Un progetto di
Realizzato da
07/IX
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Partner
In collaborazione con
21.00
domenica
AUDITORIUM
DEL MUSEO NAZIONALE
DELL’AUTOMOBILE
Clarivoces Ensemble
Gruppo da camera
del Teatro Regio
Strayhorn/Ellington
Media Partner
Musorgskij
Emerson, Lake & Palmer
Copland
Con il dolce supporto di
Dorham
Garland/Miller
Monti
INFO
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011.4424777
#MITO14
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LA BELLA MUSICA NEL TUO QUARTIERE
William T. “Billy” Strayhorn (1915-1967)
[Duke Ellington, 1899-1974]
Take the “A” Train
Modest Musorgskij (1839-1881)
[Rielaborazione Emerson, Lake & Palmer]
da Pictures at an Exhibition (Quadri da un’esposizione)
Promenade 1
Gnomus
The Old Castle (Intro, Minimoog Variation, Hammond Variation)
Promenade 2
The Hut of Baba Yaga
Clarivoces Ensemble
Gruppo da camera del Teatro Regio
Luigi Picatto, clarinetto piccolo
Alessandro Dorella, clarinetto
Luciano Meola, corno di bassetto
Edmondo Tedesco, clarinetto basso
Federico Marchesano, basso
Fiorenzo Sordini, batteria e percussioni
In collaborazione con
Teatro Regio
Si ringraziano per la collaborazione
Duke Ellington
Sophisticated Lady
Aaron Copland (1900-1990)
[Rielaborazione Emerson, Lake & Palmer]
Hoe-Down da Rodeo
Kenny Dorham (1924-1972)
Blue Bossa
Joseph C. “Joe” Garland (1903-1977)
[Glenn Miller, 1904-1944]
In the Mood
Vittorio Monti (1868-1922)
Csárdás
Arrangiamenti e variazioni di Alessandro Dorella
Il programma di questo concerto copre un periodo storico e una
geografia molto ampi: dal 1904 della Csárdás di Monti all’album
Trilogy degli Emerson, Lake & Palmer del 1972, da Napoli (Monti)
all’Inghilterra del progressive rock, dalla Russia di Musorgskij agli Stati
Uniti di Ellington, Miller, Dorham e Copland.
Un possibile primo filo rosso in grado di collegare la composizione di
Monti alle trascrizioni degli Emerson, Lake & Palmer è il virtuosismo:
la Csárdás – che riprende il nome di una danza popolare ungherese – è
un difficile brano pensato in origine per violino (di cui sono state fatte
molte versioni anche per altri strumenti), così come il pezzo riarrangiato di Musorgskij – originariamente per pianoforte, poi orchestrato
da Ravel in una celebre versione – e quello di Copland erano concepiti
anche come vetrina per le qualità tecniche del trio inglese; tra la fine
degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta moltissimi
gruppi appartenenti al cosiddetto progressive rock ebbero grande fama
sfoggiando le loro notevoli doti strumentali e traendo spesso ispirazione da altre forme musicali, come il jazz o la musica colta; dire
“classica” in questo caso potrebbe ingannare perché, curiosamente,
tutto il Classicismo viennese, così come il Romanticismo, mancano dai
repertori dei gruppi progressive, i quali preferivano la musica barocca,
le avanguardie del Novecento o le “scuole nazionali”, come appunto
nel caso di Musorgskij. Pictures at an Exhibition (1971) è ancora oggi
uno dei più famosi dischi del genere, nonché il più celebre “prestito”
di un gruppo progressive nei confronti del repertorio colto; non ebbe
minore fortuna il disco successivo, Trilogy del 1972, contenente la
trascrizione di Hoe-Down dal balletto Rodeo, scritto trent’anni prima
dallo statunitense Aaron Copland, le cui caratteristiche formali sono
state ampiamente riprese dagli autori delle musiche per film western.
Il bebop è forse lo stile che ha definitivamente emancipato il jazz
come forma d’arte, come grido identitario della minoranza, rifiutandone l’identificazione come musica da ballo, accelerando incredibilmente le esecuzioni, dilatando gli spazi per un’improvvisazione
sempre più complessa, ai limiti con l’atonalità. Charlie Parker,
sassofonista, e Dizzy Gillespie, trombettista, ne furono i capiscuola.
Anche Kenny Dorham fu un trombettista bebop, ma Blue Bossa,
uno dei più importanti standard jazz di sempre, fu scritta nel 1963,
dopo l’epoca d’oro del genere, e infatti a esso non è più ascrivibile,
in quanto troppo “cantabile”.
Mentre gli Emerson, Lake & Palmer mettevano al centro della loro
musica le tastiere, le big band statunitensi che dominavano negli
Stati Uniti negli anni Trenta e Quaranta davano grande risalto ai
fiati. Il clarinetto, in particolare, ebbe un ruolo fondamentale per la
carriera di Miller: la leggenda vuole che a pochi minuti dalla registrazione di Moonlight Serenade, la più grande hit della sua orchestra,
il trombettista si tagliò un labbro, costringendo Miller ad affidare
la prima parte al clarinettista, fornendo così quel sapore morbido e
soffuso che ha contribuito alla fama del pezzo. Un altro celeberrimo
disco di Miller fu In the Mood, inserito nel 1999 dalla National Public
Radio tra le 100 opere musicali americane più importanti del XX
secolo. Il secondo fil rouge che collega molti dei brani qui presentati
è la vita multipla che essi hanno vissuto nelle varie riproposizioni
per organici diversi: anche In the Mood è un riarrangiamento, questa
volta a opera di Joe Garland, di una melodia preesistente scritta dal
bandleader Joseph Matthews “Wingy” Manone intitolata Tar Paper
Stomp.
Take the “A” Train, che cita nel titolo la linea A della metropolitana
di New York, è il pezzo più noto scritto da Billy Strayhorn per Duke
Ellington – il re dell’epoca d’oro delle big band, nonché uno dei più
celebrati compositori della storia del jazz – il quale lo usava come
sigla per la sua orchestra. Sophisticated Lady, scritto nel 1932, è uno
dei suoi più affascinanti standard, entrato nel repertorio dei jazzisti
di tutto il mondo, noto anche nell’incisione di una grande “signora
sofisticata”, Billie Holiday.
Jacopo Conti