L ’ altra musica L’inesauribile Paolo Conte Il suono delle parole che traduce i sentimenti dell’uomo di John Vignola L’ piccoli sono necessariamente i più adatti alla mia musica: ho imparato a sfidare le distanze con le luci, un’amplificazione adeguata, la nitidezza dei timbri. Allora la dialettica tra piano e forte, le timbriche, in definitiva le atmosfere non ne soffrono, anche se lo spazio non è quello, raccolto, di un teatro». Parole che testimoniano bene l’irrequietudine assoluta che è una parte ineliminabile di Conte, così come lo è il suo pianoforte. Da «Genova per noi» (di nuovo portata al successo da un altro, Lauzi), del 1975, ai brani tratti dall’ultimo album in studio, Elegia, del 2004, la vena di questo autore e arte di Paolo Conte è inesauribile. Un’attitudine alla musica, coltivata fin da ragazzo alla fine dei cinquanta (è nato nel 1937), in quella Asti che, con le sue parole, «era equidistante dalla provincia e dalla metropoli, dove c’era il jazz, anche un po’ d’arte, in fondo, che però non le toglievano affatto il suo taglio casalingo». Un carattere un po’ chiuso ( provincia) e un po’ estroverso (metropoli), per un personaggio che non ha mai smesso di essere curioso. Una formazione che va dalle prime frequentazioni dei circuiti amatoriali, con il vibrafono, fino alla scrittura di canzoni assieme al fratello Giorgio. Poi una specie di debutto: a Verona, il 18 dicembre 1976, «nell’ambito di una rassegna di cantautori che organizzò in una ex stazione di funicolare adibita a teatro – il Teatro/Laboratorio – Paolo Conte tiene il primo vero concerto della sua vita, davanti a duecento persone (ricorda Enrico De Angelis, storico della canzone d’autore in Italia)». Alle spalle ha già due album omonimi e pezzi per tutti, da Jannacci («Messico e nuvole», «Bartali») a Bruno Lauzi («Onda su onda»), da Caterina Caselli («Insieme a te non ci sto più») a Patty Pravo («Tripoli ’69»). Proprio lì è ritornato per la sua ultima produzione discografica, un Live Arena di Verona, uscito nel 2005 sia su dischetto sia su dvd, che suggella tutta una vita spesa sui palcoscenici, prima ancora che a fare a pugni con le canzoni. «In realtà – ricorda – il mio interesse principale era il teatro: non quello da recita, ma quello dove si poteva mettere assieme strumentisti e musicisti con un senso di raccoglimento che all’aperto non esiste. Poi mi sono accorto che era la scrittura a interessarmi di più: anche qui, non mi ci vedevo, con la mia voce, a pronunciare certe parole, certe frasi, certe melodie. Con il tempo ho capito che mi sbagliavo su molte cose. Oppure ho solo cambiato idea. Oggi penso che non sia vero che gli spazi più suonatore (sono parole sue) ha attraversato mode e personaggi, prestandosi spesso a figure anche molto distanti fra di loro, a volte toccando il sublime dell’ironia («La coppia più bella del mondo», una autoparodia interpretata con divertimento quasi inconsapevole da Adriano Celentano e Claudia Mori) e in altre occasioni limitandosi ad accompagnare con classe e gusto visioni di provincia sempre magiche, sottilmente naif, distaccate il giusto, al punto da diventare tanti, complementari, quadretti surreali. Dal 1984 la sua produzione ha subito un’impennata, inanellando una serie di album-capolavoro (Paolo Conte, Concerti, Aguaplano, Parole d’amore scritte a macchina, 44 L’ altra musica 900) e instaurando poco a poco un rapporto privilegiato con l’estero, la Francia in particolare, fino alla scelta, piuttosto recente, di immortalare gli anni venti parigini, carichi di riferimenti disparati, in un musical «mancato» come Razmataz, del 2000. Capace di trovare risorse inattese, di rimanere provinciale e nello stesso tempo internazionale, di essere esponente colto della musica italiana e contemporaneamente incline al gergalismo, senza particolari grecismi o esercizi di stile, Conte ha collezionato tanti fermo immagine che paiono arrivare direttamente da un’altra epoca, ben più riflessiva dell’attuale. Il «New York Times» lo ha