cd e dvd ROBBEN FORD: «Soul On Ten» (Concord 0888072315280, distr. Universal). Rock blues senz’ombra di jazz ma con riferimenti a musicisti come B.B. King. Il disco presenta un quartetto composto da Ford, chitarrista sanguigno, l’Hammond di Neal Evans, il basso di Travis Carlton e la batteria di Toss Panos; in un brano s’aggiunge il sax di Karl Denson e in un altro anche Larry Goldings e Jon Button. Nella norma (e nella routine) del genere (M.F.). DEXTER GORDON: «The Art Of The Ballad» (Prestige PRCD-11009, distr. Universal). Con Gordon non s’andava per il sottile: le sue ballad non facevano atmosfera, ma erano unicamente veicolo per l’improvvisazione. Il sassofonista rifuggiva da ogni sentimentalismo (fino a trasformare Star Eyes in un possente latin). Ostentava, invece, uno staccato netto, scolpito, e aveva un fraseggio che spaziava lungo tutta l’estensione del tenore, con acuti imprevisti. Questa compilation di materiali registrati tra il 1969 e il ’73 lo mostra in ottima forma con gruppi di prim’ordine (G.P.). Oliver Jones & Hank Jones: «Pleased To Meet You» (Justintime JUST 236, distr. Ird). Il delizioso album a quattro mani dei due pianisti – il decano Hank, recentemente scomparso, e il più giovane Oliver (canadese, classe 1934) – è dedicato alla memoria del comune amico Oscar Peterson. Il repertorio di standard è interpretato ora in duo (quanta maestria nel districarsi brillantemente tra le mille trappole della formula a due pianoforti!) ora con ottimi basso e batteria. Due perle di Hank in solitudine: Monk’s Mood e Lonely Woman (A.I.). Massimello-Maggiora: «Empathy Time» (Splasc-h CDH1547, distr. Ird). Su un ponderato repertorio firmato da undici autori, sia famosi sia poco noti, e rifacendosi a eleganti moduli billevansiani o westcoastiani, «Empathy Time» rappresenta il secondo disco di Nando Massimello (sax tenore e soprano) & Paolo Maggiora (pianoforte). Il jazz da loro proposto con convinzione, equilibrato e comunicativo, tecnicamente pertinente, risulta tuttavia un po’ carente sotto il profilo dell’attualità e dell’originalità espressiva (L.Fa.). Michel Olatuja: «Speak» in breve (BlackDrop BD005, distr. Family Affair). Dieci canzoni dalla spiccata connotazione soul permettono al musicista di origini nigeriane di esordire come leader dopo una fitta serie di collaborazioni con artisti del calibro di Stevie Wonder, Chaka Khan e Lisa Stansfield. «Speak» vede Olatuja impegnato, oltre che ai consueti basso elettrico e contrabbasso, anche al piano elettrico e agli arrangiamenti, e scorre via con anonima gradevolezza anche se (eccettuata qualche fugace apparizione in Yi Ypada, Walk With Me e soprattutto nella conclusiva Mama Ola) con il jazz ha poco a che fare (V.G). WILLIAM PARKER - GIORGIO DINI: «Temporary» (Silta SR0903, distr. Ird). Si viene inondati da destra da un flusso gonfio, ora ondulatorio ora pulsante, che Parker alimenta con la consueta energia inframmezzandovi a tratti i filamenti di un abrasivo e poco convenzionale sciakuaci. Gli vengono incontro da sinistra le cavate che Dini espande con calma in un largo nastro vibrante. È un incedere orizzontale raramente scosso dai noti sussulti sismici parkeriani, altamente empatico e potente, governato da un’economia arcana quanto la solennità che i due contrabbassi esprimono (G.D.B.). SCANNER: «Consegnaci, bambina, i tuoi occhi» (21st/Horus Music HO-200910-15, distr. Audioglobe). Pur composte per uno spettacolo teatrale tratto da La ballata di Cappuccetto rosso di García Lorca, queste musiche possiedono una propria forza espressiva che si mantiene viva oltre la