Zsolt Hamar
Kristóf Baráti
Orchestra del Maggio
Musicale Fiorentino
Soci Fondatori
del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Francesco Bianchi
Commissario straordinario
Zubin Mehta
Direttore principale
Alberto Triola
Direttore generale
Gianni Tangucci
Consulente artistico
del Commissario Straordinario
Giorgio Mancini
Responsabile artistico MaggioDanza
Lorenzo Fratini
Maestro del Coro
Tiziano Santi
Direttore degli allestimenti
Collegio dei revisori dei conti
Giovanna D’Onofrio Presidente
Fabrizio Bini
Membri effettivi
Sergio Lisi
Laura Arcangeli
Membro supplente
Situazione al 20 luglio 2013
Zsolt Hamar
Kristóf Baráti
Direttore
Violino
Zsolt Hamar
Kristóf Baráti
Mikhail Glinka
Ruslan e Ljudmila, Ouverture
Aleksandr Glazunov
Concerto in la minore op. 82
per violino e orchestra
Moderato
Andante sostenuto
Allegro
Sergej Rachmaninov
Sinfonia n. 2 in mi minore op. 27
Largo. Allegro moderato
Scherzo: Allegro molto
Adagio
Finale: Allegro vivace
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
TeaTro Comunale
Giovedì 24 ottobre 2013, ore 20.30
L’ATTO
DI NASCITA
DELL’OPERA
RUSSA
di Daniele Spini
i suoi avevano ricavato dal poema di Puškin narra delle traversie che attraverso
i cinque atti del libretto impediscono l’unione di Ljudmila, figlia del granduca di
Kiev, e del valoroso guerriero Ruslan (siamo nel IX secolo, nella Russia pagana).
La vita di Ruslan è minacciata da due rivali, il guerriero Farlaf e il principe tartaro
Ratmin: tutti e tre partiranno alla ricerca di Ljudmila, misteriosamente rapita;
fra maghi, streghe e nani malvagi, l’azione prosegue fino all’apoteosi finale, con
Ruslan che ridesta Ljudmila dal sonno in cui l’ha gettata un sortilegio del mago
Finno, e la felice riunione dei due. A questo intreccio Glinka unì una musica che
pur continuando ad accogliere in sé echi delle maggiori esperienze occidentali
di quell’epoca, da Mozart a Bellini o Donizetti, tuttavia segnava da quella tradizione un distacco assai più netto che non nella Vita per lo Zar. Alle evocazioni fiabesche e fantastiche della trama - in tutto calata in un clima immaginativo
autenticamente russo - corrispondono nella partitura di Glinka le presenze di
temi o spunti stilistici dichiaratamente estratti dal patrimonio folkloristico russo,
georgiano, addirittura turco, arabo e finnico. Tratti, questi, che si ritrovano al
meglio nell’Ouverture dell’opera; rimasta senz’altro la cosa più nota di Glinka,
con l’Ouverture della Vita per lo Zar e la Kamarinskaja, e con esse e forse più di
esse divenuta una specie di inno nazionale della musica russa. Popolarità e valore simbolico ugualmente e ampiamente meritati: i ritmi di danza, i temi incisivi, l’orchestrazione scintillante ma equilibratissima, gli episodi più drammatici
che a volte si intromettono nel suo brio inarrestabile e infuocato si compongono in un quadro formale di esemplare sicurezza ed eleganza: un po’ un modello a gran parte dei prossimi sviluppi della musica russa, nazionalista o meno,
dalle brillanti pitture orientali di Borodin e Rimskij alle levigate e occidentalizzate costruzioni formali di Čajkovskij. Ma anche, dietro la violenta diversità dei
linguaggi stilistici, agli scabri quadri popolareschi di Musorgskij.
Mikhail Glinka in un ritratto di Ilya Repin
MIKHAIL GLINKA
Ruslan e Ljudmila, Ouverture
Seconda delle due opere teatrali di Glinka, Ruslan e Ljudmila rappresenta, ancor
più di quella Vita per lo Zar o Ivan Susanin che la precede, l’atto di nascita di una
vera e propria scuola nazionale russa. Esploso con Una vita per lo Zar nel 183,
il nazionalismo di Glinka trovò più completa realizzazione musicale (anche se
forse con esiti artistici meno felici, in complesso) con Ruslan e Ljudmila, rappresentata al Teatro Imperiale di Pietroburgo il 9 dicembre 1842. Con Ruslan l’arte
di Glinka si poneva anche esteriormente sotto il segno della massima esperienza
poetica del romanticismo russo, quella di Puškin; su un poema del quale Glinka
stesso, in collaborazione con altri, si basò per la stesura del libretto. Puškin, del
resto, avrebbe dovuto anch’egli collaborare alla sistemazione del testo, e solo il
protrarsi della composizione, tirata assai per le lunghe da Glinka, gli impedì di
farlo prima che sopraggiungesse la sua tragica morte. La vicenda che Glinka e
Periodo di composizione: 1837-42
Prima esecuzione: San Pietroburgo, Teatro Imperiale, 9 dicembre 1842
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni,
2 trombe, 3 tromboni, timpani e archi
Durata: 8 minuti circa
Ultima esecuzione nelle Stagioni del Teatro:
Il Maggio d’Estate a Palazzo Pitti
Palazzo Pitti, Cortile dell’Ammannati, 27 luglio 2013
Direttore Daniel Cohen
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Bozzetto di Ivan Bilibin per Ruslan e Ljudmila, 1912
Nella disputa estetica che nella Russia di fine Ottocento vedeva contrapposti i
sostenitori di un cosmopolitismo filo-occidentale ai nazionalisti, fautori di una
musica antiaccademica imperniata sulla rielaborazione del patrimonio
folkloristico autoctono, Aleksandr Glazunov preferì non prendere posizione
netta, bensì camminare in mezzo alla strada. Vale a dire, appropriarsi di quanto
di buono trovava nelle due tendenze per poi rielaborarlo alla sua maniera,
secondo le occasioni e i momenti. Un eclettico, dunque, dalla biografia che si
adagia in egual misura su XIX e XX secolo, ma la cui caratura espressiva e il gusto
artistico sono del tutto ottocenteschi, e anche la società che esprime attraverso
le sue opere è quella colta, facoltosa e titolata della Pietroburgo cosmopolita al
tramonto dello zarismo. Epoca di declino splendente e voluttuoso che si riflette
nelle sgargianti fantasmagorie coloristiche dell’orchestra di Nikolaj RimskijKorsakov e della sua cerchia di discepoli, Ljadov, Stravinskij, Prokof’ev. E
Glazunov, appunto: musicista elegante, misurato, maestro nell’impastare timbri
e nel levigare le forme, considerato come un ponte tra la tendenza nazionalistica
rappresentata dal “Gruppo dei Cinque” e l’indirizzo occidentalizzante espresso
da Čajkovskij; ritenuto inoltre, nel campo della sinfonia, l’anello di congiunzione
fra lo stesso Čajkovskij e Šostakovič, taluni ne accostano lo stile addirittura a
Brahms per il suo modo di esprimere emozioni profonde in forme sempre
misurate, attraverso mille sottigliezze del discorso musicale. Con alcuni dei
“Cinque”, peraltro, Glazunov ebbe vincoli diretti: a parte il biennio di studio in età
adolescenziale con Rimskij e il profondo sodalizio artistico e umano da allora
instauratosi tra loro, vanno rammentate le frequentazioni con Milij Balakirev (fu
proprio lui a suggerirgli di prendere lezioni dal collega) e Aleksandr Borodin,
dopo la morte del quale Glazunov collaborò con Rimskij al completamento
dell’opera Il principe Igor, lavorando soprattutto su ouverture (che, avendola
udita spesso dall’autore al pianoforte, fu in grado facilmente di trasferire su
pentagramma, a memoria) e III atto.