paragonato a Randy Newman, tirando in ballo pure una «versione di David Bowie che interpreta canzoni napoletane»; beata innocenza, anche se nel tentativo che gli americani hanno fatto di accorpare alla propria tradizione il suo lavoro si trova la grande stima di cui Mr. Conte gode al di là dell’Oceano. È proprio per queste zone d’ombra straniere, che comunque mostrano di apprezzarlo, che venne pensata Reveries stalgia del Mocambo», «La casa cinese», «Il regno del tango» sono tasselli quasi evanescenti, come se fosse venuto l’inverno, una fase in cui i ricordi hanno la meglio sulla proiezione nel futuro. Invece, il progetto all’Arena riapre la storia: quasi mai l’artista piemontese è stato così indaffarato, a suonare e progettare cose dal vivo, ma pure a scrivere nuove musiche e nuovi testi, anche se ne vedremo gli effetti solo l’anno prossimo. Intanto, all’inizio del 2007, è uscito l’ultimo disco degli Avion Travel, Danson Metropoli. È fatto per intero di canzoni di Paolo Conte. Rimasto un semitrio, il gruppo napoletano ha affrontato queste riletture, che comprendono pezzi famosi come «Elisir» o «Max», ma pure un inedito assoluto, «Il giudizio di Paride», coinvolgendo direttamente il proprio modello ispiratore, tutt’altro che riluttante. In poco tempo, il maestro ha finito quasi per concertare, nel suo studio del Monferrato, le registrazioni del disco, dimostrando, come sempre, «un estro geniale e tanta generosità. Ci siamo trovati a rivedere le convinzioni su testi, accordi, fraseggi, con chi li aveva scritti. È stato parecchio divertente (Fausto Mesolella, Avion Travel)». Se il cd non ha vinto una Targa all’ultimo Tenco, e solo per uno sparuto scarto di voti sui bravi Tetes De Bois, ha però resuscitato una formazione che pareva sull’orlo del tracollo. Un miracolo che solo i grandi pezzi, di un grandissimo autore, possono riuscire ancora a fare. « Non m i piace quando si cerca di dare alla musica un marchio preciso: jazz, pop canzone d’autore. Sono ossessioni da cataloghi. Quando si scrive e si canta non si fa parte di un catalogo. Neppure quando si dipinge. Ci finisci dopo, quando de(2003), una collezione di classici affrontati con una vervono cercare la vaschetta giusta per te. Nulla di male, ma ve che trovava toni bandistici o chiaroscurali, comunque i tempi cambiano. Credo che adesso ci sia una libertà di contagiosi, senza suonare mai «fuori tempo». Non una seguire la propria inclinazione che non ha niente a che semplice antologia estemporanea, come scrivevamo, e spartire con le etichette di un tempo. È vero, io amo lo nemmeno una rilettura svogliata: uscito per la prestigioswing, mi infervoro se sento gli echi dell’Africa e in fonsa Nonescuch e soprattutto per il mercato Usa, Reveries do il suono delle parole mi piace, se riescono a tradurre è stato un tributo importante all’opera di Paolo Conte, in maniera vera, magari ruspante, i sentimenti e le storie offerto da un paese esigente e podell’uomo. Però, dopo essere saltaco esterofilo come gli Stati Uniti. to in tanti recinti diversi non so più Infine Elegia, che ha un tono stradove sono, e nemmeno bene chi Pordenone namente malinconico non riscatsono, e sa che le dico? Che è parecTeatro Comunale «Giuseppe Verdi» tato da particolari ironie. «La no3 e 4 dicembre, ore 20.45 chio divertente». 45 L ’ altra musica Beatles, il recital si fa sperimentale Il nuovo recital proposto da Uri Caine, Ngujên Lê e Diana Torto A di Guido Michelone l Teatro Eden di Treviso, mercoledì Beatles Song Book. 5 dicembre è di scena The Beatles Song Sulla classicità dei Beatles si potrebbe discuBook, nuovo recital sulle celeberritere all’infinito, tanto è profonda l’influenza dei Treviso – Teatro Eden 5 dicembre, ore 20.45 me melodie di Lennon/McCartney, forse il 4 liverpooliani – Paul McCartney voce, basso, progetto più originale della stagione jazzistipianoforte; John Lennon, voce, armonica, orca inaugurata il 16 ottobre con Paolo Fresu e il 3 novembre gano, chitarra ritmica; George Harrison, sitar e