L ’ altra musica
L’inesauribile Paolo Conte
Il suono delle parole che traduce i sentimenti dell’uomo
di John Vignola
L’
piccoli sono necessariamente i più adatti alla mia musica: ho imparato a sfidare le distanze con le luci, un’amplificazione adeguata, la nitidezza dei timbri. Allora la dialettica tra piano e forte, le timbriche, in definitiva le atmosfere non ne soffrono, anche se lo spazio non è quello, raccolto, di un teatro». Parole che testimoniano bene
l’irrequietudine assoluta che è una parte ineliminabile di
Conte, così come lo è il suo pianoforte.
Da «Genova per noi» (di nuovo portata al successo da
un altro, Lauzi), del 1975, ai brani tratti dall’ultimo album in studio, Elegia, del 2004, la vena di questo autore e
arte di Paolo Conte è inesauribile. Un’attitudine
alla musica, coltivata fin da ragazzo alla fine dei
cinquanta (è nato nel 1937), in quella Asti che,
con le sue parole, «era equidistante dalla provincia e dalla
metropoli, dove c’era il jazz, anche un po’ d’arte, in fondo,
che però non le toglievano affatto il suo taglio casalingo».
Un carattere un po’ chiuso ( provincia) e un po’ estroverso (metropoli), per un personaggio che non ha mai smesso
di essere curioso. Una formazione che va dalle prime frequentazioni dei circuiti amatoriali, con il vibrafono, fino
alla scrittura di canzoni assieme al fratello Giorgio.
Poi una specie di debutto: a Verona, il 18
dicembre 1976, «nell’ambito di una rassegna di cantautori che
organizzò in una ex
stazione di funicolare adibita a teatro – il
Teatro/Laboratorio
– Paolo Conte tiene il
primo vero concerto
della sua vita, davanti a duecento persone
(ricorda Enrico De
Angelis, storico della
canzone d’autore in
Italia)». Alle spalle ha
già due album omonimi e pezzi per tutti, da Jannacci («Messico e nuvole», «Bartali») a Bruno Lauzi
(«Onda su onda»), da
Caterina Caselli («Insieme a te non ci sto
più») a Patty Pravo
(«Tripoli ’69»). Proprio lì è ritornato per
la sua ultima produzione discografica,
un Live Arena di Verona, uscito nel 2005 sia
su dischetto sia su dvd, che suggella tutta una vita spesa sui palcoscenici, prima ancora che a fare a pugni con
le canzoni.
«In realtà – ricorda – il mio interesse principale era il
teatro: non quello da recita, ma quello dove si poteva
mettere assieme strumentisti e musicisti con un senso di
raccoglimento che all’aperto non esiste. Poi mi sono accorto che era la scrittura a interessarmi di più: anche qui,
non mi ci vedevo, con la mia voce, a pronunciare certe
parole, certe frasi, certe melodie. Con il tempo ho capito che mi sbagliavo su molte cose. Oppure ho solo cambiato idea. Oggi penso che non sia vero che gli spazi più
suonatore (sono parole sue) ha attraversato mode e personaggi, prestandosi spesso a figure anche molto distanti fra di loro, a volte toccando il sublime dell’ironia («La
coppia più bella del mondo», una autoparodia interpretata con divertimento quasi inconsapevole da Adriano Celentano e Claudia Mori) e in altre occasioni limitandosi
ad accompagnare con classe e gusto visioni di provincia
sempre magiche, sottilmente naif, distaccate il giusto, al
punto da diventare tanti, complementari, quadretti surreali. Dal 1984 la sua produzione ha subito un’impennata, inanellando una serie di album-capolavoro (Paolo
Conte, Concerti, Aguaplano, Parole d’amore scritte a macchina,
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L’ altra musica
900) e instaurando poco a poco un rapporto privilegiato con l’estero, la Francia in particolare, fino alla scelta,
piuttosto recente, di immortalare gli anni venti parigini,
carichi di riferimenti disparati, in un musical «mancato»
come Razmataz, del 2000. Capace di trovare risorse inattese, di rimanere provinciale e nello stesso tempo internazionale, di essere esponente colto della musica italiana
e contemporaneamente incline al gergalismo, senza particolari grecismi o esercizi di stile, Conte ha collezionato
tanti fermo immagine che paiono arrivare direttamente
da un’altra epoca, ben più riflessiva dell’attuale.
