fondato nel 1956
PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA
VALLE DELL’AGNO
n.3 maggio - giugno 2009 - Anno LIV - Redazione: 36078 Valdagno (Vicenza), Viale Trento, 4/6 - Telefono 0445 401190
Bimestrale edito da : Associazione ProValdagno - Gratis ai soci - Registrazione al Tribunale di Vicenza n. 92 del 22 Dicembre 1956
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254
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La nostra identità è intimamente legata al volto
urbanistico e paesaggistico del territorio in cui abitiamo
ESTATE... famosa canzone di
Bruno Martino del 1960...
U N ’ E S TAT E I TA L I A NA . . .
ITALIA ‘90 Gianna Nannini ed
Edoardo Bennato
ESTATE IN CITTA’... Manifestazione ideata dalla
ProValdagno
Tre richiami che poco hanno a
che fare tra di loro se non il fatto
che la parola Estate, quale
comune denominatore, ricorda
avvenimenti che in qualche
modo hanno lasciato il segno
nei ricordi della gente.
Scoprire, conoscere e valorizzare le caratteristiche, i pregi e
i particolari che danno al nostro
territorio, al nostro comune,
quella specificità che li distingue
e li rende inconfondibili.
Non è solo una questione di
immagine, di promozione della
stessa, con eventuali risvolti
commerciali, ma anche e sopratutto un percorso per riaffermare
la propria identità collettiva, per
dare senso e contenuto alle
“radici” culturali di cui spesso
si parla, più o meno a proposito.
Ci abbiamo mai pensato? Il
volto urbanistico e paesaggistico
del nostro territorio è parte
integrante del nostro volto e,
viceversa, noi siamo componenti essenziali di un “panorama” che ingloba le nostre attività, le relazioni sociali, la
nostra vita.
Ogni anno, a Valdagno, tornano
valdagnesi emigrati all’estero alcuni anche in continenti
lontani - non solo per abbracciare parenti ed amici, ma anche per “rinfrescare” la propria
identità originaria, quell’imprinting primario - direbbero i
biologi - che ci accompagna
fin dall’infanzia e struttura i nostri parametri di vedere e valutare il mondo e le diverse
esperienze che facciamo nel
tempo. Ben vengano quindi
operazioni di “scavo fotografico” come quella compiuta da
Bruno Vendramin e documentata in un volume edito dalla
Litovald, con il patrocinio del
Comune, per celebrare i 25
anni di Gianni Vencato Lane.
Immagini di Valdagno antica e
moderna, di architetture e di
contrade, che fanno scoprire
dettagli spesso inosservati,
angolature inusuali, contesti di
significativa civiltà urbanistica,
suggestivi scorci paesaggistici. Giusto contributo ad una
identità collettiva di cui possiamo, senza esagerazione, essere orgogliosi.
Gianni L. Spagnolo
Così vorrei fosse anche per
questa manifestazione “ESTATE
IN CITTA’”,voluta ed organizzata negli anni dalla Pro
Valdagno e che con i suoi avvenimenti musicali ha ideologicamente caratterizzato il
modo di trascorrere piacevolmente dei momenti dedicati al
tempo libero.
Bene, quel che è stato è stato,
ora pensiamo invece, in vista
del prossimo anno, ad inserire
nei nostri avvenimenti estivi
anche qualcosa che riguardi non
solo i “mostri sacri” del mondo
musicale, (ben vengano se
possono portare novità e accrescimento anche culturale) ma
vediamo di coinvolgere anche
le nostre realtà locali a livello
musicale fatte di giovani musicisti promettenti, di artisti di
varie estrazioni culturali nel
campo della letteratura, del
teatro, della pittura, che chiedono solo di farsi conoscere e
perché no, apprezzare dai loro
concittadini.
Vedremo di coinvolgere non
solo il centro città, ma anche le
Immagine - simbolo della città sociale progettata dall’architetto Bonfanti su commissione di Gaetano Marzotto,
l’edificio conosciuto come DAM (Dopolavoro Aziendale Marzotto) presenta tutte le caratteristiche di un
pensiero architettonico razionale e classico, ancora di grande modernità. È la Valdagno degli anni Trenta
del secolo scorso, vivificata dall’obbiettivo fotografico di Bruno Vendramin (servizio a pagina 4)
VA L DAG N O
I N C O N T R A
LA COLOMBIA
Hanno avuto inizio con
successo e buona partecipazione di pubblico le
diverse iniziative del nuovo
“Comitato per la COOPERAZIONE INTERNAZIONALE DECENTRATA CITTA'
DI VALDAGNO” attraverso
alcuni incontri per far
conoscere più da vicino i
vari progetti di sviluppo
proposti dai volontari valdagnesi, laici e religiosi, che
operano da anni nei 5
Continenti. Il Comitato era
stato presentato alla cittadinanza la serata del 19 dicembre scorso a Palazzo
Festari - nella quale ognuno
dei 12 gruppi di appoggio
avevavano sinteticamente
presentato i 12 progetti di
sviluppo in stretto collegamento con l'Amministrazione Pubblica valdagnese.
Era stato infatti il Consiglio
Comunale a costituire il
comitato stesso e fissarne
scopi e finalità. Nel corso
di questo primo semestre
d'anno i vari gruppi si sono
attivati con particolare
impegno e sinergia
cercando di sensibilizzare
e incontrando la totalità
degli studenti di tutte le
scuole superiori della Città
e promovendo serate
specifiche gestite dai singoli
referenti locali dei gruppi
e, quando possibile, anche
con i coordinatori e volontari internazionali come P.
Vincenzo Brunelli in Bolivia, Carmelo Fioraso in
Brasile, il medico Dr. Eugenio Visonà per il Salvador
e Carlo Zattra per il Guatemala. Venerdi 29 Maggio
2009 è stata la volta della
serata dedicata alla Colombia con il titolo "Valdagno
incontra la Colombia" sul
tema "Scuola e diritti: una
altra infanzia è possibile!"
con la presenza straordinaria dei diretti coordinatori
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2
il nostro campanile - maggio/giugno 2009
IL PUNTO - continua dalla prima pag.
zone di periferia, appunto
perché “Estate In Citta,” sia
veramente di tutta la Città.
Mi ricordo, quando ero molto
giovane, anch’io facevo parte
di un gruppo musicale denominato “I Pettirossi” e mi ricordo
anche che “Nemo propheta in
patria” dovevo il più delle volte
esibirmi al di fuori del nostro
territorio Comunale perché le
occasioni per suonare a
Valdagno erano veramente
poche ed in parte venivano
annullate... da cosa direte voi...
pensateci un attimo... siamo a
Valdagno... cosa succede spesso
a Valdagno ? Piove.!!!
