ESZnews 61 giugno2013 Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale Verso il centenario Cade nel 2014 il centenario della nascita di Riccardo Riccardo Malipiero Malipiero, scomparso a ottantanove anni il 27 novembre 2003 a Milano, città dov’era nato il 24 luglio 1914. Tutt’altro che concluso all’ombra della Madonnina è stato il percorso del compositore, alla cui determinazione la cultura musicale italiana deve l’apertura, nei fervidi anni del dopoguerra, alle frontiere più avanzate del pensiero musicale europeo, con l’organizzazione a Milano, nel 1949, del Primo Congresso di Musica Dodecafonica, «una buona giornata di primavera musicale», come egli stesso ebbe a definirla. Formatosi tra Milano e Torino e perfezionatosi a Venezia con lo zio Gianfrancesco, Malipiero il proprio percorso l’aveva peraltro iniziato ben prima, andando in scena già nel 1942 a Parma, sotto la bacchetta di Gianandrea Gavazzeni, con Minnie la candida, titolo inaugurale d’un teatro impegnato declinato nelle forme del realismo magico, complice il dramma – trattato alla stregua di Literaturoper – di Massimo Bontempelli (che gli fornirà anche il soggetto di La donna è mobile, 1954), e più tardi la narrativa di Dino Buzzati, con Battono alla porta (1961). La dodecafonia costituisce un’acquisizione fondamentale nel linguaggio di Malipiero, il cui percorso si sviluppa lungo un arco teso per sessant’anni esatti, dal primo lavoro edito, la Piccola musica per pianoforte (1941), all’ultimo, inedito e incompiuto, Doute-Méditation per soprano, violino, violoncello e pianoforte (2001). Un percorso in cui il teatro musicale conserva un ruolo centrale (fino all’Ultima Eva, 1995, e al Rifugio, 2000, ancora non rappresentate), Parla con lei Va in scena il 13, 14 e 15 settembre al Teatro di San Valerio Sannicandro Nicolò di Spoleto, per la stagione del Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli”, la prima rappresentazione assoluta di Doglie, Operina morale per voce recitante, mezzosoprano, tenore, voce recitante di bambino e ensemble strumentale, con il testo di Antonio Tarantino Non è che un piccolo problema. Marco Angius sarà alla testa dell’Ensemble del Teatro Sperimentale di Spoleto. Così il compositore presenta il nuovo lavoro, che «si focalizza musicalmente sul tema del dolore. Il dolore per eccellenza dunque, che segna l’inizio della vita, non tanto quello fisico quanto quello umano, filosofico direi, che attraversa in modo drammatico qualsiasi riflessione sull’essenza stessa della vita. E se nel testo teatrale il senso del grottesco viene fuori in modo preponderante, la partitura realizza tramite mezzi musicali un dialogo immaginario tra una madre e un bambino non ancora nato. Questo si realizza per le voci recitanti in un tipo di sussurrato o mezza voce, e per i cantanti in una tecnica vocale (da me già utilizzata in molti lavori) consistente in un canto tra intonato ed espirato (dal timbro evanescente, irreale, ma dal grande pathos), che identifica l’interiorità delle dramatis personae. La recitazione normale (e il canto impostato) invece esplode letteralmente in alcuni momenti quando l’azione diventa contingente: discorrendo di temi di una concretezza disarmante è l’adesso a prendere il sopravvento – in tutta la sua crudeltà – mentre il dialogo si sposta dall’abisso della coscienza alla mentre procede di pari passo la ricerca nella musica vocale, testimone di un’indomita passione per la poesia (Malipiero intona tanti poeti d’ogni epoca e latitudine, da Roberto Rebora, alla vigilia della guerra, a Francesco Petrarca, sul finire del secolo), che spesso s’intreccia con quella per il suono strumentale, come avviene nell’esito estremo delle Due idee di Vittorio Sereni (2000) per voce, clarinetto, pianoforte e quartetto d’archi. Spesso è l’interesse per la musica assoluta a monopolizzare l’attenzione del compositore, come avviene in tanti lavori cameristici oppure sinfonici, tra cui spiccano, da un lato, la Sonata per violino e pianoforte (1956), la Musica da camera per quintetto di fiati (1959), il Quartetto n. 3 per archi (1960) e il Konzertstück per violoncello solo (1974), dall’altro il Concerto per violino e orchestra (1952), quello per pianoforte e orchestra da camera (1955) e il Requiem per orchestra (1975), che accomuna nella memoria il padre e Luigi Dallapiccola. La musica di Malipiero attraversa metamorfica stagioni diverse, proponendo motivi d’interesse sempre rinnovati. Nel 1982, recensendo la prima di Composizione concertata per corno inglese, oboe, oboe d’amore e archi, Massimo Mila esordiva osservando che «Non ci stava neanche male, il milanese Riccardo Malipiero, in questa serie di concerti intitolata a Vienna fin de siècle, rannicchiato tra due giganti come Schönberg e Berg». E continuava: «Malipiero junior è stato in passato un compositore piuttosto difficile, un po’ ispido. […] Qui è come se un nodo si fosse sciolto, quelli che nel libretto della Traviata si chiamano i “corsi affanni” Introduce al centenario della nascita del compositore, nel decennale della scomparsa, la registrazione integrale delle opere pianistiche continua a pag. 2 superficie del mondo reale. La partitura musicale tende quindi a disseminare di elementi teatrali la scrittura strumentale (il flauto amplificato con i suoi suoni vocali può essere considerato come un personaggio o l’ombra di un personaggio in scena e fuori scena); creare degli “echi” di alcune parole-chiave del testo come se risuonassero nella memoria (o nella coscienza) degli altri personaggi; fondare il discorso musicale su un elemento della tradizione vocale, il pianto, basato su alcune sequenze melodiche cromatiche discendenti, che impregna l’intero lavoro e ne accentua il carattere intimista; usare una tecnica vocale, quella del canto con una componente di espirazione udibile tesa a disegnare un carattere globale irreale, quasi in una dimensione onirica, espediente che, oltre ad allontanarsi dagli stilemi dell’opera tradizionale, infonde un carattere tanto drammatico quanto alienante. Dal momento che sia le voci sia gli strumenti (dal suono a volte fortemente modificato grazie, per esempio, alla preparazione del pianoforte e alle sordine degli archi) sono amplificati, il carattere di questo lavoro scenico si ispira più al cinema che al teatro: la musica e il trattamento delle voci offrono infatti la sensazione di veloci cambi di luogo e tempo». Di Valerio Sannicandro sarà possibile ascoltare, sempre sul finire dell’estate, il 22 agosto a Tokyo, la prima esecuzione giapponese di Trois Chants Noh, nell’interpretazione della cantante Noh Ryoko Aoki e di Kazushi Saito al flauto. Il dialogo surreale tra una madre e il figlio non ancora nato nella novità scenica per il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto Trascrizione d’un mottetto di Gesualdo per il Quartetto Prometeo, numerose riprese di pagine cameristiche e del recentissimo dittico sinfonico folklorico Stefano Gervasoni L’ensemble La Dolce Maniera diretto da Luigi Gaggero ha proposto l’8 maggio alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista di Venezia, per la rassegna “Nuovi Madrigali Italiani”, Odhecaton 2013, Fuga ante mortem per soprano, contralto, baritono e tre voci parlanti; il concerto verrà replicato il 12 luglio all’Église de Saint Pierre Le Jeune di Strasburgo. Recercar cromaticho post il Credo per quartetto d’archi, da Frescobaldi, verrà proposto il 15 giugno alla Dillon Gallery di New York, per il Chelsea Music Festival, dal Quartetto dell’Mdi Ensemble (Lorenzo GentiliTedeschi, violino, Franziska Schoetensack, violino, Paolo Fumagalli, viola, e Giorgio Casati, violoncello); nel frattempo il pezzo è stato inciso dal Quartetto Prometeo, che l’includerà nel progetto di un Cd dedicato alle rivisitazioni di musiche antiche da parte di autori contemporanei. Una selezione di brani tratti dal ciclo pianistico Prés, il cui Quaderno II è stato recentemente ultimato, sarà proposta in Giappone al Shoto Salon di Tokyo, 23 giugno, e alla Hitomi Hall di Nagoya, 30 giugno, da Kazue Nakamura al pianoforte e toy piano. 2 Ivan Fedele Polifonia interiore Novità cameristica per Ivan Fedele. “... qui transitis per viam”, trascrizione per quartetto d’archi dal mottetto O vos omnes di Gesualdo da Venosa, nasce, nel IV centenario della morte del polifonista, nel contesto d’un progetto discografico del Quartetto Prometeo dedicato alle rivisitazioni di musiche antiche da parte di autori contemporanei. Un cammeo, la partitura di Fedele è una pagina tripartita fondata sul contrasto da due ante esterne, estese per quanto possibile in un pezzo breve, e una fulminea sezione centrale. Una gestualità solenne ed espressiva a un tempo domina le sezioni esterne, che dipanano una polifonia profondamente interiorizzata, gravida di risonanze nell’essenzialità dei suoi gesti. Proprio quando il tessuto sonoro pare ormai rassegnato a sonorità in pianissimo, scatta a sorpresa il pannello intermedio, segnato Vivo!, che contrappone gli archi inferiori e superiori nello scambio di meccaniche quartine di semicrome e ossessivi sforzando, finché il da capo non ci riconduce alla misteriosa, suggestiva gravità della sezione principale. L’Italian Academy della Columbia University ha ospitato il 1° maggio a New York il pianista Emanuele Torquati, nella ripresa dei nn. IV e V degli Études australes, che il medesimo interprete ripropone il 2 giugno per il “New Music at Art Book Festival” di Kiev. Pasquale Corrado ha eseguito, alla testa dell’Orchestra Sinfonica “Tito Schipa”, Artéteka per orchestra e Txalaparta per txalaparta e orchestra il 10 maggio ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce e l’11 maggio al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi. I due lavori saranno ripresi dalla medesima compagine guidata da Eliseo Castrignanò in tre altre sedi a Lecce: il 6 giugno alla Casa Circondariale, il 7 giugno presso la Comunità Emmanuel, e l’8 giugno al Teatro Romano. L’Istituto Italiano di Cultura di Budapest ha proposto il 13 maggio Apostrofe e Dedica per flauto solo, nell’interpretazione di Mario Caroli. L’Orquesta de la Escuela Superior de Música Reina Sofía, diretta da Pascal Rophé, ha eseguito il 16 e 17 maggio all’Auditorio Sony della Fundación Albéniz di Madrid Accord per orchestra da camera. Il 26 maggio è stata invece la volta di Donax per flauto solo, proposto sempre da Mario Caroli a Bucarest. Il 30 maggio Franziska Fleischanderl ha invece eseguito alla Musikhochschule di Basilea Erinni, nella versione per pianoforte, dulcimer e vibrafono. Târ, terzo Quartetto d’archi è in cartellone il 6 giugno all’Auditorium del Conservatorio di Musica di Perugia, nell’interpretazione dell’Ensemble Contemporaneo dell’Umbria. Roberto Abbado dirige la San Francisco Symphony in Scena per orchestra il 13, 14 e 15 giugno al Davies Symphony Hall di San Francisco. Il 30 giugno Aiscrim per flauto, clarinetto e pianoforte viene proposto a Koerich, in Lussemburgo, per la rassegna “Sixthfloor”. Alfonso Alberti interpreterà il 14 luglio al Festspielhaus di Erl, per il Festival del Tirolo, “Tierra del fuego” dagli Études Australes per pianoforte solo. Syntax 0.1 ([email protected]) per orchestra da camera è in programma il 28 agosto alla Dartington International Summer School con la direzione di Pierre-André Valade. L’Ensemble Musagète proporrà Flamen per quintetto di fiati il 22 settembre alle Gallerie d’Italia di Vicenza, in Palazzo Leoni Montanari. Infine, il 22 settembre il Trio Arbós interpreterà alla Salle de la Bourse di Strasburgo, per il Festival Musica, la prima esecuzione francese delle Fünfzehn Bagatellen per violino, violoncello e pianoforte. Rassegna Rassegna stampa stampa Su Artéteka e Txalaparta, all’Auditorium Rai di Torino, 15 febbraio 2013 Da La Stampa, 21 febbraio 2013, Giorgio Pestelli: L’intensa stagione di Rai NuovaMusica si è conclusa all’Auditorium in una sala piena di un pubblico incredibilmente giovane, a riprova che il pregiudizio sulla musica contemporanea come cosa per pochi esperti, incanutiti ai festival d’avanguardia, è quanto meno da rivedere. Centro della serata, diretta con sagace versatilità da Marco Angius, due brani di Ivan Fedele di quel filone folklorico che gli sta crescendo robustamente fra le mani: Artéteka, una indiavolata scenografia ritmica che unisce all’orchestra la tammorra, tamburello della tradizione salentina suonato da un fuoriclasse come Vito De Lorenzi; e Txalaparta, che è pure il nome di un antichissimo strumento basco, tipo xilofono, affidato alle mani di Harkaitz Martinez e Mikel Ugarte: suonando, segue da pag. 1 (Malipiero: Verso il centenario) svaniscono davanti alla saggezza dell’età matura». Intellettuale