In copertina: Franco Battiato e ManIio Sgalambro (palaCatania, 1999) (fotografia di Salvo Fundarotto) Franco Battiato numero monografico a cura di Fabio Bagnasco Editore Edizioni Guida srl Direttore Giovanni Maniscalco Basile Direttore responsabile Franco Nicastro Coordinamento Giorgio Filippone editoriale Hanno collaborato Matteo Branca, Gino Castaldo, Satumino Celani, Massimo Cotto. Francesco Gamharo, Enrico Ghezzi, ]onathan Giustini, Federico Guglielmi, Mario Luzzato Fegiz, Luca Perini, Pippo PoIlina, Manlio Sgalambro, Andrea Spinelli, Federico Vacalebre, �enedetto Vigne, Fabrizio Zampa Fotogrcifie: CarmeJo Bongiomo(da: C. Bongiomo, L 'isola i ntima, SEI, Torino 1997): pp. 8, lO, 12, 37,38, 39,40. Giovanni Canitano (per gentile concessione della Universal Music Italia): pp. 99, 100, 101, 102, 103. Comune di Fano, Assessorato alla Cultura: pp. 58, 59, 60. Rita Cricchio: pp. 15, 17, 18.44,45,46,97 (in alto). Salvo Fundarotto: copeltina, pp. 5, 6,7,9, Il, 13,65,96,97 (al centro e in basso), 98. Roberto Masotti (da: E. Di Mauro e R. Masotti, Fenomenologia di Battiato, a cura di C. Chianura, Auditorium, Milano 1997) pp. 26, 29, 47. Pippo Pollina: p. 56. Carlo Silvestro (da: -Re Nudo" a. I, n. 2,nov. 1996): p. 69(foto piccola). Altri riferimenti fotografici: Camera Work. Un 'antologia. a cura di M. Vanon, Einaudi, Torino 1981: p. 62. Echos du Paradiso Sujì Soul, Network, FrankfurtiMain 1997: pp. 106 (in basso), 107 (in basso). Franco Battiato, Armando Curdo Editore, Roma s.d.: pp. 27, 28. Fotogrcifia del XX:secolo.Museum Luduig Colonia, Taschen, 1997: pp. 20,21. 22,30,32, 36,50,51,53,61,63,68,69 (foto grande). Galleria, Gente di Fotografia, Palenno 1999: p. 52. Photogrammes, Nathan, Paris 1998: pp. 64, 66, 67. Leo Anfossi, Banana1Umda, L'Ottava, Milano 1989: pp. 33,49. Maurizio Macale, Franco Battiato. Centro di gravità permanente. Storia di una ricerca della verità, Bastagi. Foggia 1994: p. 95. Man Ray, Oggetti d'affezione, Einaudi, Torino 1983: p. 31. Le immagini alle pp. 34, 35, 36, 41, 55, 57 sono tratte dai libretti dei Cd di F. Battiato: "Clic" (Bla Bla/Ricordi, 1973), L'era del cinghiale bianco (Emi, 1979), Gilgamesh (L'Ottava/Emi, 1992), L'imboscata(Polygram, 1996). I disegni alle pp. 19, 23, 24, 25, 42, 43 sono tratti dalle miniature del Codice Vaticano del De cum al-ibus di Federico II (riproduzioni d arte vc-11 ' andi Le riproduzioni dei quadri alle pp. 104, 105, 106 On alto), 107 (in alto) sono tratte da II pittore e l'orientalista. Piero Guccione e Franco Battiato, Stamperia della Bezuga, Firenze 1999. Traduzioni Loredana Guella, Ernesto Vigne Si ringraziano Enrico Fontecedrd, Roberto Lo Sciuto, Enrico Maghenzani, Massimo Pollina, Angelo Privitera, Marilla Simonini, Anna Maria Smith, Silvia Vitullo, Alessandra Zago e tutti coloro che hanno partecipato al "fomm" Composizione, Edizioni Guida srl grafica e videoin1paginazione Direzione pubblicità Clizia Filippone Sede Edizioni Guida srl Via G. Giusti 2, 90144 Palermo Te!. 0916261047, Fax 0916261057 E-mail: [email protected] Fotolito Offset St1.Jdio, Via Catania 17. 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Non sempre i grandi artisti sanno quello che dicono e qualche volta dicono più di quello che sanno. Ma, invariabilmente, dicono il vero. L'intervista che apre questo numero di Nuove Ef­ femeridi dedicato a Battiato (e a Sgalambro) ci dà due esempi magnifici. Il primo è nella risposta [di Battiato] dal tono un po' imbarazzato (<<Non è un discorso facile») alla domanda di Giustini sulla "riconoscibilità" del suo stile. Il secondo è nell'osservazione [di Sgalambro] su Saddam Hussein e la pazienza. Sappiamo tutti che il campo in cui si gioca il destino della musica ha due coordinate: il tempo e la memoria. La non-riconoscibilità dello stile di Battiato con­ traddice il possibile percorso della memoria; la pa­ zienza di Sgalambro [Saddam] congela il tempo in un'attesa di cui nessuno (e meno che mai il "pa­ ziente") conosce il punto di risoluzione. Ma è proprio in queste due negazioni che le "can­ zonette" diventano grande musica e grande poesia. Se, come dice Battiato, la musica può perdere le sue caratteristiche consolatorie quando non «ti ac­ carezza, ti fa dormire, ti fa sognare» questo avviene quando il suo percorso nel tempo si fa rigoroso e complesso (<<quando hai bisogno di fare scalette ... ») e il suo ordine si presta a [esige] ripetute letture, ognuna delle quali aggiunge tasselli ad un "raccon­ to" che si avvicina - senza mai raggiungerla: questo è essenziale - alla vita di cui si racconta. CosÌ, pazienza e negazione della memoria diven­ tano due modi - gli unicÌ possibili, a guardar bene - di costruzione di un'utopia. gmb 4 Verso Babilonia Fabio Bagnasco When I was a young child i slept with a dog, I lived without trouble and I thought no harm; I ran with the boys and I played leap-frog; Now it is a girl's head that lies on myarm . Djuna Barnes Verso Babilonia. Il modello-archetipo p1U esem­ plare per rappresentare un "secolo oramai alla fine". L'ultimo, ma non ultimativo, congegno battiatiano per far risuonare, come in una sorta di juke box universale, eroi dalla voce di soprano, teologismi arditi, esplorazioni degne di "Twilight zone". In tempi di arcaica mutazione elettronica, in que­ sto suolo da nero cosmico soltanto casualmente ter­ restre, Battiato sembra volerci rappresentare un cli­ ma da Giardino delle rose, dove Saadi di Shiraz (Bostan e Gulistan) attraverso una lineare sequela di racconti aforistici e astutamente morali, degni di fragorose e bonarie risate, ci dice che «se una gem­ ma cade nel fango rimane preziosa. Se la polvere sale al cielo rimane senza valore)). E che «nel giorno della battaglia il leggero cavallo e non l'ingombran­ te bue verrà usato)). La leggerezza: quasi una costante nella parabola della machine-musik Battiato; un tocco che come perla, di fronte alla vastità del mare, fa intimidire la goccia di pioggia che cade dalle nuvole. Un suono senza suono. Il suono del silenzio. Dalle utopie ecogenetiche di Fetus e Pollution, non prive di quella sacra ingenuità tipica dell'età giovanile, agli sperimentalismi elettronici di Clic, e ancora più avanti verso le esplorazioni microtonali di Juke Box e L'Egitto prima delle sabbie, per giun­ gere (infine?) al predominio della forma canzone e dell'Opera come dilatazione della creatività nello spazio-tempo, Battiato ha sempre ricercato un mo­ dello di bellezza che equivalesse ad una sospensio­ ne della finzione quotidiana, che si svolgesse o nell'atto di comporre, di dipingere, di scrivere o di semplicemente contemplare. Una grazia sopranna­ turale, un soccorso teologico. Una ricerca degna della soavità quietista, o da saggi taoisti i quali, secondo Hakuin, avevano la pretesa di apprezzare i rapimenti dell'artista. Solo incidendo queste premesse era possibile pensare, o forse soltanto.. . immaginare, una ricogni­ zione monografica su Battiato, sia pure, come sem­ pre, per approssimazione critica. Una verifica attua4 - Nuove Effemeridi o. 47 1999/III le su un musicista "uno, nessuno e centomila" che ne lumeggiasse le costanti, sia pure nell'universo dei segni simulati, delle biografie obbligatorie, delle immagini che, scolpite nel tempo, scolpiscono il tem­ po e allo stesso (tempo) lo codificano. Una ricogni­ zione che potesse aspirare a quel minimo di legittimità solo e soltanto a condizione di cogliere quella appa­ rente voglia di seria giocosità propria del musicista. Un viaggio, quindi, all'interno di un microcosmo musicale-esistenziale-filosofico-ontologico che si nutre di reminiscenze isolane, di viaggi mentali, di proiezioni dell'inconscio, di sufi e Gurdjieff, di Lan­ dolfi e Zingare del Deserto. Un percorso, non necessariamente biografico, o che nel suo farsi ha esaurito ogni velleità cronolo­ gica, configurato come un tracciato analitico di ap­ proccio alla musica di Battiato con tutte le equiva­ lenze letterarie, esoteriche, o di semplice diverti­ mento. L'uso delle immagini, dei riferimenti bibliografici, è stato, in questo caso, assolutamente casuale poi­ ché non obbligato a seguire la forma tradizionale dell'itinerario monografico; mentre il nucleo centra­ le del progetto si è come spostato verso direzioni che lasciano presagire per il futuro prossimo ulte­ riori approfondimenti critici e analitici. All'interno della monografia, oltre ai "minisaggi" sul musico, un'apertura internettiana agli ascolta­ tori di Battiato (facile ossequio alla corrente dia­ lettica pop), una testimonianza sull'attività di di­ rettore artistico del festival "Il violino e la selce" di Fano, e, infine, un diario filosofico di Sgalam­ bro scritto durante la sedute parigine di incisione de L'imboscata. La processione del materiale ha seguito, come dicevamo, un criterio che potremmo definire "as­ sonante", dove il mix moderno-antico-astratto-con­ creto è divenuto, grazie ad un processo di sottra­ zione della forma meramente bio-cronologica, sin­ tesi in divenire di un personaggio, di un musicista, che doveva essere colto nella sua contemporanei­ tà, in ossequio a quel principio di aderenza alla modernità (o alla post-modernità) funzionale a renderci in maniera chiara il senso di una ricerca che, in ogni caso, si nutre anche di atavismi, di memorie del passato, di luci di altri tempi e di altre essenze. Verso Babilonia. Ci a uguriamo di essere-riusciti a smontare adeguata­ mente qualunque tentazione biografica, proiettando l 'im­ magine di un nulla-bianco entro il quale nulla si possa riflettere. Insom ma, una sorta di Battiato/non/Battiato . Tanto per parlare d 'altro. A Palermo, nella Chiesa di S. Maria dello Spasimo (1999) 6 Franco Battiato e Manlio Sgalambro: svolte/ entropie intervista di ]onathan Giustini Chiariamo un concetto : Gommalacca, l'ultimo disco di ,Franco Battiato, tutto virato tecno, elettronico, tutto impo­ stato su campionatori e percorsi elettrici che si incrociano e si sovrappongono, non è una svolta . Semmai è solo l'ultima tappa di un lungo cammino iniziato tanti, ma tanti anni fa . «Infatti non è una svolta! - esordisce Battiato Perché allora vorrebbe dire che prima di oggi non ho mai affrontato argomenti simili e invece è proprio dall'elettro­ nica che sono partito . Semmai il corso artistico della mia vita è andato al contrario: dall'elettronica mi sono ritrovato in ambiti acustici» . Ba ttiato, cito una sua frase di qualche tempo fa: ((Mi piace la poca riconoscibilità del m io stile. La riconoscibilità finisce per diventare un limite". Eppu re, aggiungo io, an­ cora una volta dal primo tocco si riconosce immediata­ mente Battiato. Ma allora che cos 'è lo stile di Battiato? Dove si trova esattamente? Qui e nelle pagine 7, 9, 1 1, 13: nella sua casa di Catania con Manlio Sgalambro, durante l'interoista (1998) Battiato. «Non è un discorso facil e . Per riconoscibilità intenderei la parte esteriore delle cose , ed è quella che viene più a noia a chiunque: il pericolo della ripetizione ossessiva degli stilemi che hanno caratterizzato il percorso di un artista diventa insopportabile . Il camuffamento , la mimetizzazione può riuscire invece ad occultare il nucleo che così resta sempre quello, dato che non può mai essere cambiato . Ma in questo modo, perlomeno, fai in modo che le forme esteriori non siano così facilmente riconosci­ bil i . Per certi artisti si arriva invece a degli eccessi legati all'ossessiva ripetizione della voce o del timbro tanto che non esiste quasi mai più il nuovo . E questo è detestabile . » Ma allora la scelta di collaborare ancora una volta con un gruppo di artisti che rappresentano il nuovo? B. «Chiariamo un equivoco! lo e Sgalambro, per il tipo di lavoro che facciamo , partiamo sempre con una lunga preproduzione, precisa fin nei minimi particolari . Sono un artista diverso da altri che amano la collaborazione nel senso di immissione di elem"e nti sizione . Ma è meglio non parlarne di questo, mi dia retta.» Come vuole! Parliamo allora di questa sua collaborazio­ ne con il professor Sgalambro, che è iniziata da L'ombrello e la macchina da cucire . Come nasce il vostro rapporto, come lavorate? Cosa avviene in concreto fra voi due quan­ do decidete di dare vita, corpo ad u na canzone? (Attimi di imbarazzo . Battiato e Sgalambro si guardano. Battiato sorride efa come per cedere la parola al professore, sussurrando a mezza bocca quasi di aver parlato troppo') E dunque, Manlio Sgalambro: «Beh, la collaborazione varia disco per disco . Il primo di questa, diciamo così, nostra trilogia partiva dai testi e seguiva quindi un esito compositivo imprigionato dentro i testi stessi, in cui non c'erano altri elementi che sono poi comparsi in seguito. È stato quindi un percorso che si incrociava di continuo: a 6 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III tratti era il testo a dominare; altre volte la musica incideva sul testo tanto da chiamarlo maggiormente a sé , piuttosto che spostarsi verso il testo .» Insom ma, nel primo disco il compositore è partito dal testo! «È verissimo! Perché la partenza di questa collabora­ zione è arrivata in un mio momento di saturazione anche di scrittura di testi. Consideravo chiuso un periodo. Aspet­ tavo così un cambio, un giro di boa . L'arrivo dei suoi testi mi ha messo di fronte ad una scelta, perché fino a quel momento non potevo cantare tutte le frazioni di una canzo­ ne; era qualcosa di lontanissimo dal mio mondo. lo censu­ ravo automaticamente tutto ciò che mi sembrava sgradevole. L'arrivo invece di questi testi mi ha permesso di visitare un altro genere di orto. E ciò mi ha dato la possibilità di allon­ tanarmi dal pericolo di ripetere me stesso all'infinito.» B. In poche parole si è riappropriato della parola? B. «Nel cantare e nel musicare altre sonorità , necessa­ riamente cambi. D iventi più attore . Quello che in questo momento mi sta particolarmente attraendo è la possibilità di avere una doppia vita : quella privata e quella pubblica, che invece ti dà la possibilità di mettere delle maschere. Trovo ciò una grande conquista .» Ne L'ombrello e la maccllina da cucire imperversano le suggestioni letterarie: il Lautréamont de I Canti di �laldo­ ror, ma anche la pittura di Max Ernst. . . «Guardi, il titolo è invenzione d i Sgalambro , m a i testi non riportavano citazioni!» S. «Veda , credo che Battiato si sia trovato, in un certo momento, desideroso di estraneità , di avere a che fare con l'alterità, con l'estraneo, con cose che non provengono da lui, ma in senso totale. Lui parla addirittura di saturazione. Cos'è l'alterità? Ciò che si differenzia moltissimo da me , ciò che anzi per me è qualcosa di duro, non permeabile, qualcosa che per entrarci in rapporto devo anche adattar­ mi. Questo è stato l'esercizio, dopo il quale è rientrato nuovamente in un sodalizio, in una comunità di operati­ vità musicale che aveva sciolto .» B. In qualche modo una sorta di prova generale! B. «Sì. Ma farei un appunto alla sua posizione Sgalam­ bro . CE così dicendo inizia il primo dei tanti balletti, di queste Piccole operette morali, sorta di dialoghi improvvi­ sati e leopardiani tra il poeta e il venditore di almanacchi che sono la parte più spassosa, Più inedita, Più sorprenden­ te del loro rapporto intellettuale) Non parlerei di alterità . Ma di una sola alterità. Per le mie possibilità solo una ce ne poteva essere . Era la strepitosa forza delle sue parole, anche se rappresentavano altro da me, a portarmi a fare i conti con questo. Un brano come Fornicazione, quando me lo ha mandato , come si faceva ad ignorarlo?» L 'incontro con Sgalam br..o risveglia dunque zone recon­ dite. Un incontro come riconoscimento di altre parti. Ma cos 'era successo