Editoriale D opo un numero speciale come quello scorso, dedicato in gran parte a un’analisi accurata e autorevole della (difficile) situazione in cui versa il teatro d’opera italiano, in un primo momento ci era sembrato quasi automatico (e doveroso), elaborando il progetto editoriale del numero successivo, dare voce al florilegio di iniziative incentrate sull’anno mozartiano. Ma molto presto ci siamo resi conto che il bombardamento di informazioni, manifestazioni, materiali, gadget ecc. che ha per oggetto il Genio di Salisburgo era talmente violento (e stigmatizzato con forza polemica, tra l’altro, da un grande mozartiano come Nikolaus Harnouncourt, che invitava tutti a evitare la commercializzazione e ad «ascoltare, ascoltare, ascoltare»), da rendere poco interessante, e forse inutile, un’ulteriore appendice in queste pagine. Ecco quindi affacciarsi l’idea di rinunciare a uno «speciale mozartiano» che avrebbe finito per ricalcare percorsi già tracciati da altre e più conosciute pubblicazioni. Ma alla fine è emersa quella che si potrebbe definire, con un’espressione molto di moda, una «terza via». Quella cioè di focalizzare attenzione e risorse su Mozart, ma da un’angolazione leggermente diversa, che prendesse in considerazione l’opera e la personalità del grande compositore in relazione ad altre arti e ad altri artisti, tutti saldamente ancorati alla contemporaneità. E così, procedendo per exempla e grazie a importanti contributi critici, si sono analizzati i rapporti intrecciati con Mozart da un direttore d’orchestra come Riccardo Muti, da un pittore e scenografo del calibro di Emanuele Luzzati, da uno scrittore capitale del Novecento austriaco come Thomas Bernhard… Il tutto partendo ovviamente dall’evento con cui Venezia e La Fenice festeggiano il duecentocinquantesimo anno dalla nascita, cioè l’allestimento del Flauto magico in programma a marzo, e senza dimenticare il grande fascino che l’icona-Amadeus ha suscitato in molti esponenti della settima arte. Un altro «polo di attrazione», affacciatosi casualmente nello spoglio preventivo dei cartelloni e programmi musicali (e non solo), è rappresentato da quella che si potrebbe chiamare, con qualche semplificazione, la «primavera di Mestre»: nella continuità di un progetto culturale che non è certamente nato in questi mesi, ma che al contrario caratterizza la città da tempo, ci è sembrato che il bimestre marzo-aprile fosse davvero ricco e variegato per offerta e qualità, che si parli di musica sinfonica o di danza, di arti visive, concerti rock o spettacoli teatrali. Ecco quindi che Mestre (e il suo intorno geografico) ritorna attraverso un po’ tutte le sezioni in cui è suddivisa la rivista. Senza dimenticare un’icona del pop come Lou Reed di passaggio a Pordenone, cui riserviamo una lunga intervista, rimane poi un terzo filone di indagine, che accompagna da sempre la nostra pubblicazione, e che questa volta assume dei contorni più estesi e organici. Si tratta della sezione riservata ai «Dintorni», che viene evocata sin dalla testata e che ha sempre ospitato iniziative e appuntamenti non prettamente musicali, ma comunque determinanti e centrali nel panorama culturale del territorio triveneto cui ci riferiamo. E in modo particolare è il teatro di prosa, che da sempre ha coronato la rivista, l’ambito che abbiamo ritenuto giusto far crescere, anche se certo il cammino è appena iniziato. Ma la direzione intrapresa ci conduce verso i gruppi e i singoli che, all’interno dei confini regionali, promuovono e alimentano la ricerca. Con la speranza di poter contribuire, senza perdere di vista l’umiltà necessaria, alla conoscenza di quelle realtà – radicate nel territorio o che scelgono di transitare dalle nostre parti – che cercano, spesso tra molte difficoltà, di alimentare il rinnovamento e di proporre esperienze e poetiche personali. Leonardo Mello Leporello secondo Emanuele Luzzati. 3 Sommario / Contents 3 Editoriale Focus On 7 Il tono della nostalgia Le sfumature del «Flauto Magico», ultima opera di Mozart The sound of nostalgia The undertones of the «Magic Flute», Mozart’s last opera di / by Paolo Cattelan 9 Una Regina della Notte per Thomas Bernhard 9 «L’ignorante e il folle», una piéce «mozartiana» A Queen of the Night for Thomas Bernhard «Ignorance and madness», a «Mozart-style piéce» di / by Eugenio Bernardi 12 Il flauto molto magico di Luzzati La fiabesca interpretazione dello scenografo genovese Luzzati’s amazingly magic flute The fairy-tale interpretation of the Genoese scenographer di / by Sergio Noberini 16 Mozart, festa di compleanno con Muti A Salisburgo il concerto del Maestro Mozart, birthday celebrations with Muti The Maestro’s concert in Salzburg di / by Leonetta Bentivoglio 20 12 Mozart, character cinematografico e icona pop Da Feuillade ad «Amadeus», il mito sul grande schermo Mozart, screen character and pop icon From Feuillade to Amadeus, a myth on the big screen di / by Ruggero Eugeni 22 La «venezianità» di Mozart Alessandro Haber racconta il mese in laguna del Genio The «venetian side» of Mozart Alessandro Haber describes the month the Genius spent in Venice All’Opera 25 Una «Cenerentola» ispirata a Chaplin Guido De Monticelli rilegge il capolavoro rossiniano La cornice sinfonica 26 Jeffrey Tate tra Mozart ed Elgar 27 Il ritorno di Radu Lupu, poeta della musica 28 Un tris d’assi al pianoforte 30 31 16 Il direttore trascina orchestra e coro della Fenice Il celebre pianista rumeno incanta il Comunale di Treviso di Mirko Schipilliti Pogorelich, Paruzzo e Andarolo di scena al Toniolo di Chiara Squarcina I primi vent’anni degli Amici della Musica di Mestre Da Maria Tipo a Bagnoli, il bilancio del presidente Bonesso di Chiara Squarcina 25 Brahms e un tocco di Mozart per De Maria Il pianista alla Fenice con il violoncello di Enrico Dindo Sacro e barocco 33 Andrea Marcon e la «nuova» musica barocca Seicento e Settecento tutti da scoprire, da Cavalli a Cimarosa di Mirko Schipilliti Note veneziane 34 Lorenzo Da Ponte: un nome, un destino 35 Una giornata particolare 36 Gli Amici della Fenice puntano a quota mille 4 Davide Riondino porta a Jesolo le Memorie del celebre poeta Giuseppe Pugliese festeggia i novant’anni alla Fenice Il presidente Barbara di Valmarana spiega i progetti dell’associazione 27 Sommario / Contents Contemporanea 37 38 39 I balletti di Malandain dal passato nel presente Al Toniolo due spettacoli del coreografo francese di Susanne Franco La danza d’autore spicca il volo A Vicenza il festival di ricerca e sperimentazione di Arianna Silvestrini Napoli rivive a palazzo Bomben 37 I due concerti della Fondazione Benetton con Antonello Paliotti di Claudia Volpato L’altra musica 42 Gli intramontabili Simple Minds in «Black and White» Il ritorno della band scozzese a Verona il 21 marzo di Tommaso Gastaldi 43 Joan Baez, una ragazzina di sessantacinque anni 44 L’essenziale eclettismo di Lou Reed 47 L’altra faccia della musica di Guido Michelone di John Vignola L’intimo lirismo dei Marlene Kuntz Dintorni 48 Straordinaria storia d’ordinaria follia 49 Parole e suoni si rincorrono «Al mattonificio» 50 La Palestina di Antonio Tarantino 51 Un teatro dei corpi e delle parole nel corpo e nelle parole del teatro 53 Il giovane teatro trova la parola 54 La grande pittura veneziana e la scuola ferrarese 55 44 Maria Paiato incarna la «Maria Zanella» Lo spettacolo del Tam Teatromusica a DOLOneiTEATRI «La casa di Ramallah» in scena e in volume Le «Dissezioni» al Teatro Fondamenta Nuove di Tiziano Fratus Una «detournée» di teatro off nei luoghi di aggregazione giovanile veneziani di Amerigo Nutolo 47 A palazzo Roverella la mostra delle «Meraviglie» di Andrea Dusio Gli amici di Pontus Hulten sbarcano in laguna A Palazzo Franchetti la collezione del critico svedese Carta Canta 56 L’organo di Franck vibra in tre cd Completata l’opera del musicista romantico di Liegi di Massimiliano Goattin 57 Due isole e due culture per Alberto D’Amico 59 Libraio, un mestiere per amico 50 «Flores», il nuovo disco sospeso tra Venezia e Cuba Il seminario «Umberto ed Elisabetta Mauri» alla Cini di Matteo Baldi In vetrina 61 La Cenerentola cinese inaugura il Carnevale del Teatro La Biennale di Maurizio Scaparro ricomincia dai bambini 62 Chitarra e colonne sonore all’Auditorium Pollini 63 64 69 70 Zoom Appuntamenti / Events a cura di Ilaria Pellanda Il Veneto in Musica Dopo lo spettacolo / After the performance A Padova la stagione senza etichetta del Centro d’Arte degli studenti di Veniero Rizzardi 57 5 In copertina: la Regina della Notte di Emanuele Luzzati. Courtesy by Museo Luzzati VeneziaMusica e dintorni Anno III – n. 9 – marzo / aprile 2006 Periodico bimestrale Reg. Tribunale di Venezia n. 1496 del 19 / 10 / 2004 Reg. ROC n. 12236 del 30 / 10 / 2004 Editore: Euterpe Venezia s.r.l. Direttore responsabile: Manuela Pivato Progetto e direzione editoriale: Leonardo Mello Caporedattore: Ilaria Pellanda Segreteria di redazione: Erica Molin e Catia Munari Progetto e realizzazione grafica: Roberta Volpato Stampa: Grafiche Crivellari – Ponzano Veneto (TV) Redazione: Dorsoduro 3488/U – 30123 Venezia tel. 041 715188 / 041 719274 – fax 041 2753231 e-mail: [email protected] web: www.euterpevenezia.it Raccolta pubblicitaria: Promoeditorial – [email protected] Nicoletta Echer (348 3945295) – Roberto Echer (347 7206625) Prezzo unitario: 3 euro Abbonamento a sei numeri: 15 euro tramite conto corrente postale n. 62330287 intestato a: Euterpe Venezia s.r.l. Per informazioni contattare la redazione Tiratura: 4500 copie Contributi di Paolo Cattelan, Eugenio Bernardi, Sergio Noberini, Leonetta Bentivoglio, Ruggero Eugeni, Mirko Schipilliti, Chiara Squarcina, Susanne Franco, Arianna Silvestrini, Claudia Volpato, Tommaso Gastaldi, Guido Michelone, John Vignola, Tiziano Fratus, Amerigo Nutolo, Andrea Dusio, Massimiliano Goattin, Matteo Baldi, Veniero Rizzardi Traduzioni di Tina Cawthra Si ringraziano Leonetta Bentivoglio, Eugenio Bernardi, Ruggero Eugeni, Sergio Noberini, Paolo Cattelan, Maria Paiato, Michele Sambin, Guido De Monticelli, Cristiano Godano, Davide Riondino, Alessandro Haber, Giuseppe Pugliese, Alessandra Althoff, Barbara di Valmarana, Carla Bino e Umberto Fanni, Mario Messinis, Fabio Achilli, Cristina Palumbo, Stefano Bortoli, Mirko Schipilliti, Tiziano Fratus, Enrico Bettinello, Eva Rico, Franco Quadri, Edoardo Acotto, Maryon Pessina e Andrea Vittori, Alberto Santini, Chiara Squarcina, Susanne Franco, Luca Ragagnin, Guido Michelone, Veniero Rizzardi, Tommaso Gastaldi, Andrea Dusio, Arianna Silvestrini, Claudia Volpato, John Vignola, Amerigo Nutolo, Massimiliano Goattin, Paolo Cossato, Mariano Settembri, Matteo Baldi, Roberto Trinci, Emanuela Caldirola, Luana Bruniera, Simona Scognamiglio, Riccardo e Roberto Stefani, Lucia Crespi, Luciano Trevisan, Daniela Martinello, Alessandra Canella, Maria Grazia Tornisiello, Anna Zamattio, Anna Maria Rocca, Karin Pulejo, Gregorio Bacci, Lisa D’Amico, Mauro Levorato e i ragazzi del Caffè Rosso, Carmen e Pitù Si ringraziano particolarmaente Sergio Noberini e il Museo Luzzati per la gentile concessione delle immagini alle pp. 3 e 12-15 Si ringrazia inoltre Mara Vitali Comunicazione / Catalogo Skira per le immagini di Jean Tinguely e Niki De Saint-Phalle (p. 55) Photocredits: Jacques Moatti, 7 e 9; Österreichischer Bundestheaterverband/Bildarchiv (Vienna), 16; Archivio Teatro alla Scala (Lelli & Masotti), 17; Eduard Straub, 25; Raffaella Cavalieri, 51 Elenco degli inserzionisti: BNL – Banca Nazionale del Lavoro, seconda di copertina; Saccaim, 2; Vini Santa Margherita, 22; Hotel Monaco & Grand Canal, 24; Altramusica sas, 31; Fondazione di Venezia, 32; House Deal Consulting, 35; Ristorante Antico Martini, 36; Vetreria Artistica Archimede Seguso, 40-41; Bottega d’Arte S. Vio, 46; Hotel Giorgione, 58; Duodo Palace Hotel, 60; Fondazione Benetton, terza di copertina; Cassa di Risparmio di Venezia, quarta di copertina VeneziaMusica e dintorni si può trovare presso: Associazione Culturale Spiazzi, Castello 3865, Venezia; Bottega d’Arte San Vio, Dorsoduro 720/B, Venezia; Caffè Rosso, campo Santa Margherita, Venezia; Libreria Cafoscarina, Dorsoduro 3259, Libreria Goldoni, San Marco 4742, Venezia; Libreria IUAV-Tolentini, Santa Croce 191, Venezia; Libreria Mondadori, San Marco 1345, Venezia; Libreria Toletta, Dorsoduro 1213, Venezia; Cantinone Già Schiavi, Dorsoduro 992, Venezia; Discoland, campo San Barnaba, Venezia; Teatro Fondamenta Nuove, cannaregio 5013, Venezia; Vivaldi Store/Nalesso, San Marco 5537; Effe Bi Musica, via Cardinal Massaia 35, Mestre; Libreria Feltrinelli, piazza XXVII Ottobre 1, Mestre; Zydeco sas, via verdi 43, Mestre; Musica e Suono, via Galilei 2, Portogruaro; Cartolibreria Marton, Corso del Popolo 40, Treviso 6 Focus On Il tono della nostalgia Le sfumature del «Flauto Magico», ultima opera di Mozart The sound of nostalgia The undertones of the «Magic Flute», Mozart’s last opera di / by Paolo Cattelan L W e «ultime opere», quando sono dei capolavori, non hen they are masterpieces, the «last works» are never sono mai «testamenti» artistici. Piuttosto vi è inartistic «testaments». What they are is an intuition, a tuita, prefigurata, una apertura, una visione del futuro. foreshadowing, an opening, and a vision of the future. This Così è per Rossini, Verdi, ma per Mozart forse ancora can be said of Rossini, Verdi, but perhaps even more so of di più. Mozart. Nel Flauto magico, è noto, si inscrivono diverse aperture As is generally known, in the Magic Flute there are diverse al futuro. Il Singspiel, il Musikdrama, il simbolismo: vi è openings to the future. The Singspiel, the Musikdrama, una straordinaria tendenza alla coesistenza di elementi the symbolism: there is an extraordinary tendency towards the drammatici. Attraverso la presenza dei tre Geni, l’opera co-existence of representative elements. Through the presence fa spazio al piano della rappresentazione di un’umanità of three Geniuses, the opera makes room for the theme of the sin lì rimasta estranea, esclusa dall’artificio operistico, representation of a humanity that had, until then, been extrama che ora i Geni osservano e correggono con il loro neous and been excluded from operatic artifice. The Geniuses vitale slancio di ragazzi. Mai prima era stata dedicata observe the world depicted on the stage and correct it with the tanta attenzione a questa prospettiva, è uno sguardo vital force of young boys. Never before had so much attention nuovo e senza intenzioni moralistiche. Se mai la sibeen paid to this perspective; it is a new outlook and, without tuazione è ribaltata: sono i ragazzi che fanno scuola meaning to, is also moralistic. If anything, the situation has di vita dettando, con piena sicurezza, la scala di valori been overturned: it is the boys who are attending the school of agli adulti. Nasce un importante filone d’opera del fulife, dictating the scale of values to the adults with the utmost turo cui Hindemith, Britten, Rota, Hans Krasa e altri, confidence. This is the start of an important genre in the opera ma più di un secolo dopo, forniranno un importante of the future, which Hindemith, Britten, Rota, Hans Krasa repertorio. and others will use extensively in their repertoire, albeit more Le novità, nel Flauto magico, scorrono copiose sotto una than a century later. superficie più convenzionale. Non era nuova l’idea di In the Magic Flute, novelties are to be found in abundance costruire un’opera sulla rappresentazione di un viaggio under the more conventional surface. The idea of constructing iniziatico della coppia comitale inscenando il superaan opera on the portrayal of an initiatory journey of a comital mento di prove di virtù. couple that have to overcome the tests of virtue was certainly Se non è testamento, lascito calcolato, nel Flauto magico not new. si stabilisce però anche un nesso molto profondo con However, while it is not a testament, a calculated legacy, il passato, esiste un contenuto «autobiografico», dettato da un’autentica necessità interiore del suo autore. Mozart prova a comunicarci con la sua musica ciò che egli stesso prova nell’atto del ricordo. Un sentimento, o meglio uno stato d’animo, molto specifico che poco ha a che vedere con una generica malinconia o rimpianto. Questo stato d’animo è la nostalgia. E il luogo in cui essa si esprime, in un modo più forte ed emozionante di qualsiasi immagine romantica è la celebre aria di Pamina «Ach, ich fûhl’s, es ist verschwunden!» (Sì, lo sento, è svanita). L’espressione è tragica, se non sapessimo come la storia va a finire, perché la nostalgia produce un dolore inconsolabile che non si placa nemmeno con il ritorno a ciò che si è perduto. L’aria, scritta nella tonalità di sol minore, ha un suo colore inconfondibile, rarissimamente impiegato nelle opere di Mozart, ma dentro questa pagina Il flauto magico, bozzetto di Marc Chagall per il Metropolitan di New York, 1965. 