chitarra solicon Fabrizio Bosso e programmata sino a marzo con Michel sta; Ringo Starr, batteria e percussioni – con 14 album (1963Portal, Richard Galliano, Gianluigi Trovesi, Doctor 3, Irio 1970) che rappresentano in ordine progressivo – da Please Please De Paula, eccetera. The Beatles Song Book è opera di un inedito Me a Let It Be, passando per Rubber Soul, Revolver, Sgt. Pepper, Abtrio formato da Uri Caine alle tastiere, Ngujên Lê alle chitarbey Road – una disinvolta ricerca artistico-musicale dal semplire e Diana Torto al canto. Due le considerazioni su questo picce british-beat iniziale al sofisticato canzoniere evergreen, dalcolo grande evento trevigiano: da un lato il valore degli interle atmosfere psichedeliche all’indimenticato ascendente rock, preti, dall’altro l’ormai solida classicità del repertorio musicadal melodismo romantico alle menzioni dotte. Ferma restanle prescelto. do la struttura chiusa della forma-canzone i Beatles hanno saA interpretare i Beatles intervengono infatti tre esponenti del puto via via lavorarci sopra, innestandovi richiami al raga ingrande jazz internazionale di chiara impronta avanguardista, diano, al sinfonismo classico, al rock’n’roll, al country, al mapur trattandriga le, a l dosi di uno dixieland, alsperimentala torch-song, lismo piaceal la popvole e diverart, al neo-litente, in graberty, sendo di mescoza mai tradilare con abire uno spirilità e disinto giovane, voltura i più un aplomb variegati lininglese, uno guaggi (non humour disolo musicastaccato, un li) degli ultisurrealismo mi decenni. f i l o s of e g Uri Caine da giante. Filadelfia, già Proprio in direttore delvirtù di tali la Biennale ragioni, i BeMusica di Veatles fin da nezia, è in tal allora divensenso il magtano oggetUri Caine Diana Torto g ior espoto non solo di nente di quecover, ma ansto jazz poche di innostmoderno: compositore, virtuoso di pianoforte, organo, fenvativi remake da parte dei jazzmen, come pure di composider rhodes, progettista eccellente nel rileggere i classici da Batori, performer alternativi, solisti accademici, ivi comprese le ch a Mahler in chiave free, come pure nel divertirsi a improvmigliori intelligenze del pop-rock. Infatti già la grande orchevisare blues e funky o a interagire con i disc-jockey e le nuostra swing di Count Basie dedicava un album intero alle prime ve tecnologie. Ngujên Lê, vietnamita, da anni stabile a Parigi, song di Lennon/McCartney, mentre la soprano Kathy Berè riuscito dopo la militanza in vari gruppi internazionali (anberian, moglie di Luciano Berio, cantava i Beatles in chiave che con l’italiano Paolo Fresu), a forgiarsi un jazz eclettico e barocca, vaudeville e dodecafonica. Da allora a oggi, oltre imcitazionista, ma più calato sul versante elettrico, con accenmensi vocalist come Frank Sinatra, Ray Charles, Ella Fitzgeni ai propri trascorsi asiatici, sia pur in chiave world-music ed rald, Aretha Franklyn, che con una canzone hanno mostrato a ethnic-jazz. Infine la bella Diana Torto si è messa in evidenza tutti la bellezza di «Michelle», «Yesterday» o «Hey Jude», i Beaquale jazz-singer di gusto contemporaneo, tra Enrico Rava e tles vengono reinventati nel jazz da Bob Belden, Joshua BreakPaolo Damiani, Kenny Wheeler e Mike Stren, con una voce stone, Ann Dyer, L.A. Quartet, Rita Lee, Mike Mainieri, Lanprofonda che sa cogliere anche sfumature folk, cantautoriali, franco Malaguti, Persuasions, John Pizzarelli, Scenario, Sarah persino colte, come sarà probabilmente anche in questo The Vaughan, e «domani» a Treviso dal trio Caine-Lê-Torto. 