Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c - Legge 662/96 - dci “PN” - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a sostenere le tariffe previste
n. 17
2005
Maggio-Agosto
Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali
Rivista quadrimestrale della FENIARCO
Dossier
Rivista
quadrimestrale
della FENIA RCO
UN CANTO ANTICO
PER L’UOMO MODERNO
3
di Sandro Bergamo
Federazione Nazionale Italiana
A ssociazioni Regionali Corali
dossier
Presidente: Sante Fornasier
PENSARE IL GREGORIANO
L’ANTIFONARIO DI HARTKER
Foto di copertina:
Re Davide suona la campana (1961),
miniatura, sec. XIII
5
di Fulvio Rampi
9
di Angelo Corno
Attività dell’Associazione
attività
dell’associazione
IL CORO GIOVANILE ITALIANO: 15
IL GUSTO PER IL PIÙ
di Sandro Bergamo
UNA BELLA AVVENTURA 16
di Claudia, Juliana e Sara
Direttore responsabile:
Sandro Bergamo
FIGLI DI UN DIO MINORE? 17
scheda regione
Cronache
Comitato di redazione:
Antonio Delitala
Giorgio Morandi
Giancarlo Pagni
Puccio Pucci
Pierfranco Semeraro
Alvaro Vatri
Segretaria di redazione:
Carmen Laterza
XVI EUROPA CANTAT 18
notizie
dalle regioni
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MUSICA SACRA: 21
LAMENTAZIONI E PROPOSTE
Hanno collaborato:
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Redazione:
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IL 44° CONCORSO 18
INTERNAZIONALE
SEGHIZZI
d i S a n d ro B e r g a m o
DON LUIGI PORRO: 22
UNA VITA DEDICATA ALLAMUSICA
dell’A.Co.L. Liguria
rubriche
Scheda Regione
ASSOCIAZIONE REGIONALE 23
CORI CAMPANI
Notizie dalle Regioni 24
Rubriche
DISCOGRAFIA 32
a c u r a d i A l v a ro Va t r i
MONDOCORO 33
a cura di Giorgio Morandi
CONCORSI 37
dossier
UN CA NTO A NTICO
PER L’UOMO MODERNO
A
COLLOQUIO CON A NTONINO A LBA ROSA
di Sandro Bergamo
L
ei appartiene ad una generazione di studiosi, successivi a Cardine e direttamente o indirettamente suoi allievi, che ha dedicato la vita alla semiologia. È un’esperienza che ha
modificato la nostra visione del
gregoriano. Questo lavoro, ormai
di mezzo secolo, ha compiuto la
sua missione o ci sono ancora ambiti da esplorare, urgenze che premono in questo senso?
Urgenze direi di no, in questa fase
degli studi. Abbiamo ormai idee
molto chiare sullo stile gregoriano,
rifondato dagli studi semiologici.
Tuttavia, malgrado uno stile sia stato rifondato, come pure, implicitamente, una fase interpretativa, è
questo aspetto attualmente in approfondita elaborazione. Per esempio: come interpretare il rapporto
con il testo. Che fra testo e neuma
esista un rapporto consustanziale è
fuori di dubbio. Lo dicevano i padri
fondatori, lo confermiamo noi. Ma
su come interpretare questo rapporto, gli spazi sono aperti, e noi vediamo come cori, che pure si riconoscono figli di una stessa tendenza
determinata dagli studi semiologici,
presentano tuttavia notevoli variabili intrastilistiche. Per esempio, una
figura eminente come quella di Göschl, e così qualche suo allievo, dà
al rapporto testo-musica un carattere, oltreché fraseologico, tendenzialmente accentuativo, mentre altri
cori danno un’interpretazione tendenzialmente solo fraseologica: due
percorsi paralleli, che discendono
dalla stessa matrice, due interpretazioni “cugine”, direi, entrambe rigorosamente rispettose dello stile.
Un altro ambito potrebbe riguardare
la coscienza modale: il semiologo
deve avere, e ha, questa attenzione
ai rapporti tra i suoni. Tuttavia può
essere che in quest’ambito abbiamo
spazio per ulteriore lavoro.
Qualche critico (penso a Feininger, che va collocato prima della
semiologia, ma osservazioni analoghe vengono anche da altri che
hanno invece coscienza semiologica, avendo beneficiato di questi
studi) ritiene la scelta operata dai
semiologi troppo ristretta, limitata ad una parte della storia del
gregoriano, soprattutto in funzione di ciò che viene dopo, da non
considerare esclusivamente come
decadenza. Si aprono spazi in
questa direzione?
Questa critica ha qualche fondamento. Bisogna però definire cosa
resta all’interprete dopo la fine del
segno antico. Attualmente, per motivi professionali, mi sto occupando
anche del repertorio romano antico,
le cui testimonianze scritte sono
tardive e, pur essendo quel repertorio più antico del gregoriano, posteriori alle fonti che ci tramandano
quest’ultimo. E mi sto occupando
pure del gregoriano tardo. Non ho
nulla in contrario che si canti anche
il gregoriano tardo: alcuni codici
non sono chiari dal punto di vista
ritmico, ma ve ne sono altri che rispettano il rapporto tra i gruppi
neumatici, e quelli può cantarli anche il semiologo.
Il semiologo ha effettivamente una
qualche difficoltà ad uscire dal proprio ambito: un ambito enorme,
però, sterminato, che con la sua
stessa vastità lo afferra. Il rapporto
con il neuma fa parte perfino della
sua formazione psicologica. È difficile pensare che il manoscritto tardivo possa accompagnare il cantore
come i codici prìncipi. Non ci sono
pregiudizi, ma viene a mancare un
rapporto sostanziale con il canto.
Forse il cantore che si accostava a
quei manoscritti posteriori usufruiva ancora di una tradizione vivente,
ma oggi il cantore semiologo, rifacendosi a fonti più antiche, ha mag-
giori possibilità di ricostruzione.
Leggendo qualche numero della
“Revue Gregorienne” degli anni
cinquanta, si ha la misura di
quanto la semiologia abbia segnato il distacco perfino da Solesmes. Cosa rimane oggi di quella
prima fase della rinascita gregoriana e del suo principale rappresentante, dom Mocquereau?
Mocquereau è stato un grande intellettuale, che è stato molto sottovalutato. Gli scritti di Mocquereau
si dividono in due parti. C’è il Mocquereau del Nombre Musical Grégorien, che oggi, alla luce della coscienza interpretativa che possediamo, non può essere seguito. Rispettato, sempre, ma non seguito. Invece, come lo stesso Jean Claire ha
scritto, il Mocquereau dei neumi,
quello non dobbiamo dimenticarlo.
È lui che ha fondato la Paléographie Musicale, è lui che aveva
una concezione così sicura sul metodo con cui affrontare lo studio
delle fonti, da avere la forza, su
queste basi, di opporsi ai criteri del-
Antonino Albarosa
3
dossier
la commissione stessa istituita da
Pio X.
Anche nella ricezione dell’eredità
di Mocquereau ci sono due piste:
quella del Nombre, che è stata accettata dogmaticamente (io appartengo ad una generazione che non
ha vissuto questo aspetto, perché
già a noi insegnavano che non andava seguito), e che ha inondato il
mondo del suo stile gregoriano, fino al Concilio Vaticano II. È questo
un aspetto che ha fatto la storia del
gregoriano, nel positivo e nel negativo. E poi l’altro aspetto, il Moquereau del neuma, quello assunto
da Cardine, da cui è derivato lo stile di oggi.
Con il termine “semiologia” indichiamo non solo l’aspetto ritmico
del gregoriano, ma il “nuovo gregoriano”, che trova comunque le
sue radici nel lavoro di Solesmes e
nella stessa persona di Mocquereau.
Al di là degli ambiti specialistici,
quanto di questa coscienza interpretativa è calato anche negli ambienti più generali della coralità?
4
C’è ancora, lo dico con dolore, una
coscienza “specialistica”. I cori che
cantano il gregoriano con coscienza
semiologica sono ancora relativamente pochi, e negli ambienti della
coralità non è ancora diffusa abbastanza l’idea che la semiologia non
è una corrente gregoriana, la semiologia è il gregoriano. Ma rimangono altresì aperti, per esempio, i temi legati alla vocalità e alla
direzione, al gesto.
Sono due campi in cui una intenzione univoca, ammesso che ci
possa essere, ancora non c’è. Del
gesto si è parlato anche recentemente al congresso di Hildesheim:
chi era per il disegno, con la mano,
del neuma, chi, rifacendosi a Cardine, per una gestualità più libera.
Riguardo alla vocalità, va detto che
nessuno usa generalmente criteri
adatti ad altri stili. Ma una vera
specifica scuola è ancora di là da
venire.
A proposito di scuola, lei è stato,
con i corsi di Cremona, tra i primi, se non il primo, ad avviare in
Italia esperienze formative nel
gregoriano. Oggi che sono nate
molte altre realtà, più o meno
strutturate e sviluppate, come vede la situazione in Italia quanto a
possibilità di formazione sul canto gregoriano?
possiamo considerare di eccellenza,
alcuni sono italiani.
Dico innanzitutto che è positivo
che nascano altre iniziative. Direi
che, per ora, c’è una situazione di
calma. Una prima grande fase di
approccio al gregoriano è ormai alle nostre spalle. Abbiamo fondato
una prima generazione di cantori e
di direttori; ora dobbiamo ripensare
a come avviarne una seconda.
Certo non abbiamo le potenzialità
di formazione che hanno i paesi
mitteleuropei.
La sezione italiana dell’Associazione Internazionale Studi di Canto
Gregoriano è sicuramente vivace,
ma, ripeto, non gode delle potenzialità di cui gode, per esempio, la
sezione di lingua tedesca. Lì ci sono numerose scuole superiori di
musica che possiedono una cattedra di gregoriano; in Italia c’è stata
una sola cattedra universitaria di
gregoriano, quella che ho tenuto io
per alcuni anni a Udine, e che oggi
è destinata a finire. Mentre nei paesi di lingua tedesca, quindi, o anche
olandese, la formazione del gregorianista è affidata alle strutture universitarie, da noi, tolte le scuole vaticane di musica sacra oppure poche esperienze di conservatorio,
non esistono strutture che offrano
delle prospettive. Il nerbo della
Mitteleuropa sta poi nei Kirchenmusiker, i musicisti di chiesa, che
non sono tali per diletto, ma per
professione.
Il rinnovamento del gregoriano
ha prodotto qualche risultato, se
non nella prassi quotidiana liturgica della Chiesa, almeno a livello
culturale?
La nostra coralità italiana, rispetto a quello che lei può sentire
all’estero, come ha recepito il rinnovamento del gregoriano e a che
livello si colloca?
Penso che la coralità italiana si interessi generalmente poco al gregoriano. Ci sono buone iniziative,
c’è un notevole sforzo da parte di
molte organizzazioni, stanno venendo fuori dei risultati interessanti, ma siamo ancora lontani, nella
quantità, dai livelli di altre regioni
europee.
Nonostante questo, esistono esiti
qualitativi interessanti, legati,
com’è giusto che sia, alla perizia
del direttore. Ci sono alcune figure
di direttori che lavorano con competenza, educando alla semiologia i
loro cantori, e collocandosi, quanto
a qualità, a fianco di altri cori europei. Tra i non molti cori europei che
Qualcosa sì, anche se i risultati si
vedono relativamente. Certamente
siamo ancora lontani da un vero
movimento gregoriano, che significa valorizzazione in spirito moderno di questo grande repertorio.
Oggi c’è un grande equivoco. La
Chiesa e la liturgia possiedono generalmente ancor oggi un’idea antiquata del gregoriano, un’idea preconciliare, quando esso era diventato qualcosa di pesante, di inascoltabile.
Quanti negano il gregoriano, e pure
certe associazioni reazionarie che
invece lo rimpiangono, ma spesso
ne hanno una conoscenza limitata a
pochi brani e non semiologicamente consapevole, litigano su qualcosa
che non esiste più; e molti nostri
vescovi, molti nostri sacerdoti non
considerano la grande spinta liturgica di un gregoriano reinterpretato
con lo spirito dell’uomo moderno, e
quindi assolutamente cantabile anche oggi. Come avviene anche per
la letteratura antica: un grande latinista lavora sulla sua materia con lo
spirito dell’uomo d’oggi. In questo
senso il gregoriano è assolutamente
attuale.
Il gregoriano restaurato è valido per
ogni tempo. Non ho più complessi,
non ho più titubanze: fino a qualche
anno fa sentivo questa frattura fra il
gregoriano e l’uomo d’oggi. Grazie
anche all’evoluzione semiologica,
posso esprimere il gregoriano da
uomo moderno per uomini moderni, integrandolo con tutte le altre arti che sono coltivate non come cose
del passato, ma con la sensibilità
dell’uomo moderno, che ha una
storia, ma anche un’attualità.
dossier
PENSA RE IL GREGORIA NO*
di Fulvio Rampi
La lettera apostolica Novo millennio
ineunte di Giovanni Paolo II auspica, quale frutto dell’anno giubilare,
una nuova riflessione sui documenti
del Concilio Vaticano II. Chi si occupa di musica per la liturgia non
può non cogliere la puntualità di una
simile sollecitazione anche in ordine
a questo ambito della vita ecclesiale.
Non che gli anni post-conciliari abbiano registrato scarsa attenzione in
proposito: è tuttavia mancato quell’equilibrio, indispensabile in ogni
transizione, capace di orientare le
nuove istanze liturgico-musicali alla
luce di una tradizione troppo spesso
vista più come vincolo mortificante
che come fondamento ineludibile di
ogni nuova solida proposta. Frettolose e fuorvianti interpretazioni del
dettato conciliare hanno contribuito
a creare in modo dissennato una netta frattura col passato. Con tali premesse, non sorprende che una simile
sciagurata superficialità abbia di fatto generato vere e proprie mistificazioni, in taluni casi addirittura paradossali, tranquillamente accolte e
sostenute nella prassi liturgico-musicale post-conciliare.
Il prezzo più alto di un conseguente
clima di devastanti e rigide contrapposizioni è stato pagato dal canto
gregoriano, da sempre dichiarato
dalla Chiesa come canto “proprio”
della liturgia romana e come tale riconosciuto anche dall’ultimo Concilio. Fra i non molti articoli che la
Costituzione Sacrosanctum Concilium dedica alla musica liturgica, si
legge testualmente: “La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana: perciò, nelle azioni liturgiche, a parità
di condizioni, gli si riservi il posto
principale” (n.106). Ebbene, la risposta non si è fatta attendere: si è ritenuto assolutamente normale e perfettamente “conciliare” far sparire il
gregoriano dalla liturgia. Non solo:
nel sentire comune, il canto grego-
riano è associato a quanto di più anro, precisamente spiegato e non
ticonciliare si possa pensare. Lo si è
semplicemente detto, pronunciato. Il
condannato senza appello in nome di
canto gregoriano, pertanto, rimanenuna participatio actuosa tanto sbando fatto musicale, assume vero e
dierata quanto mistificata. Le nuove
proprio spessore e valore esegetico.
“esigenze liturgiche” hanno azzeraÈ l’esegesi della Chiesa, ed è questo
to, in un sol colpo, mille anni di stoil tesoro, è questa la perla preziosa,
ria. Ma mentre in ambito ecclesiale
ciò che non possiamo permetterci di
si stava consumando il sostanziale
ridurre a semplice dato squisitamenrifiuto, il mondo musicologico e mute musicale. Quella melodia, prodisicale stava facendo vivere al canto
giosamente ritrovata ma ancora ingregoriano uno straordinario mocompleta di significato, è divenuta
mento di riscoperta. La ricerca sulle
ciò che realmente è: la risposta della
antiche fonti manoscritte - ricerca
Chiesa alla Parola, dunque ciò che
iniziata già nella prima fase “solesiamo chiamati ad assumere e a sesmense” della restaurazione gregoguire, non a giudicare. Mentre gli
riana e culminata nel Motu proprio
“illuminati” interpreti del Concilio
di Pio X e nelle successive edizioni
ne decretavano la fine, il canto greliturgiche ufficiali - è proseguita in
goriano svelava, ma non a casa prodirezione diversa ed ha aperto la difpria, la sua sfavillante bellezza ritroficile strada di una comprensione più
vata.
profonda della matrice espressiva
Il fascino del gregoriano ha coinvoldel canto gregoriano. Si è trattato di
to, anche se in modo non sempre orun’autentica operazione di ablatio
dinato, il mondo accademico, cultuche, anche attraverso nuove proposte
rale, musicale, ma non i Seminari,
interpretative, ha contribuito a svelare un tesoro
inestimabile. Gli antichi
codici liturgico-musicali
del repertorio gregoriano
si sono rivelati una fonte
di inesauribile ricchezza.
Ma qual è questa ricchezza? Che cosa è ri-emerso
di così decisivo, di così
sostanziale ? La risposta
è sconfinata e semplice
insieme: quegli antichi
segni hanno ridato vita ad
una linea melodica ritrovata alcuni decenni prima. Più precisamente:
quella linea melodica è
divenuta “valore”, ossia
veicolo sonoro della proclamazione ordinata di
un testo. Ciò configura
una situazione nuova e di
importanza assoluta: il
L’ispirazione di san Gregorio: miniatura deltesto viene presentato, atla scuola di Treviri (983).
traverso un evento sono-
5
dossier
6
non la Sacra Liturgia. Dopo averne
rivendicato ufficialmente la proprietà, la Chiesa ha di fatto emarginato ciò che forse ha ritenuto troppo
ingombrante o esperienza definitivamente conclusa.
È utile tentare una riflessione, un
pensiero sul canto gregoriano, nella
speranza che la rinnovata consapevolezza dei suoi più autentici connotati espressivi contribuisca almeno a
correggere alcuni giudizi sommari
sulla sua praticabilità pastorale.
L’articolo conciliare appena ricordato invita a “riservargli il posto principale”: ebbene, è il posto che si riserva normalmente ad un ospite, certamente importante, ma per definizione non a casa sua? Lo si vuol far
sedere in prima fila, magari additandolo ad inarrivabile e al tempo stesso superato esempio di canto sacro,
o gli si vuol conferire una dignità di
diverso tipo? Come possiamo rispondere, oggi, se non ci chiediamo,
finalmente, cos’è il canto gregoriano, o, più precisamente, come è maturata la sua comprensione lungo un
secolo e mezzo di ininterrotto cammino di ricerca? Se ad un approccio
diffidente venisse sostituita una totale “immersione” in ciò che la Chiesa, profeticamente, riconosce essere
privilegiato testimone della sua fede,
non rimarremmo delusi. Gli antichi
codici notati, immagine del “Grande
Codice” della Parola, sono esigenti e
di velata ma sconfinata bellezza: essi ci invitano a “pensare” il gregoriano, ossia richiamarlo alla memoria
per coglierne i rimandi, i riflessi, le
allusioni. Parlare oggi di canto gregoriano in ambito ecclesiale e non
solo in qualche corso per specialisti,
è segno da cogliere e speranza da
nutrire. Non va dispersa anche solo
la semplice curiosità, seppure spesso
venata di diffidenza e colma di preconcetti. La storia della prodigiosa
riscoperta di questo patrimonio, dai
primi passi dei monaci di Solesmes
ai giorni nostri, è segnata da sentimenti forti, da dispute accese, da vere e proprie liti che, se da un lato manifestano il limite e la contraddizione umana, d’altro lato evidenziano
un fatto fondamentale: davanti al
gregoriano non è ammessa l’indifferenza.
Il canto gregoriano è innanzitutto vicinanza alla Parola, una vicinanza
“eccessiva”: tutto è reso semplice
perché essenziale e tutto è sovrabbondante perché di una ricchezza
senza fine. La Parola è portata, attraverso artifici espressivi che attingono a piene mani all’arte retorica, ad
una altissima “temperatura” ed è essa stessa la misura del tempo, nel
senso di ritmo ordinato. La pronuncia del testo è la vera misura del
tempo: è il cosiddetto valore sillabico, sul quale si fonda tout court il ritmo gregoriano. La sillaba, cellula
del testo, è cellula del ritmo: il suo
valore, tuttavia, non è predeterminato da una semplice e pur assolutamente pregiudiziale corretta pronuncia, ma gli viene conferito dall’operazione retorica che viene condotta
su di essa. Il canto gregoriano non
agisce “dal di fuori” semplicemente
musicando un testo, ma realizza la
sublime operazione “dal di dentro”.
La Parola, qui, è presupposto e fine:
presupposto nel senso di lectio, ossia
di materialità fonetica, di valore sillabico connesso ad una normale e
corretta pronuncia lontana da ogni
isocronismo; fine nel senso di contemplatio, che attraverso una ruminatio ed una oratio giunge finalmente a spiegare quel testo secondo un
significato che, pur partendo da una
materialità, la trascende e la trasfigura ad evento sonoro in ordine alla
sua funzione liturgica.
Pensare il gregoriano è abituarsi a
pensare come e con la Chiesa nel
solco della sua tradizione. Esso ci
insegna cosa dire nella Liturgia e,
soprattutto, come dirlo: è risposta intonata, elevata, meditata della Parola. È l’esatto contrario dell’improvvisazione. È auspicabile che il ritorno allo studio dei documenti conciliari riesca a mutare una esiziale frenesia di modernità in una rinnovata e
da più parti invocata urgenza di radicalità. Al di là di ogni preconcetto, il
canto gregoriano potrà tornare ad essere espressione viva della Chiesa
solo quando, ad ogni livello, ci si accorgerà del cammino percorso e ci si
renderà conto di ciò che è stato ritrovato nella seconda fase della restaurazione gregoriana condotta segnatamente nei decenni post-conciliari.
[y\
Per meglio comprendere la situazione attuale è forse utile fermare ulteriormente la nostra attenzione sul
decisivo frangente storico che ha visto compiersi un’impresa gigantesca
che, come detto, va sotto il nome di
“Restaurazione gregoriana”. La letteratura, su questo tema, è vasta e
non è ora il caso di ripercorrere in
modo analitico le pur interessanti fasi e vicende di quel periodo. Resta
comunque una grande domanda alla
quale, oggi più che mai, non possiamo sottrarci: che senso ha avuto, in
ambito ecclesiale, l’enorme lavoro
dei benedettini solesmensi nel XIX
secolo? La domanda, si badi, non è
tanto sull’esito, quantomai evidente,
ma appunto sul senso, sul significato. Senso del quale, ma questo poco
importa, sfuggiva probabilmente
l’intera portata persino ai protagonisti di tale avventura. La restaurazione gregoriana, ed iniziamo così a rispondere ad un quesito tanto grande,
ha tolto il canto gregoriano da una
situazione inaccettabile, da uno stato
di degrado talmente profondo da
pregiudicarne pesantemente il messaggio. Ma cosa hanno fatto, concretamente, i benedettini solesmensi in
quegli anni? Il grande dom Gueranger, primo abate di Solesmes,
rifondò l’abbazia francese con l’intento di “cercare dovunque ciò che si
pensava, ciò che si faceva, ciò che si
amava nella Chiesa nelle età della
fede”. La volontà di recuperare in radice ciò che si era perduto coinvolse
la liturgia, centro della vita monastica, e si concretizzò sul canto gregoriano, da sempre simbolo di un’unità
liturgica a quel tempo compromessa.
I nomi da ricordare sarebbero molti:
valgano per tutti le due enormi figure di dom Pothier e di dom Mocquereau. Essi hanno compiuto, in alcuni
decenni, i primi fondamentali passi
per ridare credibilità al gregoriano:
esso ha potuto tornare a “parlare”
perché gli è stata innanzitutto restituita una veste melodica originale,
sfigurata nel corso dei secoli come
testimonia la celebre Editio Medicea
(1610), prototipo delle edizioni ufficiali di canto gregoriano fino all’inizio del XX secolo. Ciò si è reso pos-
dossier
sibile attraverso un colossale lavoro
di reperimento, di studio, di trascrizione, di comparazione di innumerevoli fonti manoscritte sparse in tutta
Europa. La rinascita del canto gregoriano non poteva che iniziare dalle fonti, da quei codici che, a partire
dal X secolo danno testimonianza,
pur nelle diverse aree geografiche e
con diverse scuole di notazione, di
un repertorio comune e consolidato.
Nel 1883 Pothier pubblica un nuovo
Graduale (i canti della Messa), vera
pietra miliare della ricostruzione
delle originali melodie gregoriane,
mentre Mocquereau, nel 1889, inaugura la monumentale pubblicazione
della Paléographie Musicale, un’opera tuttora in corso che conta 22
volumi e che unisce allo studio musicologico delle antiche notazioni e
dei fondamenti della composizione
gregoriana, la riproduzione fotografica di alcune fra le fonti manoscritte più significative. Pio X, nel suo
Motu proprio del 1903 ha sì riaffermato la priorità assoluta del canto
gregoriano nella liturgia romana, ma
va detto che gli stessi pronunciamenti hanno avuto efficacia grazie al
gigantesco lavoro di oltre mezzo secolo. Così infatti recita il Motu proprio al punto 3: “Queste qualità (musica come arte vera, santa, universale) si riscontrano in grado sommo
nel canto gregoriano, che è per conseguenza il canto proprio della Chiesa Romana, il solo canto che essa ha
ereditato dagli antichi padri, che ha
custodito gelosamente durante i secoli ne’ suoi codici liturgici, che come suo direttamente propone ai fedeli, che in alcune parti della liturgia
esclusivamente prescrive e che gli
studi più recenti hanno sì felicemente restituito alla sua integrità e purezza”.