L’ECLETTICO
GLAZUNOV
di Gregorio Moppi
Rampollo della più antica famiglia di editori russi, nato a Pietroburgo nel 18,
morto nel 193 vicino a Parigi, Glazunov fu polistrumentista, capace di
maneggiare con la stessa disinvoltura piano, violoncello, clarinetto, corno,
trombone, percussioni, oltreché compositore precocissimo. Non aveva
nemmeno vent’anni quando la sua prima Sinfonia ricevette le lodi dell’anziano
Liszt. Dal talento di Glazunov restò assai impressionato anche Mitrofan Beljaev,
magnate di legnami, al punto da impiantare una casa editrice musicale, la prima
in Russia, e istituire una stagione concertistica dedite alla promozione dei
giovani connazionali. Attorno al munifico mecenate si sviluppò così un circolo
artistico di cui Rimskij e Glazunov erano gli animatori: gruppo progressista nelle
intenzioni, in realtà cenacolo di inclinazione accademica la cui brama di
politezza formale e il rispetto assoluto dei precetti di scuola sfocerà in seguito
nel rifiuto categorico di ogni modernismo - da qui, forse, anche il disprezzo di
Glazunov per la musica di Stravinskij. Nel 1889, a dimostrazione di quanto fosse
ormai consolidata la sua fama in patria, Glazunov venne nominato professore di
Aleksandr Glazunov in un ritratto di Ilya Repin, 1887
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composizione e strumentazione al Conservatorio di Pietroburgo. Ed entro lo
scoccare del Novecento la gran parte delle sue opere maggiori era già venuta
alla luce: sei sinfonie su otto, cinque dei sette quartetti per archi, i balletti
Rajmonda e Le stagioni, la suite sinfonica Chopiniana (che poi Michel Fokine
adotterà per accompagnare la coreografia delle sue Sylphides). Quando nel 190
Rimskij-Korsakov fu allontanato dalla direzione del Conservatorio di Pietroburgo
per aver appoggiato gli studenti in rivolta, Glazunov ne prese il posto. Vi restò
fino al 1928, mal tollerato dai bolscevichi che ne giudicavano la musica troppo
borghese, via via interessato più all’alcol che allo scrivere, spesso tuttavia
soccorrendo di tasca propria tanti ragazzi meritevoli, tra cui Šostakovič.
Il Concerto in la minore op. 82 per violino e orchestra data al 1904, stesso anno
del Concerto per violino di Sibelius ugualmente imbevuto di color locale,
nordico questo, slavo Glazunov. Il quale distende tale tinta caratteristica su quasi
ogni frase della partitura, benché la vernice da lui usata non sia della stessa
specie di quella impiegata dai “Cinque”, di solito aspra, spiazzante, ruvida,
derivata direttamente dalla voce delle masse rurali, ma assomigli piuttosto a
quella mondana e accattivante espressa da Čajkovskij, russa non meno dell’altra,
però pertinenza di russi colti e benestanti, oppure magari in dissesto finanziario,
comunque incapaci di rinunciare alle comodità, alla vita mondana, ai
possedimenti di famiglia. E qualche struggente movenza alla Čajkovskij, il
Concerto non ha timore ad assumerla; la espone, anzi, con compiacimento così
innocente da apparire non tanto citazione, quanto cosa propria, assimilata per
lunga, devota frequentazione. L’op. 82 (dedicata al violinista Leopold Auer,
primo interprete nel febbraio 190 a Pietroburgo: colui che a suo tempo aveva
rifiutato da Čajkovskij l’omaggio del Concerto op. 3 poiché gli pareva
ineseguibile) è un lavoro del Novecento in cui di novecentesco non c’è nulla, e
ALEKSANDR GLAZUNOV
Concerto in la minore op. 82
per violino e orchestra
Moderato
Andante sostenuto
Allegro
Periodo di composizione: 1904
neppure lo si intravede fra le pieghe: continua a essere pervaso da un empito
romantico ancora inestinguibile, che non sente la necessità di mettersi in
discussione perché non sembra aver intercettato alcun presagio di crisi, né
espressiva, né linguistica, né tantomeno personale o sociale. Si interroga
soltanto - e non è poco, comunque - sul problema architettonico. La medesima
questione affrontata dai compositori a partire dalla prima metà dell’Ottocento,
quando la struttura del concerto solistico in tre tempi distinti tramandata dal
classicismo viennese pareva ormai obsoleta e perciò si tentava di mutarla in
entità più organica. La risposta di Mendelssohn, con il Concerto per violino op.
4, era consistita semplicemente nell’incollare i tempi l’uno all’altro. Quella di
Liszt, con il Concerto per pianoforte n. 2, nel creare un unico, ampio movimento
suddiviso in più sezioni apparentate nei temi. Una soluzione poi adottata da
Rimskij-Korsakov nel Concerto per pianoforte op. 30 (1882-83) e di cui si serve
anche Glazunov. L’op. 82 è difatti un Concerto in tre tempi incatenati assieme
senza soluzione di continuità. L’autore sembra aver ben presente pure la Sonata
per pianoforte di Liszt, nella quale la forma tradizionale di un primo tempo di
sonata classica diventa il vasto contenitore per gli altri tempi, incuneatisi al suo
interno. Lo stesso accade, in parte, con il primo tempo di questo Concerto,
Moderato, che accoglie in sé il secondo, Andante sostenuto. L’incipit del
Moderato rammenta da vicino l’attacco del Concerto di Mendelssohn: una
macchia di colore orchestrale che innesca immediatamente il canto del violino,
in questo caso rivestito di conturbante smalto slavo. V’è inoltre un secondo
tema, segnato “tranquillo” in partitura, i cui contorni flessuosi e struggenti
paiono modellati dalla mano di Čajkovskij. Enunciati i due motivi principali, il
compositore non ci lavora subito sopra come richiederebbe la regola,
spremendone fuori le tensioni interne: prima, preferisce lasciare spazio a un
nuovo pannello, ciò che in un Concerto classico sarebbe il secondo tempo e qui
invece viene incastonato nel cuore del primo. Tuttavia questo Andante
sostenuto non si presenta quale corpo estraneo, sembra semplicemente un
nuovo motivo, per giunta consanguineo del primo malgrado i tratti somatici
meno definiti. Si tratta comunque di una parentesi breve dopo la quale riprende,
quasi nulla fosse successo, il cammino del Moderato che si sviluppa attraverso
l’eccitazione bravuristica del solista condotto da ultimo a un’estesa cadenza a
corde doppie - il che procura all’ascolto un effetto polifonico, come se a suonare
fossero due violini. Al che, sempre senza alcuna fermata, si salda l’ultimo tempo,
Allegro, avviato con enfasi marziale dal suono di corni e trombe: pagina
estroversa, variopinta (richiede anche arpa, campanelli, triangoli, piatti),
percorsa da una festosità sfrenata che ammicca a movenze da fiera paesana,
osservate però con l’occhio colto di un musicista di città.
