ESZnews
61
giugno2013
Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale
Verso il centenario
Cade nel 2014 il centenario della nascita di Riccardo
Riccardo Malipiero
Malipiero, scomparso a ottantanove anni il 27 novembre
2003 a Milano, città dov’era nato il 24 luglio 1914.
Tutt’altro che concluso all’ombra della Madonnina è stato
il percorso del compositore, alla cui determinazione la
cultura musicale italiana deve l’apertura, nei fervidi anni
del dopoguerra, alle frontiere più avanzate del pensiero
musicale europeo, con l’organizzazione a Milano, nel
1949, del Primo Congresso di Musica Dodecafonica, «una
buona giornata di primavera musicale», come egli stesso
ebbe a definirla. Formatosi tra Milano e Torino e
perfezionatosi a Venezia con lo zio Gianfrancesco,
Malipiero il proprio percorso l’aveva peraltro iniziato ben
prima, andando in scena già nel 1942 a Parma, sotto la
bacchetta di Gianandrea Gavazzeni, con Minnie la
candida, titolo inaugurale d’un teatro impegnato declinato
nelle forme del realismo magico, complice il dramma –
trattato alla stregua di Literaturoper – di Massimo
Bontempelli (che gli fornirà anche il soggetto di La donna
è mobile, 1954), e più tardi la narrativa di Dino Buzzati,
con Battono alla porta (1961). La dodecafonia costituisce
un’acquisizione fondamentale nel linguaggio di Malipiero,
il cui percorso si sviluppa lungo un arco teso per
sessant’anni esatti, dal primo lavoro edito, la Piccola
musica per pianoforte (1941), all’ultimo, inedito e
incompiuto, Doute-Méditation per soprano, violino,
violoncello e pianoforte (2001). Un percorso in cui il teatro
musicale conserva un ruolo centrale (fino all’Ultima Eva,
1995, e al Rifugio, 2000, ancora non rappresentate),
Parla con lei
Va in scena il 13, 14 e 15 settembre al Teatro di San
Valerio Sannicandro
Nicolò di Spoleto, per la stagione del Teatro Lirico
Sperimentale “A. Belli”, la prima rappresentazione
assoluta di Doglie, Operina morale per voce recitante,
mezzosoprano, tenore, voce recitante di bambino e
ensemble strumentale, con il testo di Antonio Tarantino
Non è che un piccolo problema. Marco Angius sarà alla
testa dell’Ensemble del Teatro Sperimentale di Spoleto.
Così il compositore presenta il nuovo lavoro, che «si
focalizza musicalmente sul tema del dolore. Il dolore per
eccellenza dunque, che segna l’inizio della vita, non tanto
quello fisico quanto quello umano, filosofico direi, che
attraversa in modo drammatico qualsiasi riflessione
sull’essenza stessa della vita. E se nel testo teatrale il
senso del grottesco viene fuori in modo preponderante,
la partitura realizza tramite mezzi musicali un dialogo
immaginario tra una madre e un bambino non ancora
nato. Questo si realizza per le voci recitanti in un tipo di
sussurrato o mezza voce, e per i cantanti in una tecnica
vocale (da me già utilizzata in molti lavori) consistente in
un canto tra intonato ed espirato (dal timbro evanescente,
irreale, ma dal grande pathos), che identifica l’interiorità
delle dramatis personae. La recitazione normale (e il
canto impostato) invece esplode letteralmente in alcuni
momenti quando l’azione diventa contingente: discorrendo
di temi di una concretezza disarmante è l’adesso a
prendere il sopravvento – in tutta la sua crudeltà – mentre
il dialogo si sposta dall’abisso della coscienza alla
mentre procede di pari passo la ricerca nella musica
vocale, testimone di un’indomita passione per la poesia
(Malipiero intona tanti poeti d’ogni epoca e latitudine, da
Roberto Rebora, alla vigilia della guerra, a Francesco
Petrarca, sul finire del secolo), che spesso s’intreccia con
quella per il suono strumentale, come avviene nell’esito
estremo delle Due idee di Vittorio Sereni (2000) per voce,
clarinetto, pianoforte e quartetto d’archi. Spesso è
l’interesse per la musica assoluta a monopolizzare
l’attenzione del compositore, come avviene in tanti lavori
cameristici oppure sinfonici, tra cui spiccano, da un lato, la
Sonata per violino e pianoforte (1956), la Musica da
camera per quintetto di fiati (1959), il Quartetto n. 3 per
archi (1960) e il Konzertstück per violoncello solo (1974),
dall’altro il Concerto per violino e orchestra (1952), quello
per pianoforte e orchestra da camera (1955) e il Requiem
per orchestra (1975), che accomuna nella memoria il
padre e Luigi Dallapiccola. La musica di Malipiero
attraversa metamorfica stagioni diverse, proponendo
motivi d’interesse sempre rinnovati. Nel 1982, recensendo
la prima di Composizione concertata per corno inglese,
oboe, oboe d’amore e archi, Massimo Mila esordiva
osservando che «Non ci stava neanche male, il milanese
Riccardo Malipiero, in questa serie di concerti intitolata a
Vienna fin de siècle, rannicchiato tra due giganti come
Schönberg e Berg». E continuava: «Malipiero junior è
stato in passato un compositore piuttosto difficile, un po’
ispido. […] Qui è come se un nodo si fosse sciolto, quelli
che nel libretto della Traviata si chiamano i “corsi affanni”
Introduce al centenario della
nascita del compositore, nel
decennale della scomparsa,
la registrazione integrale
delle opere pianistiche
continua a pag. 2
superficie del mondo reale. La partitura musicale tende
quindi a disseminare di elementi teatrali la scrittura
strumentale (il flauto amplificato con i suoi suoni vocali
può essere considerato come un personaggio o l’ombra di
un personaggio in scena e fuori scena); creare degli “echi”
di alcune parole-chiave del testo come se risuonassero
nella memoria (o nella coscienza) degli altri personaggi;
fondare il discorso musicale su un elemento della
tradizione vocale, il pianto, basato su alcune sequenze
melodiche cromatiche discendenti, che impregna l’intero
lavoro e ne accentua il carattere intimista; usare una
tecnica vocale, quella del canto con una componente di
espirazione udibile tesa a disegnare un carattere globale
irreale, quasi in una dimensione onirica, espediente che,
oltre ad allontanarsi dagli stilemi dell’opera tradizionale,
infonde un carattere tanto drammatico quanto alienante.
Dal momento che sia le voci sia gli strumenti (dal suono a
volte fortemente modificato grazie, per esempio, alla
preparazione del pianoforte e alle sordine degli archi)
sono amplificati, il carattere di questo lavoro scenico si
ispira più al cinema che al teatro: la musica e il
trattamento delle voci offrono infatti la sensazione di veloci
cambi di luogo e tempo». Di Valerio Sannicandro sarà
possibile ascoltare, sempre sul finire dell’estate, il 22
agosto a Tokyo, la prima esecuzione giapponese di Trois
Chants Noh, nell’interpretazione della cantante Noh
Ryoko Aoki e di Kazushi Saito al flauto.
Il dialogo surreale tra una
madre e il figlio non ancora
nato nella novità scenica per
il Teatro Lirico Sperimentale
di Spoleto
Trascrizione d’un mottetto di Gesualdo
per il Quartetto Prometeo, numerose
riprese di pagine cameristiche e del
recentissimo dittico sinfonico folklorico
Stefano Gervasoni
L’ensemble La Dolce Maniera
diretto da Luigi Gaggero ha
proposto l’8 maggio alla Scuola
Grande di San Giovanni
Evangelista di Venezia, per la
rassegna “Nuovi Madrigali
Italiani”, Odhecaton 2013, Fuga
ante mortem per soprano,
contralto, baritono e tre voci
parlanti; il concerto verrà
replicato il 12 luglio all’Église de
Saint Pierre Le Jeune di
Strasburgo. Recercar
cromaticho post il Credo per
quartetto d’archi, da
Frescobaldi, verrà proposto il
15 giugno alla Dillon Gallery di
New York, per il Chelsea Music
Festival, dal Quartetto dell’Mdi
Ensemble (Lorenzo GentiliTedeschi, violino, Franziska
Schoetensack, violino, Paolo
Fumagalli, viola, e Giorgio
Casati, violoncello); nel
frattempo il pezzo è stato inciso
dal Quartetto Prometeo, che
l’includerà nel progetto di un Cd
dedicato alle rivisitazioni di
musiche antiche da parte di
autori contemporanei.
Una selezione di brani tratti dal
ciclo pianistico Prés, il cui
Quaderno II è stato
recentemente ultimato, sarà
proposta in Giappone al Shoto
Salon di Tokyo, 23 giugno, e
alla Hitomi Hall di Nagoya, 30
giugno, da Kazue Nakamura al
pianoforte e toy piano.
2
Ivan Fedele
Polifonia interiore
Novità cameristica per Ivan Fedele. “... qui transitis per
viam”, trascrizione per quartetto d’archi dal mottetto
O vos omnes di Gesualdo da Venosa, nasce, nel IV
centenario della morte del polifonista, nel contesto d’un
progetto discografico del Quartetto Prometeo dedicato
alle rivisitazioni di musiche antiche da parte di autori
contemporanei. Un cammeo, la partitura di Fedele è una
pagina tripartita fondata sul contrasto da due ante
esterne, estese per quanto possibile in un pezzo breve,
e una fulminea sezione centrale. Una gestualità solenne
ed espressiva a un tempo domina le sezioni esterne,
che dipanano una polifonia profondamente interiorizzata,
gravida di risonanze nell’essenzialità dei suoi gesti.
Proprio quando il tessuto sonoro pare ormai rassegnato
a sonorità in pianissimo, scatta a sorpresa il pannello
intermedio, segnato Vivo!, che contrappone gli archi
inferiori e superiori nello scambio di meccaniche quartine
di semicrome e ossessivi sforzando, finché il da capo
non ci riconduce alla misteriosa, suggestiva gravità della
sezione principale. L’Italian Academy della Columbia
University ha ospitato il 1° maggio a New York il pianista
Emanuele Torquati, nella ripresa dei nn. IV e V degli
Études australes, che il medesimo interprete ripropone il
2 giugno per il “New Music at Art Book Festival” di Kiev.
Pasquale Corrado ha eseguito, alla testa dell’Orchestra
Sinfonica “Tito Schipa”, Artéteka per orchestra e
Txalaparta per txalaparta e orchestra il 10 maggio ai
Cantieri Teatrali Koreja di Lecce e l’11 maggio al Nuovo
Teatro Verdi di Brindisi. I due lavori saranno ripresi dalla
medesima compagine guidata da Eliseo Castrignanò in
tre altre sedi a Lecce: il 6 giugno alla Casa
Circondariale, il 7 giugno presso la Comunità
Emmanuel, e l’8 giugno al Teatro Romano. L’Istituto
Italiano di Cultura di Budapest ha proposto il 13 maggio
Apostrofe e Dedica per flauto solo, nell’interpretazione di
Mario Caroli. L’Orquesta de la Escuela Superior de
Música Reina Sofía, diretta da Pascal Rophé, ha
eseguito il 16 e 17 maggio all’Auditorio Sony della
Fundación Albéniz di Madrid Accord per orchestra da
camera. Il 26 maggio è stata invece la volta di Donax
per flauto solo, proposto sempre da Mario Caroli a
Bucarest. Il 30 maggio Franziska Fleischanderl ha
invece eseguito alla Musikhochschule di Basilea Erinni,
nella versione per pianoforte, dulcimer e vibrafono.
Târ, terzo Quartetto d’archi è in cartellone il 6 giugno
all’Auditorium del Conservatorio di Musica di Perugia,
nell’interpretazione dell’Ensemble Contemporaneo
dell’Umbria. Roberto Abbado dirige la San Francisco
Symphony in Scena per orchestra il 13, 14 e 15 giugno
al Davies Symphony Hall di San Francisco. Il 30 giugno
Aiscrim per flauto, clarinetto e pianoforte viene proposto
a Koerich, in Lussemburgo, per la rassegna “Sixthfloor”.
Alfonso Alberti interpreterà il 14 luglio al Festspielhaus
di Erl, per il Festival del Tirolo, “Tierra del fuego” dagli
Études Australes per pianoforte solo. Syntax 0.1
([email protected]) per orchestra da camera è in programma il
28 agosto alla Dartington International Summer School
con la direzione di Pierre-André Valade. L’Ensemble
Musagète proporrà Flamen per quintetto di fiati il 22
settembre alle Gallerie d’Italia di Vicenza, in Palazzo
Leoni Montanari. Infine, il 22 settembre il Trio Arbós
interpreterà alla Salle de la Bourse di Strasburgo, per il
Festival Musica, la prima esecuzione francese delle
Fünfzehn Bagatellen per violino, violoncello e pianoforte.
Rassegna
Rassegna
stampa stampa
Su Artéteka e Txalaparta, all’Auditorium Rai di Torino,
15 febbraio 2013
Da La Stampa, 21 febbraio 2013, Giorgio Pestelli:
L’intensa stagione di Rai NuovaMusica si è conclusa
all’Auditorium in una sala piena di un pubblico
incredibilmente giovane, a riprova che il pregiudizio sulla
musica contemporanea come cosa per pochi esperti,
incanutiti ai festival d’avanguardia, è quanto meno da
rivedere. Centro della serata, diretta con sagace
versatilità da Marco Angius, due brani di Ivan Fedele di
quel filone folklorico che gli sta crescendo robustamente
fra le mani: Artéteka, una indiavolata scenografia ritmica
che unisce all’orchestra la tammorra, tamburello della
tradizione salentina suonato da un fuoriclasse come Vito
De Lorenzi; e Txalaparta, che è pure il nome di un
antichissimo strumento basco, tipo xilofono, affidato alle
mani di Harkaitz Martinez e Mikel Ugarte: suonando,
segue da pag. 1 (Malipiero: Verso il centenario)
svaniscono davanti alla saggezza dell’età matura».
