta bellunese ASAC per la realizzazione di uno o più concerti con cori provenienti da altre province): si è colta, dunque, l’occasione per sottoporre all'attenzione dei cori bellunesi i gruppi veneti che hanno ottenuto i risultati artistici più interessanti e utili anche alla nostra coralità. Sono state raccolte, e saranno valutate, le proposte sulle località che ospiteranno i “Concerti natalizi in provincia di Belluno” ed è stato approntato il Progetto Canto popolare: con l’intento di approfondire la ricerca sulle radici della nostra tradizione corale. Ed è proprio l’attività formativa che caratterizza distintamente l’impegno della Consulta bellunese: un impegno che si concretizza con l’iniziativa “Seminari di Musica Corale” - Incontri con studiosi e compositori di musica corale sulla storia, il recupero delle melodie e la tecnica di direzione. Il primo incontro, domenica 26 giugno a Lamon, ha avuto come relatori i m.i Paolo Bon e Luca Bonavia, con la partecipazione del coro laboratorio Monte Coppolo sul tema: “La nostra storia e il nostro pensiero nel canto di tradizione orale”. Il m° Paolo Bon, compositore e studioso di canto popolare di tradizione orale, ed il m° Luca Bonavia, ricercartore ed esperto di filologia musicale, profondo conoscitore della tradizione ossolana, hanno affrontato il tema della esperienza orale nell’arte musicale scritta attraverso un affascinante cammino di analisi e presentazione di tracce musicali provenienti da varie località italiane con attenzione particolare al settentrione italiano. Altri due importanti appuntamenti, programmati dalla Consulta Bellunese nell’ambito dei Seminari di musica corale, riguardano il recupero e la trasmmissione delle melodie popolari attraverso l’arte dell’elaborazione, domenica 2 ottobre, (relatore il m° Sandro Filippi) e la prassi di direzione corale, due incontri, con coro laboratorio, il 6 ed il 13 novembre (relatore il m° Gianmartino Durighello). [Maggiori informazioni sono riportate su Musica Insieme n° 87, Luglio 2005, alla rubrica “Corsi e Laboratori”, pag. 14] PADOVA Le principali iniziative organizzate dall’ASAC tra maggio e giugno sono costituite dalle due importanti rassegne, qui riportate. La XVII Rassegna Provinciale di Musica Sacra, a cura dell’ASAC, con il patrocinio della Provincia di Padova e la gentile collaborazione del Convento dei P.P. Cappuccini, ha avuto luogo nel Santuario di Padre Leopoldo Mandic in Padova. La prima serata, venerdì 20 maggio, ha visto protagonisti il Piccolo Coro Padovano, la Schola Cantorum di Megliadino S. Vitale ed il gruppo corale Amazing Gospel Choir di Este. Venerdì 27 maggio è stata invece la volta del Coro Suaves Voces di Ponte S. Nicolò, del coro “Maria Maddalena” di Galliera Veneta, la serata si è conclusa con il Coro Mortalisatis di Maserà. L’ultimo appuntamento della tradizionale rassegna, venerdì 3 giugno, è stato animato dalla presenza del coro L’amoroso canto di Padova, e dal Polifonico Santa Cecilia di Piazzola sul Brenta, con la gradita presenza, nel numeroso pubblico, del Maestro Giorgio Pressato. XXV Rassegna dei Cori Padovani – Palazzo Moroni – La scalinata del Cortile di Palazzo Moroni anche quest’anno ha ospitato il consueto appuntamento con i cori padovani, organizzato dall’ASAC con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Padova e del Consiglio di Quartiere del centro storico. Appuntamento dunque particolarmente importante quest’anno poiché ricorrono i 25 anni di una iniziativa di alto livello, sempre ben accetta dal pubblico padovano, accorso numeroso, e, per fortuna, risparmiato da elementi atmosferici avversi ! Qualcuno ricorderà il terribile temporale dell’anno scorso…. Al successo della prima serata, il 25 giugno hanno contributo il coro G.A.M di Carmignano di Brenta, il coro Serenissima di Vigonza, il coro Tre Cime di Casale di Scodosia, il coro Mortalisatis di Maserà. La seconda serata, domenica 26 – dedicata – ai cori cittadini, ha visto esibirsi il Piccolo Coro Padovano, il coro C.A.I., il coro femminile Rondinella ed il coro Lavaredo. Alla fine di entrambe le serate, tutti i coristi presenti sono stati invitati a cantare insieme un brano, che, notizie dalle Regioni complici le recenti manifestazioni e ricorrenze che riguardavano la figura di Giuseppe Mazzini, è stato ben individuato nell’Inno di Mameli. ROVIGO L'ultima riunione della consulta provinciale Asac di Rovigo si è svolta presso la sede del coro “Eco del Fiume” di Bottrighe. Organizzata dai consiglieri regionali Giorgio Ferrari e Roberto Marangoni, hanno partecipato i rappresentanti dei sedici cori iscritti e sono state illustrate l'attività e le proposte da svolgersi in provincia. Oltre alle rassegne decentrate, sarà organizzata una rassegna patrocinata dalla regione in ognuna delle sette province venete e l'organizzazione regionale della quarta edizione del festival delel coralità veneta. Sarà organizzata a Bottrighe presso il sala polivalente una “giornata di studio sulla coralità” aperta anche ai cori non iscritti Asac esistenti in provincia. Illustrato il decreto presidenziale che ha istituito la “Giornata nazionale della muisca popolare”, sono stati invitati i cori a programmare qualche iniziativa per il prossimo anno in collaborazione con le istituzioni. Importante infine l'iniziativa “Coralità a fini sociali” promossa dalla giunta regionale del Veneto in collaborazione con l'Asac e che prevede la partecipazione dei cori in acse di riposo, carceri, ospedali ed enti assistenziali. Alla provincia di Rovigo sono state disposte sette partecipazioni. La prossima riunione si terrà al “rifugio” del gruppo corale folkloristico “Bontemponi & Simpatica Comapgnai” di Bottrighe che ha festeggiato il suo 40 anniversario di fondazione. A turno, le consulte Asac Polesine si svolgeranno in sedi fisse a Rovigo, Bottrighe e Taglio di Po. TREVISO Il progetto Laboratori corali, iniziato a febbraio con le lezioni di Bertin, Berrini, Mazzucato, Pettarin e Spremulli, è giunto a conclusione. I cori impegnati, dal 30 aprile al 22 maggio, si sono esibiti in cinque concerti svoltisi a Povegliano: Piccole Note di Sernaglia di Battaglia, Voci del Sile di Quinto di Treviso; Maserada: Schola Cantorum S. Daniele di Povegliano, La Sorgente di Morgano; Gaiarine: Le Sorgenti di Varago di Maserada, Schola Cantorum Sant'Andrea di Venegazzù; Ormelle: Giuseppe Sarto di Pio Rese X, Schola Cantorum S. Martino di Cornuda; e Pieve di Soligo: I Cantori di Sottoselva di S.Lucia di Piave, Il Dilitto Moderna di Venegazzù. Si sottolinea l'entusiasmo che ha accompagnato questo progetto, soprattutto da parte dei coristi che hanno seguito le lezioni con forte curiosità e molta disponibilità e, non neghiamo, con un pizzico di apprensione, per il giusto timore reverenziale nei confronti dei docenti. Questi ultimi, dal canto loro, hanno saputo porsi con affabilità e simpatia. Numerosi i punti di approfondimento evidenziati, sui quali ora i direttori dei cori potranno cimentarsi: vocalità, interpretazione, stile, fino ad arrivare a raffinatezze quali l'intonazione naturale, e non temperata, degli intervalli. Questa Consulta auspica l'istituzionalizzazione di questo tipo di progetto, che