Prima esecuzione: San Pietroburgo, 1 febbraio 190
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni,
2 trombe, 3 tromboni, timpani, percussioni, arpa e archi
Durata: 20 minuti circa
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Alexander Beggrov, Veduta della Neva e del palazzo dell’Ammiragliato al chiaro di luna, 1882
UN
MANIERISMO
SONORO
MALINCONICO
E SPLENDIDO
di Giuseppe Rossi
Durante la stagione 190-190 Sergej Rachmaninov era impegnato come direttore d’orchestra al Teatro Bol’šoj di Mosca. Nei rari momenti di riposo dai suoi
obblighi di pianista e direttore si dedicava alla composizione delle nuove opere
Il cavaliere avaro e Francesca da Rimini. Dopo le prime rappresentazioni di questi due lavori, da lui stesso diretti nel gennaio del 190 al Bol’šoj, Rachmaninov
cominciò a pensare di prendersi un lungo periodo di vacanza con un viaggio in
Occidente. A lasciare la Russia lo spingevano non solo i diversi malanni che da
mesi lo affliggevano, ma un senso di insicurezza personale derivata dall’instabilità politica seguita ai moti del gennaio 190. Decise quindi di partire con la
moglie e la figlia per la Germania e fissò la sua nuova residenza a Dresda dove
poteva dedicarsi in tutta tranquillità alla composizione. Qui tra il 190 e il 1909
videro la luce alcune opere vaste e ambiziose come la Prima sonata per pianoforte, il Poema sinfonico L’isola dei morti e la Sinfonia in mi minore. Non fu facile
per Rachmaninov accostarsi una seconda volta al genere sinfonico dopo l’esito
infelice toccato alla sua precedente Sinfonia in re minore che, diretta da Glazunov, aveva suscitato reazioni così violente da condurre il musicista alle soglie di
un grave esaurimento nervoso. Era addirittura arrivato a distruggere la partitura di quello sfortunato lavoro giovanile ma, dopo la sua morte, la ricostruzione basata sul ritrovamento delle parti d’orchestra ha potuto verificare
l’interesse della Prima sinfonia e la sua importanza incalcolabile sui futuri sviluppi del linguaggio di Rachmaninov. Il timore di incorrere in un nuovo infortunio lo convinse quindi a lavorare in segreto: solo dopo cinque mesi dedicati
alla partitura, soprattutto ai problemi formali del primo movimento, si decise a
rivelarne l’esistenza agli amici più intimi. Completata verso la fine del 1907, la
Sinfonia in mi minore conobbe la prima esecuzione l’8 febbraio 1908, durante
un concerto diretto a Pietroburgo dallo stesso compositore, e l’esito fu positivo.
Molti anni più tardi, durante il suo ultimo soggiorno americano, Rachmaninov
sottopose la partitura a una revisione radicale riducendone drasticamente la
durata in origine fissata in un’ora circa. Solo recentemente, superata la diffidenza
nei confronti della produzione sinfonica di Rachmaninov e nel dilagare della
curiosità per tutti i documenti, maggiori e minori, del Decadentismo, molti direttori sono tornati alla prima stesura con le sue vaste proporzioni. Certo, al di
là della collocazione problematica di un lavoro così dichiaratamente regressivo
in un contesto storico volto verso ben altri traguardi, non si può negare alla Seconda di Rachmaninov una raffinatissima coerenza strutturale e una veste timbrica lussureggiante calcolata con ammirevole artigianato.
Il primo movimento, Allegro moderato, quello che gli era costato lo sforzo maggiore, risulta di fatto il più vasto ed elaborato di tutta la Sinfonia. Il Largo introduttivo presenta ai violini la cellula tematica di sette note che sta alla base del
materiale motivico di tutta la partitura. Appare chiaro fin dalle prime battute
che il riferimento diretto di Rachmaninov è Čajkovskji, in particolare quello della
sua ultima Sinfonia Patetica. Ma mentre l’empito melodico e l’intensità passionale spingono Čajkovskji sul baratro di una catastrofe psicologica che rasenta
l’isteria, il masochismo autodistruttivo, lo stesso punto di partenza fa approdare
Ritratto di Sergej Rachmaninov di Konstantin Somov, 1925
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Rachmaninov in un’estasi nostalgica e consolatoria. Nella forma Sonata dell’Allegro moderato, imperniata sul contrasto tematico e sul rapporto maggioreminore, si riconosce una capillare unità del materiale, tutto relazionabile alla
figura-motto del Largo. L’ossequio alla convenzione, senza le lucide alterazioni
praticate da Čajkovskji nel primo tempo della Patetica, sembra adombrare sentimenti stereotipi e accordarsi al processo di corruzione dell’idealismo romantico in sentimentalismo privato. Interessante è però l’ampia sezione dello
sviluppo, non tanto per particolari pregi poetici, quanto per l’abilità con cui Rachmaninov sa rinviare il climax mediante una sorprendente dilatazione e iterazione di elementi minimi, dove già si avverte il gusto per la decorazione fine a
se stessa che caratterizzerà le Sonate e le Études-Tableaux.
Oltre alla compattezza del materiale è pure evidente la volontà di relazionare più
strettamente i quattro tempi a coppie (primo/terzo; secondo/quarto): il secondo
tema dell’Allegro iniziale si trasforma nel motivo dell’Adagio e il tema del Finale
è ricavato da quello dello Scherzo. Nel secondo movimento, Allegro molto, si
alternano tre sezioni distinte: al carattere ritmico e giocoso dell’inizio segue un
episodio lirico con funzione di Trio e quindi un fugato costruito sulla prima figura. La successione articolata sul continuo contrasto delle sezioni (ABACABA)
è chiusa da una coda dove gli ottoni rievocano il motto del Largo introduttivo.
Per l’Adagio Rachmaninov tiene in serbo le seduzioni più scoperte della sua inventiva melodica, torrenziale e perfino impudica. Nonostante la vastità delle
proporzioni, per una durata di circa un quarto d’ora, la struttura di questo tempo
lento è tradizionale, modellata sullo schema di una romanza con ritornello ricorrente che separa le riprese variate del tema.
Rachmaninov recupera il Kitsch familiare della musica da salotto, con la sua facile inclinazione al sentimentalismo, le sue formule cristallizzate di espressione, e lo ingigantisce in una nuova, lussuosa veste sinfonica. Sfarzosa è
anche la messinscena del Finale, un Allegro vivace trionfante e ottimistico. Vi
si ammira soprattutto la maestria dell’orchestratore, spinta fino al virtuosismo
coloristico, al puro divertimento sonoro dove è presente la lezione di Čajkovskji ma anche di Strauss.
Skrjabin e Rachmaninov incarnano due opposti tentativi di uscire dal vicolo cieco
del tardo Romanticismo russo. Entrambi prendono atto della grave crisi di ideali
negli anni inquieti che precedono la rivoluzione ma, mentre il primo immette
nella musica una colorazione mistica, smaterializza il suono in simbolo alla ricerca di una purificazione, Rachmaninov si chiude nella gabbia dorata di un manierismo sonoro malinconico e splendido, dove il compiacimento virtuosistico e
il culto del mestiere, nutriti delle formule consunte del passato, finiscono per arginare ogni pericolosa irruzione esterna. Per questo la musica di Rachmaninov
appare oggi come un’oasi tranquilla tra le tempeste, un paradiso artificiale senza
futuro. Di qui la sua triste, aristocratica coerenza e il fascino un po’ morboso che
continua a esercitare sul pubblico e sui grandi virtuosi, pianisti e direttori.