La Chiesa, con questo documento, si
può dire abbia ufficializzato lo sforzo solesmense, senza il quale le medesime affermazioni non avrebbero
avuto la stessa forza. L’immagine
annerita di edizioni che, come detto,
ripresentavano in buona sostanza
l’estrema decadenza dell’ Editio Medicea, non avrebbero mai potuto costituire un solido punto di partenza
per una riqualificazione del canto
gregoriano in ambito liturgico.
Il Motu proprio fu la conclusione di
un primo percorso di restaurazione, ma fu soprattutto l’inizio di una nuova
primavera gregoriana. Anche qui la letteratura è assai
vasta perché, com’è noto, la
spinta del documento papale alla realizzazione di nuove edizioni ufficiali di canto
gregoriano generò una sorta
di frenesia negli ambienti
liturgico-musicali. Fu ufficialmente nominata un’apposita Commissione Pontificia con a capo dom
Pothier: gli aneddoti in proposito si sprecano, le contrapposizioni interne ed
esterne alla commissione finirono per compromettere
la presenza e il contributo
di dom Mocquereau. Prevalse la linea imposta da
Pothier e Mocquereau si dimise in segno di protesta.
Arpa, viella e “Glockenspiel”: miniatura
Gli studi, oggi lo possiamo
dal Commentaire de Saint Augustin sur
dire, hanno dato ragione a
les Psaumes (scuola francese del XII sec.).
Mocquereau, ma comunque
Douai, Bibliothèque.
si arrivò, in pochi anni, alla
pubblicazione del nuovo Graduale
Romanum (1908) per il repertorio
della Messa e al nuovo Antiphonale
Romanum (1912) per il repertorio
dell’Ufficio Divino.
La risposta era stata data: la Chiesa
aveva posto nuovamente il suo canto
gregoriano al centro della sua liturgia. Ciò che conta sottolineare è
però il fatto che questo centro vitale
è divenuto tale in virtù e sulla spinta
di un’opera di restaurazione radicale
accolta e ben compresa dalla Chiesa
stessa. La comparazione di centinaia
di manoscritti sparsi in tutta l’Europa cristiana, aveva riconsegnato alla
Chiesa un patrimonio “leggibile”,
nella fattispecie una versione melodica “tendente all’originale”: ciò si è
rivelato ampiamente sufficiente a rimotivare la centralità del canto gregoriano.
Ma l’opera di restaurazione, a questo punto, non poteva certamente
dirsi conclusa. Dopo il problema,
per la maggior parte risolto, della linea melodica, emergeva in tutta la
sua urgenza il problema del ritmo,
del valore delle note, dunque del valore del testo.
La vera questione centrale di tutto il
XX secolo è riassumibile nel ritmo
gregoriano. Ritmo nell’accezione
globale di ordo motus, ossia di ordine del movimento del testo, del suo
modo di comunicarsi secondo un
preciso significato. Le edizioni di
inizio secolo, risolvendo sostanzialmente ed in modo brillante il problema melodico, avevano, per così dire,
automaticamente messo il dito nella
piaga, evidenziando l’enorme lacuna
sul versante ritmico. È il problema
che si pone ancora oggi a chiunque
voglia cantare un brano gregoriano
appartenente al fondo autentico, primitivo: quale valore assegnare alla
notazione quadrata? Quale il sistema
ritmico di riferimento? Il valore sillabico, a queste condizioni, anche se
correttamente applicato in ordine alla pronuncia di un testo, soddisfa un
presupposto ritmico senza raggiungere il suo fine. Le domande, non è
il caso di insistere, si affollano perché, in effetti, la notazione vaticana
è una bella melodia senza ritmo,
dunque, per dirla in modo chiaro, un
“canto gregoriano senza senso”.
7
dossier
8
Le teorie ritmiche, e anche qui non
occorre scendere nel dettaglio, si sono moltiplicate lungo tutto il corso
del XX secolo con risultati, francamente, il più delle volte persino
fuorvianti. Ne è triste esempio il cosiddetto “metodo solesmense” (per
la verità mai applicato dagli stessi
monaci di Solesmes nelle loro celebri interpretazioni) che ingabbiava
letteralmente la melodia gregoriana
in improbabili successioni ritmiche
binarie e ternarie. Per gran parte del
secolo, gli unici (e, ahimé, sciagurati) riferimenti ritmici delle melodie
gregoriane sono stati proprio i segni
solesmensi aggiunti alla notazione
vaticana: puntini (mora vocis), trattini orizzontali (episemi) e verticali
(ictus), legature e quant’altro hanno
tentato invano di far parlare una notazione nata per non dir altro se non
la melodia.
Ecco, se il cammino della restaurazione gregoriana si fosse arrestato a
questo punto, vi sarebbero stati motivi sufficienti per ritenere questo repertorio ormai inadeguato ad occupare un posto centrale nella liturgia
della Chiesa. Non sembri ora eccessiva una simile affermazione; in
realtà, ciò che bastava a conferire
non solo dignità, ma centralità al
gregoriano all’inizio del XX secolo,
non può essere ritenuto oggi sufficiente a rimotivarne la stessa autorità. Questo perché la natura del canto liturgico, esso stesso “atto” di culto, non è riducibile ad una melodia,
anche se ricostruita in versione vicina all’originale. Una melodia, anche
se venerabile, non esprime a sufficienza anche un significato: il senso
di quelle movenze melodiche emerge in modo compiuto solo quando ne
viene chiarito il ritmo. Le fragili teorie ritmiche alle quali si è fatto riferimento hanno rivelato chiaramente
che si stava percorrendo una strada
chiusa. Il canto gregoriano valutato
secondo il suo pur straordinario apparato melodico e musicale in senso
lato, potrebbe al massimo costituire
un enorme “serbatoio” di multiforme materiale musicale, un po’ come
è successo, mutatis mutandis, al passaggio dalla monodia alle prime forme polifoniche in epoca tardo-medievale. La sensazione è che in ambito ecclesiale, anche fra gli addetti
ai lavori, questa sia precisamente la
convinzione dominante. Anche la
“difesa”, oggi, del gregoriano come
canto per la liturgia, è debole e poco
credibile, per non dire superata, perché poggia troppo spesso su argomentazioni quasi esclusivamente
musicali. Non ci si è accorti che, invece, la restaurazione è proseguita a
passi giganteschi in altra direzione e
che una vera rivoluzione si stava
compiendo in merito alla comprensione del canto gregoriano. Lo studio delle antiche scritture neumatiche ha colto con sempre più matura
consapevolezza il senso di quei primi segni (neumi) tracciati da amanuensi preoccupati di trasferire sulla
pergamena non tanto un dato musicale quanto piuttosto il “modo sonoro” di proclamare quel preciso testo
con quel preciso significato in quel
preciso contesto liturgico.
Oggi, la motivazione della ritrovata
centralità del gregoriano nella liturgia sta proprio in questo spostamento
di prospettiva, esattamente nella sua
mutata comprensione da fenomeno
musicale a fenomeno esegetico. Allora possiamo ben dire, tentando di
completare la risposta al difficile
quesito iniziale, che il progressivo
cammino di restaurazione gregoriana
ha finalmente trovato il suo “senso”:
ristabilire il rapporto intimo e vitale
fra il testo ed il suo significato comunicato in forma sonora.
Ma questa cos’è se non la primaria
esigenza a cui deve rispondere il
canto liturgico? Ecco, nel canto gregoriano si è prodigiosamente ritrovato proprio questo. E ritrovato, possiamo dire, alla massima potenza,
perché il significato comunicato dal
testo è quello che la Chiesa ha fatto
“proprio” da secoli. Esattamente di
questo non ci si è accorti. Ed è esattamente questo che oggi la Chiesa
sta rifiutando nella prassi liturgica.
Curioso destino, quello del canto
gregoriano. Se, per un attimo, tentiamo uno sguardo dall’alto per guardare alla storia, ci si presenta un repertorio (chiamiamolo così) che rinasce proprio nei momenti di maggiore debolezza. La storia della sua
restaurazione ad opera dei monaci
solesmensi fino alle edizioni ufficiali della Vaticana di inizio ‘900 è monito per l’oggi: è urgente che la
Chiesa, ad ogni livello, sappia con
certezza che nulla è più come mezzo secolo fa, che la seconda e decisiva fase della restaurazione può dirsi, se non certamente compiuta, almeno iniziata in una prospettiva che
guarda all’essenza di un fenomeno
espressivo. Questo nella Chiesa non
si sa, perché se si sapesse come
stanno realmente le cose, il canto
gregoriano non potrebbe mai e poi
mai essere emarginato nella prassi
liturgica.
Nulla più del canto gregoriano promuove un’autentica “partecipazione
attiva” al culto divino. Certo, una
partecipazione non banalizzata e ridotta alla caricatura di un attivismo
liturgico, ma segno di un radicale
“essere in sintonia”.
Mi pare di poter dire che, vista la sua
storia, il canto gregoriano soffre ma
non teme le nostre inadeguatezze e
attende con pazienza un gesto di
amore dagli attuali figli di una Chiesa che l’ha pensato da sempre come
testimone ottimale della sua fede.
* L’articolo è già stato pubblicato nel sito www.cantorigregoriani.com. Si ringrazia per la concessione.
dossier
L’A NTIFONA RIO DI HA RTKER
LA
RETORICA
A L SERVIZIO DELL’ESEGESI*
di Angelo Corno
1. HARTKER, IL COPISTA
E IL SUO ANTIFONARIO
N
ella prima miniatura del suo
manoscritto alla pagina 11,
Hartker si rappresenta offrendo il suo libro a S. Gallo; la scritta S. Gallus è aggiunta successivamente da una mano che risale
probabilmente al XIII secolo, ma
Hartkerus reclusus è della stessa mano di Hartker.
Quattro versi sono scritti nella cornice della miniatura:
Auferat hunc librum nullus hinc omne
per evum
Cum Gallo partem quisquis habere
velit.
Istic perdurans liber hic consistat in
evum.
Praemia patranti sint ut arce poli.
Essi formulano una maledizione nei
confronti di chi sottrarrà il libro e una
preghiera di ricompensa celeste per lo
scriba. I primi tre versi, con la menzione di S. Gallo e istic perdurans costituiscono un “ex libris” del monastero di San Gallo. L’ultimo allude alla mano divina che, nella miniatura,
Hartker dona l’antifonario a San
Gallo. Miniatura tratta dal Codice
di Hartker.
benedice Hartkerus reclusus: ciò
equivale ad una firma.
Le fonti sangallesi antiche (gli Annali del monastero di S. Gallo) danno
alcuni ragguagli sulla persona di
Hartker. Vi si apprende che Hartker,
monaco e sacerdote, si condannò volontariamente alla reclusione in una
cella piccola e bassa occupata precedentemente dalla monaca PEHRTORADE, imponendo a se stesso, data la sua
alta statura, di non potersi tenere ritto
in piedi.
Circa il periodo in cui visse il nostro
copista, il manoscritto 915, alla pag.
217, dove si narrano gli avvenimenti
dell’anno 980, riporta due esametri;
Perhterat in claustro defuncta petit
loca caelo.
Hartker mox antrum postquam se
damnat in ipsum.
Nello stesso manoscritto, a pag. 223,
per l’anno 1011, un distico ricorda la
morte di Hartker:
Hartker in melius mutatur, ut opto,
reclusus.
Dexter in octaba sit bone Xpe tua.
Si apprende inoltre che la cella occupata da Perhterat dal 959 al 980 fu in
precedenza la cella di San Giorgio.
Siccome Hartker succede a Perhterat
l’anno stesso della sua morte (980),
conosciamo il luogo della sua reclusione: la cella di San Giorgio, non
lontano dall’abbazia, oggi Sankt
Georgen, ancora nella cinta della
città di San Gallo.
Le fonti sangallesi (il Necrologio del
ms. 915) ci informano anche del
giorno della sua morte: 21 dicembre
del 1011.
L’Antifonale che Hartker trascrisse
nella sua cella di recluso è attualmente conservato nella Stifts-Bibliothek
di S. Gallo nei due ms. 390 e 391. Esso era formato all’origine da un solo
volume, così come è rappresentato
nella miniatura dedicatoria di pag. 11
del codice.
Nel XIII secolo fu diviso in due tomi
per distinguere una pars hiemalis e
una pars aestiva con lo scopo di renderlo più maneggevole. La separazione non era prevista e fu effettuata in
modo approssimativo: il confine tra
“inverno” ed “estate” è stato posto il
più vicino possibile a Pasqua e cade
tra il Giovedì e il Venerdì Santo per la
sola ragione che questo punto coincide con il passaggio da un quaderno
all’altro. I due tomi sono stati catalogati con la segnatura che conosciamo: 390 e 391. Come protezione, all’inizio e alla fine dei due volumi, furono impiegati i fogli di un Tonario,
forse già mutilato e in ogni caso considerato allora inutilizzabile.
I due codici hanno una altezza di 22,2
cm e una larghezza di 16,7 cm, quindi un formato di piccole dimensioni,
quasi certamente ad uso del primicerius per la consultazione.
Le rigature per le 17 linee contenute
in ciascuna delle pagine dell’Antifonale con lo scopo di allineare il testo
sono tracciate con una punta a secco
e delimitate dalla parte del dorso e
dalla parte del bordo esterno da tre rigature verticali tracciate allo stesso
modo: queste ultime servivano per
delimitare i confini del testo scritto.
L’inchiostro usato da Hartker per la
scrittura del testo è di un colore bruno scuro; in alcuni punti esso colava
così parsimoniosamente dalla penna
che le lettere sono assai sbiadite.
Quanto ai neumi, essi sono tracciati
notevolmente più chiari del testo e
con tratti fini e delicati; ma non c’è
alcuna ragione di ritenere che il testo
e la notazione siano dovuti a due diversi scrivani.
A parte le aggiunte del XIII secolo e
inserzioni che datano tra l’inizio dell’XI secolo e il XIII secolo da altre
mani o mani tardive, nel suo insieme
l’Antifonario presenta da un capo al-
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dossier
l’altro una scrittura omogenea. Sembra, per la verità, che ci
sia una differenza tra l’inizio del manoscritto e la sua fine.
Lo scriba all’inizio traccia le lettere con mano spigliata e regolare. Più procede nel suo lavoro, più la scrittura sembra
indecisa, con un modulo un po’ più piccolo e meno regolare: Hartker invecchia e la sua mano perde in sicurezza e, soprattutto, si serve probabilmente di inchiostri differenti, con
fluidità diverse, e di differenti penne che non hanno tutte la
stessa morbidezza.
Insomma non c’è alcuna ragione per non riconoscere ad
Hartker la paternità dell’Antifonario nella sua interezza.
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I neumi sono posti sopra il testo letterario dopo che questo
è stato copiato. Le due parti di questo doppio testo, letterario e musicale, corrispondono a due fasi successive del lavoro: sui fogli di pergamena già preparati, rigati e disposti
in quaderni, lo scriba ha anzitutto trascritto il testo letterario riservando, come al solito, gli spazi dove più tardi sarebbero stati tracciati con l’inchiostro rosso i titoli e le rubriche. Successivamente il notatore ha aggiunto i neumi servendosi di una penna molto fine con il becco tagliato.
Un indizio evidente permette di affermare che la trascrizione del testo e la notazione neumatica sono state effettuate in
momenti successivi e non simultaneamente: nei brani dove
la melodia è molto ornata, in particolare nei Responsori
prolissi, non c’è generalmente alcun rapporto tra gli spazi
riservati nel testo e gli spazi che viceversa esigerebbero i
melismi. Lo scriba sapeva che il suo testo avrebbe ricevuto
una notazione, ma si preoccupava raramente di lasciare uno
spazio adeguato (1).
2. I CANTI DELL’UFFICIO
L’Antifonario contiene tutti i canti dell’Ufficio Divino, cioè
antifone, responsori, versus, invitatori secondo l’ordine del
loro impiego liturgico. Questo contributo tratterà in modo
particolare il primo gruppo di questi canti: le antifone, che
accompagnano il canto dei salmi, i quali rimangono da sempre la parte preponderante dell’Ufficio.
sempre dallo stesso salmo; è a questo ritornello che verrà
dato in seguito il nome di “antifona”: era l’esecuzione più
elaborata e solenne e che Benedetto definiva “cum antiphonis”. In taluni casi, a motivo del numero ridotto dei
monaci che si trovavano in coro, si adottava un metodo più
semplice, il modo in directum, cioè l’esecuzione del salmo
da parte di tutti i monaci senza alternanza di cori, oppure
con alternanza, ma senza ritornello (sine antiphona in directum). Il metodo sicuramente non in uso a quell’epoca era
quello che prevalse nel tardo Medioevo: esecuzione alternata del salmo a due cori, preceduto e concluso dal canto dell’antifona.
Benedetto introdusse alcune novità rispetto all’epoca precedente: distribuì il Salterio, ossia i 150 salmi, lungo l’arco di
una settimana e insistette perché questa misura non venisse
mai ridotta. Mantenne il numero sacro di dodici salmi per la
vigilia; volendo dare maggiore risalto alla vigilia domenicale, vi aggiunse tre cantici profetici. Scelse il salmo 94, come salmo invitatorio delle Vigilie.
Fece un uso molto razionale dell’“alleluia”. Rifacendosi alla tradizione monastica antica, vide nell’alleluia il segno
della prossimità imminente dell’ora “resurrezionale”: l’ultimo notturno che prelude all’ora mattutina (che prenderà il
nome di Laudes dai salmi “Laudate” 148, 149, 150: è infatti antifonato con l’alleluia durante tutto l’anno). Infine, frutto della sua personale creatività, fu l’uso del versus, una
giaculatoria ripetuta insistentemente alla conclusione di tutte le ore dell’ufficio dei periodi più importanti dell’anno liturgico. Erano le frasi più significative delle antifone salmiche, risuonate nei giorni precedenti, poi riprese e custodite
dai monaci come prezioso vademecum del periodo liturgico
appena trascorso. Il grande santo aveva percepito l’efficacia
spirituale della ruminatio di questi versus i quali, rappresentando la sintesi dei misteri della salvezza che la Liturgia
proponeva durante l’anno liturgico, ravvivavano al massimo
grado la capacità di contemplazione del senso della festa e
ne facilitavano l’assimilazione (H 19).
San Benedetto (ca. 480-547) ebbe cura di distribuire in modo equilibrato l’orario dei monaci in lavoro, lectio divina e
ufficio corale, attribuendo tuttavia a quest’ultimo, cioè all’opus Dei, la massima importanza. Questo servizio della
“gloria” di Dio, che doveva essere eseguito con la dovuta
cura e devozione, occupava nella sua Regola un posto di rilievo: ben dieci dei settantatre capitoli sono dedicati all’Ufficio. Esso doveva riempire una parte considerevole della
vita del monaco, disporre l’animo alla preghiera comunitaria ed infine arricchire la propria conoscenza, affinché l’ascolto della Scrittura diventasse più proficuo favorendo la
preghiera personale.
All’epoca di San Benedetto erano previste due modalità di
cantare i salmi: la forma “antifonata” e la forma “responsoriale”. La prima indicava una declamazione alternata fra
due cori, paradossalmente senza l’elemento che poi sarà
chiamato “antifona”. La forma responsoriale invece presupponeva l’alternanza tra un solista, che cantava il salmo diviso in versetti, e il coro che ripeteva il “ritornello”, preso
Le antifone salmiche
È dapprima nell’ambito ecclesiastico, e successivamente
monastico, che si lavorò alla composizione delle antifone,
che diventeranno il più naturale complemento del Salterio
come libro di preghiera liturgica. A distanza di secoli, tra i
dossier
vari sforzi per adattare i salmi all’uso della preghiera corale
cristiana, possiamo considerare la salmodia responsoriale,
la cui paternità è riconosciuta al grande vescovo milanese
Ambrogio, come la scoperta più geniale in questo senso.
Dall’analisi del repertorio più antico delle antifone-ritornello risulta evidente che i compilatori posero una grande cura
perché il canto dei salmi producesse effetti immediati e
profondi nell’animo dei fedeli che partecipavano alla preghiera liturgica.
Perciò le antifone salmiche assumono questa loro veste formale di estrema semplicità e concisione, proprio perché dovevano penetrare agevolmente nel cuore dei fedeli per poi
riaffiorare spontaneamente alla memoria. Se ne trovano un
buon numero alle pagine 90-101 del manoscritto: su una sola riga ne sono scritte addirittura due (H 97).
Si tratta di antifone semplici sia dal punto di vista letterario
che musicale.
Clamavi, et exaudivit me (Ps 119) : il salmo è inteso come
preghiera personale.
Adiutor in tribulationibus (Ps 142)
Auxilium meum a Domino (Ps 120) : Dio è presente quando lo invochiamo.
Benedictus Dominus Deus noster (Ps 143)
Laudate Dominum de coelis (Ps 148)
Magnus dominus et laudabilis nimis (Ps 47)
Per singulos dies benedicam te Domine (Ps 144):
il salmo è supplica ma anche confessione di lode.
Miserere mei Deus (Ps 50)
Cor mundum crea in me Deus (Ps 50)
De profundis clamavi ad te domine (Ps 129):
riconoscimento del proprio peccato.
Nonne Deo subiecta erit anima mea (Ps 61):
sottomissione fiduciosa all’azione di Dio.
Come si vede, alcune di queste antifone sono vere e proprie
acclamazioni. Occorre immaginare la celebrazione di lode
come un canto vivace nel quale la partecipazione del popolo, o grande coro, è continua. Solo così si possono spiegare
certe antifone che, dal punto di vista letterario, sarebbero incomplete. Iniziano addirittura con una congiunzione o con
una particella causale o finale, che presuppongono la frase
precedente:
Et invocabimus nomen tuum domine (Ps 74)
Quoniam in aeternum misericordia eius (Ps 135)
Quia mirabilia fecit Dominus.(Ps 97)
Queste brevi frasi, staccate dal contesto, ripetute insistentemente, davano al salmo un volto nuovo. Il suo canto diventava un’esperienza concreta di preghiera, dalla quale si ricavava un’idea dominante. In questo modo ogni salmo conteneva una miniera di piccole gemme, di piccole frasi di lode
o di invocazione che, un giorno l’una e un giorno l’altra, arricchivano il tesoro intimo della preghiera personale dei monaci (2). Sappiamo che la salmodia era per lo più eseguita da
un piccolo gruppo di cantori specializzati, mentre la maggioranza dei monaci non faceva che ripetere alternativamente antifone e responsori (brevi risposte del salmo), che imprimevano nel loro animo il senso generale del testo cantato. Per questo le antifone salmiche, analogamente a quello
che succedeva per i versus, assunsero una veste formale
semplice e incisiva: dovevano essere agevolmente assimilate e quindi ruminate continuamente durante le ore della
giornata.
Il primato indiscusso della salmodia liturgica non ostacolava anzi favoriva l’esercizio della preghiera privata e alimentava la pietà individuale.
Come si può ben vedere, il serbatoio a cui attingere queste
preghiere era, almeno alle origini, esclusivamente il libro dei
Salmi. Il Salterio era considerato la sintesi lirica di tutta la
rivelazione dell’Antico Testamento. In esso, più che in ogni
altro libro sacro, si sperimentava la rivelazione, il discorso di
Dio all’uomo che si arricchisce progressivamente fino a manifestare un disegno, una salvezza, una presenza, una persona. Era la contemplazione di questo disegno, di questa persona, di questo volto che permetteva l’intelligenza più vera
e profonda della Sacra Scrittura.
Tutti i temi della rivelazione contenuti nei Salmi, la creazione e l’intervento nella storia d’Israele, la giustizia e la misericordia divine, la paternità di Dio, la religione del cuore, la
sofferenza redentrice del Giusto, la sete di purezza e di
espiazione, l’attesa messianica e l’universalità della salvezza, confluiscono nel Vangelo e si concentrano nella figura di
Cristo. È proprio il Salterio che prepara in modo particolare alla comprensione del Cristo, che ne esprime il desiderio e ne contiene la lode. Ecco perché, nella tradizione
cultuale cristiana e successivamente monastica, il canto dei
Salmi è sempre stato considerato come l’elemento primario
e insostituibile della preghiera liturgica e privata.
L’utilizzo così intenso dei salmi come nutrimento dello spirito si fondava sul metodo della lectio divina, che rendeva
efficace per il monaco la grazia contenuta in ogni parola di
Dio, ne svelava i sensi e lo faceva penetrare nel disegno di
salvezza che Dio gli aveva preparato.
