DICIASSETTESIMA EDIZIONE
SPAZIO TRE
Informazioni
Spazio Tre
Via Cona, 101 - Teramo
Telefono e Fax 0861.247547
[email protected]
www.maggiofesteggiante.it
TERAMO
5-31 MAGGIO
2008
CINEMA
DANZA
TEATRO
MUSICA
Spazio Tre
XVII edizione
Teramo 5 - 31 maggio 2008
Programma
CINEMA
TEATRO
MUSICA
DANZA
Spazio Tre
Regione Abruzzo
Provincia di Teramo
Comune di Teramo
Fondazione della Cassa di Risparmio
della Provincia di Teramo
www.maggiofesteggiante.it
2008
Ideazione e Direzione artistica
SILVIO ARACLIO
Sezione Cinema Maggio Italiano
Ideazione
LEONARDO PERSIA SILVIO ARACLIO FABIO BO
Organizzazione
LEONARDO PERSIA SILVIO ARACLIO
Sezione Musica Teatro Danza
Ideazione
SILVIO ARACLIO CARLA PIANTIERI
Organizzazione
CARLA PIANTIERI
Ufficio Stampa
MIRELLA LELLI
Segreteria
MANUELA LAMONICA
Immagine del Maggiofest
STEFANO CANULLI
Progetto grafico e realizzazione catalogo
PIERO ASSENTI
Stampa
PAPER WORLD’S
Documentazione video del Maggiofest
PRODEO SNC
Collaboratori:
Piero Assenti, Letizia Del Gallo, Vincenzo Macedone,
Vincenzo Castaldo, Pietro De Feo, Allegra Araclio,
Marianna Lamonica
Ringraziamenti: Gianfranco Fiore Donati, Italo
Moscati, Antonio D'Olivo, Paola Di Felice (Direttore
Civici Musei), Marco Cocelli, Antonio D'Orazio,
Cinzia Benedini (Mikado), Archivio Audiovisivo
Movimento Operaio e Democratico, Cineteca Lucana
M
aggiofest è un teenager di 17 anni che promette molto bene! Attento a quel che c'è di
nuovo nel Cinema, dedica Maggio Italiano all'abruzzese Carmine Amoroso, sceneggiatore di Parenti serpenti e autore di Cover Boy, un film raro nel panorama italiano che ha il tocco
della commedia, preme sul sociale e respira europeo. Quindi tre passi nel ' 6 8, tra video d'autore e
non, politici e psichedelici con un occhio cochon alle Ubalde sessantottine e senza ombre di make it
like a memory (ah la Streisand…!).
Danza il Maggio con una serata dedicata al grande Béjart (scomparso nel 2007) interpreti la sua musa
Grazia Galante e il grandePaganini e poi Carmina Burana con le coreografie di Mauro Astolfi,
uno spettacolo esaltante!
Spazio Tre che quest'anno come il '68 compie quarant'anni (!) è presente con due installazioni teatrali nel progetto europeo La Nuit des musées… e ancora, nella Pinacoteca Civica, in Mostra per
Maggio e oltre, più di cento splendide incisioni della collezione Battaglini: da D ü r e r aCarracci, da
Rembrandt a G o y a…
Maggio curioso ospita i Lisma Project in una nuova produzione The City… una performance musicale visionaria e frenetica che tocca tutti i linguaggi della medialità.
Chiusura di piazza per tutti con il concerto di Eugenio Bennato a Sant'Anna: Sud Taranta Tamborra
e Canzoni… e si balla fino a tarda notte!
Il Direttore Artistico
Silvio Araclio
Calendario
CINEMA · Maggio Italiano
Cinema d’autore CARMINE AMOROSO
Lunedì 5 maggio Multisala Smeraldo
Ore 18.00 PARENTI SERPENTI (105’) sceneggiatura C. Amoroso regia M.Monicelli
Ore 21.15 COME MI VUOI (92')
Martedì 6 maggio Multisala Smeraldo
Ore 18.00 COME MI VUOI (92') - Ore 21.15 COVER BOY (97')
a seguire incontro con il regista Carmine Amoroso, l’interprete del film Luca Lionello e il critico Leonardo Persia
È SUCCESSO UN '68! I suoi primi 40 anni
Sala Polifunzionale della Provincia
Lunedì 19 maggio
POLITICA
Ore 18,00 BALLATA PER IL CHE (20’) di Libero Bizzarri
IPOTESI SULLA MORTE DI GIUSEPPE PINELLI (12’) di Elio Petri
OCCUPAZIONE DEL CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA (6’)
MANIFESTAZIONE BIENNALE DI VENEZIA '68 (6’)
UNIVERSITÀ 1968 - CINEGIORNALE N.1 (6’) di Movimento Studentesco
UNIVERSITÀ 1968 - CINEGIORNALE N.2 (6’) di Silvano Agosti
Ore 21.15 IN CERCA DEL '68 (74’) di Giuseppe Bertolucci
introduce il critico Italo Moscati
Martedì 20 maggio
PSICHEDELIA
Ore 18,00 OFFON (9’) di Scott Bartlett
L'ALLOGGIO (12’) di Jan Svankmajer
RÉVOLUTION (25’) di Pierre Clémenti
Ore 21.15 SAN FRANCISCO (15’) di Anthony Stern
VISA DE CENSURE N. X (43’) di Pierre Clémenti
BE IN (10’) di Jerry Abrams
ANDY WARHOL'S EXPLODING PLASTIC INEVITABLE (10’) di Ronald Nameth
INVOCATION OF MY DEMON BROTHER (12’) di Kenneth Anger
Mercoledì 21 maggio
PEACE & LOVE
Ore 18,00 THE BIG SHAVE (5’) di Martin Scorsese
LA SEQUENZA DEL FIORE DI CARTA (10’) di Pier Paolo Pasolini
CAMERA-OEIL (15’) di Jean-Luc Godard
AGONIA (28’) di Bernardo Bertolucci
Ore 21.15 SESS'ANTOTTO (10’) di Gianfranco Fiore Donati
L'AMORE (25’) di Jean-Luc Godard
EYETOON (10’) di Jerry Abrams
FUSES (20’) di Carolee Schneemann
MOMENT (15’) di Stephen Dwoskin
DANZA
Giovedì 15 Maggio
RAFFAELE PAGANINI - GRAZIA GALANTE
Teatro Comunale
Ore 21.15 - OMAGGIO A BÉJART
Venerdì 23 maggio
SPELLBOUND DANCE COMPANY
Teatro Comunale
Ore 21.15 - CARMINA BURANA
TEATRO
Sabato 17 maggio
In collaborazione con Assessorato alla Cultura-Civici Musei
Compagnia Teatrale Spazio Tre
LA NOTTE DEI MUSEI Gli Dei di pietra, rovine con iscrizioni chiare
Installazioni Teatrali
Museo Archeologico ore 21,30 - ore 23,00- ore 24,00
Domus di Largo Torre Bruciata - P.za S.Anna dalle 22,00 alle 24,00
MUSICA
Martedì 27 maggio
LISMA PROJECT'S
Teatro Comunale
Ore 21.15 - THE CITY Emozioni Urbane in Tempo Reale
Sabato 31 maggio
EUGENIO BENNATO
Piazza Sant'Anna
Ore 21,30 - GRANDE SUD TOUR 2008 - Concerto
MOSTRA
10 Maggio/30 Agosto
In collaborazione con Assessorato alla Cultura-Civici Musei
INCIDIT. LE POETICHE DEL SEGNO DA DÜRER A GOYA
Capolavori incisi dalla collezione Battaglini
Pinacoteca Civica
Orari, da martedì a domenica, 9.00/13.00-16.00/19.00
CINEMA
Cinema d’autore
Lunedì 5 maggio
ore 18,00
ore 21,15
Martedì 6 maggio
ore 18,00
ore 21,15
a seguire incontro
con il regista
e l’interprete
Luca Lionello
Multisala Smeraldo
CARMINE
AMOROSO
I
l cinema di Carmine Amoroso vive di campi sincronici che all'inizio sembrano opposti. Desideria e Pasquale in Come mi vuoi, Michele e Ioan in Cover Boy. Sin dai titoli, i film rivelano un gioco dell'identità dove l'io è determinato dal t u. Si è o si diventa quello che l’a l t rodesidera o impone. Può trattarsi di uno sguardo collettivo che separa,
mistifica, inganna, trasforma e uccide. In inglese to cover, oltre che coprire (da cui copertina, ma anche rifugio e protezione), è soprattutto celare, simulare, mascherare. Ma si tratta anche dello sguardo, degli occhi, di un singolo, determinanti, che svelano, proprio attraverso la diversità o la diff e renza, l'a n a l o g o n, il vero che è tanto più tale se prima f i n t o.
Il trucco di Enrico Lo Verso non è più falso dell'uniforme da poliziotto o dell'uniforme invisibile da macho di Vincent Cassell. «Un uomo che si veste da uomo è più normale di un uomo che si veste da donna?». Quel travestimento rappresenta la cover che designa prima di
tutto separazione e divisione, il contrasto e il conflitto. Lo stesso approccio iniziale tra lo
straniero e lo «straniero in patria» di Cover Boy.
In entrambi i film, il riconoscimento vive dell'alterità o viceversa è la differenza che assorbe
il riconoscimento. Ha come conseguenza la provvisorietà e il limite del proprio punto di vista, nel bene e nel male. Il legame omofilo - quindi tra diversi simili - finisce per innalzarsi
al di sopra di nome, forma, io e sesso, cercando e desiderando un'integrità simbolica che
è umana, sessuale, politica. Persino spirituale e cinefila. Desideria è una Cabiria felliniana
che vince con un inganno da sophisticated comedy. E il film assembla battute taglienti, citazioni s c rewball, messe in abisso. Anche l'utopia di Ioan e Michele, benché tragica, trionfa nella sublimazione di un luogo altro che potrebbe diventare qui e ora.
Invece lo sguardo della fotografa di moda interpretata da Chiara Caselli è asettico e algido
p roprio come una sfilata di moda. E' la cover mediatica, il falso del mondo. Nei film in questione ha un'infinità di variazioni. Falso politico, falso religioso, falso sociale, falso sessuale, falso familiare. Persino la misoginia di cui si potrebbe accusare il regista è un falso.