7 Focus On Il flauto magico, Opéra Nacional de Paris, regia di Robert Wilson, 1991. straordinaria egli però rievoca il canto di un altro dei suoi personaggi femminili: il più vitale di tutti, il più proiettato attivamente nel mondo e nella dimensione «costruttiva» del legame sentimentale: Susanna delle Nozze di Figaro. Nell’aria di Pamina, nel passaggio «Nimmer komnt ihr Wonnestunden» c’è una fuggevole, ma non equivocabile, allusione a Susanna quando canta «Finché non splenda in ciel notturna face» nel notturno del giardino. L’allusione al canto di Susanna però non consola Mozart, un Mozart, credo, qui del tutto identificato nell’Io di Pamina: è un ricordo che provoca dolore, un dolore in realtà inesprimibile con i suoni. Mozart allora inventa il silenzio come il più potente mezzo di espressione. Era già successo che usasse il silenzio (non pause misurate in funzione di formazione del metro musicale) come idea della rappresentazione dell’inesprimibile nella Marcia funebre massonica Kv 477 (1785) in do minore, una composizione sinfonica straordinaria, ma forse ancora segnata da una certa maestosità che s’intona all’occasione per cui era stata richiesta. Anche se la Marcia funebre massonica non ha l’intensità soggettiva e nostalgica che vien fuori dal canto di Pamina essa ci guida attraverso il filo di una melodia gregoriana (detta Tono peregrino) a Requiem e precisamente al Te decet hymnus Deum in Sion dell’Introitus, cantato dal soprano solista. Mozart qui torna a rappresentare la nostalgia in un’atmosfera simbolica che allude all’universale, ma che non a caso ci riconduce proprio alla rara tonalità di sol minore, la stessa tonalità di Pamina. in the Magic Flute there is also an extremely profound link with the past, there is an «autobiographic» content that the author dictates out of an authentic interior need. Through his music Mozart is trying to show us what he himself feels when remembering. An emotion, or rather a state of mind, one that is very specific and has little in common with a generic sense of melancholy or regret. This state of mind is nostalgia. And the place it is expressed, in a manner that is stronger and more emotional than any romantic image, is the famous aria of Pamina «Ach, ich fűhl’s, es ist verschwunden!» (Yes, I feel it, it’s disappeared). If we did not know how the story ended, the expression would be tragic because nostalgia produces a pain that is inconsolable, one that remains even if what has been lost returns. Written in G-minor, the aria has an unmistakeable colour, one that is hardly ever used in Mozart’s arias, but behind this extraordinary page, Mozart evokes the canto of another of his female characters: the most vital of all, the most actively projected in the world and in the «constructive» dimension of the emotive link: Susanna in Nozze di Figaro. In Pamina’s aria in the passage «Nimmer komnt ihr Wonnestunden», there is a fleeting but unequivocal allusion to Susanna when she sings «Finché non splenda in ciel notturna face» at night in the garden. However, Mozart is not consoled by the allusion to the song by Susanna, a Mozart who, I believe, completely identifies himself with the Ego of Pamina: it is a memory that causes pain, a pain that can not really be expressed with sounds. Mozart therefore invents silence as the most powerful means of expression. He had already used silence in the past (not rests measured in function of the formation of the musical rhythm) as an idea of the portrayal of the inexpressible in the Masonic Funereal March Kv 477 (1785) in C-minor, an extraordinary symphonic composition, but perhaps one that is still marked by a certain grandeur that is in character with the occasion for which it was written. Even if the Funereal March does not have the subjective and nostalgic intensity that can be found in the aria by Pamina, through the genre of a Gregorian melody (called the Peregrine Tone) it leads us to the Requiem, more specifically, to the Te decet hymnus Deum in Sion dell’Introitus sung by the soprano soloist. Once again Mozart is portraying nostalgia in a symbolic atmosphere that refers to the universal, but it is no coincidence that it takes us to the rare tonality of G-minor, the very same tonality used by Pamina. la Locandina Die Zauberflöte (Il flauto magico) opera tedesca in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart libretto Emanuel Schikaneder regia Jonathan Miller scene e costumi Philip Prowse maestro concertatore e direttore Günter Neuhold Sarastro Matthias Hölle/Ethan Hershenfeld 8 Tamino Herbert Lippert Königin der Nacht Clara PolitoPenelope Randall Davis Papageno Alex Esposito/Vito Priante Papagena Sofia Solovey Monostatos Alexander Krawets/Mario Alves Sprecher Ethan Herschenfeld/Matthias Hölle Pamina Isabel Rey/Tatiana Lisnic Orchestra e Coro del Teatro La Fenice Focus On Una Regina della Notte per Thomas Bernhard «L’ignorante e il folle», una piéce «mozartiana» A Queen of the Night for Thomas Bernhard «Ignorance and madness», a «Mozart-style piéce» di / by Eugenio Bernardi C he cosa fa la Regina della Notte mentre aspetta di essere chiamata in scena? Nel flauto magico di Infmar Bergman (1974) va ad appollaiarsi su uno sgabello e si accende una sigaretta. Nella pièce di Thomas Bernhard ispirata alla stessa opera (1972) è una donna angosciata che teme di non farcela ad arrampicarsi per l’ennesima volta su per l’impervia partitura dell’«Aria della vendetta». Se Bergman nel suo film intende presentare l’opera di Mozart come un’incantevole favola per bambini sorvolando quindi sulle componenti intellettualistiche, Bernhard imbocca una strada che a uno sguardo superficiale potrebbe sembrare una provocazione. In effetti la prima rappresentazione al Festival di Salisburgo di questa commedia intitolata Der Ignorant und der Wahnsinnige (L’ignorante e il folle) fece grande scalpore. Non tanto per quello che dicevano i personaggi, quanto per una pretesa dell’autore e del regista: a fine spettacolo, prima della chiusura del sipario, ci doveva essere un momento di oscurità completa sia in scena che in platea, dovevano spegnersi cioè anche le luci di emergenza. I vigili del fuoco vi si opposero sicché autore e regista tolsero dal programma la commedia che quell’anno a Salisburgo ebbe quindi una sola W hat does the Queen of the Night do while she is waiting to be called on stage? In Ingmar Bergman’s Magic Flute (1974) she perches on a stool and lights a cigarette. In the pièce by Thomas Bernhard, inspired by the same opera (1972), she is a woman in anguish who fears she will not be able to clamber up the inaccessible score of the «Aria della vendetta» for the umpteenth time. While Bergman’s film wants to present Mozart’s work as an enchanting fairytale for children and therefore glosses over the intellectual components, Bernhard takes a path that, at first glance, might seem to be a provocation. Indeed, the first performance of this comedy called Der Ignorant und der Wahnsinnige at the Salzburg Festival caused great uproar. Not so much because of the characters’ lines, but more because of something the author and director were demanding: at the end of the performance, before the curtain fell, there was to be a moment of total darkness, both on stage and in the house, which meant that the emergency lights had to be turned off too. The firemen refused so that the author and director took the comedy off the programme that year in Salzburg and it was therefore only performed once. An audience that could not bear two minutes of total darkness, said the author, did not deserve to see the performance. La Regina della Notte, bozzetto di Simon Quaglio, Monaco, 1818 9 Focus On rappresentazione. Un pubblico che non riusciva a sopportare due minuti di oscurità completa, disse l’autore, non meritava di vedere lo spettacolo. Bernhard intendeva provocare, è chiaro, già in altre occasioni lo aveva fatto. Anche con interventi pubblici, in occasione per esempio del conferimento di qualche premio letterario («Chissà perché mi vogliono premiare, visto che non mi sopportano», diceva). Il suo tono provocatorio, aggressivo, spinto a volte all’estremo, ha fatto sì che molto spesso non si sia colto cosa c’è dietro alla provocazione. La sua è una provocazione che non ha a che fare con la vita breve delle avanguardie, e trova la propria origine, sostanzialmente, in un risentimento per un’occasione mancata, per una grandezza tradita. Anche dietro alle sue manifestazioni più smaccate si avverte infatti la fedeltà a un’idea di arte come espressione assoluta dell’ingegno umano, un’arte che coinvolge ogni volta l’esistenza ed è più raggiungibile ai nostri tempi. Le invettive contro l’Austria e gli austriaci (una specie di marchio di fabbrica dei suoi testi) sono solo l’aspetto superficiale di questa tematica e vanno lette nella prospettiva di una loro tradizione nella letteratura austriaca. Spinte all’eccesso per ammissione dell’autore stesso («Io sono un artista dell’esagerazione»), quelle invettive sono in realtà l’espressione di una smania di uscire da un circolo vizioso: l’arte rappresenta la massima realizzazione dell’individuo ma nello stesso tempo, per la concentrazione che richiede, anche la sua rovina. In questo senso va letta dunque anche la commedia (o tragedia) ispirata al Flauto magico. Quella richiesta di oscurità completa non era una bizzarria inventata dall’autore per ribadire la sua immagine di provocatore. A pensarci bene, era una richiesta strettamente collegata alle prove a cui viene sottoposto Tamino («O eterna notte, quando sparirai? La luce quando incontrerà i miei occhi?»), ma anche alla prova che un vero interprete deve sostenere quando si accosta a una grande opera d’arte. In Bernhard la Regina della Notte sa che da un momento all’altro il buio può scendere anche su di lei e mentre riprova i suoi metallici gorgheggi, deve vincere ogni volta la voglia matta di smettere, di mostrare la lingua al pubblico e sparire. Della mirabile unità di arte e conoscenza, musica e saggezza che era l’utopia dell’opera mozartiana qui si vede il retroscena moderno. Anziché essere esaltazione e salvezza per Der Ignorant und der Wahnsinnige, regia di Wolf-Dietrich Sprenger. 