Il «New York Times» lo ha paragonato a Randy Newman, tirando in ballo pure una «versione di David Bowie
che interpreta canzoni napoletane»; beata innocenza,
anche se nel tentativo che gli americani hanno fatto di
accorpare alla propria tradizione il suo lavoro si trova la
grande stima di cui Mr. Conte gode al di là dell’Oceano.
È proprio per queste zone d’ombra straniere, che comunque mostrano di apprezzarlo, che venne pensata Reveries
stalgia del Mocambo», «La casa cinese», «Il regno del
tango» sono tasselli quasi evanescenti, come se fosse venuto l’inverno, una fase in cui i ricordi hanno la meglio
sulla proiezione nel futuro. Invece, il progetto all’Arena
riapre la storia: quasi mai l’artista piemontese è stato così indaffarato, a suonare e progettare cose dal vivo, ma
pure a scrivere nuove musiche e nuovi testi, anche se ne
vedremo gli effetti solo l’anno prossimo.
Intanto, all’inizio del 2007, è uscito l’ultimo disco degli
Avion Travel, Danson Metropoli. È fatto per intero di canzoni di Paolo Conte. Rimasto un semitrio, il gruppo napoletano ha affrontato queste riletture, che comprendono
pezzi famosi come «Elisir» o «Max», ma pure un inedito assoluto, «Il giudizio di Paride», coinvolgendo direttamente il proprio modello ispiratore, tutt’altro che riluttante. In poco tempo, il maestro ha finito quasi per concertare, nel suo studio del Monferrato, le registrazioni
del disco, dimostrando, come sempre, «un estro geniale
e tanta generosità. Ci siamo trovati a rivedere le convinzioni su testi, accordi, fraseggi, con chi
li aveva scritti. È stato parecchio divertente (Fausto Mesolella, Avion Travel)».
Se il cd non ha vinto
una Targa all’ultimo
Tenco, e solo per uno
sparuto scarto di voti sui bravi Tetes De
Bois, ha però resuscitato una formazione
che pareva sull’orlo
del tracollo. Un miracolo che solo i grandi pezzi, di un grandissimo autore, possono riuscire ancora
a fare.
« Non m i piace
quando si cerca di
dare alla musica un
marchio preciso: jazz,
pop canzone d’autore. Sono ossessioni da
cataloghi. Quando si
scrive e si canta non
si fa parte di un catalogo. Neppure quando si dipinge. Ci finisci dopo, quando de(2003), una collezione di classici affrontati con una vervono cercare la vaschetta giusta per te. Nulla di male, ma
ve che trovava toni bandistici o chiaroscurali, comunque
i tempi cambiano. Credo che adesso ci sia una libertà di
contagiosi, senza suonare mai «fuori tempo». Non una
seguire la propria inclinazione che non ha niente a che
semplice antologia estemporanea, come scrivevamo, e
spartire con le etichette di un tempo. È vero, io amo lo
nemmeno una rilettura svogliata: uscito per la prestigioswing, mi infervoro se sento gli echi dell’Africa e in fonsa Nonescuch e soprattutto per il mercato Usa, Reveries
do il suono delle parole mi piace, se riescono a tradurre
è stato un tributo importante all’opera di Paolo Conte,
in maniera vera, magari ruspante, i sentimenti e le storie
offerto da un paese esigente e podell’uomo. Però, dopo essere saltaco esterofilo come gli Stati Uniti.
to in tanti recinti diversi non so più
Infine Elegia, che ha un tono stradove sono, e nemmeno bene chi
Pordenone
namente malinconico non riscatsono, e sa che le dico? Che è parecTeatro Comunale «Giuseppe Verdi»
tato da particolari ironie. «La no3 e 4 dicembre, ore 20.45
chio divertente».
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L ’ altra musica
Beatles, il recital si fa sperimentale
Il nuovo recital proposto da Uri Caine,
Ngujên Lê e Diana Torto
A
di Guido Michelone
l Teatro Eden di Treviso, mercoledì
Beatles Song Book.