Benché sembrino ostacolare la relazione tra uomini, come nei film di Hawks, le donne interp retate da Chiara Caselli, Luciana Littizzetto e Monica Bellucci sono più vittime che carnefici. La prima era una reporter di guerra, la seconda voleva soltanto e s i s t e re. Le frustrazioni,
il falso del mondo le hanno cambiate.
Anche il film di Monicelli scritto da Amoroso dà corpo e consistenza a questo falso. Parenti
serpenti, nel mettere in scena un tipico quanto ipocrita ritualismo di famiglia (pranzi e cene
CINEMA
di Natale, messe di mezzanotte, tombole, scambi di regali e, ancora, fotografie), sconfessa il supposto cambiamento anni '90 del crollo dei muri e delle ideologie (apertamente citato). Ridimensiona pure il finto ottimismo sociale del periodo, in uscita dai luccicanti '80.
C'è già in nuce la fine di Ceausescu e quel che ne consegue, a livello di finta rivoluzione e
finta democratizzazione: lo scenario di Cover Boy e del nuovo mondo globale. Per inciso, gli
i n t e rni romani di quest'ultimo film non sono lontani dalla cupezza dei film dell'ultimo cinema dell'Est europeo.
Il cinema di Amoroso prende vita da una scrittura disinvolta e agile, ha le stesse rime del
cinema classico, vuole raccontare storie, le sa raccontare, si riveste di un abito formale essenziale, lucido ed economo, a cui corrisponde una perfetta direzione di attori.
L'understatement sopra le righe (grandioso paradosso) degli attori è in sintonia con un discorso misurato ed eccentrico, forte eppure leggero. Sembra lontano dalle derive post-mod e rne, non esibisce autorialità, ma è riconoscibilissimo, pur se circoscritto a pochissime
p rove. La cifra simbolica, presente in larga misura, si traveste da narrazione tonda, messaggio limpido.
Si era parlato di spiritualità. E potrebbe sembrare fuori luogo in un contesto polemico come
quello dei tre film citati, che fanno tutti incursione beff a rda a piazza San Pietro (in Parenti
serpenti tramite tv), omologando Ratzinger a Berlusconi (Cover Boy). Eppure si rifletta sul significato dei nomi dei protagonisti. Le parole, l'abbiamo visto anche dai titoli, hanno un certo peso nei film dell'autore. Contano le assonanze, gli slittamenti semantici. Marchette/marketing o Desiderio/Desi (cioè daisy, finocchio). Il vero nome di quest'ultimo è Domenico,
vale a dire consacrato a Dio, alla festa. Il prete che lo mette in contatto con Pasquale (da
Pasqua, p a s s a re oltre, trans-port a re) è Michele, cioè come Dio. La donna tra i due uomini
è Nellina, una p i e t ru z z a. Michele si chiama pure il lavapavimenti di Cover Boy. Il suo Ioan,
Giovanni, è il dono del Signore. Può darsi che questa ennesima cover religiosa sia l'ennesimo travestimento. Stavolta ironico, come lo è sicuramente la figura del parrocco di Memé
Perlini. Un contorno onirico, un ulteriore segno di assoluto pasoliniano (e persino cittiano).
Tuttavia, al di là del gioco delle apparenze (delle quali «mai fidarsi», si dice in Come mi vuoi),
queste opere lasciano trasparire un'umanità, una ricchezza e uno spessore di cui raramente il nuovo cinema italiano ha saputo farci dono. Parafrasando una recensione negativa di
Come mi vuoi, mettono insieme istinto e cervello. E anche il cuore .
Leonardo Persia
CARMINE AMOROSO è nato a Lanciano (Chieti), esattamente come i personaggi di Come mi vuoi
(Pasquale, Desideria e Nellina) e Cover Boy-L'ultima rivoluzione (Michele). Vive a Roma dove si è laureato in lettere con una tesi sulla "Religiosità di P.P.Pasolini" (AA.VV. Pasolini, Sciascia Editore, 1985).È
stato per due anni allievo della scuola di drammaturgia diretta da Eduardo De Filippo e suo assistente
nella commedia Mettiti al passo.
Ha scritto e diretto varie inchieste giornalistiche. Come scrittore è presente in diverse antologie di racconti.
Nel 1983, ha scritto e diretto per Rai3 due documentari-inchiesta: I ragazzi su due ruote e GRA il pianeta anulare, entrambi tratti da soggetti do Ugo Pirro. Ha lavorato alcuni anni come aiuto regista (Claudio
Risi, Nanni Loy, Carlo Vanzina, Lina Wertmuller, Mario Monicelli ed altri) e come sceneggiatore ha collaborato con Ugo Pirro, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Suso Cecchi d'Amico.
Nel 1990 è stato finalista del premio Solinas. È autore del soggetto e della scenggiatura del film Parenti
serpenti diretto da Mario Monicelli, che nel 1992 ha avuto la nomination al David di Donatello ed è diventata piéce teatrale dal successo ininterrotto (anche all'estero). È co-autore con Lina Wertmuller della
sceneggiatura I sette vizi capitali e della commedia teatrale Non sai quanto mi vergogno ma mi piace.
L'esordio da regista avviene con Come mi vuoi (1996), commedia transgender di produzione italo-francese con Enrico Lo Verso en travesti e la prima apparizione in coppia di Monica Bellucci e Vincent Cassell.
Cover Boy-L'ultima rivoluzione, ideato nel 2002, terminato nel 2006, ma distribuito solo nel 2008 e in pochissime copie, ha subito una serie di vicissitudini. Il finanziamento, originariamente di 3 milioni di euro, è stato decurtato del 75%, grazie al governo Berlusconi e al Ministero Urbani
e tutto ciò in una fase in cui la preparazione del film era stata già impostata. L'autore
ha potuto in parte rimediare grazie all'uso dell'HDV, che ha consentito di girare in maniera veloce ed economica. Dopo questo lavoro, apprezzato in più di trenta festival
internazionali (caso davvero raro per un film italiano), Carmine Amoroso si è visto rifiutare il finanziamento statale al progetto di Tutte le strade portano a Roma.
Motivazione: le quattro storie che comporrebbero il film sono state giudicate dalla
commissione cinema del Ministero dei beni culturali di “sessualità deviata”.
CINEMA
PARENTI SERPENTI
Regia: Mario Monicelli Soggetto: Carmine Amoroso Sceneggiatura: Carmine Amoroso, in
collaborazione con Suso Cecchi D'Amico, Piero De Bernardi, Mario Monicelli Fotografia:
Franco Di Giacomo Montaggio: Ruggero Mastroianni Scenografia: Franco Velchi
Musica: Ruy De Cesaris Produzione: Giovanni Di Clemente/Clemi Cinematografica
Anno:1992 Durata: 105'
Interpreti: Alessandro Haber, Cinzia Leone, Paolo Panelli, Marina Confalone, Monica Scattini,
Tommaso Bianco, Renato Cecchetto, Pia Velsi, Alfredo Cohen.
Nevica abbondantemente in un piccolo paese dell’Abruzzo, la vigilia di Natale, dove giun gono da varie città, per trascorrere come ogni anno le feste insieme ai vecchi genitori, le
figlie Lina (col marito Michele e il figlioletto Mauro), Milena (col marito Filippo) e i figli
Alessandro (con la moglie Gina e la figlia Monica) e Alfredo, che è scapolo. La nonna
Trieste, ancora attiva e lucida, e il nonno Saverio, ex carabiniere, che invece ha la mente
piuttosto confusa, li accolgono con grande gioia e l'atmosfera della casa appare piena di
affetto e di calore. Poi nonna Trieste, commossa delle tante dimostrazioni di affetto, duran te il pranzo del giorno di Natale, comunica ai congiunti che lei e il nonno hanno deciso di
andare a vivere insieme a uno qualsiasi dei figli gli ultimi anni della loro vita, dopo aver
scartato con orrore l'idea dell'ospizio. Aggiunge poi che, oltre alla metà della loro pensione,
verrà donata al figlio che li accoglierà la casa in cui vivono ora al paese. E non si accorge,
la poveretta, che la sua proposta ha sconvolto tutti i congiunti, creando un tremendo imba razzo.
Il film di Mario Monicelli presenta un quadro desolante della vita piccola borghese italiana,
anche in un piccolo paese, dove le tradizioni sono soltanto folclore ed esteriorità, la religione è superficiale, e regna in realtà l'egoismo più spietato. Durante i giorni di festa in famiglia
abbondano le grandi abbuffate e gli abbracci, ma serpeggiano (anche prima della crisi) risen-
timenti nascosti e velenosi. Forse le intenzioni del
regista sarebbero di denuncia, ma Monicelli usa un
tono troppo acre e perfido, che non risparmia
nulla. E quando si arriva all'uccisione dei genitori
ingombranti, decisa da tutti con cinismo feroce,
per mezzo di una sola occhiata, mentre ascoltano
l'involontario suggerimento dato dalla televisione
con la notizia di un incidente analogo, e si vedono
poi i figli assassini starsene tranquillamente al
veglione (mentre sanno bene cosa accadrà), il limite del grottesco viene superato e si provano orrore
e repulsione. La prima parte del film si dilunga
troppo in scenette bozzettistiche, l'ultima è certamente condotta tecnicamente meglio. Tutti gli attori sono ottimi, specie Marina Confalone, nel ruolo
di Lina. ('Segnalazioni Cinematografiche', vol.
114, 1992)
Feroce ritratto di famiglia in un interno, che
Monicelli orchestra riprendendo alcuni moduli
della commedia all'italiana e una buona dose di
humour nero. Il ritmo lascia però a desiderare
(specie nella prima parte) e la sceneggiatura (di
Carmine Amoroso, segnalato al Premio Solinas, con l'aiuto di Suso Cecchi D'Amico, Piero De
Bernardi e Monicelli) è troppo debitrice di Cupo tramonto. Il cast transgenerazionale è ben assemblato ma il film non riesce a superare i limiti del bozzetto grottesco.