Lectio, meditatio, oratio, contemplatio: i termini variano,
ma la realtà indicata è fondamentalmente la stessa; è uno
sguardo fisso in Dio, nel quale si raccoglie tutta l’anima e in
cui si esaurisce tutta un’esistenza.
Questo piccolo sondaggio sui contenuti del repertorio delle
piccole antifone salmiche ci porta ad una conclusione: innanzitutto sono le più antiche, inoltre sono state concepite
per dare al salmo cantato una maggiore vivacità e popolarità,
per accentuarne il potenziale pedagogico, in vista di una mi-
11
dossier
gliore capacità di preghiera dei fedeli. Purtroppo le antiche
antifone salmiche, originariamente distribuite lungo tutto
l’arco dell’anno liturgico, vennero poi “accantonate” nel
salterio “per annum” dove, anziché ritornelli di una forma
responsoriale, divennero formule da recitare solo all’inizio
e alla fine del salmo, perdendo così gran parte della loro efficacia.
Hoc est praeceptum meum, ut diligatis invicem sicut dilexi
vos (Io 15,12).
In patientia vestra possidebitis animas vestras (Lc 21,19).
Qui mihi ministrat, me sequatur ; et ubi ego sum, illic sit et
minister meus (Io 12,26).
Serve bone et fidelis, intra in gaudium Domini tui (Mt
25,23).
Evoluzione dell’antifona
A queste si aggiungeranno in seguito le antifone descrittive
del tipo:
Et ecce terremotus factus est magnus; Angelus enim Domini descendit de coelo, alleluia (Mt 28,2).
Abbiamo visto che le antifone erano composte a servizio
esclusivo del salmo: la frase del salmo, resa più espressiva
dalla melodia che ne accentuava il senso, era destinata a
suggerire una interpretazione globale del salmo stesso. In
seguito si avvertì la necessità di adattare la preghiera del
salmo a una determinata festa, pur rispettando in modo assoluto il testo del salmo. Si trattava di ricavare dai salmi
scelti per l’ufficio vigilare festivo alcune frasi particolarmente significative e trasformarle in antifone. L’antifona assumeva una nuova funzione, quella di ambientare la celebrazione di lode con la tematica della festa e del tempo liturgico.
La tradizione ci ha tramandato bellissime antifone, tratte dai
salmi, composte per le feste di Natale ed Epifania, e anche
per gli uffici arcaici di S. Stefano e degli Apostoli Pietro e
Paolo.
12
Tamquam sponsus Dominus procedens de thalamo suo
(Ps 18).
Reges Tharsis et insulae munera offerent Regi Domino
(Ps 71).
Domine libera animam meam a labiis iniquis et a lingua
dolosa (Ps 119).
Constitues eos principes super omnem terram; memores
erunt nominis tui Domine (Ps 44).
Particolare attenzione viene posta nella composizione di antifone che descrivono la passione del Signore, nell’ufficio
del Venerdì Santo:
Astiterunt reges terrae et principes convenerunt in unum
adversus Dominum et adversus Christum
eius (Ps 2).
Non solo: le parole di alcune antifone, una volta estratte dal
salmo, diventano parole di Cristo.
Diviserunt sibi vestimenta mea, et super vestem meam miserunt sortem (Ps 21).
Caro mea requiescet in spe (Ps 15).
Questo metodo rende esplicita una verità che i Padri della
Chiesa avevano proclamato con insistenza: Cristo, mediatore prescelto tra Dio e gli uomini, è il vero protagonista
del Salterio; per questo, quando la Chiesa esprime la sua
preghiera servendosi dei salmi, Cristo prega con la Chiesa e
nella Chiesa. Non è casuale che, tra i testi biblici che hanno
sostituito le antifone del periodo arcaico, ci siano in primo
luogo i Vangeli, e che dai Vangeli siano state scelte precisamente frasi o sentenze pronunciate dal Signore:
In tal modo l’antifona si allontana dal testo e dal senso del
salmo, diventando un prodotto artistico in sé ma svuotato
della sua primitiva funzione liturgica. Non ha più senso accompagnare un salmo con testi come:
Puellae saltanti imperavit mater: Nihil aliud petas, nisi caput Iohannis.
Per fortuna, accanto a queste “stonature”, vi è tutta una produzione di antifone, per esempio le antifone minori del tempo di Avvento, che costituiscono un vero tesoro di frasi bibliche ottimamente scelte e perfettamente adatte alla loro
funzione:
Ecce veniet Dominus et omnes sancti eius cum eo; et erit in
die illa lux magna, alleluia (Zach 14).
Se passiamo poi dalle antifone “minori”, quelle per accompagnare i salmi, alle antifone “maggiori”, destinate ad accompagnare il Benedictus e il Magnificat, la qualità del testo cresce notevolmente, contribuendo in modo decisivo a
migliorare il carattere teologico dell’anno liturgico. Per gli
ultimi giorni di Avvento si crea un complesso particolare di
antifone del Magnificat, le cosiddette antifone “O”, le quali, secondo l’abate Guéranger, “contenevano il midollo della liturgia dell’Avvento”:
O sapientia, quae ex ore Altissimi prodisti, attingens a fine
usque ad finem, fortiter suaviter
disponensque omnia: veni ad docendum nos viam prudentiae (AM 208).
L’analisi morfologica di queste antifone, benché costruite
su un modulo formulare, mette in evidenza lo stretto legame del testo con la melodia. Basti pensare alla formula neumatica più ampia e complessa che tocca anche il vertice melodico: essa è utilizzata per sottolineare le parole più significative del brano: fortiter, apparuisti, sol iustitiae, lapis
angularis, exspectatio gentium…
Il richiamo all’attesa e al godimento spirituale del “giorno”
della festa in quanto tale pervade sia le antifone che i responsori di Natale per influsso di uno dei sermoni più noti
di San Leone Magno:
Hodie Christus natus est; hodie salvator apparuit, hodie in
terra canunt angeli, laetantur arcangeli, hodie exsultant iusti dicentes: Gloria in excelsis Deo, alleluia.
Hodie natus est nobis rex regum dominus ; hodie venit nobis salus mundi, redemptio nostra, alleluia.
1° Resp. Matutino di Natale: Hodie nobis coelorum rex
de virgine nasci dignatus est.
dossier
2° Resp. Matutino di Natale: Hodie nobis de coelo pax vera descendit ; hodie per totum mundum melliflui facti sunt
caeli. Hodie illuxit nobis dies redemptionis novae, reparationis antiquae, felicitatis aeternae.
Con il richiamo insistente all’ “hodie” e l’inclusione di frasi tratte letteralmente dai sermoni di San Leone, gli stessi
responsori insegnano che, grazie alla sacramentalità della
celebrazione, l’evento salvifico si rende presente alla Chiesa “oggi”. Per la festa dell’Epifania, al desiderio dell’ “hodie”, si aggiunge uno sforzo di sintesi per contemplare le tre
scene evangeliche in una sola e presente “manifestazione
del Signore”:
Hodie celesti sponso iuncta est Ecclesia, quondam in Iordane lavit Christus eius crimina; currunt cum muneribus
Magi ad regales nuptias, et ex aqua facto vino laetantur
convivae, alleluia.
Per i vespri del sabato del tempo per annum, furono composte delle antifone maggiori su testo biblico che si legge
durante le vigilie della settimana. Tra queste antifone ci sono dei veri gioielli:
Pater fidei nostrae Abraham summus obtulit holocaustum
super altare pro filio.
Omnis sapientia a Domino Deo est, et cum illo fuit semper,
et est ante aevum.
Sapientia clamitat in plateis. Si quis diligit sapientiam, ad
me declinet, et eam inveniet; et cum invenirit, beatus erit si
tenuerit eam.
Ho cercato di dimostrare con questi esempi che l’antifona,
in mano a musicisti esperti, diventava un “canto” sempre
più indipendente dal salmo che le aveva dato la sua ragion
d’essere. Le antiche antifone salmiche sussistevano nell’ufficio feriale e domenicale per annum, ma accanto ad esse
sorgevano altre forme di antifone, che davano occasione ai
musicisti di esprimere le loro capacità di invenzione e creatività (3).
3. LA NOTAZIONE SANGALLESE
Se riconosciamo il canto gregoriano come una forma di linguaggio, dobbiamo dedurre che anch’esso abbia obbedito
alle leggi dell’evoluzione dei vari linguaggi sviluppatisi nel
corso della storia. Qualsiasi sistema strutturato di notazione
o scrittura è stato sempre preceduto da una fase cosiddetta
“orale” di trasmissione delle informazioni o dei miti. Pensiamo ai poemi della letteratura greca o ai testi dalla Sacra
Scrittura: la “fase redazionale” fu la conclusione logica di
una precedente fase di “trasmissione orale”. La stessa cosa
si verificò per il canto gregoriano: per un lungo periodo antecedente la comparsa della notazione, le melodie liturgiche
furono tramandate oralmente da maestro a discepolo. S. Isidoro di Siviglia (morto nel 633), contemporaneo di Papa
Gregorio Magno, riferiva: ”se i suoni non sono trattenuti a
memoria si perdono, poiché non possono essere scritti”.
Quindi anche il canto gregoriano, che non costituiva soltanto un repertorio di melodie ma conteneva la Parola rivelata,
subì la stessa sorte degli antichi testi sacri che bisognava
trattenere nel cuore: “a memoria” i profeti trasmisero le parole di Dio a Israele, “a memoria” gli apostoli tramandarono gli insegnamenti di Gesù alle prime comunità, Maria custodiva tutto “a memoria” nel suo cuore (la lingua italiana
ha conservato in “ricordo” la radice semantica della parola
“cuore”), “a memoria” i primi Padri “ruminavano” i sacri
testi e ne scrutavano i sensi.
La memoria, che costituiva una parte fondamentale della retorica antica e quindi era strumento indispensabile per
esporre il discorso, affidava al cuore tutto il positivo del conoscere e del sentire umano. La Bibbia era conosciuta a memoria non per il gusto di un esercizio intellettuale ma per gli
insegnamenti che proponeva, anzi era considerata l’unico
insegnamento possibile per la vita quotidiana. La memoria
ha nella Sacra Scrittura una valenza affettiva, il motivo per
cui chi ama il Cristo conosce la Bibbia.
Notazione oratoria.
Nei primi decenni del secolo X compare, quasi per incanto,
la scrittura neumatica, cioè un sistema di grafia costituito da
segni in “campo aperto”, senza nessun riferimento lineare,
che si sovrappone al testo riportato nei primi manoscritti liturgici. Numerose sono le famiglie di notazione musicale
che compaiono in Europa in quel periodo: noi faremo riferimento in modo particolare alla notazione sangallese, perché questa grafia il nostro amanuense conosce. Una notazione particolarmente raffinata, elegante, ricca di aggiunte e
lettere significative, assai espressiva e ancor priva di linee di
riferimento per la determinazione degli intervalli, sicuramente scritta da un copista sapiente, autorevole, cantore egli
stesso, che “vive ciò che scrive”.
Il canto gregoriano, lo ripeto, è tradizione orale, frutto del
“ricordo”, della memoria del cuore. Ebbene, in questo codice si riesce a scorgere distintamente il passaggio dalla memoria alla scrittura, dal ricordo al segno, frutto di una grande familiarità con il repertorio e di una pratica costante e
quotidiana della ruminatio del testo sacro.
Ma, come nasce la notazione sangallese? Riassumo brevemente ciò che è stato scritto sulla questione (4).
Già gli antichi retori e grammatici latini (Cicerone, Quintiliano, Varrone) sostenevano che nel linguaggio, nella declamazione di un discorso si ritrova una incipiente melodia,
che è il risultato dell’accentuazione propria delle parole latine, dovuta all’alternanza di sillabe dotate di accento acuto e sillabe dotate di accento grave (Cicerone: “Est autem
in dicendo etiam quidem cantus obscurior”). Questi accenti acuti o gravi costituiscono nel linguaggio una vera e propria modulazione melodica: è così stretta la relazione tra
accenti e melodia che la stessa parola “accento” deriva da
“ad cantus” (la parola, a causa dell’accento, è orientata al
canto). Non c’è da stupirsi quindi se, nella trascrizione di
questo linguaggio modulato, cioè nel tentativo di riportare
sulla pergamena tali modulazioni della voce, noi riconosciamo negli accenti grammaticali (accento acuto e accento grave) i segni primitivi e naturali di una notazione oratoria. Allora la virga ( / ) è l’immagine o il segno dell’eleva-
13
dossier
zione della voce, e il tractulus ( - ) è la figura dell’abbassamento della voce (per il movimento naturale della mano del
calligrafo, gli accenti gravi si sono tramutati in tanti trattini
orizzontali).
Questo processo è stato favorito dal fatto che la versione latina della Bibbia (la Vulgata di San Girolamo), da cui sono
presi i testi dell’Antifonale, furono scritti in una prosa libera, sganciata cioè da ogni forma metrica quantitativa. In questi testi, quindi, si rinforzò il valore intensivo, non di durata,
dell’accento melodico segnando in modo nuovo anche il ritmo della cadenza degli accenti riguardante la caduta o la distensione delle sillabe post-toniche. I brani dell’Antifonale
non dovevano appagare l’orecchio metrico dei letterati, ma
l’orecchio ritmico del popolo, che acquisiva dalla semplice
e naturale accentuazione del testo una garanzia di intelligibilità a servizio della preghiera.
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Non solo: questi accenti grammaticali, che hanno dato origine alla notazione sangallese, non sono segni prestati dalla grammatica alla musica e adattati per convenzione alla
melodia verbale, ma figure originate naturalmente dal gesto
oratorio e tracciate a sua immagine. Il termine actio, che è
l’ultima delle cinque parti che compongono la retorica antica dopo l’inventio, la dispositio, la elocutio e la memoria, e
che rappresenta l’esposizione del discorso, oltre alla qualità
della voce comprende il gesto, l’atteggiamento, lo sguardo
dell’oratore. In altre parole, nell’atto del discorso la voce è
connessa strettamente al gesto dell’oratore, la mano e la voce obbediscono simultaneamente agli stessi movimenti dell’animo di chi parla. Quindi gli accenti, segni della notazione oratoria, assumono lo stesso significato dei gesti: la virga e il tractulus rappresentano la mano dell’oratore che lascia sulla pergamena la traccia dei suoi movimenti ascendenti e discendenti. La sola differenza è che gli accenti o i
neumi sono ridotti nella notazione oratoria alle proporzioni
che la scrittura esige.
Per questo si parla, oltre che di notazione oratoria, anche di
notazione chironomica.
Questi due segni elementari, la virga e il tractulus, servivano per fissare sulla pergamena melodie semplici, di tipo sillabico, melodie che si richiamavano alla salmodia dell’Ufficio o ai recitativi liturgici, ma che, rispetto a questi, si sganciavano da una rigida corda di recita per muoversi assecondando la naturale accentuazione della parola. Ma quando le
cantilene aumentarono di numero, quando l’elemento musicale, penetrando sempre più all’interno delle parole, decorò
le sillabe di gruppi di note, di lunghi melismi o prolungate
ripercussioni vennero utilizzati altri segni che costituirono
un sistema completo di semiografia musicale.
Tuttavia, nonostante il suo grado di perfezione raggiunto in
brevissimo tempo, tale notazione rimase sempre “oratoria”,
ossia rappresentava gli accenti grammaticali delle parole in
modo indeterminato quanto alla definizione degli intervalli:
la memoria suppliva agevolmente alla mancanza di precisione melodica dei segni.
Nelle antifone trascritte qui sopra, contenute nell’Antiphonale Monasticum (AM), è molto chiara la struttura della
melopea gregoriana: è una melodia naturale, semplice, embrionale, tipica della parola latina, naturalmente dotata di
accento melodico. All’interno della parola (miserere, salutare) vi sono due sillabe interessate dal movimento prodotto dall’accento: la sillaba accentata che si eleva in genere
verso la sommità melodica, sede di tensione, slancio ritmico, intensità, e la sillaba finale dove la melodia degrada su
una corda più grave, sede di distensione e riposo ritmico.
Questi due poli coinvolgono anche le altre sillabe: le sillabe
pretoniche in cammino verso l’accento e le sillabe post-toniche nella transizione verso la finale.
Questa filiazione dei neumi dagli accenti grammaticali è solo il primo passo per capire l’origine e il significato della
notazione neumatica. A questo punto ho svelato soltanto
una parte del mistero e nemmeno la più interessante. Quanto è stato detto finora è sufficiente per un primo approccio
ad una buona declamazione, nella quale si ricerca una corretta pronuncia, il rispetto di una esatta accentuazione, l’indeterminatezza del valore sillabico e una prima indicazione
di orientamento del ritmo verbale suggerito dalla virga e dal
tractulus. La virga, oltre ad essere il segno dell’elevazione
della voce, è anche il segno della tensione che anima la parola latina e la spinge naturalmente verso il suo apice accentuativo; il tractulus, di contro, oltre a rappresentare l’abbassamento della voce segnala il momento della distensione del ritmo verbale, il punto in cui si spegne la forza ritmica della parola.
È possibile dunque affermare che il ritmo è già all’interno
della melodia, è quasi modellato dal procedimento melodico anche se, nel fluire costante del movimento ritmico, non
possiamo attribuire, ad esempio, al tractulus di Miserere un
benché minimo accenno di articolazione se non è chiaramente espresso dal notatore, come si dirà in seguito.
* L’articolo è già stato pubblicato nel sito www.cantorigregoriani.com. Si ringrazia per la concessione.
1. Continua nel prossimo numero.
attività dell’Associazione
IL CORO GIOVA NILE ITA LIA NO:
IL GUSTO PER IL PIÙ
di Sandro Bergamo
E par che scemi
il gusto per il più.
A. Zanzotto
da: La beltà: Possibili prefazi
Se c’è un grande vantaggio nella dimensione amatoriale della coralità,
questo sta nella libertà di viverla secondo i propri disegni e non secondo i
canoni imposti dal mercato o dalle mode culturali.
Sta in questa libertà la possibilità di
pensare in grande a progetti come il
Coro Giovanile Italiano. Un’idea che si
qualifica non solo per il suo profilo culturale e per il livello artistico che esprime, ma innanzitutto per il ruolo propositivo con cui la FENIARCO si pone
nel panorama musicale italiano. In una
cultura che privilegia la musica strumentale la FENIARCO scommette su
una compagine corale. Circondati da
un mercato per cui “musica giovane”
ha ben precisi significati (anche se il
termine va avanti da qualche decennio
e i primi fans dei Beatles hanno ormai i
capelli bianchi) si sfida disponibilità
dei giovani a rivolgersi alla coralità.
Calati in una realtà corale che vive di
repertori di routine, la si scuote con
proposte nuove, fino alla commissione
di brani nuovi. Abituati a pensare, con
qualche fondamento, di vivere una dimensione corale meno radicata rispetto
a quella di altri paesi Europei, si punta
ad un progetto fino ad oggi pensato solo in chiave continentale.
Tutto questo è il Coro Giovanile Italiano, che quest’estate ha avviato la sua
terza sessione, non senza qualche apprensione. Il cambio di direzione, che,
scaduto il biennio di Filippo Bressan, è
passata a Nicola Conci, e la sostituzione, a seguito delle nuove audizioni, di
quasi tutti i cantori, presentavano una
compagine completamente rinnovata
rispetto a quella dello scorso anno.
Ma il Coro Giovanile, anche se di vita
ancora breve, ha dimostrato di essere
un organismo con una sua identità che
permane, al di là delle contingenze mutevoli e della diversa personalità di chi
lo compone e di chi lo dirige.
Così abbiamo potuto sentire un coro af-
fiatato, nonostante avesse avuto a disposizione, per preparare il programma, un’unica settimana, quasi avesse
raccolto l’eredità dei due anni precedenti e beneficiato dell’esperienza fatta
dai predecessori. Coro e direttore hanno saputo muoversi con uguale scioltezza tra il repertorio antico e quello
moderno, tra i brani di una consolidata
tradizione (quest’anno quella della
scuola napoletana, da Gesualdo a Durante, agli Scarlatti) e le nuove composizioni commissionate dalla Feniarco.
E non sarà mai sottolineata abbastanza
l’importanza di questo aspetto non secondario del progetto Feniarco per il
CGI, che ne disegna la fisionomia: rappresentante non solo della coralità, ma
anche della musica italiana, incontro di
esecutori ma anche di compositori italiani, ai quali non solo spesso manca la
possibilità di esprimersi liberamente,
scrivendo per un coro capace di eseguire ogni loro proposta, ma il più delle
volte non hanno un dialogo con i naturali destinatari del loro lavoro, i cori.
Non va taciuto che esistono, per la nostra coralità, difficoltà riscontrate e sottolineate anche dall’esperienza del Coro Giovanile Italiano. La rarità del pubblico, per esempio, che nemmeno un’esperienza così alta riesce a smentire: se
il concerto di Assisi vedeva la Basilica
superiore piena, non altrettanto si poteva dire di quelli precedenti. E così per
le audizioni, che francamente piacereb-
be vedere più affollate di quanto lo siano state. Sono particolari che disegnano un’Italia ancora attaccata ai suoi
pregiudizi, dove a un pubblico che si
mobilita per un’orchestra o un cantante
lirico e snobba, considerandola marginale, la grande musica corale corrispondono studenti di canto dei conservatori (quelli che da grandi, per vivere,
ambiranno magari ad un posto nel coro
di un ente lirico) che bigiano, su ordine
del loro insegnante, le esercitazioni corali, perché “rovinano la voce”. Sono
problemi che dobbiamo dirci apertamente, perché in fondo questa è la ragione del nostro impegno associativo:
far si che la musica corale occupi il posto che le compete nella cultura degli
italiani. Uno strumento come il CGI è
prezioso sotto ogni punto di vista: chi
lo ascolta non può che rivedere i suoi
pregiudizi. Per questo si dovrà pensare
a proporlo anche al di fuori del nostro
ambito associativo: la coralità amatoriale italiana ha radunato nel CGI un
concentrato di professionalità che può
presentarsi nelle più impegnative situazioni musicali e nelle più alte occasioni
istituzionali, arricchendo le prospettive
di chi ascolta e suggerendo nuovi ambiti per le politiche culturali a chi governa.
No davvero, con il Coro Giovanile Italiano in Feniarco e nella coralità italiana, non viene meno “il gusto per il
più”.
Il Coro Giovanile Italiano durante l’esibizione a Fano
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attività dell’Associazione
LA
BELLA
A VVENTURA
di Claudia, Juliana e Sara
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Siamo sul treno che ci sta portando a casa e cominciamo a vedere le nostre montagne… non facciamo altro che canticchiare, tra il divertito e l’assuefatto, le musichr che sono state la colonna sonora di questi giorni trascorsi insieme ad altri trenta ragazzi venuti da tutt’ Italia per far parte del CORO GIOVANILE ITALIANO 2005.
E’ stata un’esperienza intensa, una full immersion nel canto con persone che come noi hanno fatto della musica una delle
loro ragioni di vita.
Dopo i primi momenti di reciproca conoscenza si è creata una grande sintonia fra i coristi: si percepiva non solo la voglia
di divertirsi e di superare le diversità date dai luoghi di provenienza, ma soprattutto l’aspirazione a vivere pienamente l’esperienza musicale che per tanto tempo avevamo solo potuto immaginare.
La musica prendeva forma giorno dopo giorno sotto la competente ed instancabile guida del M° Nicola Conci che, con il
sorriso sempre sereno e l’inesauribile buon umore, ha dato esempio di grande equilibrio anche nei momenti in cui lo studio
richiedeva maggior impegno e concentrazione.
Sebbene qualche giorno in più ci sarebbe servito per preparare con maggior cura il programma, dopo 8 giorni di intense
prove con un caldo insopportabile (soprattutto per noi “montanare”) e con il mare che si intravedeva beffardo dalle nostre
finestre, abbiamo finalmente debuttato a Pescara. Nei giorni successivi ci siamo esibiti a Fano ed infine ad Assisi, nella Basilica Superiore di San Francesco, nella cui suggestiva cornice le nostre voci hanno risuonato al meglio dando vita al concerto più bello ed emozionante.
Il repertorio che abbiamo proposto comprendeva brani esclusivamente di autori italiani, alcuni dell’antica scuola napoletana e altri scritti appositamente per noi da compositori contemporanei.
La prima parte del concerto si apriva con il MAGNIFICAT di Durante, risultatoci congeniale fin dall’inizio e da MATERNITAS TUA di Alessandro Venturini, brano dal grande impatto sonoro, con il coro diviso in sei voci a creare un pedale sul
quale si stagliavano melodie gregoriane e parti declamate dai solisti.
Seguiva poi il MAGNIFICAT di Scarlatti, brano forse più impegnativo all’ascolto rispetto a quello di Durante, ma affascinante nei suoi intrecci e di maggior impegno esecutivo nell’ ”amen” finale.