potrebbe affiancare degnamente i C.O.M., quale momento formativo per i cori. VENEZIA La Consulta di Venezia ha espresso la parte prevalente del suo impegno primaverile intorno a Venezia in Coro 2005, con le “sorprese” descritte nell’altro articolo, e avviando i contatti con i Cori e le Amministrazioni Pubbliche da interessare sul progetto che intende portare gli studenti delle superiori veneziane a contatto con il canto popolare, del quale abbiamo dato notizia nello scorso numero del giornale. Su questo “fronte”, della cui difficoltà siamo consapevoli, cominciano a manifestarsi i primi segnali di attenzione e le prime dichiarazioni di disponibilità: nella zona del portogruarese i cori Martinella, The Colours of Gospel, e De Vecchi hanno messo in cantiere un piano di lavoro che accompagni con diversificati stili e protagonisti il canto popolare ad un incontro favorevole con gli studenti; così va facendo, con diversi contatti, il Coro Monte Peralba nel sandonatese, in attesa di altri contributi; altrettanto si dica per i contatti aperti nel veneziano dal Coro Marmolada e, nel miranese dal Coro Croda Rossa. Il tutto da riprendere e verificare a Settembre, così come i contatti con la Provincia e la risposta che speriamo positiva della Fondazione CARIVE alla presentazione del nostro “Progetto scuola” nel contesto del Bando dalla stessa predisposto per attività di laboratorio artistico che coinvolgano i giovani adolescenti. Insomma, la barca prende il mare, per così dire, e l’effetto tonificante sembra ricadere sulle stesse riunioni organizzative della Consulta: sempre più numerosi i Cori presenti, crescenti gli interventi e i protagonismi. Sembrano proprio rose che daranno buona fioritura. Nel frattempo, cosa intervenuta nell’attività di tutte le Consulte, siamo riusciti a corrispondere anche nel veneziano alle finalità del Progetto Regionale di Coralità per fini sociali, con i nostri Cori impegnati, come si fa da sempre a dire il vero ma qui con un minimo contributo che ne aiuti il lavoro di autosostentamento, in Case di Riposo ed Ospedali a portare alle persone in difficoltà un po’ di serenità. VERONA Le attività della consulta veronese vedono i cori impegnati in provincia con diverse manifestazioni. Ad iniziare, con la fine di maggio (dopo le iniziative del mese mariano, già riportate sullo scorso numero di M.I.) segnaliamo i principali appuntamenti. Domenica 29 maggio si è svolta a Legnago (Teatro Salus) l’undicesima edizione del Festival dei Cori di Voci Bianche (direzione artistica Annachiara Scapini), con la partecipazione di tre gruppi corali: il Coro della Scuola Media “D. Alighieri” di Cologna Veneta, diretto da A.C. Scapini, il Piccolo Coro “A. Salieri” di Legnago, diretto da A. Lanzardo ed il Coro Voci Bianche “Città di Adria”, diretto da A. Pa- 29 notizie dalle Regioni van. La novità di questa edizione è che il Festival ha assunto caratteristiche di manifestazione musicale giovanile “a tutto tondo” in quanto erano ospiti un gruppo di danza (“Progetto Danza” della Scuola Media “G. Barbieri” di Legnago) ed una formazione strumentale giovanile (Ass.ne “G. Baiocco” di Villa Bartolomea). Come già lo scorso anno, il Festival era inserito nella manifestazione “La Città diventa visibile” promossa dal Comune di Legnago e dal Consiglio Comunale dei Ragazzi. Domenica 26 giugno la Santa Messa al Rifugio Revolto, sul Monte Carega, animata dal coro El Vesoto di San Floriano, diretto da Osvaldo Gasparato, inaugura la Giornata di Apertura della Montagna e Sabato 9 luglio alle ore 21, il Teatro Lessinia, a Roveré Veronese ospita il 5° Festival Provinciale della Coralità, con la partecipazione dei cori La Stele di Roveré, diretto da Matteo Valbusa, El Vesoto di San Floriano, Le Voci di Malcesine, diretto da Fabio Bonatti e Montegaleto di Bussolengo, diretto da Lorenzo Giacopini. La seconda serata del Festival Provinciale si terrà come di consueto sul Lago di Garda, a Malcesine, il 24 settembre, presso il Teatro del Castello; parteciperanno i cori Voci della Ferrata di Verona, diretto da Leonardo Poliuto, e Scaligero di Cologna Veneta, diretto da Michele De Taddei, con La Stele di Roveré e Le Voci di Malcesine, già presenti alla prima serata e referenti organizzativi del Festival per la Consulta di Verona. Altre iniziative promosse da singole associazioni corali in collaborazione con amministrazioni locali (soprattutto in Lessinia e sul Garda) animeranno, inoltre, le sere d’estate. Per quanto riguarda la formazione, si è concluso in maggio, a San Bonifacio, il primo programma di vocalità funzionale (metodo Rohmert, docenti: L. Borin e L. Del Col), con ampia e soddisfatta partecipazione di coristi e direttori, sia dalla privincia di Verona che da quella di Vicenza [interessante commento riportato in Musica Insieme n°87, Luglio 2005, pag. 15]. Le attività provinciali riprenderanno in ottobre, con l’ottava edizione di “AmarCòr” Giornata Corale nella Solidarietà, presso le case di riposo e gli istututi di cura della città e della provincia. 30 VICENZA Come programmato si è tenuto nel pomeriggio di sabato 30 aprile e nella mattinata dell’1 maggio 2005 un interessante incontro con il maestro Carlo Pavese, presso la sede del coro “Amici della Montagna” di Vicenza. Si è reso disponibile quale coro laboratorio il “Gruppo Polifonico di Motta”, diretto da Luigi Ceola. I numerosi direttori e cantori presenti hanno potuto assistere alla concertazione di alcuni brani, esercitarsi nella direzione, e fare tesoro dei preziosi suggerimenti del maestro Pavese, che sarà docente anche al corso residenziale di Mel, organizzato dall’ASAC e previsto per fine agosto 2005. Presso la Basilica di Monte Berico in Vicenza si è tenuta sabato 21 maggio 2005 la “Rassegna Corale Mariana – 7^ edizione”: ha aperto la rassegna il coro “Giovani GES” di Schio, diretto da Stefania Lanaro e accompagnato al pianoforte da Raffaele Cipriano. La seconda parte del concerto è stata lasciata al coro “I Polifonici Vicentini” di Isola Vicentina, diretto da Pierluigi Comparin, accompagnato in alcuni brani da Margherita Dal Cortivo al violoncello, Fabio Conte al contrabbasso e da Anna Panozzo all’organo. I brani in programma erano tutti mariani e il pubblico numeroso ha apprezzato il buon livello raggiunto dai cori.. Ai cori vicentini inoltre è stata data l’opportunità di cantare durante la liturgia della Messa delle ore 11 delle domeniche di maggio: 5 cori hanno partecipato quest’anno e l’iniziativa è stata apprezzata sia dai padri Serviti di Monte Berico che dai fedeli, sempre numerosissimi, che hanno potuto seguire i canti dei cori, grazie ad un apposito libretto stampato dall’ASAC. La collaborazione con il Conservatorio di Musica di Vicenza è continuata anche quest’anno, con la prosecuzione del corso didattico “Dal Cantar leggendo al recitar cantando” tenuto dai maestri Paola Fornasari e Lia Serafini per la tecnica vocale e Piervito Malusà per la lettura a prima vista, articolato su tre livelli, che ha visto la partecipazione di molti direttori e cantori vicentini. Al termine dell’anno scolastico si è tenuto un concerto corale nell’auditorium del conservatorio di Vicenza il giorno 11 giugno 2005 con la