prima? B. «Rispondo subito . Non sono uomo di crisi. Forse un po' quando ero giovane . Oggi non più , è difficile che mi possa succedere . Difficilmente metto in discussione il mio mondo . Probabilmente se non ci fosse stato l'incontro con Sgalambro sarei rimasto fermo per qualche anno . Credo che l'unica vera conseguenza sarebbe stata questa . Ma non posso sottovalutare come personalmente reagisco di fronte al talento . Ti entusiasmi per una cosa che ha talento . Il resto è solo una conseguenza che può riuscire o meno , ma ciò è meno importante. » Da L'ombrello e l a macchina d a cucire a L'imboscata c'è un netto cambiamento. Cosa è sopravvenuto? B. «La necessità di raggiungere dei sani obiettivi . Un disco di musica pop deve vendere , se non vende conta poco. Ma qui non parlo di numeri . C 'entra la relazione tra un prodotto che deve piacere molto ad un pubblico che è destinato a questo genere di comunicazione . Se questo non riesce, qualcosa nel meccanismo è sbagliato . Allora si fa u n altro genere di prodotto che può anche non avere rapporti con il mercato , però senza nessuna pretesa d i coinvolgere il mercato . S e hai questa pretesa , che n o n h a niente a c h e vedere c o n risultati di classifica , n o n a caso ho usato il termine sano. Tu fai un pezzo come Shock in my town, lo prepari un anno e mezzo prima . Q uesto pezzo poi va a cadere in un momento del mercato dove si trova ad avere un risultato sbalor­ ditivo . E questo all' inizio era impensabile. Q uando sia­ mo usciti con il singolo tutti pensavano che sarebbe rimasto in radio solo una ventina d i giorn i . Questo è quello che intendo . » Ma questa è anche capacità intuitiva! B. «Quando parlavo di gioco, questo è il grande risulta­ to . Questi prodotti, anche L'im boscata, si collocano tra il nostro desiderio di comunicare e quello del pubblico. Sono veri misteri . Insondabili. È il loro fascino. Come è divertente la sconfitta . » Cito adesso una frase d i Sgalanlbro: "Quando ho sco­ perto il rock mi sono accorto che c 'è vita in questo pia­ neta". Mi sem bra interessante . La commentiamo . Cosa vuoi dire? Che la musica rivitalizza i pensieri? Cosa del rock I 'ha colpito? S. «Vorrei tornare indietro. Kant, che era un amusico totale , quando ne La critica del giudizio si occupa di mu­ sica , lui intende la musica che si faceva nelle case dei borghesi come musica conviviale che serviva al massimo a rallegrare un pranzo . E tuttavia anche la grande musica, per altri versi, era u na musica per piccoli ambienti. Dal basso mondo, supponiamo, era entrata nelle corti, nel piccolo teatro . Spazi dove si rinserrava come se dovesse mostrare cose per pochi che avessero occhi ed orecchie adatte . Il problema diventa importante quando la riflessio­ ne dell'800 prende di mira il musicale: parlo di Hegel, Schopenahuer. Gente che sa bene che la musica non sono i sonetti per l'osteria . Loro intuiscono che la musica è un linguaggio che da lì a breve sarebbe stato parlato in con­ tinuazione. E così è per il rock . Un linguaggio che si parla più delle parole . Un avvenimento che non si lega al jazz. Parlo di una musica leggera, che si è alleggerita , che sfu- 8 - Nuove Effemeridi n. 47 19991III ma , che nasce da spume sue e porta dentro grande ario­ sità , anche tragica , anche cupa . Ma in cui tuttavia , pur nel cupo, si vede la diffondibilità del cupo . O tingere della cupezza un altro. Ciò che ha fatto il grande rock aillerica­ no. La capacità di poter comunicare anche emozioni nere, negative. » B. "Ricordo una delle mie prime tournée, i n Francia , con gli sfalangiati Velvet Underground, a cui facevo da sup­ porto. Parlo di oltre vent'anni fa . C'erano John Cale e Nico che si esibivano separati . Nico si presentava in palcosce­ nico con un harmonium e cantava : ,,]be end, my only friend>. E il pubblico andava in visibilio per questa cosa di Jim Morrison che era veramente nera . L'aspirazione alla fine come unica amica . » s. " I l termine rock è così polisemico che contiene forse dentro diecimila significati, ma tutti forse sono veramente racchiusi in queste parole. È il trionfo del linguaggio mu­ sicale . La lingua più parlata è oggi il linguaggio musicale. È il latino con cui ci intendiamo tutti. Il rock è un punto fondamentale . » Vi capita di soffermaroi ad ascoltare qualcosa di rock insieme? "È difficile, piuttosto dedichiamo qualche minuto ad una cosa come fonte di discussione che non come mate­ riale sonoro . P�r conto miu aSf'olto pochissima musica . Sai, è il mestiere che faccio che mi porta in meno di un minuto a decodificare per esperienza . Non cerchiamo nel­ la musica emozioni, ne abbiamo già. Girando canali tv, tra video, bar, si vengono a sapere le cose che girano.» B. Cito un 'altra sua frase, che però rende sempre il senso di una battaglia che avete in tutti questi anni sempre con­ dotto in nome della musica: "La musica è un 'arte maggiore e andrebbe in qualche modo rispettata. Trovo che la can­ zone sia in questo momento una delle cose più rappresen­ tative di questa società". B. "C'è una contraddizione tra la n1isteriosità del campo musicale e la trasformazione in canzone . La canzone non è a questo punto un distillato della musica, ma lo è degli elementi collettivi . La canzone è il massimo nella sintesi per rappresentare angosce , luoghi comuni dei popoli, de­ sideri, aspirazioni , esperienze. È uno strumento unico che riesce a cristallizzare, almeno per un periodo di tempo, qualcosa di conveniente ai nostri usi. Ma, ripeto, è sempre un tradimento rispetto al maggiore . » Torniamo ai disch i. Ne L'imboscata emergeva anche una dedica a Bufalino, lo scrittore di Comiso . . . B. "Beh, con Bufalino ci sentivamo, abbastanza . Ricordo che una volta, passeggiavamo a Comiso, mi prese sotto­ braccio e mi disse : " Dì a Manlio che è nel mio cuore, che lo leggo sempre , una pagina ogni tanto, perché' è tosto " . Era un messaggio . » Se s i parla del pubblico, de+-suoi rapporti con il pubblico, ancora di più la sua carriera sembra aver attraversato fasi diversissime. La fase ad esempio del momento in cui ha deciso scientemente di costruire delle canzoni di successo. Al tempo di Fisiognomica, era il 1988, una volta dichiarò: "Il cambio di rapporti in positivo con il pubblico è avve­ nuto con Fisiognomica)). A che cosa si riferiva esattamente? B. «Dividerei i miei periodi grossolanamente in tre fasi: gli anni '70, quando c 'era un individuo sul palco pieno di cose elettroniche tanto da sembrare un laboratorio ed un pubblico dall'altra con1pletamente estraneo. Ho avuto la fortuna di aver avuto dei seguaci che restavano sempre delusi. Era quasi inevitabile. Quindi i miei concerti erano sempre affollati, perché è come se mi stessero dando sem­ pre l'ultima possibilità , anche se alla fine restavano co­ munque delusi . lo non avevo il minimo rimorso e rispon­ devo ai famosi dibattiti dell'epoca che poiché mettevo in gioco la mia vita , non era giusto chiedermi di accontentare · il pubblico . Perché non era il mio scopo. Nutrivo in pratica un disprezzo per gente che pagava un biglietto e che invece aveva bisogno anche di qualche forma di assisten­ za, di consolazione . Poi, negli anni '80, ci fu un successo inaspettato e di contro da parte mia un vero disprezzo per questa forma , perché non accettavo questo genere di esa­ gerazione : era qualcosa di squilibrato . Fino ad arrivare a periodi in cui mi sono riconciliato con l'elemento musicale che veniva a costituire un centro e se volevi entrarci do­ vevi spostare il tuo fisico e la tua sensibilità ed andargli vicino . In quel momento ci fu l'unione tra quello che facevo - anche se non sembravano dischi commerciali, visto che si trattava di concerti acustici con pianoforte ed orchestra d'archi - e l 'affetto che il pubblico cominciò a manifestarmi. Se prima ero immune e consideravo tutto strumentale, a quel punto la volontà e la forza di questo pubblico cominciò ad entrarmi dentro; sentivo che c'era brutalmente uno zoccolo duro. E che ancora oggi rimane la base . » Lei ha spesso dichiarato che le canzoni le scrive per gli altri. Conferma? B. «Assolutamente! Mi sembrerebbe debole, penoso , ad una certa età mettersi al pianoforte e fare delle canzoni per se stesso. Non mi sembra possibile, non lo concepisco . Perché se fai cose per te stesso hai perlomeno bisogno di alzare il tiro: non puoi cantare delle storie. Questo mestie­ re si fa per comunicare . È come se al momento cruciale del passaggio tra la vita e la morte, uno sul letto di morte , in una condizione simile a come si trovò un giorno Mozart, dicesse una frase del tipo: "scrivi scrivi, Maria non mi lasciare ! " . Secondo me, perlomeno per come concepisco la vita, un uomo ha il dovere di alzare il tiro, anche al di sopra delle sue possibilità , anche se poi non ce la fa . È un dovere di razza . " Però poi dichiara: "A mo le canzoni; la musica leggera è bella perché non vuole contrastare la frugalità del nostro vivere quotidiano)). Tutto sta ad essere sinceri? B. «No, direi che la sincerità c'entra poco. Tutto sta a non essere sinceri . Ma tutti i cantanti, gli autori, anche se non lo sanno, sono di un cinismo formidabile. È quella la forza . Uno non si innamora mica ogni sei mesi; ogni sei mesi qui si scrivono canzoni d'amore . Sono piuttosto ri­ cordi, altre cose . lo mi ricordo bene quando avevo diciotto anni e prendevo in mano la chitarra per scrivere canzoni lO - Nuove Effemeridi o. 47 1999/III di successo ed entrava nel mio mondo una falsità totale . Era inevitabile. Non sei vero, perché sarebbe tremendo. Chi si mette a comporre lo fa per scrivere una canzone di successo. È per tutti cosÌ. Altrimenti davvero fai altro . » Già, i suoi inizi nel 1967 con ambretta Colli. B. "Sono stati gli anni della balera. Una volta eravamo nel salotto di O mbretta , una domenica pomeriggio , che aspettavamo la sera per fare il nostro spettacolo. Parlava­ mo . Arriva una telefonata che ci ricorda che avevamo anche il pomeriggio . Lei allora ha l'idea di farmi mettere al braccio delle cose, suoni di clacson, usciamo di corsa dalla c ittà , arriviamo sul posto, tutti che ancora ci aspet­ tavano e che ci gridano buffoni buffoni. E noi a giustifi­ carci che avevamo avuto un incidente . Ci siamo divertiti tanto. Era la balera . » Oggi si diverte ancora? B. «Quello è un mondo che è finito completamente . Ricordo le cameriere con le minigonne che andavano a cercare uomini e vicevers a . La balera girava tutta attorno a questo . Anche oggi è cosÌ, ma non esistono più le balere . Nelle discoteche la percentuale che si comporta come una volta nelle balere è il 30%, perché per il resto c'è tutta gente che ama andare fuori, attraverso i suoni, gli addittivi chimic i . Allora c'era i.nvece proprio il classico trascinamento . » Mi sembra che in Gommalacca, ma è un concetto che ricavo ancora una volta da sue dichiarazioni, si è come imposto un suono in cui riesce a sentirsi a disagio . Cosa significa quando dice: «lo m i appassiono anche se la ma­ teria m usicale non corrisponde al mio nucleo compositivo. La coerenza non mi interessa». B. «Una cosa che abbiamo sviscerato, anche insieme al professore Sgalambro, è che oggi il suono non è più ca­ salingo . Un pezzo come Shock in my town non ti viene voglia di ascoltarlo in casa come si faceva una volta . La tendenza generale è che i suoni delle canzoni accompa­ gnino oggi un vivere urbano . I suoni escono dai negozi , dalle radio, d a i taxi e d è assolutamente formidabile sentirli in quelle condizioni, meno percepirli in un ascolto asetti­ co . La maggior parte di queste canzoni sono costruite per quel fine, non come poteva essere Fisiognomica, che in­ vece ricercava un ascolto personale: parlare al pubblico come fosse una sola persona. Qui invece parli ad una comunità che vive in un certo modo ed il suo suono, la tappezzeria che accompagna il suo vivere , ha questi colori e non altri. » Ma allora il disagio a cosa si riferisce? B. «Si riferisce al fatto che quando hai b isogno di fare le scalette hai necessità di ascoltare il disco in sequenza e allora in quel momento lì ,-c 'è del disagio, perché la forza di penetrazione dei brani sitrgolarmente sommata diventa dura da accettare anche per lo stesso autore, perché non ha le caratteristiche consolatorie della musica che ti acca­ rezza, ti fa dormire , ti fa sognare . È invece d'urto perché è fatta per questo genere di comunicazione e di relazione . » Quindi secondo lei andremo sempre di più verso una can­ zone d 'urto? Si è persa completamente la dimensione della camera chiusa in cui si ascolta la musica in solitudine? B. «Oggi, a mio modo di vedere , c 'è tutto. Ho assistito ad una conferenza di Sgalambro in una delle discoteche più estreme , il Cocoricò di Riccione. È stato un trionfo. Gli hanno chiesto almeno un'ora di bis. Il sottofondo che arrivava dall'altra sala era di una sola canzone. Insomma, per tutto il tempo della conferenza del professore , nell'al­ tra sala è andato un solo pezzo. Sempre . Con u na cassa continua ed un motivetto che ogni tanto affiorava . Questo vent'anni fa non era concepibile . E ra concepibile solo quando facevo i guerrieri cosmici . Ma lì c'era il desiderio di andare in altre dimensioni. Cavalcando un suono . Qui c'è solo l'annullamento del fisico . Sembrano uguali, ma non sono così . Quando ho visto la conferenza di Sgalam­ bro in questa discoteca non credevo ai miei occhi; il pub­ blico aveva un'attenzione e un'adesione a quello che di­ ceva . Lui spesso sostiene di fare filosofia fuori dai luoghi deputati. Ho visto anche altre cose sue in luoghi più de­ putati e c'è un abisso di relazione. Nei luoghi deputati c'è un contegno forn1ale , negli altri p osti la gente si lascia andare alle parole . Questa è comunicazione. L'altra è una finta comu nicazione .» S . «Indubbiamente non conoscevo questo pubblico. E ri­ conosco di essere rimasto privato per troppo tempo di tan­ tissime cose. Mi ricordo sempre di Epicuro a passeggio con i discepoli quando gli sembra di sentire, racconta il biografo, come un applauso. La lezione universitaria non ti consente di instaurare un rapporto. In quel momento stai talmente interpretando le cose che dici che avviene un fatto nuovo. A parte il fatto che la filosofia è il pensare dove lo porti tu.» B. «Quella sera , quasi come una cubista c 'era anche Isabella Santacroce, la scrittrice, che ad un certo momento è andata da Sgalambro e gli ha detto, era tutta in nero: "Hai più carisma dei Rolling!"» S. « È poi venuta e mi ha dato un bacio! » Gommalacca è un disco che va al passo con i tempi. Cito ancora una sua frase recente: "Cominceranno presto a sparire le comunicazioni più chiare, si potrà andare verso un suono mantrico". Ciò in pratica vuoi dire anche versi di canzoni più onomatopeici? B. «Esatto! G ià siamo a questo punto . Ma niente vieta in un prossin1o futuro prevedere anche il ritorno alla parola con significati ancora diversi. Questo rientra sempre nel sano desiderio dell'uomo di stufarsi delle solite minestre, perché si ha bisogno di superare i padri, di cercare nuovi linguaggi. Una cosa che si è fatta nessuno se la sente di ripeterla . All 'interno dell'ossessione che ha l'individuo di rinnovarsi per credere di più nella vita , inevitabilmente il passaggio è la cancellazione. Già negli anni Settanta si parlava di non consequenzialità logica, di u sare le frasi come collage . Ma questo ci può comunque portare nel futuro ad un ritorno alla tradizione con altre sfumature che oggi non possiamo prevedere . » Nel suo cammino spesso ha disseminato miti, citazioni, omaggi a grandi del passato, o forse solo finti omaggi. In 12 - Nuove Effemeridi o. 47 1999/III Gommalacca