La prima parte era conclusa da BEATA VISCERA MARIA di Roberto Di Marino, che, nonostante la semplicità strutturale
della composizione riusciva a creare atmosfere suggestive emozionanti.
La seconda parte era costituita da due brani eseguiti dal nostro mitico organista Gaetano Magarelli ed era incentrata su uno
dei capolavori della letteratura sacra del primo ‘700, lo STABAT MATER di Scarlatti per dieci voci e basso continuo, brano tra i più intensi di tutto il programma grazie alla capacità della musica di rappresentare al meglio la drammaticità del testo. Ed infine la terza parte, forse la più impegnativa di tutto il concerto, con l’alternarsi di due mottetti di Gesualdo e di due
brani contemporanei, O GLORIOSA VIRGINUM di Corrado Margutti e GAUDEAMUS OMNES IN DOMINO di Gianmartino Durighello, in cui le sonorità incisive delle composizioni moderne si contrapponevano all’intreccio polifonico più mistico e meditativo di Gesualdo.
Non si possono descrivere le emozioni che abbiamo provato cantando e che ancora, a ripensarci ci fanno venire i brividi: la
nostra speranza è di aver trasmesso qualche vibrazione positiva alle persone che ci
sono venute ad ascoltare.
Ricorderemo a lungo la cena conclusiva
ed il ritorno a Fano: nonostante lo scatenarsi non più preoccupato di tutti i coristi
con canti a squarciagola secondo il modello di “come non si dovrebbe cantare”,
la consapevolezza che la bella avventura
stava per finire rendeva comunque l’atmosfera un po’ malinconica, mancando ormai poche ore al rientro a casa.
E così esausti e con gli occhi lucidi abbiamo iniziato a salutarci ripromettendoci di
vederci e sentirci al più presto!
Ci sembra doveroso ringraziare la FENIARCO per aver dato vita a questa bellissima iniziativa e per averci coccolato
dieci giorni attraverso l’efficientissima
Il Coro Giovanile Italiano con il maestro Conci durante le prove.
Martina!!!
attività dell’Associazione
FIGLI DI UN DIO MINORE?
T
utti conosciamo la difficoltà di accedere ai finanziamenti, soprattutto in questi momenti di ristrettezza nei bilanci dello
stato e degli enti locali, come ci ricordano spesso i pubblici amministratori. Per questo sorprende in modo particolare il
finanziamento di 1.500.000 € da parte della Regione Veneto all’Associazione Interkultur per le Olimpiadi corali a Jesolo, città dove da un decennio si tiene un appuntamento come Alpe Adria Cantat, iniziativa finanziata anche (ma in ben diversa misura!) dalla stessa regione.
In un colpo solo l’amministrazione veneta è riuscita a mortificare l’impegno della Feniarco e dell’ASAC e a distogliere cifre consistenti per manifestazioni che, per quanto importanti, rischiano di essere solo un episodio transitorio, che non lascerà tracce nella
vita corale né italiana né veneta.
Siamo certi che l’errore degli amministratori veneti non nasce da cattiva volontà, ma da scarsa valutazione e da mancata conoscenza
di quanto fin qui operato dall’associazionismo corale italiano e veneto. Ma poiché si può morire di indifferenza, si è ritenuto di non
poter tacere. Le presidenze della Feniarco e dell’ASAC hanno inviato al Presidente Galan la lettera che qui pubblichiamo, rimanendo ancora in attesa di risposta.
San Vito al Tagliamento, 18 aprile 2005
Preg.mo Dott.
GIANCARLO GALAN
Presidente della Giunta
della Regione Veneto
Palazzo Balbi – Dorsoduro 3901
30123 VENEZIA
prot. 197/2004
Raccomandata
Gent.mo Signor Presidente,
siamo rimasti stupefatti nell’apprendere
che la Regione che Lei governa ha deliberato un contributo di 1.500.000 euro a favore dell’associazione “tedesca” Interkultur per la realizzazione delle Olimpiadi Corali che si svolgeranno a Jesolo
nell’anno 2006.
Le vorremmo evidenziare che, rimanendo
positiva e condivisibile la scelta di promuovere la musica corale ed il movimento turistico nel proprio territorio in modo
da valorizzare il patrimonio artistico e
naturalistico, non riusciamo a comprendere l’abnorme entità del contributo erogato, né le modalità con le quali è stato
attribuito. Signor Presidente Lei forse non
sa che tutti i coristi che prenderanno parte a questa manifestazione pagheranno
una quota individuale di partecipazione
che coprirà ampiamente le spese di vitto,
alloggio ed altro per cui il contributo si
rende necessario solo per una parte delle
spese artistico-didattiche (docenti, giurati), di rappresentanza e promozionali.
Crediamo dunque che si tratti di un grave
errore di valutazione, evitabile chiedendo
informazioni alle diverse realtà che operano da tanti anni nel settore corale sia a
livello regionale (ASAC) che nazionale
(FENIARCO), con le quali tra l’altro la
Regione Veneto collabora da oltre 20 anni, e fare il dovuto confronto. Dopo tanti
anni credevamo di aver dimostrato la nostra affidabilità e serietà nei progetti e
nelle manifestazioni realizzate, documen-
tando sempre dettagliatamente le spese
sostenute per le nostre attività prima di
ottenere il contributo assegnatoci. Restiamo ancor più interdetti quindi vedendo
come, nel caso di Interkultur e delle Olimpiadi Corali, il contributo sia stato assegnato anticipatamente di quasi un anno, a
fronte di un preventivo si spesa sommario,
esagerato e incompleto (come dicevamo
non sono citati i proventi) presentato da
una associazione che opera molto più come agenzia turistica che come associazione culturale.
Ci permettiamo di ricordarLe che la FENIARCO (Federazione Nazionale Italiana
delle Associazioni Regionali Corali), con
circa 2200 cori aderenti in tutta Italia in
collaborazione con l’ASAC (Associazione
Sviluppo Attività Corali del Veneto) che
rappresenta oltre 340 cori veneti, organizzano ormai da otto anni, proprio a Jesolo,
la Settimana di Canto Corale “Alpe Adria
Cantat”. Ebbene a fronte di circa 18.000
“presenze effettive” rilevate in queste edizioni della manifestazione, le suddette Associazioni hanno ricevuto nell’arco di
quasi un decennio contributi dalla Regione Veneto per circa 128.000 euro, mentre
per le Olimpiadi corali a fronte di
120.000 “presenze presunte” il contributo previsto è di 1.500.000 euro. La proporzione che ne deriva evidenzia un forte
squilibrio che non trova riscontro né in
una diversa qualità della proposta (anzi
tutt’altro), né in un investimento che porti
benefici successivamente in quanto le
Olimpiadi si svolgeranno in Veneto “una
tantum”.
La nostra Settimana Cantante nel 2006,
come potrà ben comprendere, non potrà
avere la stessa sede di una manifestazione
rivolta allo stesso settore, e che si svolge a
distanza di pochi mesi, per cui ci vediamo
costretti a ricercare un’adeguata alternativa al di fuori della Regione Veneto.
Ma le conseguenze peggiori di questo “privilegio” riservato ad una società non ita-
liana, le stanno subendo proprio le associazioni e le manifestazioni che hanno fatto del Veneto una delle regioni più emblematiche della coralità italiana. Ci riferiamo all’ASAC ed al CONCORSO CORALE
NAZIONALE di VITTORIO VENETO.
L’ASAC ormai da diversi decenni promuove ogni anno una grande quantità di
iniziative concertistiche, didattiche, formative ed editoriali che coinvolgono direttamente i cori veneti che comprendono
oltre 12.000 coristi, mentre il Concorso di
Vittorio Veneto è conosciuto in tutta Italia
perché rappresenta la più importante
competizione corale rivolta a cori italiani.
Ebbene Signor Presidente se la Regione
Veneto, così giustamente orgogliosa della
sua identità, interviene con contributi misurati a sostegno delle due importanti
realtà suddette ma può poi permettersi di
erogare 1.500.000 euro per le Olimpiadi
Corali ad una associazione estera, ci permettiamo di esternare la nostra protesta e
di comunicarla a tutta l’Italia corale.
Con la presente Le chiediamo la Sua disponibilità a concederci un incontro utile
a chiarirci e poter relazionare ai nostri
iscritti, dai quali abbiamo ricevuto fortissime proteste e manifestazioni di disapprovazione, sugli sviluppi di questa vicenda.
Non ci sembra giusto che proprio mentre
tutte le eccellenze culturali del nostro
paese si trovano a fronteggiare tagli molto rilevanti e ad ingegnarsi per poter dare
continuità alle proprie iniziative che, culturalmente, hanno ben altro valore delle
Olimpiadi Corali, in Veneto si sprechino
ingenti risorse finanziarie per una associazione che con il Veneto e la cultura ha
poco o niente a che vedere.
In attesa di una Sua auspicata convocazione le porgiamo i nostri sentiti saluti.
Il Presidente FENIARCO
Sante Fornasier
Il Presidente ASAC
Gastone Zotto
17
cronache
IL 44˚ CONCORSO INTERNA ZIONA LE
SEGHIZZI
di Rossana Paliaga
V
enticinque cori provenienti
da 3 continenti, 4 giornate di
competizione in tre sedi diverse e due serate di circuiti concertistici, una giuria internazionale composta da 14 esperti provenienti da 11
paesi europei, 4 giorni dedicati al
convegno europeo di studi musicologici e pedagogico-musicali, sono i
numeri del 44˚concorso internazionale di canto corale Seghizzi, svoltosi tra Gorizia ed Aquileia dal 6 all’11
luglio.
Il Seghizzi è un’istituzione nell’ambito delle competizioni corali, un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati e importante luogo di incontro e confronto per cori provenienti da tutto il mondo. La base di
consolidata tradizione non implica
18
certo l’irrigidimento in forme impermeabili alla necessaria attenzione alle trasformazioni e alle tendenze del
panorama corale. Negli ultimi anni
abbiamo assistito infatti alla progressiva introduzione di novità nella
struttura del concorso, che cercano
da una parte di rispondere alle richieste della coralità italiana ed internazionale, dall’altra di stimolare i partecipanti ad affrontare nuove sfide e
a prestare attenzione anche a progetti di particolare impegno e significato per la promozione di quest’arte.
L’edizione 2005 ha presentato rilevanti segni di rinnovamento su diversi piani. Tra i cambiamenti più evidenti c’è sicuramente la sostituzione
della categoria dei gruppi vocali con
la nuova categoria di polifonia con
programma obbligatorio di esecuzione di una o più delle composizioni finaliste del 2˚ concorso internazionale di composizione corale “C.A.Seghizzi”.
Lo stimolo alla diffusione e valorizzazione di brani nuovi di autori contemporanei è un’iniziativa apprezzabile per il suo valore di promozione
della creatività ed arricchimento del
repertorio e d’altra parte l’eliminazione della sezione competitiva dedicata ai gruppi vocali non lascia purtroppo grandi rimpianti. Da molte
edizioni oramai il gruppo vocale veniva inteso dai partecipanti come esibizione in organico ridotto e costituito per l’occasione, togliendo alla sezione competitiva parte del suo senso. L’ascolto di autentici gruppi vo-
XVI EUROPA CA NTA T
MA INZ 2006 - 28 LUGLIO / 6 A GOSTO
Cori italiani non mancate!
D
opo la memorabile edizione del 2003 a Barcellona, EUROPA CANTAT – tra gli eventi più attesi della coralità europea – sarà ospitata dalla regione tedesca della Renania-Palatinato ed in particolare dalla splendida
Città di Mainz.
A tutti i cori e coristi italiani è esteso il caldo invito a prendere parte a questa emozionante esperienza per la quale si
prevede un’affluenza di più 3000 ospiti da tutta Europa. Parteciparvi significa trovarsi totalmente immersi nella musica corale in tutte le sue sfaccettature, ampliare il proprio repertorio, esibirsi su nuovi scenari confrontandosi con le
realtà più diverse.
Dal 28 Luglio al 6 Agosto 2006 Mainz si trasformerà nel più grande palcoscenico della coralità europea, rappresentandola in tutte le sue innumerevoli vesti. Il panorama delle occasioni di approfondimento è davvero nutrito e ce n’è
davvero per tutti, anche per i palati più esigenti. Saranno a disposizione oltre trenta ateliers e si potrà assistere a numerosissimi concerti in chiese, sale ed antiche piazze della città, assaporando musica corale di tutti i generi.
Il tema del Festival sarà Building Bridges, Costruire Ponti: ovvero trovare i punti di contatto tra musica antica e contemporanea, tra coro e compositore, tra generazioni diverse, ma anche tra confini distanti.
La novità di quest’edizione è la flessibilità del programma, che fa sì che si possa partecipare al Festival con diverse
modalità in base al tempo a disposizione: non solo dall’inizio alla fine, quindi, ma anche per pochi giorni o per una
visita di un’unica giornata.
Entro il mese di settembre vi invieremo la brochure promozionale con il programma completo e dettagliato. Non esitate a contattare la segreteria FENIARCO per ogni necessità e soprattutto nel caso in cui intendiate partecipare; dovremo assicurare a Mainz una presenza importante e significativa della coralità italiana. Il termine per l’iscrizione è
il 31.12.2005
Se riusciremo ad ottenere risorse disponibili, valuteremo anche la possibilità di contribuire alle spese dei cori che intendono partecipare a questa straordinaria avventura. Non mancate!
cronache
cali, che nascono come tali e coltivano la propria specificità sonora e di
repertorio rappresenta tuttavia una
parte importante e di grande levatura
artistica nel panorama vocale; l’auspicio è chiaramente che l’eliminazione della categoria sia un fatto soltanto temporaneo e che i gruppi vocali come identità corale peculiare ritornino presto ad arricchire il programma del concorso.
La categoria III, con il suo nuovo
contenuto di brani d'obbligo di compositori contemporanei, ha proposto
l’esecuzione dei brani premiati “In
Laude” di Giuseppe Di Bianco, “Le
Merle gentil et noir de Messiaen”di
Battista Pradal (che si è aggiudicata
il trofeo di composizione Seghizzi) e
“Magnificat” di Sergio Trussardi. Le
partiture delle composizioni citate
sono state utilmente inserite in appendice alla nuova e consistente brochure del concorso. La giuria ha avuto occasione di premiare l’esecuzione di ognuno dei brani obbligatori.
Sul podio sono saliti i cori The University of the Philippines singing
Ambassadors, l’Academic choir of
Aarhus (Danimarca) e il gruppo The
voices of St. Petersburg, che si è distinto in ogni sua esibizione nelle diverse categorie per equilibrio vocale
e qualità del suono.
Nuova è anche l’iniziativa concertistica, che mira a proporre agli appassionati del canto corale ed ai coristi
stessi la possibilità di affrontare attivamente o godere da ascoltatori dell’esecuzione di pagine corali di più
ampio respiro, che vedono in alcuni
casi la partecipazione di solisti e
gruppi strumentali. È il caso della cerimonia di apertura, che ha visto alcuni dei cori partecipanti cimentarsi
con una partitura di tutto rispetto come la cantata Carmina burana di Carl
Orff, diretta all’apertura della manifestazione da Andrea Giorgi e realizzata con un organico internazionale,
dall’orchestra rumena Mihail Jora ai
cori in concorso ammessi all’esecuzione (Charles University Choir di
Praga e il coro The Voices of St.Petersburg) e ai solisti vincitori del
concorso internazionale di canto solistico Seghizzi di quest’anno.
“Tutti i cambiamenti hanno implicato un lavoro organizzativo enorme e
del resto non è nel nostro stile fer-
marsi ad uno schema consolidato” ha dichiarato il presidente dell’Associazione Seghizzi Italo Montiglio “Aprire nuove strade è per noi un
grande piacere. Abbiamo voluto offrire spazio a un contributo di rinnovamento nelle sezioni di concorso
che nelle precedenti edizioni hanno
mostrato evidenti debolezze. Il nostro
vuole essere un atteggiamento di
apertura, con la proposta di eventi
musicali che uniscano professionale e
amatoriale. In questa luce guardiamo
alla realizzazione di concerti di alto
livello e categorie nuove, che siano di
stimolo per i cori amatoriali per migliorare attraverso lo studio di partiture impegnative, anche nuovissime,
che nella loro diversità sappiano coniugare qualità compositiva con eseguibilità.”
Tra le novità dell’edizione 2005 ha
suscitato curiosità l’istituzione di due
categorie “celebrative”, ovvero la
proposta di studio del madrigale rappresentativo “L’Amfiparnaso” di
Orazio Vecchi, del quale ricorre il
400˚ anniversario della morte (accolta dal coro Schola cantorum Sopianensis - Ungheria) e dell’oratorio
“Jephte” di Giacomo Carissimi a 4
secoli dalla nascita del compositore
romano(ammessi all’esecuzione i cori Voces cantabiles - Regno Unito e
Victoria Kamarakorus - Ungheria). A
questi va aggiunto il concerto straordinario nella basilica di Aquileia con
l’esecuzione dello Stabat Mater di
Luigi Boccherini (nel bicentenario
della morte) nell’interpretazione dell’orchestra d’archi del conservatorio
Tomadini di Udine e della vincitrice
della già citata sezione solistica del
Seghizzi.
A proposito dell’interessante scelta
dell’Amfiparnaso di Vecchi, il membro della giuria del concorso e vincitore del primo trofeo di composizione
corale Seghizzi Pietro Ferrario ha lodato l’iniziativa, della quale ha colto
anche l’aspetto di sfida - “Si tratta di
una testimonianza significativa che
risale agli albori del melodramma e
accoglie personaggi da Commedia
dell’arte in un insieme di madrigali
burleschi e sezioni che rifanno il verso a Marenzio e altri importanti esponenti del panorama musicale contemporaneo. Non è certo un caso che negli ultimi anni si noti una scarsa propensione all’esecuzione del repertorio rinascimentale nella categoria
monografica del concorso. Le difficoltà esecutive sono molteplici e nel
caso specifico di una composizione
dell’ampiezza dell’Amfiparnaso si
aggiungono ostacoli non indifferenti
soprattutto per i cori stranieri. Anche
gruppi che avrebbero potenzialmente
grandi numeri possono in questo caso
trovarsi in imbarazzo per problemi
linguistici di fronte a un misto di italiano, spagnolo, dialetto veneziano e
bolognese con doppi sensi che sfuggono anche a noi italiani.”
Sulle esecuzioni delle composizioni
di Boccherini e Carissimi si è espresso il direttore d’orchestra e di coro
Andrea Giorgi (anche lui membro
della giuria di quest’anno), che ritiene queste esecuzioni un grande arricchimento del concorso, capace di
creare una struttura nuova, che offre
ai cori e ai vincitori del concorso solistico la possibilità stimolante di cimentarsi al di fuori del proprio repertorio abituale. Giorgi auspica quindi
sviluppi futuri per la costituzione di
Il Coro Voces Cantabiles (Finchampstead, Regno Unito)
diretto dal m.o Barnaby Smith.
19
cronache
20
una cornice concertistica stabile che
possa accogliere una partecipazione
più ampia.
Le esibizioni concertistiche e competitive appena citate si sono svolte
nella basilica di Aquileia, che ha
ospitato anche la categoria IV di musica policorale, sulla quale ha
espresso pareri positivi il direttore di
coro e giurato del concorso Marco
Berrini, che ritiene la sezione policorale un momento impegnativo del
concorso, che spesso presenta problemi maggiori da risolvere, dalla
sensibilità stilistica all’attenzione
per il contrappunto: “I programmi
presentati sono stati vari e interessanti, ben evidenziati e condotti nelle esecuzioni, che hanno potuto
esprimere livelli molto alti anche
grazie ai vantaggi offerti dall’acustica favorevole nello splendore della
cornice della basilica.”
La buona esibizione in questa categoria ha fatto ottenere il suo primo
riconoscimento al giovane gruppo
inglese Voces cantabiles, pluripremiata rivelazione del Seghizzi 2005.
Anche quest’anno il concorso ha accolto le esibizioni con programma libero dei cori iscritti alla sezione B,
appendice che da tempo cerca di
conquistare una propria identità e dignità specifica. L’introduzione di
questa sezione negli anni scorsi non
è stata accolta generalmente da grande favore per la qualità non sempre
adeguata di programmi ed esecuzioni proposte.
L’anello debole del concorso diventerà forse in futuro un punto di forza,
ma soltanto attraverso una più precisa ri-definizione di strutture e intenti
e di una maggiore valorizzazione all’interno di un contesto nel quale
tende a diventare il ramo secco. Di
questa opinione è anche Fabrizio
Barchi, direttore di coro e giurato di
questa edizione - “All’interno di un
concorso così importante non è facile dare una posizione alla sezione B.
A salvaguardia del livello, non potendo effettuare una pre-selezione, i
cori dovrebbero essere così bravi da
auto-giudicarsi prima. Ci sono diversi limiti da risolvere: personalmente
ritengo necessaria l’introduzione di
determinati incentivi, come la possibilità di accedere alla sezione A. La
sezione non deve essere un’antica-
mera né un capitolo marginale del
concorso, ma una finestra da potenziare, la competizione di chi vuole
crescere, un ponte a metà strada tra
un concorso nazionale ed uno internazionale di modesta levatura,
un’occasione stimolante di confronto. La valutazione per fasce generiche di merito non rappresenta un riconoscimento sufficiente, occorre incentivare la qualità.”
L’alta qualità è invece requisito fondamentale dei cori che si cimentano
nelle categorie con programma storico e monografico, le punte di diamante della sezione A, primario banco di prova dei partecipanti. Anche
quest’anno come nella scorsa edizione, i cori partecipanti hanno offerto
esibizioni di buon livello tecnico
senza rilevanti scarti qualitativi, offrendo prove interessanti ma complessivamente poche emozioni.
La categoria con programma storico
risulta essere sempre la più temibile,
mettendo i partecipanti di fronte a
stili diversi che per scelta di repertorio non vengono affrontati abitualmente nel loro complesso da coristi e
direttori. Ogni anno si ripetono costanti che ameremmo prima o poi vedere disattese nella regola e non nell’eccezione: se l’esecuzione del brano contemporaneo mette solitamente
i cori a proprio agio per una certa familiarità con un repertorio diffusamente frequentato e garantisce quindi i risultati migliori, è raro ascoltare
interpretazioni stilisticamente soddisfacenti del brano rinascimentale,
campo nel quale la maggior parte dei
cori si cimenta molto di rado. Anche
la categoria II con programma monografico riflette ormai da anni una
tendenza costante dei cori a trascurare il repertorio del passato e privilegiare la letteratura contemporanea
del paese di provenienza, con il vantaggio però di offrire una stimolante
rassegna di espressioni della creatività compositiva in campo corale a
livello mondiale.
A prova del livello medio equilibrato
dei cori partecipanti, i premi nelle
due categorie citate non sono stati
appannaggio di uno o due gruppi
emergenti, ma sono stati distribuiti
tra più cori meritevoli. L’espressivo
gruppo corale ungherese Victoria
Kamarakorus di Szeged ha conqui-
stato il primo posto nella prima categoria (cui si sono aggiunti anche il
premio speciale per gruppi cameristici e il premio Basuino, oltre al prestigioso gran Premio Seghizzi, che
permetterà al coro di partecipare al
18˚ Gran premio europeo di canto
corale 2006), la cura vocale e stilistica del coro accademico APZ Tone
Tomšič di Ljubljana ha avuto invece
il riconoscimento più alto nella seconda categoria.
Un ottimo piazzamento in entrambe
le categorie fondamentali, oltre alla
già citata vittoria nel settore policorale, ha premiato il giovane gruppo
di Finchampstead - Regno Unito, alla sua prima competizione dopo appena due anni di attività. Il grupporivelazione del concorso di quest’anno è stato generosamente incoraggiato dalla giuria con il terzo posto per
la vivacità esecutiva nella prima categoria e il secondo nel programma
monografico, grazie all’apprezzabile
omaggio a un classico del repertorio
inglese come John Stanford. Ha inoltre conquistato il premio Cieri per il
programma di maggiore interesse artistico e il premio USCI-FVG al migliore direttore di coro, pienamente
meritato dal giovane ed esuberante
Barnaby Smith. A questo proposito il
concorso, con la sua ricca rassegna
di approcci diversi all’esibizione corale, offre ogni anno agli uditori la
possibilità di rendersi conto della
fondamentale importanza del gesto
direttoriale per la buona riuscita di
qualsiasi esecuzione. La pulizia, la
precisione del gesto, il giusto anticipo, la capacità di trasmettere l’impulso dinamico ed agogico ai coristi,
oltre alla scelta del programma adatto alle reali capacità tecniche ed
espressive del gruppo, sono caratteristiche basilari per il buon successo
dell’interpretazione. Il coro è lo
specchio del proprio direttore e lo riflette fedelmente verso il pubblico;
un coro di capacità media con una
buona direzione riesce a comunicare
al pubblico il proprio messaggio, un
buon potenziale vocale sotto una direzione poco incisiva viene invece
soffocato nelle sue possibilità
espressive. Il concorso di quest’anno
ha offerto ottimi spunti di riflessione
a questo proposito, con una serie particolarmente interessante di esempi
cronache
tra di loro molto diversi di gesto ed
approccio direttoriale. Capacità importante per un direttore, soprattutto
all’interno di un ambito competitivo,
è inoltre la scelta del programma; a
parità di qualità esecutiva l’inserimento di un brano di discutibile valore o che a livello di concorso non
sia capace di evidenziare particolari
qualità del coro può essere infatti l’elemento discriminante nella scelta
della giuria, come è successo molto
probabilmente per alcuni dei cori
partecipanti.
