Rainbow Nation LINEUP Gaspare De Vito - Sax Contralto Francesco Bucci - Trombone Federico Squassabia - Fender Rhodes Blake C. S. Franchetto - Basso Youssef Ait Bouazza - Batteria Gaspare De Vito +39.339.4933881 www.rainbow-nation.it [email protected] Video https://www.youtube.com/watch?v=KiP9zztbdkw La storia della musica Sud Africana del ‘900 è caratterizzata da una continua fusione di linguaggi di diversa provenienza, proiezione diretta del Melting Pot sociale e culturale che ha contraddistinto questo paese. Tradizione tribale, musica europea colta e folk, gospel, jazz etc. sono le traiettorie fondamentali che hanno creato un groviglio ad alta densità creativa. Abdullah Ibrahim, Dudu Pukwana, Chris McGregor, Luis Moholo: sono alcuni dei grandi protagonisti del jazz sudafricano, spesso inevitabilmente profughi in altre nazioni. Rainbow Nation è un progetto nato per esplorare il profondo universo musicale sudafricano ed è caratterizzato da un forte approccio jazzistico che permette di dare nuova vita ai repertori affrontati attraverso attenti riarrangiamenti. In questo gruppo rivivono i colori fulgidi, i ritmi straripanti, la vitalità contagiosa di un modo di fare jazz immediatamente riconoscibile nella sua identità geografica. Particolarmente memorabile è il disegno melodico che caratterizza molto jazz sudafricano, i cui temi risultano indimenticabili sin dal primo ascolto, come fossero degli archetipi universali. Rainbow Nation vuole essere uno dei tanti ponti che dalla penisola italiana partono e creano dialoghi creativi con il mondo africano: la scoperta di tradizioni e nello stesso tempo il volgere lo sguardo verso nuovi possibili orizzonti musicali sono il fulcro di questo progetto. Gaspare De Vito Sassofonista, flautista, compositore. Nato a Napoli nel 1978. Prevalentemente autodidatta, ha studiato con Gianluigi Trovesi, Eugenio Colombo e composizione con Giancarlo Schiaffini. Fondamentali per la sua formazione sono stati gli incontri con Steve Grossman e Greg Osby. Percorre un suo singolare sentiero di ricerca strumentale e compositiva che lo ha portato ad essere apprezzato da critica e pubblico per il suo originale linguaggio musicale. Una ricerca continua verso una sintesi delle diverse anime che popolano il suo pensiero musicale, partendo dalle sue radici partenopee e mediterranee per farsi contaminare dall’Hip-Hop dell’età preadolescenziale, passando per il Funk, il Jazz, la musica tradizionale cubana, fino ad approdare all’Africa del sud. Ha vissuto per un periodo a Barcelona, crocevia di svariate culture, entrando in contatto tra gli altri con diversi musicisti dell’Angola, Mozambique, Zimbawe e Sud Africa. Musicisti con i quali ha instaurato collaborazioni molto proficue ed arricchenti dal punto di vista umano e musicale. Ha avuto quindi l’occasione di collaborare con Fernando Tchika (Peter Gabriel), Steve De Swardt e Childo Tomas (attuale bassista di Omar Sosa) approfondendo ritmica, poetica e approccio dell’africa del sud al Jazz e alla musica in generale, entrando in contatto con la Marrabenta il canto Xhosa e i ritmi Angolani. Tornato in Italia, il risultato di questa collaborazione è diventato il disco Passing Notes che ha riscosso notevole successo di critica in Italia e all’estero. Disco nel quale ha esplorato la ciclicità di ritmi mantrici africani e afrocubani insieme all’approccio del jazz più libero. L’evoluzione di Passing Notes si condensa in Rainbow Nation, progetto in cui, su una base di armonie e melodie del Sud Africa, si inseriscono elementi di conduction e improvvisazione libera, conferendo al progetto un respiro ampio e complesso ma allo stesso tempo facilmente fruibile da qualsiasi tipo di pubblico. Ha collaborato con musicisti come Butch Morris, Alvin Curran, Tristan Honsinger, Giancarlo Schiaffini, Eugenio Colombo, Zeduardo Martins, Francesco Cusa, Paolo Sorge, Fabrizio Puglisi, Vincenzo Vasi, Nicola Guazzaloca, Pasquale Mirra, Marco Dal Pane, Luisa Cottifogli, Maisha Grant e molti altri. Ha suonato in vari festival come il Clusone Jazz Festival, Jazz In it, Sant’arcangelo Jazz Festival, Paradiso Jazz, Jazzy Jam,Cassero Jazz Festival, Dozza Jazz, Crossroads, Angelica Festival, Trentennale del Treno di Cage per citare i più famosi. Ha suonato con svariate bands come leader e session-man in