omaggia ad esempio la Callas. Cosa ha signi­ ficato per lei la voce della Callas? B. «Credo che ognuno di noi abbia individuato i propri modelli e tutte le volte che incontri uno scrittore, un artista che ti fa esplodere in ammirazione capisci che quello è un possibile modello per come intendi la vita . La Callas per me ha rappresentato l'assoluta perfezione interpreta­ tiva . Non ho mai sentito un suo pezzo criticabile . Era troppo grande . Ogni cosa la rendeva plausibile, la giusti­ ficava. Lei trascendeva l' autore, come succede ai grandi. » E l 'idea d i campionarla? B. «Beh, quello lo trovo il minimo che un autore possa oggi fare; non si tratta di profanazione, ma di sublimazione all'interno di prodotti di consumo. » Cosa racchiudeva il destino della Callas? B. « L'innamoramento per Onassis . Quello è stato il suo tallone d'Achille . Anche se l'ultimo biografo sostiene cose diverse, ma per me lei con quell'innamoramento ha perso moltissimo , legandolo ovviamente anche alla decadenza della sua voce. Non meritava un ometto simile.» Cosa succederà d 'ora in avanti in Italia di lei, del suo disco? Come fa promozione Battiato? Cosa le chiede di fare il mercato? Come sono cam biate le usanze a suo vedere dell'industria discografica? B. «Per i dischi che hanno la fortuna di èntrare in un determinato range non si chiude più dopo un mese o due, ma spesso si arriva a lavorare su di un arco di nove mesi. Arriveremo fino a settembre. Tutto è scandito con più calma . Il disco sta avendo u na vendita giornaliera che gli consente di restare vivo. Se facciamo paragoni con L 'im­ boscata, possiamo tranquillamente dire che Gommalacca ha chiuso l 'anno con venti-trentamila copie in più . » Il cambiamento di etichetta, dalla Emi alla Polygram, ha portato dei cambiamenti nel suo lavoro? Cosa vuoi dire, ad un certo punto della carriera, decidere di cambiare scuderia? «È arrivato un momento in cui sono passato da una chiusura totale con i mezzi di comunicazione ad un'apertura totale. E indubbiamente per una casa discografica è più facile lavorare in questo modo. Con la Emi consegnavo il nastro e non mi vedevano più. Era ,molto difficile prima che facessi qualcosa; al massimo qualche video. Non ero sem­ plicemente interessato, anche se qualche cosa ci scappava lo stesso. Povera Patria, ad esempio, per motivi politici in qualche modo è circolato come brano, ma se non c'era questo aggancio quel disco non aveva nessun pezzo passa­ bile in radio. Non era certo L 'ombra della luce un brano radiofonico. Oggi siamo sempre nei media contrai: sia il pri­ mo che il secondo singolo sono molto trasmessi. Questo anni fa non poteva certo succedere. Ricordo con L 'ombrello quan­ do a metà canzone già sfumClvano il pezzo. Avevano ragione! Purtroppo però le cose non S0no prevedibili in radio.» B. In che modo avete pianificato la programmazione e l'uscita dell'album? B. «Volevamo la rottura ed una distanza dalla tradizione italiana . Volevamo shockare. Abbiamo preso una fascia di pubblico che non eravamo riusciti a prendere con L 'imboscata. G iovanissimi. Anche per le sonorità"e questo è piacevole . Quello che mi interessava era la scelta del primo singolo, sugli altri si poteva scegliere anche a caso: Il ballo del potere, Casta Diva, non era un problema per me . » Conferme sul fatto che anche i giovanissimi hanno fatta loro Shock in my town vengono da tutte le parti. Lei sem bra molto divertito da questo fatto. «È proprio così. Stavo qualche tempo fa nella mia casa di Milo, quando arrivano due coatti che mi apostro­ fano imitandomi nelle pose di Shock in my town.» B. L 'eccessiva programmazione sul lavoro, la scelta di fare televisione, lei così schivo, restio, chiuso, perlomeno in pas­ sato, oggi sono cose che sta vivendo come un peso o come un piacere? B. «Nessuna delle due . Ci sono comunque trasmissioni che per scelta non andiamo a fare . Non mi diverto e non mi angoscio. Sono esattamente nel mezzo. È una cosa che fai, come i video . Fa parte del tuo mestiere . Troppo co­ modo fare una vita di agi; un minimo devi dare, anche a costo di qualche sacrificio . Ed intendiamoci che non è fare la televisione sacrificio, semmai è lo spostamento, l'alber­ go , le valigie. » Come riesce a conciliare n o n solo la piattezza della te­ levisione italiana, ma soprattutto la stupidità televisiva di­ lagante con il suo modo di essere? B. «Devo dire che una delle mie conquiste , anche grazie alla frequentazione col Nostro, è u na perdita di un pochet­ tino di integralismo che avevo nelle ossa . E questa è una conquista . La possibilità che ogni cosa abbia senso. È un contatto . E nello stesso tempo diminuisce un po' la super­ bia di chi pensa di essere un intellettuale . Ognuno in fondo fa la sua vita . Trovo oggi la mia posizione molto più ridimensionata . » Il professar Sgalambro come vive invece questo tram tram televisivo-promozionale? Si sta divertendo molto? s. «Indubbiamente mi dà molta soddisfazione. Credo però che sarebbe funzionale una televisione più forte, alla russa , piena di documentari, di cose informative, un pro­ gramma magari sul più grande musicista del Caucaso. Ma sono tutte cose queste che stanno nel regno del potrebbe . In realtà, a mio modo di vedere , la televisione ha uno scopo ben preciso : per un momento istupidirci, non farci sentire il processo della vita nella sua ferocia . Rincretinirci . Come quando Flaubert o Zola andavano nella taverna vi­ cina e sentivano parlare i bettolieri, i pescatori e si diver­ tivano e provavano gusto. Un m omento di pausa in cui bisogna istupidire . » B . «Però sarebbe meglio in questo momento che il pro­ fessore facesse una distinzione . Oggi ho letto u na dichia­ razione di Diliberto che diceva: Antonioni è noioso, Fas­ sbinder è noioso, Wenders pure , l'unico cinema decente è Boldi. Andiamoci piano! Vorrei anch'io vederlo questo cinema , ma non ci riesco, e così sono costretto a vedere qualcosa d'altro . Non puoi dire che il grande c inema è la 14 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III f, comicità , bisogna vedere quale . Questo istupidimento di cui dice il professore va bene per Flaubert e per il pesca­ tore, ma sono sempre zone dove la saggezza popolare si fa sentire . Ma se sono torte in faccia che si tirano per far ridere e poi sono capaci anche di ammazzare la propria madre , allora no. Quella è solo miseria umana . " Ma lei h a m a i trovato u n a trasmissione televisiva capace di ricondurre alla saggezza popolare? B. «No, però ho trovato studi dove ho trascorso decine di minuti, come a Telesogni o Geo and Geo, dove tu ama­ bilmente discuti senza problemi di ritmo e dici il tuo punto di vista sulle cose ." s. «Spesso mi è accaduto di citare un testo di Renan del secolo scorso in cui si sosteneva che quando comincia ad irrompere la massa in Europa , cominciano anche a decrescere illusioni e speranze di tipo collettivo. Quando ancora l 'ultimo sogno sognato in Occidente, quello del comunismo, non era ancora nemmeno coagulato . Renan si occupava di queste masse chiedendosi come e cosa si dovrà dare loro . Sperava evidentemente in qualcosa, qualcosa che potesse alleviare la loro sofferenza . Siamo purtroppo in un'età in cui la religione non dice più nulla . Creano infatti delle religioni fatte apposta per consolare. » B . «Però la religione cattolica è ancora viva! » S. «È viva , ma non consola più . Consolano questi dieci minuti con Raffaella Carrà . Per certuni diventano minuti in cui piluccare il Paradiso , in cui uno si ritrova ad aver mangiato un cosciotto di qualche cosa di superiore . » Ma voi siete realmente convinti che la gente non riesca a rendersi conto che è tutto terribilmente finto . Che la Carrà è enormemente finta? «Sono convinto! Sono scatole incredibili.» S . «Nel Medioevo c'erano fabbriche di santità nell'Italia meridionale, in cui si producevano documentazioni su santi falsi. Si facevano le prove, si creavano miracoli. C'era­ no le madonne. E così succede per Raffaella Carrà . È un'icona del nostro tempo . Non ci si può fare nulla. S ono tempi stupidi nel globale. Non sono tempi geniali. Sono tempi banali. E allora con tutto questo bisogna commisu­ rarsi. Si cerca di sognare al massimo cose migliori. » B. Avete qualche rimedio? S. «Bisognerebbe convertire da capo l'immaginazione verso i fatti religiosi, cristiani, fin quando non si arriverà a sognare un nuovo comunismo, oppure anche una nuova ragione.» B . «Se poniamo la nostra attenzione su queste faccende, è chiaro che le conclusioni devono necessariamente essere come le sue, professor Sgalambro . Ma se mi permette direi che mai l'individuo è stato collettivamente così intelligente come in questa epoca. Non c'è epoca passata che possa essere migliore della nostra . Siamo tanti. Maledettamente tanti. Altro non è possibile. Documenti alla mano.» S . «Il tardo impero romanE> era un'epoca che si potrebbe definire intelligente. Ma intell igente come noi. E tuttavia un'epoca che per divertirsi aveva bisogno di massacrare i cristiani, i gladiatori. Tutte le società che si massificano hanno bisogno di divertimenti morti. » .tL/}u- Qui e a pago 1 7: a Palermo (1993) B. «Ma Traiano di fronte a Saddam Hussein? D irei che Traiano assomiglierebbe a Madre Teresa di Calcutta . » s . «Saddam è un grand'uomo . H o sentito un�suo discor­ so in cui parlava della grande pazienza. Lui non parlava bellicamente, ma parlava rilevando questi elementi gran­ diosi dell'uomo, da noi completamente dimenticati: la pa­ zienza . Nemmeno Madre Teresa di Calcutta ne parlava come ne ho sentito parlare Saddam. Con accenti, con serietà . Con tutte le cose che sono successe in Iraq, se Saddam fosse stato veramente subìto dal suo popolo lo avrebbero mangiato. » B. «Una volta h o raccontato a Sgalambro cosa m i disse durante un colloquio privato il ministro della difesa ira­ chena, perché gli feci una domanda da ingenuo qual sono politicamente . Lui mi disse: "Le risponderò con una mas­ sima sufi: non possiamo combattere contro un nemico che è contemporaneamente l'arbitro"." La tradizione a volte può anche significare un 'ancora di salvezza. Nella sua musica c'è u na grossa presenza della tradizione, a nche semplicemente attraverso la presenza dei ricordi. «Qualcuno mi ha già sollevato questa critica. Mi han­ no accusato ad esempio di modernismo. E io sono un fottuto modernista . Sono per salvare le tradizioni primige­ nie , che sono un respiro primordiale. lo sono legato .l questo . Che poi Brahms si ascolti o meno, non mi inte­ ressa . Come non mi interessa asco ltare Wagner in origina­ le. Sono uno che ama il suo temp o . » S . «Non è un tradizionalista! Il tradizionalista è colu i che sposta le sponde del vero .» B . «Cioè?» S. «I tradizionalisti europei sono stati nel secolo scorso coloro che spostavano le fonti della verità , del bene . Le spostavano verso il tramandato. » B. «Ecco, allora i o sono anti. Q uando qualcuno sostiene che la musica di Rossini è la sola musica possibile, non riconosco questi elementi, pur godendo smisuratamente di brani di Brahms o di Beethoven , ma sono per me come la favola di mia nonna . Rappresentano un profumo che mi manda un'epoca che io non ho conosciuto e quindi ho una specie di fragranza dell'epoca, perché la musica tende a fare i distillati quando riesce . Una fragranza che quando arriva mi fa pensare agli arrosti di un tempo anche se sono vegetariano . » B. L a tradizione h a un senso assolutamente primordiale, totale, che non bisogna confondere con il concetto di con­ servazione che spesso viene contra bbandata per tradizione. Comunque, nella sua musica è presente una forte compo­ nente psicoanalitica: lei scava nei suoi ricordi, nel suo vissuto, per ritrovare la tradizione. B . «Tutto ciò iniziò all'alba degli anni '70, quando ebbi un rapporto di grande simbiosi con il sintetizzatore e sco­ persi che avevo già un suono. Non l'ho dovuto cercare . Ce l'ho avuto da subito, perché appunto mi ero collegato a situazioni primigenie ed ho ritrovato immediatamente queste specie di lande deserte dove il suono aveva questo senso orizzontale . » 16 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III � Quindi un oggetto, uno strulnento è stato il tramite? B. "Senz'altro!" Esiste l'ispirazione? B. "Che domanda! Mi ricordo di un monaco del '700 che si era recato a Norimberga per una conferenza quando uno studente gli chiese: "Padre , esiste il diavolo?" . L'ispi­ razione? È come la vita che arriva quando vuole.» Ma come entra nei dischi? "Non si può sapere. È come la fortuna: arriva quando decide di arrivare . Quando c'è la strana casualità di con­ tenitore e travaso . Come un'alchimia. » S. "Ma scusi Battiato , credo che l a domanda fosse un'al­ tra . » B . " M a l e i è c o n m e o contro d i me?» S. "Probabilmente si intendeva qual è il ruolo dell'ispi­ razione . Forse qui si dubita che lei possegga l'ispirazione .» B. Shock in my town è un brano ispirato? B. "A questo è difficile rispondere . A modo suo sì . Anche perché può subentrare un piccolo cambiamento nell'ispi­ razione . E quindi l'ispirazione è come una specie di cellula che si innesta all'improvviso da un punto che non sappia­ mo quale . Ci può essere poi un'altra ispirazione che viene da una derivazione di questa . Ecco direi che Shock in my town è una cellula." S. "Se prendiamo la poesia moderna, alla domanda se si tratta di una poesia ispirata si deve rispondere di no. Anzi è una poesia contro l'ispirazione . Baudelaire stesso si ispirava a Poe, cioè traduceva in poesia certe atmosfere. Si può ancora chiamarla ispirazione . Oggi l'ispirazione ti arriva dal diretto contatto con altri testi, con altra musica. Non ti arriva da un punto inesplorato, che poi sarebbe la tua spontaneità la quale, a sua volta , cosa sarebbe? Una stratificazione del passato, cose che hai ereditato, cose di tutti, cose che hai risentito; questa è solo una scatola di spazzatura . L'ispirazione è ben altro, credo . Se ancora ci si può avvantaggiare di questo nome per una controdomanda . » B. "Quando parlo di ispirazione mi riferisco ad un solo punto. Quello che dice lei è un acculturamento; la cultura come passaggio di informazioni da un individuo ad un altro, da una tradizione all'altra Quello che dico io è un'ispirazione che ha l'originalità della novità .» S . "E in un'epoca alessandrina questo è possibile? Cioè, questa ingenuità in un'epoca alessandrina come la nostra è possibile?» B. "Why not? Se è di seconda mano non è più ispira­ zione." S. "Noi ci ispiriamo a libri, al sentito, al visto . » B . "Allora questo, come diceva una volta i l direttore d'orchestra, è tra lei e me: l'emozione che provi per esempio per una cosa qualunque come un tramonto, una donna , un momento in cui succede qualcosa nella tua vita che prima non era successo. Questo nuovo ordine di collega­ menti fra reparti chimici ed elettrici del tuo corpo ti porta inevitabilmente a tradurre in forma letteraria questo senti­ mento . A seconda dell' individuo che sei, della cultura che t·' ' ­ . .