Tra le categorie storiche ed irrinunciabili per il concorso Seghizzi non
ha sorpreso quest’anno la rassegna di
elaborazioni corali di canti di tradizione orale, spiritual e gospel, sulla
quale si concentra tradizionalmente
l’attenzione del pubblico.
I colori vivaci e le forti emozioni che
possono derivare dalle elaborazioni
del repertorio popolare e l’espressività diretta, coinvolgente di questo tipo di esibizioni ha lasciato spazio
quest’anno a esibizioni generalmente
contenute, con alcuni apprezzabili
sfoggi di costumi tradizionali e una
spontanea coreografia dei giovani
dell’università californiana di San
Josè. Si sono distinti gli ottimi solisti
dell’ensemble polacco Proforma, le
raffinate interpretazioni del coro sloveno Ipavska, e le intense interpretazioni di canti spiritual del coro Americano Oregon Repertory Singers,
che ha schierato una serie di ottimi
solisti, ottenendo il premio della categoria.
Sorprese molto positive hanno caratterizzato la sesta categoria, dedicata
alle elaborazioni di musica leggera e
jazz. Dopo un inizio molto sotto tono
che ha destato anni fa diverse perplessità rispetto all’introduzione di
questa sezione, il tempo ha ben presto dato ragione agli organizzatori.
La categoria cresce qualitativamente
di anno in anno, diventando il luogo
di confronto di gruppi vocali di ottimo livello. Come vale anche per la
quinta categoria la rassegna non
competitiva è, in senso molto positivo, la valvola di sfogo dei gruppi dopo la tensione delle prime due categorie e permette ai coristi le esibizioni più serene e disinvolte, spesso con
risultati pregevoli. Il gruppo polacco
Proforma si è rivelato infatti proprio
nel repertorio jazz, ottenendo una
meritatissima segnalazione della giuria per l’impeccabile stile vocale ed
MUSICA SA CRA :
LA MENTA ZIONI E PROPOSTE
NOTE IN MA RGINE A L CONVEGNO DELL’A SA C
di Sandro Bergamo
A
volte lascia sorpresi la passionalità che può scatenare,
nel nostro mondo corale, il
tema della musica liturgica. Eppure,
ogni volta che lo si affronta, si tratti di
una chiacchierata tra amici coristi o di
un convegno di studi, le diverse tesi
appaiono radicalmente contrapposte e
accalorata l’esposizione che ciascuno
fa della propria.
Ne è riprova la giornata di studio promossa dall’ASAC lo scorso 21 maggio, nella sala congressi dell’Istituto
Missioni di Monte Berico, iniziativa
che si segnala se non altro per la foltissima partecipazione di direttori e
coristi, molti dei quali non iscritti all’associazione veneta, la cui presenza
ha dato prova dell’attualità del tema
ma anche delle poche occasioni in cui
è dato poter dibattere l’argomento.
Nella situazione di abbandono in cui
versa la musica liturgica ognuno ha
qualcosa da ridire ed il rischio principale è che tutto si riduca a lamentazione. Per questo la parola d’ordine, lanciata fin dall’inizio dal presidente Gastone Zotto, moderatore della giornata, è “al bando le lamentele, spazio al-
21
le proposte”. E su questa strada si è incamminato il relatore, padre Olivo
Damini, che coordina il gruppo di studio sulla coralità liturgica istituito dall’ASAC, mettendo insieme con equilibrio le ragioni del rinnovamento liturgico e quelle della qualità estetica della musica da eseguire.
Ma se padre Damini, direttore e sacerdote, vive tutti gli aspetti del problema
e riesce a fondere positivamente musica e liturgia, non così la gran parte degli intervenuti, radicati ciascuno ad
uno dei due lati della questione.
Così i lamenti si alzano, ma non di rado sostenendo tesi contrapposte, a seconda che chi parla sia un musicista
che opera all’interno della liturgia o
piuttosto un fedele che mette a frutto
le sue conoscenze musicali per animare la celebrazione.
Difficile fare una sintesi di una discussione ampia e diversificata nei temi
trattati e nelle esperienze riportate.
Difficile, e forse nemmeno necessario:
basti registrare, e con amarezza, la
frustrazione di tanti che con passione
e impegno vivono la coralità liturgica,
impegno e passione che meriterebbe
maggiore attenzione e vengono invece
spesso ricambiate da fastidio, indifferenza e sottovalutazione proprio dal
celebrante. Ahinoi! anche questa è una
lamentela, ma come conservare, tra
tante umiliazioni, la serenità per fare
“proposte”?
Eppure bisognerà sforzarsi di farlo, e
la modesta conclusione di chi ha assistito al convegno è che l’unica strada
percorribile sia quella che supera ogni
contrapposizione tra liturgia e musica
e riconosce che le ragioni dell’una sono le ragioni dell’altra, poiché la musica non è “animazione” della liturgia,
ma è liturgia essa stessa e non può
quindi prescindere dalla qualità, come
non può prescindere dalle necessità di
continuo rinnovamento di cui la liturgia, al pari della musica, è chiamata a
rispondere.
Incontri come quelli promossi dall’ASAC sono passaggi importanti per stabilire un dialogo tra i diversi attori,
premessa necessaria per ricostruire un
quadro alla musica nella liturgia: e
chissà che dopo quarant’anni di deserto, anche la coralità liturgica non trovi
la sua terra promessa.
cronache
22
interpretativo. Ottimo affiatamento, cura dell’interpretazione ed efficace resa sul palco
hanno però caratterizzato anche le esibizioni di altri gruppi,
rendendo l’ascolto di questa
sezione di audizioni uno dei
momenti migliori dell’edizione
di quest’anno.
I buoni risultati non solo contribuiscono a rendere giustizia
e a dare il giusto valore a questo ramo della coralità, ma invitano anche alla riflessione
sulla necessità di una solida
preparazione vocale - comune
ai frequentatori di qualsiasi genere vocale - nella resa adeguata di un repertorio che solo
per faciloneria si tende generalmente a relegare ad ambiti disimpegnati.
Gli affezionati del concorso
avranno certamente notato quest’anno l’insolita mancanza di
rappresentanti della coralità
scandinava, ma soprattutto la
totale assenza di cori italiani
nella sezione competitiva. Il fenomeno si presenta come fase
culminante di un processo secondo il quale la presenza di
gruppi nostrani è diventata negli ultimi anni sempre più sporadica, fino a lasciare aperto il
campo esclusivamente a cori
stranieri. Difficile individuare
le cause di questo allontanamento, stridente contrasto alla
costante attenzione per la competizione goriziana di un’ampia e ormai consolidata rete corale internazionale. È evidente
a questo punto la necessità di
risolvere questo problema di
disaffezione o “disabitudine”
con una adeguata promozione a
livello nazionale perché una
manifestazione importante come il Seghizzi, una delle prestigiose porte d’accesso al Grand
Prix europeo, veda in futuro la
partecipazione di una adeguata
rappresentanza italiana all’interno della variopinta vetrina
mondiale che costituisce per
tutti gli affezionati del genere
una possibilità stimolante di
conoscenza e confronto.
DON LUIGI PORRO:
UNA VITA DEDICA TA A LLA MUSICA
dell’A.Co.L. Liguria
I
l 3 febbraio u.s. la Cattederale S. Lorenzo in
Genova era gremita di Sacerdoti, coristi e tanti
fedeli per l’ultimo saluto al decano della Coralità Ligure.
È morto Luigi Porro, artista e sacerdote genovese, docente al Conservatorio Paganini di Genova, compositore raffinato, insostituibile maestro di Cappella in Basilica (nei decenni delle funzioni solenni officiate dai grandi profili di Siri, Canestri e Tettamanzi, il cui accompagnamento musicale era qualitativamente persino impensabile), onorato il 12 ottobre 2004 dal Grifo d’Argento,
massimo riconoscimento pubblico della città metropolitana genovese.
Ma Porro è ricordato soprattutto come l’anima plasmante e portante, da oltre quarant’anni, del “Coro Polifonico Januensis”, ovvero di una straordinaria palestra per almeno tre generazioni di
musicisti e musicofili, che ha avuto numerosi momenti di celebrità internazionale, e
che ha contagiato, nell’amore per la musica e per il canto, centinaia di musicisti.
Quest’amore in don Luigi si manifesta fin dagli esordi, e lo stimola sia nel canto corale che nell’esecuzione come organanista fin dalla giovinezza, dirigendo prima il coro del Seminario e, dal 1948, il coro della Cattedrale. Quando, nei primi anni ’60,
prende la direzione del Coro Campodonico, rifondato vent’anni dopo come “Januensis”, la sua passione per la musica corale viene premiata con riconoscimenti di notevole importanza, tra i quali ricordiamo il Concorso di Montreaux, nel 1983, al quale
sono seguiti quelli di Tradate, di Stresa, il Premio Speciale “Casagrande” a Vittorio
Veneto e il secondo premio (senza un primo assegnato) al concorso di Arezzo, dove
furono eseguiti brani di Bartòk.
Porro ha ulteriormente manifesato il suo amore per la musica componendo meravigliose pagine di musica sacra, soprattutto Messe per il servizio liturgico in Cattedrale, spesso eseguite in giro per il mondo, senza mai pubblicarle o fissarne la paternità
affermando che “la musica è di tutti”.
Voleva però che la sua “musica” non andasse persa tra le “scartoffie” o le “raccolte
musicali” sparse nel genovesato. L’idea di raggruppare tutta la coralità ligure, dotandola di un archivio musicale degno (almeno quanto lo è stato il suo contributo nei
confronti di quel patrimonio artistico che ancor oggi, soprattutto oggi, la Chiesa vanta: il canto corale), è stato il suo pensiero fisso: con Mauro Ottobrini ed Armando
Corso iniziarono i primi contatti. Nel 1979 ci furono i primi “incontri corali” e, dopo
10 anni di lavoro, si concretizzava il suo sogno: l’A.CO.L. Liguria – Associazione
Gruppi Corali Liguri, dove, in commissione artistica regionale, presiede la sezione
“Musica Sacra”.
Durante l’Assemblea annuale (febbraio 1991) don Luigi consacra il suo desiderio:
“alla mia morte tutte le mie Musiche – sia quelle da me composte che quelle raccolte – siano custodite dall’Associazione regionale A.CO.L. per essere utilizzate da tutta la coralità ligure, nazionale ed internazionale.”
Don Luigi Porro, vivendo “per la musica”, ha coinvolto centinaia di persone attraverso la sua attività corale, facendole innamorare del bel canto in ogni sua forma ed
espressione senza limiti di età.
Spesso preparava le voci bianche per i titoli operistici in teatro che prevedono un coro di bambini ed ora, guardando l’attuale Coro del Carlo Felice (il Teatro principe della Liguria), a volte sembra quasi di essere di fronte allo “Januensis” degli anni Ottanta, poichè molti giovani dal coro di Porro sono passati a quello del teatro, facendone una professione, e altri sono diventati direttori.
scheda regione
A.R.C.C.
A SSOCIA ZIONE REGIONA LE
CORI CA MPA NI (A .R.C.C.)
RECAPITI
L’associazione Regionale Cori Campani
(A.R.C.C.) nasce nel 1995 grazie alla determinazione di Alfonso Bruno (primo presidente dell’associazione) e di 8 realtà corali campane (Coro Mutterle, Coro Armonia,
Corale Sannita, Corale Santa Cecilia, Coro
Libentia Cactus, Corale Casella, Ensamble
Vocale, Corale Santa Cecilia).
Sin dalla sua fondazione l’Associazione ha
avuto come scopo e finalità quello di incrementare, diffondere, divulgare la cultura
musicale “colta e popolare” così radicate
nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni
regionali, cercando, inoltre, di coinvolgere
nel suo interno le varie e molteplici realtà
campane.
La formazione originale è andata negli anni
sempre aumentando, in maniera lenta, ma
graduale ed oggi raccoglie al suo interno 25
formazioni provenienti da tutte le province
della regione per un numero di circa 850 coristi. Sin dall’inizio tra gli scopi dell’associazione regionale, oltre che a svolgere un
importante ruolo di aggregazione tra le varie realtà locali con lo scambio e la conoscenza reciproca tramite l’organizzazione di
rassegne (alcune davvero prestigiose come
quella tenutasi a Napoli nella splendida
chiesa di Santa Maria la Nova organizzata
dall’Ensamble Vocale con la collaborazione
dell’orchestra Scarlatti), c’è stata la costante attenzione alla formazione e alla crescita
culturale di tutti i componenti delle realtà
corali (coristi, direttori, quadri dirigenti).
Segno tangibile di questa attenzione sono :
- corsi per Direttori di coro tenuti da prestigiosi docenti quali il M° Mariano Patti e il
M° Walter Marzilli;
- una “Scuola di Formazione Triennale” con
corsi di Logopedia, Vocalità e Direzione di
coro; docenti rispettivamente la Dott.ssa Liliana De Nita; il M° Steve Woodbury, il M°
Guido Messore.
Nell’intento di promuovere e divulgare ancor più la magnifica realtà della musica popolare napoletana e di creare un interessante repertorio polifonico popolare da estendere a tutte le associazioni corali interessate, è stato istituito il Concorso Nazionale
per compositori “La canzone napoletana in
polifonia”.
La prima edizione ha visto la partecipazione di numerosi autori provenienti da molte
regioni italiane e, visto l’interesse ed il successo conseguito, sarà sicuramente istitu-
Sede:
via Fravita, 62 PELLEZZANO (SA)
E mail
: [email protected]
Web site : arc-campania.it
E mail
: [email protected]
zionalizzata con cadenza annuale.
Sempre più presente è inoltre il patrocinio e
la collaborazione dell’ARCC nelle manifestazioni organizzate anche dalle singole associazioni; ultima in ordine di tempo quella internazionale denominata “Cori in Coro” dell’associazione Estro Armonico di
Salerno che, giunta ormai alla 4° edizione,
riesce a coinvolgere prestigiose formazioni
corali provenienti da molti paesi d’Europa.
Grande risonanza hanno anche le rassegne
internazionali “Incontri di Primavera” –
Coro Libentia Cactus, Torre del Greco
(NA) - il “Festival del Mediterraneo” - Corale polifonico città di Ercolano, Ercolano
(NA) - e “Cantare Amantis Est” - Coro Casella, SALERNO.
Prossimi obiettivi sono la continuazione
della Scuola di Formazione con l’inserimento di altre materie di studio e la sua decolalizzazione in varie realtà provinciali; il
coinvolgimento di altre associazioni corali
nella vita associativa regionale; la ricerca di
un sempre maggior interesse e coinvolgimento degli Enti Pubblici, spesso apatici e
“lontani” nella realizzazione di manifestazioni culturali con valenza così forte e pregnante come può tranquillamente ritenersi
l’attività corale in tutte le sue multiformi
sfaccettature.
Serata di Gala del 1° concorso
Nazionale per compositori
“La Canzone Napoletana in Polifonia”
Il giorno 30 giugno 2005, presso il teatro
della Parrocchia “Sacro Cuore di Gesù “ in
Bellizzi (SA), si è tenuta la premiazione del
I Concorso Nazionale per compositori: “La
canzone napoletana in polifonia”.
Questa iniziativa, fortemente voluta dall’ARCC, è nata con il duplice scopo di rivalutare il patrimonio musicale napoletano
e fornire ai cori un repertorio rivisitato e
rielaborato con un linguaggio musicale più
attuale. La Commissione Esaminatrice,
composta dai maestri Cicconofri Aldo, Panariello Gaetano, Patti Mariano e Noschese
Silvana, ha premiato i seguenti lavori:
I classificato: Io te’ vurria vasà del M° Carignani Gianfranco
II classificato: Io te’ vurria vasà del M°
Salvati Alessio
III classificato: O’ sole mio del M° Esposito Mocerino Roberto.
La manifestazione si è aperta con l’esibi-
zione di alcuni cori salernitani che hanno interpretato brani tratti dal
repertorio napoletano: il
coro di voci bianche
“Calicanto”, il complesso corale Estro Armonico e il Coro Armonia.
Ma il momento magico
della serata si è avuto
con l’esecuzione del brano primo classificato.
Quando l’ottetto di SoloGiovanni Moscariello
paca (BN), diretto dal
M° Arturo Armellino, è
salito sul palco, tra il pubblico numeroso,
presente in sala, è sceso un silenzio carico
di attesa. Il gruppo vocale ha interpretato
magistralmente l’elegante elaborazione del
Maestro Carignani che ha saputo fondere la
passionalità propria del testo napoletano
con le armonie moderne di stile jazzistico.
23
I compositori premiati hanno apprezzato
l’iniziativa e si sono complimentati con gli
organizzatori della manifestazione, il presidente dell’ARCC Giovanni Moscariello e
la Segretaria Raffaela Scafuri.
Ringraziamenti particolari per l’ottimo
svolgimento della serata vanno ai direttori
dei cori, maestri Arturo Armellino, Milva
Coralluzzo, Silvana Noschese, Vicente Pepe, Raffaela Scafuri e naturalmente ai cantori tutti
ORGANI STATUTARI
Consiglio Direttivo:
Giovanni Moscariello
Raffaela Scafuri
Domenico Cozzolino
Vicente Pepe
Arturo Armellino
Presidente
Segretario
Vice Presidente
Del. Feniarco
Consigliere
Commissione artistica:
Arturo Armellino - Presidente
Silvana Noschese
Caterina Squillace
Carlo Intoccia
Rosario Peluso
Collegio Sindaci:
Maria Anna Di Florio
Michele Russo
Alfonso Bruno
Collegio probiviri:
Maria Totaro
notizie dalle Regioni
I
A.CO.L.
Associazione
Gruppi Corali Liguri
Via Cuneo, 16
16032 Camogli (Ge)
Presidente:
Mauro Ottobrini
24
l 32° Festival Nazionale della Polifonia e del Folklore ha visto impegnati 3.850 coristi che, lungo
tutto l’arco ligure, hanno coinvolto oltre 19.600 uditori.
I Gruppi partecipanti si sono potuti esprimere, in canto, con le più belle melodie di ogni genere ed
epoca: dal folklore locale al popolare, dalle cante alpine ai madrigali cinquecenteschi e seicenteschi,
dal classicismo settecentesco all’operistica pucciniana e verdiana, dalle composizioni Sacre al canto
liturgico.
“Finalmente una Messa partecipata...” dicono i fedeli ad ogni appuntamento sacro (ogni domenica), con l’esecuzione della “Messa degli Angeli” cantata da oltre 160 coristi! A tale proposito
molto sentita quella svoltasi a Savignone e a Camogli.
Un particolare ringraziamento va dato a tutta la Comunità di Ossegna di Maissana (Sp), dove l’organizzazione ha voluto partecipare ad una Festa Patronale molto sentita, S.Antonio da Padova, distribuendo nell’intera giornata l’intervento dei 6 gruppi corali voluti intervenire. Questa è stata
una meravigliosa esperienza ed un motivo in più per visitare la Valle Biologica del Vara e il Sito
Archeologico di Lagorara.
Ad Albenga il Sacro Tempio non poteva contenere il numeroso pubblico che ha gustato una serata indimenticabile, ove i gruppi presenti hanno dedicato la loro prima esibizione al compianto Don
Luigi Porro, sacerdote e musicista recentemente scomparso, che ha posto le fondamenta dell’attività corale amatoriale nella nostra regione adoperandosi senza sosta, diffondendo e incentivando l’amore verso questa forma artistica fra migliaia di coristi sparsi in tutta la Liguria e fondando, con Armando Corso e Mauro Ottobrini, ideatore e coordinatore del “Convegno Ligure delle
Corali”, l’ACOL, l’Associazione Gruppi Corali Liguri.
Il suo sostenere che “la musica è di tutti” lo ha portato a non autentificare mai le sue composizioni, avendo la certezza che il suo archivio sarebbe stato custodito e messo a servizio della coralità nazionale ed internazionale dalla stessa Associazione da lui voluta.
In particolare si vuole dedicare a Don Porro il Concerto di Chiusura a Genova presso il Santuario
dei Marinai (Frati Minimi), un suggestivo palcoscenico posto di fronte alla Lanterna.
Sono state ben 13 le diverse tematiche musicali trattate durante i precedenti appuntamenti nel
Golfo del Tigullio (Rapallo, Santa Margherita, Chiavari, Sestri Levante), nel Golfo Paradiso (Camogli, Recco, Sori, Nervi), nell’estremo ponente Ligure (Albenga, Sanremo), nell’entroterra (Savignone, Murialdo, Ossegna di Maissana) e a Genova.
Grande soddisfazione dei Cori partecipanti che hanno tutti ricevuto, con il Premio “Panarello” (il
dolce tradizionale genovese), diploma di partecipazione, targa personalizzata e libretto della manifestazione, alla cui riuscita si deve il contributo della Regione Liguria (Servizio Spettacolo-Cultura-Sport-Tempo libero), al Presidente della Provincia di Genova e ai Comuni che hanno ospitato la
Manifestazione.
notizie dalle Regioni
L
A.CO.M.
Associazione
Cori del Molise
Via Appennini
86023 Montagano (Cb)
Presidente:
Guido Messore
’ACOM, tenendo fede alla programmazione stilata dalla Commisione Artistica per l’anno 2005,
ha dato attuazione a due manifestazioni di notevole spessore didattico-artistico.
Ha avuto, quindi, regolare svolgimento il Laboratorio di Concertazione e Direzione di Coro della durata di 30 ore di lezione nei seguenti periodi: 19 e 20 febbraio, 12 e 13 marzo, 9 e 10 aprile. Per la seconda volta è stato docente il M° Pier Paolo Scattolin.
In questo Laboratorio gli allievi direttori di coro hanno avuto la piacevole opportunità di fare pratica
di direzione di coro avendo davanti 3 qualificati cori-laboratorio: il Coro Polifinico “Quod Libet” per
il repertorio della polifonia rinascimentale profana, il Coro Polifonico “Ripae Cantores” per il repertorio della polifonia rinascimentale sacra, il Coro Polifonico Femminile “Samnium Concentus” per il
repertorio di musiche contemporanee.
Il corso si è concluso con un concerto finale diretto dai direttori corsisti e con la consegna di attestati
di frequenza ai direttori e ai presidenti dei cori-laboratorio.
Il 3 e il 5 giugno ha avuto luogo l’11ª Rassegna Corale Regionale a Toro nella Chiesa di Santa Maria
di Loreto. In questa occasione, l’Associazione si è avvalsa della collaborazione del nascente coro locale “Caudate Hermes” e del Comune di Toro.
Hanno preso parte alla Rassegna sette cori associati presentando repertori di musiche sacre classiche
e gospel. L’incontro corale ha messo in evidenza la vivacità e il cresciuto livello artistico della coralità molisana.
Nel frattempo è in allestimento il sito Web dell’Acom con le schede illustrative dei cori associati.
Dopo la sosta estiva si passerà all’articolazione del progetto NataleinCanto, una sorta di Festival natalizio itinerante dei cori associati.
25
L
Associazione
Cori dell’Abruzzo
Via Moscardelli, 16
67100 L’Aquila
Presidente:
Vincenzo Vivio
'anno 2005 segna un momento di transizione assai importante per l'attività istituzionale dell'Associazione Regionale Cori d'Abruzzo (ARCA). Dopo una serie di incontri preparatori, è
stato infatti approvato il nuovo statuto dell'associazione, con l'intento di snellire e rendere più efficiente e moderno il suo apparato organizzativo. In particolare è stato ridotto sensibilmente il numero dei consiglierii (da sedici a nove, compreso il presidente) eliminando la Giunta esecutiva che
- di fatto - vanificava la rappresentanza consiliare.