Sergej Rachmaninov in una foto del 1909
SERGEJ RACHMANINOV
Sinfonia n. 2 in mi minore op. 27
Largo. Allegro moderato
Scherzo: Allegro molto
Adagio
Finale: Allegro vivace
Periodo di composizione: 1907
Prima esecuzione:
San Pietroburgo, Teatro Marijinskij, 8 febbraio 1908
Organico: ottavino, 3 flauti, 3 oboi, corno inglese, 2 clarinetti,
clarinetto basso, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba,
timpani, percussioni e archi
Durata: minuti circa
Ultima esecuzione nelle Stagioni del Teatro:
Opere Balletti Concerti 200-2007
Teatro Comunale, 1, 18 marzo 2007
Direttore Alexander Vedernikov
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Nikolay Dubovskoy, San Pietroburgo di notte
D I SCOGRAFIA
d i G i us e p p e R o s s i
Gennadij Roždestvenskij - Bbc Symphony Orchestra - ICA Classics 1981
Leonard Slatkin - St. Louis Symphony Orchestra - Telarc 1991
Georg Solti - London Symphony Orchestra - Decca 19
Evgenij Svetlanov - Orchestra Sinfonica di Stato della Federazione Russa
Canyon 1992.
La discografia di Zsolt Hamar include Roman Fever ed Elegia in memoriam Hannah Senesh di Gyula Fekete, opere sinfoniche di Kamilló Lendavay e László Dubrovay, la Prima Sinfonia di Mahler (Hungaroton), il Concerto op. 4 di Leó
Weiner (Budapest Music Center), i Concerti per fiati di Ermanno Wolf-Ferrari
(Cpo), Serenade di Bernstein e il Concerto op. 14 di Barber (Amadeus), Prometheus, Mazeppa, Tasso e Les Préludes di Liszt (BMC).
Kristóf Baráti ha inciso le Sonate e le Partite per violino solo di Bach (Berlin Classics), l’integrale delle Sonate di Beethoven (Brilliant Classics) e i primi due Concerti di Paganini (Berlin Classics).
Fra le molte incisioni della Ouverture da Ruslan e Ljudmila di Glinka spiccano
senz’altro le diverse esecuzioni registrate da Mravinskij con la Filarmonica di Leningrado, tutte contrassegnate da prove di virtuosismo orchestrale elettrizzante.
Nessun direttore sembra poter competere con la frenesia ritmica e la vivacità di
colori di Mravinskij, anche se risultati di notevole pregio sono riscontrabili nelle
storiche testimonianze interpretative di Bernstein e Ančerl, Reiner e Solti, come
in quella più recente di Gergiev. Sempre a Gergiev bisogna rifarsi per conoscere
l’opera nella sua completezza. La sua registrazione integrale pubblicata dalla
Philips si colloca sullo stesso alto livello esecutivo delle precedenti versioni Melodiya di Kondrašin e Simonov superandole però di gran lunga sotto il profilo
tecnico.
MIKHAIL GLINKA
Ruslan e Ljudmila, Ouverture
ALEKSANDR GLAZUNOV
Concerto in la minore op. 82 per violino e orchestra
Karel Ančerl - Orchestra Filarmonica Ceca - Supraphon 19
Leonard Bernstein - New York Philharmonic - Sony 193
Andrew Davis - Orchestra Filarmonica di Stoccolma - Finlandia 199
Valery Gergiev - Orchestra del Teatro Kirov di San Pietroburgo - Philips 1993
Evgenij Mravinskij - Orchestra Filarmonica di Leningrado - Erato 1982
Mikhail Pletnev - Orchestra Nazionale Russa - DG 1993
André Previn - Los Angeles Philharmonic Orchestra - Philips 198
Fritz Reiner - Chicago Symphony Orchestra - RCA 199
Artur Rodzinski - Royal Philharmonic Orchestra - EMI 197
Mstislav Rostropovich - Orchestre National de France - EMI 1978
Boris Belkin - Jun’ichi Hirokami - Royal Philharmonic Orchestra - Denon 199
Julia Fischer - Yakov Kreizberg - Orchestra Nazionale Russa - PentaTone 2004
Vadim Gluzman - Andrew Litton - Orchestra Filarmonica di Bergen - BIS 2007
Chloë Hanslip - Alexander Vedernikov - Orchestra della Svizzera Italiana
Hyperion 2012
Jascha Heifetz - Sir John Barbirolli - London Philharmonic Orchestra - EMI 1934
Jascha Heifetz - Walter Hendl - RCA Victor Symphony Orchestra - RCA 193
Leila Josefowicz - Charles Dutoit - Montreal Symphony Orchestra - Philips 1999
Ilya Kaler - Camilla Kolchinsky - Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione Polacca
Naxos 1994
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Nathan Milstein - Antal Doráti - Minneapolis Symphony Orchestra - Naxos 1949
Nathan Milstein - William Steinberg - Pittsburgh Symphony Orchestra - EMI 197
Nathan Milstein - Rafael Frühbeck de Burgos - New Philharmonia Orchestra
EMI 19
Ricardo Odnoposoff - Walter Goehr - Orchestre des Concerts de Paris
Doron Music, Doremi Records 197
David Oistrakh - Kiril Kondrašin - Orchestra Sinfonica di Stato dell’Urss
Brilliant Classics, Preiser 1947
Itzhak Perlman - Zubin Mehta - Israel Philharmonic Orchestra - EMI 1988
Michael Rabin - Lovro von Matacic - Philharmonia Orchestra - EMI, Testament 194
Ruggiero Ricci - Reinhard Peters - Philharmonia Hungarica - Regis 1980
Gil Shaham - Mikhail Pletnev - Orchestra Nazionale Russa - DG 199
Oscar Shumsky - Neeme Järvi - Royal Scottish National Orchestra - Chandos 1987
Julian Sitkovetsky - Kiril Kondrašin - Orchestra Sinfonica di Mosca - Artek 192
Josef Sivo - Horst Stein - Orchestre de la Suisse Romande - Decca 1971
Heinz Stanske - Carl Schuricht - Berliner Philharmoniker - Archipel 191
Zoltán Székely - Willem van Otterloo - Hague Residentie Orchestra
Music & Arts 1942
Viktor Tretyakov - Aleksandr Lazarev - Orchestra Sinfonica di Stato dell’Urss
Yeadang Entertainment 1981
MaximVengerov - Claudio Abbado - Berliner Philharmoniker -Warner Classics 1994
Nikolaj Znaider - Mariss Jansons - Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese
RCA 2001.
La discografia del Concerto per violino di Glazunov è dominata dalla storica incisione realizzata a 78 giri da Jascha Heifetz certo datata sul piano della qualità
del suono anche se provvista di un equilibrio e un nitore per l’epoca sorprendenti. Neppure lo stesso Heifetz trent’anni dopo è riuscito ad uguagliare la perfezione tecnica e il fascinoso lirismo raggiunti nel 1934 con l’apporto elegante
e affettuoso di Barbirolli. Un altro classico della discografia del Concerto è la seconda incisione di Nathan Milstein realizzata con William Steinberg che è decisamente preferibile alle altre due e presenta un approccio più asciutto e
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distaccato ma capace di conferire al lavoro di Glazunov un’unità e una tensione
difficilmente riscontrabili in altre registrazioni. All’esempio di Heifetz si è ispirato Michael Rabin, il grande allievo di Ivan Galamian passato come una sfolgorante meteora nel firmamento musicale prima di morire a soli trentasei anni
nel 1972 in seguito ad una caduta nel suo appartamento probabilmente causata
dall’effetto di barbiturici. La sua esecuzione fissata a Londra nel 194 mostra un
virtuosismo, un’intensità di canto e una sensualità timbrica non lontani dal modello e Matacic lo asseconda esemplarmente con un accompagnamento orchestrale opulento e ricco di colori. La registrazione è stata inclusa
recentemente in un prezioso cofanetto Testament che raccoglie in sei cd tutte
le sue incisioni realizzate in studio fra il 194 e il 190. Un’alternativa interessante alla purezza classica di Heifetz e Milstein può essere individuata nell’interpretazione deliziosamente démodé di Oscar Shumsky che nell’esasperazione
dei portamenti e nell’abbandono impudico al sentimentalismo sembra modellata sullo stile dei cantanti degli anni Venti e trova in Neeme Järvi una perfetta
complicità di intenti. Alla tradizione di Heifetz è invece riconducibile anche il
taglio interpretativo di Itzhak Perlman, altro straordinario allievo di Galamian,
che nel 1988 ha realizzato con Zubin Mehta la grande versione moderna del
Concerto tutto sommato preferibile a quelle pur pregevoli di Gluzman, della Fischer e di Vengerov.