partecipazione del coro “Gioventù in cantata” di Marostica, diretto da Cinzia Zanon e accompagnato al pianoforte da Marisa Dalla Vecchia, che ha ricevuto calorosi consensi dal numeroso pubblico presente. Sono inoltre programmati, presso il Conservatorio di Musica di Vicenza, 5 seminari di direzione corale, che si terranno nelle giornate di sabato pomeriggio dalle ore 14.30 alle ore 17.00: “Il coro ed il direttore: elementi di base di tecnica gestuale” docente: Piervito Malusà - 15 e 22 ottobre 2005 - “Il canto cristiano monodico: problemi paleografici, tecnici ed interpretativi” docente: Massimo Sgroi – 29 ottobre e 5 novembre 2005 - “La polifonia vocale nel XVI sec.: analisi di alcune partiture e laboratorio di concertazione” docente Maria Dal Bianco – 12 e 19 novembre 2005 - “Il repertorio corale barocco: analisi di alcune partiture e laboratorio di concertazione” docente Mariano Dante – 26 novembre e 3 dicembre 2005 - “Il repertorio corale romantico: analisi di alcune partiture e laboratorio di concertazione” docente Pierluigi Comparin – 10 e 17 dicembre 2005 notizie dalle Regioni T A.C.T. Associazione Cori della Toscana Via del Pantano 40 5210 Arezzo Presidente: Fernando Catacchini ra i mesi di Maggio e Luglio u.s. si sono svolte in Toscana l’Assemblea Straordinaria Regionale e le Assemblee Provinciali dei cori iscritti, finalizzate al rinnovo del Consiglio Regionale per il triennio 2005/2008. Tale organo, nella successiva sua prima convocazione, ha provveduto a eleggere al suo interno il Presidente e la nuova Giunta Esecutiva . Gli esiti elettorali hanno portato alla elezione di un nuovo Presidente nella persona del sig. Fernando Catacchini già corista ed amministratore dapprima del Gruppo Polifonico F. Coradini di Arezzo e attualmente dell’Insieme Vocale VOX CORDIS di Arezzo e di un nuovo Segretario nella persona del sig. Tatti Antonio, Presidente e corista del coro Flos Vocalis di Sinalunga (SI) e corista-responsabile del Gruppo Polifonico Foianese (AR). La nuova giunta eletta risulta così formata: Catacchini Fernando Presidente Tatti Antonio Segretario Bresci Carlo Membro Pagni Giancarlo Membro Redi Cristina Membro Il primo importante impegno che la nuova Giunta si trova ad affrontare è la preparazione e l’organizzazione del corso “Le Voci del Novecento” – Polifonie a Confronto – giunto ormai alla 5° edizione. Il corso, organizzato con il contribuito della Regione Toscana e già inserito nell’elenco “Corsi & Seminari” coordinati da FENIARCO, è indirizzato alla formazione di quei giovani direttori di coro che intendono approfondire le tematiche della direzione, con particolare attenzione alle questioni di gestualità, vocalità e ricerca di repertorio, e desiderano confrontare e scambiare le proprie esperienze musicali con quelle dei più affermati colleghi Docenti. In particolare l’intento della manifestazione, sintetizzato nel titolo, è quello di richiamare l’interesse generale verso la musica corale moderna-contemporanea , sovente trascurata dai gruppi amatoriali, attraverso il confronto di partiture che se pur appartenenti a periodi musicali diversi fanno comunque riferimento agli stessi criteri compositivi. Il Corso, che da sempre si tiene ad Arezzo, si svilupperà in due week end e precisamente dal 30 sett. al 2 ottobre e dal 25 al 27 novembre e sarà tenuto dai docenti M. Marco Berrini e M. Lorenzo Donati. Si avvarrà della collaborazione di un coro laboratorio formato dall’Insieme Vocale Vox Cordis di Arezzo. La manifestazione è aperta anche a coristi singoli ,che andranno ad integrare il coro laboratorio, e a interi gruppi corali che, in linea con l’indirizzo del Corso, potranno proporre un proprio repertorio fatto di composizioni moderno-contemporaneo e composizioni rinascimentali. La novità di quest’anno è costituita dall’inserimento di un corso di approfondimento sul repertorio moderno e contemporaneo per cori di voci bianche, con particolare riferimento al percorso didattico-formativo ideale per lo sviluppo di esperienze corali all’interno delle realtà scolastiche. Tale corso vedrà come docente il M. Mario Mora che si avvarrà del proprio coro “I Piccoli Musici di Casazza” (BG) quale coro laboratorio. I corsi termineranno con un concerto-saggio diretto in parte dai Docenti e in parte dai maestri corsisti. Per un necessario dettaglio sull’articolazione della manifestazione e per l’eventuale scarico della scheda di iscrizione si consiglia la consultazione del sito.: www.coritoscana.it. Alla rinnovata Giunta e al suo Presidente l’augurio di un proficuo e duraturo lavoro. 31 rubriche DISCOGRA FIA a c u r a d i A l v a r o Va t r i N 32 el panorama dei cori romani il Coro Polifonico ROMA CANTAT vanta un’attività quasi trentennale. È nato infatti nel 1978 nell’ambito delle attività culturali del quartiere romano Casal de’ Pazzi, da cui prese inizialmente il nome. Diretto fin dalla fondazione dal M° Ermanno Testi, ha svolto un’intensa attività artistica in Italia e all’estero (Germania, Olanda, Francia, Russia, Estonia) realizzando tournée e partecipando a incontri e festival nazionali e internazionali. Ha avuto inoltre l’onore di cantare al Quirinale, in presenza dei Presidenti Cossiga e Scalfaro, di partecipare alle solenni liturgie in S.Pietro in Vaticano e presso la basilica romana di S.Maria in Montesanto per la Messa degli Artisti, nonché di esibirsi alla presenza di Papa Giovanni Paolo II. È intervenuto in trasmissioni televisive della RAI e di Canale 5. Nel marzo scorso ha finito di registrare un CD: “Capolavori della Polifonia del nostro tempo”. “Nel proporre questo CD – scrive il M° Testi nel ricco libretto che accompagna il disco - il Coro Polifonico ROMA CANTAT ha voluto cimentarsi, non senza una certa ambizione, con un repertorio corale internazionale che spazia dalle più belle pagine della polifonia sacra contemporanea fino ad espressioni colte d’ispirazione popolare, e ad elaborazioni corali rispecchianti in modo genuino temi e sentimenti della tradizione regionale italiana, per concludersi poi con due pagine, assai significative, tratte dall’ampio ed entusiasmante panorama etno-musicale del nostro tempo: un trascinante gospel ed un esaltante canto di tradizione cubana, dai risvolti poetici e musicali densi di significato, nato in un contesto sociale di notevole impegno”. La “compilation” inizia con l’Ave Maria del compositore basco Javi Busto; continua con Gaudens Gaudebo espressamente dedicato dal compositore veneto Gianmartino Durighello nel dicembre ‘95 al coro e al suo direttore, seguito da Veni Electa Mea dello stesso autore. Seguono, del compositore milanese Giorgio Federico Ghedini, i Due Canti Sacri (dal testo poetico di origine popolare) Maria Lavava e Dove vai Madonna mia. I successivi brani sono Ubi Caritas del parigino Maurice Duruflé; O Salutaris Hostia, di Mons. Lavinio Virgili, che fu direttore della Cappella Lateranense in Roma; il celeberrimo Pater Noster di Igor Stravinskij, e ancora Laudate Dominum del compositore svizzero Michel Corboz. Seguono due brani singolari “ciascuno impostato sull’acclamazione iterativa di un’unica parola: amen e osanna”: A choral Amen, del londinese John Rutter, e Hosanna, del compositore