raffinato e saggista appassionato, Malipiero fu particolarmente impegnato nella campo della formazione: svolse attività didattica negli atenei statunitensi e in Argentina; anche a questo titolo gli furono conferite le medaglie d’oro delle città di Milano e di Varese; in quest’ultima per quindici anni Malipiero diresse il Civico Liceo Musicale. Nel decennale della scomparsa di Malipiero l’etichetta Toccata Classics pubblica l’integrale della musica per pianoforte solo (Complete Music for Solo Piano, TOCC 0129). L’interpretazione è disimpegnata autorevolmente dal pianista statunitense José Raúl López, che organizza il programma nel segno d’un avvincente percorso cronologico, dalle giovanili e finora inedite 14 Variazioni di un tema musicale (1938), passando per l’opera prima Piccola musica (1941), per due raccolte decisive nella maturazione del compositore, Invenzioni questi due fenomeni si parlano, si azzuffano, si fanno l’occhiolino, insomma si divertono un mondo e il pubblico con loro. Da L’Unità, 22 febbraio 2013, Paolo Petazzi: Nelle due applauditissime Folkdances di Ivan Fedele uno strumento etnico si unisce all’orchestra sinfonica e il compositore assimila e ripensa con finezza ritmi, vocaboli, colori di tradizioni popolari, quella della “pizzica” in Artéteka (“Irrequietezza” in dialetto salentino), in cui si ascolta la “tammorra”, un tamburello a sonagli, mentre in Txalaparta (2011) c’è l’omonimo strumento popolare basco formato da assi di legno che gli interpreti percuotono con scatenata energia ritmica, traendone sonorità dai colori suggestivi. Nel pezzo di Fedele l’orchestra amplifica tutte le potenzialità dello strumento nel suono e nel ritmo, con un risultato di forte e coinvolgente efficacia. per pianoforte (1949) e Costellazioni (1965), per proseguire con Le rondini di Alessandro (1971) e chiudere col Diario secondo (1985). Spiccano le due composizioni collocate nel cuore del programma. Con le Invenzioni, esattamente coeve dello storico Primo Congresso di Musica Dodecafonica, Malipiero si prefiggeva di portare alla conoscenza d’un pubblico più vasto la tecnica dodecafonica, estranea ai tradizionali programmi del conservatorio: l’ambizione di realizzare per primo una simile opera didattica, prevedendone peraltro esplicitamente anche una destinazione concertistica, risulta evidente già dal riferimento al modello bachiano. Costellazioni manifesta una spiccata individualità nell’utilizzo delle strutture seriali, piegate a grande espressività. All’esecutore non è risparmiata alcuna sorta di virtuosismo, all’interno d’una pagina fortemente chiaroscurata, in equilibrio tra elementi lirici pseudotonali e i momenti quasi aleatori dei cluster. Nicola Sani Istantanee marine È affidata a Roberto Fabbriciani e a Noam Sheriff, alla testa di The New Haifa Symphony Orchestra, la prima esecuzione assoluta della novità sinfonica di Nicola Sani: Seascapes IV “Haifa” per flauto contralto e orchestra, in cartellone il 16 e 17 giugno allo Haifa Auditorium, in Israele. Così l’Autore ne chiarisce l’ispirazione: «Il rapporto con l’immagine visiva è una delle dimensioni che più mi affascinano nella ricerca sonora. Non una corrispondenza descrittiva, ma un libero rapporto di relazioni timbriche e percettive. In una musica in cui prevale l’aspetto “materico” del suono, è determinante la componente comunicativa del messaggio sonoro, la sua “drammaturgia”. La ricerca all’interno del suono naturale, l’esplorazione delle sue componenti è il punto di congiunzione con l’elaborazione acustica dello “spazio timbrico”. Elaborazione che diventa elemento determinante della composizione e della drammaturgia sonora, attraverso l’analisi e l’articolazione dei parametri costitutivi del suono. Seascapes IV “Haifa” è l’ultimo tableau sinfonico di una serie di immagini sonore di forte impatto espressivo, che partono dalla necessità di far convivere il suono strumentale con la sua immagine timbrica elaborata e proiettata nello spazio, in un insieme di contrasti e riflessioni. A guidarmi in questa trasfigurazione sono state le immagini fotografiche di Hiroshi Sugimoto, uno dei principali artisti giapponesi contemporanei, e in particolare i suoi paesaggi marini. Sono immagini intense, coinvolgenti e folgoranti nella loro contemplativa staticità in cui, analogamente al mio lavoro sul suono, l’artista giapponese elabora istantanee del mare fotografato a perdita d’orizzonte. L’acqua e l’aria definiscono zone di colore, nella gradazione dei grigi e del bianco e nero, che a volte si confondono e a volte sono in profondo contrasto. In alcuni dei Seascapes di Sugimoto compare tra i due campi una terza componente quasi impercettibile, come una linea di luce trasparente, quella della superficie dell’acqua. Sono immagini di grande potenza emotiva, che ricordano le pitture di un artista che mi ha sempre Jean-Luc Hervé profondamente affascinato, Mark Rothko, altro riferimento importante nella mia musica. Seascapes IV “Haifa” nasce dall’osservazione e dall’interiorizzazione di queste immagini, nel tentativo di trasferirle nella dimensione temporale e spaziale dell’immaterialità sonora e nell’impressione visiva del paesaggio di Haifa, impresso nel ricordo. Le superfici timbriche dell’orchestra generate dagli stessi suoni strumentali si specchiano per affinità e contrasto; all’interno dell’orchestra si scatena un’ulteriore dimensione di contrasto, costituita dalle stratificazioni dei suoni dei fiati e da quelle degli strumenti ad arco. Le percussioni affiorano e a volte emergono con forza sottolineando la linea di congiunzione e divisione tra questi campi sonori, costituendone il limite, l’orizzonte e la superficie ruvida e liquida. In questo contesto, il rapporto con lo strumento solista non è di natura concertante, ma ne integra il suono come generatore e sintesi dello spazio timbrico che lo circonda. Non c’è dialogo tra il flauto e l’orchestra; il solista “illumina” alcune traiettorie del paesaggio sonoro, ne mette in evidenza determinati piani e livelli, come una lente di ingrandimento che accompagna il nostro sguardo sul suono, scoprendo nuovi orizzonti interiori. Il flauto contralto, strumento misterioso e ricco di nuances, con le straordinarie tecniche di emissione sviluppate da Roberto Fabbriciani, diventa la voce dello sguardo, una lacerante prospettiva interiore lanciata oltre l’orizzonte». Un’imminente ripresa italiana di musica di Nicola Sani avrà luogo il 27 giugno alla Sala Musica di Collemassari dei Poggi del Sasso di Cinigiano (Grosseto), per l’Amiata Piano Festival, dove il duo Silvia Chiesa e Maurizio Baglini eseguirà Concetto spaziale, attese per pianoforte amplificato e nastro magnetico, e Come una specie di infinito per violoncello e pianoforte. Il Compania Ensemble für Neue Musik des Symphonieorchestres Münster ha invece proposto Un canto dell’isola per violino solo l’8 maggio all’Istituto Italiano di Cultura di Colonia, con replica il 10 maggio al Kleines Haus des Theaters Münster. Germogli musicali L’Ircam ospita a Parigi l’8 giugno all’Espace de Projection, nel quadro del Festival ManiFeste, la prima esecuzione assoluta di Germination per ensemble e elettronica in tempo reale, nell’interpretazione dell’Ensemble L’Itinéraire diretto da Jean Deroyer. La realizzazione dell’informatica musicale è affidata a Serge Lemouton. La composizione rientra nell’interesse sviluppato negli ultimi anni da Hervé per la relazione tra opera musicale e luoghi specifici, in particolare attorno al rapporto interno/esterno. Sono nate così opere bipartite, suddivise tra una realizzazione reale interpretata da un gruppo strumentale (all’interno) e un’istallazione elettroacustica (collocata all’esterno), in grado di prolungare nello spazio l’esperienza della sala da concerto. Nel caso specifico è stato possibile sfruttare l’Espace de Projection anche nel senso d’una dinamica profondità/superficie, interpretando la Place Igor Stravinsky come un “doppio luogo”. Modello della composizione è la crescita delle piante, còlta nei momenti successivi della “germinazione” nella sala da concerto collocata nel sottosuolo – per ensemble e live electronics – e “sviluppo” in superficie tramite musica elettroacustica diffusa. La musica eseguita nel sottosuolo proporrà così i materiali musicali che saranno poi sviluppati dalla “pianta elettroacustica” in superficie. Nella fase della “germinazione” l’elettronica si alternerà con l’ensemble, proiettando il suono verso il soffitto, dove saranno collocati gli altoparlanti, frontiera tra il sottosuolo e la superficie. Al termine dell’esecuzione il pubblico dovrà salire in superficie, accompagnato sulle scale da un materiale sonoro di transizione diffuso dagli altoparlanti. Sulla piazza una scenografia vegetale concepita ad hoc dalla paesaggista Astrid Versperien tramite l’inserzione di piantine tra le lastre della pavimentazione, dovrà facilitare la concentrazione degli ascoltatori sottolineando la relazione tra sottosuolo e superficie. La crescita della “pianta elettroacustica” si protrarrà per tre serate. In questi mesi è possibile ascoltare di JeanLuc Hervé 2 per due pianoforti preparati il 5 giugno al Conservatoire à Rayonnement Départemental di Fresnes, e ancora il 19 giugno al Werner Otto Saal del Konzerthaus di Berlino, in quest’ultima occasione affiancato a 4 per due pianoforti e due percussionisti, nell’interpretazione dell’Ensemble Berlin Piano Percussion. Il 23 giugno il Festival “Eterotopie - altri luoghi” propone invece nella Chiesa di S. Maria della Vittoria di Mantova Dans l’ombre des anges per flauto, clarinetto, violoncello e percussione, nell’esecuzione dell’Ensemble InterferenzeSonore sotto la direzione di Yoichi Sugiyama. Infine, Rêve de vol per clarinetto e viola è portato in tournée dall’E-MEX Ensemble il 13 settembre al Karl Ernst Osthaus Saal del Museum Folkwang di Essen e il 16 ottobre a Colonia, Kolumba Kunstmuseum des Erzbistums Köln. Novità sinfonica con flauto solista conclude in Israele il ciclo dei Seascapes Michele dall’Ongaro Il 9 e l’11 maggio Fayçal Karoui ha diretto Maurizio Baglini e l’Orchestra I Pomeriggi Musicali al Teatro Dal Verme di Milano in La primavera per pianoforte e orchestra d’archi. L’Antidogma Chamber Orchestra, diretta da Guido Maria Guida, propone il 4 giugno Festschrift per quattordici strumenti al Teatro Vittoria di Torino, nell’ambito del 36° Festival Internazionale Antidogma Musica. Dall’Ongaro parteciperà alla Biennale di Venezia col Quartetto n. 6 per archi, in programma il 7 ottobre nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian nell’esecuzione del Kairos Quartett. Prima esecuzione all’Ircam sfrutta lo spazio ispirandosi al modello della germinazione vegetale 3 Tre prime accomunate dalla concentrazione sullo studio di timbri e soluzioni cameristiche Luis de Pablo È uscito il Cd monografico Luis de Pablo “Recado”, pubblicato da Bizkaiko Foru Aldundia Diputación Foral de Bizkaia (BCA02), committente della composizione registrata, Recado per grande organo solista e orchestra, scritta per il decennale dell’organo Karl Schuke del Palacio Euskalduna Jauregi di Bilbao, città natale del compositore. Il pezzo, registrato nel 2010, è stato eseguito da Oscar Candendo all’organo e dalla Bilbao Orkestra Sinfoniko diretta da Nacho de Paz. Il 18 maggio il Teatro de la Zarzuela di Madrid ha ospitato l’esecuzione di “Frontispicio” e “Compañero, compañero” da Romancero viejo per otto voci su testi medievali spagnoli da Romancero viejo, nell’interpretazione dell’ensemble Odhecaton diretto da Paolo Da Col. Christophe Bertrand La prima esecuzione assoluta di Dall’inferno per flauto, viola e arpa del compianto Christophe Bertrand è stata proposta dall’Ex Novo Ensemble il 19 maggio alle Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice, nell’ambito della rassegna “Suona Francese” e Ex Novo Musica. Il Landesjugendensemble Neue Musik Niedersachsen offre invece due esecuzioni, il 26 luglio e il 18 agosto, di Skiaï per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, presso la propria sede, la Landesmusikakademie Niedersachsen a Wolfenbüttel. 