Vorrei quindi che la prossima
Estate In Città fosse parte di un
progetto ad ampio respiro nel
quale la Pro Valdagno sia parte
integrante assieme all’Amministrazione Comunale, alle altre
associazioni, alle persone che
vogliono con noi autocoinvogersi, per raggiungere un
obbiettivo comune che dovrebbe essere quello della
partecipazione popolare a tutti
i livelli. Coloro che, interessati e
motivati, possono contattarci
presso la nostra sede, saremo
ben lieti di ascoltare, sviluppare
e produrre assieme a loro,
progetti idee e considerazioni.
Un pensiero che mi viene
spontaneo, a questo punto, è
quello che la nostra Città ha
potenzialità notevoli sia dal
punto di vista culturale, sia dal
punto di vista ambientale e
perché no anche dal punto di
vista umano..., bisogna solamente saperle sfruttare adeguatamente mettendo magari
da parte qualche bega di tipo
ideologico oppure solamente
caratteriale per arrivare allo
scopo.
Non voglio certamente fare il
moralista ma certo è che nei tre
mesi appena trascorsi dalla mia
nomina, ho potuto rendermi
conto che, nonostante tutto,
queste piccole incongruenze
ancora esistono.
Parlare e non sparlare... discutere e non disconoscere... collaborare e non invidiare... pensare... esprimere... confrontare
senza chiudersi nelle proprie
ragioni.
Io per primo cercherò di riconoscermi in questo e se per caso
sbaglio sono pronto a chiedere
scusa. Spero di portare a termine
un progetto che è fin d’ora
prerogativa indissolubile di tutto
il consiglio di amministrazione
e di tutti i soci che già ci stanno
aiutando.
Sono forse troppo idealista ? del
tipo “vogliamoci tutti bene”...
no... no... al contrario, cerco di
essere realista e la realtà, come
la verità, tutti dicono di professarla, ma poi pochi veramente
ci riescono.
A buon intenditor...
Un cordiale saluto a tutti ed
arrivederci a presto.
Il Presidente della Pro Valdagno
Andrea Ederosi
È attivo il sito web:
www. provaldagno.it
Per inviare posta e leggere
“Il nostro campanile”
in formato elettronico
(dalla prima “Valdagno incontra la Colombia”)
Palazzo Festari, 29 maggio 2009. Il Presidente del Comitato, dr. Guido Novella
(a destra), assieme a Cristiano Morsolin e la moglie, Ivonne.
del progetto di sviluppo "Escuela
Viajera" il valdagnese Cristiano
Morsolin e sua moglie Ivonne
Oviedo Poveda che veniva per
la prima volta a Valdagno.
Cristiano Morsolin opera da una
decina d'anni come animatore
ed educatore dei bambini di
strada e bambini lavoratori nelle
grandi città dell'America Latina,
a Lima in Perù, a Quito in Ecuador e, da 3 anni, a Bogotà in
Colombia. È autore di alcuni
libri e diverse pubblicazioni per
riviste europee nel settore pedagogico e socio-culturale.
Alla presenza di una sala Soster
sorprendemente gremita c'erano altri importanti appuntamenti sia in Valdagno che a
Vicenza con l'inaugurazione del
Festival Biblico 2009 - di tanti
amici, le ex compagne di scuola
e gli insegnanti del Luzzatti,
parenti, cittadine colombiane e
molti cittadini valdagnesi,
Cristiano ha presentato loro la
moglie Ivonne, colombiana di
Bogotà, direttrice da vari anni
di una scuola elementare
parificata aperta ai bambini e
bambine lavoratrici in situazioni
molto precarie, di abbandono
e di rischio. Attraverso alcune
significative immagini hanno
presentato al numeroso pubblico presente la difficile realtà
della capitale colombiana,
situata in un altopiano a 2.600
metri di altitudine, con un alto
tasso d'inquinamento e una
situazione economica-sociale
molto difficile.
Bogotà conta 8 milioni di abitanti, dei quali quasi 4 milioni
sono "desplazados" - rifugiati
interni - famiglie intere che,
negli ultimi 10 anni, sono state
costrette a lasciare in fretta le
zone rurali di provenienza a
causa dei narco-trafficanti, dei
guerriglieri delle FARC e dei
paramilitari arruolati dai latifondisti e dai proprietari terrieri
(poche decine di ricche famiglie
godono della proprietà del 70%
delle terre fertili, una situazione
questa molto diffusa in tutta
l'America Latina).
Ivonne Oviedo Morsolin ha
presentato in lingua spagnola,
con la traduzione simultanea di
Cristiano, il loro nuovo progetto di sviluppo nel campo
educativo "Escuela Viajera"
ovvero "Scuola viaggiante" che
consiste nell'utilizzo di un
autobus-caravan molto attrezzato per avvicinare parte
delle migliaia di bambini,
bambine, adolescenti e giovani
lavoratori che abitano nei
sobborghi degradati della città
e nelle aree agricole della periferia impossibilitati ad accedere
alla scuola pubblica e permettere loro di frequentare nel pomeriggio una regolare scuola
elementare con il diploma parificato. “Ma non si tratta tanto e
solo di aiutarli a leggere e scrivere - affermano Ivonne e Cristiano - per noi l'obiettivo principale è quello di promuovere
lo sviluppo umano e integrale
dei bambini, delle bambine,
degli adolescenti e giovani e le
loro famiglie in situazioni di
vulnerabilità, a partire dalla
promozione e della difesa dei
loro diritti attraverso un percorso
di organizzazione dal basso,
con proposte che rispondano
alle loro necessità”.
“Questa iniziativa - continuano
- nasce da una loro lettura degli
ultimi anni basata sull'esperienza di vita, di condivisione
della realtà nei quartieri popolari, di accompagnamento di un
processo di protagonismo costruito insieme alle associazioni
dei NATs, “Ninos Adolescentes
Trabajadores” - bambini/e, adolescenti lavoratori - che si basa
su esperienze pedagogiche
adatte agli interessi di comunità
di diversi settori sociali come
l'infanzia, l'adolescenza e la
gioventù più povera ed emarginata, "desplazada" e lavoratrice delle periferie urbane e
rurali, con l'aiuto di educatori
impegnati nella trasformazione
della realtà”.