SERGEJ RACHMANINOV
Sinfonia n. 2 in mi minore op. 27
Alexander Anissimov - National Symphony Orchestra of Ireland - Naxos 1997
Vladimir Ashkenazy - Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam - Decca 1981
Adrian Boult - London Philharmonic Orchestra - Decca 19
Semyon Bychkov - Orchestre de Paris - Philips 1990
José Cura - Sinfonia Varsovia - Avie 2001
Alexander Dmitriev - Orchestra Sinfonica Accademica di San Pietroburgo
Sony 1993
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Charles Dutoit - Philadelphia Orchestra - Decca 1993
Ivan Fischer - Budapest Festival Orchestra - Philips 2003
Valery Gergiev - Orchestra del Teatro Kirov di San Pietroburgo - Philips 1993
Valery Gergiev - London Symphony Orchestra - LSO Live 2009
Alexander Gibson - Scottish National Orchestra - Chandos 1980
Nikolai Golovanov - Orchestra Sinfonica della Radio dell’Urss
Melodija, Bohème 194
Mariss Jansons - Orchestra Filarmonica di Oslo - Chandos 1987
Mariss Jansons - Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo - EMI 1993
Dimitri Kitaenko - Orchestra Filarmonica di Mosca - Chant du Monde 1984
Paul Kletzki - Orchestra della Suisse Romande - Decca 198
Lorin Maazel - Berliner Philharmoniker - DG 1983
Jahni Mardjani - Orchestra del Festival della Georgia - Sony 1994
Dimitri Mitropoulos - New York Philharmonic - Maestro 194
Eugene Ormandy - Philadelphia Orchestra - Sony 199
Eugene Ormandy - Philadelphia Orchestra - RCA 1973
Antonio Pappano - Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
EMI 2009
Mikhail Pletnev - Orchestra Nazionale Russa - DG 1993
Valery Polyansky - Orchestra Sinfonica di Stato Russa - Chandos 1999
André Previn - London Symphony Orchestra - EMI 1973
André Previn - Royal Philharmonic Orchestra - Telarc 198
Simon Rattle - Los Angeles Philharmonic Orchestra - EMI 1982
Simon Rattle - Berliner Philharmoniker - EuroArts 2011
Artur Rodzinski - New York Philharmonic - EMI 194
Gennadij Roždestvenskij - London Symphony Orchestra - Carlton 1988
Kurt Sanderling - Orchestra Filarmonica di Leningrado - DG 19
Kurt Sanderling - Philharmonia Orchestra - Telefunken 1989
Leonard Slatkin - St. Louis Symphony Orchestra - Vox 1979
Leopold Stokowski - Hollywood Bowl Symphony Orchestra - Music & Arts 194
Evgenij Svetlanov - Orchestra Sinfonica dell’Urss
Melodija, EMI, Brilliant Classics 194
2
Emil Tabakov - Orchestra Filarmonica di Sofia - Balkanton 1989
Jurij Temirkanov - Royal Philharmonic Orchestra - EMI 1977
Jurij Temirkanov - Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo - RCA 1991
Edo de Waart - Orchestra Filarmonica di Rotterdam - Philips 1978
Walter Weller - London Philharmonic Orchestra - Decca 1972
David Zinman - Baltimore Symphony Orchestra - Telarc 1992.
La discografia delle opere sinfoniche di Sergej Rachmaninov si è sensibilmente ampliata negli ultimi trent’anni. Le incisioni di Ashkenazy, Dutoit, Jansons, Kitaenko,
Litton, Maazel, Ormandy, Polyansky, Previn, Slatkin, Svetlanov e Waart fanno parte
di ottime integrali delle tre Sinfonie. Della sola Seconda sono già disponibili molte
incisioni, tutte ragguardevoli sotto l’aspetto tecnico e interpretativo. Si potrà scegliere il taglio virtuosistico e brillante di Maazel, in un’integrale realizzata con i Berliner Philharmoniker, o l’adesione viscerale di Ashkenazy in una delle prove
discografiche più convincenti della sua carriera di direttore. Né trascurerei le due
versioni sgargianti di Previn, autentico specialista di questo repertorio all’interno di
una linea interpretativa di gusto occidentale che ha avuto illustri precedenti in Eugene Ormandy e Adrian Boult. A questa si contrappone il lirismo patetico, la densità di spessori sonori e la maggiore sobrietà di colori della tradizione slava che nel
caso della Seconda è rappresentata dalle bellissime incisioni di Golovanov, Svetlanov, Roždestvenskij, Kitaenko, Gergiev, Jansons e Temirkanov. Anche Dimitri Mitropoulos, contro l’opinione corrente in quegli anni, fu un difensore appassionato
della musica di Rachmaninov. Un documento molto interessante anche dal punto
di vista interpretativo è costituito dalla sua incisione dal vivo del 194, perché lontano dal facile sentimentalismo e dall’opulenza spettacolare di tante letture, il direttore greco sembra interessato soprattutto a valorizzare la tensione visionaria e
la modernità di un musicista più prossimo a Skrjabin che a Čajkovskij.
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B IOGRAFIE
ZSOLT HAMAR
Inizia lo studio del pianoforte all’età di sei anni e più tardi quelli di composizione
al Conservatorio Béla Bartók; in seguito segue i corsi universitari di composizione con Emil Petrovics e di direzione d’orchestra con Ervin Lukács e Tamás Gál
all’Accademia di Musica Franz Liszt di Budapest, dove si laurea nel 199. Partecipa a numerosi concorsi internazionali di direzione d’orchestra, risultando secondo a quelli della Televisione ungherese (ma ottenendo il premio del
pubblico) e di Cadaques e vincendo quello della Radio portoghese e il Concorso
Antonio Pedrotti a Trento. Dopo aver diretto le migliori orchestre sinfoniche ungheresi, nel 1997 è chiamato dal Direttore musicale Zoltán Kocsis come primo
direttore permanente della Filarmonica Nazionale Ungherese, mentre nel 1998
diviene assistente di Lorin Maazel per Don Carlos di Verdi al Festival di Salisburgo. Dal 2000 al 2009 è Direttore musicale della Pannon Philharmonic Orchestra a Pécs e Direttore ospite permanente dell’Orchestra di Padova e del
Veneto. Zsolt Hamar è ospite frequentemente delle più prestigiose istituzioni
musicali in Europa, Giapppone e Stati Uniti e collabora con celebri orchestre
quali la Deutsches Symphonie-Orchester, la Vlaams Radio Orkest, la Lisboa
Radio Orchestra, la Slovenian Philharmonic, la Warsaw Radio Symphony Orchestra, la Japan Philharmonic Orchestra, la Wiener Kammerorchester, la Wiener
Akademie, la Budapest Festival Orchestra, la Russian National Orchestra, l’Orchestra del Maggio Musicale, la Mozarteum Orchestra Salzburg, l’Orchestra Sinfonica della Radio di Vienna e la Bruckner Orchestra Linz. Dal 2001 Zsolt Hamar
dirige numerose produzioni liriche all’Opera di Stato Ungherese e in importanti
teatri internazionali. Fra quest’ultime ricordiamo La traviata a Lisbona, Don Giovanni a Treviso, Tiefland di D’Albert e I masnadieri di Verdi a Francoforte e Il mandarino meraviglioso e Il castello del duca Barbablù di Bartók al Maggio Musicale
Fiorentino. Dal 200 al 2011, inoltre, collabora con l’Opera di Zurigo, dirigendovi un numero di produzioni superiore a quelle di ogni altro direttore ospite.