argentino Alberto Ginastera. “Si innestano ora, - scrive Testi - in un ideale itinerario dello spirito, due brani di compositori ungheresi, di assoluta rilevanza artistica nel linguaggio corale del nostro tempo, la cui musica rispecchia la tradizione del canto radicato nel popolo: Canto della Sera (Esti dal) di Zoltan Kodàly e Candida Rosa (Szelló Zúg) di Lajos Bardos. Nel filone dei canti di ispirazione popolare si inserisce la Ninna Nanna di Anagni nella versione corale di Luigi Colacicchi. Dalle alpi valdostane proviene Belle rose du Printemps, nelle due versioni accostate di Teo Usuelli e di Antonio Pedrotti, per poi passare in Friuli con la villotta Stelutis Alpinis di Arturo Zardini. Di Bepi De Marzi troviamo Signore delle Cime e Improvviso. Seguono Fratello Sole, Sorella Luna di Riz Ortolani nella armonizzazione di Lamberto Pietropoli, e l’animato Amen, ovvero Mary had a baby (gospel) arrangiato da Norman Luboff. Conclude il CD Guantanamera: il testo è tratto dai versos sencillos del poeta rivoluzionario ed eroe nazionale cubano, José Martí, vissuto nel XIX secolo, e la musica è rivendicata da un numero assai nutrito di compositori, fra i quali spicca però Pete Seeger che, “negli anni ‘60 insieme ad altri, - conclude Ermanno Testi - ne ha data una versione ormai consolidata, diffusasi in tutto il mondo come veicolo di ideali di liberazione, di fratellanza universale e solidarietà umana”. Per informazioni: Coro Polifonico ROMA CANTAT Via Zanardini, 114 – 00156 Roma Tel. +39 068278717 e.mail: [email protected] MONDOCORO MONDOCORO Curiosità, navigazioni, spigolature su Internet, riviste, libri a cura di Giorgio Morandi Q uando, destinatari della 17 edizione di CHORALiter e quindi di “Mondocoro”, leggerete queste righe, l’estate sarà alla fine, le vacanze un piacevole ricordo. La vita, invece, sarà un vivace rifiorire in mille attività che riprendono o nuove attività che cominciano. È vita (appunto!). È vita nuova, è la vita di tutti, è la vita di chi si occupa di canto corale… Auguri! Salute personale, entusiasmo nel canto, soddisfazione nella produzione di arte musicale, gioia, pace! Questo è l’augurio che, sulla via della trascendenza, secondo la citazione da Garrison Keilor, “Mondocoro” Vi porta. Evviva l’…Homo Canens! ANGOLO DEL COMPOSITORE Toñu Kaljuste è un musicista estone con educazione musicale russa ed esperienza di esecutore internazionale. Diversamente da altri musicisti cresciuti nell’era sovietica ha sempre avuto di quell’epoca un’idea chiara: “La libertà è sempre buona. Da quando l’Estonia ha riottenuto l’indipendenza i nostri giovani sono liberi di scegliere, di esprimere, se lo vogliono, la nostra cultura nazionale. Prima eravamo obbligati a studiare la cultura russa su libri russi, e per esprimere la cultura estone dovevamo fare slalom fra le regole spesso stupide della burocrazia. …la musica era strumento di propaganda ed il musicista era solo al suo servizio…”. Bella è l’immagine con cui il Direttore di Coro ricorda come scoprì “la magia della musica”: “Mi vedo un bambino di circa quattro anni, seduto per terra con bocca aperta di fronte a un coro in cui 20 ragazzi un po’ più grandi stanno cantando con gioia. Quel bambino ero io nel momento esatto in cui scoprii la magia della musica. Il direttore di coro era il mio amato babbo”. E continua “Da allora io non ho dovuto capire o decidere nulla riguardo al mio futuro musicale. Tutto venne con naturalezza, senza bisogno di parlare o di discutere. Naturalmen- "To sing like this, in the company of other souls, and to make those consonants slip out so easily and in unison, and to make those chords so rich that they bring tears to your eyes. This is transcendence. This is the power that choral singing has that other music can only dream of." (Garrison Keilor) Cantare così, in compagnia di altre anime, e far sì che quelle consonanti escano fuori così facilmente e all’unisono, e crear quegli accordi così ricchi che ti fan venire le lacrime agli occhi. Questa è trascendenza. Questa è la forza che il canto corale ha, che l’altra musica può soltanto sognare.” (Garrison Keilor) te mio padre fu il mio primo maestro. Poi dovetti andare a San Pietroburgo per completare i miei studi …alla maniera russa”. La maniera russa: il Sistema chiamava tutti i giovani dotati a studiare e sviluppare i loro talenti così da mostrare la grandezza dello Stato. In alcuni casi, comunque, i musicisti ce la misero tutta ad imparare per poter essere capaci di spandere una propria identità culturale originale, nel caso di Toñu K. la cultura corale estone. Toñu K. ha circa cinquant’anni ed è uno dei più dinamici e carismatici rappresentanti della moderna direzione corale. Nel corso della sua carriera ha fondato e diretto famosi gruppi corali, ha dato parte del suo tempo e del suo genio al Coro Mondiale dei Giovani, è stato Direttore Artistico del grande Festival Corale Estone che ogni cinque anni raggruppa 30.000 cantori. Nel 1998 è stato nominato “Musicista dell’Anno”, ha vinto il premio ABC Music Award ed è stato ammesso alla svedese Accademia Reale di Musica. Nel 1993 aveva già fondato l’Orchestra da Camera di Tallin con cui avrebbe girato il mondo contribuendo all’affermazione internazionale del suo conterraneo Arvo Pärt. Le sue registrazioni dell’epoca sono vere pietre miliari della discografia del compositore estone. 33 LIBRI 34 “MUSIC READING BY INTERVALS” by Brock McElheran (ISBN 0-9658910-0-3, 140 pagine, rilegato a spirale, costo U$D 24.00) è reperibile presso Elkin Music International Inc. 1546 NE 4th St., Fort Lauderdale, FL 33334 – Fax 1.800367-3554. Un moderno metodo per la lettura a prima vista e l’educazione dell’orecchio, utile per cantori, direttori ed insegnanti. Dedicato agli innumerevoli musicisti che in tutti i tempi hanno lottato per eseguire brani musicali che a prima vista sembravano strani e difficili, “Lettura Musicale per Intervalli” è un metodo usato da Brock McElheran durante i suoi 50 anni di direzione corale, insegnamento e preparazione di cori per l’esecuzione delle opere più difficili. Gli occhi, la voce, le orecchie attraverso la conoscenza degli intervalli svilupperanno con fiducia la capacità di lettura personale, e l’abilità nel riconoscimento degli errori. Allenamento per l’ascolto accurato degli intervalli prima di cantarli, esercizi da eseguire da soli o in coppia, con possibilità di regolare verifica da parte di un insegnante. Gli esercizi sono presi principalmente da capolavori di autori del XX secolo. Lo stesso autore ha pubblicato presso Oxford University Press anche “CONDUCTING TECHNIQUE” (Tecnica di Direzione Corale). IFCM, FEDERAZIONE INTERNAZIONALE PER LA MUSICA CORALE Attività 2005 in breve. In collaborazione con molti partners a gennaio del 2005 IFCM ha organizzato in Congo un grande evento corale comprendente un Corso per Direttori di Coro, una tavola rotonda dei Direttori di coro africani e un laboratorio per i cantori di Kingshasa. Ha annunciato il prossimo Symposium Mondiale della Musica Corale a Copenhagen nel 2008. Ha sostenuto il progetto “Cantare per la pace” con un coro composto da donne arabe e donne israeliane che mira a promuovere attraverso la