� 1ft hai, della qualità che hai , questa trasformazione diventa per la prima volta una cosa che prima non c'era , perché stai collegando tutti gli elementi e li porti a servizio di una tua idea . Fai una sintesi che prima non c'era . Questa è l 'ispirazione . In pratica la tra i , la deduci da una cosa che ti ha folgorato. » s . «Ma perché d a u n paesaggio e non da una frase? Per esempio : i cieli narrano la grandezza di Dio. Ecco, io posso trarre ispirazione da una frase così. » B. «Guardi che è l o stesso che dico, solo che bisogna distinguere . Però tra lo sviluppo di un mestiere che in qualche n10do domini, e quindi tra il coordinare degli elementi per farne una cosa nuova ed avere un'ispirazione c'è una grande differenza . E allora quella frase, quella poesia deve avere un livello per scatenarti ciò . Altrimenti sei solo un mestierante . » S. «Quello che l e i dice è un fatto di espansione : qualcosa di ben guardato dalle leggi retoriche . Come quando metti del pan secco dentro l'acqua e questo si espande si espan­ de si espande . È una legge di espansione e non di ispira­ zione . » B «Allora l a vogliamo chiamare entropia? Una goccia di inchiostro nell'acqua . » S. «Ma è quello che lei h a sempre fatto!" .. Catania, 30 (;icembre 1998 A Palermo (1993) 18 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III k; 19 Un ponte tra mondi separati Gino Castaldo Ci sono molti modi di descrivere un artista, e su Battiato A mo il viaggio e la letteratura odeporica e non trovo ancora di meglio, per sottrarmi all'immobilità è stato detto moltissimo . Rimane forse da capire qual è il centro (no, non quello di "gravità permanente") intorno al planetaria e ai percorsi virtuali nell 'immagine, che affidare il corpo e la mente ora all'uno ora all'al­ quale ruota tutta la sua ricerca. C'è un segreto? C'è una tra, nella speranza forse vana di poter distillare chiave in grado di unificare tanti aspetti diversi, la molte­ conoscenze ed emozioni divenute sempre Più rare. (Giovanni Maria Rossi) plicità e la ricchezza temporale del suo lavoro? Esageriamo . Proviamo ad immaginarlo non tanto come un musicista, o meglio non solo, quanto p iuttosto come un libero pensatore abituato ad esprimere la sua visione del mondo attraverso la musica. Detto altrimenti potremmo dire che, a differenza di mol­ ti altri musicisti, sembra partire da un punto di vista che non è musicale. Potremmo dire culturale , o forse ancora , più semplicemente , umano. La questione riguarda soprattutto il concetto di scissione. L'io occidentale è ricco di scissioni, in tutti i sensi. È in fondo la patologia principale della modernità . Se andiamo a guardare tutto il lavoro che Battiato ha svolto in questi anni, ci accorgiamo che c'è sempre una tesi contraria a una di queste scissioni. Chi ha detto che il lavoro del musicista non possa essere il culto di una chiave segreta? P roviamo a svelare quella di Battiato . Ipotesi : un ponte tra mondi separati? In realtà Battiato sembra soprattutto votato a un compi­ to : unificare , integrare, armonizzare . E se d'altra parte ac­ cettiamo l 'idea che la società occidentale negli ultimi secoli è stata in larga parte fondata sul meccanismo opposto, ovvero la separazione (alto e basso, sacro e profano, cuore e mente, irrazionale e razionale, religione e scienza etc . . . ) , è facile capire perché l a sua musica sia allo stesso tempo molto amata e molto contestata . Come dire che in un paese di ciechi, un orbo è u na rarità, e necessariamente in qualche modo un diverso. P roviamo a rileggere il suo percorso alla luce di questa ipotesi. Fin dall'inizio Battiato ha ignorato certi argini tradizio­ nali che dividevano (e in parte dividono tuttora) la musica di derivazione accademica da quella popolare. Per lui coe­ sistono su uno stesso piano, come è facile capire dal suo modo di operare, e in questo senso l'avanguardia rock delle origini vale il classicismo di oggi. Se interpreta un lied classico ci porta dentro la tenerezza e la naturalezza del canto popolare, altre volte scrivendo canzoni vola alto a cercare suggestioni quasi iniziatiche . Correndo attraverso questa idea di fondo, ha fatto diventare la canzone un luogo dove tutto è possibile. Allo stesso modo , e con la stessa naturalezza, nella sua musica convivono sacro e profano , l ' idea di una musica come percorso di avvicinamento al mistero e quello di visione materiale del trattamento disincantato dei materiali del presente. C'è poi un tentativo ancora p iù ambizioso, benché sia anche quello più evidente. Esattamente come uno dei suoi principali eroi, Federico II , Battiato ha da lungo tempo coltivato l'idea che Oriente e Occidente abbiano molte Ldszl6 Moholy-Nagy, Il movimento a spirale dello spazio (1925) Peter Keetman, Gocce specchianti (1950) 20 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III cose da dirsi. L'uno può essere funzionale all'altro, l'uno può integrare l'altro in una visione del mondo p iù com­ pleta e soddisfacente. In questo non è certamente il primo . C'è una lunga tradizione di artisti, scrittori, pensatori, che hanno tentato di gettare questo ponte, ritenendolo fonda­ mentale , decisivo per le sorti di entrambi gli u niversi . Con l'umile strumento della canzone , e talvolta con più ambi­ ziose composizioni, Battiato si è inserito in questa tradi­ zione, come se fosse convinto che solo lasciando comu­ nicare e integrare questi due universi sia possibile una terza via che equivale alla salvezza. Ancora u na volta l'impulso base è quello di unificare . Come se gli fosse insopportabile qualsiasi forma di scis­ sione, Battiato cerca sempre l'unità , la fusione armonica di diversi elementi. Su un piano ancora più sottile c'è un altro livello di integrazione, rivolto alla funzione del fare musica. Convi­ vono nella sua musica due diversi aspetti della comunica­ zione , anche questi di solito scissi nella p ratica dell'occi­ dente . Ce n 'è uno , più tipico della nostra cultura, secondo il quale una canzone, come qualsiasi altro componimento musicale, ha soprattutto un valore estetico, formale . Viene vissuto , giudicato, percepito emotivamente nella sua sfera di bellezza . Ce n'è un altro in cui la musica è vista come uno strumento di comunicazione che può produrre un effetto sull'ascoltatore, dalla più semplice risoaanza empa­ tica fino a più complesse forme di guarigione, di coinvol­ gimento spirituale . Anche qui per · Battiato sembra non vi sia una grande differenza . Così come sembra non esista contraddizione tra il po­ polare, nel senso della comunicazione largamente acces­ sibile a tutti, e che per comunicare sfrutta elementi e tracce dell'immaginario collettivo , e una visione quasi aristocra­ tica, elitaria, legata alla sensibilità di pochi. Armonizzare, integrare. Può la canzone svolgere questo ambizioso ruolo? Provate ad ascoltare . . . <I" 21 Uno , nessuno e centomila Federico Vacalebre Difficile scrivere di Battiato, camaleontica presenza sce­ vra da qualsiasi trasformismo, uomo dalle numerosissime svolte, almeno pari a quelle di Dylan . La musica contem­ poranea non la regge più? Certo, ma non è musica con­ temporanea quella delle opere scritte con Sgalambro? E non sono improvvise deviazioni , anzi inversioni, di rotta , vedere il cantautore che canta le passioni, il mistico che si scatena al ritmo di un parossistico technorock, il filosofo che si rifugia nel passato comporre Povera patria, la più violenta delle invettive firmate nei giorni di Tangentopoli? Uno, nessuno e centomila, Battiato è un alieno nel pa­ norama cantautorale nostrano, forse perché nato musicista e forgiato nei rivo li più alternativi e estremisti di quel movimento politico-musicale degli anni Settanta che, fal­ lendo la rivoluzione, si è rifugiato nell'eroina, in banca, nei ministeri, nelle hit parades, nell'oblio. Un alieno co­ smopolita per le sue radici siciliane, che lo " condannano" a porsi come punto di incontro e sintesi tra antico e nuo­ vo , tra Oriente ed Occidente, tra seriosità ed ironia . L'uni­ co cantautore italiano che, all'apice del successo, ha deci­ so di affidarsi a versi altrui, quelli di Manlio Sgalambro, filosofo promosso sul campo a pal oliere-poeta . Uno spe­ rimentatore pop , un recitato re di suoni e di parole . Un innamorato della old time music, delizioso interprete di lieder, ma anche di '' 'na sera 'e maggio" . Un autore capace di scrivere praticamente soltanto per donne, quasi solo loro possano aggiungere al suo canzoniere la necessaria tenerezza e isteria . Un pittore sufista nascosto dietro uno pseudonimo che non nasconde la sua conoscenza del mondo arabo. Un editore costretto a chiudere la sua casa editrice perché troppo in anticipo sulla moda new age e il revival buddista . Un direttore artistico che ha il pudore di non mettere in scena i suoi spettacoli nel suo festival . Un viaggiatore nel tempo, nello spazio, nelle lingue, nelle conoscenze (ha citato Plutarco e René Guenon, Unga retti e Giuseppe Infusinato, i Velvet Underground e Cuccurucu Paloma; ha utilizzato termini propri dei saperi chimici, genetici, esoterici , fisici, letterari) . Un cantore di un amore che non sai mai, quasi mai, se terrestre o spirituale, se rivolto a una donna (quale?) o ,a un dio (quale?) . Uno spregiatore della sensualità ("bestiale" e " animale") che improvvisamente canta con dionisiaco piacere il godere delle carni, la voluttà dell'alcova , il rito dell'amplesso . Eppure non si pensi a u n voltagabbana , a un artista incapace di coerenza . La carriera di Battiato delinea infatti una sorta di work in progress sia pure con le necessarie pause , passi falsi e ripensamenti - intorno ad alcune te­ matiche e ad alcune esigenze sonore per lui ineludibili. Fin dagli esordi di Fetus e Pollution, nonostante l'ermeti­ smo avanguardistico scelto come modello, emerge eviden­ te una volontà di ragionare-intorno all'origine della vita e della civiltà che ritroviamo puntuale, o quasi, ad ogni disco del Nostro. E, fin da quella stagione di vinile ancor oggi riascoltabile con piacere non solo nostalgico, iniZia un lavoro sul suono che tutto usa , riusa, abusa . Nella - Per l'incostanza bastano due persone; per l'infe­ deltà ce ne vuole almen tre. (Nicolò Tommaseo) Herbert List, George Hoyningen Huene, Glyphada (93 7) Ldsz/6 Moholy-Nagy, Il sogno di un collegio fem­ minile (1925) / I / �It'-"; f" r .:" i 22 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III svolta elettronica di Gommalacca in fondo si aggiorna in chiave cyber il montaggio di musica elettronica e classica , di voci e rumori di diversa provenienza applitato nei di­ schi dei primi anni Settanta : l 'unica vera novità è nel pro­ gredire e incalzare del ritmo, ma quella era iniziata fin dall'amabilità danzabile e dalla sostenibilissima leggerezza canora del grande successo commerciale. Successo che arriva quasi inaspettato, quasi sprezzante verso quanti avevano seguito Battiato fino a quel punto e si ritrovano il discepolo di Stockausen alle prese con mo­ tivetti irresistibili che si scagliano contro le " immondizie musicali moderne " di cui siamo sommers i , rifiutando tutt'insieme il suo passato, il suo presente, forse anche il suo futuro . Quello che in Fetus e Pollution non c'era an­ cora e nella discografia post 1 979 c ' è è l'ironia, un gusto per la versificazione dalla doppia chiave di lettura e dallo scoppiettante gusto aforistico. Lo stile continua a centrifu­ gare tutto quello che il cantautore consuma , cultura alta e bassa sono solo definizioni senza senso: «A Beethoven e Sinatra preferisco l 'insalata» sfotticchia sulla god!bilissima aria di Bandiera bianca, che pure è un'amara riflessione sugli anni del riflusso (<<Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare, / rimettiamoci la maglia, i tempi stanno per cambiare , / siamo figli delle stelle e pronipoti di sua mae­ stà il denaro.»,. con la citazione di Dylan temperata da quella di Alan Sorrenti e la canottiera da indossare come simbolo della fine delle illusioni) . Dei mille figli di mister cut-up Burroughs Battiato è quello più leggero e meno pedante, poco importa se si prendono in esame i versi suoi o quelli di Sgalambro . Il taglia e incolla battiatesco sforna pastiche che sono diver­ tentissime parodie del logorio della vita moderna , stranian­ ti effetti stilistici mascherati come falsa memoria , puzzle da rimontare centinaia di volte prima di poterne compren­ dere la profondità strutturale , eppure di apparente e ine­ sorabile leggerezza, godibilità epidermica . Per chiudere il cerchio: l 'apertura di credito alle nuove leve del rock (?) italiano (?) di Gommalacca non era an­ ticipata dall'apparizione in Linea gotica dei Csi e da quel Battiato non Battiato non a caso nato nella fucina della catanese Cyclope records? Panta rei insomma, ma anche tutto si tiene. 23 Il sottile gioco della citazione Federico Guglielmi Sono trascorsi due decenni da quando, con generale sorpresa, l'allora trentaquattrenne Franco Battiato mise in scena il primo atto di quella che le cronache, con un pizzico di (scusabile) superficialità , avrebbero poi definito la sua "svolta pop " : sebbene ribadisse, con riferimenti colti e atmosfere intrise di mistico esotismo, il legame con i suoi ben più ermetici predecessori, L 'era del cinghiale bianco mostrò infatti un mondo di cadenze ipnotiche, melodie insinuanti e testi surreali ma facilmente memoriz­ zabili che non veniva spontaneo associare al patrimonio sonoro ed espressivo dell'artista siciliano, oltretutto fresco della conqu ista di un premio intitolato a Karlheinz Stoc­ khausen. Alcuni, tra i pochi ma affezionati estimatori, pen­ sarono di star subendo una pur dotta presa per i fondelli e altri rimasero semplicemente sconcertati, ma quanti cer­ carono di comprendere realizzarono subito come l'autore ai più indecifrabile di album quali Fetus, Sulle corde di Aries o M. lle Le Gladiator rimanesse figura atipica e desta­ bilizzante: a ben vedere , ancor piùp estabilizzante di pri­ ma , poiché il suo obiettivo - raggiunto definitivamente due anni p iù tardi con La voce del padrone era donare il proprio sapere, il proprio talento e il proprio pungente sarcasmo non plU ad una ristretta élite ma alle platee frivole e in teoria poco ricettive della musica di largo consumo . Seppure in nuce, L 'era del cinghiale bianco contiene tutte quelle che nel breve termine si sarebbero rivelate armi vincenti del nuovo stile di Franco Battiato, compresa l'abitudine di infarcire le liriche di citazioni non solo "im­ portanti" ma anche derivate dalla cultura canzonettistica dell'epoca e del recente passato; citazioni, al di là delle apparenze, tutt'altro che casuali, volte a catalizzare l'atten­ zione con frasi e nomi noti e nel contempo a creare vivaci contrasti con i richiami "alti" e "nobili" comunque presenti, in un gioco intellettuale di rara arguzia e scevro da sterili effetti-nosta lgia. La prima di esse emerge inattesa proprio in L'era del cinghiale bianco, più precisamente in Magic Shop: «C'è chi parte con un raga della sera / e finisce per cantare "La Paloma" / E giorni di digiuno e di silenzio / per fare i cori nelle messe tipo Amanda Lear»: da un lato La Paloma - il famoso traditional centro americano - e dall'altro Amanda Lear, ex-modella e cantante pop/disco in quegli anni innalzata a simbolo di ambiguità per anto­ nomasia . Sebbene la strofa non brilli per chiarezza di "messaggio" , tra le sue righe sembra già fare capolino lo spirito polemico destinato in futuro a ben più pirotecniche manifestazioni: ad esempio, quella di Up Patriots To Arms (dal successivo Patriots deI 1 980) , dove si eleva il lapidario assioma " la musica contemporanea mi butta giù» e dove il proclama di distaccato dissenso nei confronti della mer­ cificazione - splendidameflte autoironico, vista l'accatti­ vante levità dell'episodio - assume la fisionomia di una appassionata filippica (<<L'impero della musica è giunto fino a noi / carico di menzogne . / Mandiamoli in pensione i direttori artistici / gli addetti alla cultura . . . / E non è colpa -:- Lasciò cadere l'ultimo velo del pudore, citando San Clemente d 'Alessandria. (Casanova) mia se esistono spettacoli / con fumi e raggi laser / se le pedane sono piene / di scemi che si muovono . ») . C'è spazio , in ogni caso, anche per un vezzo, purtroppo messo un