Italia, Germania, Spagna, Francia, Finlandia, Svezia, Estonia. Nel 2007 è stato votato fra i migliori sassofonisti italiani e nel 2008 si è classificato settimo come miglior nuovo talento nel referendum annuale indetto da Musica Jazz. Discografia 2005 - AA.VV. - Italian Street Blooze Caravan 2007 - Gaspare De Vito Solo - 5 songs and 1 story 2008 - Gaspare De Vito - Passing Notes 2009 - Improvvisatore Involontario - Antivatican coalition against the hippies resistance 2009 - Soulclash - All brothers from different mothers 2010 - Luca Fattori Corre Voce 2010 - o8o8 - Vulkano 2010 - Giancarlo Schiaffini - l’amore è una curva 2012 - Daniele Principato - Traveling Aimlessly 2012 - Giancarlo Schiaffini - Schiaffini 2012 - Giancarlo Schiaffini - Con spaventata passione 2013 - Daniele Principato - Planetarium 2015 - De Vito / Squassabia - Deep Rassegna Stampa Top Jazz 2007 - Votato tra i migliori sassofonisti e miglior nuovo talento Top Jazz 2008 - Settimo classificato come miglior nuovo talento italiano Top Jazz 2008 - Votato tra i migliori sassofonisti e migliori compositori italiani Votato tra i 5 migliori dischi jazz italiani del 2008 dalla rivista della Siae “Musica e Dischi” Votato tra i 10 migliori dischi del 2008 dal sito web “All About Jazz” Votato tra i migliori dischi italiani del 2008 dalla rivista “JazzIt” Vincenzo Roggero su All About Jazz Italia Una sintesi riuscita delle diverse anime che popolano il pensiero di De Vito. Melodicamente accattivante, ritmicamente inusuale, dalla vena compositiva tanto sobria quanto formalmente ineccepibile, Passing Notes è disco nel quale i musicisti riescono a raggiungere una tale comunione esecutiva da permeare l'opera di una profonda spiritualità... Un piccolo gioiello. Olindo Fortino su Sound Contest Passing Notes è il trionfo del suono e del ritmo nella loro genuina natura ed essenzialità, il transito di linguaggi musicali rivoluzionari e di radici primordiali che hanno alimentato e continuano a far sopravvivere il desiderio della sperimentazione e dell'indagine musicale in seno alla cultura dell’incontro, ieri nel segno di Miles, di Roscoe Mitchell, di Don Cherry, di Ornette, oggi in quello di Steve Coleman, William Parker, Rob Mazurek e Gaspare De Vito. Piercarlo Poggio su Blow Up In ogni brano è la dilatazione progressiva delle strutture a far si che la materia si elevi verso l'alto seguendo volute e spirali incantatrici. De Vito dimostra brillantezza d'ispirazione nei suoi lunghi a solo piani, trasparenti e mai gridati, sostenuto sovente all'unisono dal trombone prezioso di Nijen Antonio Coatti. Tra santeria e postcoltranismo. Gianpaolo Cristofaro su Audiodrome Disco di notevole spessore artistico questo Passing Notes di Gaspare De Vito. Per una volta si riesce a far i conti con passato e ispirazioni nobili, mantenendo una forte personalità e la capacità di realizzare un disco jazz senza il pilota automatico, come troppo spesso avviene...coinvolti e completamente sedotti dall'insieme sonoro messo su... Marco Maiocco sul Giornale della Musica il tutto è condensato in un linguaggio intrigante, personale e serenamente compassato. Brillano le composizione di De Vito, la sua vena improvvisativa e l'intelligente ricerca timbrica di tutti e quattro i protagonisti. Una piccola gemma. Sergio Paquandrea su Jazz It Un disco che riesce a unire un notevole appeal melodico e una grande perizia strumentale e compositiva, ma soprattutto il frutto di una personalità musicale decisamente insolita. Mark Corroto su All About Jazz USA Stare seduti per questa musica non è un' opzione. Questa musica non è adatta al sottofondo musicale di una libreria, ma l' attenzione è la stessa necessaria per la musica di Don Cherry, Steve Coleman o Adam Rudolph. L'africa può essere la genesi e Cuba la casa, ma l' Italia è diventata un parco giochi per il jazz di Gaspare De Vito. Vincenzo Giorgio su Musica Jazz Un jazz sanguigno, grintoso, avvincente, mai scontato e dalle decise colorazioni etniche. In effetti già dalle prime tre composizioni si ha la netta sensazione che De Vito voglia accompagnare il proprio ascoltatore in un viaggio transcontinentale su cui svetta il sax contralto del leader, in bilico tra Ornette Coleman e Archie Shepp. Federico Squassabia Pianista, tastierista, compositore. Da sempre interessato alla musica afroamericana si perfeziona privatamente