musica un dialogo culturale teso a una migliore comprensione reciproca, a maggiore tolleranza e soprattutto alla pace. IFCM ha pubblicato un DVD-ROM del progetto “Biblioteca Corale Virtuale Musica” con un piano di aggiornamento ogni tre o sei mesi (presentato più avanti sotto il titolo “Natale è…”). D’accordo con Europa Cantat IFCM ha deciso di dedicare la prossima GIORNATA INTERNAZIONALE DEL CANTO CORALE - che avrà luogo il 12 dicembre 2005 - al presidente Eskil Hemberg recentemente scomparso. [Si ricorda che per partecipare alla Giornata Internazionale del Canto corale bisogna organizzare un concerto, o un festival, o un incontro corale, un seminario corale o una giornata dell’amicizia e della musica, o ogni altra iniziativa in cui il cantare insieme è l’attività principale. Per questo evento è stato scritto un proclama che viene letto durante il concerto (È stato pubblicato in Mondocoro di CHORALiter N. 15 di Sett/Dic 2004 a pag.32). Nel concerto può essere incluso uno dei brani musicali composti per l’occasione]. EC MAGAZINE, Rivista di Europa Cantat FEJC L’edizione di aprile oltre a dare informazioni sul XVI Festival Europa Cantat di Mainz (vedasi notizia successiva) porta attenzione sui cambiamenti sociali attraverso la musica corale, con articoli riguardanti l’integrazione nei cori dei ragazzi diversamente abili (La storia di Eleonora nel Hartlepool Youth Choir. “…Ella ha nove anni ed è trattata come una ragazza di nove anni, non come una ragazza molto grande di tre anni…”) e la costituzione di cori giovanili nell’ambito di una articolata campagna anti-droga (“Every child deserve a chance!”. Ogni ragazzo ha diritto di provare! “…Quando un ottimistico gruppo di direttori di coro di ragazzi della Lituania lanciarono una campagna contro la droga e la violenza fra i ragazzi, in tutto il paese c’erano soltanto 9 cori di ragazzi. Ora ce ne sono oltre 70. Azuoliukas, il più grande e meglio conosciuto coro di ragazzi della Lituania, e l’organizzazione per i diritti dei ragazzi “Save the Children Lithuania” si posero a capo della campagna per guidare sempre più giovani verso il canto e lontano dalla vita criminale di strada…”). La rivista, in fine, presenta il repertorio islandese su testo in inglese o latino e mostra come lo strumento Internet possa essere utilizzato dai Direttori di Coro. (Singoli articoli disponibili agli interessati). XVI FESTIVAL EUROPA CANTAT: attività. Il festival si svolgerà a Mainz (Germania) dal 1 al 9 agosto 2006 sotto il segno della molteplice collaborazione fra FEJC Europa Cantat e IFCM. Esso offrirà ancora una volta una vasta gamma di opportunità per cantare, per divertirsi, per MONDOCORO ascoltare, per imparare. Il tutto con una flessibilità che permetterà agli interessati una partecipazione al festival con soggiorni e programmi da uno, due, tre giorni, da cinque giorni e tutta la settimana, secondo le proprie esigenze e disponibilità. Oltre alle varie attività corali di workshop ci sarà la Riunione del Comitato Direttivo di IFCM, il Concerto speciale del Coro Mondiale dei Giovani con l’Orchestra Nazionale dei Giovani della Germania ed il Seminario per Direttori di Coro di Ragazzi e Giovanili (dettagli a seguire). che i finanziamenti dei programmi culturali Europei devono essere incrementati. Questo, però, secondo Ruth Hieronymi del Parlamento Europeo, sarà possibile soltanto se ciascuno Statomembro incrementerà a sua volta il contributo per il finanziamento della cultura in Europa. Con il nuovo Consiglio Direttivo eletto nell’occasione il Consiglio Europeo per la Musica guarda avanti per continuare il suo lavoro nella promozione della vita musicale in Europa. SEMINARIO INTERNAZIONALE PER DIRETTORI DI CORI DI RAGAZZI E GIOVANILI Da duemila anni la stessa fede, le stesse motivazioni, la stessa atmosfera. Anche per il materialismo di oggi… Natale è sempre Natale! Una grande tradizione, quindi. Ma nella grande Tradizione c’è comunque posto per qualche “novità” rispetto al nostro repertorio corale degli anni scorsi, c’è posto per un ulteriore arricchimento, per nuove emozioni di contenuto ideale religioso, storico, filosofico…, di poesia, di incantevole musica. Le indicazioni che seguono (non esclusivamente natalizie, ma qui sta il bello!) possono essere di qualche aiuto per un grande Natale Corale 2005? Forse sì! Un grazie a “fabiodea2000”, a G. Mandelli del Coro Grigna Lecco, a E.L.Stauff da cui ho preso le indicazioni che “Mondocoro” condivide coi lettori augurando fin d’ora Buon Natale. La IFCM (Federazione Internazionale per la Musica Corale) ed Europa Cantat (Federazione Europea dei Cori Giovani) collaboreranno con la Bayerische Musik Akademie Marktoberdorf nella organizzazione di questo Seminario Internazionale che avrà luogo durante e dopo il prossimo XVI Festival Europa Cantat di Mainz (Germania) dal 1 al 9 agosto 2006. La partecipazione al Seminario sarà legata alla partecipazione al festival. Ulteriori dettagli saranno forniti in un prossimo futuro. EMC European Music Council È una ripartizione regionale dell’International Music Council voluta dal Direttore Generale dell’UNESCO quale organo consultivo dell’agenzia per la musica. In aprile 2005 ha tenuto a Budapest il suo incontro annuale e una conferenza dal titolo “Molte Musiche in Europa” che ha evidenziato la diversità culturale all’interno del settore musicale europeo con un occhio particolare per le organizzazioni musicali europee e i loro associati che potevano presentare ai partecipanti progetti musicali importanti. Oltre 100 uomini politici delle istituzioni europee (Consiglio d’Europa, Commissione Europea, Parlamento Europeo) e così pure artisti e rappresentanti dei giovani (uno è stato cooptato anche nel Consiglio Direttivo EMC) sono stati invitati a una discussione attiva sulla Musica in Europa. Durante la conferenza la grande diversità della musica in Europa è diventata evidente. Sono stati presi in considerazione dieci progetti i più importanti dei quali saranno presentati al primo Forum Internazionale della Musica promosso a Los Angeles dal 1 al 5 Ottobre prossimo. Fra l’altro è stato riconosciuto NATALE È TALE PERCHÉ È …NATALE Edward L. Stauff, presidente dell’Institute for Pipe Organ Research & Education ha inviato in [email protected] il seguente messaggio: “Settembre è qui e l’autunno sta per arrivare. È tempo per pianificare la stagione corale natalizia. Ho il piacere di attirare la vostra attenzione sul miglior sito esistente a proposito di Canti di Natale. Sul sito sono disponibili non soltanto i testi ma anche le partiture e gli spartiti a 4 parti di ogni canto. Non necessita un software speciale poiché il formato è PDF (Acrobat). In http://www.ChristmasCarolMusic.org tutto è completamente gratuito”. www.musicanet.org/en/dvdrom.htm Solo un veloce richiamo alla mente: database corale mondiale già ripetutamente segnalato; un DVD-ROM con 137000 titoli di Musica corale, 1800 editori, 26000 compositori, oltre 100000 links multimediali, lista degli anniversari dei 35 MONDOCORO compositori dal 2004 al 2008. È il risultato del Progetto Cooperativo Internazionale voluto da IFCM Federazione Internazionale per la Musica Corale. http://www.cpdl.org/ CPDL: tutto il repertorio corale di dominio pubblico presente in rete, dai canti gregoriani fino all’inizio del XX secolo... c’è solo da scegliere tra circa 10.000 titoli. Tutta la musica di questo sito può essere liberamente scaricata, distribuita, riprodotta, eseguita e registrata previa autorizzazione di CPDL. http://icking-music-archive.org/scores/ Benvenuti.html Archivio di Musica Werner Icking: archivio in lingua inglese pieno di spartiti di musica classica - non solo corale - con spartiti scaricabili gratis: da visitare http://www.camerata.es/ Camerata Española: sito dove scaricare interi brani a cappella, antichi e moderni, classici e leggeri, bisogna iscriversi, ma è tutto gratis! 