Mentre la platea segue in silenzio e con particolare attenzione,
Cristiano e Ivonne concludono
il loro accorato intervento dicendo che “In questi tempi di
"notte colombiana", che diventa
sempre più oscura per i poveri,
vogliamo portare con tutti Voi
la luce dell'annuncio della
"Buona Novella" perché un
mondo più giusto è possibile.
Questo cammino vuole portare
speranza nelle comunità locali,
contribuendo con sfide pedagogiche, che si adattino a un contesto imprevedibile e instabile,
che allo stesso tempo possa rappresentare un esempio semplice
e flessibile di alternative, di
resistenza NON VIOLENTA
dell'infanzia e della gioventù; in
questo modo si sostiene lo
sviluppo degli obiettivi per
plasmare forme di vita possibili,
creatrici di "donne e uomini
nuovi", consapevoli e preparati,
capaci di essere soggetti di diritti
e protagonisti del cambiamento
locale, "donne e uomini" che
lavorano quotidianamente per
la trasformazione della loro
storia personale, familiare e
sociale, la storia di cittadinanza
attiva di una intera nazione, di
un intero continente (quello
latino-americano) che vuole
scrivere nuove pagine cariche
di Pace, di Giustizia e di Speranza". E un grande, prolungato
applauso ha interrotto il prolungato silenzio del numeroso
pubblico presente.
È stato in quel momento che il
Presidente del Comitato il Dr.
Guido Novella ha ringraziato a
nome di tutti Cristiano e la sua
sposa per la difficile missione
che stanno portando avanti e ha
consegnato a Ivonne alcune
recenti pubblicazioni su Valdagno e, a nome dell'amministrazione comunale e del
Sindaco della nostra città - per
lei ora città di adozione - una
bella pergamena di Benvenuto e di Accoglienza con calore e con orgoglio tra la comunità valdagnese con l'impegno
che i loro progetti saranno anche nel cuore dei Valdagnesi.
Il maestro di musica recoarese
Tiberio Bicego ha accompagnato la serata con alcune note
canzoni latino-americane scritte
da Violetta Parra.
Con un fragoroso applauso e un
commosso abbraccio finale è
stato salutato Carmelo Fioraso,
coordinatore del progetto agricolo in Brasile, che il mattino
dopo rientrava nella sua missione in Pernambuco dopo un
breve periodo di permanenza in
famiglia.
Ci si è dati l'appuntamento dopo
l'estate per incontrare "L'Africa"
attraverso la testimonianza del
missionario saveriano P. Antonio
Guiotto - per gli amici Toni
Cinesin, figlio dell'indimenticato
Nello Cinesin della Libreria
Buona Stampa - che da 30 anni
opera con grande dedizione
nella martoriata terra della Sierra
Leone nel Golfo della Guinea e
che presenterà il progetto "Sorriso". E in quell'occasione sarà
possibile sentire anche le
testimonianze del prossimo
viaggio di studio e lavoro che
una decina di componenti il
Comitato effetueranno in Brasile,
a Santiago del Cile e a Calcutta
in India.
Mentre Cristiano e Ivonne
ringraziavano commossi i
presenti e i Valdagnesi tutti per
la stima e l'amicizia sullo
schermo era evidenziata uno
scritto di un famoso scrittore e
poeta brasiliano:
"Temos que aprender a viver
mais simplesmente para que os
outros simplesmente possam
viver" cioé:
DOBBIAMO IMPARARE A
VIVERE PIU' SEMPLICEMENTE
PERCHE' ALTRI SEMPLICEMENTE POSSANO VIVERE!
Florindo Morsolin
REFER. PROGETTO COLOMBIA
Associazione Provaldagno
il nostro campanile
Periodico di informazione della Valle dell’Agno
Direttore Responsabile
Gianni Luigi Spagnolo
Direttore
Vittorio Visonà
Recapito
Associazione Provaldagno
IL NOSTRO CAMPANILE
Viale Trento 4/6 - 36078 Valdagno
e-mail: [email protected]
Questo periodico è associato
alla Unione Stampa
Periodica Italiana
Da sin.: Sergio Dal Medico coordinatore del gruppo d'appoggio "Vittorio Bicego" per la Guinea Bissau;
Cristiano e Ivonne Morsolin e Carmelo Fioraso volontario in Brasile con il progetto agricolo "Mandala 2009".
il nostro campanile - maggio/giugno 2009
3
BEPPE FORNASA: CINQUANT’ANNI DI AMORE PER L’ARTE FOTOGRAFICA
Beppe Fornasa ha festeggiato, domenica 28 giugno, i suoi cinquant'anni di impegno con l'arte fotgrafica, esercitata con indubbia
passione, con un cordiale, anzi amichevole, incontro, aperto a tutti, nel giardino di casa propria, allestendo su un breve muro
antistante l'abitazione, una piccola mostra di opere fotografiche significative dei differenti momenti di creatività (per soggetti e
conseguenti elaborazioni) manifestati e perseguiti con meticolosità, nel cinquantennio.
Nelle fotografie di Beppe, anche in queste esposte per la ricorrenza, si avverte la ricerca profonda e forte, se non fosse per qualche
“cedimento” romantico, di quell’espressionismo, anticlassico e antiretorico, eticamente ineccepibile nella sua essenza ed
esteticamente inattaccabile alla verifica dei ritmi “cromatici” (anche se le foto sono rigorosamente in bianco-nero) suggeriti dalle
forme solo apparentemente reali.
Dunque, quali possono essere i soggetti-motivo di elaborazione fotografica?
Le opere esposte, una decina in tutto, indurrebbero a pensare che tutto, o quasi, può essere oggetto di ricerca-elaborazione
fotografica: la figura umana, gli animali, il cielo, il paesaggio, l'erba, i muri vecchi delle case con le loro macchie di muffa o altro,
ecc. Un'attenzione particolare, tuttavia, sembrerebbe rivolta, da Beppe, ai vecchi “murales”: questi giganteschi elaborati
bidimensionali grafico-pittorici che gli consentono una personale ricerca, che porta a produrre, sfruttando tecniche ed esperienze
acquisite, opere fotografiche assolutamente originali.
Queste brevi osservazioni, sulle foto esposte, vengono spontanee. E se ne parla con i numerosi presenti alla riunione, che Beppe
ha organizzato per festeggiare i suoi cinquant'anni di impegno nel campo fotografico.
Intanto il coro “Amici dell'Obante” intona una bella canta: tutti allora ad ascoltare in silenzio l'esibizione, ineccepibile, dello
storico gruppo, che ha voluto partecipare all'amichevole evento.