Fra le sue incisioni discografiche si segnalano pagine sinfoniche di Liszt con la
Filarmonica Nazionale Ungherese e la Sinfonia n. 1 di Mahler con la Pannon Philharmonic Orchestra. Zsolt Hamar ha ricevuto il Premio Liszt della Repubblica
Ungherese nel 2001 e la Croce di Cavaliere dell’Ordine della Repubblica Ungherese nel 200. Dal 2012 ricopre l’incarico di General Musical Director
dell’Hessisches Staatstheater di Wiesbaden.
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KRISTÓF BARÁTI
Nato a Budapest, trascorre la fanciullezza in Venezuela dove comincia a studiare
il violino a cinque anni e già a otto si esibisce come solista con le principali orchestre venezuelane. A undici anni è invitato a Montpellier per un recital al prestigioso Festival de Radio France, mentre continua gli studi a Budapest con
Miklós Szenthelyi e Vilmos Tátrai all’Accademia di Musica Franz Liszt. Ancora studente, vince il Primo Premio al Concorso Lipizer a Gorizia ed il secondo al Concorso Long-Thibaud di Parigi. Nel 1997 ottiene il terzo premio e quello del
pubblico al celebre Concorso Regina Elisabetta di Bruxelles, dove è il più giovane finalista. Dopo questi successi affina la sua tecnica violinistica a Parigi con
Eduard Wulfson, il cui insegnamento si rifà ai grandi virtuosi del Ventesimo secolo, quali Nathan Milstein, Yehudi Menuhin e Henryk Szeryng e nel 2010 vince
il Concorso Paganini di Mosca, considerato l’Oscar dei violinisti. Kristóf Baráti
suona nelle più importanti sale concertistiche internazionali e collabora con celebri orchestre (Deutsches Symphonie Orchester, Russian National Orchestra,
Royal Philharmonic Orchestra, Orchestra Sinfonica di San Pietroburgo, Japan
Philharmonic Orchestra, Orchestra del Teatro Mariinskij, Budapest Festival Orchestra e NDR Symphony Orchestra) ed illustri direttori, fra i quali Kurt Masur,
Marek Janowski, Charles Dutoit, Jiří Bělohlávek, Yuri Bashmet, Yoel Levi, Zoltán
Kocsis, Gilbert Varga, Iván Fischer, Yuri Temirkanov, Eiji Oue e Pinchas Steinberg.
Fra i suoi partners nella musica da camera si ricordano Natalia Gutman, Gábor
Boldóczki, Evgeniy Koroliov, Mario Brunello, Zoltán Kocsis, Mischa Maisky e Michel Portal. Nel 2009-2010 registra i primi due concerti di Paganini e le Sonate
e Partite per violino solo di Bach per Berlin Classics, mentre nell’autunno 2012
incide, con Klára Würtz, le Sonate per violino e pianoforte di Beethoven per Brilliant Classics. Con la stessa etichetta registra, nel 2013, le Sonate per violino di
Ysaye allo Zsolnay Cultural Quarter di Pécs. Kristóf Baráti riceve i Premi Prima e
Liszt, i più importanti riconoscimenti assegnati in Ungheria per la musica classica. Tiene regolarmente master-classes a Pécs e da quest’anno vi insegna all’Università, mentre dal 2013 al 201 sarà artista in-residence allo Zsolnay
Cultural Quarter. Kristóf Baráti suona il violino Lady Harmsworth del 1703, costruito da Antonio Stradivari, messo generosamente a sua disposizione dalla
Stradivarius Society di Chicago.
30
ORCHESTRA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
Dicembre 2011: l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino inaugura il Nuovo
Teatro dell’Opera di Firenze, fra i più all’avanguardia in Europa. Fondata nel
1928 da Vittorio Gui come Stabile Orchestrale Fiorentina, è impegnata fin dagli
esordi in un’intensa attività concertistica e nelle stagioni liriche del Teatro Comunale di Firenze ed è, oggi, una delle più apprezzate dai più celebri direttori
e dai pubblici di tutto il mondo. Nel 1933 contribuisce alla nascita del più antico
e prestigioso festival musicale europeo dopo quello di Salisburgo, il Maggio Musicale Fiorentino, di cui prende il nome. A Gui subentrano come direttori stabili
Mario Rossi (nel 1937) e, nel dopoguerra, Bruno Bartoletti. Capitoli fondamentali nella storia dell’Orchestra sono la direzione stabile di Riccardo Muti (199’81) e quella di Zubin Mehta, Direttore principale dall’8, che firma da allora in
ogni stagione importanti produzioni sinfoniche e operistiche e le più significative tournées e che celebra, nel 2012, il 0° anniversario del suo debutto a Firenze.
Negli anni ‘80-90, l’Orchestra stabilisce un rapporto privilegiato con MyungWhun Chung e con Semyon Bychkov, Direttori ospiti principali rispettivamente
dall’87 e dal ‘92. Apprezzatissima nel mondo musicale internazionale, nel corso
della sua storia è stata guidata da alcuni fra i massimi direttori quali: De Sabata,
Guarnieri, Marinuzzi, Gavazzeni, Serafin, Furtwängler, Walter, Klemperer, Dobrowen, Perlea, Erich Kleiber, Rodzinski, Mitropoulos, Karajan, Bernstein, Schippers, Claudio Abbado, Maazel, Giulini, Prêtre, Sawallisch, Carlos Kleiber, Solti,
Chailly, Sinopoli e Ozawa. Illustri compositori come Richard Strauss, Pietro Mascagni, Ildebrando Pizzetti, Paul Hindemith, Igor Stravinskij, Goffredo Petrassi,
Luigi Dallapiccola, Krzysztof Penderecki e Luciano Berio hanno diretto loro lavori,
spesso in prima esecuzione. L’Orchestra realizza fin dagli anni Cinquanta numerose incisioni discografiche, radiofoniche e televisive, insignite di prestigiosi
riconoscimenti fra i quali il Grammy Award. Dopo i successi riportati dalla terza
tournée in Giappone con Zubin Mehta sul podio, che del Maggio Musicale Fiorentino è anche Direttore onorario a vita, compie un’applaudita tournée a Varsavia, al Musikverein di Vienna, a Francoforte e a Baden-Baden. Riceve, nell’80°
anniversario della fondazione e per i suoi altissimi meriti artistici, il Fiorino d’Oro
della Città di Firenze. Nel 2011 il Maggio Musicale Fiorentino è nominato dal Presidente della Repubblica Ambasciatore della cultura italiana nel mondo e svolge
un ruolo importante nelle celebrazioni del 10° Anniverasario dell’Unità d’Italia. Sempre nel 2011 l’Orchestra compie prestigiose tournées in più di dodici paesi
(Francia, Lussemburgo, Spagna, Germania, Giappone, Taiwan, Cina, India, Ungheria, Russia, Austria e Svizzera), mentre nel 2012, sia il 7° Maggio Musicale che
un tour in Sud America (in Cile, Uruguay, Argentina e Brasile), sono dedicati alla
memoria di Amerigo Vespucci. Recentissima una tournée ad Istanbul e Baku,
sempre con Mehta, coronata da grande successo. Nel febbraio 2013 è protagonista, con Zubin Mehta, del Concerto celebrativo dell’84° anniversario dei Patti
Lateranensi nella Sala Paolo VI in Vaticano, alla presenza di Benedetto XVI e del
Presidente Giorgio Napolitano, e in aprile al Teatro alla Scala di Milano.