E' stato inoltre modificato il nome stesso dell'associazione, semplicemente aggiungendo l'aggettivo "regionale" al vecchio nome, che consente di individuare meglio il livello territoriale di riferimento, oltre a permettere una più sintetica identificazione con l'acronimo ARCA. Infine sono stati rinnovati gli organi statutari, per cui il nuovo Consiglio Direttivo risulta così composto: Vincenzo Vivio (presidente), Gianni Vecchiati (vicepresidente), Sebastiano Santucci (segretario), Mario
Santucci (tesoriere), Pierluigi Pace, Paola Stivaletta, Carmine Leonzi, Tiziana Buttari e Nicola
Russo (consiglieri). È stato rinnovato anche il Comitato tecnico-artistico che risulta formato da:
Paolo Crisante (presidente), Anna Galterio, Dante Simonelli, Luigi Di Tullio e Nestore Pizzoferrato. Per ciò che riguarda invece l'attività musicale, è stato organizzato il VI Meeting della coralità
abruzzese presso il Santuario di San Gabriele, che ha visto la partecipazione di nove cori associati (Harmonia Mundi di Pescara, La Fenice di Avezzano, Popolifonica di Popoli, Fonte Vetica di Castel del Monte, Coro polifonico di Tempera, Coro di Civitella Roveto, Tempo di musica di Pescara, Coro della Portella, Coro del santuario di San Gabriele).
La manifestazione, riuscitissima, si è articolata in un momento liturgico, dove i cori hanno animato la celebrazione eucaristica cantando all'unisono la "messa degli angeli", un secondo momento
ricreativo-culinario all'aperto, ed infine una rapida esibizione di commiato nella chiesa vecchia del
Santuario.
Infine sono stati avviati contatti con l'Associazione albergatori di Tortoreto per l'organizzazione di
un festival internazionale corale abruzzese nel maggio del 2006.
notizie dalle Regioni
U
na primavera densa di manifestazioni:
A.R.C.L.
Associazione
Regionale Cori
del Lazio
Via V. della Storta, 5
00123 Roma
Presidente:
Alvaro Vatri
26
1 – Dal 27 al 29 aprile, presso il Liceo “Morgagni” di Roma si sono svolti i Concorsi riservati alle scuole della Regione: il XIV Concorso “E.Macchi” (per la scuola dell’obbligo, a cui hanno aderito 23 cori di voci bianche) e l’XI Concorso “G. L. Tocchi” (per le scuole superiori, a cui hanno
aderito 5 cori giovanili). Costante la crescita del livello qualitativo dell’attività corale nelle scuole
e crescente il coinvolgimento degli insegnanti curriculari nella preparazione e direzione dei cori.
La premiazione dei cori classificati in “Fascia Oro” nelle varie categorie si è svolta il 12 maggio,
sempre presso il Liceo “Morgagni”.
2 – Nel mese di maggio hanno avuto il via due manifestazioni che hanno mobilitato un gran numero di cori associati: la Rassegna di Musica Sacra “Mille Voci per la Basilica” (presso la antichissima Basilica di S. Nicola in Carcere in Roma), che ha visto impegnati 10 cori in 7 concerti
svolti nel fine settimana dal 15 maggio al 19 giugno.
La seconda iniziativa è la serie di “Concerti itineranti” a Villa d’Este a Tivoli (organizzata e coordinata dal Coro Polifonico “G.M. Nanino” di Tivoli con il patrocinio e la collaborazione dell’A.R.C.L.) che da metà maggio a metà settembre vede esibirsi, nelle giornate di sabato e domenica, circa 40 complessi corali nello splendido scenario di Villa d’Este, con repertori ispirati al celebre monumento.
3 – Il 19 e il 21 giugno, in tre sedi prestigiose di Roma, si è svolta la Rassegna “Corinfesta 2005”,
in occasione della Festa Europea della Musica. Vi hanno preso parte 20 cori, con repertorio libero, che hanno presentato al pubblico un ricco e ampio spaccato della realtà corale amatoriale.
4 – Con il lancio del “Concorso e Festival Regionale di Canto Corale Città di Formello” l’A.R.C.L.
riprende l’organizzazione di un Concorso Regionale che si era interrotta nel 2001. Sabato 11 e domenica 12 giugno 7 cori hanno dato vita al “Festival Regionale di Canto Corale città di Formello”
(non competitivo) nel corso del quale è stato diffuso il bando del Concorso che si svolgerà nel giugno 2006. Tra le proposte innovative della manifestazione proprio quella di dare agli interessati un
anno di tempo per una preparazione adeguata.
5 – L’A.R.C.L. ha rinnovato il proprio statuto e domenica 26 giugno si è provveduto al rinnovo delle cariche sociali in base ai nuovi criteri. In realtà si è trattato di una riconferma del Consiglio Direttivo che ha retto l’Associazione nel triennio passato integrando con nuovi eletti le posizioni che
erano vacanti.
Nella prima riunione il neoeletto Consiglio procederà alla nomina di tutti i componenti degli organismi formali e informali che consentiranno all’Associazione di continuare nella sua attività con
crescente incisività.
S
USCI
Unione
Società Corali
del Friuli Venezia
Giulia
via Altan 39
San Vito
al Tagliamento
Presidente:
Sante Fornasier
abato 12 marzo si è tenuta presso la sede di San Vito al Tagliamento l’assemblea ordinaria dell’USCI Friuli Venezia Giulia. Presentando agli intervenuti il bilancio consuntivo dell’Associazione per
l’esercizio 2004, il Presidente Sante Fornasier ha ricordato le numerose attività svolte dall’USCI nel
corso dell’ultimo anno (Verbum Resonans in occasione della X edizione dei Seminari Internazionali di
Canto Gregoriano diretti dal prof. Nino Albarosa e ospitati nell’ideale cornice dell’Abbazia di Rosazzo, il Convegno Internazionale di Studi dedicato ad Alessandro Orologio ed ai musicisti friulani del
suo tempo).
È proprio grazie a progetti così ampi e ad appuntamenti di così grande rilievo che l’USCI Friuli Venezia Giulia riceve apprezzamenti da più parti ed attira l’interesse delle istituzioni. L’Associazione è infatti sostenuta da diversi enti, che di anno in anno rinnovano il loro appoggio; tra questi spicca sicuramente per importanza la Regione che, con i cospicui fondi stanziati annualmente a favore dell’USCI,
dimostra il grado di incidenza acquisito dall’Associazione nel panorama culturale regionale e conferma il valore delle attività proposte. L’impegno che l’Associazione si propone per il 2005 è quindi quello di mantenere l’alto livello di qualità raggiunto, promuovendo e realizzando con accuratezza corsi di
formazione, seminari, concerti e manifestazioni di sicuro interesse.
L’attività di formazione è iniziata con gli “Incontri gregoriani” a Rosazzo, due fine settimana che ormai sono divenuti appuntamento fisso per i cultori del canto gregoriano in regione. Sul cod. 47 si è incentrato il primo dei due incontri gregoriani, tenutosi il 19-20 febbraio e guidato, come sempre, dal
notizie dalle Regioni
prof. Nino Albarosa. Il secondo, svoltosi il 12-13 marzo, ha avuto, come da tradizione, carattere pratico, concentrandosi sull’interpretazione di brani, in particolare della Terza domenica di Quaresima, eseguiti, il sabato sera, durante la celebrazione liturgica in Abbazia, dalla schola degli “Amici del canto
gregoriano “ di Trieste, diretti da Paolo Loss, che degli incontri rosacensi sono assidui frequentatori.
Sempre l’Abbazia di Rosazzo ha ospitato ancora una volta un fine settimana di grande interesse, che
ha avuto per tema la “Voce e la consapevolezza corporea”. Il corso, articolato in tre parti si è svolto il
16 e 17 aprile, continuerà il 24 e 25 settembre con il tema “Cantare senza sforzo” e l’8 e 9 ottobre con
il tema “Voce e postura”. L’argomento del seminario di aprile è stato sviluppato attraverso le lezioni
del metodo Feldenkreis tenute dalla docente Bettina von Hacke e, per quel che riguarda la voce e la
sua “riscoperta”, da Paolo Loss.
Superato il traguardo del decimo anno i Seminari di Canto gregoriano saranno riproposti dal 25 al 30
luglio. Anche questa undicesima edizione dei Seminari è organizzata dall’USCI Friuli Venezia Giulia
in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Storiche e Documentarie dell’Università degli Studi
di Udine, dell’Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano e dell’Abbazia di Rosazzo (Ud)
e si avvale di docenti legati alla migliore e più aggiornata scuola europea (Nino Albarosa, Giovanni
Conti, Heirich Rumphorst, Guido Genero, Paolo Loss).
I lavori seminariali saranno integrati con interessanti proposte concertistiche animate dall’ensemble
More Antiquo di Lugano (CH), diretto dal maestro Giovanni Conti, nella chiesa abbaziale di Rosazzo
e nella chiesa di San Martino in Borgo di Ponte a Cividale del Friuli, rispettivamente la sera del 29 e
del 30 luglio e dall’Officium Consort di Pordenone, diretto dal maestro Danilo Zeni, nella Basilica di
Aquileia la sera del 31 luglio.
Continua anche il lavoro di ricerca ed in particolare quello legato al progetto di Feniarco “Voci & Tradizione”
Il volume della nostra regione, curato da Roberto Frisano, è attualmente in fase di preparazione; il progetto definitivo dovrà ricevere il vaglio della Commissione Artistica nazionale e successivamente si
dovrà predisporre il materiale per la stampa. Secondo una stima approssimativa dei tempi di lavoro
l’antologia Voci & tradizione del Friuli Venezia Giulia potrebbe essere pronta agli inizi del prossimo
anno.
Per tutte le Associazioni provinciali, forte è l’impegno verso i cori di voci bianche, in tutte le province infatti si sono svolte manifestazioni ed iniziative ad essi specificamente dedicate.
In un clima festoso ed entusiasta, sia da parte del pubblico che degli interpreti, si è concluso il ciclo di
concerti che ha segnato anche quest’anno la collaborazione proficua tra il coro di voci bianche dell’USCI di Gorizia (composto da diversi gruppi associati) e l’Orchestra dei ragazzi di Gorizia diretti da
Valter Sivilotti.
La collaborazione è al suo secondo anno, dopo il primo esperimento de L’anatroccolo stonato dell’anno scorso. Cantaeuropa era il titolo del progetto 2005, una scelta di canti popolari europei sapientemente arrangiati per coro di voci bianche e orchestra.
Domenica 22 maggio, si è svolta a S.Vito al Tagliamento (PN), la 5° edizione della rassegna provinciale di cori di voci bianche, giovanili e scolastici “Audite Pueri” organizzata dall’USCI di Pordenone
in collaborazione con l’Associazione Polifonica “Tomadini” ed il Gruppo vocale “Città di S. Vito”.
La manifestazione è iniziata alle ore 10.00 con una tavola rotonda sul tema della coralità giovanile.
I presenti, coordinati da Carlo Berlese, presidente dell’USCI di Pordenone, dopo aver sottolineato l’importanza dell’educazione musicale fin dai primi anni di età, hanno evidenziato la necessità di disporre
di insegnanti e direttori preparati affinché i bambini e i ragazzi possano amare il canto corale. Tutti sono stati concordi nel proseguire la collaborazione iniziata un paio di anni fa, con le scuole della provincia, fornendo il supporto agli insegnanti di musica, soprattutto della scuola elementare.
La manifestazione "Cantondo", organizzata dall'USCF, nonostante i pochi anni di vita, si sta affermando come il più importante appuntamento, in provincia di Udine, con la realtà dei cori giovanili e
scolastici.
La conferma è data dal numero sempre crescente di cori che aderiscono alla rassegna, che in quest'edizione si è svolta il 30 aprile presso l'auditorium "F. Tomadini" di Udine; nove sono stati, infatti, i cori che si sono succeduti sul palco della sala, gremita di un pubblico particolarmente caloroso.
“E… state in coro” era invece il titolo della rassegna organizzata per la seconda volta dall’USCI triestina alla fine dell’anno scolastico.
La rassegna, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe avere, nei prossimi anni, un carattere itinerante
nelle varie scuole cittadine.
27
notizie dalle Regioni
B
A.S.A.C.
Associazione per lo
Sviluppo delle
Attività Corali
Via Castellana, 44
30174 Mestre (Ve)
Presidente:
Gastone Zotto
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ELLUNO Finalmente anche la consulta provinciale bellunese è in grado di ripartire con i propri programmi e nuove iniziative.
Il lungo periodo di stasi causato della scarsissima disponibilità finanziaria, dovuta in gran parte al completo azzeramento dei contributi provinciali ex regionali per due anni di seguito, sembra superato e le
prospettive dateci dalla nuova amministrazione provinciale paiono ben promettere. L'unico finanziamento che siamo riusciti ad ottenere nel 2004 è quello da parte dell'Assessorato al Turismo destinato ai
singoli cori; mi auguro che la maggior parte di voi lo abbia ricevuto. Anche a livello regionale si è finalmente riusciti a superare i problemi notevolissimi causati dal passaggio di competenze da regione a
province che anche nel resto del Veneto hanno visto un notevole ridimensionamento dei fondi normalmente destinati all'ASAC.
La Consulta provinciale ASAC della provincia di Belluno, riunitasi il 9 marzo nella sede della Corale
Zumellese a Zottier, ha affrontato i seguenti punti all'ordine del giorno:
• Relazione attività 2004 e lettura del bilancio finanziario 2004
• VIII Rassegna Corale di musica sacra di Feltre 16 aprile 05: raccolta adesioni
• Rassegna provinciale “Dolomiti in Coro” Ottobre 2005.
• Progetto Coralità per fini sociali
• “Incontro con…” progetto per due giornate di lavoro con importanti musicisti nel campo corale
• Modifiche statutarie illustrazione modifiche proposte al voto in assemblea regionale
• Corso residenziale regionale: proposte dei cori per concerti o attività collaterali
• Concerto o concerti cori veneti rappresentativi (utilizzando il finanziamento messo a disposizione della consulta bellunese ASAC per la realizzazione di uno o più concerti con cori provenienti da altre province): si è colta, dunque, l’occasione per sottoporre all'attenzione dei cori bellunesi i gruppi veneti che
hanno ottenuto i risultati artistici più interessanti e utili anche alla nostra coralità.
Sono state raccolte, e saranno valutate, le proposte sulle località che ospiteranno i “Concerti natalizi in
provincia di Belluno” ed è stato approntato il Progetto Canto popolare: con l’intento di approfondire la
ricerca sulle radici della nostra tradizione corale. Ed è proprio l’attività formativa che caratterizza distintamente l’impegno della Consulta bellunese: un impegno che si concretizza con l’iniziativa “Seminari di Musica Corale” - Incontri con studiosi e compositori di musica corale sulla storia, il recupero delle melodie e la tecnica di direzione.
Il primo incontro, domenica 26 giugno a Lamon, ha avuto come relatori i m.i Paolo Bon e Luca Bonavia, con la partecipazione del coro laboratorio Monte Coppolo sul tema: “La nostra storia e il nostro pensiero nel canto di tradizione orale”.
Il m° Paolo Bon, compositore e studioso di canto popolare di tradizione orale, ed il m° Luca Bonavia,
ricercartore ed esperto di filologia musicale, profondo conoscitore della tradizione ossolana, hanno affrontato il tema della esperienza orale nell’arte musicale scritta attraverso un affascinante cammino di
analisi e presentazione di tracce musicali provenienti da varie località italiane con attenzione particolare al settentrione italiano.
Altri due importanti appuntamenti, programmati dalla Consulta Bellunese nell’ambito dei Seminari di
musica corale, riguardano il recupero e la trasmmissione delle melodie popolari attraverso l’arte dell’elaborazione, domenica 2 ottobre, (relatore il m° Sandro Filippi) e la prassi di direzione corale, due incontri, con coro laboratorio, il 6 ed il 13 novembre (relatore il m° Gianmartino Durighello).
[Maggiori informazioni sono riportate su Musica Insieme n° 87, Luglio 2005, alla rubrica “Corsi e Laboratori”, pag. 14]
PADOVA Le principali iniziative organizzate dall’ASAC tra maggio e giugno sono costituite dalle due
importanti rassegne, qui riportate.
La XVII Rassegna Provinciale di Musica Sacra, a cura dell’ASAC, con il patrocinio della Provincia di
Padova e la gentile collaborazione del Convento dei P.P. Cappuccini, ha avuto luogo nel Santuario di Padre Leopoldo Mandic in Padova. La prima serata, venerdì 20 maggio, ha visto protagonisti il Piccolo
Coro Padovano, la Schola Cantorum di Megliadino S. Vitale ed il gruppo corale Amazing Gospel Choir
di Este. Venerdì 27 maggio è stata invece la volta del Coro Suaves Voces di Ponte S. Nicolò, del coro
“Maria Maddalena” di Galliera Veneta, la serata si è conclusa con il Coro Mortalisatis di Maserà.
L’ultimo appuntamento della tradizionale rassegna, venerdì 3 giugno, è stato animato dalla presenza del
coro L’amoroso canto di Padova, e dal Polifonico Santa Cecilia di Piazzola sul Brenta, con la gradita
presenza, nel numeroso pubblico, del Maestro Giorgio Pressato.
XXV Rassegna dei Cori Padovani – Palazzo Moroni – La scalinata del Cortile di Palazzo Moroni anche
quest’anno ha ospitato il consueto appuntamento con i cori padovani, organizzato dall’ASAC con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Padova e del Consiglio di Quartiere del centro storico. Appuntamento dunque particolarmente importante quest’anno poiché ricorrono i 25 anni di una iniziativa
di alto livello, sempre ben accetta dal pubblico padovano, accorso numeroso, e, per fortuna, risparmiato da elementi atmosferici avversi ! Qualcuno ricorderà il terribile temporale dell’anno scorso….
Al successo della prima serata, il 25 giugno hanno contributo il coro G.A.M di Carmignano di Brenta,
il coro Serenissima di Vigonza, il coro Tre Cime di Casale di Scodosia, il coro Mortalisatis di Maserà.
La seconda serata, domenica 26 – dedicata – ai cori cittadini, ha visto esibirsi il Piccolo Coro Padovano, il coro C.A.I., il coro femminile Rondinella ed il coro Lavaredo.
Alla fine di entrambe le serate, tutti i coristi presenti sono stati invitati a cantare insieme un brano, che,
notizie dalle Regioni
complici le recenti manifestazioni e ricorrenze che riguardavano la figura di Giuseppe Mazzini, è stato
ben individuato nell’Inno di Mameli.
ROVIGO L'ultima riunione della consulta provinciale Asac di Rovigo si è svolta presso la sede del coro “Eco del Fiume” di Bottrighe. Organizzata dai consiglieri regionali Giorgio Ferrari e Roberto Marangoni, hanno partecipato i rappresentanti dei sedici cori iscritti e sono state illustrate l'attività e le proposte da svolgersi in provincia. Oltre alle rassegne decentrate, sarà organizzata una rassegna patrocinata dalla regione in ognuna delle sette province venete e l'organizzazione regionale della quarta edizione del festival delel coralità veneta. Sarà organizzata a Bottrighe presso il sala polivalente una “giornata di studio sulla coralità” aperta anche ai cori non iscritti Asac esistenti in provincia. Illustrato il decreto presidenziale che ha istituito la “Giornata nazionale della muisca popolare”, sono stati invitati i
cori a programmare qualche iniziativa per il prossimo anno in collaborazione con le istituzioni. Importante infine l'iniziativa “Coralità a fini sociali” promossa dalla giunta regionale del Veneto in collaborazione con l'Asac e che prevede la partecipazione dei cori in acse di riposo, carceri, ospedali ed enti assistenziali. Alla provincia di Rovigo sono state disposte sette partecipazioni. La prossima riunione si
terrà al “rifugio” del gruppo corale folkloristico “Bontemponi & Simpatica Comapgnai” di Bottrighe
che ha festeggiato il suo 40 anniversario di fondazione. A turno, le consulte Asac Polesine si svolgeranno in sedi fisse a Rovigo, Bottrighe e Taglio di Po.
TREVISO Il progetto Laboratori corali, iniziato a febbraio con le lezioni di Bertin, Berrini, Mazzucato, Pettarin e Spremulli, è giunto a conclusione.
I cori impegnati, dal 30 aprile al 22 maggio, si sono esibiti in cinque concerti svoltisi a Povegliano: Piccole Note di Sernaglia di Battaglia, Voci del Sile di Quinto di Treviso; Maserada: Schola Cantorum S.
Daniele di Povegliano, La Sorgente di Morgano; Gaiarine: Le Sorgenti di Varago di Maserada, Schola
Cantorum Sant'Andrea di Venegazzù; Ormelle: Giuseppe Sarto di Pio Rese X, Schola Cantorum S. Martino di Cornuda; e Pieve di Soligo: I Cantori di Sottoselva di S.Lucia di Piave, Il Dilitto Moderna di
Venegazzù.
Si sottolinea l'entusiasmo che ha accompagnato questo progetto, soprattutto da parte dei coristi che hanno seguito le lezioni con forte curiosità e molta disponibilità e, non neghiamo, con un pizzico di apprensione, per il giusto timore reverenziale nei confronti dei docenti.
Questi ultimi, dal canto loro, hanno saputo porsi con affabilità e simpatia.
Numerosi i punti di approfondimento evidenziati, sui quali ora i direttori dei cori potranno cimentarsi:
vocalità, interpretazione, stile, fino ad arrivare a raffinatezze quali l'intonazione naturale, e non temperata, degli intervalli.
Questa Consulta auspica l'istituzionalizzazione di questo tipo di progetto, che potrebbe affiancare degnamente i C.O.M., quale momento formativo per i cori.
VENEZIA La Consulta di Venezia ha espresso la parte prevalente del suo impegno primaverile intorno
a Venezia in Coro 2005, con le “sorprese” descritte nell’altro articolo, e avviando i contatti con i Cori e
le Amministrazioni Pubbliche da interessare sul progetto che intende portare gli studenti delle superiori veneziane a contatto con il canto popolare, del quale abbiamo dato notizia nello scorso numero del
giornale.
Su questo “fronte”, della cui difficoltà siamo consapevoli, cominciano a manifestarsi i primi segnali di
attenzione e le prime dichiarazioni di disponibilità: nella zona del portogruarese i cori Martinella, The
Colours of Gospel, e De Vecchi hanno messo in cantiere un piano di lavoro che accompagni con diversificati stili e protagonisti il canto popolare ad un incontro favorevole con gli studenti; così va facendo,
con diversi contatti, il Coro Monte Peralba nel sandonatese, in attesa di altri contributi; altrettanto si dica per i contatti aperti nel veneziano dal Coro Marmolada e, nel miranese dal Coro Croda Rossa. Il tutto da riprendere e verificare a Settembre, così come i contatti con la Provincia e la risposta che speriamo
positiva della Fondazione CARIVE alla presentazione del nostro “Progetto scuola” nel contesto del Bando dalla stessa predisposto per attività di laboratorio artistico che coinvolgano i giovani adolescenti.
Insomma, la barca prende il mare, per così dire, e l’effetto tonificante sembra ricadere sulle stesse riunioni organizzative della Consulta: sempre più numerosi i Cori presenti, crescenti gli interventi e i protagonismi. Sembrano proprio rose che daranno buona fioritura. Nel frattempo, cosa intervenuta nell’attività di tutte le Consulte, siamo riusciti a corrispondere anche nel veneziano alle finalità del Progetto
Regionale di Coralità per fini sociali, con i nostri Cori impegnati, come si fa da sempre a dire il vero
ma qui con un minimo contributo che ne aiuti il lavoro di autosostentamento, in Case di Riposo ed
Ospedali a portare alle persone in difficoltà un po’ di serenità.
VERONA Le attività della consulta veronese vedono i cori impegnati in provincia con diverse manifestazioni. Ad iniziare, con la fine di maggio (dopo le iniziative del mese mariano, già riportate sullo scorso numero di M.I.) segnaliamo i principali appuntamenti.
Domenica 29 maggio si è svolta a Legnago (Teatro Salus) l’undicesima edizione del Festival dei Cori
di Voci Bianche (direzione artistica Annachiara Scapini), con la partecipazione di tre gruppi corali: il
Coro della Scuola Media “D. Alighieri” di Cologna Veneta, diretto da A.C. Scapini, il Piccolo Coro “A.
Salieri” di Legnago, diretto da A. Lanzardo ed il Coro Voci Bianche “Città di Adria”, diretto da A. Pa-
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notizie dalle Regioni
van. La novità di questa edizione è che il Festival ha assunto caratteristiche di manifestazione musicale giovanile “a tutto tondo” in quanto erano ospiti un gruppo di danza (“Progetto Danza” della Scuola
Media “G. Barbieri” di Legnago) ed una formazione strumentale giovanile (Ass.ne “G. Baiocco” di Villa Bartolomea). Come già lo scorso anno, il Festival era inserito nella manifestazione “La Città diventa visibile” promossa dal Comune di Legnago e dal Consiglio Comunale dei Ragazzi.