36 http://christmassongbook.net/ Christmas Songbook: se si avvicina Natale e siete in difficoltà a reperire brani per coro, cliccate qua, avrete l’imbarazzo della scelta! http://www.evatoller.pp.se/ Eva Toller: nel sito di questa musicista svedese decine di brani, moderni, popolari e di repertorio arrangiati per coro. Per la pronuncia dei brani in svedese c’è un link specifico “Guida alla pronuncia”. http://www.pucpr.edu/diocesis/ 14Cantoral.html Iglesia Católica de Puerto Rico: centinaia di brani di Musica Sacra da scaricare, ma con alcune limitazioni - Finale Viewer. http://simoneolivieri.altervista.org/ Simone Olivieri: una serie di partiture classiche di musica corale sacra scaricabili in diversi formati. NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI La Commissione Multiculturale ed Etnica di IFCM ha creato una nuova collana “in octavo” sulla scia del ben conosciuto libro di canti “Cantemus”. Questo nuovo libro di partiture è disponibile a partire dal VII Symposium Mondiale di Kyoto che ha avuto luogo dal 27 luglio al 3 agosto scorso. La pubblicazione è curata da Earthsong, l’editore ben noto nel campo della musica etnica. Per maggiori informazioni: Andre De Quadros . CORO MONDIALE DEI GIOVANI, WYC flash news. La Sessione Europea 2004/2005 del Coro Mondiale dei Giovani si è realizzata con grande successo a Bruxelles sotto la direzione di Filippo Maria Bressan. Repertorio: Palestrina, Monteverdi, Allegri, Donati, Bonato e Frank Martin. La sessione estiva si è realizzata dal 4 al 25 Luglio in Israele (Gerusalemme, Tel Aviv, Nazareth,…) con l’esecuzione dei “Chichester Psalms” di Bernstein in collaborazione con l’orchestra sinfonica di Gerusalemme diretta dall’israeliano Aharon Harlap e con l’esecuzione di un programma a cappella diretto dallo svedese Fred Sjöberg. www.worldyouthchoir.org . SOSTEGNO ALLE COMUNITÀ MUSICAlLI VITTIME DELLO TSUNAMI IFCM, Europa Cantat FEJC e A Coeur Joie International hanno stabilito alcuni contatti con cori e scuole di musica che sono state colpite dalla catastrofe dello scorso dicembre e necessitano di aiuto, per esempio costruzioni, strumenti o altro materiale. Chi è interessato nel sito di Europa Cantat http://www.europacantat.org/conpresso/index_e.php?src=news/detail.php?nr=2561&kategorie=news può trovare una lista e recapiti di possibili beneficiari che possono essere aiutati direttamente o tramite Europa Cantat General Secretariat. concorsi 40° CONCORSO NA ZIONA LE CORA LE Trofei “Città di Vittorio Veneto” Vitto r io Ve n e to, 6 e 7 m aggi o 2006 Art. 1 - Il 41° Concorso nazionale di canto corale per l’assegnazione dei Trofei "Città di Vittorio Veneto" avrà luogo a Vittorio Veneto nei giorni 6 e 7 maggio 2006. PARTECIPAZIONE Art. 2 - Il Concorso è così articolato: Categoria A Progetto-programma: musiche originali l’autore Categoria B Progetto-programma: melodie di tradizione Categoria C Progetto-programma riservato a cori di voci bianche (di ambo i sessi, nati dopo il 31.12.1990) Categoria D Progetto-programma riservato a gruppi vocali solistici Ciascun complesso corale potrà iscriversi a più di una competizione purché siano rispettate le modalità previste per ciascuna di esse. Art. 3 - Il Concorso è riservato a complessi corali che operano nello spirito amatoriale. Per le categorie A, B e C il numero degli coristi di ciascun complesso corale deve essere non inferiore a 16 e non superiore a 40, pena l'esclusione. Per i gruppi vocali solistici è consentito un numero massimo di 12 componenti, esclusi gli eventuali strumentisti. ISCRIZIONE E DOCUMENTI Art. 4 - Le domande di iscrizione dovranno essere indirizzate alla Segreteria del "41° Concorso Nazionale Corale" – Comune di Vittorio Veneto – Piazza del Popolo, 14 – 31029 Vittorio Veneto (TV), e pervenire entro le ore 12.00 del 27 gennaio 2006 (farà fede il timbro del Protocollo del Comune, non quello postale). Non sono ammesse iscrizioni via fax o e-mail. L’iscrizione al concorso comporta il versamento della tassa di Euro 55,00 (non rimborsabile) sul c/c postale n° 12208310 intestato a: Tesoreria Comunale - Comune di Vittorio Veneto (indicare la causale). È richiesta la seguente documentazione: a) domanda di iscrizione (il modulo può essere richiesto alla Segreteria del Concorso o scaricato dal sito www.comune.vittorio-veneto.tv.it alla pagina “Città della musica”); b) breve curriculum del coro e del direttore, con particolare riferimento agli ultimi cinque anni; c) scheda illustrativa del progetto-programma (una cartella circa) e breve presentazione dello stesso (massimo 1000 caratteri) che sarà inserita nel programma di sala e letta prima dell’esecuzione di ciascun coro; d) n. 8 copie delle partiture dei brani, chiaramente leggibili e ordinatamente rilegate, in formato A4 con indicazione della durata di ciascun brano; e) registrazione di buona qualità, su nastro magnetico o CD, di almeno tre brani eseguiti dal coro, di cui almeno due tra quelli indicati nel programma presentato; f) solo per la categoria C): elenco nominativo dei componenti il coro e rispettiva data di nascita; tale documento dovrà essere sottoscritto, sotto la propria personale responsabilità, dal legale rappresentante del coro; d) ricevuta del versamento di Euro 55,00 per ogni singola iscrizione. La documentazione inviata verrà acquisita dall’archivio della segreteria del concorso. AMMISSIONE Art. 5 - Il Comitato artistico ammetterà i cori alle competizioni in base a: a) valutazione del progetto-programma; b) ascolto della documentazione sonora; c) esame del curriculum del coro e del direttore. PROGRAMMI • Categoria A - Progetto-programma: musiche originali l’autore Art. 6 - I cori iscritti alla categoria A dovranno presentare un programma della durata massima di 20 minuti (pause comprese), impostato secondo un progetto (programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di collaborazioni con compositori, ecc.) che andrà illustrato attraverso una relazione e una breve scheda di cui all’art. 4 lett. c). È consentito l’impiego di strumenti se e come previsto dall’autore; l'organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è permesso l'uso di basi musicali registrate. • Categoria B - Progetto-programma: melodie di tradizione Art. 7 - I cori iscritti alla categoria B dovranno presentare un programma della durata massima di 20 minuti (pause comprese), impostato secondo un progetto (programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di collaborazioni con compositori, ecc.) che