po' in ombra dal tono per lo più duro del testo: il «Chi vi credete che noi siam, / per i capelli che p ortiam», estra­ polato da uno dei primi inni del beat nazionale ( Come potete giudicar dei Nomadi, 1 966) . All'insegna di un com­ piaciuto amarcord, invece, le Good Vibrations (dei Beach Boys) e Satisfaction (dei Rolling Stones) nominate assieme a Sole mio (monca dell""O" iniziale per ragioni metriche) in Passaggi a livello, che si chiude oltretutto con le parole «Einstein On The Beach»: sibilline per chiunque eccetto che per i conoscitori dell'avanguardia , giacché è così che Philip Glass ha battezzato una sua imponente opera. Appena abbozzata ne L'era del cinghiale bianco, e svi­ luppata con maggior enfasi in Patriots, l'idea di celebrare con mai irriverente umorismo la canzone pop(olare) au­ toctona e straniera è coronata in La voce del padrone, che sarà anche l'ultimo album del Nostro a presentare - alme­ no in maniera così esplicita - tale insolito genet:e di diver­ tissement linguistico; in particolare , ciò avviene in due brani che non caso sono assurti al ruolo di pietre miliari del Battiato "commerciale" , Bandiera bianca e Cuccuru­ cucu: fenomeni di costume, addirittura, che sostenuti da una programmazione radiofonica al limite dell'ossessivo hanno conquistato ogni categoria di ascoltatori. Merito dei ritmi magnetici, delle armonie leggiadre allestite da Giusto Pio e della geniale orecchiabilità dell'insieme? Senza dub­ bio, anche se la menzione in questa sede è dovuta ad alcuni dettagli che pochi avranno rilevato, o che al mas­ simo saranno stati frettolosamente classificati come eccen­ triche facezie. Innanzitutto, in Bandiera bianca (il cui ri­ tornello è "rubato" ad una poesia dell'800, A Venezia di Arnaldo Fusinato) , il doppio omaggio a Bob Dylan delle prime due righe, «Mr. Tamburino non ho voglia di scher­ zare / rimettiamoci la maglia i te m pi stanno per cambiare»: chiunque vanti anche un minimo di pratica con il reper­ torio del menestrello di Doluth non può non individuare le traduzioni di Mr. Tambourine Man del 1 965 (un hit nella versione proposta nello stesso anno dai Byrds) e The Times They Are-A-Changin' del 1 964, che con un dissa­ crante accostamento sfociano nella «siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro> dove è citata la Figli delle stelle di Alan Sorrenti (fatua filastrocca dance baciata nel 1 978 da clamorosi consensi di pubblico); infine, dopo un'amena constatazione che non si sa bene come valutare (<<A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata / a Vivaldi l'uva passa che mi dà più calorie») ed un j'accuse quasi subliminale (<<e sommersi soprattutto da immondizie musi­ cali») , la conclusione estratta dal memorabile , omonimo esordio a 33 giri dei Doors (<<The end, my only friend, this is the end») : The End, tra l'altro, riportata in auge proprio in quel periodo dalla colonna sonora di Apocalypse Now di Francis Ford Coppola . Spunti più o meno della mede­ sima brillantezza sono poi offerti da Cuccu rucucu, il cui refrain recupera con leggerissime modifiche quello della Cu-cu-rru-cu-cu Paloma di Tomàs Mendèz (a sua volta un tributo a La Paloma, della quale si è già detto a pro­ posito di Magic Shop) , eseguita tra gli altri nei '50 da Harry 24 - Nuove Effemeridi n. 47 199911II <4 Belafonte; il meglio, comunque, sta nelle frasi derivate dai titoli e dalle liriche di svariati classici dei '60, legati assieme senza apparente logica : Il mare nel cassetto (il debutto di Milva , Festival di Sanremo del 196 1 ) , Le mille bolle blu (Mina , stesso anno e stesso Festival) , Il mondo è grigio il mondo è blu (Nicola di Bari, 1 968, adattamento italiano di Eric Charden) , e ancora Lady Madonna dei Beatles, With A Little Help From My Friends (idem), Ruby Tuesday dei Rolling Stones , Let 's Twist Again di Chubby Checker, e lo splendido accorpamento finale di versi di Bob Dylan: "Once upon a time / you dressed so fine (l'inizio di Like A Rolling Stone) , Mary (magari la "Regina" citata in Just Like a Woman?) , / like j ust a woman (licenza poetica o lapsus?) , / like a rolling stone». Uno scherzetto da nulla , nel mare magnum delle intuizioni (di norma ben più eru­ dite) del poliedrico musicista , ma di quelli che strappano l'applauso a qualsiasi cultore della semantica . C'è dell'altro , però , in La voce del padrone, specifica­ mente in Centro di gravità permanente: un'affermazione entrata negli annales, che si presume non vada interpre­ tata alla lettera bensì nel quadro globale di un rifiuto di vago sapore snobista dei luoghi comuni ("Non sopporto i cori russi, / la n1usica finto rock, la new wave italiana , il free-jazz punk inglese . / Neanche la nera africana»), e una serie di fantasie canore sulla derivazione delle quali non è possibile avere certezze . Scampoli di testi altrui assem­ blati assieme senza troppi ragionamenti, oppure una per­ sonale invocazione di carattere s é ntimentale costruita con il secondo fine di far scervellare eventuali aspiranti esege­ ti? Mistero . La sequenza verbale "aver and over again / You are a woman in love baby come into my life / Baby I need your love / I want your love», d'altronde , ben si presta ad alimentare equivoc i , in virtù dell'assoluta or­ dinarietà dei termini e dei concetti : e se anche è vero che Ray Charles e Frankie Laine , ad esempio, hanno rispettivamente firmato una Over and Over (Again) e una A Woman in Lave, riconoscere loro meriti ispirativi sa­ rebbe proba b il mente u n a forzatu ra . Così c ome non avrebbe senso cercare di attribuire u na paternità a locu­ zioni banalissime quali " ho bisogno del tuo amore " o "voglio il tuo amore" . Sincere dichiarazioni di un'irrefrenabile attitudine Iudica o sofisticati arzigogoli cerebrali? Chissà se questo Battiato , maestro di equilibrismi tra (quasi) sacro e (del tutto) pro­ fano , risponderebbe ironicamente 'con il ritornello di un'al­ tra canzone di Bob DyIan. Chi vuoI sapere quale recuperi The Freewheelin ' Bob Dylan, A . D . 1 963 , e faccia un picco­ lissimo sforzo di immaginazione . 26 "Golden age " Ottanta Andrea Spinelli Sono morto percbé non bo il desiderio, / non bo desiderio percbé credo di possedere, / credo di pos­ sedere percbé non cerco di dare. / Cercando di dare, si vede cbe non si ha niente, / vedendo cbe non si ba niente, si cerca di dare se ste�-'si, / cercan­ do di dare se stessi, si vede cbe non si è niente, / vedendo cbe non si è niente , si desidera divenire, / desiderando divenire, si vive. (René Daumal) Con Antonio Ballista e Alide Maria Salvetta 26 -. Nuove Effemeridi n. 47 1999/III Hit parade alla mano, la "golden era" di Franco Battiato è quella che va da L 'era del cinghiale bianco ad Orizzonti perduti, sottraendolo agli sperimentalismi, e al Premio Stoc­ khausen, de L 'Egitto prima delle sabbie per condurlo fino alle porte della sua prima opera lirica, la Genesi. Personag­ gio-cardine di un rinnovamento della canzone italiana in cui possono rinvenirsi i prodromi di numerose rivoluzioni at­ traversate poi dalla stessa nella seconda metà degli anni Ottanta e in quelli Novanta, il compositore catanese è forse il primo a cogliere nei suoi motivi i riflessi di un paese in faticosa riemersione dagli anni di piombo, ma già attraver­ sato dalle avvisaglie di quel disimpegno che caratterizzerà la successiva "normalizzazione" . Tanto a livello lirico che musicale, infatti, la sua produzione del periodo è un affa­ stellarsi di codici moderni ed antichissimi, di riferimenti clas­ sici e di minimalismo, di storia, ironia e misticismo. Soprattutto le canzoni de La voce del padrone appaiono costruite su pensieri associatiyi. Basta analizzare il testo di Cuccuruccucu per cogliere con chiarezza come le frasi non deriviho una dall'altra come in un sistema di scatole cinesi, ma si pongano piuttosto come i tasselli di un col-� lage perfettamente compiuto in ogni sua singola tessera e tenuto insieme da un collante ideologico che rappresenta l'essenza del brano stesso. Come tutti gli esteti, Battiato non si racconta mai fino in fondo , ma preferisce stempe­ rare i segni autobiografici delle sue canzoni con una gi­ randola di citazioni, riferimenti, accentazioni verbali e so­ nore dalla variegatissima natura . Il tessuto narrativo, ad esempio , mostra una ricerca linguistica estremamente raf­ finata , fatta di assonanze, onomatopee , allitterazioni, forse rinvenibili sul multiforme panorama della canzone italiana solo nella produzione di Paolo Conte, anche se ovviamen­ te con un'impronta del tutto differente . I giochi linguistici e compositivi del Battiato anni Ottan­ ta nascono da una conoscenza approfondita ed estrema­ mente raffinata . Dietro l'atteggiamento ludico di certe sue composizioni si cela infatti il desiderio di scomporre e ricomporre canoni culturali ed estetici senza (apparente) soluzione di continuità; ogni canzone lascia puntualmente individuare obiettivi secondari dietro a quelli primari, a conferma del concetto-cardine secondo cui avere una pro­ spettiva delle cose non significa necessariamente rinuncia­ re alle altre . L'unione , per non dire la sovrapposizione , di più temi, l'effetto doppler del ritornello cantato col mega­ fono, e soprattutto la fusione col madrigalismo del coro sono i segni di riconoscimento di una produzione che filtra umori e sonorità anche in contraddizione tra loro . La lirica intesa come strumento della canzone è una delle intuizioni più geniali, basta pensare alla fortuna di espe­ rimenti successivi come la collaborazione tra Freddie Mer­ cury e Montserrat Caballé, il " Pavarotti & friends" o, perché no, il clamoroso successo internazionale di Andrea Bocelli. Anche se il Battiato fa un uso spregiudicato del canto operistico, apparentemente provocatorio e praticamente limitato ai soli La voce del padrone e L 'arca di Noé. Sotto il profilo squisitamente musicale, il marchio di fabbrica della produzione negli anni Ottanta è una batteria in "4" , un basso sbilanciato sulle toniche, e brucianti chi­ tarre elettriche. A fungere da cerniera tra sinfonia e can­ zone è il violinista Giusto Pio, assieme al quale il compo­ sitore catanese si cala i suoi esperimenti più arditi. I due godono di un flusso creativo continuo, che li spinge a ridefinire album dopo album i propri obiettivi. Per quattro anni la loro è una fuga solitaria in direzione del nuovo. Qualche codice riciclato comincia ad affiorare solo ne L 'arca di Noé preconizzando, al di là delle vendite mira­ bolanti, l'epilogo del ciclo. Che il sentimento popolare nasca da meccaniche divine, come canta Battiato in E ti vengo a cercare, è tutto da dimostrare ; certo è che le sue canzoni, con le loro astuzie e i loro lampi, scavano nel profondo ; anche sotto il profilo dei testi, capaci di celare dietro l'aspetto giocoso una ri­ cerca seria ed articolata . Quella che l'autore siciliano ingaggia con «quest'epoca di pazzi" è innanzitutto una lotta al conformismo, alla falsità , al doppio e all'ambiguità che si nascondono in tutte le cose . Ma sebbene grande ammiratore di personaggi estremi, a cominciare da Arturo Benedetti Michelangeli, Battiato non è artista da "misantropie celesti" o da scelte totali. Gli orizzonti verso cui lo conduce il suo radicalismo pallido sono quelli di paesaggi immaginari spesso angu­ stiati da «malesseri speciali" dovuti alla mancanza di «padri» e di valori. La critic a a quel clima da basso impero che si respira nell'Italia negli anni Ottanta è uno dei suoi obiettivi fissi. «Quante squallide figure attraversano il paese / com'è misera la vita negli abusi di potere / L . , ] / minima immo­ ralia» canta in quel Bandiera bianca che con E ti vengo a cercare (<<Questo secolo ormai alla fine / saturo di parassiti senza dignità / mi spinge solo ad essere migliore / con più volontà») costituisce il suo affondo più violento al potere vuoto e offensivo di quegli anni , un piccolo squar­ cio luminoso nell'inquieta linea d'ombra che ammanta le coscienze . L'incitazione a quella resistenza etica che troverà poi la sua forma più alta in Povera patria, del '90, in cui la fame di potere viene vista come fonte della decadenza di un mondo capitalistico in incipiente agonia, come gli ultimi "clamori" di una società ormai al crepuscolo. La scelta del misticismo , della meditazione trascenden­ tale, discende anche da questo manifesto stato di disagio. In un'epoca «di bassa fedeltà e altissimo volume», Battiato preferisce guardare ad Est. Ad un mondo alla fine del mondo in cui snoda i suoi percorsi esistenziali appagando uno scoperto desiderio di trascendenza. Il suo è infatti il viaggio nelle "zone depresse" di un'anima che trova quiete e sostentamento nelle "zone depresse» della terra . Ed A ra­ bian song, Campane tibetane, I treni di Tozeur, Mal d'Afri­ ca sono il passaporto coi visti in regola per la scoperta di questo universo a parte . L'ombra della luce di cui parla nella canzone omonima è l'alone evanescente dell'eterno che si può cogliere nei «più-lievi aneliti del cuore", nella «vibrante intesa di tutti i sensi in festa» . Per lui l'ignoranza è buio, tenebra , l'imperdonabile peccato di chiudere gli occhi davanti all'estasi della vita . Ecco perché ai suoi occhi la scoperta di Georges Gurdijeff finisce col rappresentare il raggiungimento di quel rigore e di quel metodo verso cui era stato indirizzato dagli studi sul sufismo. Un "arabo mitteleuropeo " , come l'ha etichettato qualcuno, ponendo l'accento su quel suo essere malato di mistero e d'Oriente, ma anche di mostrarsi allergico alle false rap presentazioni, ai «salmi un poco stonati» che si sentono in giro. In fin dei conti, un fatalista per il quale il destino, nelle sue forme più inquietanti e dolorose, è quel «re del mondo» che «ci tiene prigioniero il cuore» e che lui trae dalle pagine cari­ che di esoterisn10 di René Guénon . Ma la poetica del Battiato a nni Ottanta si presta alla enucleazione di numerosi altri temi. In certe canzoni, ad esempio, la nostalgia del passato assume uno stampo qua­ si proustiano, spandendosi tra i solchi di brani come Pro­ spettiva Nevski e Summer on a solitary beach, che coi loro bagliori di lampade a petrolio e con gli echi di cinema all'aperto denunciano uno scoperto, ineluttabile, desiderio di naufragio . Soprattutto ne La voce del padrone affiora poi quel gusto per la dissacrazione tipico delle avanguar­ die sottoforma di un'ironia caustica, aggressiva, rovesciata su quei totem che hanno vegliato i sogni e le illusioni di intere generazioni. Anche la Per Elisa, portata nell'SI da Alice alla vittoria al Festival di Sanremo, o la partecipazio­ ne , in coppia con la cantante forlivese, all'Eurofestival dell'S4 con I treni di Tozeur possono essere inquadrate in un'ottica di nobile provocazione. E lo stesso dicasi per lavori successivi come Via Lattea, coi suoi echi cosmici alla Tangerine Dream, o le scansioni ritmiche di Chanson egocentrique. Qui e nella pagina successiva: con Giusto Pio 28 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III Passando ad un esame cronologico-discografico , c'è da dire che il Battiato più popolare, quello fermato dall'istan­ tanea allo stesso tempo perfettamente a fuoco e assoluta­ mente mossa, a seconda da che angolazione la si guardi , dell'album dal vivo Giubbe Rosse, ha la sua pietra filosofale tra i solchi de L 'era del cingh iale bianco. Nel linguaggio esoterico della tradizione celtica , il cinghiale bianco è il simbolo dell'autorità spirituale . E le canzoni tengono fede a questo desiderio di trascendenza citando René Guénon in Magic shop o addentrandosi tra i misteri della Pasqua etiope. Quel gusto del paradosso che trionferà poi negli album successivi comincia a fare capolino in passi come «deduco da una frase del Vangelo / che è meglio un imbianchino di Le Corbusier» . Ma a dominare sono soprat. tutto i retaggi mediorientali di brani come Strade dell 'Est o Luna indiana, senza trascurare la poesia lieve e insi­ nuante de Il re del mondo o Stranizza d 'amuri, in cui il dialetto si trova a giocare con un sorprendente tempo in 7/4 . Patriots prosegue la marcia di avvicinamento alla vetta delle classifiche. Con l'iconoclasta premessa di mandare in pensione direttori artistici e addetti alla cultura, l'album spinge il discorso ancora più in là, soprattutto a livello letterario, visto che in Fra mmenti ci s'imbatte in un flori­ legio letterario che sfoglia pagine di Leopardi, Carducci o Pascoli, mentre Passaggi a livello introduce ad una babele linguistica in cui si riverberano francese , tedesco, latino . La voce del padrone, primo albu m a vendere un milione di copie nel nostro paese, è il p iù importante ma, a risen­ tirlo oggi, forse anche il più datato . I suoi 13 mesi di classifica, il clamoroso successo di Summer on a solitary bea cb, Cuccurucucu, Bandiera bianca e Centro di gravità pe rmanente ne fanno il best-seller degli anni Ottanta . Sulla stessa scia, L 'arca di Noè consolida i risultati raggiunti senza aggiungere molto di nuovo , anche se Scalo a Grado, L 'esodo o Voglio vederti danzare legittimano un posto di primo piano nella produzione di quegli anni . La transizio­ ne comincia a farsi tangibile in Orizzonti perduti, prova e1l1:ozionante ma quasi priva dell'illuminante ironia dei la­ vori precedenti. La dolcezza de La stagione del! 