10 Thomas Bernhard It is clear that this was a provocation by Bernhard, and it was not his first. This had also happened during public presentations, for example when he was being awarded a literary award («Who knows why they want to give me a prize, since they can’t stand me», he said). His provocative and aggressive tone, at times going to extremes, meant that very often nobody grasped what was actually behind the provocation. His provocation has nothing to do with the brief life of the avant-garde, but is basically something that has its origins in a feeling of resentment for a missed opportunity, grandeur that has been betrayed. Indeed, even behind his most excessive declarations one can sense his faithfulness to an idea of art as the absolute expression of human genius, an art that involves the existence each and every time and which is more attainable in our times. The diatribe against Austria and the Austrians (a sort of production logo of his texts) is just the superficial aspect of this subject and it should be interpreted from the perspective of their tradition in Austrian literature. While even the author himself admits he is driven to excess («I am an artist of the exaggerated»), that diatribe is, in actual fact, the expression of a craving to escape a vicious circle: art represents both an individual’s the greatest achievement but also his ruin, due to the concentration it requires. The comedy (or tragedy) inspired by the Magic Flute should therefore also be interpreted accordingly. That request for total darkness was no mere whim invented by the author to confirm his image as a provoker. If considered carefully, it was a request that was closely related to the trials Tamino has to face «O eterna notte, quando sparirai? La luce quando incontrerà i miei occhi?»), and also to the trial that a true artist has to face when dealing with a great work of art. In Bernhard’s work, the Queen of the Night knows that darkness can also descend on her from one moment to the next and while she is retrying her metallic roulades, each time she has to overcome the heartfelt desire to stop, to show the audience her tongue and disappear. Of the exquisite unity of art and knowledge, music and wisdom that was the utopia of Mozart’s work, here we can see the modern background. Rather than being the exaltation and saviour of the individual, from backstage art reveals itself as what it really is, that is, an artifice, an expedient for survival, an implacable technical struggle that threatens to transform the subject into something that is purely mechanical. This is parallel to the madness of science, represented here by a surgeon who, with matching tenacity, intersperses the soprano’s roulades with a detailed description of an autopsy, while the third character in the comedy, the singer’s drunken and halfblind father, seems to represent what remains of a modern Focus On l’individuo, l’arte, dal retro del palcoscenico, si rivela per quello che è, ossia artificio, espediente per sopravvivere, implacabile sforzo di tecnica che minaccia di trasformare il soggetto in puro meccanismo, in parallelo con la follia della scienza, qui rappresentata da un medico chirurgo che con altrettanto accanimento alterna ai gorgheggi (e i colpi di tosse) del soprano la dettagliata descrizione di un’autopsia, mentre il terzo personaggio della commedia, il padre ubriacone e semicieco della cantante, sembra indicare quello che resta di un Papageno moderno. Proprio perché sulla scena, al di là delle pareti di quel camerino, continua a rivivere la fiaba del Flauto magico, il testo di Bernhard non intendeva essere una parodia, quanto una riflessione su cosa significhino oggi quei termini, la luce e la ragione, e che senso abbia un perfezionismo sempre prossimo alla follia. Il flauto magico era pur sempre l’opera preferita di Thomas Bernhard, forse anche perché era la prima che aveva sentito e di cui, come dice nell’autobiografia, aveva subito imparato a cantare tre parti: Sarastro, l’oratore e Papageno. La partitura (una riduzione per pianoforte), ultimo dono del nonno, lo aveva stimolato a sopravvivere nel momento più tragico della sua esistenza. Quanto a lei, alla Regina della Notte, i primi sospetti sulla perfidia dell’arte le erano venuti, «nel più bel teatro del mondo» (ovviamente La Fenice) durante una rappresentazione del Falstaff. Sarà stato per il coro finale su «Tutto il mondo è burla» o, come si chiede il medico-chirurgo, per la mediocrità del cantante protagonista? Per entrambi i motivi, si direbbe: per la grandezza di un’opera e l’incapacità di esserne all’altezza. La Regina della Notte, bozzetto di Pierre Eugène Lacoste, Parigi, 1883 day Pagageno. Precisely because on the scene, beyond the walls of that little room, the fairy tale of the Magic Flute continues to come alive, Bernhard’s text had no intention of being a parody, but rather a reflection on what those terms actually mean today, light and reason, and what sense there is in a perfectionism that is closer and closer to madness. The Magic Flute has always been La Regina della Notte secondo Robert Thomas Bernhard’s favourite opera, Wilson, Opéra Nacional de Paris, 1991 maybe also because it was the first one he heard and for which, as he writes in his autobiography, he immediately learned to sing three parts: Sarastro, the orator and Papageno. The score (an abridgement for the piano), his grandfather’s last gift, encouraged him to survive in the most tragic moment of his existence. As far as she is concerned, the Queen of the Night had her first suspicions regarding the perfidy of art «in the most beautiful theatre in the world» (obviously La Fenice) during a performance of Falstaff. Was it because of the final choir of «Tutto il mondo è burla» or, as the doctor-surgeon wonders, because of the mediocrity of the lead singer? For both reasons one could say: because of the grandeur of an opera and the inability to live up to it. L’ignorante e il folle, in: Thomas Bernhard, Teatro IV (L’ignorante e il folle, Immanuel Kant, Prima della pensione), Introduzione di Eugenio Bernardi, Ubulibri, Milano 1998, pp. 268, ill., euro 18,08. 11 Focus On Il flauto molto magico di Luzzati La fiabesca interpretazione dello scenografo genovese Luzzati’s amazingly magic flute The fairy-tale interpretation of the Genoese scenographer E E di / by Sergio Noberini* manuele Luzzati, Lele per gli amici e gli ammiratori, è manuele Luzzati, Lele for his friends and admiun artista indigeno e, al tempo stesso, un cosmopolita. rers, is both a local and cosmopolitan artist. Born Nato a Genova il 3 giugno 1921, dottore honoris causa, vive in Genoa on 3rd June 1921, dottore honoris causa, he is ancora oggi nella propria città nella casa di famiglia. still living in the family home in the city of his birth. Luzzati domina un cosmo universale: egli, infatti, non è solLuzzati dominates a universal cosmos: indeed, he is tanto il celebre scenografo, ma si esprime anche come ceramista, not only a famous scenographer, but also works as a costumista, illustratore di libri, scrittore, disegnatore di maniceramist, costume designer, book illustrator, writer, festi artistici, di tappeti e di arazzi, ha equipaggiato gli interni designer of artistic posters, carpets and tapestries and delle prime classi delle navi con salotti e scrittoi. Oltre a ciò, has also fitted out the first-class interiors of ships with ha lavorato nel cinema, soprattutto nel disegno animato, campo lounges and bureaus. In addition, he has also worked in nel quale riceve due Nomination all’Oscar per i cortometraggi the cinema, in particular in animated cartoons, and has Pulcinella e La Gazza Ladra. received two Oscar Nominations for the short-length Un lavoro straordinario del mondo fantastico su stoffa è il films Pulcinella» and the La Gazza Ladra [Thieving Mag«Mezzaro» del Flauto magico («mezzaro» nella tradizione pie]. genovese è un telo decorato utilizzato come scialle dalle donne, The «Mezzaro» of the Magic Flute (according to Genoese oggi arazzo). Caratteristico di questo è un imponente albero tradition, «mezzaro» is a decorated fabric which women della vita in fiore, un uccello e una specie di animale volante, use as a shawl, today a tapestry), is an example of his come anche farfalle che rannuvolano e svolazzano tutt’intorno. outstanding work of the imaginary world. The characUn leone maestoso riposa, mentre Tamino, come un nuovo Orteristics of this are a majestic tree of life in bloom, a feo, è collocato al centro, affiancato da Papageno e Papagena. bird and a species of a flying animal, for example overLuzzati, fondendo i suoi personaggi con la natura, fa in modo shadowing butterflies that are fluttering all around. A che essi divengano tutt’uno con essa. Ha inoltre modellato vestately lion is resting while Tamino, like a new Orpheus, trate, piatti, vasi, tessuti, fazzoletti, stoffa, foulard, ha fatto is placed at the centre with Papageno and Papagena stampare sete, ha creato nuovi teatri e così at his sides. By blending