(“Il Mereghetti” - Dizionario dei film)
CINEMA
COME MI VUOI
Regia: Carmine Amoroso Sceneggiatura: Carmine Amoroso
Fotografia: Raffaele Mertes Montaggio: Carlo Pulerà Scenografia:
Alessandra Rapattoni Musica: Italo Greco Produzione: Maurizio
Tedesco, Cedomir Kolar Anno:1999 Durata: 100'
Interpreti: Enrico Lo Verso, Vincent Cassell, Monica Bellucci, Francesco
Casale, Urbano Barberini, Vladimir Luxuria, Memé Perlini.
Un giovane poliziotto riconosce durante una retata il suo amico d'infan zia diventato travestito. Quest'ultimo si innamora dell'amico ritrovato e
riesce a sedurlo dandogli quell'affetto e quella sensualità che il poliziotto non riesce a trovare nella
sua fidanzata provinciale e bigotta. Al conflitto classico del triangolo si sovrappone quello interiore
del poliziotto, in lotta tra la sua educazione cattolica e la sua latente omossessualità.
Con un soggetto così semplice e allo stesso tempo complesso per le sue implicazioni psicologiche,
sentimentali, sociologiche, Come mi vuoi aveva tutto per essere un esordio completamente riuscito. (…) Il parziale fallimento del film di Carmine Amoroso ci sembra quindi imperdonabile e ripropone ancora una volta il problema principale del giovane cinema italiano: la mancanza di rigore, la
pigrizia intellettuale, l'abitudine dell'accontentarsi, o, come direbbero i francesi, l'assenza di
"Jusqu'auboutisme" (andare fino in fondo alle cose).(…)
Se Carmine Amoroso ha le sue ragioni nel rifiutare i modelli classici che verrebbero in mente con
questo soggetto (Almodòvar, Bernard Blier), preferendo inserirsi in una tradizione antica del cinema
italiano, commette tuttavia l'errore di non tener conto del mondo in cui vive, e in cui vivono i suoi
personaggi. Un esempio: quando il poliziotto va a trovare l'amico travestito per la prima volta a casa
sua, in quella che dovrebbe essere la scena di seduzione cruciale, Amoroso chiude la scena su uno
scambio di sguardi, poi taglia e ci fa ritrovare i due uomini la mattina seguente a letto insieme .(...)
Rifiutando così di trattare l'aspetto "eccezionale" della sua storia, Amoroso,
oltre a commettere un enorme errore drammaturgico, dimostra di sottovalutare il suo stesso soggetto: come far finta di ignorare, in effetti, che è proprio
il rapporto omossessuale tra il poliziotto e l'amante a rendere eccezionale
una storia che sarebbe stata banalissima trattata con personaggi eterossessuali (…). Non si capisce perché Amoroso non abbia giocato in modo più efficace sul contrasto tra l'amante e la fidanzata. Per metterci nelle condizioni
psicologiche e sentimentali del protagonista e farci provare quello che stava
provando, si sarebbe dovuto accentuare progressivamente il divario tra la fidanzata e l'amante: lei doveva a poco a poco apparire meno bella, più noiosa, più maschile; lui invece doveva per contrasto diventare più seducente, più femminile. La differenza crescente tra l'imbruttimento della fidanzata e lo charme
crescente dell'amante travestito avrebbe permesso di oggettivizzare lo stato d'animo del protagonista.
Nello scegliere Monica Bellucci per il ruolo della fidanzata - cioè un simbolo attuale della bellezza femminile a cui pochi uomini sarebbero disposti a rinunciare - Amoroso non si è certo reso la vita facile. (...) Come
mi vuoi ha i toni e le atmosfere di una commedia naturalista, mentre evita di trattare i personaggi in modo
naturalistico. Da questa ambiguità drammaturgica nasce un film ibrido, senza stile, che procura qualche sorriso ma nessuna emozione.
E benché, per dover argomentare questo mio giudizio, sia stato portato ad attribuire al regista ragionamenti ed intenzioni precise, per quanto sbagliate, permane tuttavia in me il grave sospetto che la mancata riuscita di questo film si spieghi con la totale assenza di ragionamento drammaturgico da parte dell'autore, il
quale, come la maggior parte dei suoi colleghi esordienti, ha preferito fidarsi più del suo istinto che del suo cervello.
Gianguido Spinelli (www.tempimoderni.it)
Come mi vuoi è il tipico film "politically correct" all'italiana, i personaggi sono abbastanza simpatici e il gioco si fa accettare dal pubblico maschile e femminile - senza troppi conflitti sulla propria
identità sessuale. Qui è anche il suo limite. Se si riconosce l'inten-
CINEMA
zione civile, beneducata di Amoroso (che ha il merito di non strafare mai, nemmeno nei duetti tra i
due petulanti travestiti Gioia e Gaia), tocca contemporaneamente riconoscere che il suo programma
di trasgressività, esplicitato nelle note di regia, non è rispettato che in piccola parte. (Roberto Nepoti,
'La Repubblica',26/4/96)
Il debutto di Carmine Amoroso parte con una razione doppia di luoghi comuni nei luoghi di Madame
Royale, mentre le due "matte" che convivono con Desideria, cioè i bravi Urbano Barberini e
Francesco Casale, corrispondono a due eterni femminini: la sciantosa alla Mae West (sulla maglietta
porta scritto: "Tyson, dove sei?") e la saggia alla Maggie Smith. Il nostro bravo Enrico Lo Verso assume invece, senza patetismi e con grandi sensibilità, i trucchi, i rimmel, le espressioni, i fruscii di
Desideria, che vorrebbe essere amata coniugalmente da Pasquale, diventare per lui una casalinga,
anche frustrata, prendendo il posto della fidanzata Monica Bellucci, operaia di provincia che parla
nel folk italiota di Straziami ma di baci saziami. (Maurizio Porro, 'ICorriere della Sera', 24/4/96)
Sgangherata commedia sociale dell'esordiente Carmine Amoroso, che tratta un argomento scabroso buttandola sul ridere appena il discorso rischia di farsi impegnativo. Tra qualche sguaiata caricatura fanno capolino i due bravi protagonisti: il francese Vincent Cassel, che comunque nella realtà
si è ben guardato di scaricare Monica Bellucci. (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 3 ottobre 2001)
CINEMA
COVER BOY - L'ULTIMA RIVOLUZIONE
Regia: Carmine Amoroso Soggetto: Carmine Amoroso Sceneggiatura: Carmine Amoroso, Filippo
Ascione Fotografia: Paolo Ferrari Montaggio: Luca Manes Scenografia: Biagio Fersini, Maria
Adele Conti Costumi: Alessandro Bentivenga Musica: Okapi , Marco Falagiani Produzione:
Augusto Allegra, Giuliana Gamba, e Arturo Paglia per Filand srl, Isabella Cocuzza per Paco
Cinematografica A n n o :2006 Durata: 97'
Interpreti: Eduard Gabia, Luca Lionello, Luciana Littizzetto, Chiara Caselli, Gabriel Spahiou,
Francesco Dominedò.
Michele e Ioan sono due ragazzi provenienti da mondi diversi, ma accomunati dallo stesso destino.
Entrambi sono alla costante ricerca di un lavoro stabile
ma rimangono vittime della moderna flessibilità. Ioan è
rumeno, cresciuto nella piena fase di transizione postcomunista del suo paese, ed è arrivato in Italia alla
ricerca di un futuro migliore. Michele ha passato i qua rant'anni e da poco tempo ha perso il suo lavoro come
uomo delle pulizie alla Stazione Termini. Piuttosto che
affrontare l'umiliazione di dichiararsi disoccupato,
Michele continua ad uscire ogni mattina e a far finta di
lavorare. I due si sono conosciuti alla stazione e, poiché
Ioan era alla ricerca di un posto in cui risiedere, Michele
gli ha affittato un letto a casa sua. Benché vivano ai
margini della società, senza prospettive per il domani, i
due amici coltivano il sogno di aprire un ristorante sulle
rive del Danubio fino al giorno in cui Michele riuscirà
ad aiutare Ioan a cambiare la sua vita. E tutto a causa
di una fotografia...
Piccolo film di Carmine Amoroso, sincero, personale, sensibile, Cover boy arriva in ritardo dopo molti
premi, festival e dopo molte vicissitudini. (...) Il film girato a basso costo con tecnologia leggera, ha uno
stile non sentimentale, osserva, non giudica, rimbalza tutto da dentro, capace di analisi. I due attori si
scambiano malinconie da comunità europea, il ballerino Eduard Gabia e Luca Lionello, esprimendo sottigliezze non comuni. (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 21 marzo 2008)
Se il film sembra più grande del suo budget, è anche perché Carmine Amoroso manovra il formato digitale HDV con un occhio non televisivo, ma cinematografico. Ne esce un'operina convincente, che racconta storie di solitudini mentre aggiorna, in chiave culturale italiana, il repertorio del film di strana-coppia.