andrà illustrato attraverso una relazione e una breve scheda di cui all’art. 4 lett. c). Le elaborazioni corali devono essere basate su melodie di tradizione di qualsiasi provenienza ed epoca. Non sono ammesse composizioni d'autore. È consentito l’impiego di strumenti se e come previsto dall’elaboratore; l'organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è permesso l'uso di basi musicali registrate. • Categoria C - Progetto-programma riservato a cori di voci bianche Art. 8 - I cori iscritti alla categoria C dovranno presentare un programma della durata massima di 20 minuti (pause comprese), impostato secondo un progetto (un percorso didattico, programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di collaborazioni con compositori ed elaboratori, ecc.) che andrà illustrato attraverso una relazione e una breve scheda di cui all’art. 4 lett. c). È consentito l’impiego di strumenti se e come previsto dal compositore o elaboratore; l'organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è permesso l'uso di basi musicali registrate. • Categoria D - Progetto-programma riservato a gruppi vocali solistici Art. 9 - I complessi iscritti alla categoria D dovranno presentare un programma della durata massima di 20 minuti (pause comprese), impostato secondo un progetto (programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di collaborazioni con compositori, ecc.) che andrà illustrato attraverso una relazione e una breve scheda di cui all’art. 4 lett. c). È ammessa l’esecuzione con il raddoppio delle parti per il repertorio sacro antico, per il repertorio contemporaneo valgono le indicazioni dell’autore. È consentito l’impiego di strumenti se e come previsto dall’autore o suggerito dalla prassi esecutiva; l'organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è permesso l'uso di basi musicali registrate. 37 concorsi CALENDARIO DELLE PROVE Art. 10 - Date e sedi delle prove, nonché l’orario e il programma d’esecuzione approvato dal Comitato artistico saranno comunicati con lettera entro i primi giorni del mese di marzo 2006. Per ciascuna categoria l’ordine d’esecuzione verrà stabilito in base all’ordine crescente delle distanze chilometriche tra località di provenienza del coro e Vittorio Veneto. Qualora un complesso non fosse presente all’orario previsto dall’ordine di esecuzione, potrà eseguire la prova entro un’ora dall’orario di convocazione, purché i motivi del ritardo siano ritenuti validi dall’Ente organizzatore, ma in ogni caso non oltre l’orario previsto per la chiusura delle audizioni della categoria d’appartenenza. COMMISSIONE GIUDICATRICE Art. 11 - La Commissione giudicatrice del Concorso sarà nominata dal Comune di Vittorio Veneto su indicazione del Comitato artistico. Il giudizio della Commissione giudicatrice è insindacabile e inappellabile. CLASSIFICHE - VALUTAZIONI FINALI Art. 12 - Al termine delle audizioni di ogni categoria potranno essere fissati eventuali riascolti supplementari. La Commissione giudicatrice formulerà un giudizio tenendo conto dei seguenti parametri: intonazione, qualità vocale, musicalità e interpretazione. I giudizi, che concorreranno a formare la valutazione globale della Commissione giudicatrice su ciascun complesso corale, saranno successivamente inviati al direttore del coro. La classifica di ogni categoria sarà stilata sulla base del punteggio medio conseguito, espresso in decimi. I risultati ufficiali saranno resi noti al termine delle audizioni di ciascuna categoria. Successivamente i direttori potranno avere un colloquio con la Commissione giudicatrice per una valutazione più approfondita della prova offerta. 38 RIMBORSI Art. 13 - Ai primi dieci complessi iscritti (e successivamente ammessi) provenienti da località distanti più di 200 Km. da Vittorio Veneto sarà riconosciuto un rimborso spese viaggio di Euro 300,00. Farà fede la data d’arrivo registrata dall’Ufficio Protocollo del Comune. La distanza fra la località di provenienza e Vittorio Veneto sarà calcolata per la via più breve, ad insindacabile giudizio dell'Ente organizzatore. Ai complessi corali sarà riconosciuto un solo rimborso spese viaggio, anche se partecipanti a più competizioni. PREMI Art. 14 - Per le categorie A, B e C sono previsti i seguenti premi (al lordo delle ritenute di legge): - primo premio Euro 1.500,00 - secondo premio Euro 1.000,00 - terzo premio Euro 500,00 Il coro vincitore del primo premio nella categoria A, inoltre, potrà accedere di diritto al Concorso Polifonico Internazionale “Guido d’Arezzo”, edizione 2007. Per la categoria D sono previsti i seguenti premi (al lordo delle ritenute di legge): - primo premio Euro 800,00 (più un concerto premio a Vittorio Veneto) - secondo premio Euro 600,00 - terzo premio Euro 400,00 In caso di assegnazione di premi ex-aequo l’importo sarà suddiviso. Ai complessi vincitori del secondo e del terzo premio, se ammessi al concerto finale, sarà riconosciuto un ulteriore rimborso di Euro 300,00. È facoltà dei complessi premiati esibire regolare giustificazione delle spese sostenute per la partecipazione al concorso (viaggio e/o soggiorno) fino alla concorrenza dell’ammontare del premio; la somma corrispondente al rimborso non sarà soggetta a ritenuta. Art. 15 - I cori vincitori del primo premio in ciascuna categoria riceveranno il Trofeo "Città di Vittorio Veneto" e il diploma di classifica; al direttore del coro sarà consegnata una targa offerta dall’A.S.A.C. (Associazione per lo Sviluppo delle Attività Corali – Veneto). Ai cori che avranno ottenuto il secondo e il terzo premio saranno consegnati un oggetto ricordo e il diploma di classifica. GRAN PREMIO “EFREM CASAGRANDE” Art. 16 - Partecipano di diritto alla competizione per l'assegnazione del 14° Gran Premio "Efrem Casagrande" (domenica 7 maggio 2006 alle ore 17): - i cori vincitori del primo premio nelle categorie A, B, C e D nella presente edizione del Concorso di Vittorio Veneto; - il coro vincitore del primo premio, nell’edizione 2005, del Concorso Polifonico Nazionale “Guido d’Arezzo”. Art. 17 - I cori si esibiranno con un programma della durata complessiva non superiore ai 15 minuti (pause comprese). Il programma d’esecuzione verrà concordato con il Comitato artistico e la Commissione giudicatrice; il coro vincitore del Concorso Polifonico Nazionale “Guido d'Arezzo” presenterà il proprio programma all’atto dell’iscrizione, da effettuarsi con apposito modulo entro il 27 gennaio 2005. Art. 18 - Al vincitore del Gran Premio saranno assegnati un trofeo e un premio di Euro 1500,00 offerti dalla FE.N.I.A.R.CO. (Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali). Art. 19 - I complessi ammessi al concerto per l’assegnazione del Gran Premio “Efrem Casagrande” avranno diritto ai premi in denaro e al rimborso di cui all’art. 13 solo a condizione della loro partecipazione al concerto finale. Art. 20 - La Commissione giudicatrice potrà ammettere al concerto finale, fuori concorso, anche altri cori meritevoli; inoltre sarà invitato un coro veneto su proposta e in rappresentanza dell’A.S.A.C.. ALTRI PREMI Art. 21 - Al direttore di coro, anche non classificato, che avrà dimostrato particolari doti interpretative verrà assegnato