'amore, i retaggi filosofici di Tramonto occidentale lusingano i sensi, anche se una nuova svolta è già in corso. Il processo di mutazione trova il suo felice punto d'arrivo in Fisiognomi­ ca. Il profondo intimismo, la raffinatissima ascesi di brani come E ti vengo a cercare, L 'oceano di silenzio ne fanno un piccolo grande capolavoro. L'ideale epilogo di un ciclo. E di un decennio. 30 Geometrie complesse Massimo Cotto iv/ai l'uomo è padrone di sé come quando tace: quando parla sembra, per casT dire, effondersi e dissolversi nel discorso, cost' che sembra appartenere meno a se stesso che agli altri. (Abate Dinouart) Herbert Bayer, Metamorfosi (936) 30 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III In un mondo dove il modo p iù veloce per congiungere i due punti di musica e parole è la linea retta del ritornello in rima baciata , Franco Battiato è figura geometrica com­ plessa , architettonicamente curata , impeccabile per forma e disegno, ma la cui comprensione piena può avvenire , talvolta, solo seguendo il percorso dei koan zen: se ti domandi il perché, non puoi p roseguire , se vai avanti è perché non ti sei chiesto il perché. Inutile, ad esempio, chiedersi perché il Grande Catanese abbia evocato, nel titolo di un suo album, l'incontro fortuito di Lautréamont tra un ombrello e una macchina da cucire su un tavolo anatomico. Potresti avere , in replica, la risposta che Bat­ tiato diede a una garrula presentatrice televisiva : «Perché no?" . La realtà è che , «una volta finito un album , si scelgono dieci titoli, poi si fa come fanno i bambini: si pesca a caso , a gusto". Non tutta l'arte si può spiegare , non ogni fase del percorso . Non perché non si possa, semplicemente perché è inutile . Quando uscì L 'imboscata, forse riesuman­ do un modo di dire molto in voga negli anni Settanta , quando si parlava d i " u n senso vuoto pieno d i senso" , Battiato se ne uscì con una di quelle sue frasi geniali che tramortiscono la banalità che è in noi: « Per tutta la vita ho combattuto contro il sovraffollamento del pensiero, tanto che ora ' fare il vuoto è diventato un gioco molto interes­ sante . Non ho niente da dire , ed è così interessante per me". Che Battiato non abbia niente da dire è, naturalmen­ te, un eccesso , una provocazione, ma non una clownerie fine a se stessa . Per quello che lui definisce argutamente «un vizio di cultura" , tende a considerare l'ascoltatore un'entità autonoma in grado di comprendere tutto senza le sue spiegazioni. E quando la comprensione è difficile, è perché è inutile ai fini della godibilità del prodotto . Dunque si deve procedere , come nei koan zeno Avendo imparato che il segreto per vivere in leggerezza è, come ama dire Folon, imparare a volare, Franco si è li­ berato della zavorra delle parole superflue, del discorso che appesantisce, delle didascalie . Anche la musica è da pren­ dere con filosofia, e per questo ha chiamato a corte Manlio Sgalambro, l'uomo convinto della cantabilità del pensiero, tanto che vorrebbe mettere in musica la Fenomenologia del­ lo sPirito di Hegel o scrivere un libro alla Schopenhauer inserendovi una partitura . Può piacere o meno, Battiato, ma poco o nulla , in lui e dintorni, è normale, canonico e rego­ lare , a partire dal fatto che è nato in un paese che ieri si chiamava Jonia e oggi Riposto. E se cambia persino il nome del tuo paese natale, perché non dovrebbe cambiare la mu­ sica? Dai collages sonori e dalla vera avanguardia dei Set­ tanta (Fetus, 1971 , fu uno dei primissimi dischi elettronici italiani) all'irresistibile pop denso di giochi linguistici e ci­ tazioni degli Ottanta, dai superbi salmi con relative lodi all'inviolato alla stupefacente techno-revisited di Gomma­ lacca, dalle messe arcaiche all'imboscata di chitarre e rock, dai lieder ai voli mistico-propiziatori, dall'Oriente all'Occi­ dente e ritorno: in tre decenni, Franco ha teso l'elastico delle sonorità senza mai romperlo e senza mai cambiare per il gusto di farlo, riconoscendo gli steccati e le barriere solo per poter andare oltre, superare, abbattere . "Sono un musi­ cista che, di volta in volta, deve ingegnarsi a risolvere un problema formale legato ai tempi in cui vivo. Non ricerco la svolta a tutti i costi, la mia strada è piana, ma ricca di fermate. lo amo cambiare per fatto costituzionale" . Come canta in Splendide previsioni: "lo sono pronto ad ogni eve­ nienza , / ad ogni nuova partenza . . . Strano tipo di artista , Battiato. Non ha nulla della rockstar, né il volto (lontanissimo dalle fattezze del teen idol canonico) né il look (elegantissimo, sempre in giacca e cravatta , ma capace, in certi momenti della sua parabola, di andare in scena in pantofole e cantare accovacciato su un tappeto) né, tanto meno , gli atteggiamenti istrionici e iconoclasti tipici dei trascinatori di folle; eppure è meravi­ gliosamente mesmerico , con quel senso istintivo dello spa­ zio e quel senso del corpo che sono propri dei grandi attori , cui non viene richiesto solo di avere braccia , gambe, collo, ma di saper muovere l 'aria . Battiato non conosce le vibrazioni umane classiche e tem­ porali che vanno sotto il nome di innamoramenti e per que­ sto ha scritto non più di tre o quattro canzoni d'amore comu­ nemente intese; ma quando ciò è avvenuto, sono stati capo­ lavori abbaglianti e commoventi (La cura). Voce sempre fuo­ ri dal coro, odia i branchi, coltivando quella che Gesualdo Bufalino (cui ha dedicato L 'imboscata) chiamava, con splen­ dida intuizione linguistica, "l'isolitudine", pregna sì dell'isola­ mento siciliano, ma anche della consapevolezza che la soli­ tudine, quando la si cerca e coltiva e non la si subisce, rara­ mente si tramuta in disperazione. Siciliano vero che, nella composizione, non si lascia troppo suggestionare dalla natura, ma che vive alle pendici dell'Etna, accanto a limoneti e muri di pietra lavica, in una casa patriarcale con annessa piccola chiesa ricavata da un pollaio, con stanze che sanno di vino perché il parquet è stato costruito con il legno di antiche botti. Ama dire che la parte siciliana che è in lui è quella araba, ma io sono propenso a pensare che della sua terra abbia ereditato il carattere dominante e impuro, ovvero la capacità di assorbire tratti di culture diverse, dopo le molte invasioni e dominazioni. Vegetariano "per impossibilità di essere cannibale», pittore per impossibilità di rappresentare tutte le facce del mondo solamente con i suoni, dipinge sotto pseudonimo (Suphan Barzani, ingegnosa unione del grande rivoluzionario Barzani e del poeta c,u rdo Suphan) e con sopra la testa quella che gli egiziani chiamavano terza forza, ovvero la possibilità di sentire attraverso il ritratto la persona viva, dunque una forza vitale e non un'icona. Come le icone slave, come ha opportunamente sottolineato Franco Pulcini, dove è la pittura che deve guardare te e non il contrario. Battiato che ama gli ossimori (Il silenzio del rumore, s'in­ titolava un brano di Pol!ution), le congiunzioni impossibili (L 'ombrello e la macchina da cucire) e le similitudini forti ( Come un cammello in una grondaia, da una frase dello scie nziato persiano Al BirunQ, che non sopporta più di sen­ tirsi chiedere da ogni intervistato re se ha finalmente trovato il suo centro di gravità permanente, che preferisce provare ancora a trovare l'alba dentro l'imbrunire, dunque la capa­ cità di cambiare ed evolversi negli anni. Battiato che al bi­ rignao-meravigliao di molti colleghi, anche illustri, preferi». Man Ray, Silent Harp (994) sce l'oceano di silenzio, che rifiuta di far rimare qualità con quantità (<<basta un brano sbagliato a rovinare un albUIn . La voce del padrone durava 26 minuti. Vogliamo vendere le note un tanto all'etto? È un'idea») , che tesse lodi al suo Dio: non un nome (o molti nomi) , ma il motore immobile, la forza creatrice non creata, un luogo in cui arrivare. Battiato che, in un mondo dove molti non vanno al di là del loro naso, vede il suo naso come segno del destino per andare nel mondo: <<Sembra che mi appartenga da sen1pre, invece è venuto fuori così in seguito a uno sgambetto e a un palo. Cercai di nascondere l'incidente ai miei. Quando mia nonna mi portò all'ospedale, il mattino dopo, era troppo tardi. Il mio naso orientale, squadrato è nato così. Quando viaggio nell'Africa del Nord o in Medio Oriente mi scambiano per uno di loro, per un turco o un curdo. Mi piace». A me piace concludere con una frase che lui, così at­ tento nel misurare le parole e fuggire le ovvietà, forse non gradirà : non ci fosse, Battiato bisognerebbe inventario . Le sue canzoni sono un mezzo per cantare l 'esistenza (anche se quasi mai cantano i mali della società) e per assicurare l'esistenza della canzone di qualità . La sua lnusica, nelle sue mille sfaccettature, è sen1pre uno strumento di consa­ pevolezza , una porta dell'evoluzione, un motore di ricerca della realtà esterna (com'è accaduto nei due ultimi dischi, dove anziché osservare il collasso, ha preferito entrarci) o interiore . Franco Battiato è un campo magnetico . �(,i �.e diceva Montale di Ezra Pound, nella sua testa si svolge u n ininterrotto festival della cultura mondiale. E i festival, s i sa, non hanno m a i fine. Anton Stankowski, Nudogramma (1954) 32 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III 33 Nomade in cerca di tranquillità Luca Perini Gli occhi di Battiato hanno cercato sempre le sponde del Mediterraneo . Terra liquida e mobile intrisa di mi­ scugli arabi, p assaggi africani , suoni, run10ri, idee. Han­ no cercato di ritrovare e ripercorrere il significato di quei viaggi, di quelle rotte e delle relative "colonne d'Ercole" che ai tempi della Era psichedelica non facevano più paura a nessuno . Quando le sensazioni spazzavano via il corpo e la libera associazione di idee (sinestesia com­ presa) riforniva le prospettive del viaggio, incerto nel ritorno . Battiato ha guardato i riflessi del Mediterraneo nelle acque della laguna di Venezia e vi ha ritrovato istintivamente Istanbul . Ancor p rima c'erano state le sab­ bie d'Egitto rimosse a colpi di sulfu ree ambientazioni elettroniche . C'era già stato un ten1po in cui il proprio personalissimo senso d'avangu ardia era stato enunciato come un naturale e profondo stato dell'Essere. Il contatto con quelle lontane cosmogonie, disciolte nelle acque di quel mare, gli rendeva possibile la perscrutazione del "disegno delle leggi che governano la materia e la sua evoluzione" . In questo senso il futuribile timbrico dei suoi esperimenti elettroni c i . anche quelli del premio Stockhausen , inseguivano p ratiche antiche attraverso stratagemmi illusoriamente nuovi. Non a caso il compo­ sitore più andava avanti p iù scopriva" di essere molto vicino al pensiero di persone vissute q u alche migliaio di anni prima . Tappa fondamentale di rifornimento del suo percorso culturalmente nomade è stato proprio il misti­ cismo sufi , la poetica del derviscio e del suo equilibrio permanente (proprio come un centro di gravità) . «La mu­ sica è religione . La musica nasce come il suono , la pro­ duzione del suono . D iceva già il sufi Rumi che se lui avesse rivelato al mondo il segreto che si nasconde die­ tro le cadenze musicali, l'avrebbe sconvolto . E siccome Rumi era una persona di altissimo livello, di grandissima serietà c'è da crederci, perché in effetti attraverso il suo­ no passano delle leggi divine di perfetta scienza» - aveva dichiarato in u n 'intervista rilasciata a Pasquale Troìa nell'ambito di un convegno senese su "La Musica e la Bibbia" organizzato dall'Associazione laica di cultura b i­ blica Biblia nel 1 990 . Siamo abituati, non si sa per causa di quale "filtro" culturale, sempre ad associare le fre­ quenze elettroniche e quindi l'insolito acustico al futuro, precludendo ogni possibilità di passato a determinate sorgenti sonore. Il tamburo è ancestrale , i suoi colpi risvegliano la nostra coscienza fisica e se il ritmo non molla l a presa prima o poi inizieremo a muoverei. Nelle culture nelle quali veniva impiegato aveva un valore sacro apriva i canali di una comunicazione spirituale, attingeva ad una fonte di sapere . Una forma di preghie­ ra. Allo stesso modo l'avanguardia ritrova quell'ancestra­ lità non solo nell'aspetto ritmico ma anche nella fonda­ mentale e arcaica operazione di modificazione dei para­ metri acustici del suono. L'altra faccia della spirale, il mare di apparente tranquillità sta proprio in tutti i mo­ dificatori sonori utilizzati nell'antichità per modificare, Si raccomanda che Gunayd addio santifichi l'anima sua) fu veduto in sogno, dopo la sua mor­ te) e chiesero a lui: «Quali nuove o A ba 'l-Qasim?"" Rispose: «Le belle fra...