Fornendone una versione tantopiù personale, perché collocata su un preciso sfondo sociopolitico. Non
fa meraviglia che, tra i premi vinti in vari festival internazionali, Cover boy abbia ottenuto quello di miglior
film al Festival politico di Barcellona. Non lancia parole d'ordine né declamazioni, beninteso: e tuttavia il
messaggio è forte e chiaro. Come testimoniano la voce di papa Ratzinger e quella di Silvio Berlusconi in
uno dei discorsi in cui smentiva l'esistenza della crisi economica. (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 21
marzo 2008)
L'indiscutibile qualità non salva Cover Boy dall'ignominia dei contenuti, che comprendoni raffiche di
demagogia, disattenzione storica, vittimismo e ambiguità sessuale che è valsa il plauso dei gay. (...) Se il
regista militante Carmine Amoroso si prendesse la briga di visitare le periferie di Mosca, New York, Rio,
CINEMA
scoprirebbe cose che al cospetto di quanto
ci mostra dell'Italia e di Bucarest potremmo
perfino compiacerci. (Adriano De Carlo, 'Il
Giornale', 21 marzo 2008)
La sensibilità con cui si mettono in scena i personaggi di Cover Boy - L'ultima rivoluzione di Carmine
Amoroso, la profondità dell'approccio, una caratteristica del suo lavoro, non sono certo materia consueta del nostro cinema.(…). Se Cover Boy fosse stato realizzato nei tempi giusti, cioè quando ottenne i finanziamenti dallo Stato nel 2002, avrebbe contribuito a dare un po' prima qualche strumento
al pubblico italiano che sa bene dove sono Seychelles e Lichtenstein ma ha idee molto confuse sulla
Romania e sulle persone che la abitano. Nel frattempo i tanti luoghi comuni sui rumeni si sono un
po' allentati con l'irrompere nei festival della nuova generazione di cineasti (tra cui una Palma d'oro
a Cannes) che Cover Boy in qualche modo anticipava, quasi apripista artistico. Ma poiché fare cinema in Italia è ormai diventata un'operazione misteriosa, il taglio dei finanziamenti del 75% al film fa
arrivare solo oggi nelle sale questo bel lavoro che è già stato presentato (e premiato) in più di trenta festival internazionali. (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 21 marzo 2008)
Questi poveracci, questi sfruttati, capaci di essere uomini fino in fondo, conservando l'integrità che
molti altri hanno scambiato col successo o anche solo colla sopravvivenza, questi terzomondisti della
società dei consumi sono inadatti a vivere il loro tempo. La loro amicizia è quella che condividono i
prigionieri nella cella della loro condizione di sfruttati, un legame che non tarda a farsi ancora più
profondo e fisico, almeno nelle intenzioni percepibili dall'ottima recitazione di Lionello. La disperazione data dall'instabilità lavorativa e quindi economica mina però qualsiasi tentativo di coltivare il
proprio futuro, spegne la vitalità e sembra compromettere persino il rapporto tra i due. Dall'altra
parte, il guadagno facile che Ioan ottiene nella modaiola Milano richiede un'altra volta la discesa nella
dimensione dei compromessi, della corruzione della perdita di sé. La soluzione sta nel fuggire il più
lontano possibile, cercando di raggiungere i propri sogni più semplici, più belli.
Alla fine di un percorso molto travagliato, tipicamente italiano, Amoroso riesce a tirare fuori un film
che colpisce e che risponde per le rime a chi dava il cinema italiano bloccato tra gli interni monofamiliari
e le boiate adolescenziali.
(Gabriele De Maggi, www. Loudvision.it , 31 marzo 2008)
Ambientato in periferie romane dal respiro pasoliniano e con la forza narrativa del più intenso e politico
Ken Loach, il film rappresenta un ottimo esempio di cinema indipendente italiano. Lontano da canoni
pseudo-intellettualoidi e da meccanismi controcorrente in cui si rifugiano e di cui si fanno spesso vanto le
consuete produzione di questo tipo, che tante volte finiscono per ostentare troppo il loro carattere indipendente, Cover Boy è invece innanzitutto un eccellente esempio di come impiegare al meglio i pochi
mezzi a disposizione, grazie alla professionalità e all'estrema cura del particolare che hanno dimostrato
l'intero cast tecnico e artistico. (…) Con estrema raffinatezza, Amoroso crea atmosfere opprimenti ma non
aggressive, cupe ma non prive di speranza, in cui per paura i desideri vengono taciuti, e se da una parta
la vita professionale e sentimentale (in cui entra in gioco anche un'omosessualità che saggiamente rimane solo velata, con grandi benefici in linearità ed efficacia narrativa) si rifiuta di ristagnare nel fango, dall'altra viene però costantemente privata di sogni e prospettive future. Il "cover-boy" è proprio Ioan, ragazzo immagine ingaggiato da una fotografa disillusa (Chiara Caselli) che, con un abile fotomontaggio, lo
immortala nudo con un fucile puntato come simbolo di sfruttamento, oppressione e soppressione.
Ma la libertà, o meglio, il desiderio di libertà è duro a morire, e se all'inizio, prima dell'epoca contemporanea della disillusione e dell'apatia, il regista ci mostra immagini delle più eclatanti rivoluzioni e ribellioni del passato (su tutte, la caduta del muro di Berlino), il finale commovente e malinconico sottrae
all'arrendevolezza e pacatamente spinge verso la speranza, celebrando la forza sovversiva dei sogni, in
grado sempre di guidarci come il traghetto che conduce Ioan lungo il Danubio, in attesa perenne di
"giungere dall'altra parte", il "luogo più bello del
mondo", dove le tiranniche e costrittive rive del
fiume non ci sono più e ad attendere c'è solo il
mare sconfinato.
(Diego Scerrati, www. Rivistaonline.com, 30
marzo 2008)
CINEMA
In collaborazione con la Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
Lunedì 19 maggio
ore 18,00
ore 21,15
introduce il critico
Italo Moscati
Martedì 20 maggio
Mercoledì 21 maggio
ore 18,00
ore 21,15
Sala Polifunzionale
della Provincia
‘68
È SUCCESSO UN
I suoi
suoi primi 40
40 anni
Il sessantotto, in cerca di rivoluzione
di Italo Moscati
U
na volta sono andato in Inghilterra a cerc a re il vallo di Adriano, l'imperatore romano. L'ho trovato e quasi non lo vedevo. Il gran vallo, almeno in quel punto, pareva un mucchietto di pietre, proprio un filo di sassi confuso nell'erba. Ora sono
qui per parlare di altri frammenti. Di cinema. Frammenti del '68, quarant'anni dopo, nel frag o re assordante e complessivamente lamentoso dei giornali e dei massmedia.
Una signora che firma libri di storia del costume, ha scritto: “Ricordo perfettamente il vestito che portavo alle manifestazioni”.Beata lei e beati tutti coloro, e non sono pochi, che sono saliti in soffitta o scesi in cantina, quindi hanno estratto dalla cassaforte e dalla naftalina il vecchio e caro eskimo, e magari fazzoletto-maschera e passamontagna. Beati costoro
e beati quanti si stropicciano gli occhi,consumando ricordi o scoperte, davanti alle mostre
fotografiche, alle raccolte di testimonianze e di immagini, ai revival o ai frammenti di revival.
E io che devo pre s e n t a re per cortese invito le scelte compiute dagli amici di Teramo che re alizzano “Il Maggiofest”- quest'anno il Maggio è carico di ricordi e di feste dai mille volti- sarò mai beato per avere vissuto intensamente quegli anni ? Non credo. Come ne parlerò?
Farò in questo modo. Eviterò l'eccesso di memoria e l'ebbrezza della nostalgia.
Vorrei parlare di frammenti. Alla luce di quel vallo di Adriano che visitai e che oggi
r i c o m p a re,specie adesso che devo scrivere del '68 e dintorni.
Frammenti. Pietre o pietruzze in mezzo all'erba, se dovessi cerc a re e o fissare questo o
quel ricordo “politico”, frammenti, o scaglia, o brandello, o rottame o pepita di dreamer o
idealista o utopista o visionario o vaneggiante a occhi aperti, sgranati.
Cambio strada. Mi tolgo di mezzo. Tolgo di mezzo i dreamers prima di me o poco dopo di
me. Scelgo i veri frammentatori (neologismo) di cui disponiamo, oggi più di ieri. Frammentatori
che hanno prodotto i soli segnali degni di essere studiati come tali. Sono gli autori di film e
di documentari che sono inseriti nella rassegna teramana e che sono anelli di una catena
che comincia ben prima del '68 e finirà chissà quando. Le illusioni si intrecciano alle speranze e non finiscono mai.
La catena è l'importante programma proposto dagli amici di Teramo. Un programma di film
che sono un formidabile assemblaggio rudimentale e impietoso (arbitrario e sfacciato) che
rende conto di quel che è stato il '68 e di quel che resiste nella memoria o negli occhi di
CINEMA
chi li vede per la prima volta, con tutte le possibile reazioni. La proposta può scatenare in
chiunque che non sia superficiale, distratto, abbacinato dalla tv, una bufera travolgente, e
non esagero. Nel clima (non dico caos per carità di cinema) della celluloide italiana in genere evanescente come la spuma di una sfilata di moda, affiorano film e filmati che tradiscono i venti della bufera, cioè della confusione e dello sfoggio di nostalgia, malinconia, esaltazione, antistorica fiere z z a . P e rché sono autentici, con i loro eccessi.
Bufera di certezze storiche che mancano ancora, o non si vogliono vedere, e di riflessioni
ideologiche troppo avventate, esposte ai venti delle convenienze tra chi impicca o ghigliottina il '68 e chi lo aspetta la santificazione dopo la beatificazione urbi et orbi (Berkley, Parigi,
Berlino, Roma).
Nel programma mi colpiscono due cose soprattutto.
Prima. I film e i filmati che sono quelli che sono - e cioè,tentativi, azzardi, sfide, scommesse- nel racconto di chi li ha diretti (sempre personale e sempre parziale), ci arrivano oggi come lavori spesso caldi e ingenui, liberi dalla presunzione che noi abbiamo verso di loro ritenendoli vicini alla realtà, ovvero indiscutibili e quindi da accettare in blocco. Non lo sono mai
p e rché sono il frutto di fantasia al lavoro. Gli obiettivi raccolgono solo le immagini scelte da
chi sta dietro la macchina da presa.
Seconda. Penso che i film-film (la parola fiction arriva negli anni di Mani Pulite) siano equivalenti dei film documentari, ossia trasmettono la stessa ansia di pre s e n t a re almeno un abbozzo, org a n i z z a re un racconto, impro v v i s a re spesso un finale, mettersi sempre in gioco.
Nel profondo.
Quel che viene fuori dal programma teramano rispecchia la rapidità e gli impulsi che circ olavano ai tempi dei tempi, ai tempi del vallo di Adriano,che potrebbe essere Sofri o no. Molti
si chiamavano Adriano allora e non lo sapevano, cercando pietre e ammucchiandole, credendo di alzare un muro senza - lo si scopriva ogni giorno- la calce e senza sapere dove and a re a cercarla. Film o filmati, frammenti di cinema, più evanescenti delle pietre. Eppure duri. Senza calce. Gli intenerimenti e il comeravamo? Fili d'erba morti ad ogni stagione, che
poi ricrescono. Ma i frammenti deperiscono: nastri e pellicole si sfarinano. Per ora re s i s t ono. Frammenti di rivoluzione. Rivoluzione in frammenti. Diciamo così.