un premio (buono acquisto) di Euro 300,00 offerto dal Coro A.N.A. e dalla Sezione A.N.A. di Vittorio Veneto in memoria del maestro Efrem Casagrande. Art. 22 - Al complesso veneto iscritto all’A.S.A.C. ritenuto migliore dalla Commissione giudicatrice sarà assegnato un premio (buono acquisto) di Euro 500,00 offerto dall'Associazione stessa, purché abbia ottenuto un punteggio medio superiore a 7/10. Art. 23 - In ognuna delle categorie verrà assegnato un premio di Euro 300,00 al coro che avrà presentato il programma più interessante. Art. 24 - La Commissione giudicatrice, inoltre, ha la facoltà di assegnare altri premi. DISPOSIZIONI FINALI Art. 25 - I complessi corali rinunciano sin d'ora a qualsiasi compenso per l'eventuale registrazione o per trasmissioni effettuate da enti radiotelevisivi pubblici o privati. Art. 26 - L'Ente organizzatore si riserva di apportare modifiche al presente regolamento o di revocare il Concorso per cause di forza maggiore. concorsi 5ª RA SSEGNA NA ZIONA LE DI CORI SCOLA STICI “ROBERTO GOITRE” Vi t t o r i o Ve n e t o , s a b a t o 2 9 a p r i l e 2 0 0 6 4° FESTIVA L NA ZIONA LE DI CORI GIOVA NILI E DI SCUOLE SUPERIORI Vi t t o r i o Ve n e t o , d o m e n i c a 3 0 a p r i l e 2 0 0 6 Manifestazioni istituite nell’ambito del Concorso nazionale corale Trofei “Città di Vittorio Veneto” al fine di favorire la diffusione del canto corale nella Scuola e creare occasioni d’incontro per i giovani impegnati nell’attività corale. NORME COMUNI PARTECIPAZIONE Alla Rassegna nazionale di cori scolastici “Roberto Goitre” (sabato 29 aprile 2006) possono partecipare cori operanti nelle scuole elementari o medie inferiori. Al Festival nazionale di cori giovanili e di scuole superiori (domenica 30 aprile 2006) possono partecipare cori operanti nelle scuole e negli istituti di istruzione secondaria di II grado (sia statali che parificate) e cori giovanili i cui componenti non devono aver superato i 25 anni d’età. Non è previsto alcun limite di organico. Entrambe le manifestazioni non hanno carattere competitivo e si svolgeranno nell’arco di una giornata. PROGRAMMA I cori iscritti dovranno presentare un programma libero della durata di circa 15 minuti, anche con accompagnamento di pianoforte e/o di altri strumenti, con esclusione di basi musicali registrate. L’organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Le audizioni, aperte al pubblico, si terranno al mattino o nel primo pomeriggio, in relazione al numero dei cori partecipanti e alla loro provenienza. Nel pomeriggio presso i Giardini Pubblici, dalle ore 15.30 alle ore 17.30 circa, si svolgeranno la cerimonia di premiazione e il concerto finale al quale tutti i cori sono tenuti ad esibirsi con due o tre brani (allo scopo sarà predisposto un adeguato impianto di amplificazione e verrà messo a disposizione un pianoforte). Sede, orario e programma d’esecuzione saranno comunicati con lettera entro il mese di febbraio 2006. ISCRIZIONE E DOCUMENTI Le domande di iscrizione dovranno essere indirizzate alla segreteria del "41° Concorso nazionale corale" – Comune di Vittorio Veneto – Piazza del Popolo 14 – 31029 Vittorio Veneto (TV), e pervenire entro le ore 12.00 del 27 gennaio 2006 (farà fede il timbro d'arrivo del Protocollo del Comune e non quello postale). Non sono ammesse iscrizioni via fax o e-mail. L’iscrizione comporta il versamento della tassa di Euro 30,00 (non rimborsabile) sul c/c postale n° 12208310 intestato a: Tesoreria Comunale - Comune di Vittorio Veneto (indicare la causale). È richiesta la seguente documentazione: a) domanda di iscrizione (il modulo può essere richiesto alla Segreteria del Concorso o scaricato dal sito www.comune.vittorio-veneto.tv.it alla pagina “Città della musica”); b) scheda di presentazione del coro e del direttore; c) n. 5 copie delle partiture dei brani, chiaramente leggibili e ordinatamente rilegate, in formato A4 con indicazione della durata di ciascun brano; d) (solo per il Festival) elenco nominativo dei componenti il coro e rispettiva data di nascita; tale documento dovrà essere sottoscritto, sotto la propria personale responsabilità, dal legale rappresentante del coro; e) ricevuta di versamento della tassa d’iscrizione. RIMBORSI I primi venti cori iscritti (dieci della Rassegna e dieci del Festival) avranno diritto a un rimborso fino a un massimo di Euro 400,00. Farà fede la data d’arrivo registrata dall’Ufficio Protocollo del Comune e non quella del timbro postale. Il legale rappresentante del coro dovrà presentare richiesta di rimborso delle spese sostenute per il viaggio con le modalità indicate dall'Ente organizzatore. I cori avranno diritto al rimborso in denaro solo a condizione della loro partecipazione al concerto finale presso i giardini pubblici. Ai cori di Vittorio Veneto sarà riconosciuto un contributo forfettario di Euro 200,00. COMMISSIONE D’ASCOLTO - VALUTAZIONE Visto il carattere propedeutico e didattico delle manifestazioni, non verrà stilata alcuna graduatoria. Una Commissione d’ascolto avrà il compito di formulare un giudizio in cui saranno evidenziati gli elementi qualificanti del coro ed espressi alcuni suggerimenti; tale giudizio verrà successivamente inviato al direttore. La Commissione d’ascolto sarà composta da tre musicisti: un compositore, un direttore di coro e un docente che opera nella scuola elementare, media o superiore dirigendo un coro scolastico o coordinando un laboratorio corale. A tutti i cori saranno consegnati un oggetto ricordo e un attestato di partecipazione con evidenziate le qualità del coro. Comitato artistico: Aldo Cicconofri, Stefano Da Ros, Francesco Luisi, Mario Mora, Mauro Zuccante. Coordinamento artistico: Stefano Da Ros Segreteria organizzativa: Ufficio Cultura del Comune di Vittorio Veneto - Piazza del Popolo n. 14 - 31029 VITTORIO VENETO (TV) tel. 0438-569.310 – fax 0438-53966 [email protected] www.comune.vittorio-veneto.tv.it La manifestazione è realizzata con il contributo e la collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Veneto, della Provincia di Treviso, della FE.N.I.A.R.CO. (Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali), dell'A.S.A.C. (Associazione Sviluppo Attività Corali del Veneto), della Fondazione “Guido d’Arezzo” di Arezzo, della Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane, della Sezione A.N.A. e del Coro A.N.A. di Vittorio Veneto. 39 FENIA RCO in collaborazione con A .E.R.CO. organizza il convegno INFORMA ZIONE E COMUNICA ZIONE: una necessità per la coralità italiana BOLOGNA , 8/9 OTTOBRE 2005 via Pallavicini, 21 – sede del Coro Stelutis SABATO 8 ore 14.00 Saluto dei presidenti Feniarco Sante Fornasier e Aerco Pier Paolo Scattolin Introduzione del direttore di Choraliter, Sandro Bergamo Relazioni introduttive: “Organizzare e Comunicare: gli elementi chiave per riuscire” Gennaro de Stasio, ingegnere, manager “Associazionismo e comunicazione: responsabilità, formazione e integrazione dei media” Alvaro Vatri, giornalista, presidente ARCL Esercitazione DOMENICA 9 ore 9.00 ore 13.00 Tavola rotonda con i partecipanti al convegno per la discussione dell’esercitazione e per una analisi delle esperienze delle Associazioni Regionali Conclusione