his characters via... with nature, Luzzati makes them all be*direttore artistico Museo Luzzati Costruisce anche maschere, dietro alle quali come one. He has also moulded glass, 12 Focus On si nasconde qualche cosa, simboli con i quali egli gioca. Egli è soprattutto pittore, poi scenografo e ceramista. Il suo stile è Luzzati, l’originale, l’inconfondibile, il giocoso Luzzati, anche se gli attribuiscono riferimenti a Klee, Chagall e Rousseau. Il palcoscenico di Luzzati è dominato da ironia e bellezza. Per la sua scena magica, che ama i collage, lo spazio è determinante. La sua arte è sospesa libera tra definito e indefinito, rimanendo, al tempo stesso, caso e costruzione: con pochi mezzi ed elementi ottiene grandi effetti. Egli desidera trasmettere al suo pubblico la lettura critica di un testo, di un’opera, mentre con la sua tecnica figurativa sa essere realistico, astratto, espressionistico e popolare. Luzzati ha avuto – e ha tuttora – un ottimo rapporto con il teatro musicale tra Sette e Novecento. Oltre a Mozart, si è dedicato a Händel, Pergolesi, Galuppi, Paisiello, Cimarosa, Salieri e Grétry. Ha ridato nuova vita ai classici italiani come Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi, mentre non gli sono stati certo estranei Carl Maria von Weber, Nicolai, Offenbach e Johann Strauß. Anche il teatro musicale del nostro secolo ha sempre affascinato Lele: nel suo curriculum si trovano compositori come Bartók, Berio, Britten, Busoni, Dallapiccola, Henze, Janácek, Krenek, Malipiero, Orff, Petrassi, Prokofiev, Richard Strauss, Strawinskij e Weill. Nemmeno l’operetta e il musical gli sono estranei. Nel 1963 Luzzati si misura per la prima volta con la musica di Mozart, allestendo al Festival di Glyndebourne per la regia di Franco Enriquez Il flauto magico. Negli anni successivi, sempre a Glyndebourne, e sempre con Enriquez, Luzzati metterà in scena altre opere mozartiane, il Don Giovanni nel 1967, il Così fan tutte nel 1969 e al Teatro Comunale di Genova Le nozze di Figaro con la regia di Aldo Trionfo. Ma nessun’altra opera lascerà all’interno del percorso creativo luzzatiano un’impronta simile al Flauto magico. È con questo che improvvisamente si rivela per Luzzati il mondo della musica, e quindi il ritmo anche spirituale e figurativo della scena e dei personaggi nel teatro d’opera. L’incanto musicale della Regina della Notte, l’aria di Papageno, i motivi fiabeschi e i contrappunti simbolici della musica e del racconto di Mozart costituiscono per lui una fondamentale chiave «magica» per interpretare (come scenografo prima, quindi come pittore e infine come autore nel cartone animato) il mondo del teatro musicale: «Con Il flauto magico ho capito le esigenze anche musicali dei diversi personaggi, ho capito che una scena può cambiare a tempo di musica, che è la musica a dettare il ritmo dei movimenti, delle immagini, dei colori». Per l’edizione di Glyndebourne Luzzati realizza una scena pittorica con periatti dipinti su due facce che si muovono, vagano nello spazio e ruotando danno luogo di volta in volta a un bosco, a un tempio con colonne, combinando stoffe e materiali diversi con fogge fantastiche e coloriture da favola. plates, vases, fabric, handkerchiefs, material, foulards, had silk printed, created new theatres and more… He also makes masks, which hide something, symbols with which he plays. First and foremost, he is a painter, then a scenographer and ceramist. His style is Luzzati, an original, unmistakeable, playful Luzzati, even if he is attributed with references to Klee, Chagall and Rousseau. Irony and beauty dominate Luzzati’s stage. With his love of collage, space is fundamental for his magical scenes. While remaining chance and construction, his art is suspended between the defined and undefined: with just few instruments and elements the effects he achieves are great. While his figurative technique is realistic, abstract, expressionistic and popular, his intention is to transmit the critical understanding of a text, an opera to his audience. In both the past and present Luzzati has had an excellent relationship with the musical theatre from the Eighteenth to Twentieth century. Apart from Mozart, he has also worked with Händel, Pergolesi, Galuppi, Paisiello, Cimarosa, Salieri and Grétry. He gave new life to Italian classics such as Rossini, Bellini, Donizetti and Verdi, while Carl Maria von Weber, Nicolai, Offenbach and Johan Strauß are certainly also no strangers to him. Lele has always been fascinated by the musical theatre of the past century: his curriculum includes composers such as Bartók, Berio, Britten, Busoni, Dallapiccola, Henze, Janácek, Krenek, Malipiero, Orff, Petrassi, Prokofiev, Richard Strauss, Stravinsky and Weill. Even operetta and musicals are no strangers to him. In 1963 Luzzati tried his hand at the music of Mozart for the first time, with the staging of Franco Enriquez’s Magic Flute at the Glyndebourne Festival. During the following years, once again at Glyndebourne and working with Enriquez, Luzzati staged other works by Mozart, Don Giovanni in 1967, Così fan tutte in 1969 and Aldo Trionfo’s Le nozze di Figaro at the Teatro Comunale in Genoa. However, within Luzzati’s creative path, no other opera has left its mark like the Magic Flute. It is this work that unexpectedly reveals the music world to Luzzati, and therefore also the rhythm, both spiritual and figurative of the scenes and characters in the theatre of opera. For him, the musical enchantment of the Queen of the Night, the aria by Papageno, the fairytale motifs and symbolic counterpoints of the music and the tale by Mozart are the «magic» key for the understanding (first of all as scenographer, then as painter and finally as an animated cartoon author) of the world of musical theatre: «With The Magic Flute I understood the needs of the different characters, also musically, I understood that a scene can change in time with the music, that it is the music that dictates the movements, the images and the colours». For the Glyndebourne edition, Luzzati created a pictorial scene with triangular prisms that move painted on two sides, they wander through space and 13 Focus On Sarastro 14 Focus On Dopo Il flauto magico l’interesse e l’attenzione di Luzzati per il teatro musicale non sono mai venuti meno, tanto da costituire certo il principale tramite per il lavoro sui cartoni animati, e forse l’unico motivo d’attrazione, oggi, per l’attività di scenografo che ancora conduce nei teatri ufficiali allestendo quasi esclusivamente opere musicali. Nel 1971 esce in Inghilterra il primo libro di Luzzati sul Flauto magico (The Magic Flute, from the opera of W.A. Mozart, Basil Blackwell, Oxford 1971) in una edizione per bambini con una versione semplificata e adattata del testo; a cui seguirà nel 2004 la nuova edizione a cura della Nugae ed. È il primo passo verso il cartone animato e il libro servirà anche a preparare il terreno per quella più rischiosa e costosa impresa. Del 1979 è l’edizione italiana del libro, Il flauto magico, Il Bisonte, Firenze 1979, in copie numerate, con sei litografie a colori. Nati dalla musica, i personaggi del Flauto magico con il cartone animato (finalmente realizzato nel 1978 insieme a Giulio Gianini) arrivano a fondersi per intero con la partitura sonora. È la musica qui che predomina e in assoluto determina il ritmo figurativo e cromatico dell’azione. E il disegno di Lele anima e interpreta ogni personaggio. La derivazione è ancora assolutamente quella del teatro: i personaggi e i colori sono gli stessi, ma il segno si libera, sottostando alle diverse leggi del cartone animato, fantasticamente contrappunta di campiture cromatiche le coloriture sonore dello spartito mozartiano, con un’evidenza spettacolare di grande suggestione. Destinatario anche qui è un pubblico infantile per il quale assume un ruolo protagonista il personaggio di Papageno, buffonesco maestro di cerimonie che introduce, spiega e conduce l’azione. Nel 1998 Luzzati crea il Parco del Flauto Magico per bambini a S. Margherita presso Portofino. L’anno successivo realizza la mostra «Mozarts Geburtshaus» a Salisburgo. Nel 2000 inaugura il Museo Luzzati a Porta Siberia con una mostra dedicata a Mozart. Attualmente è in corso l’esposizione «Emanuele Luzzati. L’Opera lirica del 900». when they revolve, they create first a forest, then a temple with columns, combining different materials and fabrics with fanciful shapes and fairytale colouring. After The Magic Flute, Luzzati’s interest and attention for the musical theatre never abated, so much so that it became the principal for his work on animated cartoon and, possibly, the only attraction for his work as scenographer today, which still takes him to important theatres where he stages almost exclusively just musical operas. In 1971 Luzzati’s first book on The Magic Flute was published in England (The Magic Flute, from the opera of W.A. Mozart, Basil Blackwell, Oxford 1971) in an edition for children with a simplified and adapted version of the