POLITICA
Ballata per il Che
Regia: Libero Bizzarri Anno: Italia, 1968 D u r a t a : 20'
Ernesto Che Guevara e l'importanza della sua figura come uomo e come
simbolo nella cultura contemporanea. Il film è costruito con materiali
di repertorio sulla vita e l'azione del Che fino alla sua morte, e con
immagini che documentano il rilievo da lui avuto nel mondo. Vi sono riprese di manifestazioni contro la
guerra nel Vietnam, per la pace ed altre, dove sono sempre presenti striscioni e bandiere con le immagini
del Che.
Ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli
Regia: Elio Petri Anno: Italia, 1970 Durata: 12'
Interpreti: Gian Maria Volonté, Luigi Diberti, Renzo Montagnani.
Da “Documenti su G. Pinelli”, in due parti, una di Nelo Risi, l'altra di Petri. Un'opera militante distribui ta attraverso canali politici, quelli del PCI e del movimento studentesco. In Francia circolò stranamente e
piratescamente assemblato con “Angela Davis” di Yolande de Luart.
Occupazione del Centro Sperimentale di Cinematografia
Anno: Italia, 1968 Durata: 6'
Le riprese sono state realizzate nel 1968, in occasione dell'occupazione del Centro sperimentale di cine matografia sulla via Tuscolana a Roma. Le immagini documentano alcuni momenti dell'occupazione e
di un'assemblea in corso all'interno del Centro. Tra gli altri sono presenti: Elio Petri, Bernardo Bertolucci,
Pier Paolo Pasolini, Carlo Lizzani, Ugo Pirro e Marco Bellocchio.
CINEMA
Manifestazione Biennale di Venezia '68
Anno: Italia, 1968 Durata: 6'
La riprese sono state effettuate a Venezia nel 1968, in occasione di una contestazione alla Biennale.
Le immagini documentano l'intervento della polizia che è ripresa schierata all'esterno della mostra
e sui ponti della città. Altre sequenze riguardano il corteo dei manifestanti che sfila per le vie della
città con striscioni e cartelli.
Università 1968 - Cinegiornale 1
Regia: Movimento Studentesco Anno: Italia, 1968 Durata: 6'
Interpreti: Gian Maria Volonté, Luigi Diberti, Renzo Montagnani.
Gli scontri tra i rappresentanti del movimento studentesco e i militanti del Msi all'Università a Roma
Università 1968 - Cinegiornale 2
Regia: Silvano Agosti Anno: Italia, 1968 D u r a t a : 6'
Le manifestazioni del movimento studentesco all'Università di Roma nel 1968
In cerca del ‘68
Regia: Giuseppe Bertolucci Anno: Italia, 1996 Durata: 74'
Una sorta di dizionario del '68, articolato per voci, da "Alluvione" a "Uno di noi",
procedendo attraverso "Buoni", "Cattivi", "Consumismo", "Contestazione" per arri vare a "Fiaba", "Fiat", "Neri”, "Polizia” e molte altre ancora. iIl racconto procede
in modo non cronologico muovendosi sul filo dell'emozione oltre che su quello della ricostruzione stori ca. Dalle prime occupazioni delle Università alla battaglia di Valle Giulia, dal maggio francese alle rivol te dei neri americani, dalle lotte antimperialiste al dogmatismo dei gruppi marxisti-leninisti - che mani festano agitando il "libretto rosso", dalla repressione poliziesca al dibattito tra gli intellettuali.
PSICHEDELIA
Offon
Regia: Scott Bartlett Anno: USA, 1968 Durata: 9'
Il primo film d'avanguardia che mescola video e pellicola. Lo scopo dell'autore è mostrare come tecnolo gia, spettacolo e realtà virtuale costituiscano un tutt'uno con la realtà, senza alcun discrimine.
L’alloggio (Byt)
Regia: Jan Svankmajer Anno: Cecoslovacchia, 1968 D u r a t a : 12'
Un uomo entra in un appartamento mal ridotto e tutto comincia ad agire contro di lui: muri, tavoli, sedie,
letti si decompongono, si sbriciolano, lo ingoiano, lo risputano. Una parabola kafkiana che sconfessa l'ot timismo della Primavera di Praga.
Revolution
Regia: Pierre Clémenti Anno: Francia, 1968 D u r a t a : 23'
Il Maggio Francese documentato in diretta dal super 8 di Pierre Clémenti.
Una “révolution” furiosa e sentimentale, gioiosa e apocalittica, disegnata
con caméra-stylo.
San Francisco
Regia: Anthony Stern Anno: UK, 1968 Durata: 15'
Interpretazione visiva del colore e dell'eccitazione della vita di 'Frisco' al culmine dell'era del flower
power. Si muove tra giorno e notte, il centro e la periferia della città, i negozi e i luoghi culturali.
Musica dei Pink Floyd.
CINEMA
Visa de censure n.X
Regia: Pierre Clémenti Anno: Francia, 1967-75 Durata: 43'
Interpreti: Pierre Clémenti, Barbara Girard, Etienne O'Leary, Yves Beneyton.
“Incontro tra l'immagine e le pulsioni psichedeliche colorate di quest'epoca acida… Desiderio di
ritrovare il canto delle origini, immagini che si iscrivono fino a noi come un doppio, diventando
segno… Di fronte allo specchio magico dalle multiple visioni, io trovo il filo della mia memoria e
riscopro in un istante l'album di famiglia, della nascita e della morte” (Pierre Clémenti).
Be in
Regia: Jerry Abrams Anno: USA, 1967 Durata: 10'
Il filmato, girato con immagini sovraesposte e montaggio psichedelico, per enfatizzare l'effetto folla
e creare un equivalente visivo del sogno e del trip, cattura lo spirito e l'essenza del grande Human
Be In, tenutosi a San Francisco il 14 gennaio 1967. Tra i presenti di uno degli eventi più impor tanti del nascente movimento psichedelico: Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti, Timothy Leary,
Michael McClure, Leonore Kandel. Musica dei Blue Cheer.
Andy Warhol's Exploding Plastic Inevitable
Regia: Ronald Nameth Anno: USA, 1968 Durata: 10'
L'Exploding Plastic Inevitable (E.P.I.) fu una serie di eventi multimediali organizzati da Andy
Warhol tra il 1966 e il 1967, con l'accompagnamento del gruppo dei Velvet Underground e di Nico
(quest'ultima già superstar dei film del maestro) e di performers della Factory quali Mary Woronow
e Gerard Malanga. Il film è tratto da uno di questi eventi, tenuto a Chicago nel 1966.
Invocation of my Demon brother
Regia: Kenneth Anger Anno: USA, 1968 Durata: 12'
Interpreti: Kenneth Anger, Bobby Beausoleil, Anton LaVey, I Rolling Stones.
Su un loop sonoro elettronico fornito da Mick Jagger, una sovrapposizione di immagini velocizzate e distor te. Hippies che fumano, il Vietnam, gli Hell's Angels, gli Stones e rituali satanici.
PEACE & LOVE
The Big Shave
Regia: Kenneth Anger Anno: USA, 1969 Durata: 12'
Interprete: Peter Bernuth.
Un uomo si rade, si taglia, si insanguina e continua come niente fosse. In sottofondo “I Can't Get Starded”
(1939) di Bunny Berigan, per questa acree surreale parabola sulla guerra del Vietnam.
La sequenza del fiore di carta
Regia: Pier Paolo Pasolini Anno: Italia, 1969 Durata: 10'
Interprete: : Ninetto Davoli.
Riccetto cammina spensierato, ignorando le aberrazioni della Storia. La voce di Dio lo ammonisce.
Camera-oeil
Regia: Jean-Luc Godard Anno: Francia, 1967 Durata: 15'
Tratto da “Lontano dal Vietnam”, per i cineasti francesi la prima esperienza collettiva di mobilitazione
attorno a un problema politico e di rapporto diretto fra militanza e lavoro cinematografico. L'episodio si
interroga sul ruolo dell'intellettuale e dei media in relazione alla guerra del Vietnam.
CINEMA
Agonia
Regia: Bernardo Bertolucci Anno: : Italia, 1969 Durata: 28'
Interpreti: Julian Beck, gli attori del Living Theatre, Giulio Cesare Castello,
Adriano Aprà, Fernaldo Di Giammatteo, Milena Vukotic.
Ispirato alla parabola evangelica del fico infruttuoso, è un cortometrag gio sperimentale dal sapore di happening dove cinema e teatro verificano la propria sostanziale
diversità di metodo
Sess’antotto
Regia: Gianfranco Fiore Donati, Lino Sciorilli Anno: Italia, 2008 Durata: 10'
Un blob per il quarantennale del '68 a tema sesso.
L’amore
Regia: Jean-Luc Godard Anno: Italia, 1969 Durata: 25'
Interpreti: Nino Castelnuovo, Christina Guého.
Parafrasi politica alla Brecht del figliol prodigo. Nino Castelnuovo
impersona la Rivoluzione e la Guého la Democrazia: i due si amano,
ma non possono convivere.
Eyetoon
Regia: Jerry Abrams Anno: USA, 1968 Durata: 8'
Contrapposizione stroboscopica tra la frenesia di New York e la calma acquatica dell'incontro dei corpi.
Inno al “love & peace”, con il valore aggiunto di misticismo, psichedelia e sentimento metafisico.
Fuses
Regia: Carolee Schneemann Anno: USA, 1964/67 Durata: 23'
Collage di sequenze pitturate dove l'autrice fa l'amore con il suo partner, il
compositore James Tenney. Il gatto di casa osserva. “E' diverso da qualsiasi
film porno abbia visto (…). Non c'è reificazione o feticizzazione del corpo
femminile (…). L'ho realizzato per sperimentare la corrispondenza tra il
visto e il sentito” (Carolee Schneemann).
Moment
Regia: Stephen Dwoskin Anno:1969 Durata: 20'
Primo piano insistente, fisso, di una ragazza stesa su un letto dalle lenzuo la rosse, presumibilmente nuda, il cui volto si guarda attorno annoiato, ogni
tanto puntando dritto in macchina. La ragazza inizia fumando una sigaretta, poi, quasi casualmente,
inizia a masturbarsi. Campo e fuori campo dell'invisibile della sessualità.
Consorzio dei Comuni
del Bacino Imbrifero Montano
del Vomano e Tordino
Il BIM, un vasto comprensorio da visitare per...