5 dicembre è di scena The Beatles Song
Sulla classicità dei Beatles si potrebbe discuBook, nuovo recital sulle celeberritere all’infinito, tanto è profonda l’influenza dei
Treviso – Teatro Eden
5 dicembre, ore 20.45
me melodie di Lennon/McCartney, forse il
4 liverpooliani – Paul McCartney voce, basso,
progetto più originale della stagione jazzistipianoforte; John Lennon, voce, armonica, orca inaugurata il 16 ottobre con Paolo Fresu e il 3 novembre
gano, chitarra ritmica; George Harrison, sitar e chitarra solicon Fabrizio Bosso e programmata sino a marzo con Michel
sta; Ringo Starr, batteria e percussioni – con 14 album (1963Portal, Richard Galliano, Gianluigi Trovesi, Doctor 3, Irio
1970) che rappresentano in ordine progressivo – da Please Please
De Paula, eccetera. The Beatles Song Book è opera di un inedito
Me a Let It Be, passando per Rubber Soul, Revolver, Sgt. Pepper, Abtrio formato da Uri Caine alle tastiere, Ngujên Lê alle chitarbey Road – una disinvolta ricerca artistico-musicale dal semplire e Diana Torto al canto. Due le considerazioni su questo picce british-beat iniziale al sofisticato canzoniere evergreen, dalcolo grande evento trevigiano: da un lato il valore degli interle atmosfere psichedeliche all’indimenticato ascendente rock,
preti, dall’altro l’ormai solida classicità del repertorio musicadal melodismo romantico alle menzioni dotte. Ferma restanle prescelto.
do la struttura chiusa della forma-canzone i Beatles hanno saA interpretare i Beatles intervengono infatti tre esponenti del
puto via via lavorarci sopra, innestandovi richiami al raga ingrande jazz internazionale di chiara impronta avanguardista,
diano, al sinfonismo classico, al rock’n’roll, al country, al mapur trattandriga le, a l
dosi di uno
dixieland, alsperimentala torch-song,
lismo piaceal la popvole e diverart, al neo-litente, in graberty, sendo di mescoza mai tradilare con abire uno spirilità e disinto giovane,
voltura i più
un aplomb
variegati lininglese, uno
guaggi (non
humour disolo musicastaccato, un
li) degli ultisurrealismo
mi decenni.
f i l o s of e g Uri Caine da
giante.
Filadelfia, già
Proprio in
direttore delvirtù di tali
la Biennale
ragioni, i BeMusica di Veatles fin da
nezia, è in tal
allora divensenso il magtano oggetUri Caine
Diana Torto
g ior espoto non solo di
nente di quecover, ma ansto jazz poche di innostmoderno: compositore, virtuoso di pianoforte, organo, fenvativi remake da parte dei jazzmen, come pure di composider rhodes, progettista eccellente nel rileggere i classici da Batori, performer alternativi, solisti accademici, ivi comprese le
ch a Mahler in chiave free, come pure nel divertirsi a improvmigliori intelligenze del pop-rock. Infatti già la grande orchevisare blues e funky o a interagire con i disc-jockey e le nuostra swing di Count Basie dedicava un album intero alle prime
ve tecnologie. Ngujên Lê, vietnamita, da anni stabile a Parigi,
song di Lennon/McCartney, mentre la soprano Kathy Berè riuscito dopo la militanza in vari gruppi internazionali (anberian, moglie di Luciano Berio, cantava i Beatles in chiave
che con l’italiano Paolo Fresu), a forgiarsi un jazz eclettico e
barocca, vaudeville e dodecafonica. Da allora a oggi, oltre imcitazionista, ma più calato sul versante elettrico, con accenmensi vocalist come Frank Sinatra, Ray Charles, Ella Fitzgeni ai propri trascorsi asiatici, sia pur in chiave world-music ed
rald, Aretha Franklyn, che con una canzone hanno mostrato a
ethnic-jazz. Infine la bella Diana Torto si è messa in evidenza
tutti la bellezza di «Michelle», «Yesterday» o «Hey Jude», i Beaquale jazz-singer di gusto contemporaneo, tra Enrico Rava e
tles vengono reinventati nel jazz da Bob Belden, Joshua BreakPaolo Damiani, Kenny Wheeler e Mike Stren, con una voce
stone, Ann Dyer, L.A. Quartet, Rita Lee, Mike Mainieri, Lanprofonda che sa cogliere anche sfumature folk, cantautoriali,
franco Malaguti, Persuasions, John Pizzarelli, Scenario, Sarah
persino colte, come sarà probabilmente anche in questo The
Vaughan, e «domani» a Treviso dal trio Caine-Lê-Torto.