Domenica 26 giugno la Santa Messa al Rifugio Revolto, sul Monte Carega, animata dal coro El Vesoto di San Floriano, diretto da Osvaldo Gasparato, inaugura la Giornata di Apertura della Montagna e Sabato 9 luglio alle ore 21, il Teatro Lessinia, a Roveré Veronese ospita il 5° Festival Provinciale della Coralità, con la partecipazione dei cori La Stele di Roveré, diretto da Matteo Valbusa, El Vesoto di San Floriano, Le Voci di Malcesine, diretto da Fabio Bonatti e Montegaleto di Bussolengo, diretto da Lorenzo
Giacopini. La seconda serata del Festival Provinciale si terrà come di consueto sul Lago di Garda, a
Malcesine, il 24 settembre, presso il Teatro del Castello; parteciperanno i cori Voci della Ferrata di Verona, diretto da Leonardo Poliuto, e Scaligero di Cologna Veneta, diretto da Michele De Taddei, con La
Stele di Roveré e Le Voci di Malcesine, già presenti alla prima serata e referenti organizzativi del Festival per la Consulta di Verona.
Altre iniziative promosse da singole associazioni corali in collaborazione con amministrazioni locali
(soprattutto in Lessinia e sul Garda) animeranno, inoltre, le sere d’estate.
Per quanto riguarda la formazione, si è concluso in maggio, a San Bonifacio, il primo programma di
vocalità funzionale (metodo Rohmert, docenti: L. Borin e L. Del Col), con ampia e soddisfatta partecipazione di coristi e direttori, sia dalla privincia di Verona che da quella di Vicenza [interessante commento riportato in Musica Insieme n°87, Luglio 2005, pag. 15].
Le attività provinciali riprenderanno in ottobre, con l’ottava edizione di “AmarCòr” Giornata Corale
nella Solidarietà, presso le case di riposo e gli istututi di cura della città e della provincia.
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VICENZA Come programmato si è tenuto nel pomeriggio di sabato 30 aprile e nella mattinata dell’1
maggio 2005 un interessante incontro con il maestro Carlo Pavese, presso la sede del coro “Amici della Montagna” di Vicenza. Si è reso disponibile quale coro laboratorio il “Gruppo Polifonico di Motta”,
diretto da Luigi Ceola. I numerosi direttori e cantori presenti hanno potuto assistere alla concertazione
di alcuni brani, esercitarsi nella direzione, e fare tesoro dei preziosi suggerimenti del maestro Pavese,
che sarà docente anche al corso residenziale di Mel, organizzato dall’ASAC e previsto per fine agosto
2005.
Presso la Basilica di Monte Berico in Vicenza si è tenuta sabato 21 maggio 2005 la “Rassegna Corale
Mariana – 7^ edizione”: ha aperto la rassegna il coro “Giovani GES” di Schio, diretto da Stefania Lanaro e accompagnato al pianoforte da Raffaele Cipriano. La seconda parte del concerto è stata lasciata
al coro “I Polifonici Vicentini” di Isola Vicentina, diretto da Pierluigi Comparin, accompagnato in alcuni brani da Margherita Dal Cortivo al violoncello, Fabio Conte al contrabbasso e da Anna Panozzo
all’organo. I brani in programma erano tutti mariani e il pubblico numeroso ha apprezzato il buon livello raggiunto dai cori..
Ai cori vicentini inoltre è stata data l’opportunità di cantare durante la liturgia della Messa delle ore 11
delle domeniche di maggio: 5 cori hanno partecipato quest’anno e l’iniziativa è stata apprezzata sia dai
padri Serviti di Monte Berico che dai fedeli, sempre numerosissimi, che hanno potuto seguire i canti
dei cori, grazie ad un apposito libretto stampato dall’ASAC.
La collaborazione con il Conservatorio di Musica di Vicenza è continuata anche quest’anno, con la prosecuzione del corso didattico “Dal Cantar leggendo al recitar cantando” tenuto dai maestri Paola Fornasari e Lia Serafini per la tecnica vocale e Piervito Malusà per la lettura a prima vista, articolato su tre
livelli, che ha visto la partecipazione di molti direttori e cantori vicentini.
Al termine dell’anno scolastico si è tenuto un concerto corale nell’auditorium del conservatorio di Vicenza il giorno 11 giugno 2005 con la partecipazione del coro “Gioventù in cantata” di Marostica, diretto da Cinzia Zanon e accompagnato al pianoforte da Marisa Dalla Vecchia, che ha ricevuto calorosi
consensi dal numeroso pubblico presente.
Sono inoltre programmati, presso il Conservatorio di Musica di Vicenza, 5 seminari di direzione corale, che si terranno nelle giornate di sabato pomeriggio dalle ore 14.30 alle ore 17.00:
“Il coro ed il direttore: elementi di base di tecnica gestuale” docente: Piervito Malusà - 15 e 22 ottobre
2005 - “Il canto cristiano monodico: problemi paleografici, tecnici ed interpretativi” docente: Massimo
Sgroi – 29 ottobre e 5 novembre 2005 - “La polifonia vocale nel XVI sec.: analisi di alcune partiture e
laboratorio di concertazione” docente Maria Dal Bianco – 12 e 19 novembre 2005 - “Il repertorio corale barocco: analisi di alcune partiture e laboratorio di concertazione” docente Mariano Dante – 26 novembre e 3 dicembre 2005 - “Il repertorio corale romantico: analisi di alcune partiture e laboratorio di
concertazione” docente Pierluigi Comparin – 10 e 17 dicembre 2005
notizie dalle Regioni
T
A.C.T.
Associazione Cori
della Toscana
Via del Pantano 40
5210 Arezzo
Presidente:
Fernando Catacchini
ra i mesi di Maggio e Luglio u.s. si sono svolte in Toscana l’Assemblea Straordinaria Regionale e le Assemblee Provinciali dei cori iscritti, finalizzate al rinnovo del Consiglio Regionale per il triennio 2005/2008. Tale organo, nella successiva sua prima convocazione, ha provveduto
a eleggere al suo interno il Presidente e la nuova Giunta Esecutiva .
Gli esiti elettorali hanno portato alla elezione di un nuovo Presidente nella persona del sig. Fernando Catacchini già corista ed amministratore dapprima del Gruppo Polifonico F. Coradini di
Arezzo e attualmente dell’Insieme Vocale VOX CORDIS di Arezzo e di un nuovo Segretario nella persona del sig. Tatti Antonio, Presidente e corista del coro Flos Vocalis di Sinalunga (SI) e corista-responsabile del Gruppo Polifonico Foianese (AR).
La nuova giunta eletta risulta così formata:
Catacchini Fernando Presidente
Tatti Antonio
Segretario
Bresci Carlo
Membro
Pagni Giancarlo
Membro
Redi Cristina
Membro
Il primo importante impegno che la nuova Giunta si trova ad affrontare è la preparazione e l’organizzazione del corso “Le Voci del Novecento” – Polifonie a Confronto – giunto ormai alla 5° edizione. Il corso, organizzato con il contribuito della Regione Toscana e già inserito nell’elenco
“Corsi & Seminari” coordinati da FENIARCO, è indirizzato alla formazione di quei giovani direttori di coro che intendono approfondire le tematiche della direzione, con particolare attenzione
alle questioni di gestualità, vocalità e ricerca di repertorio, e desiderano confrontare e scambiare
le proprie esperienze musicali con quelle dei più affermati colleghi Docenti. In particolare l’intento della manifestazione, sintetizzato nel titolo, è quello di richiamare l’interesse generale verso
la musica corale moderna-contemporanea , sovente trascurata dai gruppi amatoriali, attraverso il
confronto di partiture che se pur appartenenti a periodi musicali diversi fanno comunque riferimento agli stessi criteri compositivi.
Il Corso, che da sempre si tiene ad Arezzo, si svilupperà in due week end e precisamente dal 30
sett. al 2 ottobre e dal 25 al 27 novembre e sarà tenuto dai docenti M. Marco Berrini e M. Lorenzo Donati. Si avvarrà della collaborazione di un coro laboratorio formato dall’Insieme Vocale Vox
Cordis di Arezzo.
La manifestazione è aperta anche a coristi singoli ,che andranno ad integrare il coro laboratorio, e
a interi gruppi corali che, in linea con l’indirizzo del Corso, potranno proporre un proprio repertorio fatto di composizioni moderno-contemporaneo e composizioni rinascimentali.
La novità di quest’anno è costituita dall’inserimento di un corso di approfondimento sul repertorio moderno e contemporaneo per cori di voci bianche, con particolare riferimento al percorso didattico-formativo ideale per lo sviluppo di esperienze corali all’interno delle realtà scolastiche. Tale corso vedrà come docente il M. Mario Mora che si avvarrà del proprio coro “I Piccoli Musici di
Casazza” (BG) quale coro laboratorio. I corsi termineranno con un concerto-saggio diretto in parte dai Docenti e in parte dai maestri corsisti.
Per un necessario dettaglio sull’articolazione della manifestazione e per l’eventuale scarico della
scheda di iscrizione si consiglia la consultazione del sito.: www.coritoscana.it.
Alla rinnovata Giunta e al suo Presidente l’augurio di un proficuo e duraturo lavoro.
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rubriche
DISCOGRA FIA
a c u r a d i A l v a r o Va t r i
N
32
el panorama dei cori romani il Coro
Polifonico ROMA CANTAT vanta
un’attività quasi trentennale. È nato
infatti nel 1978 nell’ambito delle attività culturali del quartiere romano Casal de’ Pazzi,
da cui prese inizialmente il nome. Diretto fin
dalla fondazione dal M° Ermanno Testi, ha
svolto un’intensa attività artistica in Italia e
all’estero (Germania, Olanda, Francia, Russia, Estonia) realizzando tournée e partecipando a incontri e festival nazionali e internazionali.
Ha avuto inoltre l’onore di cantare al Quirinale, in presenza dei Presidenti Cossiga e
Scalfaro, di partecipare alle solenni liturgie
in S.Pietro in Vaticano e presso la basilica romana di S.Maria in Montesanto per la Messa
degli Artisti, nonché di esibirsi alla presenza
di Papa Giovanni Paolo II.
È intervenuto in trasmissioni televisive della
RAI e di Canale 5.
Nel marzo scorso ha finito di registrare un
CD: “Capolavori della Polifonia del nostro
tempo”.
“Nel proporre questo CD – scrive il M° Testi nel ricco libretto che accompagna il disco
- il Coro Polifonico ROMA CANTAT ha voluto cimentarsi, non senza una certa ambizione, con un repertorio corale internazionale che spazia dalle più belle pagine della polifonia sacra contemporanea fino ad espressioni colte d’ispirazione popolare, e ad elaborazioni corali rispecchianti in modo genuino temi e sentimenti della tradizione regionale italiana, per concludersi poi con due
pagine, assai significative, tratte dall’ampio
ed entusiasmante panorama etno-musicale
del nostro tempo: un trascinante gospel ed
un esaltante canto di tradizione cubana, dai
risvolti poetici e musicali densi di significato, nato in un contesto sociale di notevole impegno”.
La “compilation”
inizia con l’Ave
Maria del compositore basco Javi Busto; continua con Gaudens Gaudebo
espressamente
dedicato
dal
compositore veneto Gianmartino Durighello
nel
dicembre
‘95 al coro e al
suo direttore, seguito da Veni Electa Mea
dello stesso autore. Seguono, del compositore milanese Giorgio Federico Ghedini, i Due
Canti Sacri (dal testo poetico di origine popolare) Maria Lavava e Dove vai Madonna mia.
I successivi brani sono Ubi Caritas del parigino Maurice Duruflé; O Salutaris Hostia,
di Mons. Lavinio Virgili, che fu direttore della Cappella Lateranense in Roma; il celeberrimo Pater Noster di Igor Stravinskij, e ancora Laudate Dominum del compositore
svizzero Michel Corboz. Seguono due brani
singolari “ciascuno impostato sull’acclamazione iterativa di un’unica parola: amen e
osanna”: A choral Amen, del londinese
John Rutter, e Hosanna, del compositore argentino Alberto Ginastera. “Si innestano ora,
- scrive Testi - in un ideale itinerario dello
spirito, due brani di compositori ungheresi,
di assoluta rilevanza artistica nel linguaggio
corale del nostro tempo, la cui musica rispecchia la tradizione del canto radicato nel
popolo: Canto della Sera (Esti dal) di Zoltan
Kodàly e Candida Rosa (Szelló Zúg) di
Lajos Bardos. Nel filone dei canti di ispirazione popolare si inserisce la Ninna Nanna
di Anagni nella versione corale di Luigi Colacicchi. Dalle alpi valdostane proviene Belle
rose du Printemps, nelle due versioni accostate di Teo Usuelli e di Antonio Pedrotti, per
poi passare in Friuli con la villotta Stelutis
Alpinis di Arturo Zardini. Di Bepi De Marzi
troviamo Signore delle Cime e Improvviso.
Seguono Fratello Sole, Sorella Luna di Riz
Ortolani nella armonizzazione di Lamberto
Pietropoli, e l’animato Amen, ovvero Mary
had a baby (gospel) arrangiato da Norman
Luboff.
Conclude il CD Guantanamera: il testo è
tratto dai versos sencillos del poeta rivoluzionario ed eroe nazionale cubano, José Martí,
vissuto nel XIX secolo, e la musica è rivendicata da un numero assai nutrito di compositori, fra i quali spicca però Pete Seeger che,
“negli anni ‘60 insieme ad altri, - conclude
Ermanno Testi - ne ha data una versione ormai consolidata, diffusasi in tutto il mondo
come veicolo di ideali di liberazione, di fratellanza universale e solidarietà umana”.
Per informazioni:
Coro Polifonico ROMA CANTAT
Via Zanardini, 114 – 00156 Roma
Tel. +39 068278717
e.mail: [email protected]
MONDOCORO
MONDOCORO
Curiosità, navigazioni, spigolature su Internet, riviste, libri
a cura di Giorgio Morandi
Q
uando, destinatari della 17 edizione
di CHORALiter e quindi di “Mondocoro”, leggerete queste righe, l’estate sarà alla fine, le vacanze un piacevole ricordo.
La vita, invece, sarà un vivace rifiorire in
mille attività che riprendono o nuove attività che cominciano. È vita (appunto!).
È vita nuova, è la vita di tutti, è la vita di chi
si occupa di canto corale… Auguri! Salute
personale, entusiasmo nel canto, soddisfazione nella produzione di arte musicale,
gioia, pace!
Questo è l’augurio che, sulla via della trascendenza, secondo la citazione da Garrison
Keilor, “Mondocoro” Vi porta. Evviva l’…Homo Canens!
ANGOLO DEL COMPOSITORE
Toñu Kaljuste è un musicista estone con educazione musicale russa ed esperienza di esecutore internazionale. Diversamente da altri musicisti cresciuti nell’era sovietica ha sempre avuto di quell’epoca un’idea chiara: “La libertà è
sempre buona. Da quando l’Estonia ha riottenuto l’indipendenza i nostri giovani sono liberi di scegliere, di esprimere, se lo vogliono, la
nostra cultura nazionale. Prima eravamo obbligati a studiare la cultura russa su libri russi, e per esprimere la cultura estone dovevamo
fare slalom fra le regole spesso stupide della
burocrazia. …la musica era strumento di
propaganda ed il musicista era solo al suo
servizio…”.
Bella è l’immagine con cui il Direttore di Coro
ricorda come scoprì “la magia della musica”:
“Mi vedo un bambino di circa quattro anni, seduto per terra con bocca aperta di fronte a un
coro in cui 20 ragazzi un po’ più grandi stanno cantando con gioia. Quel bambino ero io nel
momento esatto in cui scoprii la magia della
musica. Il direttore di coro era il mio amato
babbo”. E continua “Da allora io non ho dovuto
capire o decidere nulla riguardo al mio futuro
musicale. Tutto venne con naturalezza, senza
bisogno di parlare o di discutere. Naturalmen-
"To sing like this, in the company of other souls,
and to make those consonants slip out so easily
and in unison, and to make those chords so rich
that they bring tears to your eyes.
This is transcendence.
This is the power that choral singing has
that other music can only dream of."
(Garrison Keilor)
Cantare così, in compagnia di altre anime,
e far sì che quelle consonanti escano fuori
così facilmente e all’unisono, e crear quegli accordi
così ricchi che ti fan venire le lacrime agli occhi.
Questa è trascendenza.
Questa è la forza che il canto corale ha,
che l’altra musica può soltanto sognare.”
(Garrison Keilor)
te mio padre fu il mio primo maestro. Poi dovetti andare a San Pietroburgo per completare
i miei studi …alla maniera russa”. La maniera
russa: il Sistema chiamava tutti i giovani dotati
a studiare e sviluppare i loro talenti così da mostrare la grandezza dello Stato. In alcuni casi,
comunque, i musicisti ce la misero tutta ad imparare per poter essere capaci di spandere una
propria identità culturale originale, nel caso di
Toñu K. la cultura corale estone.
Toñu K. ha circa cinquant’anni ed è uno dei più
dinamici e carismatici rappresentanti della moderna direzione corale. Nel corso della sua carriera ha fondato e diretto famosi gruppi corali,
ha dato parte del suo tempo e del suo genio al
Coro Mondiale dei Giovani, è stato Direttore Artistico del grande Festival Corale Estone che
ogni cinque anni raggruppa 30.000 cantori. Nel
1998 è stato nominato “Musicista dell’Anno”, ha
vinto il premio ABC Music Award ed è stato ammesso alla svedese Accademia Reale di Musica.
Nel 1993 aveva già fondato l’Orchestra da Camera di Tallin con cui avrebbe girato il mondo
contribuendo all’affermazione internazionale
del suo conterraneo Arvo Pärt.
Le sue registrazioni dell’epoca sono vere pietre
miliari della discografia del compositore
estone.
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LIBRI
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“MUSIC READING BY INTERVALS” by Brock
McElheran (ISBN 0-9658910-0-3, 140 pagine, rilegato a spirale, costo U$D 24.00) è reperibile
presso Elkin Music International Inc. 1546 NE
4th St., Fort Lauderdale, FL 33334 – Fax 1.800367-3554.
Un moderno metodo per la lettura a prima vista
e l’educazione dell’orecchio, utile per cantori,
direttori ed insegnanti. Dedicato agli innumerevoli musicisti che in tutti i tempi hanno lottato
per eseguire brani musicali che a prima vista
sembravano strani e difficili, “Lettura Musicale
per Intervalli” è un metodo usato da Brock
McElheran durante i suoi 50 anni di direzione
corale, insegnamento e preparazione di cori per
l’esecuzione delle opere più difficili. Gli occhi, la
voce, le orecchie attraverso la conoscenza degli
intervalli svilupperanno con fiducia la capacità
di lettura personale, e l’abilità nel riconoscimento degli errori. Allenamento per l’ascolto accurato degli intervalli prima di cantarli, esercizi da eseguire da soli o in coppia, con possibilità
di regolare verifica da parte di un insegnante.
Gli esercizi sono presi principalmente da capolavori di autori del XX secolo. Lo stesso autore
ha pubblicato presso Oxford University Press
anche “CONDUCTING TECHNIQUE” (Tecnica di
Direzione Corale).
IFCM, FEDERAZIONE INTERNAZIONALE
PER LA MUSICA CORALE
Attività 2005 in breve.
In collaborazione con molti partners a gennaio
del 2005 IFCM ha organizzato in Congo un grande evento corale comprendente un Corso per Direttori di Coro, una tavola rotonda dei Direttori
di coro africani e un laboratorio per i cantori di
Kingshasa. Ha annunciato il prossimo Symposium Mondiale della Musica Corale a Copenhagen nel 2008. Ha sostenuto il progetto “Cantare
per la pace” con un coro composto da donne arabe e donne israeliane che mira a promuovere attraverso la musica un dialogo culturale teso a
una migliore comprensione reciproca, a maggiore tolleranza e soprattutto alla pace. IFCM ha
pubblicato un DVD-ROM del progetto “Biblioteca Corale Virtuale Musica” con un piano di aggiornamento ogni tre o sei mesi (presentato più
avanti sotto il titolo “Natale è…”). D’accordo con
Europa Cantat IFCM ha deciso di dedicare la
prossima GIORNATA INTERNAZIONALE DEL
CANTO CORALE - che avrà luogo il 12 dicembre
2005 - al presidente Eskil Hemberg recentemente scomparso.
[Si ricorda che per partecipare alla Giornata
Internazionale del Canto corale bisogna organizzare un concerto, o un festival, o un incontro corale, un seminario corale o una giornata
dell’amicizia e della musica, o ogni altra iniziativa in cui il cantare insieme è l’attività
principale. Per questo evento è stato scritto un
proclama che viene letto durante il concerto (È
stato pubblicato in Mondocoro di CHORALiter
N. 15 di Sett/Dic 2004 a pag.32). Nel concerto
può essere incluso uno dei brani musicali composti per l’occasione].
EC MAGAZINE,
Rivista di Europa Cantat FEJC
L’edizione di aprile oltre a dare informazioni
sul XVI Festival Europa Cantat di Mainz (vedasi notizia successiva) porta attenzione sui cambiamenti sociali attraverso la musica corale,
con articoli riguardanti l’integrazione nei cori
dei ragazzi diversamente abili (La storia di
Eleonora nel Hartlepool Youth Choir. “…Ella ha
nove anni ed è trattata come una ragazza di
nove anni, non come una ragazza molto grande di tre anni…”) e la costituzione di cori giovanili nell’ambito di una articolata campagna
anti-droga (“Every child deserve a chance!”.
Ogni ragazzo ha diritto di provare! “…Quando
un ottimistico gruppo di direttori di coro di ragazzi della Lituania lanciarono una campagna
contro la droga e la violenza fra i ragazzi, in
tutto il paese c’erano soltanto 9 cori di ragazzi.
Ora ce ne sono oltre 70. Azuoliukas, il più grande e meglio conosciuto coro di ragazzi della Lituania, e l’organizzazione per i diritti dei ragazzi “Save the Children Lithuania” si posero a
capo della campagna per guidare sempre più
giovani verso il canto e lontano dalla vita criminale di strada…”). La rivista, in fine, presenta il repertorio islandese su testo in inglese o
latino e mostra come lo strumento Internet possa essere utilizzato dai Direttori di Coro. (Singoli articoli disponibili agli interessati).
XVI FESTIVAL EUROPA CANTAT:
attività.
Il festival si svolgerà a Mainz (Germania) dal 1
al 9 agosto 2006 sotto il segno della molteplice
collaborazione fra FEJC Europa Cantat e IFCM.
Esso offrirà ancora una volta una vasta gamma
di opportunità per cantare, per divertirsi, per
MONDOCORO
ascoltare, per imparare. Il tutto con una flessibilità che permetterà agli interessati una partecipazione al festival con soggiorni e programmi
da uno, due, tre giorni, da cinque giorni e tutta
la settimana, secondo le proprie esigenze e disponibilità. Oltre alle varie attività corali di
workshop ci sarà la Riunione del Comitato Direttivo di IFCM, il Concerto speciale del Coro
Mondiale dei Giovani con l’Orchestra Nazionale
dei Giovani della Germania ed il Seminario per
Direttori di Coro di Ragazzi e Giovanili (dettagli
a seguire).
che i finanziamenti dei programmi culturali Europei devono essere incrementati. Questo, però,
secondo Ruth Hieronymi del Parlamento Europeo, sarà possibile soltanto se ciascuno Statomembro incrementerà a sua volta il contributo
per il finanziamento della cultura in Europa.
Con il nuovo Consiglio Direttivo eletto nell’occasione il Consiglio Europeo per la Musica
guarda avanti per continuare il suo lavoro nella
promozione della vita musicale in Europa.
SEMINARIO INTERNAZIONALE
PER DIRETTORI DI CORI DI RAGAZZI
E GIOVANILI
Da duemila anni la stessa fede, le stesse motivazioni, la stessa atmosfera.
Anche per il materialismo di oggi… Natale è
sempre Natale! Una grande tradizione, quindi.
Ma nella grande Tradizione c’è comunque posto
per qualche “novità” rispetto al nostro repertorio corale degli anni scorsi, c’è posto per un ulteriore arricchimento, per nuove emozioni di
contenuto ideale religioso, storico, filosofico…,
di poesia, di incantevole musica.
Le indicazioni che seguono (non esclusivamente
natalizie, ma qui sta il bello!) possono essere di
qualche aiuto per un grande Natale Corale
2005? Forse sì!
Un grazie a “fabiodea2000”, a G. Mandelli del
Coro Grigna Lecco, a E.L.Stauff da cui ho preso
le indicazioni che “Mondocoro” condivide coi
lettori augurando fin d’ora Buon Natale.
La IFCM (Federazione Internazionale per la Musica Corale) ed Europa Cantat (Federazione Europea dei Cori Giovani) collaboreranno con la
Bayerische Musik Akademie Marktoberdorf nella organizzazione di questo Seminario Internazionale che avrà luogo durante e dopo il prossimo XVI Festival Europa Cantat di Mainz (Germania) dal 1 al 9 agosto 2006. La partecipazione al Seminario sarà legata alla partecipazione
al festival. Ulteriori dettagli saranno forniti in
un prossimo futuro.