studiando jazz con i pianisti Stefano Caniato e Fabrizio Puglisi e partecipando a diversi seminari (Siena Jazz). Fondamentali per la sua formazione sono stati gli incontri con i pianisti Jason Moran, Keith Tippet e Uri Caine. Negli anni ha inoltre approfondito altre espressioni della musica afroamericana come il blues, funk, soul e hip hop. Negli ultimi anni si è focalizzato sullo studio della musica dell’africa occidentale e ha avuto l’occasione di collaborare con Indy Dibong, chitarrista storico di Tony Allen, Patrick Ruffino (Stan Tohon, King Mensah, Jimi Hope, Papa Wemba), Julien Pestre (Manu Dibango, Alif Naaba) e Marco Zanotti (Classica Orchestra Afrobeat). Da sempre interessato alla musica sudafricana e in particolare al pianismo di Abdullah Ibrahim, si avvicina a questo articolato mondo con il progetto Rainbow Nation di cui ne è cofondatore con il sassofonista Gaspare De Vito. In ambito jazz ha collaborato con: Silvia Donati, Massimiliano Sorrentini, Danilo Gallo, Nelide Bandello, Francesco Cusa, Stefano Senni, Marco Frattini, Francesco Bearzatti, Zeno De Rossi, Francesco Bigoni, Cristina Renzetti. Ha suonato in diverse rassegne/ festival (Jazz al Museo della Musica di Bologna 2011; Crossroads 2011 & 2012; JAZZANDO 2009; MiTo 2008; La vena del Jazz 2011 & 2009, ANIMATEKA LUBJANA 2008 etc.), Festival dei Teatri di Santarcangelo di Romagna, Spiagge Soul 2012, 2013,2015, MART UP 2015 etc. Ha ricevuto diverse critiche positive riguardo ai suoi ultimi progetti sia come leader sia come coleader su riviste come Blow up, Musica Jazz, Jazzit, Allabout Jazz e in programmi radiofonici ( RadioTRe Suite, Radio Tre Alza il Volume, Babilonia Radiotelevisione Svizzera Italiana, Radio Popolare etc.). Con l’attore Alfonso Cuccurullo costruisce da più di 3 anni narrazioni in musica per l’infanzia e non solo, in cui improvvisazione musicale e teatrale si fondono. Ha inoltre personalmente ideato una sonorizzazione di Silent Book (Oltre l’albero, Mandana Sadat; Il mio Leone, Mandana Sadat; Gli Uccelli, Zullo Albertine) presentata alla Biblioteca Classense per la mostra "Libri senza parole. Destinazione Lampedusa". Tramite la cooperativa il Mosaico ha ideato e condotto laboratori di composizione istantanea incentrati sulle poesie di Tonino Guerra e laboratori di sonorizzazione di video. E’ docente di pianoforte jazz, pop, rock alla Nuova Scuola di Musica Comunale di Mordano. Discografia 2005 - Workout quartet - Strano Scomposto 2007 - ChantSong Orchestra - Indie Mood 2008 - Feet of Mud - Feet of Mud 2009 - Improvvisatore Involontario - Antivatican coalition against the hippies resistance 2010 - Improvvisatore Involontario - Emiliano Culastrisce 2011 - Federico Squassabia - Walkabout 2011 - Ja Vigiu Plamja - To the Infinity and Beyond 2012 - Bambini, Bambine e sapori: famiglie a colori - audiolibro 2012 - Federico Squassabia - Walkalone 2013 - Libronanna Nannalibro - audiolibro 2014 - Muck - Muck 2015 - De Vito / Squassabia - Deep Rassegna Stampa Vincenzo Roggero su All About Jazz Federico Squassabia è un architetto del suono in grado di creare con le tastiere scenari liquidi e un poco allucinati. Della Bona su Musica Jazz Un pianoforte luminoso, spinto da un basso potente verso un'inedubile tensione non solo ritmica, ma timbrica: The Jellyfish Meal effonde ondate di euforia attraverso note prismatiche emananti una luce che si spande su tutti i restanti brani come qualità del tocco pianistico, quasi sempre più “forte" che "piano". Fabrizio Zampighi su Sentire Ascoltare Avant-jazz avventuroso e immaginario, alla stregua delle vie dei canti degli aborigeni australiani a cui il disco idealmente s’ispira. E uno Squassabia come al solito a ottimi livelli.” Enrico Bettinello su Blow Up Evocare cotanti spiriti fa bene alla musica di Squassabia che costruisce un disco molto convincente, dalla narrativa mobile e fresca Sandszine Squassabia è uno di quei pianisti che puntigliosamente e meticolosamente paiono scegliere e selezionare le note una ad una Bruce Lee Gallanter su DownTown Music Gallery Mr. Squassabia appears to have a bunch of vintage analog keyboards which he uses quite well...All of the songs are well-crafted yet they are never very far out. This is like a long-lost treasure from the early fusion/jazz/rock era without any of the usual high speed or funky cliches.