Fuoritema
Fuoritema
a cura di riccardo santangelo [email protected]
Rosso sangue blu mare
Da Istanbul a Zara, Saint Louis e ritorno: storia di famiglia
in quattro generazioni nel nuovo album di Michele Gazich
E
ssenziale può essere la parola
giusta. Una pennellata di rosso
carminio e una di blu scuro: solo
due segni, disgiunti ma che potrebbero
toccarsi. Il blu a rappresentare il mare,
quello più profondo che separa nazioni
e popoli, ma che nel contempo li
unisce, perché da sempre via di
scambio di merci e vita. Poi il rosso a
figurare il sangue che si mescola, scorre
e dà identità alle popolazioni e alle
famiglie, legandole indissolubilmente
di generazione in generazione, anche
se costretti a trovare fortuna in paesi
Sopra, Michele Gazich.
A lato, Vincenza (Vizze)
Buliumbassich e Nicolò
Gazich il giorno del loro
matrimonio a Zara,
il 1° novembre 1909
lontani. Così con essenzialità Alice
Falchetti, bravissima pittrice, ha voluto
illustrare la copertina dell’album Una
storia di mare e di sangue, nuova fatica
discografica di Michele Gazich,
musicista, compositore, poeta, non
nuovo in queste pagine. Questo è un
concept album che racconta la storia
del nucleo famigliare di Gazich,
partendo dal 1870 fino ai nostri giorni,
includendo quattro generazioni e
percorrendo molta strada, passando da
Istanbul, Zara, Amburgo, Saint Louis,
per arrivare poi in Italia.
Il tutto ha origine da un quaderno che
la bisnonna di Michele, Vincenza
(Vizze) Buliumbassich, consegna al
proprio primogenito nel Natale 1963;
in esso ci sono le sue memorie scritte
in veneto. Di padre in figlio questa
preziosa testimonianza passa di mano
in mano, e dopo parecchi anni di
gestazione, e numerosi viaggi alla
ricerca delle proprie radici, Gazich
decide di comporre dieci brani intrisi
di pathos, che narrano le vicende
famigliari. Si parte così da Istanbul,
dove l’”uomo venuto dal mare” (cioè il
bisnonno Nicolò) sceglie Vizze tra le
giovani orfane di un convento e la
porta sulle coste della Dalmazia per
sposarla. Poi il viaggio della bisnonna
da Zara ad Amburgo e da lì fino a Saint
Louis per raggiungere il marito
emigrato per lavorare in miniera. Ma il
sogno americano dura poco, perché
poco dopo Nicolò perde la vista per lo
scoppio di una mina: per un invalido
non c’è più posto oltre oceano, così i
due sposi devono ritornare verso le
coste del Vecchio Continente, a Zara.
Sono gli eventi conseguenti alla
fine della Seconda Guerra Mondiale
che portano Vizze, suo marito e i
loro figli a scappare dalla Dalmazia
per rifugiarsi a Venezia, lasciando
dietro tutto quello che avevano. Ma
soprattutto, come spesso diceva la
nonna di Gazich, Angela Gherdovich,
era il ricordo di un paese legato
a tradizioni rurali, in cui pace e
nutrimento erano le caratteristiche
principali, ben lontane dai principi
dell'Europa americanizzata del
secondo dopoguerra.
La narrazione si chiude in qualche
modo qui, ma la continuità che
ci porta fino ai giorni nostri la si
può trovare nel lavoro stilistico di
Michele, che oltre a scegliere liriche
particolari e ispirate (usando lingue
che vanno dal veneto all’italiano al
croato) per raccontare questa storia,
incrocia il folk acustico con echi
sonori provenienti sia da Oriente
che da Occidente, dosando il tratto
musicale in relazione alla narrazione.
Così si possono ascoltare strumenti
non consoni a un disco di popular
music insieme ad altri più abituali:
la chitarra barocca, la tiorba e il liuto
di Anna Compagnoni, il violoncello
di Francesca Rossi, il clarinetto di
Alessandra Rossi, accanto alle chitarre
e al banjo di Marco Lamberti e Marco
Fecchio, la tromba Pietro Campi e lo
zither di Marco Vignuzzi. Un disco a
cui non si può rimanere indifferenti,
per l’essenzialità di scrittura e
composizione, in cui tutti potrebbero
trovarci qualcosa di proprio.
Una storia di mare e di sangue
Michele Gazich
FonoBisanzio, distr. Ird, FB07CD
Contemporanea
senza
etichette
«L
’arte è sempre
ambigua, quelli
che mettono le etichette
come sulle conserve di
pomodoro farebbero
meglio appunto a fare
altro a mio avviso»,
così, forse in modo un
po’ polemico, Manuel
Belli delinea il carattere
di uno dei suoi ultimi
lavori, Emergency
Exit; nato dalla
collaborazione tra lui
(chitarrista, insegnante
e compositore più
orientato verso la
popular music), Adina
Spire (compositrice
e performer rumena
di musica sacra per
la liturgia cattolica e
ortodossa) e il Bedzin
Ensemble.
Un incontro che ha
portato alla nascita
di un album un po’
particolare, che per
l’appunto non può
essere etichettato in
maniera chiara; dove
a tratti si avvicina a
sonorità classiche e in
altri ricorda di più la
struttura di un’opera
rock, mescolando
diversi stili, divenendo
indefinibile e giocando
sull’ambiguità che la
musica può generare.
In ogni modo un altro
aspetto di intendere
la musica classica
contemporanea.
Emergency Exit
Manuel Belli, Adina Spire
& Bedzin Ensemble
Record Union, distr. iTunes,
Amazon e Spotify
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