4 Alessandro Solbiati Giochi da camera Tre le prime esecuzioni assolute per Alessandro Solbiati in questo mese di giugno. Il Conservatorio di Shanghai propone il 7 giugno Specchi per timpani e pianoforte, nell’interpretazione del duo Benoît Cambreling e Yi-Ping Yang. Così il compositore spiega il nuovo lavoro, «scritto nell’estate del 2011 su commissione di Benoît Cambreling, come pezzo d’obbligo per i finalisti della terza edizione del Concorso Internazionale di Timpani di Lyon. Ahimè, le attuali burrasche economiche hanno impedito lo svolgimento del Concorso e il brano è rimasto finora ineseguito. La sua destinazione stessa mi ha condotto a una particolare indagine sui timpani e sulle loro potenzialità (nel 2005 avevo comunque scritto Yang per timpani soli) e a un rapporto con il pianoforte che ben giustifica l’indicazione “per timpani e pianoforte” e non viceversa. Per non cadere in una visione banalmente idiomatica dello strumento, ho costruito due elementi, uno di natura quasi paradossalmente melodica e l’altro in cui la pulsazione prende sì maggior importanza, ma evitando per lo più una ritmicità troppo scoperta. Questi due elementi, quasi due temi, si alternano ripetutamente in una serie di sviluppi in cui la componente timbrica prende via via importanza. Ho cercato infine una relazione molto stretta con il pianoforte ricercando una dimensione “cameristica” che potrebbe apparire difficile con tale organico». Il 12 giugno sarà invece l’Ulriksdals Slottsteater Confidencen di Solna, in Svezia, a ospitare, nel quadro del Festival O/Modernt, la prima di Les Sauvages, strumentazione di Alessandro Solbiati dall’omonimo brano per clavicembalo di Jean-Philippe Rameau per flauto, violino, violoncello, percussioni, clavicembalo e pianoforte. Ne saranno interpreti Denis Lupachev, flauto, Hugo Ticciati, violino, Tomas Lundström, violoncello, Johan Bridger, percussioni, Ruggero Laganà, clavicembalo, e Hayk Melikyan, pianoforte. Spiega l’Autore: «Ho sempre amato “rivestire col mio suono” la musica del passato, da Bach a Schubert, da Mendelssohn a Debussy. Il Festival svedese O/Modernt è dedicato quest’anno a una riflessione su Rameau, in attesa del 250° anniversario della morte dell’anno prossimo. Les sauvages è un brano proveniente dal balletto Les Indes galantes; l’esotismo dell’argomento conduce, nella seconda parte del brano a un cromatismo estremamente coraggioso e questo ha reso via via più interessante il mio lavoro: lasciare tutte e solo le note di Rameau, ma “interpretarle” nel registro e nel timbro, creando polifonie, contrasti e giochi timbrici che s’inaspriscono improvvisamente in coincidenza con le arditezze armoniche». Infine, toccherà a Luigi Attademo proporre il 14 giugno nella Chiesa di S. Lorenzo a Vicchio di Bagno a Ripoli, Le sei corde di Nicolò per chitarra, in prima esecuzione integrale, con la prima esecuzione assoluta del VI movimento. Racconta Solbiati: «Si conclude il work in progress che mi ha portato ad aggiungere, in occasione di un concerto dopo l’altro di Luigi Attademo, una “corda”, cioè un piccolo brano, dopo l’altra a un globale atto di affetto e di adesione per le brevi e leggere pagine dei Ghiribizzi di Paganini. La semplicità dei suoi 43 piccoli brani mi ha condotto a un atteggiamento di “leggerezza compositiva”: ogni volta ho sfogliato i Ghiribizzi, ne ho scelto uno quasi senza chiedermi il perché, a volte colpito da un gesto, da una figura, da un’armonia, e ho portato a me quell’elemento, decontestualizzandolo, trasformandolo nella mia musica, ma lasciando che trasparisse ogni volta un’eco di “suono storico”, a volte appena accennato, altre volte con maggiore evidenza. Il gioco è stato così simpatico e interessante che non escludo un secondo “libro di corde di Nicolò”». Quest’estate sarà possibile ascoltare molta musica di Alessandro Solbiati, iniziando il 7 luglio per i Rencontres Contemporaines di Lione alla Chapelle de l’Hôpital St. Jean de Dieu, dove l’ensemble vocale Les Six Voix Solistes e la pianista Ancuza Aprodu eseguiranno, sotto la guida di Alain Goudard, Durissimo silenzio per sei voci femminili e pianoforte. In occasione di tale concerto verrà inciso dall’etichetta EMARecords un Cd sul progetto “Vola alta, parola!” su testi di Mario Luzi, in cui sono coinvolti anche Luca Antignani e Federico Gardella. Luigi Gaggero alla testa dell’ensemble vocale La Dolce Maniera ha in programma E tu seguivi, madrigale a cinque voci su testo di Dino Campana, già eseguito l’8 maggio nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, a Venezia, per la rassegna di Odhecaton 2013 “Nuovi Madrigali Italiani”, e in procinto di essere riproposto il 12 luglio a Strasburgo, all’Église de Saint Pierre le Jeune. Il 28 luglio il Trio Stauffer interpreta il Secondo trio d’archi alla Sala Musica di Collemassari dei Poggi del Sasso di Cinigiano (Grosseto), per l’Amiata Piano Festival. Il Festival Pontino 2013 ospita invece nel mese di luglio l’esecuzione delle Sei corde di Nicolò per chitarra, nell’interpretazione di Luigi Attademo, e di As if to Land per flauto solo, in quella di Sara Minelli. Notturno secondo per violino, violoncello e pianoforte è invece in programma il 26 settembre al Bologna Festival, nell’Oratorio San Filippo Neri della città felsinea, affidato al Trio Magritte. Due titoli di Solbiati sono infine in cartellone alla Biennale di Venezia, 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea: il 6 ottobre Les Percussions de Strasbourg proporranno al Teatro alle Tese la prima esecuzione in Italia di Thai Song per 52 gong thailandesi (sei esecutori), mentre il successivo 7 ottobre Andrea Pestalozza guiderà nella medesima sala Mayumi Orai, cimbalom, e l’Orchestra di Padova e del Veneto in Nora per cimbalom e orchestra. Dal 1° giugno Radiotre trasmetterà, tutti i sabati e le domeniche mattina tra le 9 e le 9:30, un doppio ciclo di “Lezioni di musica” (12 su 20 puntate complessive: le rimanenti saranno trasmesse da settembre), nelle quali Alessandro Solbiati analizza e commenta una vasta serie di brani, da alcuni Lieder di Schubert fino a At First Light di George Benjamin, passando attraverso Schumann, Brahms, Berg, Ravel, Webern, Maderna, Donatoni. È disponibile on line il nuovo catalogo generale 2013 delle Edizioni Suvini Zerboni. Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it. Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore. Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori, notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali. Vittorio Montalti La poetica dell’infra-ordinario Il mese di giugno vedrà non meno di tre prime di Vittorio Montalti. Inaugura la serie Happy Aleph! per clarinetto, tromba, pianoforte, violino e violoncello il 4 giugno al Théâtre Dunois di Parigi, nell’interpretazione dell’Ensemble Aleph, committente del lavoro in occasione dei trent’anni di attività concertistica. Col vincolo di tenersi tra i 3 e i 30 secondi, Montalti ha scritto «un piccolo brano be-bop per il pianoforte che, orchestrato dall’ensemble, sembra passare attraverso un caledoscopio magico». Di maggior impegno Ce qui se passe quand… per ensemble, in cartellone il 14 giugno all’Auditorium Parco della Musica di Roma, per la stagione dell’Accademia di Santa Cecilia, nell’esecuzione dell’Ensemble dell’Accademia di Santa Cecilia diretto da Carlo Rizzari. Si tratta della versione per undici strumenti – che sussumono alcuni elementi dell’elettronica originariamente prevista – di due movimenti di Tentative d’épuisement. Quest’ultima composizione vedrà d’altra parte la propria prima nella versione originaria per ensemble e live electronics quindici giorni più tardi, il 30 giugno, all’Espace de Projection dell’Ircam, nel contesto del Festival ManiFeste, interpretata da Heinz Holliger alla testa dell’Ensemble du Lucerne Festival Orchestra, con l’Autore stesso all’informatica musicale. Spiega Montalti: «Il brano si ispira a Tentative d’épuisement d’un lieu parisien, un libro di Georges Perec. Per tre giorni consecutivi l’autore si siede a Place Saint Sulpice a Parigi e prende nota di ciò che accade nella piazza: gli autobus che passano, un uomo che cammina con una baguette sottobraccio, il volo degli uccelli, le automobili, una ragazza che fuma una sigaretta… tutti dettagli, a prima vista insignificanti, che costituiscono la descrizione di una città. La forma del brano segue la struttura del libro e s’ispira alle idee che sono alla base del testo. Il pezzo è diviso in tre movimenti, che rappresentano le tre giornate che Perec passa a Place Saint Sulpice, e le diverse immagini descritte diventano così delle figure musicali. Ho voluto tradurre in musica la molteplicità di rappresentazioni presente nel libro, cercando per ogni movimento una modalità compositiva diversa, che mettesse in scena l’eterogeneità della descrizione. Nel primo movimento differenti oggetti musicali si presentano in una sorta di zapping frenetico, fino all’esplosione in un climax; segue una rilettura della prima parte nell’elettronica, che diventa solista, mentre l’ensemble presenta le figure iniziali a brandelli. Nel secondo movimento le figure emergono e spariscono come in un fade-in fade-out. Tra tutte si profila nell’elettronica l’idea dello “scheletro” di un pianoforte; Aureliano Cattaneo uno strumento di cui restano solo i rumori meccanici. Questo ascolto quasi intimo dello strumento fa riferimento a due concetti fondamentali nella poetica di Perec: quello dell’infra-ordinario e quello della macchina. Nel terzo movimento un interruttore “musicale” apre o chiude degli squarci su alcune immagini. Diversi oggetti eterogenei si delineano con una graduale intensificazione a livello dell’orchestrazione e della drammaturgia del brano, fino all’esplosione di una delle figure che coinvolgerà tutto l’ensemble. Mi interessavano inoltre i cambi di prospettiva dell’osservatore presenti nel libro di Perec; durante le giornate, infatti, l’autore si sposta tra il Tabac Saint Sulpice, il Café de la Mairie e la fontana al centro di Place Saint Sulpice. Ci sono così nel brano alcune immagini trasversali, che ritornano nei tre movimenti, rappresentate sempre sotto una luce diversa. Molte idee della poetica di Perec mi hanno affascinato e guidato nella composizione del brano. Tra tutte, il concetto di infra-ordinario che Perec descrive come “il rumore di fondo, quello che succede quando non succede nulla” e il concetto di vincolo, da sempre di fondamentale importanza nella mia scrittura. Perec era infatti uno dei rappresentanti di spicco dell’Oulipo, gruppo di letterati e matematici francesi fondato nel 1960, il cui credo partiva dal presupposto che colui che scrive, seguendo una serie di regole che conosce, è molto più libero di chi scrive senza regole obbedendo comunque a delle regole che ignora». Sempre Parigi dedica a Vittorio Montalti, il 4 giugno, un concerto ritratto all’Auditorium de la Cité des Arts, dove il duo Franco Venturini e Paolo Vignaroli eseguirà Don’t Shoot The Piano Players per pianoforte e Labyrinthes per flauto basso e elettronica. Montalti parteciperà quest’autunno alla Biennale di Venezia, 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, con L’aumento, opera per tre voci, ensemble e elettronica su libretto di Giuliano Compagno da un testo di Georges Perec. Il nuovo lavoro, che sarà presentato nel prossimo numero delle ESZ News, andrà in scena il 9 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale, nell’interpretazione di Ljuba Bergamelli, soprano, Salvatore Grigoli, baritono, Jo Bulitt, performer e dell’Ensemble Nuovo Contrappunto diretto da Mario Ancillotti. Giancarlo Cauteruccio curerà regia e scenografia. Si segnala infine che Vittorio Montalti sarà in residenza quest’anno presso l’American Academy in Rome, dove svilupperà un progetto di teatro musicale per due voci e live electronics, destinato agli interpreti Nicholas Isherwood e Ljuba Bergamelli. Autoritratto al Rostrum Rai Radio3 presenterà al Rostrum 2013, la Tribuna Internazionale dei Compositori patrocinata dall’Unesco, la composizione per orchestra di Aureliano Cattaneo Selfportrait with Orchestra, presentata all’Auditorium Rai di Torino l’8 febbraio scorso nell’ultima edizione di Rai NuovaMusica con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Daniel Kawka. Il 21 e 25 maggio presso le sedi della Fundación BBVA di Bilbao e Madrid sarà ripreso Tele per fisarmonica e pianoforte, nell’interpretazione di Miguel Ituarte, pianoforte, e Iñaki Alberdi, fisarmonica. Novità all’Ircam ispirata alla poetica di Georges Perec, riproposta in trascrizione acustica a Santa Cecilia Raffaele Grimaldi Raffaele Grimaldi parteciperà con un’opera nuova al 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea di Venezia. La macchina, opera per tre voci, due attori e ensemble su libretto di Diego Giordnano, commissione della Biennale di Venezia, è in cartellone il 9 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale. Ne saranno interpreti Irene Favro, soprano, Stephanie Lewis, mezzosoprano, Edoardo Hurtado, tenore, Jo Bulitt, performer e l’Ensemble Nuovo Contrappunto diretto da Mario Ancillotti. Giancarlo Cauteruccio ne curerà regia e scenografia. All’indomani del successo a Rai NuovaMusica, rappresenterà l’Italia alla Tribuna Internazionale dei Compositori Rassegna Rassegna stampa stampa Su Selfportrait with Orchestra, all’Auditorium Rai di Torino, 8 febbraio 2013 Da Il Corriere della Sera, 14 febbraio 2013, Enrico Girardi: Nel primo [concerto] ha conquistato tutti l’invenzione timbrica e figurativa di Aureliano Cattaneo, autore di Selfportrait with Orchestra […]. Da L’Unità, 22 febbraio 2013, Paolo Petazzi: Nei concerti diretti egregiamente da Daniel Kawka e Marco Angius molto interessante è apparso Selfportrait with Orchestra (2010) di Aureliano Cattaneo (1974), uno dei tanti compositori italiani noti ed eseguiti quasi solo all’estero. Questo “autoritratto” propone in tre sezioni riferimenti evocativi imprevedibili e attraenti. In Musica con Patinir l’evocazione degli azzurri degli sfondi del pittore fiammingo si lega a un’invenzione di timbri e colori di forte suggestione. Interne lacerazioni, tagli e luci violente caratterizzano “Mi sviscero in un lampo” mentre in Les Adieux, che muove da un esplicito riferimento a Beethoven, l’estinguersi del suono è costruito con grande raffinatezza. 