text; this was followed by the new edition edited by Nugae ed. in 2004. This was the first step towards the animated cartoon and the book also helped prepare the ground for an undertaking that was both more costly and risky. The Italian edition of the book, The Magic Flute, Il Bisonte, Florence was published in 1979, with numbered copies and with six colour lithographic prints. Created by the music, with the animated cartoon (which was finally completed in 1978 together with Giulio Gianini), the characters of The Magic Flute finally become one with the score. Here it is the music that dominates and determines the figurative and chromatic rhythm of the action. And Lele’s drawings animate and interpret each character. Its origins are still completely those of the theatre: the characters and colours are the same but, being subject to the various laws of animated cartoon, the purpose frees itself, the sonoral colouring of Mozart’s score being fancifully counterpointed by chromatic background paintings, with spectacular clarity that is incredibly evocative. Once again it was written for a younger audience, for whom the character of Papageno played a lead role, a clownish master of ceremonies who introduces, explains and leads the action. In 1998 he created the Park of The Magic Flute for children in S. Margherita near Portofino. The following year he organised the exhibition «Mozarts Geburtshaus» in Salzburg. In 2000 he inaugurated the Luzzati Museum in Porta Siberia with an exhibition dedicated to Mozart. The exhibition «Emanuele Luzzati. L’Opera lirica del 900» [Lyrical opera of the 1900s] is still running. Le nozze di Figaro I Mozart di Luzzati La mostra è stata riproposta a gennaio del 2006 al Teatro Grande di Brescia, in occasione della Mozart Fest, una riuscitissima tre giorni di eventi tra cui concerti, incontri, spettacoli, recital ed esposizioni. La partecipazione massiccia del pubblico ha premiato lo sforzo compiuto dalla direzione artistica nell’organizzare una celebrazione diversa e intelligente. 15 Focus On Mozart, festa di compleanno con Muti A Salisburgo il concerto del Maestro Mozart, birthday celebrations with Muti The Maestro’s concert in Salzburg di / by Leonetta Bentivoglio A Salisburgo, il 27 gennaio, giorno del CCL anniversario della nascita di Wolfgang Amadeus Mozart, in una Grosses Festpielhaus affollata di pubblico entusiasta, sul podio dei Wiener Philharmoniker c’era Riccardo Muti: protagonista di un concerto di qualità musicale strabiliante, punteggiato da solisti come Cecilia Bartoli, Thomas Hampson, Mitsuko Uchida, Gidon Kremer e Yuri Bashmet. Guidata dall’orchestra dei Wiener, col suo mirabile controllo degli archi, il suo vibrato peculiare, la morbidezza dei suoi fiati «antichi», l’eccezionale festa di compleanno era emblematica su innumerevoli versanti. Figura tra questi la definitiva investitura di Muti come direttore mozartiano. Da molti anni il maestro è ospite assiduo e regolare degli augusti Filarmonici, che sembrano averlo eletto sommo interprete del «verbo» di Amadeus. Ma il fatto che nel gennaio scorso abbiano scelto proprio Muti per condurre la celebrazione, ripresa in diretta dalla tivù austriaca e trasmessa in tutto il mondo, rappresenta il suggello decisivo di un’intesa divenuta ormai insuperabile riguardo a Mozart, il compositore che forse, insieme a Verdi, appartiene più profondamente agli interessi musicali di Muti. Fin dal rivelatorio Così fan tutte dell’82 a Salisburgo, l’approccio del maestro all’universo mozartiano ha mostrato di unire la tradizione mitteleuropea a una prospettiva consapevole degli influssi che su Mozart ebbe la scuola settecentesca italiana, e in particolare quella napoletana, che non caso, dall’anno prossimo, sarà al centro di un importante progetto triennale con la direzione musicale e artistica di Muti: la proposta, in prima esecuzione moderna, di varie opere del Settecento napoletano, nell’ambito del festival di Pentecoste a Salisburgo. Come ha fatto un musicista di solide radici culturali italiane a diventare il portavoce più attendibile del classicismo viennese? Perché è un interprete particolarmente fedele di uno stile immutabile? O forse, meglio, perché ha saputo imprimere un segno nuovo a una grandiosa tradizione? È Muti stesso a spiegarlo: «Il Così fan tutte diretto da Guido Cantelli alla Scala nel ’56 mostra un approccio simile al mio», riferiva tempo fa in un’intervista. «Nell’82 io non conoscevo quell’esecuzione. Ma quando, in seguito, l’ho ascoltata, ho avvertito un’affinità sorprendente. Il punto di partenza è lo stesso: quello di una cultura, di una formazione italiana, che guarda all’Europa. E sicco16 I n Salzburg, on 27 th January, the 250th anniversary of the birth of Wolfgang Amadeus Mozart, Riccardo Muti was on the podium of the Wiener Philharmoniker in a Grosses Festspielhaus that was packed with an enthusiastic audience: the protagonist of a concert of amazing music with soloists such as Cecilia Bartoli, Thomas Hampson, Mitsuko Uchida, Gidon Kremer and Yuri Bashmet. Led by the Wiener orchestra with its astounding control of the strings, its unique vibrato, and the delicacy of its «ancient» wind instruments, this exceptional birthday party was symbolic in more ways than one. One of these was the conclusive investiture of Muti as Mozartian conductor. For many years the maestro has been an unflagging and regular guest of the august Philharmonic, who seem to have chosen him as the sublime interpreter of the «word» of Amadeus. However, the fact that last January Muti himself was chosen to lead the celebration which was broadcast live on Austrian television and shown worldwide, marks the decisive seal of an understanding that is now unrivalled regarding Mozart, together with Verdi, probably the composer who is closest to the heart of Muti’s musical interests. Ever since the revealing Così fan tutte in 1982 in Salzburg, the maestro’s approach to the world of Mozart has shown it unites the Central European tradition with a conscious perspective of the influence that the eighteenth century Italian school had on Mozart, in particular the Neapolitan school which, by no mere coincidence, Richard Wagner will be at the centre of an extensive three-year project under Muti’s artistic and musical guidance: the proposal, of various operas from the Neapolitan Eighteenth century as part of the Pentecost Festival in Salzburg, being performed for the first time in modern times. How did a musician with such solid Italian roots become the most credible spokesman of Viennese classicism? Why is he such a faithful interpreter of an immutable style? Or rather, why was he able to leave a new mark on a grandiose tradition? Muti himself explains: «The Così fan tutte conducted by Guido Cantelli at the Scala in ’56 shows an approach that is similar to mine», he said a while ago in an interview. «In ’82 I had not heard that performance. But when I listened to it later, I felt an amazing affinity. The starting point is the same: that of a culture, an Italian education that looks towards Europe. And since the Mozart one listens to in Vienna tends to be surrounded by a more Central European mode of performance, an Italian perspecRiccardo Muti Focus On Idomeneo, Teatro alla Scala, Milano 1990. me il Mozart che s’ascolta a Vienna tende a circoscriversi in un modo d’esecuzione mitteleuropeo, uno sguardo italiano può rinnovarne intimamente la lettura». Secondo Muti è necessario rammentare, accanto a Mozart, il ruolo del geniale librettista Lorenzo Da Ponte: «Nelle opere costruite sui suoi libretti, Mozart sposa la musica al testo in modo strabiliante per la perfezione raggiunta nel rapporto tra parole e note. Se il testo illumina la musica, un’esecuzione che crea anche a partire dal testo, che tiene conto di una mobilità continua tra musica e libretto, conferisce uno scatto e dei contrasti che mancano, forse, alle interpretazioni di esclusivo stampo viennese. Come un flusso di teatralità che dalla parola scorre nella musica». E aggiunge che quel flusso «può illuminare l’interpretazione del repertorio sinfonico: Mozart è teatrale anche quando non compone per il teatro». Muti giunge a dimostrarlo nell’implicita teatralità del suo sinfonismo applicato a Mozart: le sue sono esecuzioni cordiali e comunicative, pastose eppure di assoluta trasparenza, fondate su un equilibrio ideale tra le sezioni. Quanto alle opere (non solo la prediletta trilogia «italiana», ma anche Idomeneo, La Clemenza di Tito e Il Flauto Magico), offre letture che vivono di nitore immacolato, sorveglianza dei piani sonori, rigorosa fedeltà ai segni del compositore, cura minuziosa del linguaggio e rispetto delle necessità vocali. Ma oltre al discorso esecutivo c’è dell’altro: una valenza umana, compiutamente esistenziale, approfondita grazie a una frequentazione di questo repertorio consapevole, tive can renew its understanding more intimately». Muti believes that the role of the genial librettist Lorenzo Da Ponte should also be remembered together with Mozart: «In the operas based on his librettos, the way Mozart combines the music to the text is amazing, reaching total perfection between the relationship of the words and notes. If it is true that the text illuminates the music, a performance that actually creates, starting with the very text, one that also takes the constant mobility between the music and libretto into consideration, lends a surge and contrast that might be missing in interpretations of a purely Viennese nature. Like a flow of theatricalism that runs through the music from the words». And he adds that that flow «can illuminate the interpretation of the symphonic repertoire: Even when he isn’t composing for the theatre, Mozart is theatrical». Muti demonstrates this with the implicit theatricality of his Così fan tutte symphonism applied to Mozart: his pieces are fervent and communicative, mellow but of absolute transparency, based on the ideal balance between the sections. As regards the operas (not just the favourite «Italian» trilogy, but also Idomeneo, La Clemenza di Tito and The Magic Flute), these are made of immaculate limpidity, oversight of the sonoral planes, rigorous faithfulness to the composer’s indications, meticulous care of the language and respect for vocal needs. But there is more to it than just the executive discourse: a human valence, one that is perfectly existential, and detailed thanks to closer knowledge of this mindful repertoire, one that is always ready to renew 17 Focus On sempre pronta a rinnovarsi e percorsa da quesiti fondamentali, soprattutto per quanto riguarda le tre opere MozartDa Ponte, proposte da Muti sia alla Scala che a Vienna. «Sono capolavori che contengono e riflettono la vita: sono la vita stessa messa in palcoscenico», afferma con trasporto il maestro. «Tutti, in ogni tempo, possono riconoscersi in quei personaggi, in quelle intuizioni o folgorazioni sull’uomo con i suoi peccati, le sue passioni, i tradimenti, i dubbi... Interrogare quelle opere significa interrogare se stessi». Sarà densissimo l’anno mozartiano di Muti, che dirigerà tra l’altro i «suoi» Wiener in una lunga serie di concerti in marzo negli Stati Uniti, in Messico e in Canada. A Vienna tornerà in aprile, per tre recite de Le Nozze di Figaro, già dirette nella capitale austriaca nel dicembre scorso. E in estate, a Salisburgo, dal 29 luglio e con varie recite in agosto, sarà sul podio del Flauto Magico. itself and full of fundamental questions, especially as regards the three Mozart-Da Ponte operas, performed by Muti both at La Scala and in Vienna. «These are masterpieces that both encompass and reflect life: it is life itself that is being put on the stage», the maestro adds with enthusiasm. «In each movement, everyone can recognises themselves in those characters, in those intuitions or brainwaves on man and his sins, his passions, betrayals and doubts … Questioning those works means questioning oneself». Muti’s Mozart year will be packed, and he will also be conducting «his» Wiener in a long series of concerts in March in the Lorenzo Da Ponte United States, Mexico and Canada. He will return to Vienna in April for three performances of Le Nozze di Figaro, which he already conducted in the Austrian capital last December. And in summer, in Salzburg, form 29 th July and with various performances in August, The Magic Flute will be on the stage. Così fan tutte, Wiener Staatsoper, regia di Roberto De Simone, direzione di Riccardo Muti, Vienna, 1994. 19 Focus On Mozart, character cinematografico e icona pop Da Feuillade ad «Amadeus», il mito sul grande schermo Mozart, screen character and pop icon From Feuillade to Amadeus, a myth on the big screen G li archivi della Federazione Internazionale degli Archivi Filmografici registrano la presenza presso la Library of Congress di La mort de Mozart di Louis Feuillade (1909). Non è difficile ricostruire l’intento dell’operazione realizzata da Feuillade per la Gaumont. Il regista riprende la formula inaugurata da L’assasinat du duc de Guise (1908): un famoso episodio storico circondato da un’aura di intrigo e mistero diviene grazie al mezzo cinematografico un esempio di «docufiction». La base del fim di Feuillade è infatti il dramma di Pushkin Mozart e Salieri del 1826 (già portato sulle scene in musica da RimskyKorsakov nel 1898), che riprende la leggenda dell’assassinio a opera del meno famoso collega. Insomma: intorno a Mozart si addensano intrigo storico, richiamo alla cultura alta, intento pedagogico, abbassamento «pop» e potenza documentaria del nuovo mezzo cinematografico. Il sucesso è testimoniato da un rifacimento russo del 1914, Simfoniya lyubvi i smerti (1914) di Victor Tourjansky (con Alexandr Geirot nella parte di Mozart). Dopo un lungo silenzio (la fama cinematografica del character Mozart è caratterizzata come vedremo da una certa discontinuità), gli anni trenta vedono un recupero del mito di Mozart con il film inglese Whom the Gods Love (Basil Dean, 1936), con Stephen Haggard nella parte di Mozart. Saranno però soprattutto gli anni quaranta a presentare una serie notevole di produzioni, a partire dall’intento del regime nazionalsocialista di accreditare Mozart tra i geni tedeschi all’interno di una diffusione «midcult» del musicista austriaco e della sua opera. Contribuiscono a tale intento Eine Kleine Nachtmusik (Leopold Hainisch, Germania, 1940) e soprattutto Wen die Götter Lieben (Karl Hartl, 1942), un film voluto addirittura da Josef Goebbels che riprende fin dal titolo il film inglese del 1936, con Hans 20 I di Ruggero Eugeni* n the Library of Congress the archives of the International Federation of the Cinematographic Archives document La mort de Mozart by Louis Feuillade (1909). It is not difficult to reconstruct Feuillade’s intention in the work he created for Gaumont. The director takes up the formula that was introduced by L’assasinat du duc de Guise (1908): using the means of cinema, a famous historic episode surrounded by an aura of intrigue and mystery becomes an example of «docufiction». Indeed, Feuillade’s film is based on the drama by Pushkin, Mozart and Salieri from 1826 (which already appeared on the stage with music by Rimsky-Korsakov in 1898), which reworks the legend of his murder at the hands of his less famous colleague. In short, Mozart is surrounded by historic intrigue, references to higher culture, pedagogic intentions, «pop» diminishment and the documentary power of the new means of the cinema. Evidence of its success is a Russian remake from 1914, Simfoniya lyubvi i smerti (1914) by Victor Tourjansky (with Alexandr Geirot playing Mozart). After a lengthy silence (as we shall see, the cinematographic fame of the character of Mozart is marked by a certain discontinuity), in the 1930s there is a revival of the Mozart myth with an English film, Whom the Gods Love (Basil Dean, 1936), with Stephen Haggard playing the role of Mozart. However, above all it is in the 1940s that a considerable series of productions appear, starting with the National Socialist regime, which accredits Mozart as one of the German geniuses within a «midcult» diffusion of the Austrian musician and his works. Works that fall into this category are Eine Kleine Nachtmusik (Leopold Hainisch, Germany, 1940) and in particular Wen die Götter Lieben (Karl Hartl, 1942), a film requested by Josef Göbbels himself and which is a remake of the English film of 1936, including the title, with Hans Holt playing Mozart. The fate of this film is both curious and educational: Focus On Una scena tratta da Amadeus di Milos Forman (1984. Holt nella parte del protagonista. Questo film ha un destino curioso e istruttivo: nel 1948, subito dopo la guerra, viene rifatto in una versione in inglese (The Mozart Story) da Frank Wisbar, che usa però moltissimi dei materiali girati da Hartl (l’attore protagonista rimane infatti lo stesso). Non solo: nel 1955 è lo stesso Hartl a dirigere un remake del proprio film (Reich Mir die Hand Mein Leben, che circola sul mercato anglosassone con il più semplice titolo di Mozart e riceve addirittura una nomination all’Oscar). C’è insomma una evidente continuità nella sorte di Mozart all’interno della cultura di massa, sia questa di regime o democratica. Quali siano gli elementi caratteristici di Mozart in quanto icona pop, d’altra parte, lo spettatore italiano può individuarlo riguardando Melodie eterne, di Carmine Gallone, ghiotta anticipazione (il film è del 1940) del genere del film opera cui Gallone si dedicherà con successo nel dopoguerra. Il film è un calibrato mix di fotoromanzo, figurine Liebig, messa in scena teatrale (Mozart è il blasettiano Gino Cervi) e musical nostrano. Memorabile la sequenza in cui un magro e nervoso giovanotto bussa alla porta di Mozart, chiede lezioni, Mozart impone un’audizione, il giovanotto si mette al piano e suona un pezzo su cui entra a un certo punto un’invisibile orchestra sinfonica. Mozart: «Non posso darle lezioni». Il giovanotto: «Perché?» «Non ho niente da insegnarle. Lei è un grande artista». «Grazie. È