<;i sono state effimere, si son dissolte le oscure allusioni: nulla ci è stato utile se non qualche genuflessione fatta nel cuore della notte". (al-Ghazal1) camuffare , stravolgere le coord inate percettive di una determinata frequenza per attribuirne di volta in volta significati differenti . In questo modo la musica sembrava bilanciare nella risposta fisica e in quella intellettuale (piano ritmico + piano sonoro modificato) le due prin­ cipali aree di ricettività umana : corpo e psiche. Ed in effetti la preghiera , come ogni rituale di trance , mira proprio a questo scopo. Riequilibrare le disarmonie tra l' individuo e l'Universo, l'uomo , se stesso e la propria fonte spirituale . «Avanguardia non è uno spazzolino da denti sbattuto sulle corde di un violino, né un glissando di ottoni, né una provocazione o un'ideologia, né tanto­ meno la scoperta di armonici artificiali , né la cronaca sublime della schizofrenia del nostro tempo o, ancor peggio, una rarefatta atmosfe ra cangiante per timbri in­ terstellari, lunari, o come si vuo le . Non potrebbe essere invece un profondo stato dell'essere?» . È lo stesso Batti­ ato a porsi questa domanda nella nota introduttiva alla sua opera Genesi. E in effetti, ancora una volta , chi ci dà l'assoluta sicurezza di andare incontro al futuro guar­ dando le stelle? Non potrebbe n�ascondersi l'ombra di un seminale passato nel "vuoto " cosmico nel quale ci proiet­ tiamo? È in questo modo che l 'avanguardia dichiara la propria attività medianica investigando anche con il minimalismo processi musicali (timbrici e ritmici) e sentieri psichici che il fenomeno della trance tradizionale possiede da sempre . Tutto questo sicuramente n�::m sfugge a Battiato . Anche Sun Ra celebrava miti eliocentrici con le sue or­ chestre/arche-stre , un luogo immaginario di salvezza per l'umanità in pericolo. Il diluvio come punizione. E lui lì a celebrare elettronica e free jazz, ministro di culti im­ possibili ma anche mistico prepotente . Battiato più umil­ mente ricorda i due terzi di divinità e u n terzo di uma­ nità di Gilgamesh, sovrano di Uruk. Il pensiero mistico e la sua traduzione musicale in differenti contesti tradi­ zionali spinge avanti la curiosità dei propri avvistamenti. In questo senso le "segrete" corrispondenze tra la mo­ dalità araba e le differenti stagioni, i caratteri e gli ele­ menti, i colori sitnbolici delle corde del liuto oud (la quinta aggiunta nel tempo dal maestro Zibryian simbo­ leggia l'anima) , le meditazioni musicali della forma mu­ sicale maqam come quelle del raga indiano rappresen­ tano alcune delle modalità culturali in cui questa prezio­ Gilgamesh: incontro dei sette sujì (sotto); balletto ' sa sinergia tra effetto acustico ed effetto intellettuale si finale del primo atto (pag. 35); Rajfaella Rossellini (pag. 36) materializza . La sacralità del suono viene raggiunta attra­ verso il raggiungimento faticoso di uno status che lo stesso Battiato ha ritagliato su di sé nel corso degli anni: il mistico musicista . "Essendo u n mistico musicista, la mia produzione risente fortemente della mia idea del mondo , delle cose che cerco, di quello che sento , di quello che vedo . [. . .] Una volta per me la canzone era un mezzo di comunicazione rapido; oggi, invece, posso impiegare anche sei mesi per scriverne una . Comunque quando sono in uno stato particolare , cerco di fermare il mio corpo, gli stati emozionali, i pensieri prodotti dalle as­ sociazioni . Un pezzo prodotto da questo stato mi sento di definirlo sacro » . Pur aderendo simpateticamente al messaggio filosofico del sufismo il musicista catanese 34 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/1II non dimentica che già nel Rinascimento la cultura neo­ platonica aveva provato a far galleggiare sulle stesse ac­ que le principali correnti mistiche del monoteismo (ara­ bo, giudeo e cristiano) . A quei tempi l'insegnamento egizio di Ermete Trismegisto non era tanto lontano da quello di Rumi. E tutti questi circolavano nelle ampie stanze della corte federiciana che Battiato non ha esitato ad approfondire nell'opera dedicata agli incroci transcul­ turali della corte di Federico II, il cavaliere dell'intelletto . Anche in questo caso il suono nasconde un'idea che generalmente si fa carne e sangue . Quella dell 'incontro tra il piano spirituale e quello materiale. Il massimo sa­ crificio della finitizzazione dell'infinito , i talami incestuo­ si per dei e concubine, la filiazione della stirpe di semi­ dei Ci futuri sileni di G iordano Bruno e gli iniziati di Schuré?) perfino nella tradizione salomonica si traducono in canto o meglio in cantico . Perfino le 'visioni apocalit­ tiche e intensamente spirituali dell 'espressionismo di Kandiski emanano un diffuso "suono giallo " . In questo modo il rapporto che Battiato instaura con la musica o le musiche non lascia dubbi . P iù che una costante eso­ tizzante , la variabile etnica diviene componente struttu­ rale di un percorso integrato in cui sintetizzare sfera mitica e sfera quotidiana (nella forma canzone) o diffe­ renti percezioni storiche e filosofiche della sacralità (nel­ le opere) . Sicuramente il cono d'ombra etnico più espli­ citamente dichiarato nelle proprie composizioni musicali è dato dall'investigazione dei differenti aspetti della teo­ ria modale: arabo-andalusa, indiana , gregoriana . In India come in Medio Oriente il musicista sceglie la scala, as­ saggia e soppesa le note per poi avviare la propria im­ provvisazione, seguendo e non contravvenendo alle re­ gole stabilite dalla tradizione per il modo prescelto . La ferrea legge del disegno non ha impedito che nei minimi elementi della costruzione del discorso musicale si po­ tessero incuneare dubbi e alternative culturali: in questo modo circolano le influenze e le cellule sonore si pro­ pagano. Mistero della " cariocinesi" (ricordate Fetus ?) me­ diterranea . Altro elemento fondamentale è quello che la musica tradizionale chiama "bordone" e la musica classica defi­ nisce "pedale" . È questa l'estetica del tappeto sonoro prediletta da Battiato : lo sfondo, magari costituito da una lunga nota tenuta o costruito sulla "magica" reiterazione circolare di u na determinata idea ritmica o melodica, quasi un riff concettuale per esperienze estatiche. Da lì, da quella spiaggia sonora prendono il volo ali di gab­ biani. Da quella "solitary beach" iniziano le p roprie " out of body experience" vocali . Non a caso fin dai tempi dell'esplorazione temporale di Za il problema era quello di collocarsi in una specie di " stato senza stato" , il vuoto ma pieno mistico che l ' Islam individua e il maestro qawwali raggiunge : il marifat. Il delicato gioco di riso­ nanze della composizione pianistica (costruita su un solo accordo/motore immobile) �rca di abbattere proprio i nostri punti di riferimento percettivi essenziali a favore di uno spazio senza spazio e di un tempo senza tempo . D a l registro " u mi l e " d e l l a c anzone a q u e l l o " alto" dell'Opera , e anche attraverso gli anni il disc o rso non cambia . Illuminato dal maqam come dalla musica polare del rai o dello chabi maghrebino. P ronto a sintetizzare differenti stati e stadi di cultura : l'alienazione ritmica dei Kraftwerk con il mesmerismo pianistico di Terry Riley, l'allegria barbara e la " magia naturale" di Bartok e il dionisismo di Stravinsky. Latitudini e territori di esplora­ zione in cui ritrovare l 'uomo , antropologicamente o spi­ ritualmente . Spazi senza u n p rima e un dopo, per questo sempre presenti e intercomunicanti . Come le idee che mettono in moto . Ara Guler, Allah (Dio) 36 - (J956) Nuove Effemeridi n. 47 1999/III 37 Ciuciuliannu Francesco Gambaro 'Ndo vadduni da Scammacca i carritteri ogni tantu lassauriu i loru bisugni e i muscuni ciabbulaunu supra jeumu a caccia di lucettuli . . . 'a litturina da ciccum-etnea i saggi ginnici 'u Nabuccu 'a scola sta finennu. Man manu ca passunu i jonna sta frevi mi trasi 'nda ll'ossa 'ccu tuttu ca fora c'è 'a guerra mi sentu stranizza d'amuri . . . l'amuri e quannu t'ancontru 'nda strata mi veni 'na scossa ' ndo cori 'ccu tuttu ca fora si mori na' mori stranizza d'amuri . . . l'amuri. Ogni opera ha un suo punto cntlco , una specie di microchip dentro il quale è interamente contenuta . Que­ sto punto non è mai fisso . Può capitare che più spetta­ tori individuino più punti e nessuno di loro sia in errore . Se da ogni r-'...l nto, diversamente individuato , si può risa­ lire o ricostruire l 'opera , quello è il punto giusto . Nel tocco del più giovane Benedetti Michelangeli, per esempio, c'è dentro la sua intera opera pianistica . L'espe­ rienza e le stagioni successive si accalcano dentro un presente continuo e astorico che è l' opera stessa, l'opera Benedetti Michelangeli. L'esistenza di questi punti h a , anche, una funzione indiziaria che ne facilita l'approccio. Come potremmo affrontare un discorso sull'ex P resi­ dente della Repubblica Scalfaro (anche lui è un'opera) se non avessimo una "sciarpa bianca" da cui partire? Bazlen scriveva : «Ah, un S6ren Kierkegaard senza Regina Olsenl". (Un Tabuc � hi senza P essoa, per rimanere vicini) . Ogni punto critico di un'opera ha quest'altra caratte­ ristica : è anche un punto debole . La perfetta coincidenza di tutte le parti dentro il punto , induce al sospetto e genera il desiderio che ciò che veramente più vorremmo conoscere sia il frammentario e imperfetto caos delle sue particelle . Il viaggio nella vasta e varia produzione di Battiato potrebbe così cominciare dalle " canzoni siciliane " . La prima di queste , Stranizza d 'amuri, non soltanto "sve­ glia" la tradizione teatral-popolare - epigoni Modugno e Balistreri - ma sta comoda e sembra bandiera del "nuovo corso" che ha per protagonisti compositori e cantautori al cimento della " canzonetta" e della scommessa com­ merciale. È il 1 979. Un violino contratto , appena sdolcinato , ci libera alla prima nota dal ritegno per essere caduti in quelle zone di guerra che �ono le zone sentimentali. Siamo un ragazzetto alla sua prima prova d'amore . Den­ tro la stanza della puttana , trasformeremo il rossore in turgore , l'imbranataggine in abbandono e nell' illusione della dissipazione . Se io dico di conoscere qualcuno, non so quella persona, non so i suoi occhi, le sue cellule cele­ brali in quanto tempo si consumano né quante ciglia rifiniscano i suoi occhi. Sarebbe stupido pretendere questo perché è scial­ bo, futile e dispendioso. Può semmai accadere di averne visione, di per­ cepirlo, ma prenderne nota sarebbe scialbo, futile, dispendioso. (Leo AnfolsiJ È il 1979. Gli ultimi indiani metropolitani sopravvivono nelle istantanee dei pochi fotografi che si trovavano "in trincea all 'epoca dei fatti" . E si guardano;"" e si cercano .t� in un pietoso e precipitoso " come eravamo " . L'abisso del privato incombe con l'ambiguità della catarsi. Ma il con­ testo non c'è più e bisogna prenderne atto . B isogna trovarsi altro cui essere contemporanei. Un "altro" asso­ lutamente inattuale. P a rlare d'amore, allora , non più rompere vetrine . L 'a muri. E farlo nella lingua che si ha dentro . La lingua che è propria del sentimento amoroso è la lingua delle radici . Quella abbiamo repressa , per malintese istanze d i cor­ nunicazione come ognuno di noi fosse una multinazio­ nale, e adesso ci squaglia perché sembra potere conte­ nere tutta la nostra capacità d 'amore e di rompere vetri­ ne . Il pudore , vinto . P e r anni, ria scoltando Stran izza d 'a m u ri, n o n c i preoccuperemo d i sapere cosa significhi " nada ciccumet­ nea" . Quella locuzione, forse, il punto ancora non cuci­ to, la dolce ferita , la coazione al riascolto . Perché , sep­ pure non importa molto capire e apprezzare i testi di una canzone - o non importa necessariamente -, ci sono parole che stimolano così fortemente la curiosità che la curiosità , allarmata , si tira indietro . Eppure la lingua siciliana non è solo u n significante . Lega le parole alle immagini, dice sgumitìa per indicare una curva di fiume . In Stranizza d 'amuri, la l ingua siciliana compatta la nostalgia nella sua pressa e trasforma i lampi di memoria in un girotondo vorticoso che gioca con il tempo della musica , in controtempo . Così non ci è di peso l 'odioso ritorno al passato per­ ché qui il passato ritorna come immagine, senza tempo, « 'Ndo vadduni da Scammacca". Né più ci imbarazza il perderci dentro quell'immagine che , seppure privata , sembra appartenere ad un privato­ comune e ritornare preludio di un sentimiento nuevo . L'amore , infatti , la sta richiamando . E l 'amore però non è quello che sta arrivando ma , anche , quello che è già arrivato o che non c'è più . L ' amore è , appunto, stranizza d 'amuri. Tutto quello che ti capita quando ti innamori, il vecchio sentimento che potrai raccontare come sem­ prenuovo . L 'amuri. Dal preludio al ludo , con acrobazia da paso doble. S 'abbandona il tempo lento per un allegro tempo di danza ma , appunto , è un abbandono . La freschezza dei ricordi s 'appanna a causa della febbre che sale, che entra dentro le ossa . Comincia la descrizione di quanto ci è capitato, o sta capitando o cap iterà . Ed è una descrizione cieca , che s'ingolfa nel nulla (nella stranizza) dell'amore . L'unica coordinata che lo può ancorare alla storia e , dunque, a d una possibile decifrabilità , è l a guerra che c'è intorno . Ma quale guerra c'è? Che guerra possono scorgere occhi umidi di passione? 'ccu tuttu ca fora si mori, che diversità possono registrare i palmi dei piedi di due innamorati tra l'erba e i germogli dei morti? Il tempo in cui gira la lingua siciliana, ora, è lo stesso della musica. Non può più precederlo perché l 'amore ha imposto a entrambi la dittatura del sentimento. « 38 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/1II A questa dittatura Battiato non ha voluto sottrarsi . Veni l 'autunno è del 1 988. La struttura è la stessa . Con la stessa acrobazia da paso doble i teatrali timpani e archi dell'attacco cedono il tempo ad una batteria che a tratti echeggia il beat. Il sentimento è ormai un'ipostasi e il primo "recitato" ne è l 'effigie: Stamu un pocu all 'umbra / kà c 'è troppu suli. Il pudore è vinto e , adesso, può pure permettersi di sfidare la retorica (.Sicilia ' bedda mia / Sicilia bedda,, ) . Resta comunque un sentimento cumpli­ catu dalla impossibilità di essere spiegato . "Poiché non è possibile rendersi conto del perché dei propri senti­ menti, anche l'u omo più saggio è un fanatico in musica» ha scritto Stendhal in De l 'Amour. Il violino ritorna , imperversa . La seduzione è ripetizio­ ne. La ripetizione è seduzione . Anche se puoi controlla rlo, il fanatismo è centrifugo e dionisiaco . Sa smentire , senza pudore , se stesso . "Vo­ glio praticare il sesso senza sentimenti» scriverà il Batti­ ato dei suoni violenti di Gommalacca, all'interno di un testo significativamente intitolato Auto da fé. Bella la nota , scoccata una volta , che non riesci a ricordare. L'occhio sveg lio dell'aquila in ascolto del vento . Veni l'autunnu scura cchiù P�\:�stu l 'albiri peddunu i fogghi e accumincia 'a scola da' mari già si sentunu i riuturi e a' mari già si sentunu i riuturi. Mo patri m'insignau lu muraturi pi nan sapiri leggiri e seriviri è inutili ca 'ntrizzi e fai cannola lu santu è di mammuru e nan sura. Sparunu i bummi supra a Nunziata 'n cielu fochi di culuri 'n terra aria bruciata e tutti appressu o santu 'nda vanedda Sicilia bedda mia Sicilia bedda . Chi stranu e cumplicatu sintimentu gnonnu ti l'aia diri li mo ' peni cu sapi si si in gradu di capiri no sacciu comu mai ti uogghiu beni. Messmuka issmi khalifa adrussu ' allurata al 'arabiata 1ikulli sehain uactin ua azan. Likulli helm muthabir amaI likulli helm muthabir amaI. 40 Incontro imperfetto fra alba e tramonto Pippo Pollina Non è difficile, rileggendo l 'opera di Franco Battiato, sia quella passata che quella p iù recente , assaporarne il gusto visionario e antiretorico della Sicilia . La sua capa­ cità di descriverla e di esaltarla attraverso " trasfigurazioni altre " . Immagini, odori, afrori ben lontani dall' essere ri­ condu cibili alla oleografie epiche di p ittori e scrittori decantati . Sicché il battito mattutino del campanile della chiesa di Riposto diventa il "suono lungo e tibetano che si allunga nella valle svegliando i falegnami del paese " . E i pomeriggi d'estate afosi e semideserti dei paesini della Sicilia orientale con i loro vecchi abitanti vestiti di nero alle soglie delle loro abitazioni si trasformano in " mal d'Africa " , square i d i storia magrebina e medio­ riental e . Franco Battiato , unico cantautore e moderno musicista siciliano , è riuscito a restituirei la sua isola con tutte le sue contraddizioni storico politiche e le sue miserevoli e magnificenti vicende , senza contaminare la sua poesia di alcun riferimento social-contemporane o . A Battiato poeta bastava accennare alla " litturina etnea " e ai ricordi in terza persona di una " stranizza d'amuri" per proiettarci in una Sicilia devastata dalla guerra ma dove fra i balu­ ginii delle bornbe , potente e inarrivabile, v'era il trionfo " della febbre che entrava nelle ossa" . E ancora , al posto dei manierismi storiografici da questione lneridionale una pennellata buttata lì , quasi per caso, fra una passeg­ giata e un'altra lungo il corso di una qualsiasi Acitrezza la dOlnenica pomeriggio : "Mo patri m'insignau / lu mu­ raturi / pi nan sapiri leggiri e scriviri». Una sagacia descrittiva e immaginifica quindi, più vi­ cina a Guy de Maupassant che non a Leonardo Sciaseia , più Wolfgang Goethe e meno Giovanni Verga . Ma non per questo meno siciliana. La descrizione dell' isola e del suo destino paradigma­ tico attraverso continue e poliglotte metafore ne fanno appunto ancora una volta di più la "chiave di tutto" a cui fa' riferimento proprio Goethe nel suo Viaggio in Italia. Il suo non naturalismo lo pongono formalmente distante dalle accezioni pittoriche di un Guttuso, dalle ridondanze estetiche del cinen1a di Tornatore o dagli sboccati paradossi metropolitani delle pellicole di Ciprì e Maresco . Eppure Battiato rimane profondamente sici­ liano , riconoscibile e forte , sia pur nella sua personalis­ sima configurazione . Tanto siciliano da ritornarvi, come un emigrante qualunque , dopo avere cercato e trovato fortuna nella pragmatica Milan o . Mentre Quasimodo in­ fatti nel suo Lamento per il Sud ammoniva che più nes­ suno lo avrebbe portato in Meridione , Battiato circa venti anni fa' , molto prima che le nuove lucertole gli attraver­ sassero la strada , già cantava " ritornerò" , rovistando fra confusi ricordi di saggi ginnici e "carnevali acesi" . Ma oggi la Sicilia non è più un semplice bandolo della matassa a cui ricollegare memorie e pro iezione . Essa diventa matrice e bordone esemplare . Pietra mi­ liare fra Oriente e Occidente in cui le liriche del nuovo 40 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III demiurgo testuale di Battiato , il filosofo di Lentini Manlio Sgalambro, fungono da raccordo storico e da laboratorio lirico . La Sicilia per quella che è e che è sempre stata : l'incontro imperfetto fra l 'alba e il tramonto, Nietsche e Tomasi di Lampedusa , de Maupassant e Bufalino , l' irre­ sistibile desiderio mitteleuropeo di un " cammello in una grondaia" . 