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L’ altra musica
Inedite, esclusive «Risonanze»
al Teatro Fondamenta Nuove
La declinazione del suono nelle musiche contemporanee
T
orna «Risonanze», l’ampia e variespigolosa, dura, articolata.
gata rassegna del Teatro FondamenAtteso ritorno quello di Laetitia Sadier,
Venezia
ta Nuove, da anni punto di riferi- Teatro Fondamenta Nuove cantante degli Stereolab, che il 22 febbraio
mento per l’incontro delle nuove musiche
porterà Monade, suo progetto solista, sul
dall’8 novembre 2007
contemporanee.
al 15 maggio 2008
palco lagunare. Nato come progetto di regiLa nuova stagione segue quel filo rosso che
strazioni casalinghe, Monade è cresciuto nel
ha portato anche le precedenti a percorretempo ed è diventata una band che oltre alla
re linee di tendenza molteplici ed eterodosse, per garantiSadier (impegnata al moog e al trombone, oltre che a cantare una panoramica sempre al di là dei margini: una tavolozre) vede coinvolte la bassista Marie Merlot, Nicolas Etienne
za di suoni che, di anno in anno, si fonde sempre in nuove
alle tastiere e Xavier Chabellard alla batteria.
cangianze.
Sintesi di libertà e creatività, ricerca sonora e impeto ritAl di là delle circuitazioni di rito, molti gli appuntamenti
mico, il 6 marzo sarà la volta del free jazz dei The Fish, trio
che al Fondamenta Nuove approdano in prima assoluta.
francese che, sulla scia della tradizione di Ornette Coleman
A dare il via alle danze l’8 novembre è The Mae John Coltrane, trova sempre la possibilità di
gic ID, emozionante progetto che unisce
squarciare domande nel cuore e nello stoalcuni degli artisti più sensibili della
maco degli ascoltatori.
scena sperimentale europea: i claA primavera scoccata, il 28 marrinetti di Kai Fagaschinski e Mizo, ecco i lenti e minimali svilupchael Thieke, la voce e la chipi sonori di Muta, tessitura cantarra della suadente Margagiante del trio composto da
reth Kammerer, l’elettroniRhodri Davies (arpa e eletca di Christof Kurzmann
tronica), Ingar Zach (per(mitico fondatore dell’eticussioni) e dalla flautista
chetta Charhizma) si fonAlessandra Rombolá.
dono in una nuvola di
Altro appuntamento di
suoni, a cavallo tra pop e
punta quello del 9 apridigital-songwriting.
le, che vedrà Fred Frith
Spesso ospite di «Ri– camaleontico chitarrisonanze» con i suoi prosta inglese che ha legato il
getti più creativi, il sassosuo nome ad alcune delfonista Larry Ochs torna
le esperienze creative più
sul palco del teatro venesignificative delle nuove
ziano il 12 novembre con il
musiche, dagli Henry Cow
suo Larry Ochs Sax & Drumai Naked City zorniani – e la
ming Core, per l’occasione alsua nuova creatura, Cosa Brava,
largato a quintetto con la presen«gruppo rock» che oltre all’arpista
za della pianista giapponese Satoko
Zeena Parkins accoglie l’unirsi delFujii e del trombettista Natsuki Tamura.
la violista Carla Kihlstedt e del batterista
L ar r y Ochs
Il gruppo presenterà il nuovo disco Up From
Matthias Bossi.
Under (Atavistic), registrato nel 2004 proprio al FonIl 29 aprile, Roy Nathanson e il suo nuovo progetdamenta Nuove.
to Sotto Voce porteranno sul palco del Fondamenta Nuove
Uno degli appuntamenti da non perdere è quello con i
poesia, vaudeville, hip-hop e improvvisazione.
Nurse With Wound: l’eclettico Steven Stapleton e l’inconDa sempre proprio la libera improvvisazione ha un posto
fondibile voce di David Tibet – che
già alDell’Olivo
Teatro Fondadi rilievo nel cartellone di «Risonanze». Una delle formazioGiovanni
in concerto
menta Nuove si era esibito con i Current 93 – per due serate
ni più stimolanti è certamente il trio Aus (8 maggio), compoin esclusiva (24 e 25 novembre) con una delle band di culto
sto dal trombonista tedesco Johannes Bauer e dagli austradell’avanguardia surrealistica.
liani Tony Buck alla batteria, e Clayton Thomas al contrabPossono convivere la potenza, le sottigliezze post-rock, la
basso. Ultimo appuntamento, quello del 15 maggio: dal sanvoracità del jazz downtown, la precisione della scrittura congue di Aphex Twin e dalle ossa di Ornette Coleman, l’anatemporanea e la libertà dell’improvvisazione? La risposta
tomia del gruppo Ergo è data dal suono collettivo del tastiela darà il nuovo anno con l’appuntamento del 19 gennaio,
rista Carl Maguire, del batterista Shawn Baltazor e del leaquando il trio francese Push The Triangle porterà in scena il
der, il trombonista e musicista elettronico Brett Sroka. Buon
suo mix di rock e jazz contemporaneo: una musica urbana,
ascolto! (i.p.)