Ma non è finita qui. Nel giardino-orto è stata imbandita una tavola con sopra ogni ben di dio. Ovviamente, la festa è continuata.
Vittorio Visonà
La ricerca storica di Maurizio Dal Lago
VALDAGNO E I MARZOTTO:
UN LEGAME COMPLESSO IN
PARTE ANCORA DA COSTRUIRE
Foto di copertina: Valdagno, 1930 - gli operai delle imprese Benetti e
Guiotto davanti all’Ospedale in costruzione.
Foto a destra: Valdagno, 6 settembre 1948 - Gaetano Marzotto con il
Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi in visita agli stabilimenti
Marzotto. (Archivio Comunale di Valdagno)
Un libro, scritto senza schemi
precostituiti, attento ai dettagli,
rigoroso nelle ricostruzioni.
Leggendo il libro di Dal Lago frutto di un'accurata ricerca documentaria e ricco di particolari
inediti - si entra in una prospettiva inedita della storia di Valdagno nel Novecento, scoprendo
percorsi di lettura del nostro
passato del tutto sconosciuti o
sottovalutati dalla storiografia
locale. Valdagno “feudo” dei
Marzotto è sempre stato il punto di vista per così dire obbligato
non solo per gli storici ma anche
per larga parte dell’opinione
pubblica, dentro e fuori la nostra
città; in questo modo si è identificata la storia della “Fabbrica”
con quella città, non valutando
appieno gli eventi di cui i Marzotto non furono gli unici
protagonisti, in particolare le
vicende politiche e amministrative, in periodi molto difficili
della storia nazionale, con due
guerre che sconvolsero il nostro
territorio.
A complicare ulteriormente il
filo del discorso storico ci sono
poi le vicende interne della
famiglia Marzotto: infatti nei
primi tre decenni del Novecento
i Marzotto erano divisi in rami
ugualmente potenti e prestigiosi, a volte alleati, a volte in
contrapposizione; vicende che
influenzarono direttamente la
vita economica e politica di
Valdagno dell’epoca.
Ecco quindi il pregio di questo
libro, attento ai dettagli, rigoroso
nelle ricostruzioni, che riesce a
restituire una immagine “a tutto
tondo” di un’epoca ricca di
fermenti sociali e politici che
finora non erano mai stati portati
ad evidenza.
Basti pensare, ad esempio, agli
anni ‘10 e ‘20 del Novecento,
quando nel 1914 si dovettero
fare le elezioni amministrative anticipate per insanabili
contrasti all’interno dei Marzotto; e ricordare che in quell’anno 5 consiglieri comunali
su 30 erano Marzotto. Ma nel
giro di pochi anni, nel 1920,
scompare la vecchia classe
dirigente liberale e in consiglio comunale troviamo 24
consiglieri del Partito Popolare
- con il sindaco Girolamo Dalle
Ore - e 6 socialisti.
La costituzione del partito fascista (presente a Valdagno
dall’aprile del ‘21) e la nascita
a livello nazionale del partito
comunista, poco dopo, porranno le premesse di tutte le vicende
politiche che condizioneranno la vita cittadina fino agli anni ‘90
del secolo scorso. Sul fronte sociale viene ricostruito “il settembre
nero” del 1921 con la serrata della manifattura di V.E. Marzotto,
in risposta alle proteste operaie dovute alla riduzione del 30%
della manodopera. Sempre in quel periodo, il ferimento a morte
di Vittorio Emanuele Marzotto: un fatto legato a vicende interne
alla famiglia, che cambiò profondamente l’assetto interno ed
esterno di tutto il gruppo Marzotto. Ed ancora, la vicenda De
Gasperi nel 1926, allorché il prestigioso esponente del Partito
Popolare venne pesantemente inquisito dal Fascismo. A salvarlo
da più gravi conseguenze intervenne Luciano Marzotto, deputato,
che proprio per questo venne costretto alle dimissioni nel 1928
ed espulso dal partito fascista, perché “beghista”, cioé piantagrane,
non allineato alle direttive del partito.
Esempio in controtendenza rispetto a tutto un assetto politicosociale che in quegli anni, dal 1923 sotto la guida di Dalle Ore,
effettuava una “transizione morbida” al Fascismo.
A chiudere il libro, la questione della candidatura di Gaetano
Marzotto al Senato, più volte riproposta, ma mai andata a buon
fine, per il profondo cambiamento degli assetti politici del secondo
dopoguerra. Come si vede, quello di Dal Lago è un libro denso di
informazioni e di prospettive storiche inedite, scritto con quel
giusto equilibrio che rifugge dalle scorciatoie polemiche e dalle
strumentalizzazioni. Un libro prezioso per conoscere e capire la
nostra storia, per meglio definire i contorni dell’identità della nostra
comunità civile.
Gianni L. Spagnolo
4
il nostro campanile - maggio/giugno 2009
VA L D A G N O
Architettura e fotografia oggi
Edizioni Litovald
Pubblicazione edita per il 25° di Gianni Vencato
Lane, con il Patrocinio del Comune di Valdagno;
foto di Bruno Vendramin, poesie di Michele Vencato,
traduzione in inglese di Marco Filippo Vencato.
Per i soci Pro Valdagno, sconto del 10% sul prezzo
di copertina ( 18,00) presso Libreria Buona Stampa,
esibendo tessera socio.
Le immagini in sequenza a partire dall’alto:
Parco “La Favorita”,
scorcio di corso Italia con veduta del campanile,
particolare di un balcone,
interno palazzo Nanti,
particolari palazzo Mastini,
piazza chiesa Ponte dei Nori
Una carellata di immagini, suggestive, alcune di livello estetico, che ti
fanno scoprire una Valdagno che non avresti mai pensato di vedere così
bella... Eppure passiamo e ripassiamo per questi luoghi, da anni... Ma
“l’occhio fotografico” di Bruno Vendramin scava in profondità degli
edifici, delle piazze, delle vie, del paesaggio urbano e collinare, educando
il nostro sguardo, spesso distratto o semplicemente svogliato, a cogliere
la bellezza di un dettaglio, una prospettiva, una fuga di linee, l’armonia
di un gesto architettonico, la dolcezza di un declivio, la magia di un tetto
innevato. Un libro da sfogliare con calma, da tenere sul tavolino del
salotto buono, perché ogni volta che lo apri ci trovi qualcosa di nuovo.
il nostro campanile - maggio/giugno 2009
SPETTACOLI E CONCERTI
DI OGNI TIPO MA SEMPRE
DI ALTO LIVELLO ALLA
FESTA DELLA MUSICA
La cultura fa spettacolo. Deve
far spettacolo, come impone la
moda del momento, quella dei
festival dedicata alla letteratura,
alla filosofia, alla scienza e alla
Bibbia (nella ormai consolidata
formula vicentina).