5 Approda a una coproduzione Ircam e Radio France la ricerca sulle modalità della conoscenza umana e della rappresentazione artistica Luca Mosca Il 6 luglio le Sale Apollinee del Teatro La Fenice ospitano la prima esecuzione assoluta di due Frammenti da Per Ernesto per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, nell’interpretazione dell’Ex Novo Ensemble. Si tratta di un’anteprima (due su nove frammenti complessivi) di un nuovo lavoro commissionato dall’Ex Novo Ensemble per la propria rassegna Ex Novo Musica, e scritto in memoria del compositore Ernesto Rubin de Cervin recentemente scomparso. La prima esecuzione integrale è prevista per l’autunno. Il 36° Festival Internazionale Antidogma Musica propone invece il 18 giugno al Teatro Vittoria di Torino Domus aurea per violino e violoncello: l’esegue il Duo Eight Strings (Valeria Nasushkina e Mikael Samsonov). Novità per ensemble a Milano subito in una tournée europea Sándor Veress Il 18 maggio Heinz Holliger ha diretto al Kartause Ittingen, in Svizzera, il baritono Robert Koller e l’Ensemble der Ittinger Pfingstkonzerte in Elegie per baritono, arpa e archi su testo di Walther von der Vogelweide. 6 Carmine Emanuele Cella Le fonti della conoscenza L’Ircam ospita a Parigi il 7 giugno nella Salle Pleyel, nel contesto del Festival ManiFeste, in coproduzione Ircam e Radio France, la prima esecuzione assoluta di Reflets de l’ombre per grande orchestra e live electronics, nell’interpretazione dell’Orchestre Philharmonique de Radio France, sotto la direzione di Jukka-Pekka Saraste. La realizzazione dell’informatica musicale è affidata a Carlo Laurenzi. In questi termini l’Autore presenta questa novità: «Come una fenice che risorge dalle proprie ceneri, Reflets de l’ombre è un lavoro che rappresenta allo stesso tempo la fine e l’origine di un percorso di indagine sulla nascita della conoscenza. Un percorso in cui si è cercato di elaborare una visione unificatrice della realtà, come mediazione tra soggettività e oggettività e in cui il riferimento al celebre mito della caverna di Platone (da cui si prende spunto per il titolo del lavoro) è evidente. La percezione della realtà come combinazione di una conoscenza a-priori, di tipo matematico e inconfutabile, e di una conoscenza sensibile, è centrale in molte riflessioni filosofiche e assume un’importanza speciale in Reflets de l’ombre dove ragione poetica e ragione tecnica si trovano a convergere, mediante un sostrato teorico sviluppato dall’autore durante il dottorato in logica matematica (teoria dei sound-types, ispirata alla teoria dei tipi) e poi applicato al quadro compositivo. Questa teoria, apparentemente complicata, cela in realtà l’immagine semplice e sempre rinnovata del bambino che impara a parlare: gli viene indicato dal genitore un oggetto, denominato “matita”, poi un altro oggetto al quale si dà lo stesso nome “matita” che ben presto prende il suo posto in un’espressione, una frase: “prendere la matita”, “disegnare con la matita”. A forza di ripetizioni ed errori, il senso perde gradualmente la sua singolare palpabile realtà per acquisire un senso più ampio e generale: l’idea di matita. Così nascono idee e concetti, dall’oggetto concreto all’astrazione del linguaggio. Ma cosa succede nella musica? Questa è la domanda che sta al centro del lavoro, in cui l’orchestra assume il ruolo di genitore e l’elettronica quello di bambino in fase di apprendimento. L’orchestra propone una figura musicale che l’elettronica apprende grazie a strumenti matematici come probabilità ed equivalenza; in seguito, l’elettronica propone la versione appresa producendo cosi suoni di tipo resistivo, realistici, verosimili ma non veri: un’elettronica, cioè, umana e non elettrica. L’orchestra Pasquale Corrado entra di nuovo in gioco con una differente idea musicale, nata come perfezionamento del suono elettronico, che viene a sua volta analizzata e imitata allo stesso modo; il processo si ripete fino a che l’elettronica ottiene una sua indipendenza e sviluppa una propria visione dell’universo musicale. Al di là del gioco compositivo e del dialogo musicale che s’instaura, è l’apprendimento della realtà il vero problema, con le difficoltà e gli ostacoli che comporta: spesso quello che si vede non è la realtà, bensì il suo riflesso, la sua ombra. Nella creazione artistica esistono forse due modi principali di rappresentare la realtà: mimetico e catartico. Il mimetico genera una rappresentazione eidetica del reale, come un disegno ispirato a un panorama. Il catartico, invece, produce un filtro personale che genera l’immagine interiore attraverso la quale l’artista rappresenta la realtà. La storia di Reflets de l’ombre, se storia c’è, è quella di una evoluzione della rappresentazione: dal mimetico verso il catartico. È una descrizione della realtà attraverso il filtro dell’ombra o del buio, come in un disegno a matita che viene sfocato e confuso dal dito che ci passa sopra». Il 12 luglio l’Église de Saint Pierre le Jeune di Strasburgo ospiterà, nel quadro della rassegna “Nuovi madrigali italiani”, la prima esecuzione di Ali oscillano in fioco cielo, madrigale per quintetto vocale su testo di Salvatore Quasimodo, nell’esecuzione di Luigi Gaggero alla testa del gruppo vocale La Dolce Maniera. Spiega Cella: «Uno dei significati possibili della parola madrigale è quello di composizione “di lingua materna”. Anche se non è questa l’unica interpretazione, è certo che il rapporto con la lingua è fondamentale per il madrigale; un rapporto che, in ultima istanza, si misura sul significato delle parole e non sul puro suono in esse contenuto. Tale significato non può allora manifestarsi se non attraverso un pensiero armonico strettamente definito e attraverso un afflato figurativo di forte impatto. Il madrigale Ali oscillano in fioco cielo prende le mosse da versi di Quasimodo, parte della poesia Oboe sommerso: “Ali oscillano in fioco cielo, / labili: il cuore trasmigra / ed io son gerbido, / e i giorni una maceria”. Quello che colpisce, di questi versi, è il precipitare in essi racchiuso: da ali che oscillano in un fioco cielo si passa alle macerie, esempio unico di distruzione. Una caduta, appunto, è ciò che viene raccontato da questa breve composizione, dedicata a Luigi Gaggero e al suo ensemble». Pulsazione primitiva Il Festival MITO Settembre Musica ospita a Milano il 13 settembre la prima esecuzione assoluta di Grain per ensemble, nell’interpretazione del Klangforum Wien diretto da Jean-Michaël Lavoie, che porterà la composizione in tournée il 5 ottobre a Graz e il 24 ottobre all’Ircam. Spiega l’Autore: «Ciò che mi affascina e che ho voluto descrivere in questo pezzo è ciò che sta all’origine di un fenomeno, sia esso umano o naturale: una pulsazione. Essa viene presentata in diversi contesti e viene caratterizzata da gesti differenti. Tutto fa riferimento a essa: in un primo momento rappresenta l’interruzione, la separazione. Vi è uno stato di relativa inattività, di stasi, di attesa. Successivamente questa pulsazione diventa pretesto di nascita e proliferazione di nuove cellule, di nuova attività cinetica e figurativa. Il tutto inizia a crescere e a svilupparsi fino a sfociare nella nuova fase di massima espansione, di massima crescita e movimento. Lo sprigionarsi di tale energia porta a una sorta di frenesia comunicativa che diventa vettore di un’energia trasmissibile all’ascoltatore. Da allora in poi il processo vitale inizia la sua fase discendente, di raccolta, di declino. La pulsazione si trasforma nell’inizio di questa discesa che porta, inesorabile, verso l’immobilità, come se tutto si congelasse: congedandosi si assopisce, spira affannosamente e si ferma». Sarà possibile ascoltare musica di Pasquale Corrado il 25 giugno nel Chiostro del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza per la Rassegna Flauto XXI, quando Roberto Pasquini e Giovanni Scarpello eseguiranno Esperidi per due flauti, con replica il 25 luglio al Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, nel Chiostro della Rocca di Montepulciano. Corrado parteciperà quest’autunno alla Biennale di Venezia, 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, con Pulse per ensemble, commissione di Radio France per il ciclo “Alla breve”. Il nuovo lavoro, che sarà presentato nel prossimo numero delle ESZ News, verrà eseguito l’11 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale, nell’interpretazione dell’Ensemble L’Instant Donné. Malika Kishino Giardini sonori Tre le prime per Malika Kishino nei mesi centrali del 2013. Il 23 maggio è stato registrato al Centquatre di Parigi per essere diffuso nella trasmissione “Alla Breve” di “France Musique”, il Concerto pour Koto per koto e orchestra da camera, commissione di Radio France affidata alla solista Makiko Goto e all’Orchestre Philharmonique de Radio France diretta da Jean-Michaël Lavoie. Nelle parole dell’Autrice, la nuova composizione «è basata su un mio lavoro solistico, Monochromer Garten V per un suonatore di koto, ispirato alla tradizionale arte giapponese dei giardini, la composizione di architettura paesaggistica. In senso tradizionale, l’architettura paesaggistica significa dare forma all’intenzione interiore dell’architetto e alla sua profondità di pensiero con pochi, ben selezionati materiali. Questo processo creativo – disporre gli elementi in uno spazio dato suggerisce un universo profondo e infinito – mi ha sempre attratta. In questo pezzo ho tentato di trattare i materiali sonori come se fossero le rocce, gli elementi acquatici, il muschio, i cespugli, gli alberi, la sabbia e lo spazio che compongono un giardino. Il pezzo è articolato in cinque sezioni: I. Introduzione: esposizione degli elementi principali e dei gesti musicali; II. Calma: concentrazione sulla disposizione dell’elemento sonoro; III. Flusso: concentrazione sull’elemento fluido e sulla sua energia; IV. Cadenza: proposta di tutti gli elementi musicali con una certa libertà; V. Liberazione finale, a suggerire vuoto e grande profondità. Gli elementi musicali e i gesti provocati dal solista vengono estesi e amplificati dall’orchestra». Strettamente collegato a questo lavoro è appunto Monochromer Garten V per un suonatore di koto (koto a 13 corde e koto a 17 corde), che sarà proposto in prima esecuzione assoluta il 9 luglio al Giorgio Gaslini Sumuida Triphony-Hall di Tokyo, nell’interpretazione di Shoko Otani. Spiega la Kishino: «Monochromer Garten V prosegue la serie con cui mi concentro su piccole formazioni di 1-3 musicisti, rifacendomi all’estetica del giardino giapponese. Un mondo argenteo, notturno, innevato, bagnato di luce riflessa. Ho cercato di rappresentare tramite il suono una tale immagine di giardino, vista attraverso la finestra di un tempio di Kyoto. La scena notturna del giardino era come un dipinto a inchiostro di china, un’opera d’arte in bianco e nero. Vi ho trovato un’epitome di bellezza, e allo stesso tempo mi ha fatto riflettere sull’apprezzamento della bellezza. Secondo Shinichi Hisamatsu (1889-1980), filosofo giapponese seguace del buddismo zen, i caratteri generali delle espressioni culturali giapponesi nelle belle arti possono essere descritti secondo sette caratteristiche collegate tra loro: asimmetria, semplicità, austera sublimità, naturalezza, sottile profondità, libertà dall’attaccamento e tranquillità. Ogni arte bella, inclusa l’architettura di paesaggi, potrebbe possedere tutte queste sette caratteristiche, che nella loro inseparabilità formano un intero perfetto. In particolare, in Monochromer Garten V ho cercato di esprimere le peculiarità del koto basso