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L ’ altra musica
San Servolo, un novembre a tutto jazz
In isola quattro appuntamenti con musicisti d’avanguardia
di Tommaso Gastaldi
L’
isola che non c’era. Quello che per molti anni è
stato un sogno esiste dal 2003, da quando la Provincia di Venezia ha concluso i lavori di recupero di San Servolo, luogo che i veneziani conoscevano come l’isola dei matti, visto che vi si ricoveravano i malati
psichici sin dal Settecento. Ora è una sede universitaria e
un luogo polifunzionale, dove vengono organizzati congressi, mostre, festival cinematografici e rassegne musicali con il vantaggio non indifferente che qui non si sentirà
mai nessun vicino urlare per il volume troppo alto. Nato
dagli sforzi congiunti di Provincia di Venezia, San Servolo Servizi e Associazione Culturale il Vortice, il San Servolo Jazz Meeting giunge quest’anno alla quarta edizione
e come negli anni precedenti si propone come punto di
riferimento per gli amanti del jazz d’avanguardia e sperimentale; quattro sabati di novembre in cui si avvicenderanno sul palco stelle nascenti del panorama nazionale alternate o affiancate da talenti internazionali. I primi musicisti a salire sul palco arrivano dalla fredda Scandinavia
dove da ormai molto tempo c’è un’interessante fioritura
di musicisti jazz: il trio del sassofonista Esa Pietilä con Ulf
Krokfors al contrabbasso e Markku Ounaskari alla batteria affiancheranno il sassofonista Claudio Fasoli in un
viaggio musicale basato sull’improvvisazione.
Nato a Venezia ma cresciuto musicalmente tra Bologna
e Milano, Fasoli è famoso anche per essere stato membro
dei Perigeo, gruppo di riferimento della scena progressive italiana degli anni settanta. Saliranno invece dalla Sicilia gli Skrunch, gruppo tutto italiano guidato dal batterista Francesco Cusa, che presenteranno in anteprima
i brani del loro secondo progetto
discografico L’arte della guerra,
che prende spunto dal testo
scritto da Sun Tzu un’antica raccolta, risalente al terzo secolo a.C., di consigli applicabili principalmente alla strategia militare, ma non solo. Disciplina musicata, espressa
da suoni indisciplinati.
Oltre al già citato
Cusa gli Skrun-
ch sono Paolo Sorge e Carlo Notoli, rispettivamente alla chitarra e alla chitarra baritono, Beppe Scardino e Piero Bittolo Bon ai sax e Dario De Filippo alle percussioni.
Un duo pianoforte-sassofono per una serata dedicata all’improvvisazione partendo da brani di Thelonious Monk
sarà l’evento della sera del 17 novembre; Daniele D’Agaro è un sassofonista di origine friulana che si è formato
tra Berlino e Amsterdam ed è per questo che il suo talento è riconosciuto molto più all’estero che in Italia, mentre
Alex von Schlippenbach è un pianista berlinese che partendo dalle influenze di compositori come Bud Powell o
Oscar Peterson, ha poi abbracciato la free music, fondando tra l’altro la Globe Unity Orchestra in cui sono passati i
più grandi musicisti mondiali legati alla musica d’improvvisazione. I due compositori hanno da poco fatto uscire
un loro nuovo lavoro discografico dal titolo Dedalus. Il 24
novembre, ultima data della rassegna, si propone come
una serata di illusionismo musicale: Houdini’s Cage è infatti il titolo dello spettacolo portato in scena dal collettivo
musicale El Gallo Rojo, nome che corrisponde a un’etichetta e a una comunità di musicisti considerati una delle realtà più interessanti e creative della scena jazz italiana. A San Servolo ci saranno la batteria di Zeno De Rossi, la chitarra di Enrico Terragnoli, il sax tenore di Francesco Bigoni assieme a una guest star
di tutto rispetto come il contrabbassista Greg Cohen,
già collaboratore di John
Zorn e Tom Waits. A loro il compito di recuperare brani vintage, riappropriandosene rivivendoli musicalmente, liberandoli dalla gabbia dell’oblio con un colpo di magia e di grande tecnica, come in fondo faceva il mago Houdini. Alla fine di ogni
concerto ci sarà a disposizione
un vaporetto gratuito che riporterà gli spettatori a S. Zaccaria cullandoli in un romantico viaggio
notturno in laguna.