E anche Valdagno ha il suo
Festival, o meglio, per esattezza,
la Festa della Musica: un evento
che è cresciuto per qualità e
quantità negli ultimi anni e che
nell’edizione del giugno 2009
ha registrato un buon afflusso
di spettatori (malgrado il tempo
non sempre clemente) e una
partecipazione da parte di appassionati con pareri ampiamente positivi. D’altra parte la
passione per la musica è strettamente connaturata alla tradizione culturale valdagnese, come è ampiamente testimoniato
anche dalla recente celebrazione dei 125 anni del Complesso strumentale V.E. Marzotto, di cui abbiamo già parlato su questo periodico.
Fare musica, conoscere ed apprezzare la musica in tutte le
sue forme, dalla classica alla
moderna, dal jazz al pop, al
rock, significa aprirsi ad una dimensione culturale in grado di
completare qualsiasi percorso
formativo e di istruzione.
Superando in concreto, la divisione del sapere tra l’indirizzo
umanistico e quello tecnico
scientifico; divisione tutta funzionale alle esigenze scolastiche, ma deleteria per una
formazione completa dei giovani e non solo.
UNA CARELLATA DI IMMAGINI
E MOMENTI INDIMENTICABILI
DELLA MANIFESTAZIONE
In sequenza sotto, partendo da sinistra: 1) Marco Tamburini con
l’Orchestra Jazz del Conservatorio di Musica di Rovigo; 2) Gruppi
emergenti valdagnesi; 3) Serata di musica e danze spagnole; 4) Piero
Toso, primo violino dell’Orchestra di Padova e del Veneto; 5) Concerto
di Miranda Preto Neresini; 6) Lezione di Didattica musicale; 7) Stage
per trombettisti; 8) M° Massimo Gonzo con Miranda Preto Neresini;
9) Orchestra Civica “Città di Gorizia”
5
Questo il messaggio di fondo di
una manifestazione che ha messo insieme performances di interpreti professionisti e di allievi
e dilettanti (in alcuni casi di ottimo livello). Tutti si sono “messi
in gioco” docenti e allievi delle
varie discipline artistiche e delle
classi degli strumenti.
Il risultato è stato ottimo, sicuramente centrato l’obiettivo di
attirare l’attenzione del grande
pubblico sulla musica, sui problemi e sulle prospettive dell’insegnamento musicale, su realtà,
come quella di Progetto Musica
e del Complesso Strumentale
Marzotto, che meritano sostegno, apprezzamento e promozione anche oltre l’ambito
locale.
UNA VITA PER LA MUSICA
Evento nell’evento, la serata
dedicata a Miranda Preto Neresini. Un brivido di intensa commozione ha attraversato il folto
pubblico dell’auditorium della
Scuola di Musica, quando Miranda, brava insegnante e concertista di vaglia, ha eseguito il
pezzo di Chopin a conclusione
di un programma che ha spaziato da Schumann a Debussy,
da Poulenc a Milhaud, interpretato assieme a Giulia Ferrari,
Daniela Magaraggia, Francesca
Cucciarrè. Ma Chopin, il “suo”
Chopin eseguito con leggerezza
e fluidità, ha dato appieno la
misura di una classe interpretativa per nulla sminuita dal
lungo esercizio dell’attività
didattica e concertistica. E a
questo i presenti (tra i quali un
folto gruppo di ex allievi) hanno tributato una vera e propria
ovazione, in omaggio ad una
vita spesa, con passione e competenza, interamente per la
musica.
Gianni Luigi Spagnolo
6
il nostro campanile - lmaggio/giugno 2009
Molly, Bartolomeo e la notte di San Lorenzo
Nella notte di San Lorenzo molte
persone si erano date appuntamento presso l’osservatorio di
Marana di Crespadoro per
osservare le stelle in compagnia
degli astrofili del gruppo
“Cieli Perduti”, che in occasione
dell’evento delle stelle cadenti
avevano organizzato una serata
osservativa aperta a tutti. Molte
erano le famiglie presenti con i
loro bambini che incuriositi ed
eccitati facevano la spola
correndo avanti e indietro dalla
terrazza sopra l’aula didattica,
alla cupola dell’osservatorio
dove si trovava il grande
telescopio. La notte era tiepida
e serena, ma una bella bambina
con le treccine bionde e i grandi
occhi blu ricolmi di lacrime, se
ne stava sola in un angolo con
il nasino all’insù a guardare le
stelle. La piccola era triste perché
da poco aveva perduto una
persona cara: il suo adorato
nonno a cui la bambina era
molto legata era volato in cielo,
così le avevano raccontato i
genitori, per raggiungere la
nonna che lo stava da tempo
aspettando. Poi all’improvviso
una piccola ombra le si avvicinò
di soppiatto e incominciò ad
annusare le sue gambe e le sue
scarpe con fare curioso.
“Qui Laika! Qui!”. Strillò una
voce argentina di bimba dietro
le spalle della piccola Molly che
si voltò sobbalzando di scatto
per la sorpresa.
“Non aver paura”, le disse la
misteriosa bambina, “Laika è
una cagnolina molto curiosa ma
non è cattiva anzi, le piace fare
amicizia con gli altri bambini
per farsi coccolare”. Molly si
chinò lentamente verso la
cagnolina che la osservava
incuriosita e allungò una mano
per accarezzarle il pelo nero e
liscio. “Io mi chiamo Anna
Laura”, disse la nuova bambina.
“E tu come ti chiami?”, chiese
Anna Laura, “Io..io sono Molly”,
rispose la piccola un po’
intimidita, mentre il cagnolino
le scodinzolava intorno e le
leccava le mani. “Bene Molly, ti
va di giocare con me e Laika?”,
le chiese a bruciapelo. “Va..va
bene”, rispose Molly e insieme
si allontanarono ridendo dalla
terrazza seguite da Laika che
saltellava esuberante di qua e
di là. Le due bambine avevano
familiarizzato subito e dopo
neanche un’ora erano già
diventate amiche. Sdraiate sul
prato dietro l’osservatorio con
il naso all’insù, scrutavano il
cielo e facevano a gara a chi
riusciva a catturare il maggior
numero di stelle cadenti.