Violini primi
Yehezkel Yerushalmi
(violino di spalla)
Domenico Pierini*
(violino di spalla)
Ladislao Horváth
(concertino con
obbligo di spalla)
Gianrico Righele (II)
Lorenzo Fuoco
Luigi Cozzolino
Fabio Montini
Anna Noferini
Laura Mariannelli
Emilio Di Stefano
Nicola Grassi
Mircea Finata
Angel Andrea Tavani
Boriana Nakeva
Simone Ferrari
Annalisa Garzia
Leonardo Matucci
Jeroen van der Wel
Violini secondi
Marco Zurlo (I)
Alessandro Alinari (I)
Alberto Boccacci (II)
Luigi Papagni (II)
Giacomo Rafanelli
Rita Ruffolo
Orietta Bacci
Rossella Pieri
Mihai Chendimenu
Sergio Rizzelli
Laura Bologna
Cosetta Michelagnoli
Luisa Bellitto
Tommaso Vannucci
Violoncelli
Marco Severi (I)
Patrizio Serino (I)*
Michele Tazzari (II)
Elida Pali (II)
Fabiana Arrighini
Beatrice Guarducci
Anna Pegoretti
Renato Insinna
Viktor Jasman
Simone Centauro
Contrabbassi
Riccardo Donati (I)
Renato Pegoraro (II)
Fabrizio Petrucci (II)
Stefano Cerri
Romeo Pegoraro
Mario Rotunda
Nicola Domeniconi
Damiano D’Amico
Arpe
Susanna Bertuccioli (I)
Francesca Frigotto
Flauti
Guy Eshed (I)
Gregorio Tuninetti (I)
Stefania Morselli (II)
Alessia Sordini
Ottavino
Nicola Mazzanti
Oboi
Alberto Negroni (I)
Marco Salvatori (I)
Alessandro Potenza
Corno inglese
Massimiliano Salmi
Clarinetti
Riccardo Crocilla (I)
Giovanni Riccucci (I)
Leonardo Cremonini
Clarinetto piccolo
Paolo Pistolesi
Clarinetto basso
Giovanni Piquè
Fagotti
Stefano Vicentini (I)
Carmen Maccarini (I)
Gianluca Saccomani
Francesco Furlanich
Controfagotto
Stefano Laccu
Corni
Luca Benucci (I)
Gianfranco Dini (I)
Alberto Serpente (II)
Mario Bruno
Alberto Simonelli
Stefano Mangini
Trombe
Andrea Dell’Ira (I)
Claudio Quintavalla (I)
Marco Crusca
Emanuele Antoniucci
Giuseppe Alfano
Tromboni
Eitan Bezalel (I)
Fabiano Fiorenzani (I)
Andrea G. D’Amico
Massimo Castagnino
Trombone basso
Gabriele Malloggi
Basso tuba
Mario Barsotti
Timpani
Fausto Cesare
Bombardieri (I)
Gregory Lecoeur (I)
Percussioni
Lorenzo D’Attoma
Dario Varuni
Alessandro Pedroni
Andrea Bindi
Segretario
organizzativo
Orchestra
Luca Mannucci
Tecnici addetti
ai complessi artistici
Antonio Carrara
Raimondo Deiana
* Domenico Pierini suona un violino Giovan Battista Guadagnini (1767) appartenuto a Joseph Joachim;
Patrizio Serino un violoncello Francesco Ruggeri (1692), strumenti concessi in comodato d’uso gratuito
dalla Fondazione Pro Canale - Onlus di Milano.
Si ringrazia
34
Viole
Igor Polesitzky (I)
Jörg Winkler (I)
Lia Previtali (II)
Herber Dezi (II)
Andrea Pani
Stefano Rizzelli
Flavio Flaminio
Antonio Pavani
Naomi Yanagawa
Cristiana Buralli
Donatella Ballo
Michela Bernacchi
per i frac dei Professori d’Orchestra
3
SOSTIENI IL TEATRO
Il Teatro ringrazia / The Theatre is grateful to
International Council
Monika e Thomas Bär
Bona Frescobaldi
Jürgen Grossmann e Dagmar Sikorski-Grossmann
Steven Heinz
Nancy Mehta
Francesco Micheli
Soci Mecenati
Comitato MaggiodiVino
The Club Firenze
Pitti Immagine s.r.l.
Soci Donatori
Sandra Belluomini Sabatini
John Treacy Beyer
Alberto Bianchi
Elisabetta Fabri
Vieri Fiori
Giovanna Folonari Cornaro
Giovanni Gentile
Antonella Giachetti
Lionardo Ginori Lisci
Lorenzo Pinzauti
Cristina Pucci
Mario e Evelyn Razzanelli
Sarah Lawrence College
3
Soci Benemeriti
Paolo Asso
Silvia Asso Bufalini
Ida Barberis
Mirella Barucci Barone
Mario Bigazzi
Carla Borchi
Serafino Brunelli
Philippa Calnan
Silvia Camici Grossi
Carlo Cangioli
Anna Cardini Marino
Larisa Chevtchouk Colzi
Carla Ciulli
Maria Teresa Colonna
Renza Curti
Antonio Della Valle
Marco e Allegra Fichi
Ambrogio Folonari
Laura Fossi
Giovanni Franciolini
Diletta Frescobaldi
Sepp Harald Fuchs
Antonino Fucile
Emanuela Fumagalli
Shlomo e Rita Gimel
Irene Grandi
Donald Leone
Madeleine Leone
Bernard and Phillis Leventhal
Massimo l’Hermite de Nordis
Alessandra Manzo Casini
Giacinta Masi
Piero Mocali
Fabrizio Moretti
Livia Pansolli Montel
Alberto Pecci
Annalisa Pellini
Rosanna Pestelli
Mario Primicerio
Maria Vittoria Rimbotti
Silvano e Gianna Rotoli
Silvano Sanesi
Enrico Santarelli
Vittorio Sassorossi
Alfonso Scarpa
Aldo Speirani
Guido Tadini Boninsegni
Lidia Taverna Calamari
Ala Torrigiani Malaspina
Clotilde Trentinaglia Corsini
Paolo Zuffanelli
Soci
Paolo Fioretti
Valerio Martelli
Soci Junior
Enrico Bartolommei
Michele Fezzi
Clarissa Fraschetti
Helmut Graf
Laura Martelli
Sofia e Jacopo Masini
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COME SOSTENERE
HO W T O S U P PO RT
PERCHÉ SOSTENERE | WHY SUPPORT US
Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il teatro dell’opera di Firenze, è considerato in
tutto il mondo un punto di riferimento per il contributo che ha dato alla storia della
Musica e di Firenze. Dal 1933 produce cultura attraverso il Festival e le sue Stagioni, i
direttori d’orchestra, i grandi solisti, e le storiche messinscena dei più importanti registi
internazionali. Per questo, dal 1999, soci privati di varie nazionalità sostengono il Maggio
con uno straordinario spirito di filantropia e di grande generosità. Donare al Teatro è
motivo di orgoglio per tutti e per ogni tipo di possibilità.
The Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, the opera house of Florence, is considered a
worldwide point of reference for its contribution to the history of music and Florence.
Since 1933 Maggio has created cultural excellence through its conductors, soloists and
stunning operatic productions produced by the most eminent directors. For this reason,
since 1999, individuals from around the world have supported us with an extraordinary
spirit of philanthropy and generosity. Private donations to the Theatre at any level are a
source of pride for us as well as for the donors.
DONATORI
Club
associazioni non profit
Privati
€ 5.000
€ 3.000
€ 3.000
- incontro annuale con il Sovrintendente
- presentazione dedicata della Stagione a cura del Direttore Artistico
-“Prima della prima”: backstage tour riservato per ogni produzione lirica
- incontro con gli artisti ospiti in Teatro
- invito per due persone alle prove generali
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- prelazione per l’acquisto di 2 biglietti con riduzione del 20% per ogni produzione
- linea diretta per prenotazioni di consumazioni al bar del Teatro
- recapito a domicilio di biglietti e abbonamenti
- omaggio programma di sala per ogni spettacolo
- partecipazione alle tournée del Teatro con formule speciali
- assistenza per prenotazione presso biglietterie internazionali
- invito agli eventi speciali del Teatro
- invito a un dinner esclusivo dopo spettacolo
- pubblicazione del nome sui programmi di sala e sul web
- agevolazione per acquisto di biglietti alle mostre di Palazzo Strozzi
- possibilità di accredito nuovi soci con detrazione di € 300 dalla quota
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- an annual meeting with the General Director
- an introduction to the Season’s offerings by the Artistic Director
- an exclusive backstage tour for each new opera production before the staging
- meetings with the guest artists
- an invitation for two to the dress rehearsals
- a special telephone line for bookings
- a 20% discount for each production on two tickets reserved in advance
- a special telephone line for reserving food and drink during intermissions
- home delivery of tickets and subscriptions
- complimentary programmes for each performance
- specials for touring with the Theatre
- assistance for booking tickets at other theatres around the world
- invitations to special events organized by the Theatre
- an invitation to an exclusive after-theatre dinner
- name listed in the programmes and on the website
- special ticket offers for Palazzo Strozzi exhibitions
- a reduction of € 300 on the annual fee for introducing new members
BENEMERITI
€ 1.000
-“Prima della prima”backstage tour riservato per tre produzioni liriche
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- invito alle prove generali per una persona
- prelazione per l’acquisto di due biglietti con riduzione del 20% per ogni produzione
- partecipazione alle tournée del Teatro con formule speciali
- linea diretta per prenotazione di consumazioni al bar del Teatro
- invito agli eventi speciali del Teatro
- pubblicazione del nome sui programma di sala e sul web
- riduzione del 10% per acquisto di biglietti alle mostre di Palazzo Strozzi
- riduzione del 10% per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice di Firenze
- possibilità di accredito nuovi soci con detrazione di € 100 dalla quota
- exclusive backstage tours for three opera productions
- a special telephone line for bookings
- an invitation for one to dress rehearsals
- a 20% discount for each production on two tickets reserved in advance
- specials for touring with the Theatre
- a special telephone line for reserving food and drink during intermissions
- invitations to special events organized by the Theatre
- name listed in the programmes and on the website
- a 10% discount on Palazzo Strozzi exhibition tickets
- a 10% discount at the Fenice record store in Florence
- a reduction of € 100 on the annual fee for introducing new members
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SOCI
€ 500
- invito per una persona a tre prove generali
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- invito agli eventi speciali del Teatro
- pubblicazione del nome sui programma di sala e sul web
- riduzione del 10% per acquisto di biglietti a Palazzo Strozzi
- riduzione del 10% per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice di Firenze
- possibilità di accredito di nuovi soci con detrazione di € 0 dalla quota
- invitation for one person to three dress rehearsals
- a special telephone line for bookings
- invitations to special events organized by the Theatre
- name listed in the programmes and on the website
- a 10% discount on Palazzo Strozzi exhibition tickets
- a 10% discount at the Fenice record store in Florence
- a reduction of € 0 on the annual fee for introducing new members
SOCI JUNIOR (fino a 35 anni)
€ 200
La quota può essere versata in due tranches semestrali
The fee can be split into two payments
- fruizione dei vantaggi garantiti dalla Maggiocard con possibilità di acquisto biglietti in
platea a € 1 e in galleria a € 10
- possibilità esclusiva di partecipare a eventi“a tema”con formule speciali dedicate al
pubblico giovane
- invito al cocktail in occasione del concerto annuale riservato ai giovani
- invito agli eventi speciali del Teatro
- pubblicazione del nome sui programma di sala e sul web
- riduzione del 10% per acquisto di Biglietti a Palazzo Strozzi
- riduzione del 10% per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice di Firenze
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- aggiornamento tramite newsletter delle novità e delle promozioni speciali riservate
- presentazione dedicata in anteprima della programmazione del Teatro
- possibilità di accredito nuovi soci con detrazione di € 20 dalla quota
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infatti finalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici come, ad esempio, l’acquisto di
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- invitations to special events organized by the Theatre
- name listed in the programmes and on the website
- a 10% discount on Palazzo Strozzi exhibition tickets
- a 10% discount at the Fenice record store in Florence
- a special telephone line for bookings
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- a private presentation of the upcoming Season for Junior Members
- a reduction of € 20 on the annual fee for introducing new members
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I privati che effettuano la donazione possono godere dell’agevolazione fiscale di cui
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qualunque bene del patrimonio (anche immobili) e può concretarsi nella disposizione
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happen. In fact, the law allows our property to go to even distant relatives. In order to
prevent this from happening, it is necessary to draw up a will. A bequest can be made
of any part of one’s patrimony (including real estate), and can reflect one’s wishes
about one’s own property and can consist in making a donation to the Theatre of
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interest, details can be discussed by making an appointment at +39 0 2779 24 or
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Con la dichiarazione dei redditi può destinare il per mille delle sue imposte al Teatro
del Maggio Musicale Fiorentino. Non costa nulla, non ci sono spese aggiuntive ma è
un modo per utilizzare una quota delle imposte. Non sostituisce l’otto per mille ed è
possibile aderire ad entrambe le forme di utilizzo. Nell’apposito spazio sui modelli per
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Maggio Musicale Fiorentino: 0042770484.
In questo modo contribuirà a sostenere la musica e la cultura.
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Maggio Musicale Fiorentino
Redazione a cura di Franco Manfriani
con la collaborazione di Giovanni Vitali
Progetto Saatchi & Saatchi
Impaginazione Luciano Toni - Studio Zack! Firenze
Foto: pagine 32-33, Gianluca Moggi - New Press Photo, Firenze;
Coordinamento editoriale Giunti Editore S.p.A.
© 2013 Teatro del Maggio Musicale Fiorentino - Fondazione
Prima edizione: ottobre 2013
Ristampa
4 3 2 1 0
Anno
201 2014 2013
Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A.
Stabilimento di Prato