a 17 corde, la magia del suo suono profondo, i timbri ricchi, la vibrazione e la risonanza delle corde spesse, l’intensità e le peculiarità del koto tradizionale a 13 corde, impiegandone i timbri sensuali come materiale sonoro». Malika Kishino presenterà infine una novità sinfonica, commissione della Brandenburgische Kulturstiftung Cottbus, il 20 e 22 settembre allo Staatstheater Cottbus, nell’interpretazione di Evan Christ alla testa del Philharmonisches Orchester des Staatstheaters Cottbus. Macchine, folklore e memoria Giorgio Gaslini è stato festeggiato il 31 maggio all’Auditorium di Loro Ciuffenna (Arezzo), nel contesto della rassegna “I Suoni del Fiume 2013”, VII Edizione, Voci italiane nel mondo, con un concerto monografico dal titolo “Giorgio Gaslini: Leggende popolari intorno al Jazz”. In quell’ambito sono state proposte, accanto alla ripresa di alcuni titoli da Songbook per voce e pianoforte (“Il grande urlo”, “Ballata nel vento”, “Il drago”), ben tre prime esecuzioni assolute: Les carillons fou per flauto e pianoforte, Trittico popolare per voce femminile e pianoforte su canti popolari italiani e Suite elisabettiana per traversiere, voce e pianoforte. Ne sono stati interpreti Francesca Breschi, voce, Stefano Parrino, flauto, e Alessandra Garosi, pianoforte. Con queste parole il compositore racconta i nuovi lavori: «Les carillons fou. Un carillon non è un oggetto meccanico. Un carillon ha una sua vita che vive quanto la durata della molla che lo anima. L’ho capito un certo giorno quando stavo suonando il pianoforte (era Bach) e a un tratto, sia per le vibrazioni dello strumento sia per la tensione della carica, il carillon che era sul piano si mise a suonare. Passai subito a seguirlo con le mie note che s’intrecciavano con le sue sino a che, tra sussulti, balzi e rallentamenti la carica del carillon non si esaurì. In pochi minuti avevo vissuto la sua storia. Qualche tempo dopo nacque in me l’idea di Les carillons fou. Otto per la precisione, allineati e dimenticati nel retro di un negozietto di giocattoli d’epoca, alla periferia della metropoli, in un torrido agosto; la calura provoca strani impulsi ai meccanismi di quegli otto “giocattoli”. Ad uno ad uno si animano risuonando, sussultando sino a delirare estinguendosi. Il flauto e il pianoforte sono impegnati a restituirci il tessuto complesso, polifonico e poliritmico della partitura che richiede tutto il loro slancio e il virtuosismo interpretativo. Partitura che connotando diversamente ognuno degli otto profili di carillon, tende a farne rivivere le loro accorate e deliranti pulsioni. Si! Un carillon ha una sua vita. E otto carillons… la loro follia. In Trittico popolare “Kalinifta” è tratto da un testo popolare antico in griko salentino; “Pastorale” è una composizione originale ispirata a un antico canto popolare della Toscana (Lucca); “Bell’uselin del bosch” è una composizione originale ispirata a un antico canto popolare del Veneto e Friuli, presente anche in Lombardia. Suite elisabettiana è un omaggio a musiche di compositori di corte britannici dell’epoca Tudor: John Dowland (Come again), Robert Jones (Sweet Kate), Thomas Campion (Oft have I sighed for him), Thomas Morley (Sweet nymph, come to thy lover) e Philip Rosseter (When Laura smiles)». Un’ulteriore prima gasliniana è in cartellone alla Casa della Musica di Parma, nella rassegna Verso Traiettorie, il 19 giugno, quando Alfonso Alberti interpreterà Fiori musicali per pianoforte solo. Il pezzo fa parte d’un nuovo ciclo di brani pianistici dedicati ad Alberti, che confluiranno in un Cd monografico in corso di pubblicazione prodotto da Stradivarius. Infine, il 19 maggio i Concerti del Quirinale hanno proposto “Nascita di Lucy” e “La grande madre” da Ritual per due pianoforti, nell’interpretazione di Paola Biondi e Debora Brunialti. Prosegue la serie di brani ispirati all’architettura paesaggistica giapponese Marco Momi Il 20 maggio Annamaria Morini ha interpretato all’Università Roma Tre Reloading Vanishing per flauto solo. Il 1° giugno Iconica IV per ensemble e live electronics è in programma al Festival New Directions di Lulea, in Svezia, nell’interpretazione dell’Ensemble Alter Ego. Cinque nudi per saxofono e stomp boxes viene invece proposto il 6 giugno all’Auditorium del Conservatorio di Musica di Perugia da David Brutti dell’Ensemble Contemporaneo dell’Umbria. Tre prime, ispirate ad altrettante eterogenee idee creative, impreziosiscono un concerto monografico tra jazz e folklore Carlos Roqué Alsinaa Si chiude con una serie di esecuzioni la primavera di Carlos Roqué Alsina. Klaviertsück 7, Trois Études per pianoforte solo è stato proposto da Carine Zarifian il 1° e il 2 maggio a San Paolo, in Brasile; Suite per pianoforte e nastro magnetico è in programma nel mese di giugno al Royal College of Music di Londra, nell’interpretazione di Gwenaelle Rouger; infine, gli allievi del master della classe di Konstantin Lifschitz proporranno il 20 giugno alla Hochschule für Musik di Lucerna 2° Estudio op. 6 per pianoforte, Suite e Klaviertsück 7. 7 Esecuzioni e riconoscimenti negli Stati Uniti e in Francia, mentre è ottima l’eco della Nuova liuteria e di un recente Cd cameristico Goffredo Petrassi Interessante novità discografica dall’etichetta Naxos, che pubblica un Cd monografico (8.572411) dedicato alla produzione sinfonico-corale di Goffredo Petrassi e interpretato dal tenore Carlo Putelli, dal basso Davide Malvestio, dal Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano e dall’Orchestra Sinfonica di Roma sotto la direzione di Francesco La Vecchia. Nel programma, che include i classici Coro di Morti, Partita e Quattro inni sacri, spicca la prima registrazione mondiale del Divertimento in Do maggiore (1930), lavoro giovanile fino a qualche anno fa inedito, recuperato e pubblicato dalle ESZ in collaborazione con l’Istituto Petrassi e il Campus Internazionale di Musica di Latina. Luigi Dallapiccola Il Prigioniero, un prologo e un atto da La torture par l’espérance di Villier de L’Isle Adam e da La légende d’Ulenspiegel et Lamme Goedzak di Charles de Coster, sarà eseguito in forma di concerto il 6, l’8 e l’11 giugno all’Avery Fisher Hall del Lincoln Center di New York. Ne saranno interpreti Patricia Racette, soprano, Gerald Finley, basso-baritono, Peter Hoare, tenore, William Ferguson, tenore, Sidney Outlaw, baritono, The Collegiate Chorale e la New York Philharmonic, sotto la bacchetta di Alan Gilbert. Michel Dumonthay dirigerà invece il 22 giugno a Ginevra il Nouvel Orchestre de Genève nelle Liriche greche: Cinque frammenti di Saffo per soprano e orchestra da camera, Sex Carmina Alcaei per soprano e undici strumenti e Due liriche di Anacreonte per soprano e strumenti. 8 Giovanni Verrando Sulle sponde dell’Atlantico L’11 aprile il Centro Culturale Italiano di Parigi ha ospitato l’esecuzione di First Born Unicorn, (Remind me what we’re fighting for) per flauto solo, nell’interpretazione di Paolo Vignaroli, nell’ambito di un recital dal titolo “Les compositeurs italiens d’aujourd’hui”. Il 12 maggio è stato invece l’Italian Cultural Institute di Los Angeles a proporre Second Born Unicorn (Remind me what we’re fighting for) per pianoforte solo, interprete Richard Valitutto. Due gli appuntamenti statunitensi per Verrando nel mese di giugno. Il 17 giugno Luca Ieracitano dell’Mdi Ensemble ripropone Second Born Unicorn al Jack Space, Brooklyn, mentre il 19 giugno la Casa Italiana della New York University offrirà, nell’ambito del Chelsea Music Festival, un’esecuzione del Quartetto n. 3 affidato al Quartetto d’archi dell’Mdi Ensemble: Lorenzo Gentili Tedeschi, violino, Franziska Schoetensack, violino, Paolo Fumagalli, viola, e Giorgio Casati, violoncello. Il Cd Dulle Griet, pubblicato dalla casa discografica Aeon, ha ricevuto un “coup de cœur” nella trasmissione “Les Lundis de la Contemporaine” di France Musique condotta da Jean-Pierre Derrien. Verrando sta ultimando la composizione di due lavori di prossima esecuzione: Multiplicity per quattro percussionisti solisti e orchestra, commissionato da Kroumata e dalla Symphony Orchestra of Norrlands Opera, Svezia, e Travelling icon on rabbit-skin glue per ensemble da camera, commissionato dal Festival Play It! e l’Orchestra Regionale della Toscana. Rassegna Rassegna stampa stampa Su Giovanni Verrando, La nuova liuteria: orchestrazione, grammatica, estetica, Milano, Edizioni Suvini Zerboni, 2012 In un volume a cura del compositore sanremese, un affascinante viaggio nella molteplicità del continuum sonoro novecentesco a partire dalla grande lezione della scuola spettrale francese. […] La nuova liuteria: orchestrazione, grammatica, estetica dipinge un panorama ampio e decisamente avvincente della storia dell’orchestra contemporanea. […] Un’opera, questa, che ha dunque il merito di mostrare quanto sia lecito assumere l’esperienza accumulata da diversi secoli e come sia giunta l’ora di abbracciare le efficaci potenzialità tecnologiche dei nuovi media che hanno nei fatti avuto una forte presa sulla totalità del mondo sonoro attuale. Paolo Tarsi, Il Corriere Musicale Scopo del libro è anche mostrare il fascino delle concrete e molteplici possibilità fornite dalle tecniche in vigore a partire dal nuovo millennio. Uno sforzo lodevole che lascia intravvedere nuovi orizzonti di strumentazione e orchestrazione, e spinge a considerare l’orchestra acustica della nostra tradizione occidentale come una semplice tappa di un fenomeno ancora in divenire. Antonio Brena, Amadeus Quanto si è arricchita la tavolozza timbrica della musica nell’ultimo secolo? […] Il compositore Giovanni Verrando delinea una sorta di storia del timbro, spiegando come esso sia diventato un parametro strutturale della scrittura musicale. Merito di Debussy e Ravel, ma oggi anche di una miriade di “diavolerie” tecnologiche ben illustrate in queste pagine. Alice Bertolini, Suonare News Sul Cd di Giovanni Verrando Dulle Griet (Æon AECD 1328) […] il Quartetto n.3, che già avevamo avuto modo di ascoltare in una registrazione dell’Arditti al [Festival] Milano Musica del 2003. Si tratta, personalmente, di una delle composizioni migliori e forse anche una di quelle che lasceranno un piccolo segno in un’epoca pallida e discontinua come questo principio di millennio. In estrema sintesi un grande lavoro. […] Sono tempi cupi e i compositori che vogliono dar voce a “quell’eccitazione sensoriale scatenata dall’incontro con la “differenza” non possono cedere alla ricerca di un compromesso, ma far letteralmente esplodere le contraddizioni. Quelli che si spingono in quella direzione saranno ricordati, gli altri no. Verrando potrebbe essere uno di quelli che appartengono alla prima categoria. Michele Coralli, Altremusiche Avevamo salutato, da queste colonne, l’universo orchestrale molto sottile di Giovanni Verrando. […] Il nuovo album rivela una tavolozza acustica allargata, in cui i suoni inarmonici hanno conquistato uno spazio considerevole. Tipico di questo orientamento recente, Dulle Griet alterna un soffio residuo appena percepibile e suoni saturi estremamente intensi. […] Il ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg è il pezzo che mette meglio in luce l’Ensemble Mdi: sommando la padronanza del dettaglio al controllo dell’equilibrio complessivo, i musicisti contribuiscono a mettere in evidenza, nel compositore così come nel direttore, un pregevole senso della costruzione. Pierre Rigaudière, Diapason Alla Biennale di Venezia del 2011 il compositore Giovanni Verrando propose un accostamento elettroacustico di assoluto valore, dove si incrociano tutti gli attuali settori di ricerca del suono ed alcuni dei futuri percorsi della musica […] ma in generale la sua visione è interessantissima e meritevole di essere ascoltata con molta attenzione. Dopo Orchestral Works, magnifico lavoro registrato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Verrando pubblica per la Aeon un secondo volume delle sue composizioni. […] Ne deriva una sorta di nuova rappresentazione musicale dei suoni, in cui flauti amplificati e un pianoforte ansioso, violini incredibilmente speziati di fondi acustici con dinamiche ora vivide ora insonorizzate, nonché la loro combinazione è la condizione necessaria per introdurvi ad una nuova versione di Tryptich per ensemble elettrico suonata con RepertorioZero, in cui ritornano in maniera preponderante i concetti di colorazione del rumore, eterofonia, ampliamento delle dinamiche degli spettri. Ettore Garzia, Percorsi Musicali, ettoregarzia.blogspot.it Il ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg […] musica di timbri dalla scrittura molto raffinata, la seconda anta si basa su gesti ripetitivi e oscilla tra