scena. Scanner, ovvero Robin Rimbaud, privilegia i toni drammatici e regala belle aperture melodiche, per esempio negli arpeggi di Torre, evitando gli inutili concettualismi che non di rado, in passato, hanno appesantito le sue produzioni. La malinconica oscurità che pervade il disco è riassunta da Sala trono (G.F.). JOHN TCHICAI: «In Monk’s Mood» (Steeplechase SCCD 31675, distr. Ird). Fa molto anni Settanta prendere un esponente del free come Tchicai, che qui adopera solo il contralto, e metterlo a suonare standard con una ritmica classica. Punto di contatto casuale tra carriere diverse, il Cd non scopre nulla di nuovo, malgrado l’occasionale momento ispirato, specie nei dialoghi tra Tchicai e la batteria di Billy Drummond. L’organo Hammond cui George Colligan si dedica con larghezza sembra poi particolarmente inadatto a far rivivere la musica di Monk, scolpita nel silenzio come la ricordiamo (F.M.). Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra: «Kollaps tradixionales» (Constellation CST063, distr. Goodfellas). È l’inquietudine ad animare il collettivo canadese: il suo continuo ridenominarsi (A Silver Mt. Zion, Memorial Orchestra & Tra-La-La Band e così via) ne è segno eloquente. Tensione presente anche in quest’ultima fatica, dove una regia sicura alterna magistrali crescendo, pieni semiorchestrali e momenti di genuino minimalismo, anche se, a più riprese, si avverte del già sentito. Spicca Kollaps Tradicional (Bury 3 Dynamos), costellata di vaghi accenni e accenti morriconiani e striature punk (G.F.). Katharina Weber: «Woven Time» (Intakt CD 157, distr. Ird). La pianista, di solida formazione classica, si avventura per i sentieri sdrucciolevoli dell’improvvisazione totale, incidendo quindici brevi brani per pianoforte solo. È musica molto interessante, difficile da collocare in un preciso ambito stilistico (anche accostarle il termine jazz è senz’altro azzardato), dagli esiti vari: ora molto felici, ora meno, soprattutto negli episodi più astratti e coloristici. Ma si tratta dei rischi che questa pratica estrema porta naturalmente con sé e che la rendono così affascinante (A.I.). Bugge Wesseltoft: «It’s Snowing On My Piano» (Act 6003, Cd+Dvd, distr. Egea). Questa raccolta di canzoni natalizie interpretate in pianoforte solo è stato un vero successo, con centomila copie vendute dal ’97 a oggi. Le esecuzioni delicate, minimaliste, molto intime e venate di malinconia hanno evidentemente fatto breccia nel cuore di molti ascoltatori, soprattutto nordeuropei. Alla riedizione è allegato un Dvd con estratti video di un concerto natalizio del trombonista Nils Landgren with friends, tra i quali il pianista norvegese (A.I.). WILDBIRDS & PEACEDRUMS: «Rivers» (Leaf BAY 76CD, due Cd, distr. Goodfellas). Pubblicati a maggio e giugno su due Ep in vinile, «Retina» e «Iris» escono il 23 agosto su Cd. Nel primo si unisce al duo svedese il coro della Schola Cantorum Reykjavík (già con Björk in «Medúlla») su parti arrangiate dalla violoncellista dei Múm, Hildur Guðnadóttir, e registrate nella chiesa Guðríðarkirkja della capitale islandese: la musica si fa più eterea pur senza rinunciare all’emotività; e al ruolo di primo piano della voce di Mariam Wallentin (anche autrice di musiche e testi di ambo i Cd) pare corrispondere una semplificazione dell’ossatura ritmica, più scarna anche laddove Andreas Werliin lavora sui ritmi composti. In «Iris» le melodie sono maggiormente pop ma trasfigurate dalla nuda interpretazione del duo, praticamente live, con batteria un po’ più articolata e Mariam anche allo steelpan e alla pedaliera dell’organo (A.A.).