Greg Cohen
Esa Pietilä
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L’ altra musica
Da Giorgio Canali ai Jennifer Gentle
Il Veneto vibra al suono di proposte eterogenee
T
ra novembre e dicembre una serie di ottime proposte musicali transita nella nostra regione. A dare inizio… alle note è Giorgio Canali, il 2 novembre allo
Zion Rock Club di Conegliano. Storico chitarrista al fianco
di Giovanni Lindo Ferretti prima nei Cccp, poi nei Csi e nei
Pgr, già collaboratore dei primi Litfiba, Canali ha anche avviato una carriera solista.
Arrivato al traguardo del
quarto album in nove anni di onorata carriera, nel
2007 pubblica un nuovo lavoro a suo nome, Tutti contro tutti, accompagnato dalla sua band, i Rossofuoco:
un condensato di rabbia e
desolazione sputate fuori al
suono di un rock incendiario e viscerale. Sempre lo
Zion Rock Club, il 10 novembre, ospiterà gli Ozric
Tentacles, gruppo strumentale inglese attivo dal
1984 nell’ambito del rock
psichedelico con molte influenze elettroniche.
È quindi la volta di Carmen Consoli. Gennaio
2007, quasi un anno fa, la
vede partire con un
nuovo tour teatrale in
giro per l’Italia accompagnata dalla regista siciliana Emma Dante,
la quale scrive dei testi su alcuni dei personaggi tratti dalle canzoni della «cantantessa». Nel febbraio dello
stesso anno esce il film
Saturno Contro di Ferzan
Ozpetek, la cui colonna sonora contiene la
cover di Je suis venue te dire que je m’en vais di Serge
Jennifer Gentle
Gainsbourg interpreta dalla Consoli, già inserita nell’album État de
necessité. Dopo aver riproposto in estate lo spettacolo teatrale,
si esibisce nuovamente oltreoceano sul finire di settembre:
segno certo della sua crescente popolarità anche al di fuori del contesto nazionale. Il 3 novembre sarà dunque al New
Age di Roncade per un attesissimo ritorno in patria.
Il 7 novembre, sul palco del Teatro Rossetti di Trieste, è di
scena Ornella Vanoni, voce assolutamente unica del repertorio italiano, che da tempi quasi immemori si accompagna
a melodie irripetibili e a parole dense di passione e sentimento. Una discografia notevole quella della Vanoni, che vede i
suoi inizi già negli anni cinquanta e che inesorabile arriva al
nuovo album di inediti, che porta il titolo di Una bellissima ragazza. La Vanoni farà tappa anche a Venezia, al Teatro Goldoni, il 17 e il 18 novembre.
Attesissimo al Palasport di Pordenone il 9 novembre il
concerto dei Deep Purple, uno dei gruppi fondamentali dell’hard rock, inferiori forse ai soli Led Zeppelin, rispetto ai quali probabilmente non hanno avuto uguale propensione alla
sperimentazione e alla ricerca sonora. Con ciò non
si creda che i Deep Purple
siano stati privi di originalità: la loro miscela di fragore
e melodie raffinate, abbinata a un’eleganza esecutiva
indubbia, costituisce una
novità nell’ambito del rock
più ruvido. Il 23 novembre
si torna a Venezia, al Teatro Malibran, dove Francesco De Gregori darà il
via al suo nuovo tour teatrale, che continuerà sino a
primavera toccando più di
Giorgio Canali e i Rossofuoco
50 città italiane. Ad accompagnare il cantautore,
i musicisti che abitualmente lo affiancano sia
nelle performance live
che nelle registrazioni
discografiche.
E in regione torna anche Franco Battiato, il 5
dicembre al Teatro Accademia di Conegliano, dopo il successo del
tour estivo che ha toccato le città più importanti, i luoghi più suggestivi, storici e ricchi
di fascino del nostro
Paese. Molti brani del
Vuoto saranno parte integrante del programma, che comunque spazierà dagli esordi a oggi, con quel
senso antologico che da sempre anima i tour di Battiato.
Sbocciati proprio nella campagna veneta, saranno invece i
Jennifer Gentle a calcare, il 6 dicembre, il palco del Big Fish
a S. Anna di Chioggia. Dopo un mese e mezzo di concerti senza tregua negli Stati Uniti e con un nuovo disco all’attivo – The Midnight Room, uscito nel giugno 2007 per la Sub
Pop Records – la band padovana torna sul suolo italiano per
deliziare i fan nostrani con il loro rock psichedelico e irriverente. (i.p.)
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