48 L’ altra musica Inedite, esclusive «Risonanze» al Teatro Fondamenta Nuove La declinazione del suono nelle musiche contemporanee T orna «Risonanze», l’ampia e variespigolosa, dura, articolata. gata rassegna del Teatro FondamenAtteso ritorno quello di Laetitia Sadier, Venezia ta Nuove, da anni punto di riferi- Teatro Fondamenta Nuove cantante degli Stereolab, che il 22 febbraio mento per l’incontro delle nuove musiche porterà Monade, suo progetto solista, sul dall’8 novembre 2007 contemporanee. al 15 maggio 2008 palco lagunare. Nato come progetto di regiLa nuova stagione segue quel filo rosso che strazioni casalinghe, Monade è cresciuto nel ha portato anche le precedenti a percorretempo ed è diventata una band che oltre alla re linee di tendenza molteplici ed eterodosse, per garantiSadier (impegnata al moog e al trombone, oltre che a cantare una panoramica sempre al di là dei margini: una tavolozre) vede coinvolte la bassista Marie Merlot, Nicolas Etienne za di suoni che, di anno in anno, si fonde sempre in nuove alle tastiere e Xavier Chabellard alla batteria. cangianze. Sintesi di libertà e creatività, ricerca sonora e impeto ritAl di là delle circuitazioni di rito, molti gli appuntamenti mico, il 6 marzo sarà la volta del free jazz dei The Fish, trio che al Fondamenta Nuove approdano in prima assoluta. francese che, sulla scia della tradizione di Ornette Coleman A dare il via alle danze l’8 novembre è The Mae John Coltrane, trova sempre la possibilità di gic ID, emozionante progetto che unisce squarciare domande nel cuore e nello stoalcuni degli artisti più sensibili della maco degli ascoltatori. scena sperimentale europea: i claA primavera scoccata, il 28 marrinetti di Kai Fagaschinski e Mizo, ecco i lenti e minimali svilupchael Thieke, la voce e la chipi sonori di Muta, tessitura cantarra della suadente Margagiante del trio composto da reth Kammerer, l’elettroniRhodri Davies (arpa e eletca di Christof Kurzmann tronica), Ingar Zach (per(mitico fondatore dell’eticussioni) e dalla flautista chetta Charhizma) si fonAlessandra Rombolá. dono in una nuvola di Altro appuntamento di suoni, a cavallo tra pop e punta quello del 9 apridigital-songwriting. le, che vedrà Fred Frith Spesso ospite di «Ri– camaleontico chitarrisonanze» con i suoi prosta inglese che ha legato il getti più creativi, il sassosuo nome ad alcune delfonista Larry Ochs torna le esperienze creative più sul palco del teatro venesignificative delle nuove ziano il 12 novembre con il musiche, dagli Henry Cow suo Larry Ochs Sax & Drumai Naked City zorniani – e la ming Core, per l’occasione alsua nuova creatura, Cosa Brava, largato a quintetto con la presen«gruppo rock» che oltre all’arpista za della pianista giapponese Satoko Zeena Parkins accoglie l’unirsi delFujii e del trombettista Natsuki Tamura. la violista Carla Kihlstedt e del batterista L ar r y Ochs Il gruppo presenterà il nuovo disco Up From Matthias Bossi. Under (Atavistic), registrato nel 2004 proprio al FonIl 29 aprile, Roy Nathanson e il suo nuovo progetdamenta Nuove. to Sotto Voce porteranno sul palco del Fondamenta Nuove Uno degli appuntamenti da non perdere è quello con i poesia, vaudeville, hip-hop e improvvisazione. Nurse With Wound: l’eclettico Steven Stapleton e l’inconDa sempre proprio la libera improvvisazione ha un posto fondibile voce di David Tibet – che già alDell’Olivo Teatro Fondadi rilievo nel cartellone di «Risonanze». Una delle formazioGiovanni in concerto menta Nuove si era esibito con i Current 93 – per due serate ni più stimolanti è certamente il trio Aus (8 maggio), compoin esclusiva (24 e 25 novembre) con una delle band di culto sto dal trombonista tedesco Johannes Bauer e dagli austradell’avanguardia surrealistica. liani Tony Buck alla batteria, e Clayton Thomas al contrabPossono convivere la potenza, le sottigliezze post-rock, la basso. Ultimo appuntamento, quello del 15 maggio: dal sanvoracità del jazz downtown, la precisione della scrittura congue di Aphex Twin e dalle ossa di Ornette Coleman, l’anatemporanea e la libertà dell’improvvisazione? La risposta tomia del gruppo Ergo è data dal suono collettivo del tastiela darà il nuovo anno con l’appuntamento del 19 gennaio, rista Carl Maguire, del batterista Shawn Baltazor e del leaquando il trio francese Push The Triangle porterà in scena il der, il trombonista e musicista elettronico Brett Sroka. Buon suo mix di rock e jazz contemporaneo: una musica urbana, ascolto! (i.p.) 49 L ’ altra musica San Servolo, un novembre a tutto jazz In isola quattro appuntamenti con musicisti d’avanguardia di Tommaso Gastaldi L’ isola che non c’era. Quello che per molti anni è stato un sogno esiste dal 2003, da quando la Provincia di Venezia ha concluso i lavori di recupero di San Servolo, luogo che i veneziani conoscevano come l’isola dei matti, visto che vi si ricoveravano i malati psichici sin dal Settecento. Ora è una sede universitaria e un luogo polifunzionale, dove vengono organizzati congressi, mostre, festival cinematografici e rassegne musicali con il vantaggio non indifferente che qui non si sentirà mai nessun vicino urlare per il volume troppo alto. Nato dagli sforzi congiunti di Provincia di Venezia, San Servolo Servizi e Associazione Culturale il Vortice, il San Servolo Jazz Meeting giunge quest’anno alla quarta edizione e come negli anni precedenti si propone come punto di riferimento per gli amanti del jazz d’avanguardia e sperimentale; quattro sabati di novembre in cui si avvicenderanno sul palco stelle nascenti del panorama nazionale alternate o affiancate da talenti internazionali. I primi musicisti a salire sul palco arrivano dalla fredda Scandinavia dove da ormai molto tempo c’è un’interessante fioritura di musicisti jazz: il trio del sassofonista Esa Pietilä con Ulf Krokfors al contrabbasso e Markku Ounaskari alla batteria affiancheranno il sassofonista Claudio Fasoli in un viaggio musicale basato sull’improvvisazione. Nato a Venezia ma cresciuto musicalmente tra Bologna e Milano, Fasoli è famoso anche per essere stato membro dei Perigeo, gruppo di riferimento della scena progressive italiana degli anni settanta. Saliranno invece dalla Sicilia gli Skrunch, gruppo tutto italiano guidato dal batterista Francesco Cusa, che presenteranno in anteprima i brani del loro secondo progetto discografico L’arte della guerra, che prende spunto dal testo scritto da Sun Tzu un’antica raccolta, risalente al terzo secolo a.C., di consigli applicabili principalmente alla strategia militare, ma non solo. Disciplina musicata, espressa da suoni indisciplinati. Oltre al già citato Cusa gli Skrun- ch sono Paolo Sorge e Carlo Notoli, rispettivamente alla chitarra e alla chitarra baritono, Beppe Scardino e Piero Bittolo Bon ai sax e Dario De Filippo alle percussioni. Un duo pianoforte-sassofono per una serata dedicata all’improvvisazione partendo da brani di Thelonious Monk sarà l’evento della sera del 17 novembre; Daniele D’Agaro è un sassofonista di origine friulana che si è formato tra Berlino e Amsterdam ed è per questo che il suo talento è riconosciuto molto più all’estero che in Italia, mentre Alex von Schlippenbach è un pianista berlinese che partendo dalle influenze di compositori come Bud Powell o Oscar Peterson, ha poi abbracciato la free music, fondando tra l’altro la Globe Unity Orchestra in cui sono passati i più grandi musicisti mondiali legati alla musica d’improvvisazione. I due compositori hanno da poco fatto uscire un loro nuovo lavoro discografico dal titolo Dedalus. Il 24 novembre, ultima data della rassegna, si propone come una serata di illusionismo musicale: Houdini’s Cage è infatti il titolo dello spettacolo portato in scena dal collettivo musicale El Gallo Rojo, nome che corrisponde a un’etichetta e a una comunità di musicisti considerati una delle realtà più interessanti e creative della scena jazz italiana. A San Servolo ci saranno la batteria di Zeno De Rossi, la chitarra di Enrico Terragnoli, il sax tenore di Francesco Bigoni assieme a una guest star di tutto rispetto come il contrabbassista Greg Cohen, già collaboratore di John Zorn e Tom Waits. A loro il compito di recuperare brani vintage, riappropriandosene rivivendoli musicalmente, liberandoli dalla gabbia dell’oblio con un colpo di magia e di grande tecnica, come in fondo faceva il mago Houdini. Alla fine di ogni concerto ci sarà a disposizione un vaporetto gratuito che riporterà gli spettatori a S. Zaccaria cullandoli in un romantico viaggio