violenza e fragilità estrema. L’esemplare presa del suono è qui al servizio della precisione e dell’impegno di ciascun strumentista. […] Come nella maggior parte dei pezzi strumentali di questo album, la scrittura del Quartetto n. 3 per quartetto d’archi (2003) deriva dal pensiero elettronico e si emancipa dalla tradizione del genere. In questo dittico singolarissimo, il secondo tempo instaura un teatro di suoni estranei, la cui traiettoria fantastica provoca un lavoro impressionante e molto plastico sulla materia, spesso rumoristica, delle sedici corde del quartetto. www.frekencemusic.com Giorgio Colombo Taccani Ripensare la grammatica Due lavori di Giorgio Colombo Taccani sono previsti in prima esecuzione nel prossimo Festival Risuonanze 2013. Il 2 giugno, al Teatro Luigi Garzoni di Tricesimo, Tiziano Cantoni, Mauro Verona e Cristiano Zampar eseguiranno in prima assoluta Notizie dalla terraferma per flauto e due corni. Dice il compositore: «Un organico insolito per un lavoro che vede il flauto in un ruolo costantemente concertante; figure mobili e nervose, sempre lontane da vacui abbandoni melodici e pronte a sollecitare il sostegno dei due corni, chiamati spesso quindi a interagire vivacemente, e talvolta in maniera impegnativa, con il solista in un gioco di costanti riverberazioni ed echi. Pochi gesti vengono messi in campo, in modo da creare relazioni evidenti e percorsi chiari attraverso i loro ritorni, solitamente restii a variazioni profonde. Poco resta da aggiungere, se non che il titolo non ha solo un valore evocativo utile per la ricezione emotiva del lavoro, ma vuole alludere ai legami esistenti con il preesistente Terraferma per quattro strumenti, dei materiali del quale risulta essere sviluppo, ampliamento e rielaborazione». Il 3 giugno Zaul per voce e pianoforte, in una nuova versione profondamente rivista, sarà presentato presso la Villa De Rubeis Florit di Tarcento rispettivamente da Akiko Kozato e da Adele D’Aronzo. Le medesime interpreti riproporranno il brano il 22 luglio al Conservatorio di Milano, nell’ambito della rassegna Suono Immagine. Spiega il compositore: «Si tratta di una breve pagina che prende spunto da antichi testi sacri, il cui latino arcaico costituisce un elemento di fascino austero e petroso. Invocazioni alle Divinità, fra le quali si staglia il Sole, qui presente nella denominazione primigenia che dà titolo al brano. Le scelte musicali sono nette e decise, perdendo tuttavia, in questa nuova versione, alcuni aspetti eccessivamente estroversi e forse superficiali che giungevano a stridere con le richieste dei testi stessi. Marco Quagliarini Visioni segrete L’Accademia Filarmonica Romana ospita il 25 giugno presso la Sala Casella la prima esecuzione assoluta di Due poesie di E. Dickinson per soprano, flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte, nell’interpretazione del soprano Arianna Vendittelli e dell’Imago Sonora Ensemble, diretto da Andrea Ceraso. La composizione è parte di un ciclo più ampio, Cinque poesie di E. Dickinson, di cui è imminente il completamento, e deriva a sua volta da un precedente lavoro per soprano e piccola orchestra profondamente rielaborato per questa nuova versione cameristica. Racconta Quagliarini: «Quando lessi, un po’ di anni fa, le poesie della Dickinson rimasi folgorato ma non capii il perché. Successivamente, quando decisi di musicarne alcune di esse, mi chiesi perché queste già mi suggerivano naturalmente una musica. Le risposte a questi interrogativi giunsero in parte alla fine del mio lavoro di composizione e dopo mesi di approfondimento di un’autrice la cui complessità intellettuale è, per molti versi, sorprendente. Una delle parole chiave per entrare nel mondo della Dickinson è “segreto”. Nella sua poesia nulla è come sembra e ogni parola rimanda ad altro fuori da sé, e tutto questo senza mai utilizzare metafore o simboli. Le sue sono vere e proprie visioni, fragili e spesso difficilmente Rimane comunque evidente e mantenuto lo spirito di continua evocazione, portata, dopo una zona centrale appena placata, a un epilogo spavaldamente deciso». Il 12 giugno, presso gli Amici del Loggione di Milano, il duo formato da Michele Ambrosi e Andrea Monarda presenterà in prima esecuzione assoluta A Perfect Beat Of per due chitarre. Così Colombo Taccani: «L’interesse per la chitarra – della quale ho sempre subito il fascino nonostante il repertorio spesso troppo circoscritto – mi ha portato ad accettare la proposta di scrivere un nuovo brano che affrontasse lo strumento da un nuovo punto di osservazione, ovvero il suo raddoppio. Nessun rapporto dialettico o conflittuale viene creato fra le due chitarre; viene invece ricreato una sorta di iperstrumento, in modo da poter ottenere una grande ricchezza armonica e gestuale nell’ambito della quale confluiscono le singole individualità. Un solo metronomo è presente dall’inizio alla fine del pezzo e impone un andamento costantemente deciso alle figure che si susseguono in una sorta di vortice inarrestabile. Ampie zone materiche, prive di altezze stabili e riconoscibili, si aprono fra violente successioni accordali o tra fibrillazioni di arpeggi rapidissimi. L’approdo è alla pagina finale in tapping, dove le percussioni di mano destra e sinistra, entrate improvvisamente in scena, vengono altrettanto improvvisamente interrotte dal silenzio conclusivo». Il 17 luglio è inoltre prevista la ripresa di Ier… - Una riverberazione selettiva di “Il poveretto” di G. Verdi, in cartellone al Festival di Baveno; interpreti ne saranno Renata Campanella e l’Ensemble Nuove Musiche diretti da Guido Maria Guida. Ricordiamo infine che in maggio è stato pubblicato per la casa discografica Tactus il Cd Bassoon Works di Paolo Carlini (TC 920001), all’interno del quale è proposto Dura roccia per fagotto e orchestra d’archi; il solista è coadiuvato dall’Orchestra della Toscana diretta da Francesco Lanzillotta. comprensibili e per questo richiamano a diverse interpretazioni. L’atto del nascondere e del nascondersi al mondo (la sua biografia in questo è illuminante) è il filo conduttore della sua arte; ella, infatti, raggiunge risultati straordinari per mezzo della “sottrazione” (altra parola chiave). Sottrazione dei nomi, contrazioni ed elisioni che destabilizzano le normali logiche di causa ed effetto, e soprattutto ossimori dalla straordinaria immaginazione poetica, fanno sì che la sua poesia sia sempre la descrizione di un vuoto, di una negazione, la messa in scena di una “mancanza” (altra parola chiave). Come Arianna la Dickinson ci invita a seguire il filo nel suo labirinto (in questo c’è un profondo erotismo) e ci porta fino alle soglie della mancanza delle mancanze, ossia la temuta e rispettata “morte”, onnipresente in tutte le sue opere. A mio parere quella creata dalla Dickinson è la dimensione ideale dentro la quale la musica si espande. È in questo interstizio di negazione del senso (che non è un “non senso” ma casomai, per dirla alla Barthes, “fuori senso”) che la musica trova il suo spazio naturale. Essa, infatti, naturalmente si insinua in questi vuoti, non colmandoli ma, prendendo un termine biblico caro alla Dickinson, “sigillandoli”. In conclusione voglio citare un verso bellissimo di una delle sue poesie: “il suggello è l’angoscia”. Mi piacerebbe che la mia musica si ponesse discretamente a suggello di quest’angoscia». Doppia presenza al Festival Risuonanze 2013 e una novità per due chitarre Paolo Carlini “Bassoon Works” L’etichetta Tactus dedica a Paolo Carlini il Cd Bassoon Works (TC 920001). L’antologia, interpretata dal fagottista, dai pianisti Matteo Fossi ed Enrico Pieranunzi, e dall’Orchestra della Toscana diretta da Francesco Lanzillotta, propone una galleria di dodici brani, principalmente cameristici, che realizzano un percorso attraverso due generazioni di compositori attivi nel secondo Novecento e titoli scritti nell’arco ristretto dell’ultimo decennio (2001-12). Tra questi si segnalano Koralfandango per fagotto e pianoforte di Giorgio Gaslini, Per fagotto di Luis de Pablo, AchaB per fagotto solo di Nicola Sani, Totem n. 3 (Segnali) per fagotto e pianoforte di Ennio Morricone, e Dura roccia per fagotto e orchestra d’archi di Giorgio Colombo Taccani, quest’ultimo registrato dal vivo al Festival “Play it!” lo scorso ottobre. Va completandosi il ciclo di liriche dedicate al mondo poetico di Emily Dickinson La lirica di Mario Luzi accompagna e ispira la ricerca di confine cara al compositore Bruno Zanolini La Società Italiana di Musica Contemporanea propone il 1° giugno nella Chiesa Prepositurale di S. Stefano di Segrate (Milano), nel quadro della rassegna “Super Flumina”, quattro delle Sei pagine d’organo per l’Avvento per organo solo. 9 Installazione elettroacustica in un parco a Parigi, un esperimento scenico e il pezzo d’obbligo al concorso Trio di Trieste Luca Antignani L’8 maggio l’ensemble La Dolce Maniera diretto da Luigi Gaggero ha proposto in prima esecuzione assoluta Barche amorrate per cinque voci alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista di Venezia, per la rassegna “Nuovi Madrigali Italiani”, Odhecaton 2013; il concerto verrà replicato il 12 luglio all’Église de Saint Pierre Le Jeune di Strasburgo. Nome - non nome per pianoforte e sei voci soliste su poesie di Mario Luzi è in cartellone il 7 luglio alla Chapelle de l’Hôpital St. Jean de Dieu di Lione, per la rassegna “Rencontres Contemporaines”, nell’interpretazione della pianista Ancuza Aprodu e dell’ensemble Les Six Voix Solistes sotto la direzione di Alain Goudard. Ernst Bloch Macbeth, opera in 3 atti di Edmond Fleg da Shakespeare sarà allestita il 15, 22 e 23 giugno alla Long Beach Opera di San Pedro (California). Ne saranno interpreti Nmon Ford (Macbeth) e Suzan Hanson (Lady Macbeth); la direzione orchestrale è affidata ad Andreas Mitisek e Ben Makino, la regia e le scene allo stesso Andreas Mitisek. Macbeth. Deux Interludes Symphoniques per orchestra è invece in cartellone l’11 e 12 settembre all’Helsinki Music Centre: John Storgårds dirigerà la Helsinki Philharmonic Orchestra. Madrigale contemporaneo, testo della Valduga, cifra d’uno smarrimento esistenziale ed estetico 10 Maurilio Cacciatore Musica per un bosco Tre le prime per Maurilio Cacciatore nei mesi centrali del 2013. Il 31 maggio il Parco di Saclay, a Parigi, ha testimoniato la prima esecuzione assoluta di Jardins multiples, installazione elettroacustica commissione della Facoltà di Architettura dell’Accademia di Belle Arti di Parigi, con il contributo del Ministero della Cultura e Comunicazione francese. All’elettronica e al sound spacing è stato l’Autore, Marco Liuni è stato l’assistente informatico. Spiega il compositore: «Jardins multiples è un lavoro dedicato alla percezione di segnali sonori in spazi aperti. L’evento in cui l’installazione è ospitata prevede un percorso quasi obbligato con inizio alla fermata RER di Orsay (a sud di Parigi), poi attraverso tutto il Parco del campus universitario dell’Università Sud di Parigi e infine all’interno del bosco di Saclay. Ho concepito la musica come un lavoro sia di recupero sia di perdita di semantica. L’installazione parte da suoni concreti e progressivamente recupera l’autoreferenzialità dei suoni, lontano dai meccanismi di inferenza ed ermeneutica dell’ascolto. In mezzo a tutto questo, giocare sulla distorsione dei segnali percettivi è stato troppo accattivante per non farlo. Assicuro che comporre una musica per un bosco è un’esperienza incredibile: le occasioni di mimesi tra ambiente e musica e gli spunti di convergenza tra natura e manipolazione dei materiali sono stati una grande scuola di creatività. Dal punto di vista tecnico l’installazione consta di sei sorgenti mobili, cioè trasportate a mano da volontari i quali seguono i gruppi a distanza, mimetizzati nella natura. La musica segna la direzione della passeggiata, ma a volte cercherà di rendere il percorso subdolo, complice lo spazio aperto. Alla fine del percorso, un brano per elettronica su supporto fisso per quattro canali segnerà il punto di arrivo, il passaggio concluso da un’esperienza di musica concreta alla musica che contraddistingue in genere i miei lavori. Jardins multiples è un lavoro di recupero del mio stile, attraverso un brano-fiume lungo più di due ore. Una maratona non solo per le gambe ma anche per lo spirito». Il 7 giugno va in scena alla Hochschule di Berna/Bienna Corpo d’aria, teatro musicale, quasi una pantomima per flauto Eric Maestri basso, live electronics e ombre di scena, opera composta con il sostegno delle Hochschule di Berna/Bienna e di Basilea. Al live electronics siede l’Autore, al flauto basso Maruta Staravoitava. Così Cacciatore descrive