Intellettuale raffinato e saggista appassionato, Malipiero
fu particolarmente impegnato nella campo della
formazione: svolse attività didattica negli atenei
statunitensi e in Argentina; anche a questo titolo gli
furono conferite le medaglie d’oro delle città di Milano
e di Varese; in quest’ultima per quindici anni Malipiero
diresse il Civico Liceo Musicale. Nel decennale della
scomparsa di Malipiero l’etichetta Toccata Classics
pubblica l’integrale della musica per pianoforte solo
(Complete Music for Solo Piano, TOCC 0129).
L’interpretazione è disimpegnata autorevolmente dal
pianista statunitense José Raúl López, che organizza
il programma nel segno d’un avvincente percorso
cronologico, dalle giovanili e finora inedite 14
Variazioni di un tema musicale (1938), passando per
l’opera prima Piccola musica (1941), per due raccolte
decisive nella maturazione del compositore, Invenzioni
questi due fenomeni si parlano, si azzuffano, si fanno
l’occhiolino, insomma si divertono un mondo e il
pubblico con loro.
Da L’Unità, 22 febbraio 2013, Paolo Petazzi:
Nelle due applauditissime Folkdances di Ivan Fedele
uno strumento etnico si unisce all’orchestra sinfonica
e il compositore assimila e ripensa con finezza ritmi,
vocaboli, colori di tradizioni popolari, quella della
“pizzica” in Artéteka (“Irrequietezza” in dialetto
salentino), in cui si ascolta la “tammorra”, un tamburello
a sonagli, mentre in Txalaparta (2011) c’è l’omonimo
strumento popolare basco formato da assi di legno che
gli interpreti percuotono con scatenata energia ritmica,
traendone sonorità dai colori suggestivi. Nel pezzo di
Fedele l’orchestra amplifica tutte le potenzialità dello
strumento nel suono e nel ritmo, con un risultato di forte
e coinvolgente efficacia.
per pianoforte (1949) e Costellazioni (1965), per
proseguire con Le rondini di Alessandro (1971) e
chiudere col Diario secondo (1985). Spiccano le due
composizioni collocate nel cuore del programma. Con le
Invenzioni, esattamente coeve dello storico Primo
Congresso di Musica Dodecafonica, Malipiero si
prefiggeva di portare alla conoscenza d’un pubblico più
vasto la tecnica dodecafonica, estranea ai tradizionali
programmi del conservatorio: l’ambizione di realizzare
per primo una simile opera didattica, prevedendone
peraltro esplicitamente anche una destinazione
concertistica, risulta evidente già dal riferimento al
modello bachiano. Costellazioni manifesta una spiccata
individualità nell’utilizzo delle strutture seriali, piegate a
grande espressività. All’esecutore non è risparmiata
alcuna sorta di virtuosismo, all’interno d’una pagina
fortemente chiaroscurata, in equilibrio tra elementi lirici
pseudotonali e i momenti quasi aleatori dei cluster.
Nicola Sani
Istantanee marine
È affidata a Roberto Fabbriciani e a Noam Sheriff, alla
testa di The New Haifa Symphony Orchestra, la prima
esecuzione assoluta della novità sinfonica di Nicola
Sani: Seascapes IV “Haifa” per flauto contralto e
orchestra, in cartellone il 16 e 17 giugno allo Haifa
Auditorium, in Israele. Così l’Autore ne chiarisce
l’ispirazione: «Il rapporto con l’immagine visiva è una
delle dimensioni che più mi affascinano nella ricerca
sonora. Non una corrispondenza descrittiva, ma un
libero rapporto di relazioni timbriche e percettive. In una
musica in cui prevale l’aspetto “materico” del suono, è
determinante la componente comunicativa del
messaggio sonoro, la sua “drammaturgia”. La ricerca
all’interno del suono naturale, l’esplorazione delle sue
componenti è il punto di congiunzione con
l’elaborazione acustica dello “spazio timbrico”.
Elaborazione che diventa elemento determinante della
composizione e della drammaturgia sonora, attraverso
l’analisi e l’articolazione dei parametri costitutivi del
suono. Seascapes IV “Haifa” è l’ultimo tableau sinfonico
di una serie di immagini sonore di forte impatto
espressivo, che partono dalla necessità di far convivere
il suono strumentale con la sua immagine timbrica
elaborata e proiettata nello spazio, in un insieme di
contrasti e riflessioni. A guidarmi in questa
trasfigurazione sono state le immagini fotografiche di
Hiroshi Sugimoto, uno dei principali artisti giapponesi
contemporanei, e in particolare i suoi paesaggi marini.
Sono immagini intense, coinvolgenti e folgoranti nella
loro contemplativa staticità in cui, analogamente al mio
lavoro sul suono, l’artista giapponese elabora
istantanee del mare fotografato a perdita d’orizzonte.
L’acqua e l’aria definiscono zone di colore, nella
gradazione dei grigi e del bianco e nero, che a volte si
confondono e a volte sono in profondo contrasto. In
alcuni dei Seascapes di Sugimoto compare tra i due
campi una terza componente quasi impercettibile, come
una linea di luce trasparente, quella della superficie
dell’acqua. Sono immagini di grande potenza emotiva,
che ricordano le pitture di un artista che mi ha sempre
Jean-Luc Hervé
profondamente affascinato, Mark Rothko, altro
riferimento importante nella mia musica. Seascapes IV
“Haifa” nasce dall’osservazione e dall’interiorizzazione
di queste immagini, nel tentativo di trasferirle nella
dimensione temporale e spaziale dell’immaterialità
sonora e nell’impressione visiva del paesaggio di Haifa,
impresso nel ricordo. Le superfici timbriche
dell’orchestra generate dagli stessi suoni strumentali si
specchiano per affinità e contrasto; all’interno
dell’orchestra si scatena un’ulteriore dimensione di
contrasto, costituita dalle stratificazioni dei suoni dei
fiati e da quelle degli strumenti ad arco. Le percussioni
affiorano e a volte emergono con forza sottolineando la
linea di congiunzione e divisione tra questi campi
sonori, costituendone il limite, l’orizzonte e la superficie
ruvida e liquida. In questo contesto, il rapporto con lo
strumento solista non è di natura concertante, ma ne
integra il suono come generatore e sintesi dello spazio
timbrico che lo circonda. Non c’è dialogo tra il flauto e
l’orchestra; il solista “illumina” alcune traiettorie del
paesaggio sonoro, ne mette in evidenza determinati
piani e livelli, come una lente di ingrandimento che
accompagna il nostro sguardo sul suono, scoprendo
nuovi orizzonti interiori. Il flauto contralto, strumento
misterioso e ricco di nuances, con le straordinarie
tecniche di emissione sviluppate da Roberto
Fabbriciani, diventa la voce dello sguardo, una
lacerante prospettiva interiore lanciata oltre l’orizzonte».
Un’imminente ripresa italiana di musica di Nicola Sani
avrà luogo il 27 giugno alla Sala Musica di
Collemassari dei Poggi del Sasso di Cinigiano
(Grosseto), per l’Amiata Piano Festival, dove il duo
Silvia Chiesa e Maurizio Baglini eseguirà Concetto
spaziale, attese per pianoforte amplificato e nastro
magnetico, e Come una specie di infinito per violoncello
e pianoforte. Il Compania Ensemble für Neue Musik des
Symphonieorchestres Münster ha invece proposto Un
canto dell’isola per violino solo l’8 maggio all’Istituto
Italiano di Cultura di Colonia, con replica il 10 maggio
al Kleines Haus des Theaters Münster.
Germogli musicali
L’Ircam ospita a Parigi l’8 giugno all’Espace de
Projection, nel quadro del Festival ManiFeste, la prima
esecuzione assoluta di Germination per ensemble e
elettronica in tempo reale, nell’interpretazione
dell’Ensemble L’Itinéraire diretto da Jean Deroyer.
La realizzazione dell’informatica musicale è affidata a
Serge Lemouton. La composizione rientra nell’interesse
sviluppato negli ultimi anni da Hervé per la relazione tra
opera musicale e luoghi specifici, in particolare attorno
al rapporto interno/esterno. Sono nate così opere
bipartite, suddivise tra una realizzazione reale
interpretata da un gruppo strumentale (all’interno) e
un’istallazione elettroacustica (collocata all’esterno), in
grado di prolungare nello spazio l’esperienza della sala
da concerto. Nel caso specifico è stato possibile
sfruttare l’Espace de Projection anche nel senso d’una
dinamica profondità/superficie, interpretando la Place
Igor Stravinsky come un “doppio luogo”. Modello della
composizione è la crescita delle piante, còlta nei
momenti successivi della “germinazione” nella sala da
concerto collocata nel sottosuolo – per ensemble e live
electronics – e “sviluppo” in superficie tramite musica
elettroacustica diffusa. La musica eseguita nel
sottosuolo proporrà così i materiali musicali che
saranno poi sviluppati dalla “pianta elettroacustica” in
superficie. Nella fase della “germinazione” l’elettronica
si alternerà con l’ensemble, proiettando il suono verso il
soffitto, dove saranno collocati gli altoparlanti, frontiera
tra il sottosuolo e la superficie. Al termine
dell’esecuzione il pubblico dovrà salire in superficie,
accompagnato sulle scale da un materiale sonoro di
transizione diffuso dagli altoparlanti. Sulla piazza
una scenografia vegetale concepita ad hoc dalla
paesaggista Astrid Versperien tramite l’inserzione di
piantine tra le lastre della pavimentazione, dovrà
facilitare la concentrazione degli ascoltatori
sottolineando la relazione tra sottosuolo e superficie.
La crescita della “pianta elettroacustica” si protrarrà per
tre serate. In questi mesi è possibile ascoltare di JeanLuc Hervé 2 per due pianoforti preparati il 5 giugno al
Conservatoire à Rayonnement Départemental di
Fresnes, e ancora il 19 giugno al Werner Otto Saal
del Konzerthaus di Berlino, in quest’ultima occasione
affiancato a 4 per due pianoforti e due percussionisti,
nell’interpretazione dell’Ensemble Berlin Piano
Percussion. Il 23 giugno il Festival “Eterotopie - altri
luoghi” propone invece nella Chiesa di S. Maria della
Vittoria di Mantova Dans l’ombre des anges per flauto,
clarinetto, violoncello e percussione, nell’esecuzione
dell’Ensemble InterferenzeSonore sotto la direzione di
Yoichi Sugiyama. Infine, Rêve de vol per clarinetto e
viola è portato in tournée dall’E-MEX Ensemble il 13
settembre al Karl Ernst Osthaus Saal del Museum
Folkwang di Essen e il 16 ottobre a Colonia, Kolumba
Kunstmuseum des Erzbistums Köln.
Novità sinfonica con flauto
solista conclude in Israele
il ciclo dei Seascapes
Michele dall’Ongaro
Il 9 e l’11 maggio Fayçal Karoui
ha diretto Maurizio Baglini e
l’Orchestra I Pomeriggi Musicali
al Teatro Dal Verme di Milano in
La primavera per pianoforte e
orchestra d’archi. L’Antidogma
Chamber Orchestra, diretta da
Guido Maria Guida, propone il
4 giugno Festschrift per
quattordici strumenti al Teatro
Vittoria di Torino, nell’ambito del
36° Festival Internazionale
Antidogma Musica. Dall’Ongaro
parteciperà alla Biennale di
Venezia col Quartetto n. 6 per
archi, in programma il 7 ottobre
nella Sala delle Colonne di Ca’
Giustinian nell’esecuzione del
Kairos Quartett.
Prima esecuzione all’Ircam sfrutta
lo spazio ispirandosi al modello
della germinazione vegetale
3
Tre prime accomunate dalla
concentrazione sullo studio di
timbri e soluzioni cameristiche
Luis de Pablo
È uscito il Cd monografico Luis
de Pablo “Recado”, pubblicato
da Bizkaiko Foru Aldundia Diputación Foral de Bizkaia
(BCA02), committente della
composizione registrata,
Recado per grande organo
solista e orchestra, scritta per il
decennale dell’organo Karl
Schuke del Palacio Euskalduna
Jauregi di Bilbao, città natale
del compositore. Il pezzo,
registrato nel 2010, è stato
eseguito da Oscar Candendo
all’organo e dalla Bilbao
Orkestra Sinfoniko diretta da
Nacho de Paz. Il 18 maggio il
Teatro de la Zarzuela di Madrid
ha ospitato l’esecuzione di
“Frontispicio” e “Compañero,
compañero” da Romancero
viejo per otto voci su testi
medievali spagnoli da
Romancero viejo,
nell’interpretazione
dell’ensemble Odhecaton
diretto da Paolo Da Col.
Christophe Bertrand
La prima esecuzione assoluta
di Dall’inferno per flauto, viola e
arpa del compianto Christophe
Bertrand è stata proposta dall’Ex
Novo Ensemble il 19 maggio alle
Sale Apollinee del Gran Teatro
La Fenice, nell’ambito della
rassegna “Suona Francese”
e Ex Novo Musica.
Il Landesjugendensemble
Neue Musik Niedersachsen
offre invece due esecuzioni,
il 26 luglio e il 18 agosto, di
Skiaï per flauto, clarinetto,
violino, violoncello e pianoforte,
presso la propria sede, la
Landesmusikakademie
Niedersachsen a Wolfenbüttel.