Assaporare la tavola
Ascoltare la natura
Ammirare la cultura
Toccare il piacere
Odorare le essenze
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DANZA
Giovedì 15 maggio
ore 21,15
Te a t ro Comunale
RAFFAELE
PAGANINI
GRAZIA
GALANTE
Omaggio a Béjart
con la
Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini
Programma
Primo tempo
SUITE DALLA CARMEN
Coreografie Luigi Martelletta
Musiche Bizet
Interpreti Raffaele Paganini e La Compagnia
LIGHT
Coreografie Luigi Martelletta
Musiche René Aubr y Michael Olfield
A. Wollenweider
Interprete La Compagnia
CRISES
Coreografie M. Béjart
Musiche A. Vivaldi
Interprete Grazia Galante
GIULIETTA E ROMEO
Coreografie Luigi Martelletta
Musiche Sergei Prokofiev
Interprete Raffaele Paganini e Simona De Nittis
DANZA
Secondo tempo
CHIAMIAMOLO SUD
Coreografie Luigi Martelletta
Musiche Nuova Compagnia di Canto Popolare Richard Hayman Kentannos
Interpreti La Compagnia
DIONYSOS
Coreografie Maurice Béjart
Musiche Mikis Theodorakis
Interprete Grazia Galante
BOLERO
Coreografie Luigi Martelletta
Musiche Maurice Ravel
Interprete Raffaele Paganini e La Compagnia
RAFFAELE PAGANINI Inizia i suoi studi di danza all'età di 14 anni presso la Scuola di
Ballo del Teatro dell'Opera di Roma e dopo soli quattro anni entra a far parte del Corpo di Ballo
dell'Ente in qualità di solista prima e di étoile attualmente. Come étoile ospite balla con svariate compagnie quali: London Festival Ballet, Ballet Theatre Français de Nancy, Opera di Zurigo,
Ballet Concerto de Puerto Rico, Teatro Alla Scala di Milano, Teatro San Carlo di Napoli.Nella
sua carriera ha danzato con le più grandi ballerine italiane e straniere. Inoltre ha interpretato
diversi musical di successo (Un'americano a Parigi, Cantando sotto la pioggia, Sette spose per
sette fratelli per la regia di Saverio Marconi…) mostrando grandi capacità interpretative e musicali. Nelle ultime stagioni estive, è stato impegnato nelle repliche del Don Chisciotte, e del
balletto Zorba il greco che dal 1992 rappresenta in tutto il mondo. Nel 2004 è protagonista della nuova produzione del Balletto di Roma Giulietta e Romeo. Il tour teatrale fa registrare l'invidiabile record del tutto esaurito nei maggiori teatri italiani. Nel 2005 bissa il successo con la nuova produzione Coppelia. Nel 2006, il ballerino più amato dagli italiani decide di fondare La
Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini presentando, per la prima volta, una sua produzione: Da Tango a Sirtaki - Omaggio a Zorba- con musiche di Astor Piazzolla e coreografie di
Luigi Martelletta.
GRAZIA GALANTE Entra a 14 anni nell'Accademia Nazionale di Danza. Due anni più tardi Maurice Béjart la scopre e la porta alla Mudra, la sua scuola di Bruxelles. Un anno dopo Bèjart
la scrittura nella sua Compagnia "Balletto del XX Secolo", che diventerà nel 1978 "Béjart Ballet
Lausanne". Dall'età di 17 anni interpreta tutti i ruoli principali del repertorio bejartiano: Bolero,
Sacre du Printemps, Symphonie pour un Homme Seul, Sonate à Trois, Nôtre Faust, Serait ce la
Mort, Sonate n.5, Cantate n.51, Ce quel l'Amour me dit, Light. Tra i suoi più prestigiosi partners:
Jorge Donn, Patrick Dupont, Eric Vu An, Jean Babile. Béjart crea per lei i ruoli di Maria Callas in
Casta Diva, La Terra nella Messa per il Tempo Futuro, Cosima Wagner in Dionysos, La Fanciulla
Malata di Febbri nel Martirio di San Sebastiano, Leah nel Dibouk, Sienglinde nel Ring, La
Rivoluzione in 1789…et Nour, Elle in Elegie pour Elle, L…Aile, Life con Jean Babile, Oum
Kaltzoum nel Balletto Pyramides creato al Cairo nel 1990. Dal 1991 Grazia Galante danza anche
le proprie coreografie: Hotel by the Railboard e nel 1992 danza la sua creazione Gaitè
Inconsolabile in omaggio a Jorge Donn, suo partner sulla scena e amico inseparabile nella vita.
Nel 1995 come segno di stima e gratitudine al suo straordinario maestro, realizza con Andrè De
La Roche e la Compagnia di Danza Teatro di Torino lo spettacolo Omaggio a Béjart. Il Ministro
della Cultura Francese Jack Lang le ha conferito l'onorificenza di Chevalier Des Arts et Des Lettres.
DANZA
Venerdì 23 maggio
ore 21,15
Te a t ro Comunale
SPELLBOUND
DANCE COMPANY
Carmina Burana
Regia e coreografia M a u ro Astolfi
Musiche Karl Orff V. Caracciolo (da Passione Medioevale) A.Vivaldi (da Dixit dominus)
Danzatori Alessandra Chirulli Angelo Venneri Maria Cossu Gianmaria Giuliattini
Marianna Ombrosi Silvia Rizzo Sofia Barbiero Francesco Gammino Camilla Brezzi
Disegno Luci M a rco Policastro
Scenografie Stefano Mazzola
Costumi Sandro Ferrone - Roma Halfon- Roma
I Carmina burana vennero ritrovati, numerosissimi in un manoscritto dell'abbazia di
Benediktbeuren, da cui pre s e ro il nome. Vengono fatti risalire per la maggior parte al secolo XIII, quando non era troppo difficile, viaggiando per la Germania e la Sassonia, imbattersi nei goliardi o più propriamente clerici vagantes, letterati girovaghi studiosi della tradizione poetica greca e latina, cantori del vino, delle donne, del vagabondaggio e del gioco. Poesia
burlesca, impudente, sovversiva senza troppi veli del corpo e della sua quotidiana avventura… Venus me telo vulneravit / aureo, quod cor penetravit… Ve n e re mi ha colpito con una
f reccia d'oro, che mi è penetrata nel cuore: il corpo (a differenza di quello dei dannati nei
Giudizi universali della pittura medievale che non conosce alcuna floridezza nella resurre z i one, soltanto degradazione, pustole e infermità), non è mai detto animale, basso, 'sozzo',
bensì viene innalzato, liberato e goduto, come nei versi di Ovidio, Marziale e Catullo. Da questo curioso magma di scurrilità plebea e raffinatezza cortigiana Mauro Astolfi trae - o per
meglio dire, deduce in piena libertà, senza alcuna intenzione filologica - una coreografia tut-
DANZA
ta giocata tra 'larghi' e 'sfrenatezze' (del resto, è un artista a cui il ritmo 'medio' poco o nulla si addice) che agisce lo spazio quasi a volerlo contestare, divisa essenzialmente in tre
momenti che scandiscono un crescendo liberatorio: si passa da una brutale aggressione
( s t u p ro?) sotto il cupo rombare della pioggia battente a una parte irr i v e rente e grottesca che
allude alle giullarate, per culminare infine nell'incendium cupiditatum, lo scatenamento delle passioni, che avviene nella taberna (qui anche - come spesso anticamente - bordello),
luogo di appagamento degli istinti primari… Due i simboli chiave di questo balletto, calati
in un'atmosfera inquietantemente metafisica: un grande armadio (visto, si direbbe, con gli
occhi dell'infanzia che tutto colorano di mistero) e una tavola. Il primo (in cui i corpi dei ballerini si vanno quasi a riporre come abiti frusti), luogo di memorie, di segreti di 'scheletri'
ipocritamente celati; la seconda, altare sacrificale della terrena voluptas, imbandita di corpi esibiti come cibarie tentatrici (Gola e Lussuria, essendo due vizi capitali, sono figli della
medesima cova)… C a rmina burana, dunque, come temerario 'grido' del dissenziente che
si pone di fronte all' 'infrazione' senza soverchia paura e al tabù con il palese desiderio di
infrangerlo sfidando consapevolmente censure e anatemi, giocando a carte scoperte la quotidiana partita contro la morte, recuperando il caos di Pan attraverso l'armonia di Orfeo, accettando la realtà senza spiritualizzarla, magari sconfinando nella 'trivialità' e nell' 'osceno'…
Riccardo Reim
La SPELLBOUND DANCE COMPANY inizia la sua attività nel 1994. Fondata e diretta da Mauro Astolfi, la Compagnia ha mantenuto costante fin dagli esordi una forte spinta alla ricerca coreografica e alla commistione di generi. La Spellbound ha solidificato la sua presenza nelle piattaforme di danza nazionali, inserendosi in tutti i
principali Festival unendo sempre l'apprezzamento di critica e pubblico. Il lavoro
insieme tecnico e coinvolgente costruito da Mauro Astolfi con la Compagnia l'ha resa adatto ad occupare palcoscenici diversi e differenti contesti; sconfinando in creazioni contaminate e miste, nate dalla fusione artistica con altri professionisti. Le produzioni di maggior successo sono sicuramente Quattro, Duende (che vide il
debutto al Teatro Verdi di Pisa), Nafas e Carmina Burana. Le produzioni di Astolfi
per Spellbound sono state rappresentate con successo anche in Francia, Croazia e
Germania . Il successo e l'apprezzamento crescente per l'artista e la Compagnia sono stati confermati nel 2008 da due nuove commissioni: per la Biennale di Venezia
e per la Fondazione Picasso di Malaga.
MAURO ASTOLFI si è formato tra l'Italia, Londra e gli Stati Uniti dove ha vissuti per molti anni lavorando sia come danzatore (Paul Taylor Dance Company) che
come coreografo ( Jeff Roberge Dance Company). Ha interagito con le realtà più
diverse della Televisione e della Danza. Oggi la sua attività si divide tra l'insegnamento in Italia (corsi quotidiani per professionisti allo IALS di Roma e stages in tutta la penisola), all'estero (Zurigo, Londra, Amsterdam, Tokyo, New York, Los
Angeles, Parigi, Stoccolma) dove tiene corsi professionali e di formazione, e il lavoro di Direttore Artistico e coreografo per la Spellbound Dance Company e varie altre realtà professionali italiane e straniere.