In realtà ciò che le bimbe
vedevano sfrecciare luminosi
nel cielo erano frammenti di
meteoriti o pezzi di ghiaccio e
polvere stellare sfuggiti dalla scia
di qualche cometa, i quali
penetrata l’atmosfera si
infiammavano disintegrandosi
prima di raggiungere la
superficie terrestre. Alcuni di
questi frammenti hanno una
luminosità tale da sembrare un
fuoco d’artificio e a volte il loro
passaggio è accompagnato
anche da un sonoro boato.
Tali oggetti stellari sono noti
in astronomia con il nome di
bolidi. Seguendo le regole della
tradizione, per ogni stella
cadente che vedevano sfrecciare
nel cielo le due bambine
esprimevano segretamente un
desiderio. Molly in particolare
custodiva nel suo cuoricino un
desiderio a lei tanto caro e
sperava che almeno in questa
notte magica qualcuno lassù nel
cielo esaudisse la sua preghiera.
Quando il nonno era ancora
vivo, egli abitava in una casetta
che si trovava in una contrada
vicino al paese dove era sorto
l’osservatorio. Il nonno andava
spesso là a passeggiare e ogni
tanto portava anche Molly che
così vedeva crescere l’edificio
mattone dopo mattone.
Durante le loro passeggiate a
volte li seguiva anche
Bartolomeo, un gattone dal pelo
rossiccio che il nonno un bel
giorno aveva portato a casa
quando era ancora un cucciolo
arruffato e piagnucoloso.
Il gatto crescendo si era così
affezionato al vecchio che lo
seguiva ovunque lui andasse,
perfino quando si spostava
con l’automobile.
A Bartolomeo piaceva molto
spostarsi con l’auto del nonno:
si accomodava dietro i morbidi
sedili posteriori e se ne stava
lì a dormicchiare tranquillo
mentre l’auto correva lungo la
strada. Ultimamente poi il
vecchio aveva preso l’abitudine
di uscire tutte le sere più o
meno alla stessa ora.
Egli saliva in macchina e
percorreva un breve tratto di
strada che conduceva presso
un capitello dedicato alla
Vergine Maria. Lì il vecchio si
fermava e sostava per un paio
d’ore, poi ripartiva e tornava a
casa, e così il giorno seguente
e il giorno dopo ancora.
Il gatto Bartolomeo saliva con
lui sull’auto, si accovacciava
sui sedili posteriori e lì vi
rimaneva per tutta la durata
di quell’insolito giro che il
vecchio faceva tutte le sere.
D’estate poi quando i finestrini
dell’auto rimanevano abbassati,
Bartolomeo sgusciava fuori dal
finestrino posteriore e andava a
sgranchirsi le zampe fino alla
sorgente che sgorgava lì vicino
al capitello, si sedeva sopra il
muro di pietra e restava lì
a godersi il fresco della sera,
tra il canto dei grilli e lo stormire
delle fronde degli alberi
accarezzati dalla lieve
brezza estiva.
Spesso il vecchio lo raggiungeva,
si sedeva accanto a lui e si
rinfrescava il volto accaldato
con l’acqua della sorgente.
Bartolomeo scrutava l’uomo con
i suoi grandi e penetranti
occhioni gialli, lo vedeva
diventare sempre più vecchio e
malinconico, e ultimamente i
suoi occhi erano sempre
arrossati. Bartolomeo che era
un micio molto sensibile, intuiva
che il padrone non stava bene
ma non capiva il perché.
Da un po’ di tempo non vedeva
più la piccola Molly girare per
casa, forse il vecchio ne sentiva
la mancanza e per questo si
sentiva tanto triste.
Poi una sera tornando a casa
il padrone gli disse:
«Caro Bartolomeo, spero
tanto che il Cielo esaudisca
le nostre preghiere e ci
restituisca la nostra Molly».
E mentre parlava accarezzava
dolcemente la testolina del gatto
che rispondeva facendo le fusa.
La bambina in quel periodo era
trattenuta in ospedale a causa
di una grave malattia e così
il nonno si recava tutti i giorni
presso il vicino capitello della
Vergine a pregare per la salute
della sua adorata nipotina.
Poi un bel giorno il sorriso
tornò ad illuminare il volto
del vecchio con gran sollievo
per Bartolomeo che presto vide
di nuovo sgambettare sotto
il tavolo le vivaci gambette
della piccola Molly.
Passarono alcuni anni, il nonno
di Molly si faceva ogni giorno
sempre più vecchio e stanco,
finché un giorno si addormentò
sulla sua solita poltrona che si
trovava nel soggiorno della sua
casa e non si risvegliò più.
Quando i vicini di casa e i
genitori di Molly lo trovarono,
Bartolomeo era accoccolato
ai suoi piedi e lo vegliava.
Nel trambusto e la confusione
che ne seguì, nessuno si curò
del povero micio che scomparve
senza lasciare alcuna traccia.
Solo Molly non aveva
dimenticato Bartolomeo e così
quella sera mentre guardava
il cielo chiese di poter ritrovare
il suo amico perduto.
A qualche chilometro di
distanza nei pressi del capitello
dedicato alla Vergine, un gatto
rosso si aggirava da quelle parti
come se stesse cercando
insistentemente qualcosa,
o forse qualcuno.
Poi si diresse verso la sorgente
e si arrampicò sopra il muro
di pietre che la recintava e lì
si fermò in attesa.
Il fatto ormai si ripeteva da
diversi giorni come una sorta
di rituale. Anche quella sera il
gatto se ne stava lì seduto sul
muro di pietra davanti alla
sorgente e aspettava.
Poi dal buio della notte
sbucarono due fari luminosi di
un’auto che si fermò proprio
all’altezza del capitello.
Il gatto vide l’auto e le andò
incontro come se l’avesse
riconosciuta. Dalla macchina
scesero una donna e una
bambina. La piccola si nascose
dietro a dei cespugli per fare
i suoi bisogni, poi fece per
ritornare in auto quando vide
il gatto avanzare verso di lei.
Molly si chinò a guardarlo e notò
che aveva lo stesso pelo rosso
di Bartolomeo. Anche il gatto
la guardava, sentiva che la
piccola creatura che le stava
davanti aveva un odore familiare
che aveva già sentito altre volte
in casa del suo vecchio padrone.
Anche l’auto gli era familiare
così si avvicinò per guardarla
meglio: l’odore dei sedili, il loro
colore, tutto corrispondeva, era
la macchina del suo vecchio
padrone. “Finalmente!”,
pensò il gatto, “Il mio padrone
è tornato a riprendermi.”