il più bel giorno della mia vita». «Prego. Come si chiama?» «Ludvig Van Beethoven». Gli anni sessanta e settanta vedono una temporanea eclissi del personaggio Mozart, che torna alla ribalta come è noto con l’Amadeus di Milos Forman (1984), film basato su un successo di Broadway di Peter Shaffer (che è anche autore della sceneggiatura). Si tratta di una produzione sontuosa che tuttavia possiamo agevolmente leggere come un rinverdimento di Mozart in quanto icona pop, espressione sgraziata e misteriosa del Puro Genio. Comunque gli anni ottanta vedono un ritorno del personaggio con altri film: Noi tre (Pupi Avati, 1984), più vicino ai canoni bozzettistici e crepuscolari di tanto nostro cinema; e il tedesco Vergesst Mozart (Non dimenticate Mozart) di Slavo Luther, dominato dal modello del teatro-inchiesta di stampo televisivo e imperniato tanto per cambiare sul «giallo» della morte del musicista. Un prolungamento del successo di Amadeus possono essere considerati anche Wolfgang A. Mozart, film austriaco di Juraj Herz (apparentato alle numerose miniserie televisive dedicate in questi anni al musicista) e Appassionata (1997) un film pornografico di e con Asia Carrera ricordato tra i cultori del genere per i piercing nelle parti intime della protagonista. *Straordinario di Semiotica dei Media Direttore dell’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo Università Cattolica del S. Cuore in 1948, just after the war, there is an English remake (The Mozart Story) by Frank Wisbar, which, however, uses a great deal of the materials filmed by Hartl (indeed, the lead character is the same). And that is not all: in 1955 once again Hartl directs a remake of his film (Reich mir die Hand, mein Leben, which circulates on the British market with the more simple title of Mozart and is even nominated for an Oscar). There is, therefore, clear continuity in the fate of Mozart within mass culture, whether democratic or of a regime. On the other hand, the Italian viewer can identify the characteristic elements of Mozart as a pop icon by watching Melodie eterne, by Carmine Gallone, an enticing foretaste (the film was made in 1940) of the film genre Gallone is to dedicate himself to with such success after the war. The film is a well-balanced mix of photo-romance, Liebig figurettes, theatrical production (Mozart is the Blasetti-style Gino Cervi) and the music is Italian. An unforgettable sequence is when a skinny and nervous young man knocks on Mozart’s door asking for lessons; Mozart insists on an audition so the young man sits at the piano and plays a piece which, at a certain point, is accompanied by an invisible symphonic orchestra. «I cannot give you lessons». The young man «Why?» «I can’t teach you anything. You are a great artist». «Thank you. This is the best day of my life». «My pleasure. What’s your name?» «Ludwig Van Beethoven». During the 1960s and 70s there was a temporary eclipse for the Mozart character before it returned with Milos Forman’s Amadeus (1984), a film based on the Broadway hit by Peter Schaffer (who also wrote the script). This was a lavish production, which we can still easily interpret as a revival of Mozart as a pop icon, the gauche and mysterious expression of the Pure Genius. However, the character returns in other films during the Eighties: Noi tre (Pupi Avati, 1984), more similar to the sketchy and shadowy canons of much of our cinema; and the German Vergesst Mozart by Slavo Luther, dominated by the model of the theatre-inquiry of a television kind and, once again, based on the «mystery» of the composer’s death. The Austrian film by Juraj Herz, Wolfgang A. Mozart, can also be considered an extension of the success of Amadeus (related to the countless short television series dedicated to musician during this period) as can Appassionata (1997), a pornographic film by and with Asia Carrera which is remembered by lovers of this genre for the piercing of the lead figures private parts. 21 Focus On La «venezianità» di Mozart Alessandro Haber racconta il mese in laguna del Genio The «venetian side» of Mozart Alessandro Haber describes the month the Genius spent in Venice « Come diventare un vero veneziano in un mese»: questo è il titolo della singolare iniziativa che vede protagonista Mozart più come uomo che come genio delle note. Si tratta di uno spettacolo pensato per gli ultimi due giorni di Carnevale (per poi trasferirsi a Padova in marzo) che Paolo Cattelan ha ricavato – con la collaborazione drammaturgica di Susanna Armani – dal suo libro Mozart. Un mese a Venezia, e che vede il compositore austriaco inserito nelle rarefatte (e spesso piccanti) atmosfere lagunari. Il contorno fiabesco e malizioso probabilmente suggerisce a Mozart idee e spunti di capitale importanza per la sua produzione futura, e di certo diviene un elemento importante – spesso poco considerato nelle sue giuste dimensioni – che contribuisce a fornire materiali preziosi alla sua inesauribile ispirazione. A condurre questo racconto è la voce di Alessandro Haber, che ha entusiasticamente raccolto la Alessandro Haber sfida di fare da «narratore» e rendere conto di un intensissimo momento della vita di Mozart, tra giochi di società e seduzioni anche solo accennate che ben si stagliano nel panorama decadente e vitale della Serenissima giunta quasi alla fine dei suoi splendori. «Quello che mi accomuna a Mozart – dice Haber – non è la sua infinita genialità, ma sicuramente la voglia di assaporare la vita e la capacità di cogliere le occasioni di piacere, che si tratti di buon cibo o vino e anche (e soprattutto) di belle donne. In questo senso percepisco una vera e diretta affinità. E poi naturalmente l’impressione di felicità che Venezia gli provocava e che provoca a me, in questa eterna e magica sospensione in cui si è 22 « Come diventare un vero veneziano in un mese / How to become a true Venetian in one month»: this is the title of an unusual initiative with Mozart as protagonist but this time more as a man than a musical genius. The play is intended for the last two days of Carnival (before going to Padua in March), which, together with the dramaturgical collaboration of Susanna Armani, Paolo Cattelan based on his book Mozart. Un mese a Venezia / A month in Venice, which describes the Austrian composer’s stay in the rarefied (and often risqué) atmosphere of the city. The fairytale-like and adroit setting probably gives Mozart ideas and prompts that are of capital importance for his future work and it certainly becomes an important element, one that is frequently ignored in its right dimensions, that contributes to valuable new material for his inexhaustible inspiration. It is the voice of Alessandro Haber who tells this tale, enthusiastically accepting the challenge of acting as «narrator» and describing an extremely intense moment in Mozart’s life, amidst parlour games and seduction that are only barely hinted at, and that stands out in the decadent and vivacious panorama of the last days of the Venetian Republic’s splendour. «What I share with Mozart, says Haber, is not his infinite geniality, but his desire to savour life and the ability to make the most of pleasure, whether it is good food or wine and also, (and above all) beautiful women. There is a real, direct affinity in this sense. And then obviously there is this impression of happiness that Venice arouses in him, and also in me, in this eternal, magical Focus On calati in ogni stagione dell’anno». Lo spettacolo, ospitato il 27 e 28 febbraio nei bellissimi locali di Ca’ Rezzonico, oltre alla presenza scenica dell’attore, che funge da trade d’union grazie alle sue suggestioni interpretative, vede impegnati attori come Sandra Mangini, Michela Degano e Pietro Pilla, che danno forma ad alcune scene estrapolate, quasi evocate dalla narrazione, e l’ensemble L’Opera Stravagante che fornisce il contrappunto musicale eseguendo brani di Mozart, Vivaldi, Tartini e di anonimi veneziani del Settecento. A completare il ventaglio delle arti Luigi Gardenal con le sue pitture di scena live. (l.m.) Mozart. Come diventare un vero veneziano in un mese adattamento teatrale Paolo Cattelan e Susanna Armani con Alessandro Haber Padova – Palazzo Zabarella 13 marzo, ore 21.00 suspension in which one finds oneself no matter what the season». The performance, which takes place on February 27 th and 28 th in the beautiful rooms of Ca’ Rezzonico, not only offers the presence of Alessandro Haber on the set, acting as trade d’union thanks to his interpretative suggestions, but also actors such as Sandra Mangini, Michela Degano and Pietro Pilla, with some exceptional scenes that seem to have been extrapolated, almost evoked by the narration. Finally, the Opera Stravagante ensemble provides the musical background with passages by Mozart, Vivaldi, Tartini and anonymous Venetians from the Eighteenth centur y and Luigi Gardenal completes the variety of fine arts with his paintings of live scenes. (l.m.) Immagini di Ed Fella. Progetto grafico Studio Camuffo. 23