4
Alessandro Solbiati
Giochi da camera
Tre le prime esecuzioni assolute per Alessandro Solbiati
in questo mese di giugno. Il Conservatorio di Shanghai
propone il 7 giugno Specchi per timpani e pianoforte,
nell’interpretazione del duo Benoît Cambreling e Yi-Ping
Yang. Così il compositore spiega il nuovo lavoro, «scritto
nell’estate del 2011 su commissione di Benoît
Cambreling, come pezzo d’obbligo per i
finalisti della terza edizione del Concorso
Internazionale di Timpani di Lyon. Ahimè,
le attuali burrasche economiche hanno
impedito lo svolgimento del Concorso e il
brano è rimasto finora ineseguito. La sua
destinazione stessa mi ha condotto a una
particolare indagine sui timpani e sulle
loro potenzialità (nel 2005 avevo
comunque scritto Yang per timpani soli) e
a un rapporto con il pianoforte che ben
giustifica l’indicazione “per timpani e
pianoforte” e non viceversa. Per non
cadere in una visione banalmente
idiomatica dello strumento, ho costruito
due elementi, uno di natura quasi
paradossalmente melodica e l’altro in cui la pulsazione
prende sì maggior importanza, ma evitando per lo più
una ritmicità troppo scoperta. Questi due elementi, quasi
due temi, si alternano ripetutamente in una serie di
sviluppi in cui la componente timbrica prende via via
importanza. Ho cercato infine una relazione molto stretta
con il pianoforte ricercando una dimensione
“cameristica” che potrebbe apparire difficile con tale
organico». Il 12 giugno sarà invece l’Ulriksdals
Slottsteater Confidencen di Solna, in Svezia, a ospitare,
nel quadro del Festival O/Modernt, la prima di Les
Sauvages, strumentazione di Alessandro Solbiati
dall’omonimo brano per clavicembalo di Jean-Philippe
Rameau per flauto, violino, violoncello, percussioni,
clavicembalo e pianoforte. Ne saranno interpreti Denis
Lupachev, flauto, Hugo Ticciati, violino, Tomas
Lundström, violoncello, Johan Bridger, percussioni,
Ruggero Laganà, clavicembalo, e Hayk Melikyan,
pianoforte. Spiega l’Autore: «Ho sempre amato “rivestire
col mio suono” la musica del passato, da Bach a
Schubert, da Mendelssohn a Debussy. Il Festival
svedese O/Modernt è dedicato quest’anno a una
riflessione su Rameau, in attesa del 250° anniversario
della morte dell’anno prossimo. Les sauvages è un
brano proveniente dal balletto Les Indes galantes;
l’esotismo dell’argomento conduce, nella seconda parte
del brano a un cromatismo estremamente coraggioso e
questo ha reso via via più interessante il mio lavoro:
lasciare tutte e solo le note di Rameau, ma
“interpretarle” nel registro e nel timbro, creando polifonie,
contrasti e giochi timbrici che s’inaspriscono
improvvisamente in coincidenza con le arditezze
armoniche». Infine, toccherà a Luigi Attademo proporre il
14 giugno nella Chiesa di S. Lorenzo a Vicchio di
Bagno a Ripoli, Le sei corde di Nicolò per chitarra, in
prima esecuzione integrale, con la prima esecuzione
assoluta del VI movimento. Racconta Solbiati: «Si
conclude il work in progress che mi ha portato ad
aggiungere, in occasione di un concerto dopo l’altro di
Luigi Attademo, una “corda”, cioè un piccolo brano, dopo
l’altra a un globale atto di affetto e di adesione per le
brevi e leggere pagine dei Ghiribizzi di Paganini. La
semplicità dei suoi 43 piccoli brani mi ha condotto a un
atteggiamento di “leggerezza compositiva”: ogni volta ho
sfogliato i Ghiribizzi, ne ho scelto uno quasi senza
chiedermi il perché, a volte colpito da un gesto, da una
figura, da un’armonia, e ho portato a me
quell’elemento, decontestualizzandolo,
trasformandolo nella mia musica, ma
lasciando che trasparisse ogni volta un’eco
di “suono storico”, a volte appena
accennato, altre volte con maggiore
evidenza. Il gioco è stato così simpatico e
interessante che non escludo un secondo
“libro di corde di Nicolò”». Quest’estate
sarà possibile ascoltare molta musica di
Alessandro Solbiati, iniziando il 7 luglio
per i Rencontres Contemporaines di Lione
alla Chapelle de l’Hôpital St. Jean de Dieu,
dove l’ensemble vocale Les Six Voix
Solistes e la pianista Ancuza Aprodu
eseguiranno, sotto la guida di Alain
Goudard, Durissimo silenzio per sei voci femminili e
pianoforte. In occasione di tale concerto verrà inciso
dall’etichetta EMARecords un Cd sul progetto “Vola alta,
parola!” su testi di Mario Luzi, in cui sono coinvolti anche
Luca Antignani e Federico Gardella. Luigi Gaggero alla
testa dell’ensemble vocale La Dolce Maniera ha in
programma E tu seguivi, madrigale a cinque voci su
testo di Dino Campana, già eseguito l’8 maggio nella
Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, a Venezia,
per la rassegna di Odhecaton 2013 “Nuovi Madrigali
Italiani”, e in procinto di essere riproposto il 12 luglio a
Strasburgo, all’Église de Saint Pierre le Jeune. Il 28
luglio il Trio Stauffer interpreta il Secondo trio d’archi
alla Sala Musica di Collemassari dei Poggi del Sasso
di Cinigiano (Grosseto), per l’Amiata Piano Festival.
Il Festival Pontino 2013 ospita invece nel mese di luglio
l’esecuzione delle Sei corde di Nicolò per chitarra,
nell’interpretazione di Luigi Attademo, e di As if to Land
per flauto solo, in quella di Sara Minelli. Notturno
secondo per violino, violoncello e pianoforte è invece in
programma il 26 settembre al Bologna Festival,
nell’Oratorio San Filippo Neri della città felsinea, affidato
al Trio Magritte. Due titoli di Solbiati sono infine in
cartellone alla Biennale di Venezia, 57° Festival
Internazionale di Musica Contemporanea: il 6 ottobre
Les Percussions de Strasbourg proporranno al Teatro
alle Tese la prima esecuzione in Italia di Thai Song per
52 gong thailandesi (sei esecutori), mentre il successivo
7 ottobre Andrea Pestalozza guiderà nella medesima
sala Mayumi Orai, cimbalom, e l’Orchestra di Padova e
del Veneto in Nora per cimbalom e orchestra. Dal 1°
giugno Radiotre trasmetterà, tutti i sabati e le
domeniche mattina tra le 9 e le 9:30, un doppio ciclo di
“Lezioni di musica” (12 su 20 puntate complessive: le
rimanenti saranno trasmesse da settembre), nelle quali
Alessandro Solbiati analizza e commenta una vasta
serie di brani, da alcuni Lieder di Schubert fino a At First
Light di George Benjamin, passando attraverso
Schumann, Brahms, Berg, Ravel, Webern, Maderna,
Donatoni.
È disponibile on line il nuovo catalogo generale 2013 delle Edizioni Suvini Zerboni.
Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it.
Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo
e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore.
Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori,
notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali.
Vittorio Montalti
La poetica dell’infra-ordinario
Il mese di giugno vedrà non meno di tre prime di
Vittorio Montalti. Inaugura la serie Happy Aleph! per
clarinetto, tromba, pianoforte, violino e violoncello il 4
giugno al Théâtre Dunois di Parigi, nell’interpretazione
dell’Ensemble Aleph, committente del lavoro in
occasione dei trent’anni di attività concertistica. Col
vincolo di tenersi tra i 3 e i 30 secondi, Montalti ha
scritto «un piccolo brano be-bop per il pianoforte che,
orchestrato dall’ensemble, sembra passare attraverso
un caledoscopio magico». Di maggior impegno Ce qui
se passe quand… per ensemble, in cartellone il 14
giugno all’Auditorium Parco della Musica di Roma, per
la stagione dell’Accademia di Santa Cecilia,
nell’esecuzione dell’Ensemble dell’Accademia di Santa
Cecilia diretto da Carlo Rizzari. Si tratta della versione
per undici strumenti – che sussumono alcuni elementi
dell’elettronica originariamente prevista – di due
movimenti di Tentative d’épuisement. Quest’ultima
composizione vedrà d’altra parte la propria prima nella
versione originaria per ensemble e live electronics
quindici giorni più tardi, il 30 giugno, all’Espace de
Projection dell’Ircam, nel contesto del Festival
ManiFeste, interpretata da Heinz Holliger alla testa
dell’Ensemble du Lucerne Festival Orchestra, con
l’Autore stesso all’informatica musicale. Spiega
Montalti: «Il brano si ispira a Tentative d’épuisement
d’un lieu parisien, un libro di Georges Perec. Per tre
giorni consecutivi l’autore si siede a Place Saint Sulpice
a Parigi e prende nota di ciò che accade nella piazza:
gli autobus che passano, un uomo che cammina con
una baguette sottobraccio, il volo degli uccelli, le
automobili, una ragazza che fuma una sigaretta… tutti
dettagli, a prima vista insignificanti, che costituiscono la
descrizione di una città. La forma del brano segue la
struttura del libro e s’ispira alle idee che sono alla base
del testo. Il pezzo è diviso in tre movimenti, che
rappresentano le tre giornate che Perec passa a Place
Saint Sulpice, e le diverse immagini descritte diventano
così delle figure musicali. Ho voluto tradurre in musica
la molteplicità di rappresentazioni presente nel libro,
cercando per ogni movimento una modalità compositiva
diversa, che mettesse in scena l’eterogeneità della
descrizione. Nel primo movimento differenti oggetti
musicali si presentano in una sorta di zapping frenetico,
fino all’esplosione in un climax; segue una rilettura della
prima parte nell’elettronica, che diventa solista, mentre
l’ensemble presenta le figure iniziali a brandelli. Nel
secondo movimento le figure emergono e spariscono
come in un fade-in fade-out. Tra tutte si profila
nell’elettronica l’idea dello “scheletro” di un pianoforte;
Aureliano Cattaneo
uno strumento di cui restano solo i rumori meccanici.
Questo ascolto quasi intimo dello strumento fa
riferimento a due concetti fondamentali nella poetica
di Perec: quello dell’infra-ordinario e quello della
macchina. Nel terzo movimento un interruttore
“musicale” apre o chiude degli squarci su alcune
immagini. Diversi oggetti eterogenei si delineano
con una graduale intensificazione a livello
dell’orchestrazione e della drammaturgia del brano, fino
all’esplosione di una delle figure che coinvolgerà tutto
l’ensemble. Mi interessavano inoltre i cambi di
prospettiva dell’osservatore presenti nel libro di Perec;
durante le giornate, infatti, l’autore si sposta tra il Tabac
Saint Sulpice, il Café de la Mairie e la fontana al centro
di Place Saint Sulpice. Ci sono così nel brano alcune
immagini trasversali, che ritornano nei tre movimenti,
rappresentate sempre sotto una luce diversa. Molte
idee della poetica di Perec mi hanno affascinato e
guidato nella composizione del brano. Tra tutte, il
concetto di infra-ordinario che Perec descrive come
“il rumore di fondo, quello che succede quando non
succede nulla” e il concetto di vincolo, da sempre di
fondamentale importanza nella mia scrittura. Perec era
infatti uno dei rappresentanti di spicco dell’Oulipo,
gruppo di letterati e matematici francesi fondato nel
1960, il cui credo partiva dal presupposto che colui che
scrive, seguendo una serie di regole che conosce, è
molto più libero di chi scrive senza regole obbedendo
comunque a delle regole che ignora». Sempre Parigi
dedica a Vittorio Montalti, il 4 giugno, un concerto
ritratto all’Auditorium de la Cité des Arts, dove il duo
Franco Venturini e Paolo Vignaroli eseguirà Don’t Shoot
The Piano Players per pianoforte e Labyrinthes per
flauto basso e elettronica. Montalti parteciperà
quest’autunno alla Biennale di Venezia, 57° Festival
Internazionale di Musica Contemporanea, con
L’aumento, opera per tre voci, ensemble e elettronica
su libretto di Giuliano Compagno da un testo di
Georges Perec. Il nuovo lavoro, che sarà presentato nel
prossimo numero delle ESZ News, andrà in scena il 9
ottobre al Teatro Piccolo Arsenale, nell’interpretazione
di Ljuba Bergamelli, soprano, Salvatore Grigoli,
baritono, Jo Bulitt, performer e dell’Ensemble Nuovo
Contrappunto diretto da Mario Ancillotti. Giancarlo
Cauteruccio curerà regia e scenografia. Si segnala
infine che Vittorio Montalti sarà in residenza quest’anno
presso l’American Academy in Rome, dove svilupperà
un progetto di teatro musicale per due voci e live
electronics, destinato agli interpreti Nicholas Isherwood
e Ljuba Bergamelli.
Autoritratto al Rostrum
Rai Radio3 presenterà al Rostrum 2013, la Tribuna
Internazionale dei Compositori patrocinata dall’Unesco,
la composizione per orchestra di Aureliano Cattaneo
Selfportrait with Orchestra, presentata all’Auditorium
Rai di Torino l’8 febbraio scorso nell’ultima edizione di
Rai NuovaMusica con l’Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai diretta da Daniel Kawka. Il 21 e 25 maggio
presso le sedi della Fundación BBVA di Bilbao e Madrid
sarà ripreso Tele per fisarmonica e pianoforte,
nell’interpretazione di Miguel Ituarte, pianoforte, e Iñaki
Alberdi, fisarmonica.
Novità all’Ircam ispirata alla
poetica di Georges Perec,
riproposta in trascrizione
acustica a Santa Cecilia
Raffaele Grimaldi
Raffaele Grimaldi parteciperà
con un’opera nuova al 57°
Festival Internazionale di
Musica Contemporanea di
Venezia. La macchina, opera
per tre voci, due attori e
ensemble su libretto di Diego
Giordnano, commissione della
Biennale di Venezia, è in
cartellone il 9 ottobre al Teatro
Piccolo Arsenale. Ne saranno
interpreti Irene Favro, soprano,
Stephanie Lewis, mezzosoprano, Edoardo Hurtado,
tenore, Jo Bulitt, performer e
l’Ensemble Nuovo
Contrappunto diretto da Mario
Ancillotti. Giancarlo
Cauteruccio ne curerà regia e
scenografia.
All’indomani del successo a Rai
NuovaMusica, rappresenterà
l’Italia alla Tribuna Internazionale
dei Compositori
Rassegna
Rassegna
stampa stampa
Su Selfportrait with Orchestra, all’Auditorium Rai di
Torino, 8 febbraio 2013
Da Il Corriere della Sera, 14 febbraio 2013, Enrico
Girardi:
Nel primo [concerto] ha conquistato tutti l’invenzione
timbrica e figurativa di Aureliano Cattaneo, autore di
Selfportrait with Orchestra […].