EMC European Music Council
È una ripartizione regionale dell’International
Music Council voluta dal Direttore Generale
dell’UNESCO quale organo consultivo dell’agenzia per la musica. In aprile 2005 ha tenuto a
Budapest il suo incontro annuale e una conferenza dal titolo “Molte Musiche in Europa” che
ha evidenziato la diversità culturale all’interno
del settore musicale europeo con un occhio particolare per le organizzazioni musicali europee
e i loro associati che potevano presentare ai
partecipanti progetti musicali importanti. Oltre
100 uomini politici delle istituzioni europee
(Consiglio d’Europa, Commissione Europea,
Parlamento Europeo) e così pure artisti e rappresentanti dei giovani (uno è stato cooptato
anche nel Consiglio Direttivo EMC) sono stati
invitati a una discussione attiva sulla Musica
in Europa. Durante la conferenza la grande diversità della musica in Europa è diventata evidente. Sono stati presi in considerazione dieci
progetti i più importanti dei quali saranno presentati al primo Forum Internazionale della
Musica promosso a Los Angeles dal 1 al 5 Ottobre prossimo. Fra l’altro è stato riconosciuto
NATALE È TALE PERCHÉ È …NATALE
Edward L. Stauff, presidente dell’Institute
for Pipe Organ Research & Education ha inviato in [email protected] il seguente messaggio:
“Settembre è qui e l’autunno sta per arrivare.
È tempo per pianificare la stagione corale
natalizia.
Ho il piacere di attirare la vostra attenzione sul
miglior sito esistente a proposito di Canti di
Natale.
Sul sito sono disponibili non soltanto i testi ma
anche le partiture e gli spartiti a 4 parti di ogni
canto. Non necessita un software speciale poiché il formato è PDF (Acrobat).
In http://www.ChristmasCarolMusic.org tutto
è completamente gratuito”.
www.musicanet.org/en/dvdrom.htm
Solo un veloce richiamo alla mente: database
corale mondiale già ripetutamente segnalato;
un DVD-ROM con 137000 titoli di Musica corale, 1800 editori, 26000 compositori, oltre 100000
links multimediali, lista degli anniversari dei
35
MONDOCORO
compositori dal 2004 al 2008. È il risultato del
Progetto Cooperativo Internazionale voluto da
IFCM Federazione Internazionale per la Musica
Corale.
http://www.cpdl.org/
CPDL: tutto il repertorio corale di dominio pubblico presente in rete, dai canti gregoriani fino
all’inizio del XX secolo... c’è solo da scegliere
tra circa 10.000 titoli. Tutta la musica di questo
sito può essere liberamente scaricata, distribuita, riprodotta, eseguita e registrata previa autorizzazione di CPDL.
http://icking-music-archive.org/scores/
Benvenuti.html
Archivio di Musica Werner Icking: archivio in
lingua inglese pieno di spartiti di musica classica - non solo corale - con spartiti scaricabili
gratis: da visitare
http://www.camerata.es/
Camerata Española: sito dove scaricare interi
brani a cappella, antichi e moderni, classici e
leggeri, bisogna iscriversi, ma è tutto gratis!
36
http://christmassongbook.net/
Christmas Songbook: se si avvicina Natale e
siete in difficoltà a reperire brani per coro, cliccate qua, avrete l’imbarazzo della scelta!
http://www.evatoller.pp.se/
Eva Toller: nel sito di questa musicista svedese
decine di brani, moderni, popolari e di repertorio arrangiati per coro. Per la pronuncia dei
brani in svedese c’è un link specifico “Guida alla pronuncia”.
http://www.pucpr.edu/diocesis/
14Cantoral.html
Iglesia Católica de Puerto Rico: centinaia di
brani di Musica Sacra da scaricare, ma con alcune limitazioni - Finale Viewer.
http://simoneolivieri.altervista.org/
Simone Olivieri: una serie di partiture classiche
di musica corale sacra scaricabili in diversi formati.
NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI
La Commissione Multiculturale ed Etnica di
IFCM ha creato una nuova collana “in octavo”
sulla scia del ben conosciuto libro di canti
“Cantemus”.
Questo nuovo libro di partiture è disponibile a
partire dal VII Symposium Mondiale di Kyoto
che ha avuto luogo dal 27 luglio al 3 agosto
scorso. La pubblicazione è curata da Earthsong,
l’editore ben noto nel campo della musica etnica. Per maggiori informazioni: Andre De Quadros .
CORO MONDIALE DEI GIOVANI,
WYC flash news.
La Sessione Europea 2004/2005 del Coro Mondiale dei Giovani si è realizzata con grande successo a Bruxelles sotto la direzione di Filippo
Maria Bressan. Repertorio: Palestrina, Monteverdi, Allegri, Donati, Bonato e Frank Martin.
La sessione estiva si è realizzata dal 4 al 25 Luglio in Israele (Gerusalemme, Tel Aviv, Nazareth,…) con l’esecuzione dei “Chichester
Psalms” di Bernstein in collaborazione con l’orchestra sinfonica di Gerusalemme diretta dall’israeliano Aharon Harlap e con l’esecuzione di
un programma a cappella diretto dallo svedese
Fred Sjöberg. www.worldyouthchoir.org .
SOSTEGNO ALLE COMUNITÀ MUSICAlLI
VITTIME DELLO TSUNAMI
IFCM, Europa Cantat FEJC e A Coeur Joie International hanno stabilito alcuni contatti con
cori e scuole di musica che sono state colpite
dalla catastrofe dello scorso dicembre e necessitano di aiuto, per esempio costruzioni, strumenti o altro materiale.
Chi è interessato nel sito di Europa Cantat
http://www.europacantat.org/conpresso/index_e.php?src=news/detail.php?nr=2561&kategorie=news può trovare una lista e recapiti di
possibili beneficiari che possono essere aiutati
direttamente o tramite Europa Cantat General
Secretariat.
concorsi
40° CONCORSO NA ZIONA LE CORA LE
Trofei “Città di Vittorio Veneto”
Vitto r io Ve n e to, 6 e 7 m aggi o 2006
Art. 1 - Il 41° Concorso nazionale di canto corale per l’assegnazione dei Trofei "Città di Vittorio Veneto" avrà luogo a
Vittorio Veneto nei giorni 6 e 7 maggio 2006.
PARTECIPAZIONE
Art. 2 - Il Concorso è così articolato:
Categoria A Progetto-programma:
musiche originali l’autore
Categoria B Progetto-programma: melodie di tradizione
Categoria C Progetto-programma riservato
a cori di voci bianche (di ambo i sessi,
nati dopo il 31.12.1990)
Categoria D Progetto-programma riservato
a gruppi vocali solistici
Ciascun complesso corale potrà iscriversi a più di una competizione purché siano rispettate le modalità previste per ciascuna di esse.
Art. 3 - Il Concorso è riservato a complessi corali che operano
nello spirito amatoriale.
Per le categorie A, B e C il numero degli coristi di ciascun complesso corale deve essere non inferiore a 16 e non superiore a
40, pena l'esclusione. Per i gruppi vocali solistici è consentito
un numero massimo di 12 componenti, esclusi gli eventuali
strumentisti.
ISCRIZIONE E DOCUMENTI
Art. 4 - Le domande di iscrizione dovranno essere indirizzate
alla Segreteria del "41° Concorso Nazionale Corale" – Comune di Vittorio Veneto – Piazza del Popolo, 14 – 31029 Vittorio
Veneto (TV), e pervenire entro le ore 12.00 del 27 gennaio 2006
(farà fede il timbro del Protocollo del Comune, non quello postale). Non sono ammesse iscrizioni via fax o e-mail.
L’iscrizione al concorso comporta il versamento della tassa di
Euro 55,00 (non rimborsabile) sul c/c postale n° 12208310 intestato a: Tesoreria Comunale - Comune di Vittorio Veneto (indicare la causale).
È richiesta la seguente documentazione:
a) domanda di iscrizione (il modulo può essere richiesto alla
Segreteria del Concorso o scaricato dal sito www.comune.vittorio-veneto.tv.it alla pagina “Città della musica”);
b) breve curriculum del coro e del direttore, con particolare riferimento agli ultimi cinque anni;
c) scheda illustrativa del progetto-programma (una cartella
circa) e breve presentazione dello stesso (massimo 1000 caratteri) che sarà inserita nel programma di sala e letta prima dell’esecuzione di ciascun coro;
d) n. 8 copie delle partiture dei brani, chiaramente leggibili e
ordinatamente rilegate, in formato A4 con indicazione della durata di ciascun brano;
e) registrazione di buona qualità, su nastro magnetico o CD,
di almeno tre brani eseguiti dal coro, di cui almeno due tra
quelli indicati nel programma presentato;
f) solo per la categoria C): elenco nominativo dei componenti il coro e rispettiva data di nascita; tale documento dovrà
essere sottoscritto, sotto la propria personale responsabilità, dal legale rappresentante del coro;
d) ricevuta del versamento di Euro 55,00 per ogni singola iscrizione.
La documentazione inviata verrà acquisita dall’archivio
della segreteria del concorso.
AMMISSIONE
Art. 5 - Il Comitato artistico ammetterà i cori alle competizioni in base a:
a) valutazione del progetto-programma;
b) ascolto della documentazione sonora;
c) esame del curriculum del coro e del direttore.
PROGRAMMI
• Categoria A
- Progetto-programma: musiche originali l’autore
Art. 6 - I cori iscritti alla categoria A dovranno presentare un
programma della durata massima di 20 minuti (pause comprese), impostato secondo un progetto (programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di collaborazioni con compositori, ecc.) che andrà illustrato attraverso
una relazione e una breve scheda di cui all’art. 4 lett. c). È consentito l’impiego di strumenti se e come previsto dall’autore;
l'organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è
permesso l'uso di basi musicali registrate.
• Categoria B
- Progetto-programma: melodie di tradizione
Art. 7 - I cori iscritti alla categoria B dovranno presentare un
programma della durata massima di 20 minuti (pause comprese), impostato secondo un progetto (programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di collaborazioni con compositori, ecc.) che andrà illustrato attraverso
una relazione e una breve scheda di cui all’art. 4 lett. c). Le elaborazioni corali devono essere basate su melodie di tradizione
di qualsiasi provenienza ed epoca. Non sono ammesse composizioni d'autore.
È consentito l’impiego di strumenti se e come previsto dall’elaboratore; l'organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è permesso l'uso di basi musicali registrate.
• Categoria C
- Progetto-programma riservato a cori di voci bianche
Art. 8 - I cori iscritti alla categoria C dovranno presentare un
programma della durata massima di 20 minuti (pause comprese), impostato secondo un progetto (un percorso didattico,
programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di collaborazioni con compositori ed elaboratori, ecc.) che andrà illustrato attraverso una relazione e una
breve scheda di cui all’art. 4 lett. c). È consentito l’impiego di
strumenti se e come previsto dal compositore o elaboratore;
l'organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è
permesso l'uso di basi musicali registrate.
• Categoria D
- Progetto-programma riservato a gruppi vocali solistici
Art. 9 - I complessi iscritti alla categoria D dovranno presentare un programma della durata massima di 20 minuti (pause
comprese), impostato secondo un progetto (programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di
collaborazioni con compositori, ecc.) che andrà illustrato attraverso una relazione e una breve scheda di cui all’art. 4 lett. c).
È ammessa l’esecuzione con il raddoppio delle parti per il repertorio sacro antico, per il repertorio contemporaneo valgono
le indicazioni dell’autore.
È consentito l’impiego di strumenti se e come previsto dall’autore o suggerito dalla prassi esecutiva; l'organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è permesso l'uso di basi
musicali registrate.
37
concorsi
CALENDARIO DELLE PROVE
Art. 10 - Date e sedi delle prove, nonché l’orario e il programma d’esecuzione approvato dal Comitato artistico saranno comunicati con lettera entro i primi giorni del mese di marzo 2006. Per ciascuna categoria l’ordine d’esecuzione verrà
stabilito in base all’ordine crescente delle distanze chilometriche tra località di provenienza del coro e Vittorio Veneto.
Qualora un complesso non fosse presente all’orario previsto
dall’ordine di esecuzione, potrà eseguire la prova entro un’ora dall’orario di convocazione, purché i motivi del ritardo siano ritenuti validi dall’Ente organizzatore, ma in ogni caso non
oltre l’orario previsto per la chiusura delle audizioni della categoria d’appartenenza.
COMMISSIONE GIUDICATRICE
Art. 11 - La Commissione giudicatrice del Concorso sarà nominata dal Comune di Vittorio Veneto su indicazione del Comitato artistico. Il giudizio della Commissione giudicatrice è
insindacabile e inappellabile.
CLASSIFICHE - VALUTAZIONI FINALI
Art. 12 - Al termine delle audizioni di ogni categoria potranno essere fissati eventuali riascolti supplementari. La Commissione giudicatrice formulerà un giudizio tenendo conto dei
seguenti parametri: intonazione, qualità vocale, musicalità e
interpretazione. I giudizi, che concorreranno a formare la valutazione globale della Commissione giudicatrice su ciascun
complesso corale, saranno successivamente inviati al direttore
del coro. La classifica di ogni categoria sarà stilata sulla base
del punteggio medio conseguito, espresso in decimi. I risultati
ufficiali saranno resi noti al termine delle audizioni di ciascuna categoria. Successivamente i direttori potranno avere un
colloquio con la Commissione giudicatrice per una valutazione più approfondita della prova offerta.
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RIMBORSI
Art. 13 - Ai primi dieci complessi iscritti (e successivamente
ammessi) provenienti da località distanti più di 200 Km. da
Vittorio Veneto sarà riconosciuto un rimborso spese viaggio di
Euro 300,00. Farà fede la data d’arrivo registrata dall’Ufficio
Protocollo del Comune. La distanza fra la località di provenienza e Vittorio Veneto sarà calcolata per la via più breve, ad
insindacabile giudizio dell'Ente organizzatore. Ai complessi
corali sarà riconosciuto un solo rimborso spese viaggio, anche
se partecipanti a più competizioni.
PREMI
Art. 14 - Per le categorie A, B e C sono previsti i seguenti premi (al lordo delle ritenute di legge):
- primo premio Euro 1.500,00
- secondo premio Euro 1.000,00
- terzo premio
Euro
500,00
Il coro vincitore del primo premio nella categoria A, inoltre,
potrà accedere di diritto al Concorso Polifonico Internazionale “Guido d’Arezzo”, edizione 2007. Per la categoria D sono
previsti i seguenti premi (al lordo delle ritenute di legge):
- primo premio Euro
800,00
(più un concerto premio a Vittorio Veneto)
- secondo premio Euro
600,00
- terzo premio
Euro
400,00
In caso di assegnazione di premi ex-aequo l’importo sarà suddiviso. Ai complessi vincitori del secondo e del terzo premio,
se ammessi al concerto finale, sarà riconosciuto un ulteriore
rimborso di Euro 300,00.
È facoltà dei complessi premiati esibire regolare giustificazione delle spese sostenute per la partecipazione al concorso
(viaggio e/o soggiorno) fino alla concorrenza dell’ammontare
del premio; la somma corrispondente al rimborso non sarà
soggetta a ritenuta.
Art. 15 - I cori vincitori del primo premio in ciascuna categoria riceveranno il Trofeo "Città di Vittorio Veneto" e il diploma di classifica; al direttore del coro sarà consegnata una targa offerta dall’A.S.A.C. (Associazione per lo Sviluppo delle
Attività Corali – Veneto).
Ai cori che avranno ottenuto il secondo e il terzo premio saranno consegnati un oggetto ricordo e il diploma di classifica.
GRAN PREMIO “EFREM CASAGRANDE”
Art. 16 - Partecipano di diritto alla competizione per l'assegnazione del 14° Gran Premio "Efrem Casagrande" (domenica 7 maggio 2006 alle ore 17):
- i cori vincitori del primo premio nelle categorie A, B, C e D
nella presente edizione del Concorso di Vittorio Veneto;
- il coro vincitore del primo premio, nell’edizione 2005, del
Concorso Polifonico Nazionale “Guido d’Arezzo”.
Art. 17 - I cori si esibiranno con un programma della durata
complessiva non superiore ai 15 minuti (pause comprese). Il
programma d’esecuzione verrà concordato con il Comitato artistico e la Commissione giudicatrice; il coro vincitore del Concorso Polifonico Nazionale “Guido d'Arezzo” presenterà il
proprio programma all’atto dell’iscrizione, da effettuarsi con
apposito modulo entro il 27 gennaio 2005.
Art. 18 - Al vincitore del Gran Premio saranno assegnati un
trofeo e un premio di Euro 1500,00 offerti dalla
FE.N.I.A.R.CO. (Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali).
Art. 19 - I complessi ammessi al concerto per l’assegnazione
del Gran Premio “Efrem Casagrande” avranno diritto ai premi in denaro e al rimborso di cui all’art. 13 solo a condizione
della loro partecipazione al concerto finale.
Art. 20 - La Commissione giudicatrice potrà ammettere al
concerto finale, fuori concorso, anche altri cori meritevoli;
inoltre sarà invitato un coro veneto su proposta e in rappresentanza dell’A.S.A.C..
ALTRI PREMI
Art. 21 - Al direttore di coro, anche non classificato, che avrà
dimostrato particolari doti interpretative verrà assegnato un
premio (buono acquisto) di Euro 300,00 offerto dal Coro
A.N.A. e dalla Sezione A.N.A. di Vittorio Veneto in memoria
del maestro Efrem Casagrande.
Art. 22 - Al complesso veneto iscritto all’A.S.A.C. ritenuto
migliore dalla Commissione giudicatrice sarà assegnato un
premio (buono acquisto) di Euro 500,00 offerto dall'Associazione stessa, purché abbia ottenuto un punteggio medio superiore a 7/10.
Art. 23 - In ognuna delle categorie verrà assegnato un premio
di Euro 300,00 al coro che avrà presentato il programma più
interessante.
Art. 24 - La Commissione giudicatrice, inoltre, ha la facoltà di
assegnare altri premi.
DISPOSIZIONI FINALI
Art. 25 - I complessi corali rinunciano sin d'ora a qualsiasi
compenso per l'eventuale registrazione o per trasmissioni effettuate da enti radiotelevisivi pubblici o privati.
Art. 26 - L'Ente organizzatore si riserva di apportare modifiche al presente regolamento o di revocare il Concorso per cause di forza maggiore.
concorsi
5ª RA SSEGNA NA ZIONA LE DI CORI SCOLA STICI
“ROBERTO GOITRE”
Vi t t o r i o Ve n e t o , s a b a t o 2 9 a p r i l e 2 0 0 6
4° FESTIVA L NA ZIONA LE DI CORI GIOVA NILI
E DI SCUOLE SUPERIORI
Vi t t o r i o Ve n e t o , d o m e n i c a 3 0 a p r i l e 2 0 0 6
Manifestazioni istituite nell’ambito del Concorso nazionale corale Trofei “Città di Vittorio Veneto” al fine di favorire la diffusione del
canto corale nella Scuola e creare occasioni d’incontro per i giovani impegnati nell’attività corale.
NORME COMUNI
PARTECIPAZIONE
Alla Rassegna nazionale di cori scolastici “Roberto Goitre” (sabato 29 aprile 2006) possono partecipare cori operanti nelle
scuole elementari o medie inferiori.
Al Festival nazionale di cori giovanili e di scuole superiori (domenica 30 aprile 2006) possono partecipare cori operanti nelle
scuole e negli istituti di istruzione secondaria di II grado (sia
statali che parificate) e cori giovanili i cui componenti non devono aver superato i 25 anni d’età. Non è previsto alcun limite
di organico.
Entrambe le manifestazioni non hanno carattere competitivo e
si svolgeranno nell’arco di una giornata.
PROGRAMMA
I cori iscritti dovranno presentare un programma libero della
durata di circa 15 minuti, anche con accompagnamento di pianoforte e/o di altri strumenti, con esclusione di basi musicali registrate.
L’organizzazione metterà a disposizione il pianoforte.
Le audizioni, aperte al pubblico, si terranno al mattino o nel
primo pomeriggio, in relazione al numero dei cori partecipanti e alla loro provenienza. Nel pomeriggio presso i Giardini
Pubblici, dalle ore 15.30 alle ore 17.30 circa, si svolgeranno la
cerimonia di premiazione e il concerto finale al quale tutti i cori sono tenuti ad esibirsi con due o tre brani (allo scopo sarà
predisposto un adeguato impianto di amplificazione e verrà
messo a disposizione un pianoforte). Sede, orario e programma d’esecuzione saranno comunicati con lettera entro il mese
di febbraio 2006.
ISCRIZIONE E DOCUMENTI
Le domande di iscrizione dovranno essere indirizzate alla segreteria del "41° Concorso nazionale corale" – Comune di Vittorio Veneto – Piazza del Popolo 14 – 31029 Vittorio Veneto
(TV), e pervenire entro le ore 12.00 del 27 gennaio 2006 (farà
fede il timbro d'arrivo del Protocollo del Comune e non quello postale). Non sono ammesse iscrizioni via fax o e-mail.
L’iscrizione comporta il versamento della tassa di Euro 30,00
(non rimborsabile) sul c/c postale n° 12208310 intestato a: Tesoreria Comunale - Comune di Vittorio Veneto (indicare la
causale).
È richiesta la seguente documentazione:
a) domanda di iscrizione (il modulo può essere richiesto alla
Segreteria del Concorso o scaricato dal sito
www.comune.vittorio-veneto.tv.it alla pagina “Città della
musica”);
b) scheda di presentazione del coro e del direttore;
c) n. 5 copie delle partiture dei brani, chiaramente leggibili e
ordinatamente rilegate, in formato A4 con indicazione della durata di ciascun brano;
d) (solo per il Festival) elenco nominativo dei componenti il
coro e rispettiva data di nascita; tale documento dovrà essere sottoscritto, sotto la propria personale responsabilità, dal
legale rappresentante del coro;
e) ricevuta di versamento della tassa d’iscrizione.
RIMBORSI
I primi venti cori iscritti (dieci della Rassegna e dieci del Festival) avranno diritto a un rimborso fino a un massimo di Euro 400,00. Farà fede la data d’arrivo registrata dall’Ufficio Protocollo del Comune e non quella del timbro postale. Il legale
rappresentante del coro dovrà presentare richiesta di rimborso delle spese sostenute per il viaggio con le modalità indicate
dall'Ente organizzatore.
I cori avranno diritto al rimborso in denaro solo a condizione
della loro partecipazione al concerto finale presso i giardini
pubblici.
Ai cori di Vittorio Veneto sarà riconosciuto un contributo forfettario di Euro 200,00.
COMMISSIONE D’ASCOLTO - VALUTAZIONE
Visto il carattere propedeutico e didattico delle manifestazioni, non verrà stilata alcuna graduatoria. Una Commissione
d’ascolto avrà il compito di formulare un giudizio in cui saranno evidenziati gli elementi qualificanti del coro ed espressi alcuni suggerimenti; tale giudizio verrà successivamente inviato
al direttore.
La Commissione d’ascolto sarà composta da tre musicisti: un
compositore, un direttore di coro e un docente che opera nella scuola elementare, media o superiore dirigendo un coro scolastico o coordinando un laboratorio corale. A tutti i cori saranno consegnati un oggetto ricordo e un attestato di partecipazione con evidenziate le qualità del coro.
Comitato artistico: Aldo Cicconofri, Stefano Da Ros, Francesco Luisi, Mario Mora, Mauro Zuccante.
Coordinamento artistico: Stefano Da Ros
Segreteria organizzativa: Ufficio Cultura del Comune di Vittorio Veneto - Piazza del Popolo n. 14 - 31029 VITTORIO VENETO (TV)
tel. 0438-569.310 – fax 0438-53966 [email protected] www.comune.vittorio-veneto.tv.it
La manifestazione è realizzata con il contributo e la collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Veneto, della Provincia di Treviso, della FE.N.I.A.R.CO. (Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali), dell'A.S.A.C. (Associazione Sviluppo Attività Corali del Veneto), della Fondazione “Guido d’Arezzo” di Arezzo, della Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane, della Sezione A.N.A. e del
Coro A.N.A. di Vittorio Veneto.
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FENIA RCO
in collaborazione con
A .E.R.CO.
organizza il convegno
INFORMA ZIONE
E COMUNICA ZIONE:
una necessità
per la coralità
italiana
BOLOGNA , 8/9 OTTOBRE 2005
via Pallavicini, 21 – sede del Coro Stelutis
SABATO 8
ore 14.00
Saluto dei presidenti
Feniarco Sante Fornasier
e Aerco Pier Paolo Scattolin
Introduzione del direttore di Choraliter,
Sandro Bergamo
Relazioni introduttive:
“Organizzare e Comunicare:
gli elementi chiave per riuscire”
Gennaro de Stasio, ingegnere, manager
“Associazionismo e comunicazione:
responsabilità, formazione
e integrazione dei media”
Alvaro Vatri, giornalista,
presidente ARCL
Esercitazione
DOMENICA 9
ore 9.00
ore 13.00
Tavola rotonda
con i partecipanti al convegno
per la discussione dell’esercitazione
e per una analisi delle esperienze
delle Associazioni Regionali
Conclusione