Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 1 10-08-2011 4:57:18 Immancabile appuntamento di metà agosto con Time in Jazz: da martedì 9 e fino al 16 il festival ideato e diretto da Paolo Fresu vive la sua ventiquattresima edizione. L’epicentro è naturalmente a Berchidda: qui pulsa il cuore organizzativo (l’associazione culturale Time in Jazz) e si concentra il grosso della programmazione, in particolare i concerti serali nella vasta arena allestita in piazza del Popolo. Ma, al solito, sono coinvolti anche altri centri del nord Sardegna: Olbia, Tempio Pausania, Codrongianos, Chilivani, Oschiri, Tula, Mores, Telti, Ittireddu, Pattada. Un circuito di concerti che nel mattino e nel pomeriggio fa tappa di volta in volta fra boschi, chiesette di campagna, spazi di particolare significato storico o naturalistico o rappresentativi del tessuto socio-culturale locale. Time in Jazz numero ventiquattro prosegue il percorso ideale dedicato ai quattro elementi naturali, inaugurato due edizioni fa: dopo Acqua e Aria, il cartellone è stavolta all’insegna della Terra, spunto tematico per una settimana come sempre carica di musica, in compagnia di artisti come il grande Ahmad Jamal, la cantante maliana Rokia Traoré, il virtuoso della kora Ballaké Sissoko in duo con il violoncellista francese Vincent Segal, Les Tambours de Brazza con la loro trascinante energia ritmica. E, ancora, i pianisti Bojan Z, lo spagnolo Chano Dominguez e il brasiliano Joao Donato, l’ensemble nippo-argentino Gaia Cuatro, Luciano Biondini e Javier Girotto, il quartetto Terre di Mezzo, Pierre Favre e il suo quartetto di percussioni alle prese con le pietre sonore dello scultore Pinuccio Sciola. Riflettori puntati anche su Paolo Fresu, naturalmente, “en solitaire” e con l’attore Marco Baliani, mentre all’Agnata, il consueto omaggio a Fabrizio De André quest’anno si gioca tutto in famiglia con Cristiano De André chiamato a interpretare, come nei suoi ultimi dischi, lo straordinario universo artistico dell’indimenticabile padre. Completano il cast musicale la Banda “Bernardo Demuro” di Berchidda, presenza ormai abituale del festival, l’immancabile gruppo composto dai migliori allievi della passata edizione dei Seminari Jazz di Nuoro, e, novità di quest’anno, quattro formazioni selezionate attraverso un apposito concorso (Time Out) per i dopoconcerto all’ex caseificio. Time in Jazz è un’associazione culturale senza fini di lucro, costituita nel 1997. I soci fondatori sono i volontari che per dieci anni, dal 1988 al 1997, hanno composto lo staff organizzativo del festival internazionale Time in Jazz di Berchidda. La scelta di fondare un’associazione, con sede a Berchidda, è stata dettata dalla necessita di rispondere, con una struttura meglio definita, alle crescenti esigenze di carattere organizzativo e gestionale. Time in Jazz ha potuto godere così di un riconoscimento dell’attività culturale svolta negli anni, da parte delle istituzioni locali e nazionali. Oltre all’organizzazione ed al coordinamento del festival internazionale Time in Jazz, l’associazione ha allargato nel tempo il proprio ventaglio di proposte e attività culturali. Nel 1998 nasce la rassegna Altri Tempi, dedicata al cinema sardo, al teatro e alla musica. Lo stesso anno prende il via Aprile non dormire, appuntamento dedicato alla presentazione di opere editoriali e teatrali. Tra i progetti editoriali dell’associazione anche la rivista quadrimestrale di arte e cultura contemporanea “Ziqqurat”. A queste attività si aggiunge quella di archiviazione del materiale prodotto e raccolto nel corso degli anni: un prezioso patrimonio di documenti e testimonianze - registrazioni audio e video, rassegne stampa, fotografie, manifesti - che compongono la memoria storica del festival e di un intero territorio. Riflesso diretto di questa attività di archiviazione è la pubblicazione di sette Cd tratti da altrettanti concerti svoltisi durante le passate edizioni. è di proprietà dell’associazione anche una collezione privata permanente di arte contemporanea in Sardegna. Oltre alla musica, come sempre, tanti altri appuntamenti e iniziative collaterali: il P.A.V., la sezione di Time in Jazz dedicata alle arti visive, che riapre i battenti dopo un anno di assenza forzata; la rassegna di film e documentari selezionati dal regista Gianfranco Cabiddu; la danza, con gli stage curati dalla coreografa Ornella D’Agostino e la compagnia Carovana s.m.i.; le varie attività di sensibilizzazione ambientale raccolte sotto l’insegna di “Green Jazz”. Dopo il successo della scorsa edizione, ritorna anche lo scrittore Flavio Soriga con il suo diario quotidiano del festival. E, per restare in ambito letterario, spazio a presentazioni di libri e a un bookshop in linea con i temi e i contenuti del festival, temi che faranno anche da spunto ai poeti improvvisatori Mario Masala e Bruno Agus nella tradizionale gara di poesia in lingua sarda. Chiuse le otto giornate berchiddesi, la musica continua con Time in Sassari, consueta appendice del festival in programma mercoledì 17 e giovedì 18 a Sassari, ma con tappe anche a Osilo, Sorso e Cheremule. Il gruppo Cordoba Reunion, il bandoneon di Daniele Di Bonaventura, il pianoforte di Natalio Mangalavite e quello di Gerardo di Giusto, saranno fra i protagonisti della quinta edizione della minirassegna che, sotto il titolo “Tierra y Fuego: Argentina mi amor”, accenna già al 2012 di Time in Jazz, quando il ciclo tematico del festival dedicato ai quattro elementi naturali si completerà nel segno del Fuoco. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 2 10-08-2011 4:57:30 Mai, almeno nella sua storia recente, il Giappone aveva vissuto un disastro sismico come quello che l’ha messo in ginocchio lo scorso marzo. Forse una risposta al perché delle grandi catastrofi non c’è, ma una riflessione sullo stato di salute del nostro pianeta è doverosa. Mentre scrivo, un referendum democratico decreterà il 12-13 giugno la fine o l’inizio di una nuova stagione nucleare e noi di Time in Jazz siamo contro il nucleare e a favore delle energie alternative, pur consapevoli delle difficoltà legate all’individuazione di nuove fonti energetiche. Di fatto il percorso intrapreso dal festival nel 2009 ci impone una coerenza con le scelte fatte. Coscienti che una manifestazione musicale come la nostra - che è seguita da un pubblico sempre crescente – possa suggerire un approfondimento sui temi in questione. La storia della nostra coscienza ambientale comincia nel 1997, quando Antonello Salis tenne un concerto all’interno della chiesetta campestre di Sant’Andrea che è rimasto nella memoria collettiva come uno dei momenti più emozionanti della storia di Time in Jazz. Mai fino ad allora un pianoforte era entrato fra quelle mura di granito e l’impressione fu quella di una musica dirompente e allo stesso tempo delicata che dialogava con quel luogo intriso di religiosità e di umanità. Ricordo poche cose di quella mattina. La prima è il caldo bestiale e l’odore acre del sudore: quello del numeroso pubblico che si era assiepato all’interno della chiesetta e quello di Antonello che sprizzava energia da tutti i pori. La seconda è il rumore sordo di un posacenere che si frantuma sul coperchio del pianoforte. Antonello non fece una piega e continuò ad accarezzare e a percuotere le corde dello strumento con le mani sanguinanti per le ferite inferte dalle schegge di vetro. Mani rosse come il fuoco della sua musica. La terza sono i visi del pubblico incredulo davanti a questo spettacolo e il pianto di Antonello provocato dall’emozione palpabile in quel luogo di culto. Il resto è storia. Ed è anche storia recente. Quella delle centinaia di concerti tenuti nelle altre chiesette, nelle più prestigiose basiliche romanico-pisane di tutto il nord Sardegna e nei luoghi naturali immersi nel nulla, tra boschi, laghi, riviere e graniti. Sui treni e nelle stazioni ferroviarie, sulle navi e negli aeroporti, negli ippodromi o tra le pietre dei nuraghi e delle Domus de janas. Dovessi andare a ritroso per rileggere la storia di questi 24 anni di festival direi che quel concerto a Sant’Andrea è stato forse il momento topico della nostra rassegna. Perché le ha dato dignità civile e perché l’ha realmente messa in relazione con il territorio e con la gente rendendola internazionale dal punto di vista del suo significato recondito. Quando nell’ormai lontano 1988 disegnai le linee guida del festival che stava per nascere, le idee erano poche ma chiare. Una di queste era il non volersi accontentare di un evento fine a se stesso, capace di rispondere solo a un’urgenza estetica o spettacolare. Sarebbe stato troppo poco e irrilevante per formulare una risposta convincente alla giusta domanda che si ponevano allora i miei concittadini: <perché fare un festival di jazz a Berchidda?>. Ora una risposta la abbiamo. Risposta che può mettere d’accordo tutti: volontari e appassionati, pubblico e artisti ma anche coloro che non amano necessariamente la musica o il jazz e che si scoprono sensibili ai problemi di oggi anche grazie a un festival che vuole far riflettere. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 3 Dopo aver peregrinato nelle due ultime edizioni intorno ai temi dell’acqua e dell’aria, quello della terra, purtroppo, non poteva essere più attuale. Perché il jazz è da sempre musica tellurica come il nostro pianeta. In perenne movimento e pronta a fratturarsi ogni qualvolta si crea un nuovo scontro/incontro lessicale e sonoro. Stavolta sarà dunque questo elemento a suggerirci le nuove alchimie sonore e artistiche di questa ventiquattresima edizione di Time in Jazz. E gli elementi non saranno più i quattro che stiamo trattando, ma i molteplici che hanno a che fare con lo stato della terra. Stato che cambia da luogo a luogo e da continente a continente, come la musica che vi si produce e che varia il suo umore in una frazione di secondo e secondo la fertilità dei luoghi che la ospita. Terra e musica argillosa, vulcanica, arida, fertile, torbacea, sabbiosa, grassa, secca, franosa, ubertosa, incolta, arata, dissodata, improduttiva… Terra e musica capaci di raccontare il difficile cammino dell’umanità di oggi, e in grado di fotografare tuttora, nella società industriale, informatica e metropolitana odierna, i lavoratori agricoli, i frutti, l’abbandono, il ritorno, il grembo terreno, le case fangose di quello che continuiamo a chiamare terzo mondo, i colori, le terre emerse o le porzioni della stessa. Porzioni spesso minacciate dalla mano dell’uomo. E allora per noi la terra ha il sentore dell’Africa e del Brasile. Dell’Argentina e dell’America nera. E’ un viaggio a ritroso nel tempo e nelle geografie, il nostro. Tesi tra l’arcaicità e la primitività del suono e la contemporaneità dei loop elettronici. Terra è per noi il declinare pensieri e promesse dettate da un suono migrante che viaggia dal Mali al Congo. Che raggiunge gli Stati Uniti soggiornando nel Brasile della samba, mettendo radici forti nella Tierra del Fuego argentina e cilena. Ma terra è anche sinonimo di percussione e di danza. Di telluricità e di stratificazioni geologiche come quelle documentate dalle pietre sonore di Pinuccio Sciola. Di ondulazioni gestuali e rituali come il flamenco o come la fisicità del rito africano. Questo è il nostro festival. Che dedichiamo quest’anno al popolo giapponese e ai popoli del Nord Africa, così vicini per geografia di terra e così lontani per libertà sognata e non ancora raggiunta. <La terra ridà quel che si dà>, dice un saggio proverbio, e ciò sarà da monito per tutti noi. Fortuna che ne esiste un altro che recita: <La terra si ammala ma non muore>. E’ in questa prospettiva che ci accingiamo a sviluppare non solo il tema di quest’anno ma anche il prossimo del 2012 dedicato al fuoco. Non a caso l’edizione numero cinque di Time in Sassari ha come titolo “Tierra y Fuego: Argentina mi amor”. Perché quella porzione di mondo è la Tierra del fuego e perché terra e fuoco sono da sempre in simbiosi. Il terribile rogo di Oschiri, Berchidda e Monti di Luglio e la tragedia di Curraggia del 1983, l’incendio nelle campagne di Tempio Pausania in cui morirono nove persone che tentavano di spegnere le fiamme, sono troppo recenti per essere dimenticati e per non indurci ancora una volta a una riflessione profonda sull’uomo e sulle sue responsabilità nei confronti del pianeta in cui viviamo. Metteremo a ferro e fuoco il mondo, se necessario, in difesa del luogo che ci ospita e in difesa di un festival che compirà venticinque anni il prossimo anno con le incertezze di sempre! Paolo Fresu 10-08-2011 4:57:32 Ballakè Sissoko e Vincent Segal Musica da camera tra due continenti A inaugurare questa ventiquattresima edizione di Time in Jazz, martedi 9 alle 21 nella splendida cornice della basilica romanica di Saccargia, nei pressi di Codrongianos, sarà un concerto all’insegna dell’armonia e dell’incontro tra culture: protagonista il duo formato dal musicista maliano Ballakè Sissoko e dal violoncellista francese Vincent Segal. Maestro della kora (l’arpa della musica tradizionale africana), improvvisatore e compositore, Ballakè Sissoko proviene da una famiglia di griot, i poeti/cantori del Mali che hanno il compito di preservare e tramandare la tradizione orale e musicale degli antenati; nel corso della sua brillante carriera le sue 21 corde hanno incrociato il percorso di artisti come Taj Mahal o del pianista Ludovico Einaudi, mentre il violoncellista Vincent Segal, pur provenendo da una formazione classica, ha sempre condotto ricerche sperimentali sul proprio strumento, arrivando così ad affiancare, come accompagnatore, arrangiatore e/o produttore, artisti diversissimi tra loro, come Cesaria Evora, -M-, Blackalicious, Piers Faccini, Sting e Marianne Faithfull. Provenienti entrambi da un background musicale plurisecolare (la tradizione griot mandinga per Sissoko, la scuola classica per Segal), i due musicisti, già compagni di etichetta discografica (incidevano entrambi per la Label Bleu), hanno instaurato una solida amicizia da cui ha preso vita un progetto sfociato due anni fa nell’album “Chamber music”: un’opera di grande sensibilità e delicatezza, in cui è sviluppata ai massimi livelli l’arte della conversazione basata sulla comprensione reciproca, sull’attenzione di ogni musicista nei riguardi dell’altro, sulla capacità di ascolto e comunicazione. Qui i due artisti hanno saputo coniugare, fondere e riplasmare il rispettivo bagaglio culturale, uscendo da ogni possibile schema precostituito, ponendosi come unico obiettivo il piacere del dialogo musicale, con una complicità tale che kora e violoncello sembrano esprimersi quasi come un’unica voce. Registrato al Moffou Studio, in Mali, “Chamber Music” è stato arricchito anche dall’apporto di Awa Sangho alla voce, Mahamadou Kamissoko allo ‘ngoni, Fassery Diabaté al balafon, e Demba Camara al karignan, amici che Sissoko e Segal hanno saputo portare sulla loro stessa linghezza d’onda, coinvolgendoli nel naturale fluire del dialogo musicale. All’indomani del concerto d’apertura a Saccargia, il duo sarà di scena mercoledì 10 a mezzogiorno nel cuore del bosco di Semida, sul versante del monte Limbara che dà su Berchidda, per un nuovo incontro musicale in piena armonia anche con i suoni, i colori e i profumi della natura. Gaia Cuatro L’incontro inatteso tra Argentina e Giappone A rappresentare un ideale di musica senza confini, in questa edizione del festival nel segno della Terra, arriva Gaia Cuatro, formazione tra due continenti che unisce le sonorità ardenti dell’Argentina con la raffinata tradizione musicale del Giappone. Il progetto ha preso vita dall’incontro tra due nomi di spicco del jazz nipponico – la violinista Aska Kaneko e il percussionista Tomohiro Yahiro – con il pianista argentino Gerardo Di Giusto e il suo connazionale Carlos “el tero” Buschini al contrabbasso: quattro musicisti che portano l’arte dell’improvvisazione all’eccellenza, con una libertà tonale lontana dalle convenzioni stabilite, lavorando alla definizione di una musica totalmente inedita, ma allo stesso tempo sorprendentemente familiare. Nata a Tokyo da una famiglia di artisti, la violinista e compositrice Aska Kaneko inizia a suonare all’età di quattro anni, ricevendo importanti riconoscimenti fin dall’adolescenza. È alla guida di numerosi ed importanti progetti musicali come l’Aska Strings Project, l’Asian Fantasy Orchestra e The Asian Bow String Orchestra, mentre, tra le sue collaborazioni più recenti, compare quella con diversi artisti giapponesi, racchiusa nell’album “Betweenness”, e il suo quartetto di cui fa parte Tomohiro Yahiro, che affianca Aska anche nel Gaia Cuatro. Originario di Tokyo, il percussionista ha un background musicale eclettico, che va dal rock, alla musica latina, al jazz: tra le sue numerose collaborazioni si contano, tra le altre, quelle con musicisti come Yosuke Yamashita, Shigeharu Mukai, Kazumi Watanabe, Lisa Ono, col gruppo rock Jagatara e con Shakushain, uno dei gruppi jazz più importanti del Giappone. Lavora anche con numerosi musicisti stranieri come Joyce, Jorge Cumbo, Pedro Azunar, Alex Acuna. Sul versante latinoamericano di Gaia Cuatro convergono l’energia del pianista e compositore Gerardo Di Giusto e del contrabbassista Carlos ‘el tero’ Buschini, entrambi argentini ed eredi della tradizione musicale della loro terra, sempre presente nei loro progetti, tra cui Cordoba Reuniòn, insieme a Javier Girotto (sax) e Minino Garaÿ (percussioni), in scena a Time in Sassari il 18 agosto (Piazza Santa Caterina, ore 21.30). Con tre album all’attivo, “Gaia” (2004), “Udin” (2006), e “Haruka” (2009), la formazione nippo-argentina sarà protagonista di un primo concerto mercoledì 10 agosto (alle 18) sul sagrato della chiesa di San Giovanni a Pattada; poi a Berchidda, all’ex-caseificio, la sera dell’11 agosto (ore 21 ), con Paolo Fresu ospite. Infine, calato il sipario su Time in Jazz, Gaia Cuatro sarà ancora di scena il 17 agosto (alle 21.30), sul palco di Piazza Santa Caterina a Sassari per il consueto prolungamento del festival nella città turritana. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 4 10-08-2011 4:57:35 Luciano Biondini e Javier Girotto Fra tango e jazz Jazz e tradizioni musicali argentine si incontrano e si stringono in un abbraccio vigoroso, come in un tango impetuoso e improvviso, in questo duo di scena la mattina di venerdì 12 (alle 11) nella Basilica di San Simplicio a Olbia. E’ un sodalizio artistico, quello di Javier Girotto e Luciano Biondini, che conta undici anni di attività e due album: il secondo, “Terra madre” (del 2005), presta il titolo al loro concerto e testimonia bene la poetica del duo: musica che prende spunto dall’Argentina e dalla musica mediterranea, terreno di ricerca per un discorso lirico e coinvolgente che supera i confini del jazz. Intesa ed energia sono le componenti fondamentali delle loro performance: i due propongono una musica originale, stendendo nuovi ponti tra jazz e tango, libera improvvisazione e scrittura, un universo musicale raffinato e malinconico che sa parlare al cuore come alla testa. Luciano Biondini, uno dei più apprezzati fisarmonicisti sulla scena nazionale, arriverà all’appuntamento con Javier Girotto reduce dall’esibizione solitaria del 10 mattina, alle 9, al Laghetto Nunzia, nella foresta demaniale del Monte Limbara sud, sopra Berchidda. E lo ritroveremo ancora venerdì 12, ma nel pomeriggio (ore 18), a Mores, nella chiesa di Santa Lucia, stavolta nei ranghi del quartetto Terre di Mezzo. Umbro di Spoleto, classe 1971, Luciano Biondini inizia a studiare la fisarmonica all’età di dieci anni. Dopo una formazione orientata verso studi classici con numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, si avvicina al jazz nel 1994 dopo aver conosciuto il chitarrista Walter Ferrero. Nel suo bagaglio di esperienze, tante collaborazioni importanti con musicisti come Tony Scott, Enrico Rava, Gabriele Mirabassi, Michel Godard, Patrick Vaillant, Rabih Abou-Khalil, sia in concerto che in studio di registrazione. Anche Javier Girotto è atteso da più di un impegno al Time in Jazz: sabato 13 un sax solo a Telti, nella chiesa di San Bachisio (ore 18); giovedì 18, invece, a Sassari, in piazza Santa Caterina, con il quartetto tutto argentino Cordoba Reuniòn, per l’ultimo concerto di Time in Sassari. E’ appunto a Cordoba che Javier Girotto è nato nel 1965 da una famiglia di origine pugliese. Ed è in Italia che si trasferisce, venticinquenne, dopo quattro anni di studi al Berklee College of Music che gli spalancano le porte del mondo del jazz. Incide il suo primo cd, “Homenaje”, nel 1995 con Bob Mintzer e Randy Brecker come special guest. In questo stesso periodo nasce il gruppo per il quale i sax soprano e baritono di Girotto sono maggiormente conosciuti, il quartetto Aires Tango, con cui inciderà negli anni a seguire ben dieci dischi. Ma per l’instancabile sassofonista c’è spazio per tanti altri progetti (la già citata Cordoba Reuniòn, il duo con Luciano Biondini e quello con il bandoneonista Daniele Di Bonaventura, il Trio G.S.M. con Peppe Servillo e Natalio Mangalavite) e collaborazioni, come quelle con la prestigiosa Orchestre National du Jazz francese e con tanti protagonisti del jazz italiano, tra cui Enrico Rava, Roberto Gatto, Gianluca Petrella e Rita Marcotulli. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 5 10-08-2011 4:57:38 Marco Baliani e Paolo Fresu Parole e musica per raccontare “Kohlhaas”, il mercante di cavalli Uno dei protagonisti del teatro narrativo italiano, Marco Baliani, nella riproposizione di uno spettacolo tra i più riusciti e noti del suo repertorio, “Kohlhaas”, monologo tratto da un racconto di Heinrich von Kleist. Ad accompagnare l’attore e regista piemontese, quattro anni dopo la precedente apparizione a Time in Jazz, sarà ancora Paolo Fresu, che ha conosciuto e inaugurato il suo rapporto artistico con Baliani nel 2006 in occasione del progetto “Mapenzi Tamu / L’amore buono”, assieme ai ragazzi di strada di Nairobi e in collaborazione con l’Amref. L’appuntamento è per mercoledì 10 alle 21 all’ippodromo di Chilivani, sfondo ideale per rileggere con parole e musica “Michael Kohlhaas”, il testo dello scrittore romantico tedesco datato 1810. Si tratta infatti del racconto di una storia realmente accaduta, nella Germania del Cinquecento, di un mercante di cavalli, appunto, vittima della corruzione dominante nella giustizia statale. La spirale di violenza generata dal sopruso subito da Kohlhaas offre a Baliani lo spunto per una riflessione sulla giustizia e sulle conseguenze morali che può comportare la reazione dell’individuo all’ingiustizia. Baliani, attraverso la sua mimica, la sua gestualità, riesce a coinvolgere anche lo spettatore più distratto, facendogli immaginare i cavalli del protagonista, le sue paure, la sua sete, la sua vana attesa di giustizia e la decisione finale di scegliere il cappio di una forca. Ma a rendere più realistico il racconto, a Chilivani, contribuirà non solo l’originale location dello spettacolo, ma anche e soprattutto le presenza di un gruppo di cavalli e cavalieri che entreranno in scena per sottolineare con esercizi e coreografie ideate ad hoc i passi più salienti e coinvolgenti della storia. Protagonisti in sella i cavalieri del Centro Ozierese di equitazione che opera nelle strutture annesse all’ippodromo. Scritto nel 1990 con Remo Rostagni, “Kohlhaas” è ormai un cult della produzione teatrale narrativa italiana; lo straordinario successo di pubblico e critica ottenuto da questo lavoro sin dalla sua comparsa ha dato un impulso decisivo alla diffusione di un genere ora assai familiare al grande pubblico, il teatro di narrazione, grazie anche alla popolarità di altri autori-attori come Marco Paolini, Lella Costa e Ascanio Celestini. Nato a Verbania nel 1950, Marco Baliani ha mosso i primi passi nel mondo del teatro con spettacoli per ragazzi con la compagnia “Ruotalibera”, da lui fondata nel 1975. In seguito, per un pubblico adulto, ha scritto, diretto o interpretato numerosi spettacoli. Tra i monologhi, oltre a “Kohlhaas”, ricordiamo “Tracce” (1996, dall’omonimo saggio di Ernst Bloch), “Corpo di stato” (1998, sull’omicidio Moro) e “Lo straniero” (2003, da Camus). Attivo anche nel cinema, ha lavorato con registi come Mario Martone (“Teatri di guerra”, 1996), Francesca Archibugi (“Domani”, 2000), Cristina Comencini (“Il più bel giorno della mia vita”, 2001), Roberto Andò (“Viaggio segreto”, 2006), Andrea Molaioli (“La ragazza del lago”, 2007). Nel 2004 ha pubblicato per Rizzoli il suo primo romanzo, “Nel regno di Acilia”. Dal 2002 ha avviato un progetto di volontariato artistico con Amref, “Acting from the street”, con venti ragazzi di strada di Nairobi e due spettacoli, “Pinocchio nero”, nel 2004, e “L’amore buono”, nel 2006. Les Tambours de Brazza Dalla nave alla festa finale con Les Tambours de Brazza e i loro ritmi trascinanti Tra i portavoce dell’Africa in questa edizione di Time in Jazz dedicata alla Terra, non potevano mancare i congolesi Tambours de Brazza con i loro trascinanti ritmi tellurici. Guidato dal carismatico batterista Emilie Biayenda, il gruppo all’insegna delle percussioni approderà a Golfo Aranci il 12 agosto, dopo la consueta traversata marittima a bordo di una nave della Corsica Sardinia Ferries in viaggio da Civitavecchia (partenza alle 14:15) al porto sardo di Golfo Aranci (arrivo ore 19:30), per poi animare le strade di Berchidda nei giorni successivi con le parate che anticipano i concerti serali, fino ad approdare all’elettrizzante spettacolo della festa finale sul palco in Piazza del Popolo, nella seconda parte della serata di ferragosto (h 23.00). Batterista, percussionista e compositore eclettico (co-fondatore del gruppo di musica arabo-andalusa Ifriqiya e batterista del Phonétics Quintet di Benoit Delbecq), Emilie Biayenda, affascinato dal patrimonio musicale dell’Africa centrale, ha esplorato le possibilità di sposare i ritmi jazz con le tradizioni musicali locali, creando laboratori introduttivi e di formazione con i giovani provenienti da vari quartieri della città di Brazzaville, e adattando le tecniche tradizionali del tamburo “Ngoma” alla musica moderna. E’ da questo esperimento che nel 1991 è nato il gruppo Les Tambours de Brazza, che da allora ha riscosso grande successo a livello internazionale. Costretta all’espatrio in Benin e poi in Francia, a causa della guerra civile in Congo, la formazione ha approfittato di questo cambiamento per ampliare il repertorio, e integrare progressivamente altri elementi musicali, come la batteria, il basso, e la chitarra. Maghi del ritmo e del corpo, i Tambours de Brazza riprendono la gestualità e i riti ancestrali africani, ma non si tratta di artisti tradizionali: la musica moderna è molto presente nel loro lavoro, ammiccando qua e là al rap o al reggae, offrendo uno spettacolo completo e contemporaneo, e consacrando il tamburo come uno strumento che sfida i tempi. Nella loro musica risuonano i ritmi delle etnie del Congo e le influenze di batteristi decisamente moderni, e si ritrovano le gioie e i dolori della gente, i riti e le danze dell’Africa, suoni e ritmi che si insinuano come pulsazioni vitali, danze che inventano nuovi linguaggi non tradizionali, costumi che illuminano la scena di mille colori. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 6 10-08-2011 4:57:44 Pierre Favre in cooproduzione con Fra sculture e percussioni con Pierre Favre, il suo quartetto e le pietre sonore di Pinuccio Sciola La giornata di giovedì 11 comincia nel suggestivo (e inedito per Time in Jazz) scenario dell’area archeologica di Santo Stefano, nella campagna di Oschiri, con il suo interessantissimo altare rupestre. Qui, alle 11 del mattino, alla testa del suo quartetto di percussioni, apre la sua serie di apparizioni al festival lo svizzero Pierre Favre, uno dei musicisti che hanno contribuito maggiormente a definire l’identità del nuovo jazz europeo e a emancipare le percussioni dal loro convenzionale ruolo ritmico, facendole diventare un veicolo di ritmo e melodia “a tutto tondo”. Raramente si è trovato nel jazz qualcuno che suonasse le percussioni così “silenziosamente”: musicista di grandissima sensibilità e originalità, maestro di spazi vuoti e pause, Pierre Favre è un autentico poeta delle percussioni. Il suo set di strumenti forma un universo sonoro unico e personale che si può apprezzare al meglio nelle sue esibizioni in solo, come quella di cui sarà protagonista la mattina di sabato 13 (alle 11) alle Fonti di Rinaggiu a Tempio Pausania. Quasi un salto indietro nel tempo, invece, l’impegno che lo attende la sera dopo sul palco berchiddese di piazza del Popolo (ore 21:30): Pierre Favre ritrova infatti il compagno di una memorabile avventura musicale al centro di una lontana edizione di Time in Jazz, quella del 1996: Pinuccio Sciola. Il grande scultore sardo (di San Sperate) riporta in dote le sue pietre sonore sul palco su cui debuttarono in un contesto concertistico, affidandole proprio allo stesso esecutore di quindici anni fa, Pierre Favre, stavolta in compagnia degli altri membri del suo quartetto di percussioni: Christian Jaeger, Markus Lauterburg e Valeria Zangger. Coprodotto con il festival I suoni delle Dolomiti, il progetto arriva a Berchidda quattro giorni dopo la “prima” al passo di Lavazé, in Trentino, a 1.800 metri di quota. è un rapporto davvero speciale quello che lega Pinuccio Sciola con l’universo dei suoni da quando, intorno alla metà degli anni Novanta, la sua ricerca artistica si è dedicata con crescente consapevolezza alla produzione delle pietre sonore: monoliti di basalto scolpiti attraverso profonde incisioni e fenditure longitudinali che, percosse, pizzicate o semplicemente accarezzate, vibrano, emettono suoni di intensità, frequenza e timbro differenti. Sono sculture, insomma, che paiono realizzare la magia di dare vita e voce alla pietra, di sprigionare l’anima stessa della terra dalla materia inerte. Le pietre sonore hanno appassionato da subito non solo gli ambienti dell’arte, ma anche il mondo della musica. E così, mentre fanno bella mostra di sé in esposizioni in Italia e all’estero o in spazi come l’Auditorium Parco della Musica di Roma progettato da Renzo Piano, sono diversi i musicisti, di area “colta” e non, che le hanno sperimentate per trarne suoni, come il violista Maurizio Barbetti, i performer Pietro Pirelli, il compositore genovese Riccardo Dapelo e il sassarese Antonio Doro. Sciola Pinuccio Sciola, artista di fama internazionale, dopo gli anni di formazione, in Italia e all’estero, nel 1968 inizia l’attività di muralista e progetta di trasformare San Sperate, suo paese natale, in “paese museo”. Nel 1973 l’UNESCO si interessa ai murales di San Sperate e invita Pinuccio Sciola a recarsi in Messico. Durante questo soggiorno incontra il grande muralista David Alfaro Siqueiros dal quale attinge i segreti e il fascino della cultura pre-colombiana. Dopo aver dato vita ad una scuola-laboratorio a San Sperate nel 1978, effettua un viaggio di studio in Africa attraverso la foresta equatoriale, dall’Uganda fino allo Zaire. Negli anni Ottanta allestisce varie personali ed espone in numerose città italiane ed europee. Tra il 1986 e 1987 espone nei musei d’arte moderna più importanti della Germania. Nel 1996 nascono le Pietre sonore, esposte per la prima volta nel 1997 a Berchidda. Nel 2000 sue opere sono ad Hannover e all’Havana. Nel 2002 il Müvészet-Malom Szentendre di Budapest gli dedica una grande mostra antologica e, agli inizi del 2003, Sciola inizia una collaborazione con l’architetto Renzo Piano, che sceglie una imponente pietra sonora per la Città della Musica a Roma. Nell’estate dello stesso anno, Sciola espone una nuova serie di monumentali sculture sonore ad Assisi. Alla fine del 2003 è presente con sue opere monumentali allo Spazio Thetis di Venezia e nel 2004 inaugura una grande mostra personale in Lussemburgo. Sciola è presente oggi con le sue opere in numerose collezioni pubbliche e private in tutta Europa e le sculture sonore - veri e propri strumenti musicali e fonte di ispirazione per artisti, musicisti e compositori vengono esposte in tutto il mondo. Manifatture Sonore Giovedì 11 agosto Berchidda, Spazio ex-Cooperativa “La Berchiddese” - ore 23.00 Manifattura Sonora nell’ex fabbrica di formaggi A chiudere la terza giornata di Time in Jazz, lunedì 11 (intorno alle 23), nell’area dell’ex-Caseificio (alle 23), sarà il gruppo formato dai migliori allievi del Seminario Jazz di Nuoro. Al termine di ogni edizione, l’iniziativa didattica nuorese, varata nel 1989 da Paolo Fresu insieme alla compianta Antonietta Chironi, assegna una borsa di studio ai corsisti più meritevoli di ciascuna classe di strumenti, invitandoli a unirsi in un gruppo e a suonare insieme in un percorso concertistico che, fra le varie tappe, prevede appunto la partecipazione al festival di Berchidda. Quest’anno è il turno di Manifattura Sonora, formazione che vede alla voce Francesca Biancoli, Daniele Richiedei al violino, Nicola Cellai alla tromba, Jacopo Albini al sassofono, Daniele Bartoli alla chitarra, Laura Sassu al pianoforte, Edoardo Meledina al contrabbasso, Giovanni Paolo Liguori alla batteria. Dopo Berchidda, spetterà ancora a loro il compito di aprire a Nuoro, il 24 agosto, la rassegna di concerti collaterale ai corsi del Seminario jazz. Manifattura Sonora sarà inoltre impegnata, col rinforzo di uno “special guest”, nella registrazione di un cd, il quinto prodotto dall’Ente Musicale di Nuoro, con i gruppi dei migliori allievi dei corsi, a suggello della loro esperienza nuorese, con l’augurio che sia il primo di una lunga serie e viatico per una carriera ricca di successi. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 7 10-08-2011 4:57:51 Cristiano De André Di padre in figlio: all’Agnata Cristiano canta Fabrizio Il pomeriggio di giovedì 11 (ore 18) ritorna uno degli eventi tradizionalmente più attesi del festival: il concerto con cui Time in Jazz (per la settima edizione consecutiva) rende omaggio al ricordo di Fabrizio De André nei giardini dell’Agnata, la tenuta vicino a Tempio Pausania che fu uno dei principali luoghi di ritiro del cantautore genovese (e che da tempo è un rinomato albergo rurale destinato al turismo di qualità). Ma stavolta l’appuntamento organizzato in collaborazione con la Fondazione Fabrizio De André assume un significato davvero particolare: dopo Danilo Rea, Maria Pia De Vito e Rita Marcotulli, Gianmaria Testa con Lella Costa e Paolo Fresu, Ornella Vanoni, Morgan e Teresa De Sio, protagonisti nelle precedenti edizioni, questa volta spetta a Cristiano De André il compito di rileggere il repertorio di Faber, ma con gli occhi di figlio e di artista. Un compito che lo vede sempre più impegnato da due anni a questa parte, come dimostrano i tour e i due album discografici all’insegna di “De André canta De André” pubblicati nel 2009 e l’anno scorso, e che all’Agnata svolgerà accompagnandosi al pianoforte, alla chitarra acustica e al buzuki insieme a Osvaldo Di Dio (chitarra acustica e classica) e Luciano Luisi (pianoforte e chitarra acustica). Nato a Genova nel 1962, Cristiano cresce in un vivace ambiente culturale, dove teatro e musica sono componenti quotidiane. Si avvicina prestissimo allo studio della chitarra e del violino, iniziando ad esibirsi dal vivo dai primi anni ‘80 insieme al gruppo Tempi Duri: con questa formazione Cristiano accompagnerà il padre Fabrizio in alcuni suoi tour. Dal 1985 intraprende la carriera solistica partecipando tra le nuove proposte al Festival di Sanremo, dove vince il premio della critica. Due anni dopo esce il suo primo album, seguito da “L’albero della cuccagna” (1990) e “Canzoni con il naso lungo” (1992). Nel 1993 torna al Festival di Sanremo, questa volta nella categoria “campioni”, riscuotendo un grandissimo successo di pubblico e critica per il brano “Dietro la porta”. Considerato il disco della piena maturità artistica, nel 1995 esce “Sul confine”, frutto di un lungo periodo di ricerca professionale e personale, che vede la collaborazione, tra gli altri, del padre Fabrizio nel brano “Cose che dimentico”. Nel 2001, due anni dopo la scomparsa di Faber, Cristiano pubblica “Scaramante”, un disco intenso con cui vince il Premio Lunezia come miglior album. Torna al Festival di Sanremo nel 2003 con il brano “Un giorno nuovo”, cui segue l’omonima raccolta di brani del suo passato artistico arrangiati ad hoc e proposti in versione live. Negli anni a seguire si dedica alla Fondazione Fabrizio De André riappropriandosi del suo patrimonio umano ed artistico, con la svolta, nel 2009, che lo porterà al progetto “De André canta De André”, iniziato con un tour, e sfociato poi nei due album, di cui offrirà un assaggio nel concerto all’Agnata. In collaborazione con la Fondazione De André e la partecipazione di Enoteca Demuro e Fratelli Naseddu. Terre di mezzo Viaggio tra le sonorità del Mediterraneo Nel pomeriggio del 12 agosto (ore 18) Time in Jazz fa tappa a Mores, nella chiesa di Santa Lucia, con il quartetto Terre di Mezzo: un nome che evoca le influenze musicali del gruppo, ispirate ai colori etnici del Mediterraneo, ma senza mai abbandonare le radici del jazz, matrice comune a tutti i componenti del gruppo. Attiva dal 1995, la formazione trae la sua particolare identità musicale dalla fusione tra le eterogenee esperienze musicali dei suoi componenti, che spaziano dal jazz, alla musica classica, alla world music. Al sassofono Emiliano Rodriguez, che ha al suo attivo numerose esibizioni con prestigiose orchestre (Teatro alla Scala, Rai di Torino, Opera di Roma) e collaborazioni con importanti jazzisti, tra cui Gianluigi Trovesi, Paolo Fresu e Enrico Rava; alla fisarmonica Luciano Biondini, uno dei più apprezzati specialisti dello strumento a mantice sulla scena nazionale, con prestigiose collaborazioni, tra cui quelle con Rabin Abou-Kahlil, Ernst Rejseger, Enrico Rava, Javier Girotto (con cui lo vedremo in duo la mattina del 12 a Olbia) e concerti nei più importanti festival nazionali e internazionali. La sezione ritmica vede al contrabbasso Roberto Bartoli, sul fronte del jazz dal 1975, che tra le sue numerosissime collaborazioni conta quelle con Massimo Urbani, Bob Berg, Mike Stern, David Liebman, Steve Swallow; dietro piatti e tamburi siede invece il romano Ettore Fioravanti, classe 1958, batterista di grande esperienza, attivo sia con progetti propri (come il gruppo Belcanto), sia come sideman: titolare nel quintetto “storico” di Paolo Fresu, conta collaborazioni durature anche con Roberto Ottaviano, Paolo Damiani, Piero Bassini e Gian Luigi Trovesi. Formazione dai confini volutamente elastici, Terre di Mezzo trova nei frequenti contributi proprio Trovesi, un ideale ampliamento della propria ricerca indirizzata verso la fusione degli stili popolari con il linguaggio jazzistico. Dal 1995 ad oggi il gruppo, oltre a due album all’attivo (“Terre di mezzo” e “Faro”) vanta la partecipazione a numerose rassegne e festival in Italia (Siena Jazz, Clusone Jazz Festival, Crossroads, I Concerti del Quirinale – RAI 3, Along Come Jazz, Rossini Opera festival, Concerti al Conservatorio di Milano, Terni Jazz, ecc.), e ha tenuto concerti in Europa e Africa riscuotendo ovunque calorosi consensi di critica e pubblico. in collaborazione con Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 8 10-08-2011 4:57:58 Ahmad Jamal Col quartetto del grande Ahmad Jamal al via i concerti in Piazza del Popolo I riflettori del palco “centrale” in piazza del Popolo si accenderanno per la prima volta in questa edizione di Time in Jazz la sera di venerdì 12 (ore 21:30) per illuminare uno dei protagonisti più attesi del festival: Ahmad Jamal. Ottantun anni appena compiuti (è nato a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 2 luglio 1930), tra i massimi interpreti del pianoforte jazz moderno, sarà a Berchidda alla testa di un quartetto con James Cammack al contrabbasso, Herlin Riley alla batteria e Manolo Badrena alle percussioni. “L’architetto”, “Il profeta”, “Ahmad il magnifico”,”Il mago del pianoforte”,”Il Maestro”,”Il mostro con due mani destre”: sono alcuni dei soprannomi con cui gli addetti ai lavori hanno reso onore alla statura artistica del pianista e compositore americano. Noto per la sua eccezionale padronanza tecnica e per il sound inconfondibile, Ahmad Jamal è stato un talento precoce: bambino prodigio, ha iniziato a suonare il piano a soli tre anni per intraprendere, a sette, gli studi ufficiali. Allievo della famosa cantante e insegnante afroamericana Mary Cardwell Dawson e del pianista James Miller, a diciassette anni, dopo il diploma alla Westinghouse High School, comincia a girare con la sua musica, facendosi notare dalla critica per le sue esibizioni in solo. Nel 1951 forma il suo primo trio e viene ingaggiato dalla Okeh Records. Già affiancato dal contrabbassista Israel Crosby, nel 1956 sostituisce il chitarrista Ray Crawford con un batterista. Con Vernell Fournier dietro piatti e tamburi, il trio registra nel ‘58 l’album But Not For Me che include anche Poinciana – destinata a diventare il suo “marchio di fabbrica” - e che (sorprendentemente per un album jazz) resterà nella Top Ten per ben 108 settimane. Il successo permette a Jamal di realizzare un sogno, aprire un ristorante/club, l’Alhambra, a Chicago, dove il trio può esibirsi stabilmente, raffinando un proprio sound compatto ed esaltando le caratteristiche salienti del pianista, le sue innovazioni ritmiche, le colorate percezioni armoniche, la ricchezza melodica e armonica della sua mano sinistra. Diventato famoso anche per una serie di standard insoliti e di proprie composizioni, Ahmad Jamal ha colpito e influenzato, tra gli altri, anche il grande Miles Davis, che nella sua autobiografia avrebbe elogiato le speciali qualità artistiche del pianista di Pittsburgh e riconosciuto la sua influenza. In effetti, negli album registrati dal Miles Davis Quintet tra la metà e la fine degli anni Cinquanta, figurano molti brani registrati in precedenza da Jamal: Squeeze Me, It Could Happen To You, But Not For Me, Surrey With -The Fringe On Top, Ahmad’s Blues, On Green Dolphin Street e Billy Boy. Tanti i riconoscimenti e le gratificazioni raccolti anche in tempi recenti. Nel 1994, Ahmad Jamal ha ricevuto il premio dell’American Jazz Masters fellowship dal National Endowment for the Arts (Fondo Nazionale per le Arti). Lo stesso anno è stato nominato “Duke Ellington Fellow” all’Università di Yale. The Essence, album del 1996 con George Coleman al sax tenore, ha conquistato la critica, che lo ha definito “storico”, così come il mercato discografico, dove ha raggiunto vendite eccezionali. In Francia, oltre a ricevere un premio “Django”, il disco ha conquistato il riconoscimento “Choc”. Sempre in Francia, nel giugno del 2007, il governo transalpino attraverso il ministro della Cultura Renaud Donnedieu de Vabres, ha nominato Ahmad Jamal “Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres” (tra i predecessori artisti del calibro di William Faulkner, Ralph Waldo Emerson, Jackson Pollock, Ella Fitzgerald e Allen Ginsberg). L’anno dopo, l’album “It’s Magic”, considerato uno dei suoi migliori lavori e salutato dalla critica come il clou della sua carriera, ha scalato la classifica Top Jazz Albums di Billboard, la iTunes Jazz Top 10, e si è poi piazzato al secondo posto sulla Jazz Week Radio Chart in Francia. Ahmad Jamal è stato anche insignito del premio per il miglior album internazionale da Les Victoire du Jazz, la versione francese dei Grammy. Pubblicato nel gennaio del 2010, il suo ultimo disco, “A Quiet Time”, è stato disco dell’anno su Jazz Radio, mentre l’antologico “The Complete Ahmad Jamal Trio Argo Sessions 1956-1962”, uscito sei mesi dopo, è stato riconosciuto come la miglior riedizione dalla French Jazz Academy. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 9 10-08-2011 4:58:00 Chano Domínguez Tra flamenco e jazz il “Piano Ibérico” di Chano Domínguez Sabato 13 doppio set all’insegna del pianoforte sul palco centrale di piazza del Popolo. Apre (ore 21:30) il “cuarteto flamenco” di Chano Domínguez con Blas Córdoba “El Kejío” (voce, palmas), Daniel Navarro (taconeo, palmas) e Israel Suárez “Piraña” (percussioni). Ma ci sarà modo di apprezzare il pianista andaluso (di Cadice) anche nel concerto solistico che lo attende l’indomani mattina (domenica 14, alle 11) al Parco eolico “Sa turrina manna” di Tula. Classe 1960, Chano Domínguez ha iniziato a suonare la chitarra da autodidatta a otto anni, imparando dai dischi di suo padre, grande appassionato di flamenco. A dodici entra in contatto con la tastiera dell’organo a canne della sua parrocchia, dove cantava nel coro, e più tardi inizia a suonare il piano in diversi gruppi di musica popolare e commerciale. Col gruppo CAI inizia a comporre e incide tre dischi, diventando uno dei maggiori esponenti del rock andaluso. La band si scioglie nel 1981 e Chano si avvicina sempre di più al jazz. Col suo nuovo gruppo Hiscádix vince la Mostra Internazionale per giovani interpreti nel 1986. Nel 1988 va in tour in Germania, nel 1989 in Belgio e nel 1990 è finalista del Concorso Internazionale di piano “Martial Solal” a Parigi: Chano Domínguez è già un musicista riconosciuto. Nel 1992 forma un trio con cui comincia a fondere i ritmi del flamenco col jazz. Vince il Primo Premio alla Muestra Nacional de jazz para Jóvenes Intérpretes di Ibiza e pubblica il suo primo album, seguito nel 1994 da “10 de Paco”, ispirato a composizioni di Paco de Lucía, e nel 1996 da “Hecho a mano”. Chano Domínguez è ormai un artista di riferimento sulla scena del jazz spagnolo. Nel 1997 incide l’album “Coplas de madrugá”, compone la colonna sonora del film “Siempre hay un camino a la derecha”, si esibisce al Midem di Miami, dove tiene un concerto in duo con Michel Camilo e, alla fine dell’anno, lancia “En directo”, registrato dal vivo, che la rivista “Cuadernos de Jazz” premierà come miglior album di jazz: un successo bissato l’anno dopo con il disco “Imán”. Nel 2000 Chano Domínguez è l’unico spagnolo nel film “Calle 54” di Fernando Trueba, nominato ai Grammy per la colonna sonora, e si esibisce a L’Avana insieme a Chucho Valdés e Herbie Hancock. Dopo un tour negli Stati Uniti, nel 2002 lancia il suo nuovo album “Oye como viene”, nominato ai Grammy nella categoria “Jazz Latino”. Nel 2003 è invitato da Wynton Marsalis a esibirsi in vari concerti al Lincoln Center di New York, dove presenta la sua opera “De Cai a New Orleans” insieme alla Lincoln Center Jazz Orchestra. Lo stesso anno va in tour con Wynton Marsalis in Spagna e pubblica l’abum “Con alma”. Nel 2004 registra l’album “Acoplados”, va in tour in Sud America e arrangia temi popolari raccolti da García Lorca per lo spettacolo “El café de las chinitas”, del Ballet Nacional de España. Nel 2005 esce “Acércate más”, l’anno dopo registra “New Flamenco Sound”, una combinazione unica di jazz e flamenco con NFS, una formazione di oltre dieci musicisti spagnoli, mentre esce alla fine del 2007 “Paquito D’Rivera & Chano Domínguez Quartier Latin”, registrato dal vivo al Teatro Real di Madrid. Nel 2008, torna ad esibirsi con Wynton Marsalis al Lincoln Center, si presenta al Festival Jazz di San Francisco e prosegue con i suoi concerti per tutto il mondo. Lo scorso novembre ha pubblicato il suo nuovo album, Piano Ibérico, dove raccoglie l’essenza dell’opera di quattro grandi compositori spagnoli del passato, Isaac Albéniz, Manuel de Falla, Enrique Granados e Frederic Mompou, per rigenerarla, bagnarla col flamenco, l’improvvisazione jazz e convertirla in qualcosa di nuovo. Banda Musicale di Berchidda Terra! La “Bernardo De Muro” scopre l’America Per la chiusura della serata di venerdì 12, dopo il concerto di Ahmad Jamal in Piazza del Popolo, Time in Jazz gioca in casa: sarà infatti la Banda Musicale “Bernardo De Muro” di Berchidda ad animare la mezzanotte in piazza Funtana Inzas. “Terra!” Viaggio alla riscoperta della musica Americana del Novecento”, il titolo del concerto che spazierà dallo swing di Glenn Miller al jazz rock elettrico di Jaco Pastorius, Joe Zawinul, Miles Davis e Herbie Hancock. Storica “palestra” in cui il giovane Paolo Fresu ha mosso i primi passi nel mondo della musica e fucina di tanti altri giovani talenti, la “Bernardo Demuro” ha una lunga e importante storia. Nata nell’estate del 1913 per volontà del parroco Don Pietro Casu, la banda ebbe da subito il nome del famoso tenore tempiese ed esordì in pubblico per la prima volta nel 1914 con il maestro Nuvoli di Bosa. Con la direzione del maestro Sotgiu di Santa Teresa di Gallura raggiunse la notorietà, partecipando all’inaugurazione dell’ippodromo di Ozieri-Chilivani nel 1920 alla presenza del Re Vittorio Emanuele III. La crescita nel corso degli anni è avvenuta soprattutto grazie al contributo dei maestri che hanno diretto la banda, come De Biasi, Bezzi, Cirore Casu, Antonio Pinna, Mario Busellu, Don Ruju, Angelo Campus, Sebastiano Piga, Giovanni Fais, Salvatore Grixoni, Gian Franco Demuru, fino al direttore attuale, il talentuoso trombettista Antonio Meloni, berchiddese ed ex allievo dello stesso Paolo Fresu. Oltre alla partecipazione a diverse edizioni del festival Time in Jazz, dove la “Bernardo De Muro” fa gli onori di casa, si contano altre importanti esibizioni, tra cui un concerto a Castelgandolfo in occasione del Giubileo nel 2000, e le esibizioni del 2002 e 2003 a La Tour D’Aigues (paese gemellato con Berchidda) nel sud della Francia. L’organico guidato da Antonio Meloni attualmente conta una quarantina di elementi: Manuela Mutzu, Maria Giovanna Isoni, Chiara Perinu, Elisa Pinna, Elisa Meloni e Matilde Sini ai flauti; Stefania Modde, Marta Zaccagni, Mara Brianda, Rita Delrio, Stefania Brianda, Tore Fois, Giuseppe Casu, Francesca Chirigoni, Greta Serra, Sofia Pudda, Raffaele Apeddu, Luigi Meloni, Marika Pinna, e Maria Luisa Campus ai clarinetti; Antonella Nieddu, Armando Sannitu, Fausto Sanna, Nanni Sanna, Michele Achenza e Andrea Campus ai sassofoni; Ezio Desole, Tiziano Sanna, Simone Mu, Domenico Delrio, Fabrizio Fresu, Luca Sini, Agostino Casu alle trombe; Giannetto Crasta, Davide Laconi, Gabriele Brianda e Tomaso Sanna ai corni; Andrea Vargiu, Giovanni Addis e Piero Fresu ai tromboni; Graziano Desole, Luciano Demuru e Giuseppe Casula ai flicorni; Nino Sini e Marco Pudda ai bassi tuba; Giovanni Gaias e Piero Fresu alle batterie, Andrea Demuru, Riccardo Soddu, Fabio Aini e Sergio Meloni alle percussioni; Antonello Mura al pianoforte. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 10 10-08-2011 4:58:06 João Donato A Berchidda un grande della musica brasiliana Dopo il “cuarteto flamenco” di Chano Dominguez, il pianoforte tiene banco anche nella seconda parte della serata di sabato 13: al centro dei riflettori un veterano degli ottantotto tasti, João Donato, un grande della musica brasiliana, sulle scene da oltre sessant’anni. In trio con Luiz Alves al basso e Robertinho Silva alla batteria, proporrà il repertorio di “Sambolero”, il disco con cui ha ottenuto il “Grammy” di Miglior Album di jazz latino del 2010. Originale, eccentrica, eterodossa, essenzialmente armonica: se non c’è un termine per definire la musica di João Donato, il suo stile ha però un suono distintivo, immediatamente riconoscibile. Classe 1934, il pianista, autore e arrangiatore di Rio Branco (che compirà settantasette anni proprio pochi giorni dopo la sua apparizione a Berchidda) ha mosso i primi passi nella musica suonando la fisarmonica. Professionista già a quindici anni, è proprio con lo strumento a mantice che partecipa alla sua prima registrazione ufficiale, nel 1949, come membro della band del flautista Altamiro Carrilho. Nel 1953 inizia a guidare proprie formazioni come pianista, registrando su 78 giri versioni strumentali di standard americani e brasiliani. Trascorre due anni a São Paulo, dove firma, nel 1956, il suo primo L.P., “Chá dançante”. Quando rientra a Rio, la Bossa Nova sta esplodendo. Con uno dei principali alfieri del nuovo genere, João Gilberto (con cui farà in seguito anche un tour europeo), registra nel 1958 “Minha saudade”, il suo primo successo. Nel 1959 si trasferisce negli Stati Uniti dove vive per tre anni suonando con musicisti come Carl Tjader, Tito Puente, Mongo Santa Maria. Nel 1962 ritorna in Brasile e registra un paio di album (“Muito à vontade” e ““A bossa muito moderna de João Donato e seu Trio”), ma presto è di nuovo negli U.S.A. dove stavolta resterà per oltre dieci anni. Si esibisce con Astrud Gilberto, Tom Jobim, Eumir Deodato, Stan Kenton, Nelson Riddle, Herbie Mann, Wes Montgomery e pubblica una serie di album, tra cui quello che meglio rappresenta la sua seconda stagione americana, “A Bad Donato” (1970). Nuovamente in Brasile nel 1972, l’anno dopo firma “Quem é quem”: il disco introduce per la prima volta delle parti vocali, cantate dallo stesso autore, inaugurando per João Donato, fino ad allora interprete esclusivamente di musica strumentale, un nuovo filone, sviluppato anche nel successivo “Lugar comum” (1975). Passerà tuttavia una ventina d’anni prima che torni a registrare: avviene nel 1996 con “Coisas tão simples”, cui seguirà tutta una serie di pubblicazioni (soprattutto con tre case discografiche indipendenti), tra cui: “Café com pão” (1997), “Só danço samba” (1999), i tre volumi della collezione “Songbook” (1999), “Ê Lalá Lay-Ê” (2001), “Managarroba” (2002), “O piano de João Donato” (2003), l’incontro strumentale con Paulo Moura (“Dois panos pra manga”, 2006) e quello con Bud Shank (“Uma tarde com”). Nel 2004 João Donato ha ricevuto dalle mani del presidente brasiliano Lula e del ministro alla cultura Gilberto Gil, la prestigiosa Medalha da Ordem do Mérito Cultural. Lo scrittore americano Allen Thayer, in uno suo testo di quattro anni fa per il magazine Wax Poetics, ha sentenziato: “João Donato merita a pieno titolo un posto tra le leggende della musica brasiliana, accanto a Antonio Carlos Jobim, João Gilberto, Dorival Caymmi, Ary Barroso e tanti altri, nonostante sia una sfida classificare il suo stile musicale”. Flavio Soriga Berchidda Beach - Il Time in Jazz come non l’avete mai sentito raccontare. Un diario quotidiano pseudo-letterario - venti minuti di puro delirio sardocampidanese di Flavio Soriga e le sue body guard. Dal palco centrale del festival, ogni sera, un reading-racconto che parte da Nuraghe Beach (Contromano Laterza), l’ultimo libro dello scrittore utese Flavio Soriga, per tentare di reinventare il festival Time in Jazz mentre accade. Un quotidiano e stordente, ambizioso, strampalato tentativo di fuggire dal reale (i concerti di campagna, la campagna gallurese, le panadine di oschiri, il vermentino ghiacciato, i punkabbestia ruomorosi, le romane in canottiera, gli innamorati di Paolo Fresu) mentre lo si racconta: un diario sognante e visionario, eccessivo e dunque bugiardo, come sono sempre tutti i racconti, sinceri e fantasiosi sempre in eguale misura. Flavio Soriga è nato a Uta, in provincia di Cagliari, nel 1975. Vive a Roma. Ha pubblicato Diavoli di Nuraiò (Il Maestrale , 2000, Premio Italo Calvino), Neropioggia (Garzanti, 2002 Premio Grazia Deledda Giovani), Sardinia Blues (Bompiani, 2008, Premio Mondello Città di Palermo), L´amore a Londra e in altri luoghi (Bompiani, 2009, finalista Premio Pen Club, vincitore Premio Piero Chiara). È dello scorso anno Il cuore dei briganti (Bompiani), mentre è uscito questo luglio (per la collana Contromano di Laterza), Nuraghe Beach – La Sardegna che non visiterete mai, un ritratto disincantato dell’isola, fuori da ogni luogo comune. Un racconto di Flavio Soriga è presente nell’antologia di scrittori italiani e statunitensi Il lato oscuro, pubblicata da Einaudi e curata da Roberto Santachiara. Nel 2004, con Giovanni Peresson, ha realizzato lo spettacolo e il CD Meridiani Inquieti. Organizzatore, con alcuni amici, del festival Settembre dei Poeti di Seneghe e di Sulla terra leggeri - Piccolo festival di mezza estate dell’Argentiera (Sassari), è stato uno degli ideatori del festival letterario di Gavoi. Nel 2007 gli è stata assegnata dall’Università di Vienna la donazione per giovani scrittori della Abraham Woursell Foundation di New York. Lo scorso anno ha vinto la borsa di studio della Commissione Europea Halma network. Quest’anno ha partecipato, come autore, alla realizzazione del programma di RAI3 Hotel Patria, condotto da Mario Calabresi. I suoi libri sono tradotti in tedesco, galiziano, rumeno e croato. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 11 10-08-2011 4:58:10 Rokia Traoré La voce dal Mali fra tradizione e modernità Rokia Traoré è un’artista che trae la propria linfa vitale dall’incontro fra tradizione e modernità. Originaria del Mali, ha viaggiato e vissuto in diverse parti del mondo, dall’America all’Europa al Medio Oriente, scoprendo ed assorbendo le differenti culture e tradizioni musicali che nella sua ricerca ha poi rielaborato e fuso insieme alla tradizione musicale della sua terra, con risultati del tutto innovativi ed originali. Cantante professionista dal 1996, a un anno dal suo debutto, appena ventitreenne, si è aggiudicata il premio internazionale di Radio France come “Scoperta africana dell’anno”. Dopo l’album d’esordio, “Mouneïssa” (1998), nel 2000 esce “Wanita”, acclamato dalla critica come un capolavoro dell’african music. Attualmente Rokia Traorè è considerata una delle migliori artiste africane apparse sulla scena internazionale nell’ultimo decennio: nei suoi album ha continuato a svelare le sue idee musicali, accrescendo il suo pubblico in tutto il mondo e convincendo anche la frangia più conservativa della world music. Ha sempre voluto creare un nuovo stile musicale che mantenesse una forte impronta africana, ma che allo stesso tempo potesse dar vita a canzoni moderne e dal sentire contemporaneo, ispirate dalla musica jazz, pop e rock. Nella sua ricerca verso un suono “più moderno, più rock e blues”, accosta all’uso degli strumenti tradizionali, come la kora, lo n’goni e il balafon, il suono ruvido della sua chitarra Gretsch, con cui si accompagna nel canto. “Tchamantché”, uscito nel 2008, è il suo ultimo album, un nuovo progetto in cui l’artista torna alle origini della propria musica, accompagnata da strumenti tradizionali (kora e n’goni) e quattro coristi, ma senza abbandonare la ricerca di sonorità trasversali ai generi. I suoi testi, mai banali e spesso legati a importanti temi sociali, come quello dell’emigrazione africana verso l’Europa, sono prevalentemente in Bambara, una lingua del Mali, e solo due in francese, ma questo non impedisce alla sua musica di avere un respiro più ampio, che si nota nel costante avvicinamento alle suggestioni blues e rock. A Berchidda Rokia Traorè sarà protagonista del secondo set della sera di domenica 14 (ore 23.00), accompagnata sul palco di Piazza del Popolo da una formazione tutta africana, con Mamah Diabaté allo n’goni, Mamadyba Camara alla kora, Habib Sangaré al bolon, oltre alle voci di Naba Aminata Traoré, Bintou Soumbounou Kadidiatou Sangaré e Fatim Kouyaté, mentre l’indomani mattina si esibirà presso la chiesetta campestre di San Michele, a pochi chilometri dal paese, in occasione del consueto concerto di ferragosto, seguito dal tradizionale pranzo berchiddese. Bojan Z Il pianista serbo in solo e con tetraband Sarà la chiesa bizantina di Santa Croce a Ittireddu a ospitare il secondo concerto per pianoforte della giornata di domenica 14: dopo la mattinata a Tula, in compagnia dell’iberico Chano Domínguez, il pomeriggio propone un altro specialista degli ottantotto tasti, Bojan Zulfikarpasic (o più comodamente Bojan Z), pianista serbo (ma francese di adozione) di grande tecnica e originalità stilistica, che sa mescolare nella sua ricca tavolozza sonora il jazz con la musica colta e i colori della tradizione balcanica. Nato a Belgrado nel 1968, ha cominciato a studiare pianoforte da bambino, proseguendo poi con il conservatorio, e perfezionandosi con Clare Fisher negli Stati Uniti. Nel 1988 si trasferisce in Francia, dove in breve tempo si afferma nella scena jazzistica locale, cominciando a suonare con altri musicisti nel circuito dei club parigini, tra cui il chitarrista Noël Akchoté, Julien Lourau e Magic Malik. I primi riconoscimenti importanti non tardano ad arrivare: nel 1990 conquista il primo premio da solista al “Concours de la Défense” con il quartetto del contrabbassista Marc Buronfosse. L’anno dopo entra a far parte dell’Azur Quartet di Henri Texier, e poi dei gruppi guidati dal clarinettista Michel Portal: due musicisti prestigiosi che lo proiettano sulla ribalta jazzistica transalpina e non solo. Con il suo particolare linguaggio musicale – un vocabolario di jazz arricchito da dosi moderate di folk balcanico – Bojan Z lascia la sua impronta in tutti i gruppi in cui suona. Oltre all’attività come sideman, il pianista serbo è attivo alla testa di propri gruppi, con i quali ha inciso importanti lavori: tra questi l’album di debutto del Bojan Z Quartet, che nel 1993 suggella un fruttuoso sodalizio con l’etichetta Label Bleu, il suo progetto multietnico Koreni, che riunisce otto musicisti di origini differenti, fra cui il percussionista algerino Karim Ziad e il turco Kudsi Erguner, e Transpacifik, progetto in trio con i musicisti americani Scott Colley e Nasheet Waits. Nel corso della sua carriera riceve numerosi riconoscimenti e premi internazionali, come la nomina a cavaliere dell’Ordre des Arts et des Lettres da parte del Ministero della cultura francese, il Premio Django Reinhardt nel 2002, lo “European Jazz Prize” (Hans Koller prize) nel 2005, e il premio “Les victoires du jazz” per il miglior album del 2007 con Xenophonia, un disco striato di energia elettrica e blues, lontano dal jazz ortodosso, ma più vicino all’essenza delle origini. Sarà invece la sua Tetraband a elettrizzare la Piazza del Popolo di Berchidda (alle 21.30) per la prima parte della serata di ferragosto, a precedere la consueta festa finale. La formazione, con il trombonista newyorkese Josh Roseman, la bassista Ruth Goller e il batterista Seb Rochford, ha registrato nel 2009 “Humus”, un album in cui Bojan Zulfikarpasic e soci danno vita a una sorta di jazz-punk-funk in cui si alternano finezze melodiche e ritmi pulsanti, armonie non accademiche ed echi balcanici, con un approccio decisamente aperto all’improvvisazione. A Berchidda il ruolo di Josh Roseman sarà ricoperto da un musicista del calibro di Gianluca Petrella, autentica stella nel firmamento del jazz nostrano: considerato uno dei migliori trombonisti jazz del mondo, come dimostra anche il suo ragguardevole palmarès (“Django d’or” nel 2001, “Critics Poll” della rivista “Down Beat” nel 2006, e “Paul Acket Award” nel 2007), Gianluca Petrella è stato già tra i protagonisti delle scorse edizioni di Time in Jazz, con la sua Cosmic Band nel 2009, e lo scorso anno al fianco di Enrico Rava in duo e con il New Quintet. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 12 10-08-2011 4:58:16 Gara poetica Lunedì 15 agosto Berchidda, Chiesa di Santa Caterina – ore 18.00 Gara poetica sul tema della terra con i poeti improvvisatori Mario Masala e Bruno Agus e il coro Santa Sarbana di Silanus a cura di Paolo Pillonca produzione originale Time in Jazz Immancabile appuntamento di Time in Jazz con la gara di poesia in lingua sarda, che si affida ancora una volta alla curatela preziosa e competente di Paolo Pillonca. A sfidarsi in rime e versi estemporanei, il pomeriggio di Ferragosto alle 18, nella chiesetta campestre di Santa Caterina, poco fuori Berchidda, saranno i poeti improvvisatori Mario Masala e Bruno Agus, nel giudizio del pubblico la migliore delle coppie oggi possibili, accompagnati dal coro Santa Sarbana di Silanus. Il primo è il decano degli improvvisatori in attività, con mezzo secolo di carriera da festeggiare proprio pochi giorni prima dell’impegno a Time in Jazz, il 10 agosto (esordì nel 1951, all’età di sedici anni). Mezzo secolo ricco di soddisfazioni e riconoscimenti, grazie al talento innato e alla serietà dell’impegno di questo improvvisatore che ha iscritto il proprio nome tra i più importanti nella storia delle gare poetiche logudoresi, trovando nella sostanza delle argomentazioni, nella velocità dei tempi di esecuzione e nell’estrema cura della metrica le prerogative della sua dimensione di artista. Vero e proprio enfant prodige, Mario Masala di Silanus ha esordito sui palchi delle sagre con i grandi Remundu Piras, Barore Sassu e Ciciu Piga. Da allora la sua carriera è stata ricca di soddisfazioni: ha cantato con tutti gli altri grandi improvvisatori del suo tempo (Barore Tucone, Antoni Piredda, Peppe Sozu, Juanne Seu, Frantziscu Mura, Gavinu Piredda, Totoni Crobu, Nanneddu Chìghine, Jommaria Pulina, Juanninu Fadda), con i decani viventi Bernardu Zizi, Antoni Pazzola e Frantziscu Sale, oltre ai rappresentanti delle nuove leve, ad iniziare proprio da Bruno Agus, che gareggia con lui a Berchidda. Poeta orale di punta delle nuove leve, ormai avviato verso la consacrazione piena, Bruno Agus, di Gàiro Sant’Elena, ha esordito nei primi anni Ottanta, avendo la fortuna di incontrare anche Peppe Sozu, nell’ultimo decennio di una luminosa carriera. Agus si è imposto subito all’attenzione degli appassionati di poesia orale per le doti naturali e la costante ricerca della crescita professionale: il suo stile si caratterizza per la freschezza della vena, la bontà delle argomentazioni e la correttezza della dimensione metrico-musicale. Agus è anche molto rispettoso del pubblico, dote basilare per chiunque salga sul palco di una gara di poesia orale. Formazione fra le più apprezzate del canto a tenore, Il coro Santa Sarbana di Silanus ha al suo attivo centinaia di esibizioni in Sardegna, Italia e diversi Paesi europei, e tre prodotti discografici (Funtanafrisca, Vidas e Bonasorte) che hanno riscosso un notevole successo di pubblico e di critica, mentre è al lavoro su un quarto album, in uscita entro la fine dell’anno. Accompagnano il solista Angelo Cossu i coristi Giovanni Cossu (mesaoghe), Giovanni Antonio Faedda (contra) e Gavino Mura (bassu). Zappa con il patrocinio del Martedì 16 agosto Berchidda al tramonto, Cantina Castello Monte Acuto – ore 18.30 Paolo Fresu chiude il festival a colpi di zappa Spetta a Paolo Fresu (a chi altri, se no?) il compito di suggellare il ventiquattresimo Time in Jazz. Lo farà martedì 16, al tramonto, con un happening in perfetta sintonia con il tema di questa edizione del festival. Titolo: “Zappa”. Sottotitolo (esplicativo): “Concerto per zappe, buoi, aratri, erpici e trombe”. Location: un terreno agricolo, la Cantina Monte Acuto, nella campagna fuori Berchidda. L’idea, come si può intuire, è quella di fare musica con e tra i suoni e gli strumenti del lavoro della terra. Quella stessa terra di cui si sarà parlato poco prima (ore 18:30) nel corso di una conferenza sul progetto EcoFINDERS dedicato alla ruolo della biodiversità del suolo nel funzionamento degli ecosistemi. Quella stessa terra cui sono legate gran parte dell’economia berchiddese e le stesse radici di Paolo Fresu. Il Nostro arriva all’impegno del festival reduce dalla “folle” impresa che ha ideato per festeggiare i suoi primi cinquant’anni (li ha compiuti il 10 febbraio): cinquanta concerti, uno per ogni candelina, in cinquanta giorni consecutivi, in altrettanti angoli diversi della sua Sardegna e con un gruppo o un progetto artistico ogni sera diverso. Partito proprio da Berchidda il 12 giugno, “!50” (questo il titolo del lungo viaggio in musica) ha attraversato in lungo e in largo l’isola, approdando in alcune fra le sue località più significative e affascinanti, come il villaggio nuragico di Barumini, l’area archeologica di Santa Cristina a Paulilatino, le vestigia punico-romane di Nora e del tempio di Antas a Fluminimaggiore, ma anche in angoli meno risaputi dell’isola: luoghi speciali dal punto di vista naturalistico, storico o culturale, vecchie miniere, siti d’arte, torri costiere, tombe di giganti, chiesette campestri. Nel rispetto della natura e in sintonia con i luoghi in cui è andato in scena, “!50” ha utilizzato tecnologie a basso consumo e ridotto impatto ambientale: luci, amplificazione e strumenti alimentati con energia solare ed eolica. Grazie alla partnership con la Fondazione SLO (Sustainable Life Opportunity), “!50” si è servito infatti del “Carro delle Energie”, uno speciale gruppo “Ecoelettrogeno” ideato ad hoc, che tappa dopo tappa, concerto dopo concerto, ha catturato ogni giorno energia dal sole e dal vento per restituirla la sera sotto forma di luce, suono, immagini, tra le architetture naturali delle suggestive location del tour. Ad affiancare Paolo Fresu nel suo giro di Sardegna in cinquanta tappe, si sono avvicendati molti degli artisti, musicisti, jazzisti, ma non solo, con i quali ha condiviso i suoi primi trenta (quasi, ormai), intensissimi anni di attività: un cast ampio e variegato, dunque, specchio della vastità e della molteplicità degli impegni artistici di Paolo Fresu, musicista instancabile ed eclettico, capace di calarsi nei più disparati contesti, mantenendo però sempre la propria coerenza espressiva e una precisa cifra stilistica. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 13 10-08-2011 4:58:23 Daniele di Bonaventura Il bandoneonista accende “Tierra y Fuego: Argentina mi amor” E’ italianissimo, ma è un virtuoso del bandoneon, lo strumento a mantice tipico del tango argentino, e questo spiega la presenza di Daniele di Bonaventura nel cartellone di “Tierra y Fuego: Argentina mi amor”, titolo scelto per la quinta edizione di Time in Sassari, consueta appendice di Time in Jazz in programma il 17 e il 18 agosto a Sassari, ma con tappe anche a Osilo, Sorso e Cheremule. Sarà anzi proprio il musicista marchigiano (è nato a Fermo nel 1966) a tagliare il nastro inaugurale della due giorni con un’esibizione solistica a Osilo, in piazza Brundanu, il pomeriggio di mercoledì 17 (alle 18). Compositore, arrangiatore, pianista oltre che bandoneonista, Daniele di Bonaventura ha coltivato sin dall’inizio della sua attività un forte interesse per la musica improvvisata, pur avendo una formazione musicale di estrazione accademica (è diplomato in Composizione) iniziata a soli otto anni. Le sue esperienze spaziano dalla musica classica a quella contemporanea, dal jazz al tango, dalla musica etnica alla world music, con incursioni nel mondo del teatro, del cinema e della danza. Nel suo ampio e prestigioso curriculum compaiono dunque collaborazioni, sul palco e in sala di registrazione, con artisti di ambiti differenti, jazzisti (Enrico Rava, Paolo Fresu, Oliver Lake, David Murray, Miroslav Vitous, Rita Marcotulli, David Liebman, Toots Tielemans, Omar Sosa, Flavio Boltro, Greg Osby, Dino Saluzzi, Cèsar Stroscio, Enzo Favata, Aires Tango, David Riondino) ma non solo (Francesco Guccini, Sergio Cammariere, Lella Costa, Ornella Vanoni, Franco Califano, Alessandro Haber, Mimmo Cuticchio). Applaudito sui palchi dei principali festival italiani e internazionali, conta una dozzina di album come leader o coleader, e più di trenta come sideman. Tra i dischi più recenti, “Mistico Mediterraneo”, uscito per la ECM lo scorso gennaio, e registrato con Paolo Fresu e con il gruppo vocale corso A Filetta: un affascinante progetto apprezzato in concerto anche a Time in Jazz edizione 2007. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 14 10-08-2011 4:58:29 Natalio Mangalavite La matrice latina della musica del pianista di Cordoba Pianista ma anche percussionista, cantante, arrangiatore e compositore eclettico, Natalio Mangalavite è il protagonista solitario della matinée di giovedì 18 (ore 11) alla Marina di Sorso, nella pineta del fiume Silis. Argentino di Cordoba, ma da lungo tempo trapiantato in Italia, figlio d’arte (padre e madre pianisti ), ha studiato canto e musica alla Escuela de Niños Cantores della sua città, piano classico al conservatorio e poi composizione e arrangiamenti jazz con Luis Vecchio alla Escuela Canaria de Jazz. Alla ricerca di nuovi orizzonti di vita e sonori, Natalio Mangalavite lascia l’Argentina nel 1982. Fa una prima sosta a Rio de Janeiro, prima di decidere di andare in Europa. Vive a Madrid e a Las Palmas, studiando e lavorando con i musicisti locali nella Compagnia Canaria di teatro. Una breve sosta anche in Senegal lo porta a studiare percussioni africane. Le sue radici siciliane lo spingono infine a visitare l’Italia, paese che non lascerà fino ad oggi, vivendo dal 1985 a Roma. Per più di vent’anni ha suonato e arrangiato per Ornella Vanoni, ha fatto televisione e ha lavorato nelle orchestre e in diversi gruppi jazz e latin: Tercero Mundo insieme a Javier Girotto e El negro Hernandez, Cirimìa, i primi gruppi jazz insieme a John Arnold, Gianni Savelli e Massimo Bottini. Tante le collaborazioni nel campo del pop e del jazz: le più note quelle con Javier Girotto, Peppe Servillo, Fabrizio Bosso, Alfredo Paxaon, Martin Bruhn, Carlos Buschini, Michele Ascolese, Babara Casini, Fabio Concato. Ha inciso diversi cd a suo nome oltre a contare svariate presenze in studio di registrazione per album come “Colibrì” con Javier Girotto, “L’amico di Cordoba”e “Futbol” con lo stesso Girotto e Peppe Servillo, “Sol” con i Latin Mood (Girotto, Bosso, Bulgarelli, Tucci e Marcozi), “Madre Tierra” con Carlos Buschini, Martin Bruhn, Barbara Casini, “Influence” e “I mercati del alba” con il dj Pieraja, “Luis y Miguel” con Michele Ascolese. La musica di Natalio Mangalavite è di matrice latina con varie influenze: l’Argentina in primo luogo, ma anche il Brasile, l’Uruguay, l’Italia, l’impressionismo francese, il flamenco. Un musicista suona quello che è, la sua vita, quello che mangia, quello che beve. L’amore. Natalio Mangalavite cerca di trasmettere proprio quello. La sua esperienza di vita in musica. Gerardo Di Giusto Fra tradizione argentina, jazz e classica Sarà la suggestiva atmosfera della necropoli preistorica di Museddu, nel territorio di Cheremule, ad accogliere le note del pianoforte di Gerardo Di Giusto il pomeriggio del 18 agosto (ore 18.00), nell’ambito di Time in Sassari, la consueta appendice di Time in Jazz. Classe 1961, Gerardo Di Giusto nasce a Cordoba, in Argentina, ma dopo aver frequentato il Conservatorio Nazionale della sua città, si è trasferito a Parigi dove ha proseguito gli studi musicali al CIM, ottenendo il Diploma Superiore di direzione d’orchestra alla Scuola Normale di Musica. Per alcuni anni ha lavorato come compositore, arrangiatore o pianista per i maestri del “rubato” come Amelita Baltar o Juan José Mosalini nel tango argentino, per maestri della musica latina come Orlando Poleo, Anga Diaz, Maraca Valles, e per musicisti jazz come Julien Lourau e Magik Malik. Alcune delle sue opere orchestrali, “El Arcángel” e “Música Argentina para Cuerdas”, vengono eseguite da ensemble come la Grand Harmonie de l’Armée de l’Air (Francia), l’Orchestra da Camera di Córdoba (Argentina), l’Orchestre Dionysos (Francia), la Camerata Romeu (Cuba). La musica di Gerardo Di Giusto parte da un forte legame con la tradizione argentina, dispiegandosi fino alle frontiere del jazz e della classica, per trascendere gli stili e tendere a una dimensione universale. Con questo spirito è nato il suo progetto più originale e personale, Camerata Ambigua, un quintetto per archi e piano, che segna una delle tappe più brillanti del suo percorso artistico: “La cambiada”, primo album della formazione, uscito nel 2004, ha ottenuto un grande successo di critica. Parallelamente Di Giusto ha spinto la sua ricerca ai confini del jazz con Córdoba Reunión, il gruppo che ha fondato con altri tre musicisti originari della città argentina Javier Girotto (sax), Minino Garaÿ (percussioni) e Carlos “El Tero” Buschini (contrabbasso) -, con cui si esibirà sul palco di Piazza Santa Caterina a Sassari la sera del 18 agosto (alle 21.30) . Nel 2003 parte anche il gruppo Gaïa Cuatro, tra i protagonisti di questa edizione di Time in Jazz, dove è atteso a Pattada davanti alla chiesa di San Giovanni il 1o agosto (ore 18.00), la sera dopo a Berchidda, insieme a Paolo Fresu, negli spazi dell’Ex-cooperativa “La Berchiddese” (ore 21.00), e il 17 agosto in Piazza Santa Caterina a Sassari (alle 21.30). Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 15 10-08-2011 4:58:31 Cordoba Reuniòn Giovedì 18 agosto Sassari, Piazza Santa Caterina - ore 21.30 L’Argentina si ritrova a Sassari Sarà un quartetto tutto argentino a chiudere, il 18 agosto (ore 21.30) la quinta edizione di Time in Sassari, appendice del festival berchiddese, che sotto il titolo “Tierra y Fuego: Argentina mi amor” accenna già al 2012 di Time in Jazz, quando il ciclo tematico del festival dedicato ai quattro elementi naturali si chiuderà nel segno del fuoco. E a suggellare la serie di concerti sul palco di Piazza Santa Caterina sarà una formazione sulla scena musicale da oltre dieci anni, che fin dal nome, Cordoba Reuniòn, dichiara il proprio legame con la terra d’origine dei suoi componenti: Javier Girotto (sax), Gerardo Di Giusto (pianoforte), Carlos “el tero” Buschini (basso) e Minino Garay (percussioni). Il repertorio presenta musiche originali, e tuttavia influenzate dal substrato della musica sudamericana per eccellenza: il tango, la zamba, la chacarera, la milonga e la chaya, qui mutuate attraverso la personale rivisitazione espressiva dei quattro membri del gruppo. Nel progetto Cordoba Reuniòn si ritrovano, sulla base delle radici comuni, musicisti dalle diverse esperienze artistiche, che spesso si sono incrociate e incontrate: quella del sassofonista Javier Girotto, che tra i suoi tanti progetti conta anche gli Aires Tango, il duo con Luciano Biondini (con cui lo vedremo a Olbia il 10 agosto) e il quartetto “Terre di Mezzo” (in scena il 12 agosto a Mores); il percorso del pianista e compositore Gerardo di Giusto (in piano solo nel pomeriggio del 18 a Cheremule), che insieme al contrabbassista Carlos “el tero” Buschini condivide il progetto Gaia Cuatro, protagonista di tre diversi appuntamenti di Time in Jazz, rispettivamente a Pattada (il 10 agosto), a Berchidda (l’11 agosto, insieme a Paolo Fresu) e a Sassari (il 17 agosto), a cui si aggiunge l’energia del percussionista Minino Garay. In Cordoba Reuniòn, jazz, folk e musica etnica si fondono in una ricerca sempre all’insegna della libertà creativa. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 16 10-08-2011 4:58:34 Il Jazz Club del festival quest’anno ospita, nelle quattro serate dal 12 al 15, i vincitori del concorso Time Out, che ha visto la partecipazione di numerosi lavori da tutta Italia e che ha selezionato i progetti più interessanti da presentare al pubblico di Time in Jazz. Quattro scelte molto diverse tra loro, rappresentano un panorama musicale ampio ed eterogeno, che sconfina dai limiti del jazz per aprire una visuale su mondi sonori a cui il festival, dedica le sue notti fino all’alba nello spazio dell’ex-Cooperativa “La Berchiddese”. STEREONOISE EXP - 12 agosto 2011 ore 1.00 Gli Stereonoise Exp nascono a Cagliari nel 2010 dall’incontro del polistrumentista Carlo Porrà, dell’eclettico trombettista Mario Massa e del pianista di classico Stefano Rachel. Presto le idee prendono forma nell’album “Myo”, lavoro psichedelico in 10 brani ispirato all’album postumo di Miles Davis “Doo Bop” e ad un certo Jazz elettronico nordeuropeo ma ancor di più legato ai colori e profumi mediterranei. MYO è un carattere del titolo del Sutra del Loto che restituisce il concetto di “Apertura”, “Rigenerazione” e “Ricerca”. E’ la Terra del Buddha. Si uniscono le ritmiche e i bassi di Carlo Porrà, di ispirazione “dance”, con la tromba effettata di Mario Massa ed il piano melodico di Stefano Rachel. Importante anche la collaborazione col musicista elettronico, dj e vj Alessandro Pintus per i suoi penetranti e innovativi contributi video durante le esibizioni live. DE GRINPIPOL - 13 agosto 2011 ore 1.00 De Grinpipol nascono a Sassari nel 2004 con l’intento di dare vita a una cover band dei norvegesi Motorpsycho. Presto subentra la voglia di comporre propri brani, le nove canzoni di “De Grin Sound of De Grinpipol”, un demo-cd che ottiene un inaspettato successo. La band inizia un’incessante attività live, partecipando ad alcune importanti rassegne musicali nazionali (finale regionale di “Italia Wave” 2008, Premio della giuria “Sottosuoni” 2008, vittoria della finale regionale “Primo Maggio tutto l’anno” 2009). Queste esperienze conducono De Grinpipol a maturare il proprio sound verso un indiedisco targato 2manydjs e Dfa, filtrato da melodie vocali che attraversano il cantautorato americano e armonizzazioni di chitarra in stile new wave. SCREWDRIVE INN - 14 agosto 2011 ore 1.00 Il nome e l’idea musicale del gruppo di Bergamo sono ispirati al modello cinematografico di David Lynch. Il progetto nasce dalla collaborazione di Gabriele Mitelli e Edoardo Chiaf, entrambi allievi del maestro Beppe Rusconi, con l’ idea di sperimentare il jazz come emozione contrastante dell’essere contemporaneo, in una pluralità di sensazioni, in apparenza completamente slegate ma via via sempre più comunicanti, una ricomposizione del mondo interiore senza digressioni storiche... immaginazione attiva, ciò che Lynch richiedeva allo spettatore, riproposta tramite analogie, rime interne, rapporti di contiguità a livello sonoro. Portano a Berchidda il loro primo lavoro, nato come colonna sonara del documentario “Aulò”, girato dal regista Simone Brioni e riadattato per sestetto. VOODOO SOUND CLUB - 15 agosto 2011 ore 1.00 Il Voodoo Sound Club è una band nata a Bologna nel 2007 sviluppandosi dapprima dal jazz al funky, per poi riscoprire l’amore per la black music e riportare così dignità a tutto la musica del ‘900, che ha fatto ballare le generazioni precedenti. Nel 2008 inizia la collaborazione artistica con Roy Pacy, Gianluca Petrella, Federico Poggipollini e tanti altri. Il Voodoo Sound Club è musica da ascoltare e ballare, una miscela esplosiva di Funky, Afrofunk, Afrobeat e psichedelia, che riporta il Funk e il Jazz all’originale matrice africana, attraverso l’ipnotica ripetitivià delle progressioni ritmiche e le torrenziali improvvisazioni del saxofono del leader Guglielmo Pagnozzi. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 17 10-08-2011 4:58:42 La Fondazione Banco di Sardegna La Fondazione Banco di Sardegna, per la sua unicità nella Regione Sardegna, ha un ruolo primario nello sviluppo economico e nella crescita del capitale umano, sociale e culturale del territorio sardo. Nel perseguire queste finalità di utilità sociale e promozione economica, la Fondazione promuove in diversi settori la realizzazione e la gestione di infrastrutture e la produzione di servizi che consentano il miglioramento della qualità di vita della sua comunità, la crescita endogena del territorio in tutti i suoi aspetti e l’insediamento delle attività produttive. Di norma agisce entro i confini regionali ma, eccezionalmente, può estendere, la sua operatività fuori di essi e anche all’estero. La Fondazione Banco di Sardegna persegue i suoi scopi, nell’ambito di prestabilite aree d’intervento – Arte, Attività e beni culturali;· Ricerca scientifica e tecnologica;· Salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa; · Volontariato, filantropia e beneficenza – mediante l’assegnazione di contributi o finanziamenti a progetti e iniziative altrui, oppure mediante la promozione di progetti e iniziative proprie. La particolare attenzione da sempre rivolta al settore artistico e culturale è evidente nella decisione di destinare ad esso il 42% del proprio fondo erogazioni, di contribuire alla divulgazione della conoscenza del patrimonio artistico sardo attraverso una collezione dedicata principalmente all’isola: dai grandi maestri del Novecento alla più recente ricerca contemporanea. La Fondazione nella realizzazione dei propri obiettivi si ispira ad un sistema di valori etici di riferimento: · La conoscenza, intesa come motore di crescita e volano di sviluppo attraverso l’investimento in capitale umano volto alla valorizzazione delle competenze, delle abilità e delle conoscenze presenti sul territorio; · La relazionalità, intesa come modalità operativa di partecipazione a progetti ed iniziative in partnership. L’indirizzo intrapreso dalla Fondazione privilegia, infatti, iniziative in collaborazione sinergica con enti territoriali al fine di valorizzare i beni pubblici locali, ossia quei beni che sono indissolubilmente legati ad un territorio tanto da definirne l’Identità; · La solidarietà, nella sua accezione tout-court quale principio fondante l’attività della Fondazione in tutti i settori d’intervento. · La sussidiarietà, intesa come “risorsa” in grado di aiutare le istituzioni sociali e civili a servire al meglio la propria comunità; · La trasparenza, come valore cui uniformare ogni proprio comportamento nel rispetto delle prescrizioni normative La sede della Fondazione Banco di Sardegna si trova a Sassari, in un palazzo storico costruito intorno alla metà del 1800, ubicato nelle immediate vicinanze di Piazza d’Italia, zona di prima espansione e centro nevralgico della città di Sassari. Il palazzo, di gusto sobrio ed elegante, aveva in origine al proprio interno un elegante teatro di ridotte dimensioni, noto come Teatro Goldoni, inaugurato il 26 dicembre 1881. Il Teatro fu demolito dopo pochi anni per rendere lo spazio funzionale alle operazioni bancarie e commerciali, vista la nuova destinazione a sede della Banca d’Italia. Dalla Collezione della Fondazione Banco di Sardegna: opera di Aldo Contini Alcuni volumi delle Collane editoriali della Fondazione Banco di Sardegna Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 18 10-08-2011 4:58:44 Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 19 10-08-2011 4:58:47 Time in Jazz è bello perché belli sono i “teatri” in cui va in scena. Specialmente quelli naturali. Mai come quest’anno il festival si lega al suo territorio, ai suoi boschi, alla sua campagna. Cerchiamo di rispettarli. Evitiamo ogni comportamento che possa danneggiare la natura, le piante, gli animali, l’acqua, l’aria. Basta un po’ d’attenzione e qualche piccolo accorgimento: non accendere fuochi, non gettare mozziconi di sigarette, non abbandonare sul posto plastica, carta e cartacce, limita l’uso delle automobili. I luoghi del festival sono spesso raggiungibili attraverso stradine strette che si addentrano nella campagna. Evitiamo di parcheggiare la macchina sul ciglio della strada o di fare manovre che possano intralciare il traffico. Affidiamoci ai consigli e alle indicazioni dello staff. Soprattutto, affidiamoci al buon senso, all’educazione e al rispetto della natura e del prossimo. Grazie al contributo di ognuno di noi, anche quest’anno sarà un bel Time in Jazz. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 20 10-08-2011 4:58:49 Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 21 10-08-2011 4:58:52 09 Codrongianos, Basilica di Saccargia - h 21.00 Ballaké Sissoko & Vincent Segal “Chamber Music” Berchidda, Laghetto Nunzia - h 09.00 Luciano Biondini fisarmonica solo Berchidda, Semida - ore 12.00 Ballaké Sissoko & Vincent Segal 10 Pattada, Chiesa di San Giovanni - h 18.00 Gaia Cuatro #1 Chilivani, Ippodromo - h 21.00 Marco Baliani & Paolo Fresu “Kohlhaas - Della terra e del cavallo” 11 Oschiri, Chiesa e altare rupestre di S. Stefano - h 11.00 Pierre Favre quartet “(S)colpire il percuotere” produzione originale Time in Jazz Tempio Pausania, L’Agnata - h 18.00 Cristiano De André in collaborazione con la Fondazione De André Berchidda, ex-Cooperativa “La Berchiddese” Gaia Cuatro #2 con Paolo Fresu (h 21.00) Manifattura sonora (h 23.00) Gruppo borsisti Seminari Nuoro Jazz Traversata marittima Civitavecchia > Golfo Aranci partenza h 14.15 > arrivo h 19.30 Les Tambours de Brazza in collaborazione con Sardinia Ferries 12 Olbia, Basilica di San Simplicio - h 11.00 Luciano Biondini & Javier Girotto “Terra Madre” Mores, Chiesa di Santa Lucia - h 18.00 Terre di Mezzo Berchidda, Piazza del Popolo - h 21.30 Ahmad Jamal Berchidda, Piazza Funtana Inzas - h 24.00 Banda Musicale Bernardo De Muro di Berchidda plays: “Terra!” Viaggio alla riscoperta della musica americana del Novecento produzione originale Time in Jazz 13 Tempio Pausania, Fonti di Rinaggiu - h 11.00 Pierre Favre solo “Terreno” produzione originale Time in Jazz Telti, Chiesa di San Bachisio - h 18.00 Javier Girotto sax solo Berchidda, Piazza del Popolo Chano Domínguez cuarteto flamenco (h 21.30) “Piano Ibérico” João Donato trio (h 23.00) 14 Tula, Parco eolico “Sa turrina manna” - h 11.00 Chano Domínguez piano solo Ittireddu, Chiesa di Santa Croce - h 18.00 Bojan Z piano solo Berchidda, Piazza del Popolo Pierre Favre Quartet (h 21.30) “La Pierre Sonore” Pierre Favre Quartet suona le sculture di Pinuccio Sciola coprod. originale Time in Jazz & Suoni delle Dolomiti Rokia Traoré (h 23.00) Berchidda, Chiesa di San Michele - dalle h 11.00 “Io pretendo dignità” incontro con Riccardo Noury Direttore Ufficio comunicazione Amnesty International a seguire: Rokia Traoré 15 a seguire: pranzo tipico berchiddese Berchidda, Chiesa di Santa Caterina - h 18.00 Gara poetica sul tema della terra con i poeti improvvisatori Mario Masala e Bruno Agus e il coro Santa Sarbana di Silanus a cura di Paolo Pillonca produzione originale Time in Jazz Berchidda, Piazza del Popolo Bojan Z Tetraband (h 21.30) Festa finale con Les Tambours de Brazza + eventi speciali (h 23.00) Berchidda, Museo del Vino - h 12.00 Presentazione della bottiglia da collezione Time in Jazz 2011 16 Berchidda, Cantina Castello Monte Acuto - h 18.30 “Il concerto della Terra” incontro con Pier Paolo Roggero, Centro NRD (Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione) e Dip. di Scienze Agronomiche dell’Università di Sassari a seguire: Paolo Fresu & … “Zappa” concerto per zappe, buoi, aratri, erpici e trombe produzione originale Time in Jazz Altri Eventi a Berchidda 9>12 agosto luoghi e orari vari “Corpi in rivoluzione” progetto di cooperazione internazionale a cura di Carovana s.m.i. 10>15 agosto Biblioteca Comunale - h 17.30>19.30 “Tutti giù per terra” laboratorio di educazione ambientale per bambini a cura di Sante Maurizi in collaborazione con Ecofinders e La Botte e il Cilindro 10>15 agosto luoghi vari “I progetti di Green Jazz” stand, videoproiezioni, campagne di sensibilizzazione ambientale 11>15 agosto Nuovo Cinema - dalle h 16.00 “Il respiro della terra” rassegna di film a cura di Gianfranco Cabiddu 11>15 agosto ex-Cooperativa “La Berchiddese” - h 15.30>17.30 “Corpi in terra” stage di danza a cura di Ornella D’Agostino – Carovana s.m.i. 13>14 agosto itinerante - h 19.45 Les Tambours de Brazza 12>15 agosto palco piazzetta - h 23.00>23.15 “Il cuore dei jazzisti” cronistoria giornaliera semidelirante del festival e dei suoi dintorni a cura di Flavio Soriga produzione originale Time in Jazz 12>15 agosto luoghi vari - h 12.00 “Bookcrossing” presentazione libri 12 agosto, Cabanna’s Cafè • Condaghes | Vicolo rosso Augusto Secchi 13 agosto, Jazz Café • Ilisso | Il vino in Sardegna AAVV 14 agosto, Friend’s bar •Aipsa | Le ragioni del vento M. Luisa Careddu 15 agosto, Café Grand’Italia • Il Maestrale | Mia figlia follia S. Dolores Massa 12>15 agosto ex-Cooperativa “La Berchiddese” - h 01.00 “Time out” dopoconcerto con musica dal vivo 12 agosto – Stereonoise EXP 13 agosto – De Grinpipol 14 agosto – Screwdrive inn 15 agosto – Voodoo Sound Club calendario2011 Abbonamenti (solo platea con posti numerati) platea intero � 60,00 / ridotto � 50,00 Biglietti 12>14 agosto 2011 platea intero � 23,00 / ridotto � 20,00 tribuna intero � 18,00 / ridotto � 15,00 15 agosto 2011 platea intero � 13,00 / ridotto � 11,00 tribuna intero � 11,00 / ridotto � 9,00 11 agosto 2011 spazio ex-cooperativa “La Berchiddese” (evento fuori abbonamento) intero � 13,00 / ridotto � 12,00 Diritti di prevendita: � 2,00 su bigl. / � 3,00 su abb. Riduzioni: soci, studenti, adulti oltre 65 anni, bambini sotto i 12 anni, disabili, Carta Giovani, carta Jazz it, soci TCI Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 22 10-08-2011 4:58:54 Piazza del Popolo • 12-15 agosto Arte tra le note scenografie d’artista per i concerti serali di Time in Jazz Ex-Caseificio • 11-16 agosto dalle 12,00 alle 01,00 orario continuato inaugurazione 11 agosto ore 22,30 Hybrid Maps a cura di Mariolina Cosseddu Pietruccia Bassu, Paolo Carta, Roberta Filippelli, Caterina Lai, Fabio Lanza, Coquelicot Mafille, Cristina Meloni, Gianni Nieddu, Igino Panzino, Michèle Provost, Matteo Sanna, Gianfranco Setzu Al di là della terra, il mare paesaggi in bianco e nero di Donato Tore Dalla terra al cielo a cura di Giannella Demuro Marina Abramovic, Maria Magdalena CamposPons, FX Harsono, Oleg Kulik, Hiroyuki Masuyama, Andrei Molodkin, Elena Nemkova, Entang Wiharso, Armin Linke, Robert Gligorov, Karen Yurkovich Francesco Arena, Matteo Basilé, Francesco Carone, Gea Casolaro, Costantino Ciervo, Andrea Contin, Paolo Consorti, Marco Di Giovanni, Raimondo Galeano, Dario Ghibaudo, Federico Gori, Chiara Lecca, Francesco Ozzola, Christian Piccoli, Sergio Ragalzi, Eleonora Rossi, Giovanna Torresin, Devis Venturelli, Zimmerfrei Cristian Chironi, Elisa Desortes, I Santissimi, Pinuccia Marras, Pietro Mele, Nero Project, Stefano Serusi Mineros ritratti dal sottosuolo di Adriano Mauri Strange Fruits 21 storie di ordinaria integrazione fotografie di Pierfranco Cuccuru Nelle vie del paese • 11-16 agosto Lavori in corso interventi, performance, installazioni realizzati da alcuni degli artisti presenti in mostra openShow... dalla terra al cielo La disciplina della terra arte pubblica a Time in Jazz a cura di Giannella Demuro Barbara Ardau e Mimmo Di Caterino, Ermenegildo Atzori, Federico Carta, Giulia Casula, Monica Lugas, Tonino Mattu, Marco Pili, Progetto ASKOS (Chiara Schirru e Michele Mereu), Alberto Spada -E-, Fabio Barisani, Pietruccia Bassu, Leonardo Boscani, Zaza Calzia, Efisio e Nicola Caredda, Simone Carta, Tonino Casula, Giancarlo Catta, Erik Chevalier, Marcello Cinque, Alberto Colombino, Salvatore Coradduzza, Salva- a cura di Ivo Serafino Fenu tore Cuccu, Chiara Demelio, Paola Dessy, Rita Diana, Nino Dore, Salvatore Esposito, Roberta Filippelli, Angelino Fiori, Giuseppe Flore, Gavino Ganau, Lalla Lussu, Pierpaolo Luvoni, Antonio Mallus, Claudia Matta, Mariella Manconi, Paolo Marchi, Pinuccia Marras, Italo Medda, Silvia Mei, Meloni di Carta, Fabio Melosu, Narcisa Monni, Gianni Nieddu, Efisio Niolu, Nico Orunesu, Igino Panzino, Pastorello, Vincenzo Pattusi, Bruno Petretto, Paolo Pibi, Gianfranco Pintus, Jessica Piras, Mario Pischedda, Roberto Puzzu Rosanna Rossi, Maura Saddi, Giulia Sale Josephine Sassu, Marcello Scalas, Pinuccio Sciola, Giovanna Secchi Stefano Serusi Gianfranco Setzu, Monica Solinas, Carlo Spiga, Daniela Spoto, Giorgio Urgeghe Casa Sanna • 9-16 agosto dalle 10,00 alle 19,30 Nigeria: una terra che perde, una terra che brucia a cura di Amnesty International fotografie Kadir van Lohuizen Foresta Demaniale Monte Limbara Sud • in permanenza Semida arte natura ambiente nella Foresta demaniale Monte Limbara Sud di Berchidda opere permanenti di: Clara Bonfiglio, Giovanni Campus, Bruno Petretto, Pinuccio Sciola, Monica Solinas Dario Ghibaudo | Nextime | Francesco Simeti | Pinuccio Sciola Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 23 10-08-2011 4:58:57 dalla Terra Marina Abramovic, Maria, Magdalena Campos-Pons Robert Gligorov, FX Harsono, Oleg Kulik, Armin Linke Hiroyuki Masuyama, Andrei Molodkin, Elena Nemkova Entang Wiharso, Karen Yurkovich AZ.namusn.arT, Cristian Chironi, Elisa Desortes, I Santissimi Pinuccia Marras, Tore Manca Pietro Mele, Nero Project Stefano Serusi Waiting for an Idea. Così Marina Abramovic chiama il suo viaggio inerte di meditazione e astrazione, discesa fino al nucleo più puro della terra, origine al contempo della materia e del pensiero. Waiting for an Idea è l’opera che fa da “diapason” alla mostra “Dalla terra al cielo” e che introduce ad un itinerario di osservazione e incontro nelle orografie geofisiche ed umane del pianeta, nei territori del mondo e nelle sue periferie, negli anfratti di un’umanità in bilico perenne tra inerzia e movimento, tra equilibri e disarmonie, tra cadute e ascensioni. La tensione primordiale, come di energia pulsante ma non ancora innescata, impregna le abnormi forme primigenie di Sergio Ragalzi, affiora anche negli ambrati fossili umani dei Santissimi e negli sguardi spenti dei dodici scimpanzé della monumentale serie Dead Monkeys di Oleg Kulik, dalla cui fastidiosa animalità si è soliti prendere le distanze, abbellendola o estetizzandola, come rivelano le ironiche provocazioni dei “quadretti” di Chiara Lecca. L’animalità degenerata, la conflittualità, la lotta per il potere e lo sfruttamento delle risorse della terra sono riflessioni condivise da molti degli artisti presenti in mostra: da Andrei Molodkin, con la sua imponente installazione di pompe idrauliche e petrolio che rimanda al dramma della Cecenia, al grottesco e surreale stravolgimento delle architetture metropolitane di Elena Nemkova; dal concitato dialogo tra un israeliano ed un palestinese nel video di Costantino Ciervo, all’irruzione degli “yankee” all’interno di uno stadio nel quadro di Raimondo Galeano, fino alle tematiche della nostra storia recente in Europa e in italia, raccontate da Francesco Arena, nel suo lavoro sull’Idroscalo di Ostia e, in Sardegna da Pietro Mele e dal gruppo AZ.namusn.art con le provocatorie ricerche artistico-antropologiche sul Poligono di Quirra e sull’inquinamento chimico dell’isola, per finire con l’ironico stravolgimento della storia liberamente interpretata da Robert Gligorov o dai visitatori della mostra chiamati da Elisa Desortes a comporre l’immagine dell’Italia secondo il proprio gusto. È una terra ferita, inquinata, stravolta nelle strutture economiche e sociali quella raccontata, invece, da Cristian Chironi e Armin Linke che usano le Alpi come metafora per una riflessione sugli ecosistemi naturali, raccontando le trasformazioni e le perdite subite da un territorio gravato da un’insensibile presenza umana che ne altera l’equilibrio in modo irreversibile. Un sistema al quale si oppone Francesco Carone, raccogliendo frammenti di natura, ritrovamenti casuali sui quali volutamente non interviene, rinunciando persino alla potenziale aggressività dell’atto cre- 1. Raimondo Galeano, Nel pallone, 2004 - 2. Karen Yurkovich, Crown Jewel Previous History Series 26164 360 - 3. Costantino Ciervo, Pale Judea 2002 - 4. Francesco Arena, Senza titolo (Ostia, via dell’Idroscalo) 2011 - 5. Dario Ghibaudo, Descriptio Orbis Terrarum, 1997 - 6. Chiara Lecca, Domestic economy, 2010 - 7. Federico Gori, Quando la neve cadrà, io non sarò mai stato qui, 2010 - 8. Marco Di Giovanni, Prendo le origini e parto, 2009 - 9. Elisa Desortes, Senza titolo, 2011 - 10. Nero Project, Magnificat, 2011 - 11. Entang Wiharso, Desire Alive : American Dream, 2008 - 12. FX Harsono, Growing Pains (Diptych), 2009 - 13. Tore Manca, Nature 2011 - 14. Marina Abramovic, Waiting for an Idea,1996 - 15. Christian Niccoli, Escalating perception, 2005 - 16. Oleg Kulik, Dead Monkeys, 1998 - 17. Andrei Molodkin, Untitled, 2011 - 18. Robert Gligorov, New Order, 2009 - 19. Pinuccia Marras, Paesaggio di ringhiera, 2002 - 20. Francesco Carone, S.C.B., 2010 - 21. Stefano Serusi, Serie Valdostana, 2011 - 22. Matteo Basilè, Thisoriented #4, 2009 - 23. AZ.namusn.arT, Clear lab, 2007 - 24. Gea Casolaro, South 14, 2008 2010 - 25. I Santissimi, Natural History: 4 Ambra + 2 Ambra Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 24 10-08-2011 4:59:05 al Cielo a cura di Giannella Demuro Francesco Arena, Matteo Basilé, Francesco Carone, Gea Casolaro, Costantino Ciervo, Paolo Consorti, Marco Di Giovanni, Raimondo Galeano, Dario Ghibaudo, Federico Gori, Chiara Lecca, Christian Niccoli, Sergio Ragalzi, Eleonora Rossi, Zimmerfrei ativo, o come Stefano Serusi, che mette in atto interventi minimi, veli di colore su paesaggi e “sentimenti montani”, in cui la figura umana è sempre assente ma attesa. Tore Manca va ancora oltre, immaginando un’umanità che si fa terra, suolo, radici, natura. Al collezionismo “naturale” di Carone si contrappone quello antropizzato di Eleonora Rossi che ricerca tematiche universali nei segni e negli accadimenti dell’ordinaria quotidianità. Una quotidianità a volte intima e personale, rivelata e condivisa con il mondo e nel mondo, come suggerisce Pinuccia Marras. Una quotidianità che si rivela spesso frenetica, nei grandi agglomerati urbani, come l’ipnotico incrocio di persone che salgono e scendono da scale mobili: sguardi che si incrociano, parole che si confondono, come nelle poetiche immagini Christan Niccoli. Ma anche sguardi distratti o assenti, che scivolano indifferenti sulle grandi e piccole tragedie del destino, luoghi della nostra contemporaneità raccontati da Nero Project. Terra, ancora, come luogo, spesso problematico, di incontri tra uomini, linguaggi, culture. La dimensione dell’altro, del diverso, porta l’artista a farsi interprete di istanze integrative come nel poetico lavoro della grande artista cubana Maria Magdalena Campos-Pons, mentre i due artisti indonesiani FX Harsono e Entang Wiharso, attuano un tentativo di collegare identità globale e identità locale, senza dimenticare quella linea identitaria che lega il passato al presente e al futuro. Legame fortemente sentito anche da Marco di Giovanni, abruzzese, che porta con sé, nel mondo, una vecchia valigia carica di affetti e di memoria: la terra del suo paese, il ricordo delle sue radici. Dalla terra al cielo, ad una realtà che sovrasta la nostra fragile umanità e che ci accoglie in un sospeso e spesso indicibile altrove. Un altrove greve, come quello immaginato da Paolo Consorti, che muove folle in improbabili gironi danteschi, e quello più terreno di Dario Ghibaudo, ironico e terrifico, dove l’accumulo di corpi di un’umanità dolente, costituisce la materia primigenia delle terre emerse del globo terrestre. Terra, ancora, come luogo di un’umanità alla ricerca di un senso, di una pulsione ascensionale verso l’alto, verso il cielo. Il cielo visibile, che gioca con la leggerezza delle nuvole nei quadri di Karen Yurkovich, o che appare tra le fronde mosse dall’aria nei disegni e nel video di Federico Gori; che confonde la luce dell’alba e del tramonto nel video di Zimmerfrei, che insegue il trascorrere delle stagioni ricercando l’alterità segreta del tempo e dello spazio nell’opera del giapponese Hiroyuki Musuyama, o che si capovolge, rispetto alla terra, nelle foto di Gea Casolaro, creando uno straniamento che costringe a ripensare la visione del mondo e di sé stessi. Una visione del mondo che per Matteo Basilé si connota al femminile, nella figura di una donna-dea, velata e misteriosa, che dalla terra si eleva verso il cielo. Giannella Demuro Lactis, 2011 - 26. Pietro Mele, Wallpaper, 2011 - 27. Elena Nemkova, Black Dew, 2008 * - 28. Paolo Consorti, Dentro le segrete cose, 2006 - 29. Hiroyuki Masuyama, 01.01.2001 -31.12.2001 2002 - 30 Sergio Ragalzi, Genetica, 2093 - 31. Eleonora Rossi, Fw/RwThe hearth, 2010 32. Cristian Chironi, Cutter (Le Alpi - Alps), 2010 - 33. Zimmerfrei, Melodia de Lughe, 2011 - 34. Maria Magdalena Campos-Pons, MARCAM 0 22 01 - 35. Armin Linke, Alpi, 2011 Hanno collaborato al progetto: Valerio Dehò, Antonio Manca, Collezione la Gaia, Busca; Galleria Fumagalli, Bergamo; Monitor Roma; Galleria Pack, Milano; Spazio A Pistoia; Kunsthalle, Merano; The Gallery Apart, Roma; Grossetti Arte Contemporanea, Milano. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 25 10-08-2011 4:59:15 La disciplina della terra Barbara Ardau e Mimmo Di Caterino, Ermenegildo Atzori, Federico Carta, Giulia Casula, Monica Lugas, Tonino Mattu, Marco Pili, Progetto ASKOS (Chiara Schirru e Michele Mereu), Alberto Spada a cura di Ivo Serafino Fenu La disciplina della Terra / sono i padri e i figli / i cani che guidano le pecore / tutti quei nomi dimenticati / sotto la mano sinistra del suonatore (Ivano Fossati) Barbara Ardau e Mimmo Di Caterino, Ermenegildo Atzori, Federico Carta, Giulia Casula, Monica Lugas, Tonino Mattu, Marco Pili, Progetto ASKOS (Chiara Schirru e Michele Mereu), Alberto Spada, si confrontano con la terra. Un confronto arduo, complesso e, talvolta, doloroso, a dispetto dell’empatica corrispondenza che dovrebbe esistere tra lei, l’uomo e la sua ineluttabile disciplina. È, infatti, quella della terra, una disciplina antica, che si perde nella notte dei tempi, che sconfina nel mito e nell’archetipo fondativo raccontato dai testi biblici: «Allora il Signore Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra e alitò nelle sue narici un soffio vitale, e l’uomo divenne persona vivente». Terra e manualità, terra e arte, per una “disciplina” che non passa, che si perpetua, di generazione in generazione, in «tutti quei nomi dimenticati/sotto la mano sinistra del suonatore». Terra, materia da plasmare e da formare, alla ricerca, talvolta vana, di quel soffio vitale che determina l’opera d’arte. Terra legata a quella prassi che conduce, inevitabilmente, alle definizioni di “Artefice”, “Artista”, “Artigiano”, sulle quali la critica d’arte ha versato fiumi di inchiostro nel tentativo di uniformare le diverse figure per un’agognata parità in termini di qualità e dignità sociale o per distinguerle e separarle, in un’ottica che, alternativamente, privilegiava l’aspetto teorico o l’aspetto manuale del fare stesso. Una vexata quæstio in fondo inutile se poi, unanimemente, si concorda che, alla base di tutto, sta quel facere che individua in Dio stesso un artifex, per quanto sommo. Tutto, dunque, è nelle mani capaci e nella creatività dell’artista-artigiano, che dalla tradizione non può trascendere ma dalla quale non può rimanere avviluppato, soprattutto quando si rapporta con una materia nobile e umile al contempo, carica di storia ma, per questo, abusata. Allora, per evitare la trappola di una manualità scontata e di una banale prassi artigianale e, soprattutto, per non cadere nello stereotipo della “naturalità” che alla terra è inevitabilmente connesso, gli artisti hanno preferito un approccio più concettuale, in favore di una “artificialità” che racconta di un oggi e di un futuro prossimo affatto rassicuranti. Con i piedi ben piantati in terra e con uno sguardo rivolto altrove. Ivo Serafino Fenu 1 2 3 4 5 7 8 Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 26 6 1 Alberto Spada 2 Giulia Casula 3 Marco Pili 4 Progetto ASKOS (Chiara Schirru e Michele Mereu) 5 Tonino Mattu 6 Barbara Ardau e Mimmo Di Caterino 7 Ermenegildo Atzori 8 Monica Lugas 9 Federico Carta Terrae La misura delle nuvole Gli Invisibili Cerco di inserirmi Hic sunt leones Balletti in terra sarda Phoni3 Infustus ‘e sambene Notte1 (dalla serie “Dai margini”) 9 10-08-2011 4:59:23 Hybrid Maps a cura di Mariolina Cosseddu Pietruccia Bassu, Paolo Carta, Caterina Lai, Fabio Lanza, Coquelicot Mafille, Cristina Meloni, Igino Panzino, Michèle Provost, Matteo Sanna, Gianfranco Setzu Abitanti solitari di un pianeta che non conosce altre forme di vita nell’universo, alla continua ricerca di una ragione che ne muove il ciclo biologico, siamo in perpetuo conflitto con un territorio non sempre arrendevole e mai del tutto conoscibile. Mappare lo spazio è fra le più antiche forme di sopravvivenza. Tracciare le ascisse e le ordinate che avvicinano i confini (sempre poi continuamente spostati) e rendono percorribile la superficie terrestre è pratica primigenia quanto attuale e comunque leggibile come modello simbolico. La mappa è, di fatto, un luogo dell’immaginario. Pensata per appropriarsi dell’ignoto, per misurare e ridurre l’infinitezza dello spazio, diventa strumento di una doppia conquista, materiale e metaforica. Senza una accurata cartografia ogni luogo non è agevolmente attraversabile e senza una mappa minuziosamente descritta ogni luogo non è del tutto pensabile. Lo scarto tra il reale e la rappresentazione grafica fa sì che ciò che è lontano e irraggiungibile sia un punto fermo nell’intreccio cartesiano, una meta accertabile in un sistema di rassicuranti percorsi. Ma lo scarto persiste e la mappa svela, come ogni patto comunicativo, la propria natura di luogo convenzionale, arbitrario, allegoria segnica e descrittiva di un altrove vagheggiato, metafora di un desiderio, di un’ubiquità senza inibizioni. Annullate le distanze, caduti i divieti, la mappa acquista il valore di un artifizio, di un progetto topografico destinato peraltro ad invecchiare: un sogno o un delirio che si spegne tra i nomi e i tracciati di un labirintico zigzagare. I millesimi perfettamente trascritti in scala irreale, attraversati da immaginari e geometrici meridiani e paralleli, non hanno niente a che vedere con la sconfinata varietà del mondo che le mappe riproducono, come la lista della spesa, in maniera innocente ed inoffensiva. Le mappe, in realtà, depistano, illudono, attraggono e mistificano. Sono invenzioni insensate di una visione del mondo quieta e ammansita. Sono, in definitiva, la proiezione falsificata di un tutto a portata di mano o, come direbbe Perec, “simulacro di spazio, semplice pretesto per una nomenclatura” (Specie di spazi, 1989). Eppure basta poco, davvero poco, perché quel raggelato intreccio di linee e di segnalazioni prenda vita e, come in un libro di fiabe a tre dimensioni, sprigioni il potere di incantesimo. Ancora Perec: “ma non è neppure necessario chiudere gli occhi perché questo spazio nato dalle parole, questo spazio solo di dizionario, questo spazio solo di carta, si animi, si popoli, si riempia: un lungo treno merci trainato da una locomotiva a vapore passa su un viadotto; chiatte cariche di ghiaia solcano i canali; piccoli velieri manovrano sul lago; un grande transatlantico scortato da rimorchiatori penetra nella rada; i bambini giocano a palla sulla spiaggia; nei viali ombreggiati dell’oasi, un arabo che porta un grande cappello…”. Agli artisti abbiamo chiesto tutto questo. 1 2 3 12 11 Mariolina Cosseddu 4 5 6 Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 27 7 1 Gianni Nieddu Strettoia, 2011 7 Paolo Carta Osservo dal finestrino, 2011 2 Fabio Lanza Itinerari (dalla serie “Omin’e filu’e ferru), 2011 8 Gianfranco Setzu TERAAA, 2011 3 Matteo Sanna We’ll go dreaming, 2011 9 Cristina Meloni LifeOnMars?, 2011 4 Pietruccia Bassu Punti Fiduciali, 2011 5 Michèle Provost 11 Igino Panzino Piccoli pensieri in un mondo Antropizzazione, 2011 infinitamente vasto, 2011 6 Coquelicot Mafille Questa Strada, 2011 10 10 Caterina Lai Senza titolo, 2009 12 Roberta Filippelli La pista cifrata, 2011 9 8 10-08-2011 4:59:31 Al di là della terra, il mare paesaggi minimali nel bianco e nero di Donato Tore La ricerca fotografica di Donatello Tore esplora, con arguto spirito osservatore, gli effetti che alcuni fenomeni antropici hanno prodotto lungo i margini della naturale zona di confine tra l’acqua e la terraferma. Sia che si tratti di piccoli moli, sia che si tratti di muraglie in cemento o di pontili in legno, quello che emerge dalle suggestive immagini fotografiche è l’iconografia di un paesaggio, a tratti surreale, in cui l’elemento antropico ha trasformato la natura del luogo in una statica e artificiale “installazione”, a volte in palese stato di abbandono. Le poetiche fotografie scattate percorrendo i bordi della terra raccontano, cioè, brani di paesaggio “minimalista”, inteso come personale “visione di luoghi” contemporanei e non come mera rappresentazione di essi. Lo sguardo fotografico, il punto di vista prospettico proteso verso l’orizzonte, la qualità compositiva dell’inquadratura e della luce costituiscono, infatti, gli elementi di una personale metrica poetica capace di tradurre in fotografia una visione estetica derivante da una soggettiva interpretazione del paesaggio. Anna Giordano Marceddì Strange Fruits 21 storie di ordinaria integrazione nelle immagini di Pierfranco Cuccuru Come é bello raccontare storie. Ci si immagina in un’atmosfera distesa, tra chi si conosce o almeno senza nemici, sperando, con una certa dose di sicurezza, che quella storia sarà la piú significativa, la piú storia di tutte, quella che, per analogia, comprenderà quelle degli altri. Tutti dovranno avere delle storie simili, ma nessuno ne avrà di cosí esemplari, così universali. Quando si raccontano le storie, d’altronde, si racconta di sé senza scoprirsi, mettendo un velo davanti, pensandosi come cosa oscena ma che va comunque resa comune. Raccontare le storie di persone che sono lontane vuol dire dunque due cose, trovare sé stesso in corpi diversi e trovare il punto di vicinanza nei confini, tra me e l’altro, tra noi e loro. E’ proprio il confine il luogo di piena identità, dove nel confronto ci scopriamo aderenti, identici, della stessa materia, in quel luogo che viene definito, come dice Massimo Cacciari, “il punto, quel suo punto, dove esso tocca l’altro da sé”. Questo racconto di confini e di contatti l’abbiamo creato, Pierfranco Cuccuru ed io, lavorando nella prossimità, cercando la sfida forse piú complessa, raccontare gli stranieri che abitano la Provincia di Sassari, raccontarli in storie che fossero esemplari, eterogenee, complesse. Le vicende che illustriamo sono molto diverse una dall’altra, e si assomigliano semplicemente perchè convergono tutte nelle stesse terre, quelle della Provincia di Sassari. Tutte però, a loro modo sono, con semplicità, straordinarie. Si racconta, nella mostra e nel libro, la vicenda di viaggi difficili, fatti malvolentieri, all’inseguimento di una pace economica, di un modo dignitoso di stare al mondo. Ci sono artigiani contenti del loro lavoro, professionisti nomadi, chi ha viaggiato per amore e per amore, non solo del proprio compagno ma anche di questa “amara terra mia”, ha deciso di diventare, da straniero, indigeno. Chi è diventato un borghese raffinato, chi fa bollire pentoloni d’acqua calda nelle stufe a legna dei campi nomadi, chi insegna danza da una vita a Sassari, ricordando il rigore delle scuole cecoslovacche. A guardarle bene le ventuno storie raccontate, mischiandole tra loro, dissolvono la loro estranietà, diventano un territorio comune, dimenticano di essere racconti stranieri per diventare cronaca locale. In ritratti non seriali, Pierfanco Cuccuru innesca punti di contatto tra l’immagine, chi è ripreso e chi guarda, creando una zona franca dove il confronto è aperto, sincero, e dove chi vuole, guardando gli altri, prova a raccontare anche un pò di sé, come nelle migliori storie, come nelle storie esemplari. Sergio Scavio Ibrahim (Senegal) Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 28 Filomena (Capoverde) Abdul (Iraq) 10-08-2011 4:59:36 Mineros ritratti dal sottosuolo di Adriano Mauri Adriano Mauri ha aspettato questo lavoro per un lungo periodo, probabilmente era tutto dentro la sua testa e le sue visioni da anni. E questo è un lavoro basato sull’attesa tramite un procedimento temporale che si rifà alla tecnica fotografica: Mauri aspetta sulla superficie della terra, alla luce piena, uomini che arrivano dal profondo buio, dal nero (mi ricorda strane analogie capovolte con il lavoro di camera oscura quando la carta si riempie di nero e grigi) e li isola su un fondo bianco, li stacca dal mondo: bastano loro, quei corpi che conducono a quelle facce, che raccontano vite e fatiche, e che dicono tutto nel modo più naturale, mai un sensazionalismo. Uomini dritti e sguardi dritti, foto secche e molto belle. La vita di Adriano Mauri è la fotografia (in realtà sarebbe più giusto dire che la fotografia è entrata nella vita dei “Mauri” da alcune generazioni tramite un bisnonno pioniere dell’arte fotografi- Massimo Miotto Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 29 ca), e lui la conosce e ci lavora dentro: questo lavoro nasce dalla grande tradizione del ritratto novecentesco, ma soprattutto dalla vita di Adriano e dalla sua appartenenza alla sua terra e al suo popolo. Marco Delogu “Minatori, Mineros” sarà contemporaneamente in mostra a Cordoba, in Argentina, dal 5 agosto al 9 settembre . Davide Rossi 10-08-2011 4:59:43 a r . r . e T . . . . a . . l l respiro del i . . . rassegna cinematografica a cura di Gianfranco Cabiddu Berchidda, Nuovo Cinema ore 16.00 dal 11 al 15 agosto La Terra è filo conduttore dell’edizione 2011 del Festival Time in Jazz. Nel consueto approccio interdisciplinare al tema del Festival la sezione cinema costruisce il terzo capitolo di un percorso quadriennale tematico sui quattro elementi (acqua, fuoco, terra, aria) con l’intento di riflettere e stimolare una presa di coscienza responsabile verso l’uomo e il suo ambiente. La vocazione di Time in Jazz, un Festival “eco-sostenibile” in sintonia tra artisti e pubblico, è quella di mescolare i linguaggi dell’arte e condividere un’esperienza unica immersi nella natura, nel rispetto dell’ambiente, consapevoli di avere contribuito a creare un festival che è un seme. Il suo compito non è quello di conservarlo gelosamente, ma di metterlo a dimora ovunque sia possibile perché faccia maturare quel frutto prezioso che è la consapevolezza del mondo intorno a noi. Come oramai tradizione, nel preparare la rassegna di film proposta abbiamo agito nelle stessa direzione: cercando di costruire un percorso che toccasse a volo d’uccello le tante tematiche ambientali e umane che il tema Terra stimola, ospitando lavori cinematografici molto diversi tra loro, per natura dei supporti, per tecniche di racconto e per temi. Film capaci di raccontare e far riflettere sul cammino dell’umanità, lavori in grado di fotografare e mettere in relazione la meraviglia, i colori, le storie con le difficoltà a cui è sottoposto oggi il nostro pianeta, minacciato sempre più dalla mano dell’uomo. Spazieremo quindi dall’Africa del documentario Italia/Congo, sul taglio delle foreste tropicali, alla Bolivia delle bio-diversità, che cerca di resistere al consumo di specie vegetali sempre più standardizzate e modificate geneticamente dalle multinazionali. Dalla Cisgiordania e dalla striscia di Gaza, dove il fazzoletto di terra di un campo di calcio si fa terreno di pace e metafora viva di una possibile armonia in una terra martoriata dalla guerra, alle montagne raccontate da Mauro Corona, con la poesia del variare, lungo le stagioni, del bosco. Dall’isola vulcanica di Lampedusa, terra agognata da tanti migranti, a cui appare come l’avanguardia del benessere, al grido sereno e pieno di speranza di un grande cineasta come Ermanno Olmi che firma un grande atto d’amore verso la madre terra, fino ad alzarsi in volo con Home, la nostra terra, con i panorami di 54 paesi catturati dall’alto, per ammirarne la bellezza e la sua delicata armonia. Così dopo aver raccontato con il cinema nelle due ultime edizioni i temi dell’acqua e dell’aria, nel nostro viaggio incontreremo la terra, che cambia da luogo a luogo e da continente a continente, per incontrare uomini e storie che, in ogni angolo del mondo, la terra la amano, la coltivano e, soprattutto, la rispettano. 11 LE STAGIONI DEL BOSCO . . . 12 di Isabella De Felici e Mauro Corona, prod. RAI 3, 2010 Allegre grigliate in compagnia, gruppi di bulletti che si sostengono tra loro, belle signorine che si preparano per andare a ballare la sera, mesti ed umili operai……. quanti possono essere i volti di un bosco? Mauro Corona ci incanta con la poesia delle stagioni del bosco, uno sguardo sagace e malinconico su questo variegato microcosmo che trascende il naturale scorrere del tempo biologico. ITALIA/CONGO Sviluppo sostenibile e impegno sociale di Gabriella Lasagni, RAI 3, 2010 2 1 Un documentario di impegno sociale e sviluppo economico, anche per rilancio dell’economia legata al taglio programmato delle foreste. Un modo nuovo e “sociale” di vedere l ‘energia, l’innovazione, lo sviluppo sostenibile. Un terreno comune di collaborazione tra Italia e Congo, in un momento delicato di passaggio di potere da Joseph Mobutu a Laurent Kabila. SOLTANTO IL MARE di Dagmawi Yimer, Giulio Cederna e Fabrizio Barraco, prod. dall’Archivio Memorie Migranti di Asinitas, Alessandro Triulzi e Marco Guadagnino, in collaborazione con Fondazione lettera27, 2011 13 Girato a Lampedusa tra il 2010 e il 2011, il film propone lo sguardo incrociato di due realtà che a Lampedusa raramente dialogano tra loro: quella di un migrante, Dagmawi Yimer, sbarcato da clandestino sulle coste dell’isola nel 2006, e quella dei lampedusani. Soltanto il Mare vuole essere innanzitutto un omaggio a Lampedusa da parte di chi all’isola deve la sua stessa vita. Giorno dopo giorno l’isola si apre e ci regala nuove storie, situazioni inaspettate, cortocircuiti. Al migrante fresco di sbarco l’isola era apparsa come l’avanguardia del benessere, si svela ora piena di problemi; immaginata come frontiera del progresso, la ritrova isolata dal mondo, con lo sguardo nostalgico rivolto al passato e una patina fresca di vernice già incrostata di salsedine. CAMPI ASSEDIATI (2006) di Gianfranco Mura, prod. “HABIBI PRODUCTIONS”, 2007 «Campi assediati nasce dall’incontro casuale con le associazioni interessate in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Ho trovato inizialmente alquanto bizzarro il fatto che tifosi di diverse squadre si unissero in un progetto comune intorno a un campo di calcio. Nell’immaginario pubblico di solito i tifosi se le danno! Ho cercato di raccontare in modo diverso questa terra e la sua gente così martoriata dalla storia, con lo sport come pretesto di incontro, sociale e culturale. » IL TESORO DELLA MADRE TERRA Biodiversità della patata in Bolivia di Piero D’Onofrio, prod. Ricerca e Cooperazione, Unione Europea, 2011 (32”) Il modello economico neo-liberale sta imponendo dovunque la produzione e il consumo di specie vegetali sempre più standardizzate e modificate geneticamente da multinazionali del settore agro-alimentare. La Bolivia, uno dei paesi con maggior bio-diversità, cerca oggi di resistere a questo modello, valorizzando le specie native del suo territorio e, in particolare, le oltre 2000 varietà di patate ancora esistenti nel paese. La consapevolezza di essere gli unici custodi di questo vero e proprio “tesoro della terra”, consentirà agli agricoltori delle Ande boliviane di tramandare un patrimonio non soltanto biologico, ma anche e soprattutto culturale, alle future generazioni di tutto il mondo. 13 Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 30 TERRA MADRE di Ermanno Olmi, prod. Cineteca di Bologna, BIM 2009 (78”) Un maestro del cinema mondiale propone il proprio punto di vista sul grande tema della terra, del cibo e sulle implicazioni economiche, ecologiche, sociali ad esso correlate. Ermanno Olmi costruisce un film d’inchiesta limpidamente autoriale, che fa i conti con il destino del pianeta. Il regista ci racconta degli ultimi tre convegni di Terra Madre a Torino. Grazie anche alla collaborazione con Piavoli e Zaccaro, Olmi porta sullo schermo un atto di amore profondo che passa dall’elegia sulla vita a contatto con la Natura alla rispettosa e quasi invidiosa riflessione sulla vita di un uomo che ha avuto il coraggio di abbandonare la civiltà dei consumi per scegliere di vivere in un modo radicalmente diverso. 4 1 HOME la nostra terra 15 di Yann Arthus-Bertrand con Glenn Close prod. Luc Besson, Co-prodotto da EuropaCorp e Elzévir Films 2011 (90”) Home intende focalizzare l’attenzione sull’attuale stato del pianeta mostrando immagini riprese dal cielo. Il film, è un’ode alla bellezza del pianeta e alla sua delicata armonia. Attraverso i panorami di 54 paesi catturati dall’alto, Yann-ArthusBertrand ci porta a compiere un viaggio unico attorno al pianeta, per contemplarlo e per capirlo. 10-08-2011 4:59:44 . Corpi in rivoluzione a Berchidda Spazio Danza a cura di 9 -12 agosto, Berchidda Corpi in rivoluzione. Come in arte così in terra arabo-mediterranea progetto di cooperazione internazionale a cura di Ornella D’Agostino e Carovana S.M.I. Nel segno della Terra Time in Jazz ripropone uno spazio dedicato alla danza contemporanea, rinnovando per il terzo anno consecutivo la collaborazione con l’associazione Carovana S.M.I., che quest’anno propone il progetto Corpi in rivoluzione. Come in arte così in terra Arabo Mediterranea. Si tratta di uno studio multidisciplinare sui processi di trasformazione nella danza contemporanea e nelle arti performative, che si concentra in particolare sul corpo come strumento di resistenza, soprattutto alla luce dei recenti eventi rivoluzionari del Nord Africa e del Medio Oriente, che mettono in evidenza il ruolo strategico dell’arte e dell’espressione corporea come strumento di democratizzazione. Corpi in rivoluzione. Come in arte così in terra arabo-mediterranea è un progetto di cooperazione internazionale, di cui Carovana è capofila, che vedrà la partecipazione di artisti e organizzazioni provenienti da Tunisia, Egitto, Francia, Olanda, Spagna e Italia. Il progetto è stato selezionato e sostenuto dalla Fondazione Europea della Cultura e dalla Fondazione EuroMediterranea Anna Lindh, rete Italiana, nell’ambito del programma di Operazione Comune. Il programma sarà articolato in incontri, proiezioni, performance e installazioni, che si terranno a Berchidda nei giorni del festival, negli spazi dell’ ex–Cooperativa “La Berchiddese”. 