Da L’Unità, 22 febbraio 2013, Paolo Petazzi:
Nei concerti diretti egregiamente da Daniel Kawka e
Marco Angius molto interessante è apparso Selfportrait
with Orchestra (2010) di Aureliano Cattaneo (1974), uno
dei tanti compositori italiani noti ed eseguiti quasi solo
all’estero. Questo “autoritratto” propone in tre sezioni
riferimenti evocativi imprevedibili e attraenti. In Musica
con Patinir l’evocazione degli azzurri degli sfondi del
pittore fiammingo si lega a un’invenzione di timbri e
colori di forte suggestione. Interne lacerazioni, tagli e luci
violente caratterizzano “Mi sviscero in un lampo” mentre
in Les Adieux, che muove da un esplicito riferimento a
Beethoven, l’estinguersi del suono è costruito con
grande raffinatezza.
5
Approda a una coproduzione Ircam
e Radio France la ricerca sulle
modalità della conoscenza umana
e della rappresentazione artistica
Luca Mosca
Il 6 luglio le Sale Apollinee del
Teatro La Fenice ospitano la
prima esecuzione assoluta di
due Frammenti da Per Ernesto
per flauto, clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte,
nell’interpretazione dell’Ex
Novo Ensemble. Si tratta di
un’anteprima (due su nove
frammenti complessivi) di un
nuovo lavoro commissionato
dall’Ex Novo Ensemble per la
propria rassegna Ex Novo
Musica, e scritto in memoria del
compositore Ernesto Rubin de
Cervin recentemente
scomparso. La prima
esecuzione integrale è prevista
per l’autunno. Il 36° Festival
Internazionale Antidogma
Musica propone invece il 18
giugno al Teatro Vittoria di
Torino Domus aurea per violino
e violoncello: l’esegue il Duo
Eight Strings (Valeria
Nasushkina e Mikael
Samsonov).
Novità per ensemble
a Milano subito in
una tournée europea
Sándor Veress
Il 18 maggio Heinz Holliger ha
diretto al Kartause Ittingen, in
Svizzera, il baritono Robert
Koller e l’Ensemble der Ittinger
Pfingstkonzerte in Elegie per
baritono, arpa e archi su testo
di Walther von der Vogelweide.
6
Carmine Emanuele Cella
Le fonti della conoscenza
L’Ircam ospita a Parigi il 7 giugno nella Salle Pleyel,
nel contesto del Festival ManiFeste, in coproduzione
Ircam e Radio France, la prima esecuzione assoluta di
Reflets de l’ombre per grande orchestra e live
electronics, nell’interpretazione dell’Orchestre
Philharmonique de Radio France, sotto la direzione di
Jukka-Pekka Saraste. La realizzazione dell’informatica
musicale è affidata a Carlo Laurenzi. In questi termini
l’Autore presenta questa novità: «Come una fenice che
risorge dalle proprie ceneri, Reflets de l’ombre è un
lavoro che rappresenta allo stesso tempo la fine e
l’origine di un percorso di indagine sulla nascita della
conoscenza. Un percorso in cui si è cercato di elaborare
una visione unificatrice della realtà, come mediazione tra
soggettività e oggettività e in cui il riferimento al celebre
mito della caverna di Platone (da cui si prende spunto
per il titolo del lavoro) è evidente. La percezione della
realtà come combinazione di una conoscenza a-priori,
di tipo matematico e inconfutabile, e di una conoscenza
sensibile, è centrale in molte riflessioni filosofiche e
assume un’importanza speciale in Reflets de l’ombre
dove ragione poetica e ragione tecnica si trovano a
convergere, mediante un sostrato teorico sviluppato
dall’autore durante il dottorato in logica matematica
(teoria dei sound-types, ispirata alla teoria dei tipi) e poi
applicato al quadro compositivo. Questa teoria,
apparentemente complicata, cela in realtà l’immagine
semplice e sempre rinnovata del bambino che impara a
parlare: gli viene indicato dal genitore un oggetto,
denominato “matita”, poi un altro oggetto al quale si dà lo
stesso nome “matita” che ben presto prende il suo posto
in un’espressione, una frase: “prendere la matita”,
“disegnare con la matita”. A forza di ripetizioni ed errori,
il senso perde gradualmente la sua singolare palpabile
realtà per acquisire un senso più ampio e generale:
l’idea di matita. Così nascono idee e concetti,
dall’oggetto concreto all’astrazione del linguaggio. Ma
cosa succede nella musica? Questa è la domanda che
sta al centro del lavoro, in cui l’orchestra assume il ruolo
di genitore e l’elettronica quello di bambino in fase di
apprendimento. L’orchestra propone una figura musicale
che l’elettronica apprende grazie a strumenti matematici
come probabilità ed equivalenza; in seguito, l’elettronica
propone la versione appresa producendo cosi suoni di
tipo resistivo, realistici, verosimili ma non veri:
un’elettronica, cioè, umana e non elettrica. L’orchestra
Pasquale Corrado
entra di nuovo in gioco con una differente idea musicale,
nata come perfezionamento del suono elettronico, che
viene a sua volta analizzata e imitata allo stesso modo; il
processo si ripete fino a che l’elettronica ottiene una sua
indipendenza e sviluppa una propria visione dell’universo
musicale. Al di là del gioco compositivo e del dialogo
musicale che s’instaura, è l’apprendimento della realtà il
vero problema, con le difficoltà e gli ostacoli che
comporta: spesso quello che si vede non è la realtà,
bensì il suo riflesso, la sua ombra. Nella creazione
artistica esistono forse due modi principali di
rappresentare la realtà: mimetico e catartico. Il mimetico
genera una rappresentazione eidetica del reale, come un
disegno ispirato a un panorama. Il catartico, invece,
produce un filtro personale che genera l’immagine
interiore attraverso la quale l’artista rappresenta la realtà.
La storia di Reflets de l’ombre, se storia c’è, è quella di
una evoluzione della rappresentazione: dal mimetico
verso il catartico. È una descrizione della realtà
attraverso il filtro dell’ombra o del buio, come in un
disegno a matita che viene sfocato e confuso dal dito
che ci passa sopra». Il 12 luglio l’Église de Saint Pierre
le Jeune di Strasburgo ospiterà, nel quadro della
rassegna “Nuovi madrigali italiani”, la prima esecuzione
di Ali oscillano in fioco cielo, madrigale per quintetto
vocale su testo di Salvatore Quasimodo, nell’esecuzione
di Luigi Gaggero alla testa del gruppo vocale La Dolce
Maniera. Spiega Cella: «Uno dei significati possibili della
parola madrigale è quello di composizione “di lingua
materna”. Anche se non è questa l’unica interpretazione,
è certo che il rapporto con la lingua è fondamentale per il
madrigale; un rapporto che, in ultima istanza, si misura
sul significato delle parole e non sul puro suono in esse
contenuto. Tale significato non può allora manifestarsi se
non attraverso un pensiero armonico strettamente
definito e attraverso un afflato figurativo di forte impatto.
Il madrigale Ali oscillano in fioco cielo prende le mosse
da versi di Quasimodo, parte della poesia Oboe
sommerso: “Ali oscillano in fioco cielo, / labili: il cuore
trasmigra / ed io son gerbido, / e i giorni una maceria”.
Quello che colpisce, di questi versi, è il precipitare in essi
racchiuso: da ali che oscillano in un fioco cielo si passa
alle macerie, esempio unico di distruzione. Una caduta,
appunto, è ciò che viene raccontato da questa breve
composizione, dedicata a Luigi Gaggero e al suo
ensemble».
Pulsazione primitiva
Il Festival MITO Settembre Musica ospita a Milano il
13 settembre la prima esecuzione assoluta di Grain
per ensemble, nell’interpretazione del
Klangforum Wien diretto da Jean-Michaël
Lavoie, che porterà la composizione in
tournée il 5 ottobre a Graz e il 24 ottobre
all’Ircam. Spiega l’Autore: «Ciò che mi
affascina e che ho voluto descrivere in questo
pezzo è ciò che sta all’origine di un fenomeno,
sia esso umano o naturale: una pulsazione.
Essa viene presentata in diversi contesti e
viene caratterizzata da gesti differenti. Tutto fa
riferimento a essa: in un primo momento
rappresenta l’interruzione, la separazione.
Vi è uno stato di relativa inattività, di stasi, di
attesa. Successivamente questa pulsazione
diventa pretesto di nascita e proliferazione di
nuove cellule, di nuova attività cinetica e figurativa.
Il tutto inizia a crescere e a svilupparsi fino a sfociare
nella nuova fase di massima espansione, di massima
crescita e movimento. Lo sprigionarsi di tale energia
porta a una sorta di frenesia comunicativa che diventa
vettore di un’energia trasmissibile all’ascoltatore. Da
allora in poi il processo vitale inizia la sua fase
discendente, di raccolta, di declino. La pulsazione si
trasforma nell’inizio di questa discesa che
porta, inesorabile, verso l’immobilità, come se
tutto si congelasse: congedandosi si
assopisce, spira affannosamente e si ferma».
Sarà possibile ascoltare musica di Pasquale
Corrado il 25 giugno nel Chiostro del
Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di
Cosenza per la Rassegna Flauto XXI, quando
Roberto Pasquini e Giovanni Scarpello
eseguiranno Esperidi per due flauti, con
replica il 25 luglio al Cantiere Internazionale
d’Arte di Montepulciano, nel Chiostro della
Rocca di Montepulciano. Corrado parteciperà
quest’autunno alla Biennale di Venezia, 57°
Festival Internazionale di Musica
Contemporanea, con Pulse per ensemble, commissione
di Radio France per il ciclo “Alla breve”. Il nuovo lavoro,
che sarà presentato nel prossimo numero delle ESZ
News, verrà eseguito l’11 ottobre al Teatro Piccolo
Arsenale, nell’interpretazione dell’Ensemble L’Instant
Donné.
Malika Kishino
Giardini sonori
Tre le prime per Malika Kishino nei mesi centrali del
2013. Il 23 maggio è stato registrato al Centquatre di
Parigi per essere diffuso nella trasmissione “Alla Breve”
di “France Musique”, il Concerto pour Koto per koto e
orchestra da camera, commissione di Radio France
affidata alla solista Makiko Goto e all’Orchestre
Philharmonique de Radio France diretta da
Jean-Michaël Lavoie. Nelle parole
dell’Autrice, la nuova composizione «è
basata su un mio lavoro solistico,
Monochromer Garten V per un suonatore di
koto, ispirato alla tradizionale arte
giapponese dei giardini, la composizione di
architettura paesaggistica. In senso
tradizionale, l’architettura paesaggistica
significa dare forma all’intenzione interiore
dell’architetto e alla sua profondità di
pensiero con pochi, ben selezionati
materiali. Questo processo creativo –
disporre gli elementi in uno spazio dato suggerisce un
universo profondo e infinito – mi ha sempre attratta.
In questo pezzo ho tentato di trattare i materiali sonori
come se fossero le rocce, gli elementi acquatici, il
muschio, i cespugli, gli alberi, la sabbia e lo spazio che
compongono un giardino. Il pezzo è articolato in cinque
sezioni: I. Introduzione: esposizione degli elementi
principali e dei gesti musicali; II. Calma: concentrazione
sulla disposizione dell’elemento sonoro; III. Flusso:
concentrazione sull’elemento fluido e sulla sua energia;
IV. Cadenza: proposta di tutti gli elementi musicali con
una certa libertà; V. Liberazione finale, a suggerire
vuoto e grande profondità. Gli elementi musicali e i gesti
provocati dal solista vengono estesi e amplificati
dall’orchestra». Strettamente collegato a questo lavoro
è appunto Monochromer Garten V per un suonatore di
koto (koto a 13 corde e koto a 17 corde), che sarà
proposto in prima esecuzione assoluta il 9 luglio al
Giorgio Gaslini
Sumuida Triphony-Hall di Tokyo, nell’interpretazione di
Shoko Otani. Spiega la Kishino: «Monochromer Garten
V prosegue la serie con cui mi concentro su piccole
formazioni di 1-3 musicisti, rifacendomi all’estetica del
giardino giapponese. Un mondo argenteo, notturno,
innevato, bagnato di luce riflessa. Ho cercato di
rappresentare tramite il suono una tale
immagine di giardino, vista attraverso la
finestra di un tempio di Kyoto. La scena
notturna del giardino era come un dipinto a
inchiostro di china, un’opera d’arte in bianco e
nero. Vi ho trovato un’epitome di bellezza, e
allo stesso tempo mi ha fatto riflettere
sull’apprezzamento della bellezza. Secondo
Shinichi Hisamatsu (1889-1980), filosofo
giapponese seguace del buddismo zen, i
caratteri generali delle espressioni culturali
giapponesi nelle belle arti possono essere
descritti secondo sette caratteristiche
collegate tra loro: asimmetria, semplicità, austera
sublimità, naturalezza, sottile profondità, libertà
dall’attaccamento e tranquillità. Ogni arte bella, inclusa
l’architettura di paesaggi, potrebbe possedere tutte
queste sette caratteristiche, che nella loro inseparabilità
formano un intero perfetto. In particolare, in
Monochromer Garten V ho cercato di esprimere le
peculiarità del koto basso a 17 corde, la magia del suo
suono profondo, i timbri ricchi, la vibrazione e la
risonanza delle corde spesse, l’intensità e le peculiarità
del koto tradizionale a 13 corde, impiegandone i timbri
sensuali come materiale sonoro». Malika Kishino
presenterà infine una novità sinfonica, commissione
della Brandenburgische Kulturstiftung Cottbus, il 20 e
22 settembre allo Staatstheater Cottbus,
nell’interpretazione di Evan Christ alla testa del
Philharmonisches Orchester des Staatstheaters
Cottbus.