il nuovo lavoro: «Corpo d’aria è un laboratorio personale. Ho accettato di scrivere questo pezzo per le sfide che mi ha posto davanti: ho dovuto gestire circa venticinque minuti solo con un flauto basso (e il supporto del live electronics) e fare i conti con una storia da inventare per un teatro quasi Beckettiano. Ispirato da una pagina degli scritti letterari di Leonardo da Vinci (Contro il negromante e l’alchimista), il brano recupera il concetto di corporalità, di fisicità, anche di sensualità, partendo e dissolvendosi nelle ombre. Dei pannelli traslucidi insieme con dei giochi di luci renderanno queste ombre a volte più astratte, a volte più nette. Seppur non ci siano elementi di collegamento, in questo brano ho più volte pensato alle plastiche di Burri: l’oggetto dell’opera non dipende solo dal soggetto ma anche dal filtro che interponiamo tra pubblico e oggetto. Nel mio caso, i pannelli rappresentano il filtro della corporeità, cioè la misura in cui le ombre sono astratte o delineano un corpo in movimento. La musica è forse ipnotica: un solo gesto, un tactus ripetuto centinaia di volte segna uno spazio nel tempo da densificare, lo spazio dell’ars componendi le cui pieghe sono il ventre della creazione. La realizzazione del live electronics è frutto di una residenza presso gli studi della Hochschule di Basilea». Infine, Cacciatore ha composto il brano d’obbligo della sezione quartetto del 14° Premio Trio di Trieste, Concorso Internazionale di Musica da camera: il pezzo, Refrain in extenso per violino, viola, violoncello e pianoforte, sarà eseguito nei concerti premio dei vincitori del concorso, che si svolgerà dal 5 al 7 settembre. Racconta l’Autore: «Anche in questo brano un gesto corto e netto è il germe di tutta la composizione. Un solo gesto ripetuto allo stremo e sempre più fitto, più veloce, più virtuosistico. La difficoltà della musica per gli archi mette in secondo piano il ruolo del pianoforte, che difatti nella scrittura gioca sul rapporto assenza/presenza». La parola non si fa canto N ovità vocale per Eric Maestri: l’8 maggio Luigi Gaggero ha eseguito, alla testa dell’ensemble vocale La Dolce Maniera, Sto cadendo, ricado in me, scompaio... per quintetto vocale su testo di Patrizia Valduga, nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, a Venezia, per la rassegna di Odhecaton 2013 “Nuovi Madrigali Italiani”. Il nuovo lavoro sarà riproposto dai medesimi interpreti il 12 luglio a Strasburgo, all’Église de Saint Pierre le Jeune. In questi termini lo presenta l’Autore: «L’idea di Luigi Gaggero è quella di ridare vita al madrigale mettendolo in relazione con il repertorio cinquecentesco. I versi di Patrizia Valduga raccontano un istante di smarrimento: la mancanza di un ancoraggio che sia radice, che impedisca alla pianta di cadere completamente. Nello stesso senso la musica si smarrisce, non dà l’appiglio cercato. Al contrario si frammenta sempre di più, passando da una pienezza iniziale al vuoto finale. Difficile fare un madrigale nel senso rinascimentale. Comprensione della parola e equilibrio musicale non sono elementi facili oggi. I casi di Sciarrino o Fedele sono tra gli esempi del madrigale di oggi, senza però toccare l’equilibrio tra testo e musica che si trova in Monteverdi. Ho quindi deciso non di cantare il testo, ma piuttosto di musicarne il senso, cercando con la metafora di dare una prospettiva in più, o parallela, a quella che il testo già racconta. Così il testo si appoggia sul fluire del tempo, si lascia comprendere come se fosse sussurrato vicino a un microfono, in un ritmo di lettura senza metronomo. Non c’è tempo scritto. Il tempo è lasciato alla parola e alla capacità degli interpreti di ascoltarsi nella pronuncia». Emanuele Torquati ha portato Natura degli affetti per pianoforte solo il 1° maggio all’Italian Academy della Columbia University di New York, e il 22 maggio alla Casa della Musica di Parma, per la rassegna Verso Traiettorie. Nel mese di giugno L’Instant Donné registrerà in studio a Radio France, per il ciclo di trasmissioni “Alla breve”, Tre case per clarinetto, trio d’archi e pianoforte. La prima esecuzione in concerto dello stesso lavoro è in programma con i medesimi interpreti alla prossima Biennale di Venezia, l’11 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale. Maestri parteciperà al 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea anche con la nuova versione di Visioni per ensemble e dispositivo elettroacustico, in cartellone sempre al Piccolo Arsenale il 5 ottobre nell’interpretazione dell’Ensemble L’Imaginaire. Federico Gardella Il canto e il silenzio Recentissima una prima esecuzione assoluta di musica di Gardella: il 21 aprile il Minoritensaal di Graz ha proposto Jeder Mensch trägt ein Zimmer in sich per voce femminile, nell’interpretazione di Laura Catrani e col contributo di coreografia e danza di Valentina Moar. Nelle parole dell’autore il nuovo lavoro è «uno studio sulla solitudine. Si tratta di quella solitudine che acuisce la capacità di sentire se stessi, di quel silenzio che rende percepibili anche i suoni più lontani. E così il testo di Kafka (tratto dai Quaderni in ottavo) viene frantumato in un parlarsi in cui la ripetizione delle parole prelude alla ritualità del canto: l’elemento vocale è immaginato in un ambiente sonoro idealmente risonante, luogo virtuale di un dialogo con se stessi e con le proprie ossessioni; perché è nell’ossessione della parola che la voce trova la propria vocazione al canto». Tra le riprese di questi mesi vanno segnalati i Daniela Terranova Cinque cori notturni sotto la costa per flauto contralto, eseguiti da Annamaria Morini il 20 maggio all’Università Roma Tre; Im Freien zu singen per sei voci femminili e pianoforte, in cartellone il 7 luglio alla Chapelle de l’Hôpital St. Jean de Dieu di Lione per la rassegna Rencontres Contemporaines, nell’interpretazione dell’ensemble Les Six Voix Solistes e di Ancuza Aprodu al pianoforte, sotto la direzione di Alain Goudard; Voice of Wind per voce femminile (utai) e flauto basso, in programma il 22 agosto al Takanawa Civic Hall di Tokyo, con i solisti Ryoko Aoki e Kazushi Saito. Federico Gardella parteciperà quest’autunno alla Biennale di Venezia, 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, con Cinque notturni da braccio per viola d’amore: il nuovo lavoro, che sarà presentato nel prossimo numero delle ESZ News, verrà eseguito il 12 ottobre al Conservatorio “Benedetto Marcello”, nell’interpretazione del solista Marco Fusi. Ronzano le falene Daniela Terranova ritorna a Martina Franca per il XXXIX Festival della Valle d’Itria, dove il 23 luglio andrà in scena, nel Chiostro di San Domenico, Le falene, trattato semiserio di entomologia sperimentale su libretto di Fabio Ceresa, regia di Caterina Panti Liberovici: produzione realizzata in collaborazione con la Fondazione Paolo Grassi con l’intento di avvicinare il mondo dell’infanzia al teatro musicale. Spiega l’Autrice: «L’organico di questo Singspiel comprende tre voci soliste (un tenore, un basso, un attore), un coro di voci bianche e un piccolo gruppo strumentale composto da un pianoforte e da un quartetto d’archi. Il coro è stato pensato e utilizzato solo in minima parte per interventi propriamente cantati, al fine di prediligere l’aspetto della performance teatrale e Andrea Mannucci musicale, richiedendo ai giovanissimi interpreti di usare la propria voce per produrre un ronzio misterioso, bisbigliando freneticamente pochi versi ricorrenti o enfatizzando la qualità fonetica di alcune consonanti. I suoni strani prodotti dalle falene accompagnano l’entrata in scena di un giovane signore che ha appena ricevuto in eredità dallo zio defunto una grande villa di campagna. Mentre il vecchio servo dello zio invita il giovane a visitare la casa, si avverte dai muri della biblioteca uno strano ronzio, sempre più insistente. Il servo spiega al giovane che il rumore è dovuto alle falene: le farfalle notturne hanno infatti nidificato nel muro, tra i libri, negli stipiti, e durante la notte ronzano per ore facendo un baccano infernale. Tra filastrocche, formule e incantesimi il servo e lo zio cercheranno di scacciare l’ostinata presenza di questi insetti per salvaguardare la tranquillità e l’incolumità del giovane erede. Ma ci riusciranno solo in apparenza…». Dialettica con viola Nel 2012 Andrea Mannucci ha composto per la violista Cornelia Petroiu e il Trio Fender di Parigi Silloge per viola e trio Fender (chitarra elettrica [Fender Stratocaster], basso elettrico [Fender precision-bass] e pianoforte [FenderRhodes]). Spiega il compositore che quel lavoro rappresenta una nuova tappa in un «percorso compositivo in cui la scrittura musicale si lega e s’ispira all’opera poetica utilizzando versi come spunto e lasciando che la suggestione letteraria eserciti la sua influenza sulla musica. I testi, celati e nascosti, intesi come res nullius, vengono utilizzati per rappresentare una doppia drammaturgia, musicale e scenica, attraverso l’architettura della parola che genera suoni, campi armonici, agglomerati ritmici e timbrici. Silloge si articola in quattro movimenti, ciascuno diviso in più sezioni: “È molto meno doloroso...”, “Mai!...”, “Paura...”, “Morirò domani...”. Il contrasto timbrico ed espressivo della viola contrapposto al trio Fender offre frequenti occasioni di cortocircuiti semantici, in una continua dialettica di alternanza tra continuità e discontinuità». Destinazione naturale del pezzo è il Cd Trio-Fender, pubblicato dallo Studio Nova Musica (NMCDA0005) e interpretato da Cornelia Petroiu, alla viola, anima del progetto, e da Marc Tallet, Fender Stratocaster, Daniel Kientzy, Precision-bass, e Mihail Vîrtosu, Fender-Rhodes. Omaggio a Leo Fender, inventore nel 1954 dell’archetipo della chitarra elettrica, il Cd, registrato su strumenti originali, include cinque lavori di altrettanti autori. È programmata per il 1° settembre al Festival di Bellagio e del Lago di Como la prima esecuzione della versione per viola e piccolo ensemble (clarinetto, violoncello e pianoforte), Silloge II, nell’interpretazione di Barbara Broz, viola e del Ned Ensemble: Alessandro Beverari, clarinetto, Klaus Broz, violoncello, e Adriano Ambrosini, pianoforte, sotto la direzione dell’Autore, che spiega in questi termini la revisione: «In Silloge II la parte della viola rimane invariata mentre viene completamente rivisitato e rielaborato l’accompagnamento. Ne risulta un brano meno omogeneo e più simile a una sorta di concerto barocco in cui la viola dialoga e si contrappone all’ensemble strumentale». Prosegue la riflessione del compositore sulla solitudine e il rapporto tra suono e silenzio Luciano Berio Tre lavori di Luciano Berio sono in cartellone in questo giugno: Chamber Music per voce femminile, clarinetto, violoncello e arpa, e Thema (Omaggio a Joyce) per nastro magnetico il 10 giugno alla Cité de la Musique di Parigi, nell’interpretazione di Donatienne Michel-Dansac e dell’Ensemble Sillages; Serenata per flauto e 14 strumenti l’11 giugno alla Casa da Música di Porto, nell’esecuzione della flautista Stephanie Wagner e di Michael Wendenberg alla testa del Remix Ensemble. Nuova pièce di teatro musicale dedicata all’infanzia al Festival della Valle d’Itria Franco Donatoni Orts (Souvenir n. 2) per 14 strumenti e lettore ad libitum è in cartellone l’11 giugno alla Casa da Música di Porto. Michael Wendenberg dirigerà il Remix Ensemble. Doppia versione d’un lavoro cameristico con accompagnamento di trio Fender o di piccolo ensemble Martino Traversa Red per violino solo è stato eseguito da Hae-Sun Kang il 9 maggio al Kumho Art Hall di Seoul. 11 Carlo Ciceri Nuovo Autore ESZ propone in questi mesi due prime e una ripresa coreografica Bruno Maderna Serenata n. 2 per undici strumenti è stata eseguita il 13 maggio al Teatro Comunale di Firenze, nel quadro del 76° Maggio Musicale Fiorentino, accanto alla versione del 1952 di Musica su due dimensioni per flauto e nastro magnetico, dal Contempoartensemble diretto da Mauro Ceccanti. Il 18 maggio Serenata n. 2 è stata riproposta alla Casa da Música di Porto da Peter Rundel alla testa del Remix Ensemble. Il giovanile e riscoperto Requiem per soli, cori e orchestra è in cartellone, in prima esecuzione tedesca, il 18 e 19 settembre all’Opernhaus di Chemnitz, con l’MDR-Rundfunkchor e la Robert Schumann Philharmonie, sotto la direzione di Frank Beermann. La malinconia di Edgar Allan Poe ispira un lavoro cameristico tenuto a battesimo sul Lago di Como Ennio Morricone La Compania Ensemble für Neue Musik des Symphonieorchestres Münster esegue Abenddämmerung per voce femminile, violino, violoncello e pianoforte l’8 maggio all’Istituto Italiano di Cultura di Colonia e il 10 maggio al Kleines Haus des Theaters Münster. Wow! per voce femminile è invece in cartellone il 12 luglio all’Opera City di Tokyo, nell’interpretazione di Michiko Hirayama; i Quattro anacoluti per A.V. per archi sono in programma il 13 luglio all’Izumi Hall di Osaka, nell’esecuzione dell’Izumi Sinfonietta Osaka diretta da Norichika Iimori. 