10 agosto Nuovo Cinema, Berchidda, ore 16 Corpi in rivoluzione. Come in arte così in terra arabo mediterranea presentazione del progetto di cooperazione internazionale, coordinato da Carovana S.M.I. a seguire proiezione film: Microphone (Egitto, 2010 -120’) scritto e diretto da Ahmad Abdallah 12 agosto fotografia: Tarek Hefny cast: Khaled Abol Naga, Menna Shalabi, Yousra El Lozy produzione: Khaled Abol Naga. Tutti i personaggi che praticano musica di strada interpretano se stessi. Spazio ex-Cooperativa “La Berchiddese“, Berchidda, ore 20 Laaroussa (12’) concezione - coreografia - interpretazione: Selma & Sofiane Ouissi. regia: Cecil Thuillier montaggio suono: David Bouvard montaggio imagine: Nicola Sburlati Sgretolamento andante di e con Ornella D’Agostino (regia e danza) e Gavino Murgia (musica) Performance e Installazioni Tunis le 14 Janvier 2011 di e con Radhouane El Meddeb con la partecipazione degli artisti del laboratorio Corpi in Terra - Time in Jazz 2011 testi: Carlo A. Borghi realizzazione video e installazioni: Marcello Cubeddu e Raul Anderson produzione Carovana: S.M.I. in collaborazione con Teatro e/o Musica di Sassari e Time in Jazz Corpi in terra laboratorio di danza improvvisazione e composizione 11 - 15 agosto, Berchidda con Ornella D’Agostino Il programma comprende due laboratori interdisciplinari di danza contemporanea, improvvisazione e composizione, con Ornella D’Agostino in collaborazione con Tiziano Lamantea (trattamento dei diaframmi) e la partecipazione straordinaria della cantante Lucilla Galeazza. Il primo laboratorio, in programmazione dal 11 al 15 Agosto, è rivolto a tutti coloro interessati ad esplorare creativamente e attraverso il linguaggio del corpo, il tema del festival. Le domande di partecipazione, inviate presso la sede dell’associazione Time in Jazz a Berchidda, dovranno essere corredate da una lettera di motivazione e Curriculum Vitae. E’ richiesta la frequenza all’intero corso. È ammessa la presenza di auditori, previa comunicazione all’infopoint del Festival in Piazza del Popolo. I laboratori si terranno nello spazio dell’ex-Cooperativa “La Berchiddese” dall’11 al 15 agosto, dalle ore 15,30 alle ore 17,30. La quota di partecipazione al laboratorio è di euro 60. Il secondo laboratorio già in fase di svolgimento a Berchidda, si concluderà il 12 agosto. Le iscrizioni sono chiuse, ma le performance e le installazioni sul tema “Terra” prodotte durante il corso saranno presentate al pubblico il 12 agosto alle ore 20, presso lo spazio ex-Cooperativa “La Berchiddese”. Per Informazioni ed iscrizioni: Associazione culturale Time in Jazz | via Pietro Casu, 29/A | tel. 079.703007 | cell. 320.3874963 | email: [email protected] Carovana S.M.I. | tel. fax 070/6848107 | cell. 3393537727 | email:[email protected] Info alloggi: Ufficio turistico Berchidda | cell. 340 8208482 | [email protected] Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 31 10-08-2011 4:59:50 Il progetto “Il bookshop di Time in Jazz”, giunto alla terza edizione, nasce con l’idea di stimolare la curiosità dei visitatori del festival. Ci piace pensare che un luogo fisico, il bookshop, appunto, possa essere uno spazio in cui, ciascuno a suo modo, trovi l’occasione e l’incentivo di approfondire, scoprire, conoscere. Per questo nel bookshop del festival sono state create più sezioni: per cercare di soddisfare le esigenze di tutti i lettori di Time in Jazz. paroleatema Partecipano al progetto “Parole A Tema” le case editrici Ilisso e Il Maestrale di Nuoro, AIPSA e Condaghes di Cagliari e le librerie Max 88 e Koinè di Sassari. Ogni casa editrice e libreria propone romanzi, saggi, raccolte di racconti o poesie il cui tema è terra. musica&libri La sezione dedicata alla musica ospita pubblicazioni di saggi, romanzi, biografie, che hanno come tematica la musica, i musicisti e i loro strumenti. bookcrossing Un’idea nata con l’edizione 2011: ogni casa editrice e libreria porta in dote al festival una nuova proposta del proprio catalogo, la presenta durante i giorni della rassegna e la mette disposizione del pubblico. Ciascuna copia è corredata da una scheda che consente di ricostruire il percorso di ogni libro all’interno del calendario di eventi di Time in Jazz. Presentazioni libri 12 agosto ore 12.00, Cabanna’s Cafè Condaghes - Vicolo rosso – Augusto Secchi 13 agosto ore 12.00, Jazz Café Ilisso – Il vino in Sardegna – AAVV 14 agosto ore 12.00, Friend’s bar Aipsa – Le ragioni del vento - Maria Luisa Careddu Condaghes 15 agosto ore 12.00, Café Grand’Italia Il Maestrale – Mia figlia follia - Savina Dolores Massa edicoLANDo Si inaugurano quest’anno le media-partnership tra il festival e un gruppo di importanti riviste di musica, jazz ma non solo, magazine di arti visive e periodici che hanno come tema l’ambiente, l’eco-sostenibilità, il riciclaggio. Una panoramica il più possibile esaustiva sull’attuale offerta editoriale. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 32 10-08-2011 5:00:12 L’Ente Foreste della Sardegna L’Ente Foreste della Sardegna ha come missione lo sviluppo e la valorizzazione del patrimonio forestale e faunistico del territorio regionale, nonché la creazione e diffusione di una cultura che contempli valori naturalistici, storici e culturali propri del territorio. In ambito forestale, l’Ente concentra la sua attività nella gestione sostenibile delle foreste, attraverso opere atte a garantirne la fruibilità e la tutela della flora e della fauna autoctone. In tale contesto assume enorme importanza l’attività di prevenzione e lotta agli incendi, su cui viene concentrata ogni anno gran parte delle risorse. La foresta, diventa così una risorsa in grado di garantire il mantenimento di zone rurali vive e dinamiche, sviluppandone l’economia e valorizzandone le specificità. Le foreste demaniali della Sardegna rappresentano un bene collettivo di straordinaria importanza naturalistica, storica ed economica, risultato di secolari interazioni tra l’uomo e la natura. La quasi totalità delle foreste demaniali gestite dall’Ente Foreste rientra nella rete ecologica regionale che comprende parchi naturali regionali, oasi di protezione faunistica, SIC. Il paesaggio di montagna, e con esso i boschi, meritano una fruizione sostenibile e rispettosa, perchè solo in questo modo anche le generazioni future potranno fruirne. Il Demanio Forestale del Monte Limbara Sud Semida Parte del territorio del Comune di Berchidda rientra nel Demanio Forestale del Monte Limbara Sud, un paesaggio suggestivo, caratterizzato da graniti, cime rocciose su cui ancora volteggiano le aquile e fitti boschi dove si nascondono il gatto selvatico e la martora. Negli anni sono stati sviluppati progetti ed iniziative rivolti alla fruizione delle foreste e alla promozione di questo preziosissimo patrimonio. Il Monte Limbara Sud è parte del circuito Inforesta: un sistema di educazione ambientale incentrato sullo svolgimento di attività di informazione, divulgazione e sensibilizzazione, che assicura strutture stabili, personale qualificato e proposte didattiche tese all’acquisizione di “esperienza sul campo”. Tra i progetti in corso rientra la realizzazione dell’Arboreto Mediterraneo del Limbara: un giardino botanico di alberi ed arbusti con le sue rappresentazioni evolutive ecologiche e geografiche e l’architettura moderna dell’edificio centrale, articolato in tre volumi realizzati con setti in cemento armato, rivestiti in granito e collegati da una struttura metallica in acciaio inox. Storia, musica e natura convivono negli ambienti granitici del Limbara; da alcuni anni, infatti, il Limbara è diventato il cuore di diverse manifestazioni artistiche e culturali, come i concerti di Time in Jazz, (dall’alba sul Montalvu ai concerti nel bosco o sulle sponde dei laghetti) ed il museo di Arte e Natura “Semida”, realizzato in collaborazione col Museo PAV di Berchidda, nel bosco, lungo un sentiero di corbezzoli secolari. In primavera è possibile inoltre ammirare le numerose specie colorate che popolano il Giardino delle Farfalle, un’oasi protetta realizzata dall’Ente Foreste della Sardegna per proteggere un patrimonio entomologico ricco e vario, con molte specie di farfalle rare. Risposta sussurrata ad una comunicazione ec­ces­si­va, ad una provocazione che rischia di essere sempre più il fine e non il mezzo della ricerca artistica, la Land Art, o Earth Art, nasce alla fine degli anni Settanta concependo opere che rie­scano a dare nuova dignità ad un territorio ignorato, intervenendo direttamente sulla natura, “insinuandosi” in essa, recuperando il senso profondo del silenzio e del contatto con le radici, fisiche e metaforiche. È in questo contesto che, all’interno dei grandi progetti visivi del Time in Jazz e in collaborazione con l’Ente Foreste della Sar­degna, nasce Semida museo di arte e natura, realizzato sul Monte Limbara, dove la severa maestosità della natura si svela in un selvaggio trionfo; Semida – sentiero nella lingua locale – procede attraverso percorsi ben più misteriosi rispetto al puro godimento estetico e la ricerca concettuale. Gli artisti intervengono sul luogo con opere appositamente pensate e realizzate cercando di entrare in risonanza con il paesaggio attraverso una profonda riflessione sui rapporti etico-estetici. Le forme e i colori dell’arte si uniformano ad una legislazione antica e assoluta come quella della natura che diviene, contemporaneamente, ispirazione, creatrice e giudice dell’opera d’arte. Chi sale dal sentiero principale viene “accolto” da un intreccio sorprendente di rami forti come sentieri e sentieri che si ramificano per tutto il paesaggio. In questo labirinto ne appare un altro, quello proposto da Clara Bonfiglio con il suo lavoro: una porta in metallo con intagliato sopra la scritta “attraverso” che dà il titolo all’opera. Una porta… attraverso… andare oltre un limite divenuto soglia, ingresso verso una dimensione altra. Una scritta, spazio intagliato, negato, da un foglio di metallo nero emerge il nulla che prende i mutevoli colori della natura. Un sottile schermo di plexiglas arancio è invece l’opera di Monica Solinas. Una finestra, soglia che non contempla alcun tipo di attraversamento se non quello ottico-mentale; una sorta di stop obbligato, imperativo dalla duplice finalità: da un lato cornice che esalta la bellezza della natura e ce ne ricorda l’insoluto mistero; dall’altro ricordo della nostra estraneità: non facciamo parte di questo misterioso mondo e quando vi entriamo non è mai dalla porta principale. E, procedendo nel cammino, si è attratti dall’opera di Pinuccio Sciola, la forza della roccia trattenuta da una catena di ferro che congiunge i massi di granito, si snoda, attraversa la montagna. Sciola imbriglia la natura attraverso linee sinuose e, paradossalmente, attraverso catene ne restituisce l’indomita libertà. Opera come privilegio, come se la natura fosse talmente generosa da prestarsi al gioco nella tacita consapevolezza che la sua forza dirompente potrebbe piegare queste e ben altre catene. Poco discosto l’intervento di Bruno Petretto: una gabbia metallica incornicia un enorme masso che già artisti secolari come gli agenti atmosferici hanno plasmato in forme di levigata bellezza. Il rigore delle linee metalliche esalta la plasticità di quelle naturalistiche e la gabbia diventa teca protettrice attraverso la quale ammirare la potenza e la sacralità del luogo. La recente opera di Giovanni Campus è una grossa corda tesa attraverso il paesaggio ad organizzare percettivamente e emotivamente lo spazio, svelando significati antichi e creandone di nuovi attraverso una tensione che non è solo propriamente fisica ma, anzi, fortemente allegorica. Arte dunque come misterioso percorso – Semida –, continuo divenire che non si oppone alla natura ma ne svela le meraviglie, sentiero in cui perdersi per poi, finalmente, trovarsi. Sonia Borsato Presso gli hotspot SurfInSardinia, a Berchidda in Piazza del Popolo e negli spazi esterni dell’ex- Cooperativa “La Berchiddese”, è possibile, previa registrazione, navigare in internet e accedere a informazioni e servizi contenuti nei portali della Regione Sardegna. Per informazioni sul servizio e supporto tecnico telefonare al numero verde 800-038321, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 18. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 33 10-08-2011 5:00:18 Nel segno della Terra, terzo “capitolo” del ciclo dedicato ai quattro elementi naturali, si rinnova anche quest’anno l’impegno di Time in Jazz a favore dell’ambiente attraverso Green Jazz, il progetto di sensibilizzazione che dà voce ai temi del risparmio energetico, dell’uso delle energie alternative, della differenziazione dei rifiuti, dell’abbattimento delle emissioni di CO2, mirando in particolare a ridurre l’impatto del festival sul territorio. La storia della coscienza ambientale di Time in Jazz muove i primi passi a partire da originali progetti come i concerti nei boschi del Limbara e nelle chiesette campestri, che hanno stimolato una maggiore consapevolezza sui problemi dell’ambiente e della sostenibilità, portando, anche grazie al supporto di partner e sponsor locali, alla realizzazione di iniziative volte a tutelare un patrimonio naturale e culturale di inestimabile valore. Sul tema sensibile della riduzione delle emissioni di CO2, Time in Jazz prosegue anche in questa edizione le iniziative per ridurre la circolazione delle auto durante i giorni del festival. , in collaborazione con Atala, mette a disposizione del pubblico delle biciclette per spostarsi da un concerto all’altro, sia in paese, sia nelle vicine chiese campestri. Una valida alternativa, dunque, per tutti coloro che vorranno rinunciare alla propria automobile per raggiungere, pedalando, i luoghi della musica e dell’arte. Musica a pedali Motori a strappo Alla riduzione dei gas inquinanti mira anche , un progetto di car-sharing rivolto al pubblico che nei giorni del festival percorre in macchina decine di chilometri per raggiungere i diversi luoghi dei concerti. A Berchidda saranno creati dei punti di ritrovo, dove si potrà parcheggiare la propria auto, approfittare del passaggio messo a disposizione da chi aderisce all’iniziativa e viaggiare in buona compagnia. In collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Berchidda prosegue poi l’iniziativa dedicata alla raccolta differenziata dei rifiuti: le di Green Jazz, spazi supplementari allestiti negli spazi del festival, in piazza del Popolo e all’ex-Caseificio, che ospiteranno i contenitori per la raccolta differenziata del vetro, del cartone e della plastica. Alcuni volontari presidieranno le isole ecologiche, contribuendo a ripulire il paese da eventuali rifiuti abbandonati, informando e sensibilizzando pubblico e visitatori sulle varie iniziative volte alla tutela dell’ambiente. isole ecologiche Sempre in partnership con il Comune ritorna quest’anno Acqua dalla rete, progetto che mira a ridurre lo spreco d’acqua ed il consumo di plastica, mettendo a disposizione del pubblico fontanelle alimentate dalla rete idrica comunale, da cui attingere gratuitamente acqua potabile. Green Corner In paese saranno inoltre allestiti i , stand dedicati ai partner e agli sponsor dei progetti Green Jazz, per dare informazioni sulle varie campagne di sensibilizzazione condotte durante il festival e far conoscere i diversi progetti e i soggetti coinvolti attraverso materiali informativi, stampati, video, etc. Porta Quest’anno a Berchidda approda anche la campagna promossa dall’Associazione Comuni Virtuosi per dimostrare come esista una relazione tra le nostre azioni quotidiane, apparentemente insignificanti, e lo stato complessivo del pianeta. Piccoli gesti possono modificare stili di vita errati, se si diventa coscienti delle gravi conseguenze che generano. ifiuta iduci iusa icicla, è la risposta comportamentale di Porta la Sporta alla domanda chiave: perché usare per pochi minuti un sacchetto di plastica la Sporta, r Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 34 r r R 10-08-2011 5:00:43 Insieme per l’Ambiente Musica, arte e sostenibilità al festival Time in Jazz 2009-2012 o altro materiale, anche biodegradabile, che durerà ed inquinerà per cento anni? Ovvero: é ancora accettabile l’usa e getta? Per sostenere l’iniziativa, Time in Jazz in collaborazione con Tecnografica Turritana, regala una sportina riutilizzabile a chi acquisti nel merchandising del festival, dove anche quest’anno sono disponibili, tra le altre, le magliette in cotone organico certificato OE. Questa fibra coltivata secondo rigidi principi di bio-coltivazione, è prodotta con cotone coltivato, raccolto e trasformato senza l’uso di prodotti chimici di sintesi, ma solo di prodotti naturali. Green Bed Tra le novità del 2011 anche l’iniziativa , brevi promemoria nelle camere degli alberghi, delle case e dei campeggi di Berchidda per ricordare come siano i comportamenti singolarmente irrilevanti a fare la differenza se considerati su larga scala. In un’ottica globale, i suggerimenti “usa solo l’acqua di cui hai veramente bisogno”, “stacca sempre il caricabatterie dalla presa”, “fai la raccolta differenziata” e “non portare via sabbia, pietre, fiori o piante dalle montagne o dalle spiagge”, acquistano certamente un valore diverso. Sui temi della sostenibilità e della tutela dell’ambiente sarà incentrata anche la conferenza di in programma il 15 agosto: l’intervento sarà focalizzato in particolare sulla campagna “Io pretendo dignità” con cui Amnesty denuncia e contrasta le violazioni dei diritti umani derivanti dall’inquinamento industriale nell’area del Delta del Niger. Amnesty International EcoFINDERS In linea col tema della Terra si pone anche la partnership con (Ecological Function and Biodiversity Indicators in European Soils), un importante progetto di ricerca europeo coordinato dall’INRA francese, che si propone di studiare gli indicatori biologici del suolo in differenti contesti ambientali, tra cui il territorio di Berchidda. I ricercatori di EcoFINDERS incontreranno il pubblico il 16 agosto, in occasione della conferenza “il Concerto della Terra”, per informare sui temi e sullo stato della ricerca, mentre, in collaborazione con la compagnia teatrale La Botte e il Cilindro, sarà attivato un laboratorio didattico per bambini sulla biodiversità del suolo, in cui artisti e ricercatori si affiancheranno per avvicinare le tematiche scientifiche anche ai più piccoli, attraverso l’uso di linguaggi creativi semplici e coinvolgenti. Dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Time in Jazz e l’Ente Foreste della Sardegna, nasce la nuova iniziativa , al fine di contribuire all’annullamento dell’emissione di CO2 prodotta dalla complessa macchina scenica e organizzativa del festival. Parte dell’anidride carbonica rilasciata nell’aria, verrà compensata dalla messa a dimora di nuove piante prodotte nei vivai dell’Ente Foreste e messe a disposizione dell’Associazione Time in Jazz. Le piantine di lentisco, mirto e corbezzolo, tipiche della macchia mediterranea e molto diffuse in Sardegna, vogliono essere un segno tangibile dell’impegno delle istituzioni, del festival e del suo pubblico a favore dell’ambiente. A metà strada tra progetto divulgativo e videoinstallazione si colloca invece la partnership con , società che opera nella gestione dei satelliti di osservazione della terra, che metterà a disposizione immagini e video della terra vista dallo spazio per la loro proiezione nelle giornate del festival. “One, two... Green!” Telespazio “Light for music” Le iniziative Green Jazz seguono anche l’itinerario dei concerti esterni, con , progetto realizzato quest’anno in collaborazione con Tommaso Onofri e la Fondazione SLO: nei teatri dei concerti all’aperto e nelle chiese campestri, luoghi generalmente privi di corrente elettrica, il “gruppo elettrogeno ecologico” di Onofri dimostrerà come sia possibile ottenere energia pulita dal sole e dal vento e restituirla sotto forma di luci e musica. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 35 10-08-2011 5:01:03 Nigeria: una terra che perde, una terra che brucia Conferenza sui temi ambientali e sulla terra di Riccardo Noury, Direttore dell’ufficio comunicazione di Amnesty International Lunedì 15 agosto ore 11 Berchidda, Chiesa di San Michele Le imprese hanno un impatto enorme sui diritti delle persone. Sempre più spesso, i diritti umani vengono violati a causa di normative nazionali deboli e poco rispettate e per l’assenza di meccanismi internazionali di accertamento delle responsabilità delle aziende che, nei paesi in via di sviluppo, provocano effetti sempre più devastanti. Le violazioni dei diritti umani sono particolarmente frequenti nell’ambito delle attività delle industrie estrattive. Ciò non sorprende, considerato l’impatto che tali attività hanno sulla terra e sulle risorse idriche. Quando la terra è contaminata e le acque inquinate, i tradizionali mezzi di sostentamento delle comunità sono minacciati o distrutti e le persone vengono spinte sempre più a fondo nella povertà. Dal 2009 - nell’ambito della sua campagna globale “Io pretendo dignità” - Amnesty International lavora per contrastare le violazioni dei diritti umani nel Delta del Niger, in Nigeria, causate dalle attività delle aziende petrolifere, responsabili del diffuso inquinamento ambientale. Le fuoriuscite di petrolio, lo scarico di rifiuti e il gas flaring sono fenomeni endemici. L’inquinamento ha danneggiato risorse cruciali per il sostentamento, tra cui l’agricoltura e la pesca, rendendo molte persone ancora più povere. In vaste aree della regione l’apporto di acqua è scarso e l’accesso all’istruzione di base e all’assistenza sanitaria è completamente inadeguato. Le comunità del Delta vedono ben poco dei proventi del petrolio della Nigeria e sono tra le più povere del paese. L’industria del petrolio nel Delta del Niger vede coinvolti sia il governo della Nigeria che le imprese sussidiarie delle multinazionali, tra le quali Shell, Eni e Total. La mancata protezione dei diritti umani della popolazione da parte del governo nigeriano è una violazione del diritto internazionale; allo stesso modo le aziende, che sono responsabili delle loro azioni, stanno contravvenendo agli obblighi che hanno di rispettare gli standard internazionali su diritti umani, ambiente e attività estrattive. È urgente una bonifica di tutte le zone inquinate del Delta del Niger e le singole persone e le comunità colpite devono ottenere rimedi efficaci; Amnesty International ha, pertanto, mobilitato i propri attivisti in tutto il mondo per chiedere al governo della Nigeria di rafforzare la regolamentazione dell’industria estrattiva così da assicurare che le aziende rispondano dell’impatto dell’inquinamento petrolifero sui diritti umani e sull’ambiente, al fine di prevenire ulteriori abusi. Migliaia di cartoline sono già state inviate al governo nigeriano, altre continueranno a essere firmate e raccolte fino al prossimo ottobre. La Nigeria di Kadir van Lohuizen 11>16 agosto Casa Sanna dalle ore 9.00 alle 24.00 L’obiettivo della mostra fotografica Nigeria: una terra che perde, una terra che brucia, già esposta in diverse città italiane, è quello di promuovere il tema della responsabilità delle imprese e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione nigeriana. Kadir van Lohuizen è uno dei fondatori della NOOR Agency, un collettivo di fotoreporter indipendenti, il cui obiettivo è lavorare per avere un impatto concreto sulle visioni e opinioni del mondo attraverso la fotografia. Van Lohuizen ha realizzato servizi fotografici su calamità e conflitti del mondo ed è stato premiato dalla Word Press Photo nel 1997 e nel 2005. Nel 2007 ha ricevuto il premio Visa D’Or per le foto relative al conflitto in Ciad. Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 36 Il Delta del Niger ha importanti depositi di petrolio che generano un fatturato di miliardi e miliardi di dollari. Malgrado ciò, la maggior parte dei 30 milioni di abitanti della zona vive in estrema povertà. Il contrasto tra l’impoverimento del Delta e la ricchezza che il suo petrolio genera è uno dei più forti e inquietanti esempi della “maledizione delle risorse”. Decenni di inquinamento e di danni ambientali derivanti dall’industria petrolifera hanno avuto un impatto durissimo sulla terra, sull’acqua e sull’aria, contribuendo a violare il diritto a un adeguato standard di vita (che comprende il diritto al cibo e all’acqua pulita), il diritto a un ambiente salutare e il diritto a guadagnarsi da vivere attraverso il lavoro. L’inquinamento da petrolio, inoltre, pregiudica fortemente il diritto umano di ottenere il più elevato standard raggiungibile di salute. Queste fotografie, che mostrano l’impatto dell’inquinamento provocato dal petrolio sui diritti umani e sull’ambiente del Delta del Niger, sono state commissionate nel 2008 da Amnesty International e da Milieudefensie, nell’ambito del lavoro delle due organizzazioni in difesa dei diritti umani e dell’ambiente nel Delta del Niger. 10-08-2011 5:01:07 Il progetto EcoFinders Biodiversità del suolo: gli EcoFINDERS esplorano i pascoli e le sugherete di Berchidda Ricercatori di tutta Europa e cinesi studiano la biodiversità del suolo anche a Berchidda Martedi 16 agosto Berchidda, Cantina Castello Monte Acuto - ore 18.30 Conferenza del Prof. Pier Paolo Roggero - centro NRD (Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione) e Dipartimento di Scienze Agronomiche dell’Università di Sassari Terra, terreno, suolo: non ci pensi ma… il suolo è un ecosistema molto complesso che ospita una grande diversità di organismi viventi: batteri, protozoi, archea, nematodi, funghi, insetti, micro-mammiferi, ecc. In un grammo di suolo si possono trovare molti miliardi di batteri e funghi di oltre cento specie diverse ed un piccolo volume di suolo può contenere diverse centinaia di specie animali (protozoi, nematodi, insetti e lombrichi). In un ecosistema, gli insetti rappresentano sino al 50% della biomassa animale e le sole formiche possono avere una biomassa complessiva sino a quattro volte superiore a quella dei vertebrati terrestri. La biodiversità del suolo è in stretta relazione con quella delle piante sovrastanti. La diversità genetica degli organismi del suolo influenza direttamente le funzioni ecologiche fondamentali e rivela la fertilità e lo stato di salute del suolo. Non ci pensi, ma… tutto passa per terra: acqua, aria, cibo, vestiti, materiali… e la biodiversità del suolo è la base per “servizi ecologici” essenziali per la vita. Le produzioni vegetali e animali, il ciclo dell’acqua e dei nutrienti, le reti alimentari, la depurazione dell’aria e dell’acqua da inquinanti pericolosi sono controllati dagli organismi del suolo. Nonostante tutto, ancora oggi, il suolo è per la scienza un “black box”: solo una piccolissima porzione di ciò che vive sotto terra è nota e ben caratterizzata. Il progetto europeo EcoFINDERS (Ecological Function and biodiversity INDicators in EuRopean Soils - www.ecofinders.eu) si propone di studiare gli indicatori biologici del suolo negli osservatori di lungo termine dislocati dall’estremo nord (Svezia) al Mediterraneo (Sardegna). L’osservatorio di Berchidda-Monti comprende pascoli arborati, sugherete e vigneti ed è gestito in stretta collaborazione con gli agricoltori, dai ricercatori del Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione (www.uniss.it/nrd) e del Dipartimento di Scienze Agronomiche e Genetica Vegetale Agraria dell’Università di Sassari, coordinati dal prof. Pier Paolo Roggero, in team con il Dipartimento di Biologia vegetale dell’Università e il CNR-IPP di Torino. EcoFINDERS è finanziato dal VII Programma quadro dell’Unione Europea, coinvolge 22 enti di ricerca e università europee e una cinese ed è coordinato dal dott. Phillippe Lemanceau dell’INRA di Digione in Francia. EcoFINDERS si propone il raggiungimento di obiettivi scientifici e tecnologici e di sviluppare strumenti per la quantificazione e caratterizzazione della biodiversità che permetteranno di realizzare un database europeo della biodiversità del suolo. Si quantificheranno inoltre i benefici economici e sociali associati ai “servizi ecosistemici” garantiti da usi del suolo sostenibili. La forte sensibilità ambientale degli artisti di Time in Jazz e l’esigenza di comunicazione scientifica dei ricercatori di EcoFINDERS ha permesso di integrare scienza e arte nel festival 2011 dedicato alla “Terra”. In collaborazione con la compagnia teatrale La Botte e il Cilindro e gli organizzatori di Time in Jazz, i ricercatori offriranno al pubblico spunti di riflessione sulla biodiversità del suolo, in particolare in occasione dell’incontro col pubblico il 16 agosto, prima del concerto finale di Paolo Fresu e durante il laboratorio didattico per bambini “Tutti giù per terra”. Lo stand di EcoFINDERS si trova davanti alla biblioteca comunale di Berchidda. Per informazioni: [email protected] Unione Europea Tutti giù per terra Tutti giù per terra è un laboratorio di animazione scientifica per ragazzi dai 6 agli 11 anni condotto da La botte e il cilindro dal 10 al 15 agosto presso la biblioteca comunale dalle 17,30 alle 19,30. 10 agosto 17.30-19.30 TUTTI GIÙ PER TERRA! Introduzione e istruzioni per l’uso... 11 agosto 17.00-20.00 IN CAMPO! Gli EcoFINDERS esplorano i misteri della biodiversità del suolo 12 agosto 17.30-19.30 IN-SETTI! Lab di entomologia 13 agosto 17.30-19.30 PIANTA-LA! Lab di Botanica 14 agosto 17.30-19.30 BIO-DIVERSO o BIO-CONFUSO? Lab “Mondo invisibile” 15 agosto 17,30-19,30 TUTTI GIU’ PER TERRA! Conclusioni e pubblicazione dei risultati dei Lab Info e iscrizioni: [email protected], [email protected] tel. 3403005693 Stefano, 3288052995 Luisella www.bottecilindro.it. presso lo stand EcoFINDERS a Berchidda sarà data priorità ai bambini interessati a seguire l’intero corso Suolo, terreno, terra. Ci pensi mai? Se sei un bambino ci giochi, ti impiastricci le mani, con la terra (“attento! non sporcarti” ti dicono gli adulti). Se sei un bambino te ne accorgi se cadi dalla bicicletta, dai pattini. Se sei adulto la usi quando parli: sono a terra è bene tenere i piedi per terra ho sbattuto il sedere a terra… Se sei adulto sai che il valore di un terreno non è un modo di dire. Altrimenti, mica ci pensi: la terra, il suolo, il terreno sono lì. Li diamo per scontati. Servono per le piante, per le fondamenta di una casa. Ma la terra è come il sole, la forza di gravità, il mare: è lì. Se è fertile, umida, ricca ci fa venire il buonumore. Altrimenti: erosione, speculazione, consumo, degrado, inquinamento, urbanizzazione impermeabilizzazione desertificazione…. Suolo, terreno, terra, Terra. La Terra è il nostro pianeta. La Terra è la nostra casa. La terra regola il clima della Terra. La terra filtra e contiene la nostra acqua. La terra è viva. La terra respira. La terra è la pelle della Terra. Sante Maurizi Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 37 10-08-2011 5:01:16 Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 38 10-08-2011 5:01:19 Organizzazione Associazione culturale Time in Jazz Direttore artistico Paolo Fresu Demuru, Nina Demuru, Grazia Dettori, Salvatore Dettori, Lorella Fresu, Laura Governi, Sophia Loesh Onori, Ilaria Serra Coordinamento generale Luca Nieddu e Giannella Demuro Biglietteria Gibo Borghesani, Maria Paola Casu, Ketty Desole, Maria Antonietta Mazza, Elisa Mu, Agnese Pianezzi, Antonella Piga Coordinamento Arti Visive Giannella Demuro e Antonello Fresu Ingresso arena concerti Valentina Nieddu, Paola Puggioni Coordinamento Cinema Gianfranco Cabiddu Squadra logistica Danilo Apeddu, Jacopo Calvia, Davide Carta, Michela Casu, Jacopo Deiana, Antonio Demuru, Alessia Dettori, Antonio Fois, Andrea Gaddari, Luca Leoni, Luca Marogna, Emiliano Paris, Tore Piga, Paolo Sanna, Alessio Sanciu, Francesco Sannitu, Gianni Sini, Riccardo Soddu, Sebastiano Spagnolu, Giuseppe Spanu, Roberto Viglino, Angelo Zucchi Segreteria e amministrazione Mariella Demartis Segreteria organizzativa Sara Corda e Sara Grenga Management musicisti Vittorio Albani e Stefania Conte (Pannonica) Ufficio Stampa Riccardo Sgualdini, Francesca Balia Direzione tecnica Gianni Melis Database festival Giovanni Campus e Oreste Meloni Responsabile allestimenti Sebastiano Spagnolu Logistica Fabrizio Crasta e Andrea Sannitu Responsabile spazio concerti Gian Paolo Crasta Direzione palco Luca Devito Audio Blustudio di Alberto Erre Backstage e catering Marianna Anfossi, Stefania Brianda, Alessia Campus, Samuela Casu, Francesca Ledda Servizio mensa Elia Saba e il suo staff Ricezione servizio mensa Giulia Carta e Angela Murrighili Immagine e progetto grafico Danilo Sini, P.A.V. Computer grafica Giuseppe Pozzi, Dario Toni Web Master bizConsulting S.r.l. Fotografie Gigi Murru Progettazione e stampa abbigliamento Tecnografica Turritana Tecnici Antonio Casu Gigi Casula Gesuino Mannu Cisco Marras Merchandising Coordinamento: Sara Grenga Federica Bomboi, Manuela Demartis, Stefania Modde, Anastasia Pianezzi, Diletta Pianezzi, Elena Pudda, Francesca Pudda, Barbara Scanu, Cinzia Sini, Matilde Sini, Marta Zaccagni Luci e scenotecnica Toni Grandi e Adriano Pisi Merchandising concerti esterni Giorgia Bonora e Alina Brandt Pianoforti Responsabile e accordatore: Luigi Corda Bookshop Coordinamento: Sara Grenga e Luca Nieddu Roberta Biondi e Giulia Enna Tecnici Michele Montis, Carlo Ragatzu Direzione palco concerti esterni Rossella Calvia Coordinamento logistico concerti esterni Enrica Brianda Registrazioni Fabrizio Dall’Oca Staff tecnico concerti esterni Elena Annovi, Cristian “Bimbo” Buccioli, Enrico Sau Responsabile Jazz Club Gabriele Crasta Organizzazione trasporti interni Oreste Meloni e Mariella Sini Drivers Edoardo Brungiu, Giovanni Busetto, Andrea Calvia, Franceco Canu, Salvatore Caput, Tore Casu, Dario Inzaina, Francesco Ledda, Lucio Mu, Marcello Pianezzi, Mattia Pianezzi, Nicolò Pianezzi, Giuseppe “Peppone” Pozzi, Roberto Scanu Tour assistants Gloria Armas, Simona Lippi, Minouh Mazloumi, Vittoria Serra, Tore Piga Logistica accoglienza Ada Grifoni, Fiorella Meloni, Raffaella Piga Info point Mariella Brianda, Antonio Camassa, Giovanna Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 39 Settore PAV, squadra allestimenti Cristian Buccioli, Franceschino Carta, Gabriele Crasta, Erika Di Crescenzo, Toni Grandi, Gianni Melis, Stefano Obili, Adriano Pisi, Laura Rodio, Antonio Soi, Giuseppe Pozzi Settore cinema Sandro Bartolozzi, Silvia Capitta, Antonio Cauterucci, Micaela Cauterucci, Michele Fenu, Andrea Lotta Settore danza Ornella D’Agostino, Elena Annovi, Lucilla Galeazzi, Sara Grenga, Tiziano Lamantea, Gianni Melis Agenzia viaggi Medtravel Genova Consulenza tecnico-architettonica Maria Paola Cau (Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo) ’Assessorato dei Beni culturali e dello Spettacolo della Regione Autonoma della Sardegna e l’Assessore Sergio Milia l’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma della Sardegna e l’Assessore Luigi Crisponi la Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna e il presidente Ugo Cappellacci il Comune di Berchidda e il sindaco Sebastiano Sannitu la Provincia di Olbia-Tempio e il presidente Fedele Sanciu l’Assessore provinciale al Turismo Giuseppe Baffigo il Comune di Sassari e il sindaco Gianfranco Ganau la Comunità montana Monte Acuto ed il presidente Antonio Satta la Fondazione Banco di Sardegna, Antonello Arru e Salvatore Rubino il Comune di Cheremule e il sindaco Salvatore Masia, l’Associazione Boghes de Cheremule il Comune di Codrongianos e il sindaco Luciano Betza il Comune di Ittireddu e il sindaco Rosolino Petretto il Comune di Mores e il sindaco Antonio Demartis il Comune di Olbia e il sindaco Gianni Giovannelli il Comune di Oschiri e il sindaco Piero Sircana il Comune di Osilo e il sindaco Giovanni Manca il Comune di Ozieri e il sindaco Leonardo Ladu il Comune di Pattada e il sindaco Mario Deiosso il Comune di Sorso e il sindaco Giuseppe Morghen il Comune di Tempio Pausania e il sindaco Romeo Frediani il Comune di Telti, il sindaco Gianfranco Pinducciu, l’Associazione Ascunas e Giovanni Careddu il Comune di Tula e il sindaco Andrea Becca Busca (CN), Galleria Fumagalli, Bergamo, Antonio Manca, Valerio Dehò, Andrea Moser Progetto Bookshop: Ilisso, AIPSA edizioni, EDT, Condaghes, Il Maestrale, Libreria Koiné, Libreria MAX 88 Progetto Edicolando: le riviste Jazz.it, The Jazz Year Book, Jazziz, JAM, Rolling Stones, Sonos e Contos, Exibart, Inside Art, Eco News, Verdeambiente Federico Boy Davide Carrari, Filippo Barbieri, Pietro dal Pra e Lorenzo Nadali Festival Creuza de Mà Carloforte Raffaele Casarano e Locomotive Festival Giovanni Busetto e Ambria Jazz fesrtival Flavio Soriga Bojan Z (per la sigla musicale) Antonio Meloni e Banda Musicale “Bernardo Demuro” di Berchidda Libero Farnè Teresa Foddis (di Tula) 11/8 Records Artist Management Company Saint Louis Music Center Saudades Tournéen Antonello Vitale e Ted Kurland Associates Mario Guidi, Daniele Brunacci e M.G.M. Produzioni Musicali Lee Paterson e Go-go Between Associazione Culturale Ex. B. Maria Laura Giulietti e C.o.r.e. Srl Gianluca di Furia e Onc Produçoes Paolo Pillonca Antonella Ariani e Kino Music Roberto Cifarelli Pierluigi Adami e Gabriela Scanu l’Ente Foreste della Sardegna, il presidente ff Bachisio Molotzu, il direttore generale Gilberto Murgia, il direttore del servizio territoriale di Tempio Alessio Sussarello e il personale della Foresta Demaniale Monte Limbara Sud, Enrica Autoservizi Fab, Graziella Asara e Marco Asara FIAT Pincar e Opel AutOggi Secauto Andrea e Simone Cuccu Pedra Maiore, Francesco Crasta e Salvatore Isoni Brianda del distretto n.1 Alta Gallura, Il Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale (CFVA), il direttore generale Delfo Poddighe, il direttore del servizio territoriale di Tempio Giancarlo Muntoni, di Sassari Sebastiano Mavuli e gli agenti del CFVA di Berchidda, Oschiri, Ozieri, Ploaghe, Sassari, Thiesi Jazz Hotel RR Orafi in Sassari Ondulor Corvasce Essent’ial Tecnografica Turritana e Roberto Caravagna Clacson e Alessandro Sini Meridiana, Donatella Achenza, Silvio Pippobello e Andrea Pietrobelli la Distilleria Lucrezio R e Pasquale Rau RAU Arte dolciaria e Raffaela Rau Cantina Castello Monte Acuto Ditta Francesco Pianezzi Nuova Casearia e Salvatore Piga Su Senabrinu Dolci tradizioni Pensieri Floreali Florvivaistica ”La Fumosa” e Marcello Scanu Il Menù di Elia Allianz Ras Allianz -Lloyd Arper Ristorante Saccargia Serre Gabriele Soddu i soci della cooperativa La Berchiddese il Banco di Sardegna, il direttore generale Alessandro Vandelli, il presidente Franco Antonio Farina il Banco di Sardegna di Berchidda, il direttore Pier Gianni Rizzu, Roberta Contu, Lorenzo Demuro, Rita Nurra, Francesco Pianezzi, Daria Solinas la Corsica Ferries - Sardinia Ferries: Ewan Lonmon e Cristina Pizzuti, Raoul Zanelli Bono la Fondazione Fabrizio De André, Dori Ghezzi e Franco Maciocco, l’Agnata, Nuvole production srl, Enoteca Demuro e Fratelli Naseddu. Arborea: Francesco Casula, Luciano Negri, Stefano Reali, Ruggero Bizzarri, Daniela Calogiuri Ichnusa Clarin Italia Chiara Bassetti, Paolo Manfredini e Suoni delle Dolomiti Carovana smi Associazione i-Jazz l’Ente Musicale di Nuoro e il presidente Angelo Palmas Consorzio NUBES Consulenza del lavoro Giancarlo Fenu e Studio Fara-Lieto Progetto Green Jazz: Amnesty International, Ricardo Noury, Gianmario Manca, Patrizia Vita, Ecofinders, NRD (nucleo di ricerca sulla desertificazione), Università di Sassari Dipartimento di Agraria, Università di Torino, Paola Bonfante, Mariangela Girlanda e Valeria Bianciotto, Pier Paolo Roggero e tutti i collaboratori del progetto, la Botte e il Cilindro, Sante Maurizi, Pierpaolo Conconi, Stefano Chessa, Luisella Conti, Consuelo Pittalis, Fabio Loi, IIED, Telespazio, Floriana Vizzari, i responsabili del progetto Porta la Sporta, Tomaso Onofri, Irene Loesch e la fondazione SLO. Si ringraziano l’Unione Europea, C.A.R.A.S. e il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali Progetto PAV: Galleria Pack, Milano, Spazio A, Pistoia, Kunsthalle, Merano, Monitor, Roma, The Gallery Apart, Roma, Grossetti Arte Contemporanea, Milano, Collezione La Gaia, Consulenza progetti europei Grazia Piras, Simona Putzu Consulenza legale Simona Putzu, Antonella Casedda Consulenza amministrativa Elabora Snc di Lucio Mu Ascunas Boghes de Cheremule Geasar: Lucio Murru, Pancrazio Azzena, Maria Assunta Fodde; Infotourism Sardinia – Berchidda, Marco e Mauro Pinna l’Hotel Nuovo Limbara l’Hotel Sos Chelvos il campeggio Tancarè Jolly Caffè Cabanna’s café il parroco di Berchidda don Guido Marrosu il parroco di Olbia don Antonio Debidda i Comitati delle chiese di San Michele e Santa Caterina Maria Pina Demuru tutte le signore del progetto “… a pranzo da, a tavola con” tutti i proprietari delle case private il sig. Giandomenico Fresu il personale del Comune di Berchidda il Comando Stazione dei Carabinieri di Berchidda il Comando Vigili Urbani la compagnia barracellare di Berchidda l’Associazione Volontari Ambulanza di Berchidda e il presidente pro tempore Salvatore Chirigoni Intervol e il presidente Irene Pischedda il paese di Berchidda tutti gli artisti. 10-08-2011 5:01:22 Regione Autonoma della Sardegna Ass.to Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport Ass.to Turismo, Artigianato e Commercio Ente Foreste Ass. culturale Time in Jazz | via Pietro Casu 29/a | 07022 Berchidda (OT) tel 079 703007 | fax 079 703149 | [email protected] | www.timeinjazz.it Tabloid TJ 2011 9 agosto.indd 40 10-08-2011 5:01:59