Macchine, folklore e memoria
Giorgio Gaslini è stato festeggiato il 31 maggio
all’Auditorium di Loro Ciuffenna (Arezzo), nel contesto
della rassegna “I Suoni del Fiume 2013”, VII Edizione,
Voci italiane nel mondo, con un concerto monografico
dal titolo “Giorgio Gaslini: Leggende popolari intorno al
Jazz”. In quell’ambito sono state proposte,
accanto alla ripresa di alcuni titoli da
Songbook per voce e pianoforte (“Il
grande urlo”, “Ballata nel vento”, “Il
drago”), ben tre prime esecuzioni assolute:
Les carillons fou per flauto e pianoforte,
Trittico popolare per voce femminile e
pianoforte su canti popolari italiani e Suite
elisabettiana per traversiere, voce e
pianoforte. Ne sono stati interpreti
Francesca Breschi, voce, Stefano Parrino,
flauto, e Alessandra Garosi, pianoforte. Con queste
parole il compositore racconta i nuovi lavori: «Les
carillons fou. Un carillon non è un oggetto meccanico.
Un carillon ha una sua vita che vive quanto la durata
della molla che lo anima. L’ho capito un certo giorno
quando stavo suonando il pianoforte (era Bach) e a un
tratto, sia per le vibrazioni dello strumento sia per la
tensione della carica, il carillon che era sul piano si mise
a suonare. Passai subito a seguirlo con le mie note che
s’intrecciavano con le sue sino a che, tra sussulti, balzi
e rallentamenti la carica del carillon non si esaurì. In
pochi minuti avevo vissuto la sua storia. Qualche tempo
dopo nacque in me l’idea di Les carillons fou. Otto per
la precisione, allineati e dimenticati nel retro di un
negozietto di giocattoli d’epoca, alla periferia della
metropoli, in un torrido agosto; la calura provoca strani
impulsi ai meccanismi di quegli otto “giocattoli”. Ad uno
ad uno si animano risuonando, sussultando sino a
delirare estinguendosi. Il flauto e il pianoforte sono
impegnati a restituirci il tessuto complesso, polifonico e
poliritmico della partitura che richiede tutto il loro slancio
e il virtuosismo interpretativo. Partitura che
connotando diversamente ognuno degli otto profili
di carillon, tende a farne rivivere le loro accorate e
deliranti pulsioni. Si! Un carillon ha una sua vita.
E otto carillons… la loro follia. In Trittico popolare
“Kalinifta” è tratto da un testo popolare antico in
griko salentino; “Pastorale” è una composizione
originale ispirata a un antico canto popolare della
Toscana (Lucca); “Bell’uselin del bosch” è una
composizione originale ispirata a un antico canto
popolare del Veneto e Friuli, presente anche in
Lombardia. Suite elisabettiana è un omaggio a musiche
di compositori di corte britannici dell’epoca Tudor: John
Dowland (Come again), Robert Jones (Sweet Kate),
Thomas Campion (Oft have I sighed for him), Thomas
Morley (Sweet nymph, come to thy lover) e Philip
Rosseter (When Laura smiles)». Un’ulteriore prima
gasliniana è in cartellone alla Casa della Musica di
Parma, nella rassegna Verso Traiettorie, il 19 giugno,
quando Alfonso Alberti interpreterà Fiori musicali per
pianoforte solo. Il pezzo fa parte d’un nuovo ciclo di
brani pianistici dedicati ad Alberti, che confluiranno in un
Cd monografico in corso di pubblicazione prodotto da
Stradivarius. Infine, il 19 maggio i Concerti del
Quirinale hanno proposto “Nascita di Lucy” e “La
grande madre” da Ritual per due pianoforti,
nell’interpretazione di Paola Biondi e Debora Brunialti.
Prosegue la serie di brani
ispirati all’architettura
paesaggistica giapponese
Marco Momi
Il 20 maggio Annamaria Morini
ha interpretato all’Università
Roma Tre Reloading Vanishing
per flauto solo. Il 1° giugno
Iconica IV per ensemble e live
electronics è in programma al
Festival New Directions di
Lulea, in Svezia,
nell’interpretazione
dell’Ensemble Alter Ego.
Cinque nudi per saxofono e
stomp boxes viene invece
proposto il 6 giugno
all’Auditorium del Conservatorio
di Musica di Perugia da David
Brutti dell’Ensemble
Contemporaneo dell’Umbria.
Tre prime, ispirate ad altrettante
eterogenee idee creative,
impreziosiscono un concerto
monografico tra jazz e folklore
Carlos Roqué Alsinaa
Si chiude con una serie di
esecuzioni la primavera di
Carlos Roqué Alsina.
Klaviertsück 7, Trois Études per
pianoforte solo è stato proposto
da Carine Zarifian il 1° e il 2
maggio a San Paolo, in Brasile;
Suite per pianoforte e nastro
magnetico è in programma nel
mese di giugno al Royal
College of Music di Londra,
nell’interpretazione di
Gwenaelle Rouger; infine,
gli allievi del master della
classe di Konstantin Lifschitz
proporranno il 20 giugno alla
Hochschule für Musik di
Lucerna 2° Estudio op. 6
per pianoforte, Suite e
Klaviertsück 7.
7
Esecuzioni e riconoscimenti negli
Stati Uniti e in Francia, mentre è
ottima l’eco della Nuova liuteria
e di un recente Cd cameristico
Goffredo Petrassi
Interessante novità discografica
dall’etichetta Naxos, che
pubblica un Cd monografico
(8.572411) dedicato alla
produzione sinfonico-corale di
Goffredo Petrassi e interpretato
dal tenore Carlo Putelli, dal
basso Davide Malvestio, dal
Nuovo Coro Lirico Sinfonico
Romano e dall’Orchestra
Sinfonica di Roma sotto la
direzione di Francesco La
Vecchia. Nel programma, che
include i classici Coro di Morti,
Partita e Quattro inni sacri,
spicca la prima registrazione
mondiale del Divertimento in
Do maggiore (1930), lavoro
giovanile fino a qualche anno fa
inedito, recuperato e pubblicato
dalle ESZ in collaborazione con
l’Istituto Petrassi e il Campus
Internazionale di Musica di
Latina.
Luigi Dallapiccola
Il Prigioniero, un prologo e un
atto da La torture par
l’espérance di Villier de L’Isle
Adam e da La légende
d’Ulenspiegel et Lamme
Goedzak di Charles de Coster,
sarà eseguito in forma di
concerto il 6, l’8 e l’11 giugno
all’Avery Fisher Hall del Lincoln
Center di New York. Ne
saranno interpreti Patricia
Racette, soprano, Gerald
Finley, basso-baritono, Peter
Hoare, tenore, William
Ferguson, tenore, Sidney
Outlaw, baritono, The
Collegiate Chorale e la New
York Philharmonic, sotto la
bacchetta di Alan Gilbert.
Michel Dumonthay dirigerà
invece il 22 giugno a Ginevra il
Nouvel Orchestre de Genève
nelle Liriche greche: Cinque
frammenti di Saffo per soprano
e orchestra da camera, Sex
Carmina Alcaei per soprano e
undici strumenti e Due liriche di
Anacreonte per soprano e
strumenti.
8
Giovanni Verrando
Sulle sponde dell’Atlantico
L’11 aprile il Centro Culturale Italiano di Parigi ha
ospitato l’esecuzione di First Born Unicorn,
(Remind me what we’re fighting for) per
flauto solo, nell’interpretazione di Paolo
Vignaroli, nell’ambito di un recital dal titolo
“Les compositeurs italiens d’aujourd’hui”.
Il 12 maggio è stato invece l’Italian Cultural
Institute di Los Angeles a proporre Second
Born Unicorn (Remind me what we’re
fighting for) per pianoforte solo, interprete
Richard Valitutto. Due gli appuntamenti
statunitensi per Verrando nel mese di giugno. Il 17
giugno Luca Ieracitano dell’Mdi Ensemble ripropone
Second Born Unicorn al Jack Space, Brooklyn, mentre il
19 giugno la Casa Italiana della New York University
offrirà, nell’ambito del Chelsea Music Festival,
un’esecuzione del Quartetto n. 3 affidato al Quartetto
d’archi dell’Mdi Ensemble: Lorenzo Gentili
Tedeschi, violino, Franziska Schoetensack,
violino, Paolo Fumagalli, viola, e Giorgio
Casati, violoncello. Il Cd Dulle Griet, pubblicato
dalla casa discografica Aeon, ha ricevuto un
“coup de cœur” nella trasmissione “Les Lundis
de la Contemporaine” di France Musique
condotta da Jean-Pierre Derrien. Verrando sta
ultimando la composizione di due lavori di
prossima esecuzione: Multiplicity per quattro
percussionisti solisti e orchestra, commissionato da
Kroumata e dalla Symphony Orchestra of Norrlands
Opera, Svezia, e Travelling icon on rabbit-skin glue per
ensemble da camera, commissionato dal Festival Play
It! e l’Orchestra Regionale della Toscana.
Rassegna
Rassegna
stampa stampa
Su Giovanni Verrando, La nuova liuteria: orchestrazione,
grammatica, estetica, Milano, Edizioni Suvini Zerboni,
2012
In un volume a cura del compositore sanremese, un
affascinante viaggio nella molteplicità del continuum
sonoro novecentesco a partire dalla grande lezione della
scuola spettrale francese. […] La nuova liuteria:
orchestrazione, grammatica, estetica dipinge un
panorama ampio e decisamente avvincente della storia
dell’orchestra contemporanea. […] Un’opera, questa,
che ha dunque il merito di mostrare quanto sia lecito
assumere l’esperienza accumulata da diversi secoli e
come sia giunta l’ora di abbracciare le efficaci
potenzialità tecnologiche dei nuovi media che hanno nei
fatti avuto una forte presa sulla totalità del mondo
sonoro attuale.
Paolo Tarsi, Il Corriere Musicale
Scopo del libro è anche mostrare il fascino delle
concrete e molteplici possibilità fornite dalle tecniche in
vigore a partire dal nuovo millennio. Uno sforzo lodevole
che lascia intravvedere nuovi orizzonti di strumentazione
e orchestrazione, e spinge a considerare l’orchestra
acustica della nostra tradizione occidentale come una
semplice tappa di un fenomeno ancora in divenire.
Antonio Brena, Amadeus
Quanto si è arricchita la tavolozza timbrica della musica
nell’ultimo secolo? […] Il compositore Giovanni Verrando
delinea una sorta di storia del timbro, spiegando come
esso sia diventato un parametro strutturale della
scrittura musicale. Merito di Debussy e Ravel, ma oggi
anche di una miriade di “diavolerie” tecnologiche ben
illustrate in queste pagine.
Alice Bertolini, Suonare News
Sul Cd di Giovanni Verrando Dulle Griet (Æon AECD
1328)
[…] il Quartetto n.3, che già avevamo avuto modo di
ascoltare in una registrazione dell’Arditti al [Festival]
Milano Musica del 2003. Si tratta, personalmente, di una
delle composizioni migliori e forse anche una di quelle
che lasceranno un piccolo segno in un’epoca pallida e
discontinua come questo principio di millennio. In
estrema sintesi un grande lavoro. […] Sono tempi cupi e
i compositori che vogliono dar voce a “quell’eccitazione
sensoriale scatenata dall’incontro con la “differenza” non
possono cedere alla ricerca di un compromesso, ma far
letteralmente esplodere le contraddizioni. Quelli che si
spingono in quella direzione saranno ricordati, gli altri
no. Verrando potrebbe essere uno di quelli che
appartengono alla prima categoria.
Michele Coralli, Altremusiche
Avevamo salutato, da queste colonne, l’universo
orchestrale molto sottile di Giovanni Verrando. […]
Il nuovo album rivela una tavolozza acustica allargata,
in cui i suoni inarmonici hanno conquistato uno spazio
considerevole. Tipico di questo orientamento recente,
Dulle Griet alterna un soffio residuo appena percepibile
e suoni saturi estremamente intensi. […] Il ruvido
dettaglio celebrato da Aby Warburg è il pezzo che mette
meglio in luce l’Ensemble Mdi: sommando la
padronanza del dettaglio al controllo dell’equilibrio
complessivo, i musicisti contribuiscono a mettere in
evidenza, nel compositore così come nel direttore, un
pregevole senso della costruzione.
Pierre Rigaudière, Diapason
Alla Biennale di Venezia del 2011 il compositore
Giovanni Verrando propose un accostamento
elettroacustico di assoluto valore, dove si incrociano tutti
gli attuali settori di ricerca del suono ed alcuni dei futuri
percorsi della musica […] ma in generale la sua visione
è interessantissima e meritevole di essere ascoltata con
molta attenzione. Dopo Orchestral Works, magnifico
lavoro registrato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai, Verrando pubblica per la Aeon un secondo
volume delle sue composizioni. […] Ne deriva una sorta
di nuova rappresentazione musicale dei suoni, in cui
flauti amplificati e un pianoforte ansioso, violini
incredibilmente speziati di fondi acustici con dinamiche
ora vivide ora insonorizzate, nonché la loro
combinazione è la condizione necessaria per introdurvi
ad una nuova versione di Tryptich per ensemble elettrico
suonata con RepertorioZero, in cui ritornano in maniera
preponderante i concetti di colorazione del rumore,
eterofonia, ampliamento delle dinamiche degli spettri.
Ettore Garzia, Percorsi Musicali, ettoregarzia.blogspot.it
Il ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg […] musica
di timbri dalla scrittura molto raffinata, la seconda anta si
basa su gesti ripetitivi e oscilla tra violenza e fragilità
estrema. L’esemplare presa del suono è qui al servizio
della precisione e dell’impegno di ciascun strumentista.
[…] Come nella maggior parte dei pezzi strumentali di
questo album, la scrittura del Quartetto n. 3 per quartetto
d’archi (2003) deriva dal pensiero elettronico e si
emancipa dalla tradizione del genere. In questo dittico
singolarissimo, il secondo tempo instaura un teatro di
suoni estranei, la cui traiettoria fantastica provoca un
lavoro impressionante e molto plastico sulla materia,
spesso rumoristica, delle sedici corde del quartetto.
www.frekencemusic.com
Giorgio Colombo Taccani
Ripensare la grammatica
Due lavori di Giorgio Colombo Taccani sono previsti in
prima esecuzione nel prossimo Festival Risuonanze
2013. Il 2 giugno, al Teatro Luigi Garzoni di Tricesimo,
Tiziano Cantoni, Mauro Verona e Cristiano Zampar
eseguiranno in prima assoluta Notizie
dalla terraferma per flauto e due corni.