E con un balzo saltò sui sedili
posteriori e si accovacciò al suo
posto come d’abitudine,
sotto lo sguardo carico di
meraviglia degli altri umani
che lo fissavano stupiti.
Sotto la fioca luce della
lampadina dell’abitacolo
Molly vide che il gatto aveva
il pelo rosso come il suo
Bartolomeo. Gli si avvicinò
esitante e provò a chiamarlo.
«Bartolomeo...Bartolomeo...
sei proprio tu?». Il gatto
sentendo pronunciare il suo
nome di battesimo rispose
con un sommesso mugolio, si
sollevò sulle zampette anteriori
e protese la testolina per farsi
accarezzare. «Oh ma allora
sei proprio tu, il mio piccolo
Bartolomeo!» esclamò la
bambina al culmine della
felicità e tese le braccia per
abbracciarlo. Bartolomeo
appoggiò la testolina sul petto
di Molly e si mise a fare le fusa.
«Sapessi quanto ti ho cercato.
Finalmente ti ho ritrovato.
Non ci lasceremo mai più»,
sussurrò la piccola Molly.
“Mai più!”, pensò Bartolomeo
e finalmente dopo tanto tempo
si rilassò, abbandonandosi tra
le morbide braccia di Molly che
seduta sui sedili posteriori
dell’auto lo stringeva forte a sé.
racconto di Elisa Ercego
S.R.M.
s.n.c.
di Randon Ilario - Zini Pietro
società riparazioni
e costruzioni metalmeccaniche
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36078 Valdagno (VI)
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D
A
il nostro campanile -maggio/giugno 2009
7
VALDAGNO FESTEGGIA GLI OTTANT’ANNI DELLA SEZIONE A.N.A.
Il labaro verde della sezione
ANA di Valdagno lievemente
ondeggia, orgogliosamente
innalzato dall'alfiere, capofila
di ben oltre un migliaio di Penne
Nere inquadrate ed in marcia
in successione per gruppi, ventidue in tutto, provenienti dalle
varie località della vallata. E' indubbiamente uno spettacolo
coinvolgente questa sfilata
straordinaria, organizzata come
solo la sapienza alpina sa fare,
che fa parte dei festeggiamenti
per gli ottanta anni di fondazione della sezione valdagnese
dell’Associazione Nazionale
Apini (ANA).
E la gente ha risposto all'invito
degli alpini ad assistere alla loro
sfilata, domenica 15 giugno,
disponendosi numerosa e partecipativa lungo tutto il tragitto,
dal parco La Favorita, a viale
Trento, viale Regina Margherita,
corso Italia, piazza del Mercato
e infine piazza del Comune,
salutando e sollecitando l'attenzione dei partecipanti, quasi
a voler comunicare non solo un
caloroso saluto, ma il senso più
profondo di stima e riconoscenza nei loro confronti per
l'impegno che profondono,
quando chiamati, nelle urgenze
e nelle calamità, purtroppo non
rare, ovunque esse si manifestino in tutta la loro gravità, procurando sostegno ai colpiti,
quanto più possibile con le
disponibilità reali.
Perché gli alpini, dopo la naja,
mantenendo spirito di corpo e
senso altruistico, hanno saputo
dotarsi di mezzi per offrire
servizi, attraverso organizzazioni operanti nel sociale, là dove
chiamati dall'impellenza.
E' stata sicuramente una "bella"
e non breve fatica quella impiegata dagli organizzatori valdagnesi per mettere insieme
tutta la complessa manifestazione, che comprendeva momenti aggregativi diversi (tra sabato e domenica). Gli incontri,
prima in sede sezionale, col Presidente nazionale ANA e, successivamente, insieme al direttivo sezionale, in sala consigliare del municipio, con i
sindaci di Valdagno, Recoaro
Terme, Comedo Vicentino,
Brogliano, Altissimo, Castelgomberto e Trissino, con discorsi
di rito e scambio di doni e attestazioni di merito.
Tra l'altro anche la presentazione del libro, curata dal Centro Studi della Sezione Ana,
"Primissima Valdagno accolse
gli Alpini d'Italia", che ricostruisce in modo puntuale la
lunga tradizione che lega la Città di Valdagno e tutta la Valle
dell'Agno al Corpo degli Alpini.
Una lapide in pietra, posta su
una parete della torre campa-
naria dell'Ospedale Vecchio S.
Lorenzo (prima caserma alpina
in Valdagno) ricorda che “Qui
nel 1875, primissima Valdagno
accolse Vigili scolte al patrio
confine, GLI ALPINI D'ITALIA,
... più che Uomini Giganti... più
che Soldati Eroi... eterni nella
Gloria”.
Un sabato sera, in città, con
bande e cori, bancarelle e
gastronomia, mentre al parco
La Favorita, sotto l'ampio tendone, si sprigiona altra musica
proposta da giovani bands.
Ed ecco il "Gran giorno", la domenica mattina con l'alza bandiera davanti al monumento ai
caduti della Grande Guerra,
presso l'Ospedale S. Lorenzo e
poi Ia S. Messa nella chiesa di
San Gaetano affollata e finalmente, al pomeriggio, la grande
sfilata con oltre millecinque
cento alpini, tutti con la divisa
del gruppo di appartenenza e
con il cappello alpino: Valdagno
Centro, Altissimo, Castelgomberto, Cereda, Brogliano, San
Quirico, Recoaro, Castelvecchio, Cornedo, Massignani
Alti, Novale, Piana, Valle di
Castelgomberto, Campotamaso,
Muzzolon, Montepulgo, Maglio di Sopra, Ponte dei Nori,
Cerealto, Trissino, Fongara,
Castello.
Sfilata aperta dai gonfaloni dei
comuni aderenti alla sezione
alpini di Valdagno, dalle bande
musicali di Castelgomberto e
Muzzolon a ritmare il passo di
marcia della "Trentatré", bandiere, gagliardetti e labari di
gruppi e sezioni provenienti
anche da luoghi lontani a
sottolineare, con la propria
testimonianza, tutta l'importanza di questa festa.
Fiori e ancora bandiere alle
finestre e balconi delle abitazioni lungo il tragitto.
E poi, in piazza del Comune,
fragorosi applausi all'arrivo degli alpini veterani della seconda Guerra. Tra questi, il più
anziano, Felice Cunegatti,
classe 1909. Il susseguirsi dei
discorsi ufficiali, quelli del
sindaco di Valdagno Alberto
Neri, del presidente nazionale
ANA Corrado Perona e del
presidente sezionale Nazario
Campi: da tutti ricordi, ringraziamenti, esortazioni, auguri,
saluti.