Il lavoro che Mauro Astolfi ha creato negli anni, soprattutto attraverso la Spellbound
Dance Company, ha riassunto in modo estremo quella spinta di ricerca alla sperimentazione e alla contaminazione stilistica che hanno fatto della sua danza un linguaggio ricco, eclettico, pieno di stimoli e slanci in uno stile personalissimo che è divenuto negli anni esempio e riferimento ispirazionale per i giovani coreografi.
T E AT R O
Sabato 17 maggio
Museo Archeologico
ore 21.30
ore 23.00
ore 24.00
Domus
di Largo Torre Bruciata
p.zza Sant'Anna dalle
22.00 alle 24.00
La Notte dei
musei
In collaborazione con Assessorato alla Cultura - Civici Musei
P
iù di 2000 musei d'arte, etnografia, storia o scienze, in una quarantina di paesi
e u ropei, partecipano alla IV ª edizione di La Nuit des musées. Mostre, teatro, cinema, danza e spettacolo dal vivo: tutte le arti si ritrovano al museo e nei siti più
ricchi di memoria della città in occasione di questo avvenimento gioioso che vuole avvicin a re nuovo pubblico al mondo dei musei.
Manifestazione conviviale e gratuita, La Notte dei musei è una festa che coinvolge anche
la nostra città e che offre la possibilità a giovani e meno giovani, ai distratti e agli amanti
dell'arte di lasciarsi tentare dalle creazioni inedite, effimere e contemporanee che si svolgono nel tempo di una notte. Un'occasione insolita per avvicinarsi alle collezioni del Museo
A rcheologico e alla Mostra Il cibo… e l'uomo o alla Domus romana di p.zza Sant'Anna.
Paola Di Felice
Direttore Civici Musei
Gli Dei di pietra, rovine con iscrizioni chiare
Installazioni teatrali
con Piero Assenti Mauro Di Girolamo Vincenzo Macedone Riccardo Ricci Eugenia
Rofi Roberta Santucci e gli allievi della Scuola di Te a t ro Spazio Tre
Regia e coreografie Silvio Araclio
Le installazioni/ perf o rmances sono brevi interventi
attoriali di improvvisazione e di coinvolgimento di pubblico. Verranno detti brani da opere classiche e mod e rne aventi per tema il Mito, l'Antico attraverso la
poesia e la letteratura, lo sguardo tout court sull'Arte
e sull'Archeologia. Le istallazioni verranno replicate
più volte nell'arco della lunga serata.
www.nuitdesmusees.culture.fr
MUSICA
Martedì 27 maggio
ore 21,15
Te a t ro Comunale
LISMA
PROJECT’S
The city
emozioni urbane globali in tempo reale
Un Concept Show di Enrico Melozzi e Stefano De Angelis
Testi Stefano De Angelis
Musiche Enrico Melozzi e Stefano De Angelis
con
Michael Riessler Clarinetti e sassofoni
M a rco Ambrosini Nikel Arpa e flauti
Jenny B Voce
Toni Fidanza fFender rhodes
Enrico Melozzi Violoncello, elettronica, chitarre
Stefano De Angelis DJ, elettronica e percussioni
#Code-FC Visual art
LISMA BRASS ALIVE!
Sergio Vitale Tromba
Carlo Micheli Sax
Enzo De Rosa Trombone
Con le voci di
Elisa Di Eusanio, Serena Mattace Raso, Giacinto Palmarini, Pietro Biondi, Paolo Buglioni, Marco
Cassini, Lorenzo degl' Innocenti
Francesco Tumminello Sound engeneer
Stefano Saverioni Additional Visuals
M a rco Chiarini Dire t t o re della fotografia
E rmanno Di Nicola: Light Designer
P i e t ro Ciccotti e Harald Pizzinini: E ffetti speciali 3D
e con la partecipazione di
Gino Binchi Batteria
Andrea Recinelli Chitarra
Luca Marconi Voce
Paolo Di Rocco Ta s t i e re
G i o rgio Taraschi Basso
MUSICA
THE CITY - Emozioni Urbane Globali in Tempo Reale è un concept show multimediale che utilizza il radiodramma come forma simbiotica della musica del duo LISMA project. Un concerto
di un'ora che racconta una storia ad episodi, un giro del mondo in tempo reale, seguendo i
diversi fusi orari e toccando Londra, New York, Città del Messico, Roma, Kabul e Tokyo. Le
storie raccontate creano una sorta di movimento a spirale che accompagna le trame, dando
vita ad un progetto che vuole restituire allo spettatore la sua dimensione quotidiana, attraverso emozioni perdute nella frenesia della vita.
La formazione che eseguirà il concerto prevede la presenza di artisti internazionali quali
Michael Riessler (ance), Marco Ambrosiani (Nikel Arpa e flauti antichi) Jenny B (voce), e l'elettronica dei Lisma project. Enrico Melozzi e Stefano De Angelis hanno composto la musica e i
video vantano la collaborazione del VJ italo-inglese #Codefc, con la partecipazione di uno staff
i n t e rnazionale di musicisti e tecnici video. L' esperimento si inserisce nella ricerca di una nuova geografia musicale che comprenda la globalizzazione sonora e la musica elettronica in un
nuovo concetto di World Music. Lo show multimediale The City sarà introdotto dal breve show
dei Picaroon's Spark, giovane e talentosa rock-band teramana che si è fatta recentemente
n o t a re nel panorama nazionale. La musica i video e l'elettronica saranno coadiuvati dalle coreografie di Gabriella Bove, artista romana, che per l'occasione dirigerà un gruppo di performer non professionisti reclutati nella provincia di Teramo. Te rritorio e globalizzazione si fondono quindi alla perfezione, mantenendo vivo il
motto/obiettivo dei Lisma Project: THINK GLOBALLY, ACT LOCALLY (David
Brower).
ENRICO MELOZZI (Teramo, 1977).È considerato
uno dei più rappresentativi artisti abruzzesi. Si diploma
in violoncello e parallelamente studia composizione in
Italia sotto l'influenza di Franco Piersanti, Luis Bacalov
(presso la Scuola Nazionale di Cinema) e Ennio
Morricone, mentre in Germania approfondisce la musica contemporanea con Michael Riessler, di cui diventa
assistente nel 1999. Le sue esperienze musicali costituiscono un ventaglio molto ampio che ricopre praticamente tutti i generi musicali. Nel 2005 la sua opera multimediale Oliver Twist viene eseguita all'Auditorium
Parco della Musica di Roma, e Melozzi diventa così il primo compositore abruzzese a dirigere una propria opera nel prestigioso Auditorium capitolino.
Nel 2003 fonda con Stefano De Angelis il gruppo di musica elettronica LISMAPROJECT, che debutta a livello
europeo nel febbraio 2007, eseguendo la colonna sonora del film restaurato Hamlet (1921) con Asta Nielsen
di fronte alla meravigliosa platea del teatro Volksbühne,
durante il 57° Festival di Berlino. Sempre nello stesso anno fonda l'etichetta discografica Romana CINIk.
Nell'ambito dei festeggiamenti per la riapertura del Duomo di Teramo dopo tre anni di restauri, il 25 ottobre 2007 ha
presentato con grande successo la sua Sinfonia Concertante dal titolo Il nuovo Tempio, per organo, orchestra d'archi e
percussioni.
STEFANO “66K” DE ANGELIS (Teramo, 1979). Creativo e Dj abruzzese, si forma artisticamente a Londra, dove emerge come DJ techno dalla leggendaria scena dei party underground col nome di 66K. In Italia fonda i LISMA project, insieme al compositore e violoncellista Enrico Melozzi, un duo di musica elettronica che realizza spettacoli in tutta Europa oltre a colonne sonore per cinema, teatro e televisione. Il suo genere spazia dalla musica elettronica fino alla
musica contemporanea con una marcata caratterizzazione concettuale, derivante dalle sue esperienze cinematografiche e teatrali che lo hanno portato ad esibirsi con Michael Riessler al 57° festival del cinema di Berlino. Come autore ha
scritto e diretto cinque concept show multimediali dal 2004 ad oggi, prodotti dalla sua etichetta CiniK Records.
MUSICA
Sabato 31 maggio
ore 21,30
Piazza S.Anna
EUGENIO
BENNATO
Grande sud
Concerto
L’
album Grande Sud è uno strumento di comunicazione, un percorso di grande fermento creativo che affonda le sue radici nella tradizione. Perciò si avvale di tecniche strumentali che fanno uso della chitarra battente, del tamburello e della mandola e che ben si fondono con esperienze e generi musicali
contemporanei. Intervengono nella realizzazione dei brani i musicisti che da anni accompagnano Eugenio: Francesco Loccisano (chitarra classica e battente), Mohammed
Ezzaime El Alaoui (violino e voce), Rober to Menonna (percussioni e voce), Stefano
Simonetta (basso e chitarra elettrica) unitamente alle vocalist e ballerine: Zaina
Chabane, Sonia Totaro, Emma Esha Mbotizafi.
EUGENIO BENNATO Eugenio Bennato fonda nel 1969 la Nuova Compagnia di Canto Popolare,
all'epoca il primo e più importante gruppo di ricerca etnica e revival della musica popolare dell'Italia
del Sud. Negli anni 70, la NCCP conquista i giovani e influenza considerevolmente gli artisti italiani che formano la famosa Scuola Napoletana. Nel 1976 fonda MUSICANOVA e inizia un'attività autonoma di compositore con costante riferimento allo stile popolare. Realizza numerosi LP di successo, fra cui Brigante se more (1979), contenente brani sul brigantaggio meridionale.
Scrive in decine di colonne sonor e per cinema, teatro e balletto classico. Ricordiamo fra le altre: 0 0
Don Chisciotte di Maurizio Scaparro (1984, premio Colonna Sonora), Cavalli si nasce di Sergio Staino
e La stanza dello Scirocco di Maurizio Sciarra per i quali riceve il Nastro d'Argento (1988 e 1999).