Dice il compositore: «Un organico insolito
per un lavoro che vede il flauto in un ruolo
costantemente concertante; figure mobili
e nervose, sempre lontane da vacui
abbandoni melodici e pronte a sollecitare
il sostegno dei due corni, chiamati spesso
quindi a interagire vivacemente, e talvolta
in maniera impegnativa, con il solista in
un gioco di costanti riverberazioni ed
echi. Pochi gesti vengono messi in
campo, in modo da creare relazioni
evidenti e percorsi chiari attraverso i loro ritorni,
solitamente restii a variazioni profonde. Poco resta da
aggiungere, se non che il titolo non ha solo un valore
evocativo utile per la ricezione emotiva del lavoro, ma
vuole alludere ai legami esistenti con il preesistente
Terraferma per quattro strumenti, dei materiali del quale
risulta essere sviluppo, ampliamento e rielaborazione».
Il 3 giugno Zaul per voce e pianoforte, in una nuova
versione profondamente rivista, sarà presentato presso
la Villa De Rubeis Florit di Tarcento rispettivamente da
Akiko Kozato e da Adele D’Aronzo. Le medesime
interpreti riproporranno il brano il 22 luglio al
Conservatorio di Milano, nell’ambito della rassegna
Suono Immagine. Spiega il compositore: «Si tratta di
una breve pagina che prende spunto da antichi testi
sacri, il cui latino arcaico costituisce un elemento di
fascino austero e petroso. Invocazioni alle Divinità,
fra le quali si staglia il Sole, qui presente nella
denominazione primigenia che dà titolo al brano.
Le scelte musicali sono nette e decise, perdendo
tuttavia, in questa nuova versione, alcuni aspetti
eccessivamente estroversi e forse superficiali che
giungevano a stridere con le richieste dei testi stessi.
Marco Quagliarini
Visioni segrete
L’Accademia Filarmonica Romana ospita il 25 giugno
presso la Sala Casella la prima esecuzione assoluta di
Due poesie di E. Dickinson per soprano, flauto,
clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte,
nell’interpretazione del soprano
Arianna Vendittelli e dell’Imago Sonora
Ensemble, diretto da Andrea Ceraso.
La composizione è parte di un ciclo
più ampio, Cinque poesie di E.
Dickinson, di cui è imminente il
completamento, e deriva a sua volta
da un precedente lavoro per soprano
e piccola orchestra profondamente
rielaborato per questa nuova versione
cameristica. Racconta Quagliarini:
«Quando lessi, un po’ di anni fa, le
poesie della Dickinson rimasi folgorato
ma non capii il perché. Successivamente, quando
decisi di musicarne alcune di esse, mi chiesi perché
queste già mi suggerivano naturalmente una musica.
Le risposte a questi interrogativi giunsero in parte alla
fine del mio lavoro di composizione e dopo mesi di
approfondimento di un’autrice la cui complessità
intellettuale è, per molti versi, sorprendente. Una delle
parole chiave per entrare nel mondo della Dickinson è
“segreto”. Nella sua poesia nulla è come sembra e ogni
parola rimanda ad altro fuori da sé, e tutto questo
senza mai utilizzare metafore o simboli. Le sue sono
vere e proprie visioni, fragili e spesso difficilmente
Rimane comunque evidente e mantenuto lo spirito di
continua evocazione, portata, dopo una zona centrale
appena placata, a un epilogo spavaldamente deciso».
Il 12 giugno, presso gli Amici del Loggione di Milano, il
duo formato da Michele Ambrosi e Andrea
Monarda presenterà in prima esecuzione
assoluta A Perfect Beat Of per due chitarre.
Così Colombo Taccani: «L’interesse per la
chitarra – della quale ho sempre subito il
fascino nonostante il repertorio spesso troppo
circoscritto – mi ha portato ad accettare la
proposta di scrivere un nuovo brano che
affrontasse lo strumento da un nuovo punto di
osservazione, ovvero il suo raddoppio. Nessun
rapporto dialettico o conflittuale viene creato fra
le due chitarre; viene invece ricreato una sorta
di iperstrumento, in modo da poter ottenere una
grande ricchezza armonica e gestuale nell’ambito della
quale confluiscono le singole individualità. Un solo
metronomo è presente dall’inizio alla fine del pezzo e
impone un andamento costantemente deciso alle figure
che si susseguono in una sorta di vortice inarrestabile.
Ampie zone materiche, prive di altezze stabili e
riconoscibili, si aprono fra violente successioni accordali
o tra fibrillazioni di arpeggi rapidissimi. L’approdo è alla
pagina finale in tapping, dove le percussioni di mano
destra e sinistra, entrate improvvisamente in scena,
vengono altrettanto improvvisamente interrotte dal
silenzio conclusivo». Il 17 luglio è inoltre prevista la
ripresa di Ier… - Una riverberazione selettiva di “Il
poveretto” di G. Verdi, in cartellone al Festival di
Baveno; interpreti ne saranno Renata Campanella e
l’Ensemble Nuove Musiche diretti da Guido Maria
Guida. Ricordiamo infine che in maggio è stato
pubblicato per la casa discografica Tactus il Cd
Bassoon Works di Paolo Carlini (TC 920001), all’interno
del quale è proposto Dura roccia per fagotto e orchestra
d’archi; il solista è coadiuvato dall’Orchestra della
Toscana diretta da Francesco Lanzillotta.
comprensibili e per questo richiamano a diverse
interpretazioni. L’atto del nascondere e del nascondersi
al mondo (la sua biografia in questo è illuminante) è il
filo conduttore della sua arte; ella, infatti, raggiunge
risultati straordinari per mezzo della “sottrazione”
(altra parola chiave). Sottrazione dei nomi,
contrazioni ed elisioni che destabilizzano le
normali logiche di causa ed effetto, e soprattutto
ossimori dalla straordinaria immaginazione
poetica, fanno sì che la sua poesia sia sempre la
descrizione di un vuoto, di una negazione, la
messa in scena di una “mancanza” (altra parola
chiave). Come Arianna la Dickinson ci invita a
seguire il filo nel suo labirinto (in questo c’è un
profondo erotismo) e ci porta fino alle soglie della
mancanza delle mancanze, ossia la temuta e
rispettata “morte”, onnipresente in tutte le sue
opere. A mio parere quella creata dalla Dickinson è la
dimensione ideale dentro la quale la musica si
espande. È in questo interstizio di negazione del senso
(che non è un “non senso” ma casomai, per dirla alla
Barthes, “fuori senso”) che la musica trova il suo spazio
naturale. Essa, infatti, naturalmente si insinua in questi
vuoti, non colmandoli ma, prendendo un termine biblico
caro alla Dickinson, “sigillandoli”. In conclusione voglio
citare un verso bellissimo di una delle sue poesie: “il
suggello è l’angoscia”. Mi piacerebbe che la mia musica
si ponesse discretamente a suggello di
quest’angoscia».
Doppia presenza al Festival
Risuonanze 2013 e una novità
per due chitarre
Paolo Carlini
“Bassoon Works”
L’etichetta Tactus dedica a
Paolo Carlini il Cd Bassoon
Works (TC 920001). L’antologia,
interpretata dal fagottista, dai
pianisti Matteo Fossi ed Enrico
Pieranunzi, e dall’Orchestra
della Toscana diretta da
Francesco Lanzillotta, propone
una galleria di dodici brani,
principalmente cameristici, che
realizzano un percorso
attraverso due generazioni di
compositori attivi nel secondo
Novecento e titoli scritti nell’arco
ristretto dell’ultimo decennio
(2001-12). Tra questi si
segnalano Koralfandango per
fagotto e pianoforte di Giorgio
Gaslini, Per fagotto di Luis de
Pablo, AchaB per fagotto solo di
Nicola Sani, Totem n. 3
(Segnali) per fagotto e
pianoforte di Ennio Morricone, e
Dura roccia per fagotto e
orchestra d’archi di Giorgio
Colombo Taccani, quest’ultimo
registrato dal vivo al Festival
“Play it!” lo scorso ottobre.
Va completandosi il ciclo di
liriche dedicate al mondo
poetico di Emily Dickinson
La
lirica di Mario Luzi accompagna
e ispira la ricerca di confine cara
al compositore
Bruno Zanolini
La Società Italiana di Musica
Contemporanea propone il
1° giugno nella Chiesa
Prepositurale di S. Stefano di
Segrate (Milano), nel quadro
della rassegna “Super
Flumina”, quattro delle Sei
pagine d’organo per l’Avvento
per organo solo.
9
Installazione elettroacustica in un
parco a Parigi, un esperimento
scenico e il pezzo d’obbligo
al concorso Trio di Trieste
Luca Antignani
L’8 maggio l’ensemble La Dolce
Maniera diretto da Luigi
Gaggero ha proposto in prima
esecuzione assoluta Barche
amorrate per cinque voci alla
Scuola Grande di San Giovanni
Evangelista di Venezia, per la
rassegna “Nuovi Madrigali
Italiani”, Odhecaton 2013; il
concerto verrà replicato il 12
luglio all’Église de Saint Pierre
Le Jeune di Strasburgo. Nome
- non nome per pianoforte e sei
voci soliste su poesie di Mario
Luzi è in cartellone il 7 luglio
alla Chapelle de l’Hôpital St.
Jean de Dieu di Lione, per la
rassegna “Rencontres
Contemporaines”,
nell’interpretazione della
pianista Ancuza Aprodu e
dell’ensemble Les Six Voix
Solistes sotto la direzione di
Alain Goudard.
Ernst Bloch
Macbeth, opera in 3 atti di
Edmond Fleg da Shakespeare
sarà allestita il 15, 22 e 23
giugno alla Long Beach Opera
di San Pedro (California). Ne
saranno interpreti Nmon Ford
(Macbeth) e Suzan Hanson
(Lady Macbeth); la direzione
orchestrale è affidata ad
Andreas Mitisek e Ben Makino,
la regia e le scene allo stesso
Andreas Mitisek. Macbeth.
Deux Interludes Symphoniques
per orchestra è invece in
cartellone l’11 e 12 settembre
all’Helsinki Music Centre: John
Storgårds dirigerà la Helsinki
Philharmonic Orchestra.
Madrigale contemporaneo,
testo della Valduga, cifra d’uno
smarrimento esistenziale ed
estetico
10
Maurilio Cacciatore
Musica per un bosco
Tre le prime per Maurilio Cacciatore nei mesi centrali
del 2013. Il 31 maggio il Parco di Saclay, a Parigi, ha
testimoniato la prima esecuzione assoluta di Jardins
multiples, installazione elettroacustica commissione
della Facoltà di Architettura dell’Accademia di Belle Arti
di Parigi, con il contributo del Ministero della
Cultura e Comunicazione francese.
All’elettronica e al sound spacing è stato
l’Autore, Marco Liuni è stato l’assistente
informatico. Spiega il compositore: «Jardins
multiples è un lavoro dedicato alla
percezione di segnali sonori in spazi aperti.
L’evento in cui l’installazione è ospitata
prevede un percorso quasi obbligato con
inizio alla fermata RER di Orsay (a sud di
Parigi), poi attraverso tutto il Parco del
campus universitario dell’Università Sud di
Parigi e infine all’interno del bosco di
Saclay. Ho concepito la musica come un lavoro sia di
recupero sia di perdita di semantica. L’installazione
parte da suoni concreti e progressivamente recupera
l’autoreferenzialità dei suoni, lontano dai meccanismi di
inferenza ed ermeneutica dell’ascolto. In mezzo a tutto
questo, giocare sulla distorsione dei segnali percettivi è
stato troppo accattivante per non farlo. Assicuro che
comporre una musica per un bosco è un’esperienza
incredibile: le occasioni di mimesi tra ambiente e musica
e gli spunti di convergenza tra natura e manipolazione
dei materiali sono stati una grande scuola di creatività.
Dal punto di vista tecnico l’installazione consta di sei
sorgenti mobili, cioè trasportate a mano da volontari i
quali seguono i gruppi a distanza, mimetizzati nella
natura. La musica segna la direzione della passeggiata,
ma a volte cercherà di rendere il percorso subdolo,
complice lo spazio aperto. Alla fine del percorso, un
brano per elettronica su supporto fisso per quattro canali
segnerà il punto di arrivo, il passaggio concluso da
un’esperienza di musica concreta alla musica che
contraddistingue in genere i miei lavori. Jardins multiples
è un lavoro di recupero del mio stile, attraverso un
brano-fiume lungo più di due ore. Una maratona non
solo per le gambe ma anche per lo spirito». Il 7 giugno
va in scena alla Hochschule di Berna/Bienna Corpo
d’aria, teatro musicale, quasi una pantomima per flauto
Eric Maestri
basso, live electronics e ombre di scena, opera
composta con il sostegno delle Hochschule di
Berna/Bienna e di Basilea. Al live electronics siede
l’Autore, al flauto basso Maruta Staravoitava. Così
Cacciatore descrive il nuovo lavoro: «Corpo d’aria è un
laboratorio personale. Ho accettato di scrivere
questo pezzo per le sfide che mi ha posto
davanti: ho dovuto gestire circa venticinque
minuti solo con un flauto basso (e il supporto
del live electronics) e fare i conti con una storia
da inventare per un teatro quasi Beckettiano.
Ispirato da una pagina degli scritti letterari di
Leonardo da Vinci (Contro il negromante e
l’alchimista), il brano recupera il concetto di
corporalità, di fisicità, anche di sensualità,
partendo e dissolvendosi nelle ombre. Dei
pannelli traslucidi insieme con dei giochi di luci
renderanno queste ombre a volte più astratte,
a volte più nette. Seppur non ci siano elementi di
collegamento, in questo brano ho più volte pensato alle
plastiche di Burri: l’oggetto dell’opera non dipende solo
dal soggetto ma anche dal filtro che interponiamo tra
pubblico e oggetto. Nel mio caso, i pannelli
rappresentano il filtro della corporeità, cioè la misura in
cui le ombre sono astratte o delineano un corpo in
movimento. La musica è forse ipnotica: un solo gesto,
un tactus ripetuto centinaia di volte segna uno spazio
nel tempo da densificare, lo spazio dell’ars componendi
le cui pieghe sono il ventre della creazione. La
realizzazione del live electronics è frutto di una
residenza presso gli studi della Hochschule di Basilea».