La festa continua, anche dopo
l'ammaina bandiera al monumento ai caduti, nelle piazze e
nei tanti luoghi di ritrovo a
ripercorrere, finalmente sollevati
dai tanti pensieri, che tutto
filasse liscio, i vari momenti di
un evento che è già significativa
pagina di storia di questo amato
territorio.
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A partire dall’alto, da sinistra a destra:
1) S. Messa nella chiesa parrocchiale di San Gaetano celebrata da mons. Giuseppe
De Santi, con la partecipazione del coro alpino di Novale.
2 e 3) Le bande musicali di Muzzolon e Castelgomberto.
4,5,6) Momenti della sfilata degli alpini della sezione di Valdagno
7) I sindaci di Brogliano, Altissimo, Valdagno, Cornedo, Recoaro, Trissino e Castelgomberto presenti alla manifestazione per gli 80 anni della sezione alpini di Valdagno
8) Il presidente nazionale ANA Corrado Perona
9) L’ammaina bandiera al monumento ai caduti della Grande Guerra.
8
il nostro campanile - maggio/giugno 2009
LE TRASPARENZE DI MARTA PETRUCCI
Una suggestiva mostra allo studio Zen di Valdagno per
documentare un percorso artistico in continua evoluzione
Il lavoro ad'acquerello, una tecnica che consente una grande
libertà espressiva con risultati di
sorprendente freschezza da parte di chi riesce a dominarla con
sapiente equilibrio, permette,
conoscendo il mezzo artistico,
di affinare il senso del colore e
alleggerire la resa della forma.
La mostra, costituita esclusivamente da acquerelli, è indicativa della flessibilità con cui la
pittrice interviene nelle diverse
manifestazioni della sua creatività. Marta Petrucci, raffinata
artista valdagnese, laureata in
lettere, indirizzo artistico all'Università di Padova con il professor
Lionello Puppi, presenta in questa personale una copiosa serie
di opere realizzate con questa
tecnica. Pitture cariche di emozioni e tracce perfino storicizzate. Carte colorate percorse da
"velature", da trasparenti superfici atmosferiche che inducono
ai ricordi per la natura con le
sue tante manifestazioni: caldo,
freddo, acqua, vegetazione,
forme, colori.
Forme e colori.
Forme in contrapposizione e
sospese dentro fluttuanti trasparenze (e anche il titolo della
mostra) in apparenti concretismi, fuori peraltro da una qualsiasi classificazione accademica:
figurativo, astratto, informale.
"Figure" ispirate e originali tracciate dopo silenziose pause dentro spazi delineati morbidamente dallo scorrere sicuro del pennello,che traccia segni precisi
ed eleganti, non troppo marcati
ma visibili, e che costruisce con
sapienza architetture aeree, modulate su un sentire naturalistico, dove ricorre, quasi sempre,
la ricerca di linee rette intersecantesi con linee curve a formare
un intricato reticolo.
Marta, esaurientemente spiega
che nei suoi acquerelli «vi è una
ricerca di organizzazione: linee
rette e curve, una incorniciatura
delle stesso spazio colorato, ma
complice l’acqua, il risultato di
libertà è dato non solo dalla
gamma più estesa e gioiosa dei
colori stesi più spontaneamente,
ma anche dalla loro calcolata
espansione, delle sgocciolature,
dalla dilatazione sulla carta e
dal diverso assorbimento che
rende differenti le trasparenze
dei colori stessi».
Sono quindi abilità, non sono
ammessi ripensamenti, e gioco
del colore a manifestare alla fine
l'opera. Ma un interrogativo si
pone alla mente, osservando
queste campiture dai toni caldi,
ma soffusi in un luminoso impasto e vivace orchestrazione.
E l'interrogativo scaturisce proprio nell’osservare tali cromaticità scelte: colori che saporano
di antico e presente, di classico
e contemporaneo. Raffinate
stesure sapienti, ma "vivaci" e
"dissacranti". A macchia, anche,
senza ricorrere al macchiaiolismo, anche se l'effetto chiaroscurale e resa atmosferica
spingerebbero a pensare alla pittura macchiaiola toscana.
In fondo in Marta, per parte
paterna, scorre sangue toscano.
E in queste belle opere e impossibile non percepire nelle atmosfericità senza precedenti, vere
potenzialità luminose, il chiarore assorto dell'ora meridiana,
l'umore-odore della terra, lo
spettro della luce che filtra attraverso la natura, la freschezza
di una "foglia" o il buio di una
ombra. Elaborazioni tutte eseguite con sicurezza compositiva
dentro equilibri di forme, se non
liriche geometrie bidimensionali,
in un ordine ideale suscettibile
e reso manifesto in una fase di
estrema rarefazione, ma di assiduo impegno.
Pittura di memoria dove spirano
soffi di liberta interiore, oltre il
documento visibile, che riporta
l'esperienza, fremiti di una
emozionalità accesa, quasi pratica divinatoria, sempre disposta
a recepire nuovi messaggi riverberati dalla storia, quella
vissuta attraverso il contatto
immediato con gli eventi non
solo naturali, seguendo l'onda
ritmica e necessariamente armonica (non vi sono mai nelle
opere di Marta stridori, aritmie
o dissonanze) originata dal
movimento dell'acqua, dell'aria,
della musica, del silenzio.
Composizione 24; 2000, cm. 66x66
«Ora, in questi guazzi (scrive Maria
Lucia Ferraguti, nella presentazione
"Giochi d' acqua" 2008 a Vicenza) in
questi ultimi guazzi, tutto si risolve
nello spazio indeterminato ed esteso.
Un abbandono a figure bidimensionali
immediate, di una pittura sciolta nella
vivacità del ritmo, felicissima nella
scoperta delicata di forme...,
attraversate da un variato mosaico
sfumato di morbide superfici. Piccoli
formati da luoghi dell'invenzione,
risposte alla sensibilità ed al pensiero
in spazi instabili urgentemente dipinti
su pagine attraversate da punti focali
intensi, squillanti blu e verdi, arrivi di
gialli imponenti e poi soffi di viola».
Improvvise “Trasparenze”: ora concentrate, ora diluite e fievoli, quasi
romantiche, gioiosamente sospese
nella lucentezza.
Vittorio Visonà
Composizione 188; 2006, cm. 50x50
Festa della Musica, giugno 2009: una suggestiva immagine tratta dallo spettacolo di danza contemporanea
con la Compagnia Kronos “Segreti Percorsi”.