12 Produrre suono L e ESZ inaugurano la collaborazione con un nuovo autore, Carlo Ciceri, nato a La Spezia nel 1980. Laureatosi in musicologia presso l’Università di Pavia e compiuti gli studi musicali in patria e a Lugano, tra gli altri con Giovanni Verrando, si è perfezionato a Parigi con Jacopo Baboni Schilingi. Premiato in diversi concorsi internazionali di composizione, si è specializzato negli anni più recenti nella scrittura per ensemble strumentali amplificati o elettrificati ed elettronica. Insegna Composizione assistita presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano e presso l’IRMUS, Scuola Civica di Musica di Milano. È membro del comitato artistico dell’ensemble elettrico RepertorioZero, in residence nel 2012-2014 presso il Festival Milano Musica e vincitore nel 2011 del Leone d’Argento alla 55° Biennale Musica di Venezia. Due le prime esecuzioni di musica di Ciceri in cartellone in questi mesi. Crebra per ensemble è stato portato dall’Ensemble Matka, guidato da Elena Schwarz, il 27 aprile a Sant Andreu, Barcelona, e il 18 maggio all’Usine Kugler di Ginevra. Spiega l’Autore: «Crebra è amplificazione di una voce, simulazione della sua intenzione di produrre suono, sforzo preverbale, tensione tra rumori fonatori e articolazione del materiale semantico; è espressione del passaggio drammatico tra ciò che è pensato e ciò che deve essere detto. Crebra significa “viva”, “intensa”, “fitta”, “densa”; gli strumenti, attraverso modalità esecutive peculiari che mettono sullo stesso piano le rispettive proprietà timbriche armoniche e inarmoniche, concorrono a creare un suono unico, estremamente articolato, compatto e al contempo instabile». Le Sale Apollinee del Teatro La Fenice ospitano invece a Venezia il 6 luglio la prima esecuzione di Cria per flauto contralto, clarinetto basso, violino e violoncello, affidata all’Ex Novo Ensemble nel Luigi Manfrin concerto d’apertura del festival “Lo spirito della musica a Venezia”: «Cria», scrive Ciceri, «è un breve studio sull’amplificazione acustica strumentale. La linea quasi solista del violino sviluppa un materiale che gradualmente si distorce e si frantuma, mentre gli altri strumenti ne enfatizzano di volta in volta le componenti armoniche o inarmoniche proiettandole nello spazio e articolando così la forma». Le ESZ mettono a disposizione di Carlo Ciceri Crai per quartetto d’archi, presentato a Cipro e Milano nell’ambito del Premio San Fedele; Cruda per trio d’archi elettrici e elettronica, eseguito da RepertorioZero alla Biennale di Venezia del 2011 e al Festival di Milano Musica nel 2012; La discesa per una voce maschile, una voce femminile e ensemble su un testo di M. Baraldi, commissione del Divertimento Ensemble che l’ha eseguito nella stagione “Rondò 2011”. Si segnala infine, a chiusura dell’estate, la ripresa di Levante per danzatore, voce e live electronics, il 21 settembre all’Abbaye de Royaumont, nell’interpretazione di Lorena Dozio, Marine Beelem e Carlo Ciceri, coproduzione della Fondation Royaumont e del Festival Archipel di Ginevra. In questi termini il compositore presenta il lavoro: «Un trio composto dalla danzatrice, da una voce femminile e dal compositore sviluppa l’argomento della “levitazione” attraverso una relazione strettissima tra lo spazio della danza e quello acustico. Per mezzo di una telecamera a infrarossi, la danzatrice attiva con il suo movimento una molteplicità di situazioni sonore e ne gestisce alcuni parametri fra cui l’intensità e la spazializzazione; una voce femminile “canta” il corpo di lei, ovvero interviene con sequenze composte a partire dalla scrittura coreografica; il compositore infine gestisce in tempo reale i dati inviati dalla telecamera e li interpreta per armonizzare e concertare lo spazio sonoro con i movimenti della danza». Superfici inquiete Il Festival di Bellagio e del lago di Como 2013 “Verdi Wagner e la musica di oggi” ospita il 13 luglio presso la Biblioteca Comunale di Bellagio la prima esecuzione assoluta di The Valley of Unrest per soprano, viola e pianoforte, nell’interpretazione di Sakiko Abe, soprano, Yoko Morimyo, viola, e Mihoko Miyagawa, pianoforte. Spiega Manfrin: «The Valley of Unrest (“La valle dell’inquietudine”) è una celebre e meravigliosa poesia di Egdar Allan Poe intonata su un affetto fondamentale: la malinconia. La poesia parla di una valle silenziosa e disabitata ove nulla è immobile e tutto è eterna inquietudine. Il testo inglese risuona organicamente di una tristezza palpitante, scandita da risonanze e raccordi sonori confluenti nell’immagine finale dei gigli piangenti su una tomba senza nome, da cui steli delicati “scendono come gemme eterne lacrime”. Apparentemente la poesia sembra contrapporre un iniziale tempo passato sorridente e luminoso della valle, a un “adesso” desolante e privo di pace. Ho cercato di accennare anche in musica a quest’antitesi che, tuttavia, reputo apparente, poiché penso che tutta la poesia viva di reminiscenza e che l’“adesso” sia in realtà emergente da un tempo mitico, onirico e magico. Ciò che mi cattura di questa poesia, dunque, è la sua superficie inquieta, carica di latenze sonore o idee sensibili, in cui l’ascolto e la visione sembrano fondersi in un’unica atmosfera avvolgente che alimenta immagini acustiche generatesi spontaneamente da sé. Questo ascolto “passivo” si converte però in rigore costruttivo, ossia in una progettazione attiva della forma musicale calcolata in tutti i minimi dettagli e nella ricerca di soluzioni timbriche cariche di risonanze espressive-immaginative (ad esempio effetti, che chiamo “superfici sonore”, ricavati dalle corde del pianoforte, dalle pressioni dell’arco sulle corde della viola e dalle distorsioni microfoniche della voce). Altro elemento musicale fondamentale, inseparabile dagli altri elementi costitutivi della composizione, è la sintesi spettrale-armonica che, nelle sue continue e a volte quasi impercettibili deformazioni, allude alle modulazioni testuali della poesia. Proprio queste distorsioni lasciano spazio a conclusione del brano, quando la voce del soprano è in primo piano, a brevissimi cenni wagneriani che fungono, di nuovo, da reminiscenze ermeticamente appena riconoscibili». Il 23 giugno viene ripreso, nel contesto della rassegna “Eterotopie - altri luoghi” presso la Chiesa di S. Maria della Vittoria di Mantova, Backwards Movements per cinque esecutori, nell’interpretazione dell’Ensemble InterferenzeSonore diretto da Yoichi Sugiyama. Prime esecuzioni Prime esecuzioni as Prime esecuzioni assoluteassolute GIUGNO Giorgio Colombo Taccani NOTIZIE DALLA TERRAFERMA per flauto e due corni Tricesimo (Udine), Festival Risuonanze 2013, Teatro Luigi Garzoni, 2 giugno Tiziano Cantoni, flauto Mauro Verona e Cristiano Zampar, corni Vittorio Montalti CE QUI SE PASSE QUAND… per ensemble Roma, Accademia di Santa Cecilia, Auditorium Parco della Musica, 14 giugno Ensemble dell’Accademia di Santa Cecilia dir.: Carlo Rizzari Vittorio Montalti HAPPY ALEPH! per clarinetto, tromba, pianoforte, violino e violoncello Paris, Théâtre Dunois, 4 giugno Ensemble Aleph Nicola Sani SEASCAPES IV “Haifa” per flauto contralto e orchestra Haifa (Israele), Haifa Auditorium, 16 giugno Roberto Fabbriciani, flauto contralto The New Haifa Symphony Orchestra dir.: Noam Sheriff Giorgio Colombo Taccani ZAUL per voce e pianoforte (Prima esecuzione della nuova versione) Tarcento (Udine), Festival Risuonanze 2013, Villa De Rubeis Florit, 3 giugno Akiko Kozato, voce Adele D’Aronzo, pianoforte Carmine Emanuele Cella REFLETS DE L’OMBRE per orchestra e live electronics Paris, Ircam, Festival ManiFeste, Salle Pleyel, 7 giugno Orchestre Philharmonique de Radio France dir.: Jukka-Pekka Saraste Realizzazione informatica musicale Ircam: Carlo Laurenzi Maurilio Cacciatore CORPO D’ARIA Teatro musicale, quasi una pantomima per flauto basso, live electronics e ombre di scena Bienna (Svizzera), Hochschule di Berna/Bienna, 7 giugno Maruta Staravoitava, flauto basso Maurilio Cacciatore, live electronics Alessandro Solbiati SPECCHI per timpani e pianoforte Shanghai, Conservatorio, 7 giugno Benoît Cambreling, timpani Yi-Ping Tang, pianoforte Jean-Luc Hervé GERMINATION per ensemble e live electronics Paris, Ircam, Festival ManiFeste, Espace de Projection, 8 giugno Ensemble L’Itinéraire dir.: Jean Deroyer Informatica musicale Ircam: Serge Lemouton Alessandro Solbiati LES SAUVAGES Strumentazione di Alessandro Solbiati dall’originale per clavicembalo di Jean-Philippe Rameau per flauto, violino, violoncello, percussioni, clavicembalo e pianoforte Solna (Svezia), Festival O/Modernt, Ulriksdals Slottsteater Confidencen, 12 giugno Denis Lupachev, flauto Hugo Ticciati, violino Tomas Lundström, violoncello Johan Bridger, percussioni Ruggero Laganà, clavicembalo Hayk Melikyan, pianoforte Giorgio Colombo Taccani A PERFECT BEAT OF per due chitarre Milano, Amici del Loggione, 12 giugno Michele Ambrosi e Andrea Monarda, chitarre ESZ Carmine Emanuele Cella ALI OSCILLANO IN FIOCO CIELO per quintetto vocale su testo di Salvatore Quasimodo Strasbourg, Église de Saint Pierre le Jeune, 12 luglio La Dolce Maniera dir.: Luigi Gaggero Luigi Manfrin THE VALLEY OF UNREST per soprano, viola e pianoforte Bellagio, Festival di Bellagio e del Lago di Como, 13 luglio Sakiko Abe, soprano Yoko Morimyo, viola Mihoko Miyagawa, pianoforte Alessandro Solbiati LE SEI CORDE DI NICOLÒ per chitarra (Prima esecuzione integrale) Bagno a Ripoli (Firenze), Chiesa di San Lorenzo a Vicchio, 14 giugno Luigi Attademo, chitarra Daniela Terranova LE FALENE Trattato semiserio di entomologia sperimentale Singspiel su libretto di Fabio Ceresa Martina Franca, XXXIX Festival della Valle d’Itria, Chiostro di San Domenico, 23 luglio Giorgio Gaslini FIORI MUSICALI per pianoforte Parma, Verso Traiettorie, Casa della Musica, 19 giugno Alfonso Alberti, pianoforte Marco Quagliarini DUE POESIE DI E. DICKINSON per soprano, flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte Roma, Accademia Filarmonica Romana, Sala Casella, 25 giugno Arianna Vendittelli, soprano Imago Sonora Ensemble dir.: Andrea Ceraso Vittorio Montalti TENTATIVE D’ÉPUISEMENT per ensemble e live electronics Paris, Ircam, Festival ManiFeste, Espace de Projection, 30 giugno Ensemble du Lucerne Festival Academy Orchestra dir.: Heinz Holliger Informatica musicale Ircam: Vittorio Montalti LUGLIO 2013 Luca Mosca Due Frammenti da: PER ERNESTO per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte Venezia, Sale Apollinee del Teatro La Fenice, 6 luglio Ex Novo Ensemble Carlo Ciceri CRIA per violino, violoncello, clarinetto basso, flauto in sol Venezia, Sale Apollinee del Teatro La Fenice, 6 luglio Ex Novo Ensemble Malika Kishino MONOCHROMER GARTEN V per un esecutore di Koto (13 strings Koto e 17 strings Koto) Tokyo, “Koto Collection Today”, Sumuida Triphony Hall, 9 luglio Shoko Otani, 13 strings Koto e 17 strings Koto news EDIZIONI SUVINI ZERBONI SETTEMBRE Andrea Mannucci SILLOGE II Versione per viola e piccolo ensemble (clarinetto, violoncello e pianoforte) Bellagio, Festival di Bellagio e del Lago di Como, 1 settembre Barbara Broz, viola NED Ensemble: Alessandro Beverari, clarinetto Klaus Broz, violoncello Adriano Ambrosini, pianoforte dir.: Andrea Mannucci Maurilio Cacciatore REFRAIN IN EXTENSO per violino, viola, violoncello e pianoforte Trieste, 14° Premio Trio di Trieste, Concorso Internazionale di Musica da camera, 5-7 Settembre Brano d’obbligo della sezione Quartetto Pasquale Corrado GRAIN per ensemble Milano, Premio San Fedele, Festival MITO Settembre Musica, Auditorium San Fedele, 13 settembre Klangforum Wien dir.: Jean-Michaël Lavoie Valerio Sannicandro DOGLIE Operina morale per voce recitante, mezzosoprano, tenore, voce recitante di bambino, ensemble strumentale - Testo di Antonio Tarantino “Non è che un piccolo problema” Spoleto, Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli”, Teatro di San Nicolò, 13 settembre Ensemble del Teatro sperimentale di Spoleto dir.: Marco Angius Malika Kishino NOVITA’ per orchestra Cottbus, Staatstheater, 20 settembre Philharmonischen Orchester des Staatstheaters Cottbus dir.: Evan Christ Il calendario completo delle esecuzioni, costantemente aggiornato, può essere consultato all’indirizzo internet: www.esz.it Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991