notturno in laguna. Greg Cohen Esa Pietilä 50 L’ altra musica Da Giorgio Canali ai Jennifer Gentle Il Veneto vibra al suono di proposte eterogenee T ra novembre e dicembre una serie di ottime proposte musicali transita nella nostra regione. A dare inizio… alle note è Giorgio Canali, il 2 novembre allo Zion Rock Club di Conegliano. Storico chitarrista al fianco di Giovanni Lindo Ferretti prima nei Cccp, poi nei Csi e nei Pgr, già collaboratore dei primi Litfiba, Canali ha anche avviato una carriera solista. Arrivato al traguardo del quarto album in nove anni di onorata carriera, nel 2007 pubblica un nuovo lavoro a suo nome, Tutti contro tutti, accompagnato dalla sua band, i Rossofuoco: un condensato di rabbia e desolazione sputate fuori al suono di un rock incendiario e viscerale. Sempre lo Zion Rock Club, il 10 novembre, ospiterà gli Ozric Tentacles, gruppo strumentale inglese attivo dal 1984 nell’ambito del rock psichedelico con molte influenze elettroniche. È quindi la volta di Carmen Consoli. Gennaio 2007, quasi un anno fa, la vede partire con un nuovo tour teatrale in giro per l’Italia accompagnata dalla regista siciliana Emma Dante, la quale scrive dei testi su alcuni dei personaggi tratti dalle canzoni della «cantantessa». Nel febbraio dello stesso anno esce il film Saturno Contro di Ferzan Ozpetek, la cui colonna sonora contiene la cover di Je suis venue te dire que je m’en vais di Serge Jennifer Gentle Gainsbourg interpreta dalla Consoli, già inserita nell’album État de necessité. Dopo aver riproposto in estate lo spettacolo teatrale, si esibisce nuovamente oltreoceano sul finire di settembre: segno certo della sua crescente popolarità anche al di fuori del contesto nazionale. Il 3 novembre sarà dunque al New Age di Roncade per un attesissimo ritorno in patria. Il 7 novembre, sul palco del Teatro Rossetti di Trieste, è di scena Ornella Vanoni, voce assolutamente unica del repertorio italiano, che da tempi quasi immemori si accompagna a melodie irripetibili e a parole dense di passione e sentimento. Una discografia notevole quella della Vanoni, che vede i suoi inizi già negli anni cinquanta e che inesorabile arriva al nuovo album di inediti, che porta il titolo di Una bellissima ragazza. La Vanoni farà tappa anche a Venezia, al Teatro Goldoni, il 17 e il 18 novembre. Attesissimo al Palasport di Pordenone il 9 novembre il concerto dei Deep Purple, uno dei gruppi fondamentali dell’hard rock, inferiori forse ai soli Led Zeppelin, rispetto ai quali probabilmente non hanno avuto uguale propensione alla sperimentazione e alla ricerca sonora. Con ciò non si creda che i Deep Purple siano stati privi di originalità: la loro miscela di fragore e melodie raffinate, abbinata a un’eleganza esecutiva indubbia, costituisce una novità nell’ambito del rock più ruvido. Il 23 novembre si torna a Venezia, al Teatro Malibran, dove Francesco De Gregori darà il via al suo nuovo tour teatrale, che continuerà sino a primavera toccando più di Giorgio Canali e i Rossofuoco 50 città italiane. Ad accompagnare il cantautore, i musicisti che abitualmente lo affiancano sia nelle performance live che nelle registrazioni discografiche. E in regione torna anche Franco Battiato, il 5 dicembre al Teatro Accademia di Conegliano, dopo il successo del tour estivo che ha toccato le città più importanti, i luoghi più suggestivi, storici e ricchi di fascino del nostro Paese. Molti brani del Vuoto saranno parte integrante del programma, che comunque spazierà dagli esordi a oggi, con quel senso antologico che da sempre anima i tour di Battiato. Sbocciati proprio nella campagna veneta, saranno invece i Jennifer Gentle a calcare, il 6 dicembre, il palco del Big Fish a S. Anna di Chioggia. Dopo un mese e mezzo di concerti senza tregua negli Stati Uniti e con un nuovo disco all’attivo – The Midnight Room, uscito nel giugno 2007 per la Sub Pop Records – la band padovana torna sul suolo italiano per deliziare i fan nostrani con il loro rock psichedelico e irriverente. (i.p.) 51