Nel 1998 fonda il movimento Taranta Power che, sulla scia di uno straordinario rinnovato interesse del grosso pubblico giovanile per il ritmo della Taranta rituale, propone nuove stra de per la pro-
MUSICA
mozione della Taranta che sfruttino diverse forme di creatività artistica (musica, cinema, teatro). Taranta
Power (1999) diviene anche un lavoro discografico: la sintesi musicale di un movimento che segna una
frattura con il passato modo d'intendere la musica popolare in Italia.
Tra il 2000 ed il 2001 cura la pubblicazione di altri due CD: Lezioni di tarantella e Tarantella del
G a r g a n o; due raccolte antologiche di tarantella meridionale registrate dai portatori diretti e con alta
qualità tecnica e cura musicale.
Nel febbraio 2000 realizza la tournée Lezioni di tarantella che porta i grandi maestri storici della tarantella nei Centri Sociali di Firenze, Milano Padova, Bologna e Roma.
La tournée internazionale Taranta Power di Eugenio Bennato debutta nell'autunno del 1999 con concerti nei grandi teatri delle principali città dell'Est Europa. L'attività estera prosegue nel 2000-2001 in
Marocco, Tunisia , Australia, Canada, U.S.A., Argentina, Spagna, Francia, Algeria.
Il 17 febbraio 2001 partecipa al Womad festival di Peter Gabriel in Australia, ricevendo inoltre l'offerta
per la pubblicazione del brano Taranta Power nella raccolta Womad 2001. Sarà poi lo stesso Peter
Gabriel ad invitarlo nuovamente per le tappe di Reading e di Singapore (luglio-settembre 2001).
Nel 2001 fonda la Scuola di Tarantella e danze popolari del Mediterraneo a Bologna: la prima scuola in
Italia attiva nel recupero, lo studio e la divulgazione delle danze popolari del Sud d'Italia
Nel Giugno del 2002 pubblica un nuovo lavoro dal titolo Che il Mediterraneo sia , frutto di percorso artistico culturale che spontaneamente allarga il senso della musica etnica italiana ad un orizzonte mediterraneo,
La nuova tournée Che il Mediterraneo sia iniziata nell'estate 2002 si potrà dire conclusa solo con la partecipazione alla chiusura del Festival del Cinema Egiziano all'Opera del Cairo a dicembre 2004, completando così un'esperienza straordinaria che aveva già fatto tappa in numerosi paesi del Mediterraneo,
dell'Africa e dell'Europa. Parallelamente continua a sviluppare la sua carriera di compositore.
Dopo aver percorso l'Italia e l'Europa con un tour di alcuni mesi accolto
con grande entusiasmo da critica e pubblico e dopo diverse settimane trascorse ad incidere canzoni - tra le quali il brano per la 58° edizione del
Festival di Sanremo - Eugenio Bennato torna con un nuovo album dal titolo Grande Sud composto con lo stile inconfondibile che contraddistingue da sempre Eugenio, musicista, ricercatore di musica popolare e innovatore e prodotto da Taranta Power.
MOSTRA
10 maggio/30 agosto
2008
da martedì a domenica,
9.00/13.00-16.00/19.00
Pinacoteca Civica
INAUGURAZIONE
sabato 10 maggio
o re 18.00
Auditorium San Carlo
Museo Archeologico
Incidit. Le poetiche
del segno da Düre r
a Goya
In collaborazione con Assessorato alla Cultura- Civici Musei
Capolavori incisi dalla collezione Battaglini
con il patrocinio di Accademia Raffaello Urbino - Accademia di Belle Arti di Urbino
Mostra a cura di Umberto Palestini e Fabrizio Pazzaglia
L
a mostra propone più di cento incisioni, raccolte con passione dall'industriale
Oliviero Battaglini, che rappresentano una significativa campionatura della ricerc a
e s p ressiva dal Cinquecento al Settecento, di un linguaggio fondamentale per la storia dell'arte e la sua diffusione. Viene esposto un corpus di importanti opere di artisti, ritenuti essenziali dagli storici dell'incisione. Partendo dalle xilografie che illustrano i primi libri
stampati, si passa alle opere degli incisori del nord Europa come Cranach, Luca di Leida,
D ü rer e la cerchia dei Piccoli Maestri tedeschi. La grafica italiana del tempo è rappresentata, tra gli altri, da autori quali Federico Barocci, i Carracci e Guido Reni. Nel Seicento si segnalano le opere di Jusepe de Ribeira, Salvator Rosa, Callot e alcuni magistrali Rembrandt,
che esprimono la piena maturità espressiva raggiunta in questo campo. I nuovi modelli formali sviluppati nel Settecento sono emblematicamente esemplificati dalle opere di
sommi artisti quali Tiepolo, Canaletto, Piranesi e Goya. La mostra vuole testim o n i a re, attraverso gli autori che maggiormente hanno segnato le significative tappe della tecnica dell'incisione, quanta innovazione e personalità si possa
esprimere con il segno inciso. Il titolo dell'esposizione, ponendo l'accento sulle
estetiche del segno, sulle poetiche nell'accezione plurale, intende ricord a re come gli straordinari lavori di Düre r, Carracci, Reni, Callot, Rembrandt,
Tiepolo, Piranesi, Goya siano espressione di personalità in grado
di svelare la ricchezza inesauribile dell'arte che attraversa i codici per esplorare i fertili territori dove dimorano le diff e renze.
Sezione Cinema MAGGIO ITALIANO
1994 - GIUSEPPE PICCIONI
1995 - DANIELE LUCHETTI
1996 - MARIO MARTONE
ROBERTA TORRE
ARCIPELAGO (Antonietta De Lillo, Antonio
Rezza, Cosimo Alemà, Fabio Caramaschi,
Stefano Saveriano, Ilaria Freccia, Giovanni
Martinelli, Paolo Bragaglia, Beniamino Catena)
1997 - FRANCESCA ARCHIBUGI
FABIO SEGATORI
ARCIPELAGO (Guido Chiesa, Maurizio
Dell'Orso, Giancarlo Bocchi, Antonio Meucci,
Giancarlo Rolandi, Stefano Bessoni)
1998 - PAPPI CORSICATO
GUIDO CHIESA
ARCIPELAGO (Gianluca Sodaro, Rolando
Stefanelli, Enrico Salimbeni, Giulio Laurenti)
VIDEA (Cristina Vuolo)
1999 - PAOLO VIRZI'
EROS PUGLIELLI
ARCIPELAGO (Fluid Video Crew,
Vincenzo Scuccimarra, Enrico Pitzianti,
Laura Muscardin, Stefano Corazziari)
VIDEA (Alessandro Nico Savino
e Simona Piattella)
2000 - DAVIDE FERRARIO
DANIELE SEGRE
TONINO VALERII
2001 - FERZAN OZPETEK
LUCIANO EMMER
VideA (Marco Chiarini)
2002 - CRISTINA COMENCINI
GILLO PONTECORVO
VideA (Riccardo Forti)
2003 - MIMMO CALOPRESTI
FRANCA VALERI
ARCIPELAGO (Emanuele Crialese,
Camille D'Arcimoles, Alessandra Stabile,
Frizzi Maniglio, Alessia Lucchetta, Tommaso
Lipari, Simone Massi, Daniele Lunghini,
Diego Zuelli)
VideA (Francesco Calandra)
2004 - SILVIO SOLDINI
VideA (Giovanna Di Lello)
2005 - MATTEO GARRONE
VideA (Massimo Martelli - Stefano Odoardi)
PIER PAOLO PASOLINI
2006 - PAOLO SORRENTINO
EDOARDO WINSPEARE
VideA (Dino Viani)
2007 - SAVERIO COSTANZO
Demoni & Gay - letteratura e omosessualità nel Cinema
Asta Nielsen/Hamlet
Sezione Danza
1996 Concerto d'Europa · LILIANA COSI e MARINEL STEFANESCU
1997 Mediterranea · BALLETTO DI TOSCANA
Gran Gala del Maggio per la Danza · ORIELLA DORELLA, ANITA MAGYARI, MICHELE VILLANOVA
1999 Indiscipline · KATAKLÒ
2000 La Lupa · LUCIANA SAVIGNANO
2001 Arie di corte e Pavane - Souvenir di Isadora Duncan · CARLA FRACCI
2002 Coreografia europea · ATERBALLETTO
Patchwork · COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
2003 Vento (nelle costellazioni silenziose) · COMPAGNIA VIRGILIO SIENI DANZA
Gee Andy! (Il mondo dell'artista mito della Pop Art Andy Warhol) · BALLETTO TEATRO DI TORINO
2004 Gli Scordati · GIORGIO ROSSI - ASSOCIAZIONE SOSTA PALMIZI
Catalogo Tangueros · NUEVA COMPAÑIA TANGUEROS
2005 Aterballetto Suite · ATERBALLETTO
2006 Duende; Camuflage-Venus · SPELLBOUND DANCE COMPANY
Grazie Rudy · Galà Rudolf Nureyev · MAXIMILIANO GUERRA
2007 Polis · Compagnia ABBONDANZA/BERTONI
La sezione Musica del Maggiofest ha ospitato, tra gli altri: Wim Mertens, Roger Eno, Harmonia, Nccp (Nuova
compagnia di canto popolare), Nada, Rita Marcotulli, Javier Girotto, Piccola Orchestra Avion Travel,
Quintorigo, Peppe Barra, Madreblu, Ominostanco, Quartetto Euphoria, Franco Piersanti, Germano
Mazzocchetti, Banda Osiris, Raiz, Officina Zoè, Lisma Project, Ambrogio Sparagna & Orchestra Pizzicata.
La sezione Teatro ha ospitato, tra gli altri: i Teatri indipendenti d'Abruzzo (Spazio Tre, Florian, Drammateatro,
Piccolo Teatro del Me-Ti, Teatro dei colori, L'Arte del Teatro, Lanciavicchio, L'Uovo), Teatro Stabile d’Abruzzo,
Peppe Barra, Piera Degli Esposti, Walter Maestosi, Grazia Scuccimarra, Cosimo Cinieri, Lorenzo Salveti, Paola
Pitagora, Dacia Maraini, Koreja, Maria Inversi, Riccardo Reim, Daniele Salvo, Giacinto Palmarini.
Finito di stampare nel mese di aprile 2008
Paper’s World s.r.l. - Bellante (Teramo)