Infine, Cacciatore ha composto il brano d’obbligo della
sezione quartetto del 14° Premio Trio di Trieste,
Concorso Internazionale di Musica da camera: il pezzo,
Refrain in extenso per violino, viola, violoncello e
pianoforte, sarà eseguito nei concerti premio dei vincitori
del concorso, che si svolgerà dal 5 al 7 settembre.
Racconta l’Autore: «Anche in questo brano un gesto
corto e netto è il germe di tutta la composizione. Un solo
gesto ripetuto allo stremo e sempre più fitto, più veloce,
più virtuosistico. La difficoltà della musica per gli archi
mette in secondo piano il ruolo del pianoforte, che difatti
nella scrittura gioca sul rapporto assenza/presenza».
La parola non si fa canto
N ovità vocale per Eric Maestri: l’8 maggio Luigi
Gaggero ha eseguito, alla testa dell’ensemble vocale
La Dolce Maniera, Sto cadendo, ricado in me,
scompaio... per quintetto vocale su testo di Patrizia
Valduga, nella Scuola Grande di San
Giovanni Evangelista, a Venezia, per la
rassegna di Odhecaton 2013 “Nuovi
Madrigali Italiani”. Il nuovo lavoro sarà
riproposto dai medesimi interpreti il 12
luglio a Strasburgo, all’Église de Saint
Pierre le Jeune. In questi termini lo presenta
l’Autore: «L’idea di Luigi Gaggero è quella di
ridare vita al madrigale mettendolo in
relazione con il repertorio cinquecentesco.
I versi di Patrizia Valduga raccontano un
istante di smarrimento: la mancanza di un
ancoraggio che sia radice, che impedisca alla pianta di
cadere completamente. Nello stesso senso la musica si
smarrisce, non dà l’appiglio cercato. Al contrario si
frammenta sempre di più, passando da una pienezza
iniziale al vuoto finale. Difficile fare un madrigale nel
senso rinascimentale. Comprensione della parola e
equilibrio musicale non sono elementi facili oggi. I casi di
Sciarrino o Fedele sono tra gli esempi del madrigale di
oggi, senza però toccare l’equilibrio tra testo e musica
che si trova in Monteverdi. Ho quindi deciso non di
cantare il testo, ma piuttosto di musicarne il senso,
cercando con la metafora di dare una prospettiva in più,
o parallela, a quella che il testo già racconta. Così il
testo si appoggia sul fluire del tempo, si lascia
comprendere come se fosse sussurrato vicino
a un microfono, in un ritmo di lettura senza
metronomo. Non c’è tempo scritto. Il tempo è
lasciato alla parola e alla capacità degli
interpreti di ascoltarsi nella pronuncia».
Emanuele Torquati ha portato Natura degli
affetti per pianoforte solo il 1° maggio all’Italian
Academy della Columbia University di New
York, e il 22 maggio alla Casa della Musica di
Parma, per la rassegna Verso Traiettorie. Nel
mese di giugno L’Instant Donné registrerà in
studio a Radio France, per il ciclo di
trasmissioni “Alla breve”, Tre case per clarinetto, trio
d’archi e pianoforte. La prima esecuzione in concerto
dello stesso lavoro è in programma con i medesimi
interpreti alla prossima Biennale di Venezia, l’11 ottobre
al Teatro Piccolo Arsenale. Maestri parteciperà al 57°
Festival Internazionale di Musica Contemporanea anche
con la nuova versione di Visioni per ensemble e
dispositivo elettroacustico, in cartellone sempre al
Piccolo Arsenale il 5 ottobre nell’interpretazione
dell’Ensemble L’Imaginaire.
Federico Gardella
Il canto e il silenzio
Recentissima una prima esecuzione assoluta
di musica di Gardella: il 21 aprile il
Minoritensaal di Graz ha proposto Jeder
Mensch trägt ein Zimmer in sich per voce
femminile, nell’interpretazione di Laura
Catrani e col contributo di coreografia e
danza di Valentina Moar. Nelle parole
dell’autore il nuovo lavoro è «uno studio
sulla solitudine. Si tratta di quella solitudine
che acuisce la capacità di sentire se stessi,
di quel silenzio che rende percepibili anche
i suoni più lontani. E così il testo di Kafka
(tratto dai Quaderni in ottavo) viene
frantumato in un parlarsi in cui la ripetizione delle parole
prelude alla ritualità del canto: l’elemento vocale è
immaginato in un ambiente sonoro idealmente
risonante, luogo virtuale di un dialogo con se stessi e
con le proprie ossessioni; perché è nell’ossessione
della parola che la voce trova la propria vocazione al
canto». Tra le riprese di questi mesi vanno segnalati i
Daniela Terranova
Cinque cori notturni sotto la costa per flauto contralto,
eseguiti da Annamaria Morini il 20 maggio
all’Università Roma Tre; Im Freien zu singen per
sei voci femminili e pianoforte, in cartellone il 7
luglio alla Chapelle de l’Hôpital St. Jean de
Dieu di Lione per la rassegna Rencontres
Contemporaines, nell’interpretazione
dell’ensemble Les Six Voix Solistes e di Ancuza
Aprodu al pianoforte, sotto la direzione di Alain
Goudard; Voice of Wind per voce femminile
(utai) e flauto basso, in programma il 22 agosto
al Takanawa Civic Hall di Tokyo, con i solisti
Ryoko Aoki e Kazushi Saito. Federico Gardella
parteciperà quest’autunno alla Biennale di Venezia, 57°
Festival Internazionale di Musica Contemporanea, con
Cinque notturni da braccio per viola d’amore: il nuovo
lavoro, che sarà presentato nel prossimo numero delle
ESZ News, verrà eseguito il 12 ottobre al
Conservatorio “Benedetto Marcello”, nell’interpretazione
del solista Marco Fusi.
Ronzano le falene
Daniela Terranova ritorna a Martina Franca per il
XXXIX Festival della Valle d’Itria, dove il 23 luglio
andrà in scena, nel Chiostro di San Domenico,
Le falene, trattato semiserio di
entomologia sperimentale su libretto di
Fabio Ceresa, regia di Caterina Panti
Liberovici: produzione realizzata in
collaborazione con la Fondazione
Paolo Grassi con l’intento di avvicinare
il mondo dell’infanzia al teatro
musicale. Spiega l’Autrice: «L’organico
di questo Singspiel comprende tre voci
soliste (un tenore, un basso, un
attore), un coro di voci bianche e un
piccolo gruppo strumentale composto
da un pianoforte e da un quartetto
d’archi. Il coro è stato pensato e utilizzato solo in
minima parte per interventi propriamente cantati, al fine
di prediligere l’aspetto della performance teatrale e
Andrea Mannucci
musicale, richiedendo ai giovanissimi interpreti di usare
la propria voce per produrre un ronzio misterioso,
bisbigliando freneticamente pochi versi ricorrenti o
enfatizzando la qualità fonetica di alcune
consonanti. I suoni strani prodotti dalle falene
accompagnano l’entrata in scena di un giovane
signore che ha appena ricevuto in eredità dallo zio
defunto una grande villa di campagna. Mentre il
vecchio servo dello zio invita il giovane a visitare la
casa, si avverte dai muri della biblioteca uno strano
ronzio, sempre più insistente. Il servo spiega al
giovane che il rumore è dovuto alle falene: le farfalle
notturne hanno infatti nidificato nel muro, tra i libri,
negli stipiti, e durante la notte ronzano per ore
facendo un baccano infernale. Tra filastrocche,
formule e incantesimi il servo e lo zio cercheranno
di scacciare l’ostinata presenza di questi insetti per
salvaguardare la tranquillità e l’incolumità del giovane
erede. Ma ci riusciranno solo in apparenza…».
Dialettica con viola
Nel 2012 Andrea Mannucci ha composto per la
violista Cornelia Petroiu e il Trio Fender di Parigi Silloge
per viola e trio Fender (chitarra elettrica [Fender
Stratocaster], basso elettrico [Fender
precision-bass] e pianoforte [FenderRhodes]). Spiega il compositore che
quel lavoro rappresenta una nuova
tappa in un «percorso compositivo in
cui la scrittura musicale si lega e
s’ispira all’opera poetica utilizzando
versi come spunto e lasciando che la
suggestione letteraria eserciti la sua
influenza sulla musica. I testi, celati e
nascosti, intesi come res nullius,
vengono utilizzati per rappresentare
una doppia drammaturgia, musicale e
scenica, attraverso l’architettura della parola che
genera suoni, campi armonici, agglomerati ritmici e
timbrici. Silloge si articola in quattro movimenti,
ciascuno diviso in più sezioni: “È molto meno
doloroso...”, “Mai!...”, “Paura...”, “Morirò domani...”.
Il contrasto timbrico ed espressivo della viola
contrapposto al trio Fender offre frequenti occasioni
di cortocircuiti semantici, in una continua dialettica di
alternanza tra continuità e discontinuità». Destinazione
naturale del pezzo è il Cd Trio-Fender, pubblicato dallo
Studio Nova Musica (NMCDA0005) e interpretato da
Cornelia Petroiu, alla viola, anima del progetto, e da
Marc Tallet, Fender Stratocaster, Daniel Kientzy,
Precision-bass, e Mihail Vîrtosu, Fender-Rhodes.
Omaggio a Leo Fender, inventore nel 1954
dell’archetipo della chitarra elettrica, il Cd, registrato
su strumenti originali, include cinque lavori di
altrettanti autori. È programmata per il 1° settembre
al Festival di Bellagio e del Lago di Como la prima
esecuzione della versione per viola e piccolo
ensemble (clarinetto, violoncello e pianoforte),
Silloge II, nell’interpretazione di
Barbara Broz, viola e del Ned
Ensemble: Alessandro Beverari,
clarinetto, Klaus Broz, violoncello, e
Adriano Ambrosini, pianoforte, sotto la
direzione dell’Autore, che spiega in
questi termini la revisione: «In Silloge
II la parte della viola rimane invariata
mentre viene completamente rivisitato
e rielaborato l’accompagnamento. Ne
risulta un brano meno omogeneo e più
simile a una sorta di concerto barocco in cui la viola
dialoga e si contrappone all’ensemble strumentale».
Prosegue la riflessione del
compositore sulla solitudine e
il rapporto tra suono e silenzio
Luciano Berio
Tre lavori di Luciano Berio sono
in cartellone in questo giugno:
Chamber Music per voce
femminile, clarinetto, violoncello
e arpa, e Thema (Omaggio a
Joyce) per nastro magnetico il
10 giugno alla Cité de la
Musique di Parigi,
nell’interpretazione di
Donatienne Michel-Dansac e
dell’Ensemble Sillages;
Serenata per flauto e 14
strumenti l’11 giugno alla Casa
da Música di Porto,
nell’esecuzione della flautista
Stephanie Wagner e di Michael
Wendenberg alla testa del
Remix Ensemble.
Nuova pièce di teatro
musicale dedicata all’infanzia
al Festival della Valle d’Itria
Franco Donatoni
Orts (Souvenir n. 2) per 14
strumenti e lettore ad libitum è
in cartellone l’11 giugno alla
Casa da Música di Porto.
Michael Wendenberg dirigerà il
Remix Ensemble.
Doppia versione d’un lavoro
cameristico con accompagnamento
di trio Fender o di piccolo ensemble
Martino Traversa
Red per violino solo è stato
eseguito da Hae-Sun Kang il 9
maggio al Kumho Art Hall di
Seoul.
11
Carlo Ciceri
Nuovo Autore ESZ propone
in questi mesi due prime e
una ripresa coreografica
Bruno Maderna
Serenata n. 2 per undici
strumenti è stata eseguita il
13 maggio al Teatro Comunale
di Firenze, nel quadro del 76°
Maggio Musicale Fiorentino,
accanto alla versione del 1952
di Musica su due dimensioni
per flauto e nastro magnetico,
dal Contempoartensemble
diretto da Mauro Ceccanti.
Il 18 maggio Serenata n. 2 è
stata riproposta alla Casa da
Música di Porto da Peter
Rundel alla testa del Remix
Ensemble. Il giovanile e
riscoperto Requiem per soli,
cori e orchestra è in cartellone,
in prima esecuzione tedesca,
il 18 e 19 settembre
all’Opernhaus di Chemnitz,
con l’MDR-Rundfunkchor
e la Robert Schumann
Philharmonie, sotto la direzione
di Frank Beermann.
La malinconia di Edgar Allan Poe
ispira un lavoro cameristico tenuto
a battesimo sul Lago di Como
Ennio Morricone
La Compania Ensemble
für Neue Musik des
Symphonieorchestres Münster
esegue Abenddämmerung per
voce femminile, violino,
violoncello e pianoforte l’8
maggio all’Istituto Italiano di
Cultura di Colonia e il 10 maggio
al Kleines Haus des Theaters
Münster. Wow! per voce
femminile è invece in cartellone
il 12 luglio all’Opera City di
Tokyo, nell’interpretazione di
Michiko Hirayama; i Quattro
anacoluti per A.V. per archi sono
in programma il 13 luglio all’Izumi
Hall di Osaka, nell’esecuzione
dell’Izumi Sinfonietta Osaka
diretta da Norichika Iimori.
12
Produrre suono
L e ESZ inaugurano la collaborazione con un nuovo
autore, Carlo Ciceri, nato a La Spezia nel 1980.
Laureatosi in musicologia presso l’Università di Pavia e
compiuti gli studi musicali in patria e a Lugano, tra gli
altri con Giovanni Verrando, si è perfezionato a Parigi
con Jacopo Baboni Schilingi. Premiato in diversi
concorsi internazionali di composizione, si è
specializzato negli anni più recenti nella
scrittura per ensemble strumentali
amplificati o elettrificati ed elettronica.
Insegna Composizione assistita presso il
Conservatorio della Svizzera Italiana di
Lugano e presso l’IRMUS, Scuola Civica di
Musica di Milano. È membro del comitato
artistico dell’ensemble elettrico
RepertorioZero, in residence nel 2012-2014
presso il Festival Milano Musica e vincitore
nel 2011 del Leone d’Argento alla 55°
Biennale Musica di Venezia. Due le prime
esecuzioni di musica di Ciceri in cartellone
in questi mesi. Crebra per ensemble è stato portato
dall’Ensemble Matka, guidato da Elena Schwarz, il 27
aprile a Sant Andreu, Barcelona, e il 18 maggio
all’Usine Kugler di Ginevra. Spiega l’Autore: «Crebra è
amplificazione di una voce, simulazione della sua
intenzione di produrre suono, sforzo preverbale,
tensione tra rumori fonatori e articolazione del materiale
semantico; è espressione del passaggio drammatico tra
ciò che è pensato e ciò che deve essere detto. Crebra
significa “viva”, “intensa”, “fitta”, “densa”; gli strumenti,
attraverso modalità esecutive peculiari che mettono
sullo stesso piano le rispettive proprietà timbriche
armoniche e inarmoniche, concorrono a creare un
suono unico, estremamente articolato, compatto e al
contempo instabile». Le Sale Apollinee del Teatro La
Fenice ospitano invece a Venezia il 6 luglio la prima
esecuzione di Cria per flauto contralto, clarinetto basso,
violino e violoncello, affidata all’Ex Novo Ensemble nel
Luigi Manfrin
concerto d’apertura del festival “Lo spirito della musica
a Venezia”: «Cria», scrive Ciceri, «è un breve studio
sull’amplificazione acustica strumentale. La linea quasi
solista del violino sviluppa un materiale che
gradualmente si distorce e si frantuma, mentre gli altri
strumenti ne enfatizzano di volta in volta le componenti
armoniche o inarmoniche proiettandole nello
spazio e articolando così la forma». Le ESZ
mettono a disposizione di Carlo Ciceri Crai per
quartetto d’archi, presentato a Cipro e Milano
nell’ambito del Premio San Fedele; Cruda per
trio d’archi elettrici e elettronica, eseguito da
RepertorioZero alla Biennale di Venezia del
2011 e al Festival di Milano Musica nel 2012;
La discesa per una voce maschile, una voce
femminile e ensemble su un testo di M.
Baraldi, commissione del Divertimento
Ensemble che l’ha eseguito nella stagione
“Rondò 2011”. Si segnala infine, a chiusura
dell’estate, la ripresa di Levante per danzatore,
voce e live electronics, il 21 settembre all’Abbaye de
Royaumont, nell’interpretazione di Lorena Dozio,
Marine Beelem e Carlo Ciceri, coproduzione della
Fondation Royaumont e del Festival Archipel di
Ginevra. In questi termini il compositore presenta il
lavoro: «Un trio composto dalla danzatrice, da una voce
femminile e dal compositore sviluppa l’argomento della
“levitazione” attraverso una relazione strettissima tra lo
spazio della danza e quello acustico. Per mezzo di una
telecamera a infrarossi, la danzatrice attiva con il suo
movimento una molteplicità di situazioni sonore e ne
gestisce alcuni parametri fra cui l’intensità e la
spazializzazione; una voce femminile “canta” il corpo di
lei, ovvero interviene con sequenze composte a partire
dalla scrittura coreografica; il compositore infine
gestisce in tempo reale i dati inviati dalla telecamera e li
interpreta per armonizzare e concertare lo spazio
sonoro con i movimenti della danza».
Superfici inquiete
Il Festival di Bellagio e del lago di Como 2013 “Verdi
Wagner e la musica di oggi” ospita il 13 luglio presso la
Biblioteca Comunale di Bellagio la prima esecuzione
assoluta di The Valley of Unrest per
soprano, viola e pianoforte,
nell’interpretazione di Sakiko Abe, soprano,
Yoko Morimyo, viola, e Mihoko Miyagawa,
pianoforte. Spiega Manfrin: «The Valley of
Unrest (“La valle dell’inquietudine”) è una
celebre e meravigliosa poesia di Egdar
Allan Poe intonata su un affetto
fondamentale: la malinconia. La poesia
parla di una valle silenziosa e disabitata
ove nulla è immobile e tutto è eterna
inquietudine. Il testo inglese risuona
organicamente di una tristezza palpitante,
scandita da risonanze e raccordi sonori
confluenti nell’immagine finale dei gigli piangenti su una
tomba senza nome, da cui steli delicati “scendono
come gemme eterne lacrime”. Apparentemente la
poesia sembra contrapporre un iniziale tempo passato
sorridente e luminoso della valle, a un “adesso”
desolante e privo di pace. Ho cercato di accennare
anche in musica a quest’antitesi che, tuttavia, reputo
apparente, poiché penso che tutta la poesia viva di
reminiscenza e che l’“adesso” sia in realtà emergente
da un tempo mitico, onirico e magico. Ciò che mi
cattura di questa poesia, dunque, è la sua superficie
inquieta, carica di latenze sonore o idee sensibili, in cui
l’ascolto e la visione sembrano fondersi in un’unica
atmosfera avvolgente che alimenta immagini acustiche
generatesi spontaneamente da sé. Questo
ascolto “passivo” si converte però in rigore
costruttivo, ossia in una progettazione attiva
della forma musicale calcolata in tutti i minimi
dettagli e nella ricerca di soluzioni timbriche
cariche di risonanze espressive-immaginative
(ad esempio effetti, che chiamo “superfici
sonore”, ricavati dalle corde del pianoforte,
dalle pressioni dell’arco sulle corde della viola e
dalle distorsioni microfoniche della voce). Altro
elemento musicale fondamentale, inseparabile
dagli altri elementi costitutivi della
composizione, è la sintesi spettrale-armonica
che, nelle sue continue e a volte quasi
impercettibili deformazioni, allude alle modulazioni
testuali della poesia. Proprio queste distorsioni lasciano
spazio a conclusione del brano, quando la voce del
soprano è in primo piano, a brevissimi cenni wagneriani
che fungono, di nuovo, da reminiscenze ermeticamente
appena riconoscibili». Il 23 giugno viene ripreso, nel
contesto della rassegna “Eterotopie - altri luoghi”
presso la Chiesa di S. Maria della Vittoria di Mantova,
Backwards Movements per cinque esecutori,
nell’interpretazione dell’Ensemble InterferenzeSonore
diretto da Yoichi Sugiyama.
Prime
esecuzioni
Prime
esecuzioni
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Prime esecuzioni
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GIUGNO
Giorgio Colombo Taccani
NOTIZIE DALLA TERRAFERMA
per flauto e due corni
Tricesimo (Udine), Festival Risuonanze 2013, Teatro Luigi
Garzoni, 2 giugno
Tiziano Cantoni, flauto
Mauro Verona e Cristiano Zampar, corni
Vittorio Montalti
CE QUI SE PASSE QUAND…
per ensemble
Roma, Accademia di Santa Cecilia, Auditorium Parco
della Musica, 14 giugno
Ensemble dell’Accademia di Santa Cecilia
dir.: Carlo Rizzari
Vittorio Montalti
HAPPY ALEPH!
per clarinetto, tromba, pianoforte, violino e violoncello
Paris, Théâtre Dunois, 4 giugno
Ensemble Aleph
Nicola Sani
SEASCAPES IV “Haifa”
per flauto contralto e orchestra
Haifa (Israele), Haifa Auditorium, 16 giugno
Roberto Fabbriciani, flauto contralto
The New Haifa Symphony Orchestra
dir.: Noam Sheriff
Giorgio Colombo Taccani
ZAUL
per voce e pianoforte
(Prima esecuzione della nuova versione)
Tarcento (Udine), Festival Risuonanze 2013, Villa De
Rubeis Florit, 3 giugno
Akiko Kozato, voce
Adele D’Aronzo, pianoforte
Carmine Emanuele Cella
REFLETS DE L’OMBRE
per orchestra e live electronics
Paris, Ircam, Festival ManiFeste, Salle Pleyel, 7 giugno
Orchestre Philharmonique de Radio France
dir.: Jukka-Pekka Saraste
Realizzazione informatica musicale Ircam: Carlo Laurenzi
Maurilio Cacciatore
CORPO D’ARIA
Teatro musicale, quasi una pantomima per flauto
basso, live electronics e ombre di scena
Bienna (Svizzera), Hochschule di Berna/Bienna, 7 giugno
Maruta Staravoitava, flauto basso
Maurilio Cacciatore, live electronics
Alessandro Solbiati
SPECCHI
per timpani e pianoforte
Shanghai, Conservatorio, 7 giugno
Benoît Cambreling, timpani
Yi-Ping Tang, pianoforte
Jean-Luc Hervé
GERMINATION
per ensemble e live electronics
Paris, Ircam, Festival ManiFeste, Espace de Projection,
8 giugno
Ensemble L’Itinéraire
dir.: Jean Deroyer
Informatica musicale Ircam: Serge Lemouton
Alessandro Solbiati
LES SAUVAGES
Strumentazione di Alessandro Solbiati dall’originale
per clavicembalo di Jean-Philippe Rameau
per flauto, violino, violoncello, percussioni,
clavicembalo e pianoforte
Solna (Svezia), Festival O/Modernt, Ulriksdals Slottsteater
Confidencen, 12 giugno
Denis Lupachev, flauto
Hugo Ticciati, violino
Tomas Lundström, violoncello
Johan Bridger, percussioni
Ruggero Laganà, clavicembalo
Hayk Melikyan, pianoforte
Giorgio Colombo Taccani
A PERFECT BEAT OF
per due chitarre
Milano, Amici del Loggione, 12 giugno
Michele Ambrosi e Andrea Monarda, chitarre
ESZ
Carmine Emanuele Cella
ALI OSCILLANO IN FIOCO CIELO
per quintetto vocale su testo di Salvatore Quasimodo
Strasbourg, Église de Saint Pierre le Jeune, 12 luglio
La Dolce Maniera
dir.: Luigi Gaggero
Luigi Manfrin
THE VALLEY OF UNREST
per soprano, viola e pianoforte
Bellagio, Festival di Bellagio e del Lago di Como, 13 luglio
Sakiko Abe, soprano
Yoko Morimyo, viola
Mihoko Miyagawa, pianoforte
Alessandro Solbiati
LE SEI CORDE DI NICOLÒ
per chitarra
(Prima esecuzione integrale)
Bagno a Ripoli (Firenze), Chiesa di San Lorenzo a
Vicchio, 14 giugno
Luigi Attademo, chitarra
Daniela Terranova
LE FALENE
Trattato semiserio di entomologia sperimentale
Singspiel su libretto di Fabio Ceresa
Martina Franca, XXXIX Festival della Valle d’Itria, Chiostro
di San Domenico, 23 luglio
Giorgio Gaslini
FIORI MUSICALI
per pianoforte
Parma, Verso Traiettorie, Casa della Musica, 19 giugno
Alfonso Alberti, pianoforte
Marco Quagliarini
DUE POESIE DI E. DICKINSON
per soprano, flauto, clarinetto, violino, viola,
violoncello e pianoforte
Roma, Accademia Filarmonica Romana, Sala Casella,
25 giugno
Arianna Vendittelli, soprano
Imago Sonora Ensemble
dir.: Andrea Ceraso
Vittorio Montalti
TENTATIVE D’ÉPUISEMENT
per ensemble e live electronics
Paris, Ircam, Festival ManiFeste, Espace de Projection,
30 giugno
Ensemble du Lucerne Festival Academy Orchestra
dir.: Heinz Holliger
Informatica musicale Ircam: Vittorio Montalti
LUGLIO 2013
Luca Mosca
Due Frammenti da:
PER ERNESTO
per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte
Venezia, Sale Apollinee del Teatro La Fenice, 6 luglio
Ex Novo Ensemble
Carlo Ciceri
CRIA
per violino, violoncello, clarinetto basso, flauto in sol
Venezia, Sale Apollinee del Teatro La Fenice, 6 luglio
Ex Novo Ensemble
Malika Kishino
MONOCHROMER GARTEN V
per un esecutore di Koto (13 strings Koto e 17 strings
Koto)
Tokyo, “Koto Collection Today”, Sumuida Triphony Hall,
9 luglio
Shoko Otani, 13 strings Koto e 17 strings Koto
news EDIZIONI SUVINI ZERBONI
SETTEMBRE
Andrea Mannucci
SILLOGE II
Versione per viola e piccolo ensemble (clarinetto,
violoncello e pianoforte)
Bellagio, Festival di Bellagio e del Lago di Como,
1 settembre
Barbara Broz, viola
NED Ensemble:
Alessandro Beverari, clarinetto
Klaus Broz, violoncello
Adriano Ambrosini, pianoforte
dir.: Andrea Mannucci
Maurilio Cacciatore
REFRAIN IN EXTENSO
per violino, viola, violoncello e pianoforte
Trieste, 14° Premio Trio di Trieste, Concorso
Internazionale di Musica da camera, 5-7 Settembre
Brano d’obbligo della sezione Quartetto
Pasquale Corrado
GRAIN
per ensemble
Milano, Premio San Fedele, Festival MITO Settembre
Musica, Auditorium San Fedele, 13 settembre
Klangforum Wien
dir.: Jean-Michaël Lavoie
Valerio Sannicandro
DOGLIE
Operina morale per voce recitante, mezzosoprano,
tenore, voce recitante di bambino, ensemble
strumentale - Testo di Antonio Tarantino “Non è che
un piccolo problema”
Spoleto, Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli”, Teatro di San
Nicolò, 13 settembre
Ensemble del Teatro sperimentale di Spoleto
dir.: Marco Angius
Malika Kishino
NOVITA’
per orchestra
Cottbus, Staatstheater, 20 settembre
Philharmonischen Orchester des Staatstheaters Cottbus
dir.: Evan Christ
Il calendario completo delle esecuzioni, costantemente
aggiornato, può essere consultato all’indirizzo internet:
www.esz.it
Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it
Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta
Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb
Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991