42 Zapping Mario Luzzato Fegiz Labirinti dello spirito Una volta Franco Battiato mi raccontò cosa ave­ va cambiato la sua vita: l'ascolto di Karlheinz Stoc­ khausen e lo scanalare con la radio a onde medie in una notte d 'estate. Allora io, anziché tentare un saggio organico su Battiato e i suoi percorsi, ho deciso di abbandonarmi ad uno zapping per metà mentale e per metà informatico sulla traccia dei miei personali appunti. E questo è il risultato. Forse confuso, forse incomprensibile, ma con quel gusto del mosaico capriccioso molto battiatesco. (miO Sul p iano umano Franco Battiato è uno dei pochi . artisti per cui vale la pena di fare il nostro mestiere . La sua capacità di approfondire i labirinti dello spirito e dell 'a n ima , la serenità che p u ò trasmettere solo chi , come lui, si è sottoposto per anni a una dura disciplina di ricerca interiore , sono qualcosa che è difficile descri­ vere . Tutto questo non significa necessariamente capire o condividere i suoi percorsi musicali: spesso essi hanno ispirazioni lontane , tortuose , e forme espressive ostiche che alludono a culture e simbologie remote e iniziatiche . A volte Battiato riesce ad essere oscuro e lontano (così lo vivemmo con Gilgamesh all' Opera di Roma) , altre di una chiarezza cristallina (basti pensare a Povera patria in Come un cammello in una grondaia) . L'artista ha una produzione impressionante in molti c�si improponibile al grande pubblico (basti pensare a lavori come L 'Egitto prima delle sabbie, a Fetus, Pollution, a Eth ica Von Etika. Si è a lungo dissertato sul segreto del suo successo , sui retroscena ideologici, dalla sua infatuazione per Gurdjieff fino ad u n avvicinamento al mondo cattolico . Ma sono esercizi inutili : la chiave sta nei capricci della sua sog­ gettività, nel suo muoversi agevo lmente fra cultura d' élite e cultura popolare , fra citazioni in greco e in tedesco e testi degni della tradizione napoletana . Questo suo oscil­ lare fra linguaggi settari ed esplosioni ritmiche e popolari ha sempre fatto impazzire i suoi discografici a cui poteva consegnare con la stessa disinvoltura un best seller o una emetica e rarefatta melopea . Invisibile corazza La prima volta in un teatro tenda affollato e chiassoso . Fetus ? Pollution ? Anni dopo in un Palalido di Milano . Ostil e . La netta sensazione che una invisibile corazza di vetro proteggesse l'artista e le sue geometrie sonore (come prima o dopo John Cage al Lirico di Milano) . E poi in u n teatro semideserto , ma affollato di presenze 'misteriose . Due o tre vite più avanti Battiato porta il balletto nella Cattedrale di Palermo con il consenso del Cardinale S alvatore P appalardo . Ac­ cade , nell'opera di Franco Battiato e Manlio Sgalambro Il cavaliere dell 'intelletto appro data in Sicilia nell'ambito delle celebrazioni per l'Ottavo centenario della nascita di Federico II ( 1 1 94-1 994) . Il melodramma , commissio­ nato dalla Regione Siciliana , debutta nella Cattedrale , ac­ canto alla tomba di porfido rosso nella quale è sepolto l'imperatore figlio di Enrico IV Hohenstaufen e di Co­ stanza d'Altavilla , in versione quasi integrale, con costu­ mi e balletti, (si sono ridotte le scenografie solo per lasciar spazio a quelle naturali della chiesa e si sono 42 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III ' ridotte le luci per non far violenza eccessiva al contesto architettonico e alla sacralità del luogo) . Il Cardinale di Palermo Pappalardo, che ha assistito a una delle p rove generali, ha espresso il suo gradimento e non ha mani­ festato il benché minimo disagio per la presenza delle coreografie, d'altra parte indispensabili in un'opera che tocca il tema dei sufi , che nella danza si esprimevano . Federico II rappresenta per Battiato un tipico esempio di personaggio che cercava una cultura multirazz iale. Lui , nordico , calandosi in u na realtà come quella araba , visse il proprio sradicamento come un arricchimento per­ sonale . P erché solo l'uomo che riesce a uscire dalle ri­ gidità della tradizione , della religione, dei condiziona­ menti della sua cultura e del suo ambiente può mirare alla saggezza . Battiato : «Mi preoccupavo delle reazioni del Cardinale di fronte al colloquio fra Federico II e il sufi siciliano Ibn Sab'yn, allorché, in relazione alla sua visita al Capo degli Assassini, recita : "Ogni morte è un collegamento a un delitto . In altre parole tutti moriamo assassinati. . . Dio è la stessa morte" » . « L o definirei - aggiunge il librettista Sgalambro - un dramma mentale , in cui la parola ha un ruolo centrale». Dice infatti Federico II nel secondo atto : «Cosa resta del mio impero se non le parole di cui era fatto?» . «Teoria della Sici�: là dove domina l 'elemento insu­ lare è impossibile salvars i . Ogni isola attende impaziente di inabissarsi» . Sono le prime parole del recitato che apre Il cavaliere dell'intelletto. Mentre il dolce canto che fa da sfondo alla parole della voce narrante si fa più in­ tenso e dirompente , le parole trascinano lo spettatore nella complessa e magica dimensione di questo impera­ tore nato nel 1 1 94 da Enrico IV degli Hohenstaufen e da Costanza d'Aragona, influenzato dalla civiltà araba, cresciuto nel fasto orientale della reggia di Palermo , che amava i bagni, banchettava con danzatrici, aveva un ha­ rem e spostava un serraglio di belve . Fu ricco di vizi e virtù : dagli Svevi ereditò gli ideali della supremazia im­ periale, dai Normanni i metodi di organizzazione gover­ nativa accentrata , dagl i arabi l ' amore per la cultura (scienze matematiche , naturali e filosofiche) e sfarzo. Spregiudicato , individualista, avido di sapere , brillante, fu visto dagli storici come l'anticipazione dell'uomo ri­ nascimentale . Ne Il cavaliere dell 'intelletto Battiato, grazie anche all'ot­ timo libretto di Manlio Sgalambro, si esprime con nuova vitalità e chiarezza . I percorsi sono meno tortuosi. Il lin­ guaggio, in passato allusivo a culture e simbologie remote e iniziatiche, scorre fluido, offrendo scorci fantastici della complessa personalità del sovrano che alla fine trova , nella fusione con D io attraverso la morte , l'impero senza confini che cercava, la risposta ai sillogismi e domande che ani­ mano i dialoghi e le lettere con il maestro e astrologo Michele Scoto e col saggio Ibn Sab'in. L' opera s i snoda in un �lternarsi di parti recitate con aggiunta di musica e cori, cantate (Battiato si inserisce due volte come voce solista) e affascinanti balletti rea­ lizzati da Raffaella Rossellini. La scena , allestita in Catte­ drale nella navata centrale, è costituita da un immenso schermo rettangolare dalle varie colorazion i . Gli attori appaiono e scompaiono da u na scala nascosta in una dimensione stralunata e irreale. Molti i momenti felici dell'opera, che , come le precedenti di Battiato , non ha intreccio, ma è un percorso delle mente : l'introduzione , cui si accennava, quasi una metafora ' che accosta la Si­ cilia al sovrano (<<solo nel m omento felice del l 'a rte quest' isola è vera») , i dialoghi fra Federico e Michele Scoto (<<La natura della verità è leggera come quella di una cortigiana . Tu coi tuoi ragionamenti la corteggi. lo coi n1iei ordini la posseggo. Sì, mio Scoto , la verità è cosa da re , non da filosofo»), l'Aria di Costanza d'Ara­ gona con l ' analisi del ruolo della moglie dell'imperatore, sospeso fra gioie della carne e ragion di Stato , i balletti, fra cui cesellata , La danza dei falchi, con un ballerino a torso nudo . Il secondo atto è dedicato al progressivo accostamento di Federico II a Dio e alla morte: partendo da un sillogi­ SIno Federico arriva alla conclusione che «nella matrice di tutte le cose sta in agguato il loro annientamento . . . Tutti morian10 assassinati . Dio è la stessa morte» . Ma questa fine arriva come qualcosa di naturale, la conclusione di un percorso : «Voglio accostarmi alla morte come al mio vino. E gustarla : . . recita Federico mentre il coro canta «Mi im­ mergo con voluttà nel felice mare della mortalità , nell'As: senza perfetta . . . Risolto in Lui attraverso Lui di Nuovo imperatore sarò nel mondo». Una sorta di versione impe­ riale della Resurrezione e della vita eterna intrecciata con la magia di civiltà sepolte . La musica è tenuta a livelli bassi an1algamandosi con i dialoghi, la narrazione, combinando elementi antichi e moderni . Qua e là le impennate del Battiato sperimentatore di Eth ica Von Etika, come in quel miscuglio di voci che incrociano frammenti di ebraico, arabo, greco e tedesco, tra un latrato di cane e un gracchiare di cornacchia a rappresentazione di una via di Palermo e del crogiolo di cultu re che Federico Il cercò di unire. Un'opera sacra di respiro, più ricca di intuizioni musicali e poetiche delle precedenti di Battiato, che potrebbe p iacere anche alla grande platea . [' . .J » Qui e jìno a pag. 46: Palermo, Cattedrale, Il liere dell'intelletto, "La danza dei Falchi " cava­ (1993) Un dio che non fa paura Uno degli aspetti più contraddittori e affascinanti della personalità di Battiato è la sua passione per le civiltà sepolte , per i valori dello spirito che si perdono nella notte dei tempi e, contemporaneamente , l 'uso spregiudi­ cato della tecnologia elettronica nelle sue canzoni. Bat­ tiato è un mistico e nello stesso tempo riesce ad avere quel gusto della sensualità che solo la virtù può affinare . L' incontro col filosofo Manlio Sgalambro è stato davvero dirompente : evidenten1ente fra una prova e l 'altra de Il cavaliere dell 'intelletto, fra chiese e basiliche, Battiato sentiva davvero grande nostalgia per l'elettronica , che domina insieme ai cori questa nuova opera , cosi come al professor Sgalambro, il librettista , Federico Il ormai andava stretto . Ed eccoli, i bricconi, intenti a cOInporre in qualche sacrestia , versi come « Fornicammo mentre i fiori si schiudevano / al mattino e di noi prendemmo 44 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III piacere» o "Ritieni il seme. / Duecentocinquantamilioni di spermatozoi / in un solo orgasmo . Un solo u omo può popolare la terra». Battute a parte questo è il primo esempio di collabora­ zione fra un poeta-filosofo e un musicista che potrebbe fi­ nire ai vertici della Hit Parade. Ma è davvero musica legge­ ra? No, sono geniali intuizioni in libertà, scevre da ogni ma­ nierismo, dove forse il filosofo sogna incosciamente di bal­ lare vestito di banane e il mistico sublima l'inconfessabile erotismo di un coro sacro che si mescola agli afrori d'una Sicilia assolata . E così l'Assoluto si tinge di humor, come un Dio sorridente che per una volta non fa paura . Messa arcaica (Ottobre 1 993) - La Messa arcaica per soli , coro e or­ chestra , esegu ita da Franco Battiato (voce) , Akemi Saka­ moto (mezzosoprano) , dall'Athestis Chorus e dall'orche­ stra dei Virtuosi Italiani , diretta da Antonio Ballista è un bell'esempio di impegno mistico. Ma la suggestione arriva più attraverso le atmosfere rarefatte , il clima ieratico so­ speso, il sussurrato, il non detto, che attraverso l'enfasi espressiva. Un "Kyrie" estatico , con suoni appena percet­ tibili, è il biglietto da visita di tutta l'opera tesa non tanto a imporre dei contenuti, quanto a proporre della musica adatta alla lneditazione . Sulla stessa linea, con qualche impennata di suoni più intensi e un uso meno frenato delle voc i , gli altri tempi della Messa, vale a dire il Gloria, il Credo, il Sanctus e l'Agnus Dei. Nella seconda parte Battiato, anche per non mandare a casa la gente dopo soli 40 minuti, ha offerto altri brani in perfetta linea con la Messa: due arie di Gilga mesh, due delle canzoni eseguite a suo tempo davanti al Papa , Ocea­ ni di silenzio e L 'ombra della luce, e, accompagnato dal solo tastierista Filippo Destrieri, Lode all 'inviolato che fa parte dell'album attualmente in classifica . Il successo è stato trionfale. Resta il dubbio che Battiato stia alla musica classica come Arbore alla canzone napoletana o Dalla al jazz. Ma forse gli potrebbe essere applicata una celebre massin1a di Carmelo Bene : "Sì, sono un dilettante e come tale il più grande dei professionisti». Prigionieri del passato (A tutto volume , Lingotto di Torino, ottobre 1 996) - "La purezza viene dai suoni elettronici. La musica è un insieme di run10ri da cui l'intelletto sceglie quelli utili , gradevoli o funzionali a un progetto . Non credo ai professorini che dividono la musica in buona e cattiva . La musica soprat­ tutto " è " . Accendiamo la radio e veniamo investiti da un'orda di suoni che è assolutamente emozionante ascol­ tare al massimo volume fino a provare una sorta di eb­ brezza. Probabilmente solo fra cinquant'anni potremo dare un giudizio compiuto su quel che accade oggi. E solo oggi, possiamo guardare dall'alto la musica del '900 e avere idee più chiare . E ritengo che siamo prigionieri di un senso del p assato che ci porta a sopravvalutare sia 1'800 che il '900 . Nell'800 si è cercato di descrivere l 'Assoluto in maniera chiassosa , nel '900 con la confusione» . Qui del'i considerare che nell'amore vi sono due cose: una è l'essenza dell'amore. l'altra è la sua operazione, la manife$.tazione de!f'amore �La sede ' dell'essenza dell'amore è unicamente nella �'olontà per cui chi ha più volontà ha più amore. Ma ch i n � abbia di più, questo nessuno lo sa dell 'altro; ciò è nascosto nell'anima, giacché Dio è nascosto nel fondo dell 'anima. Questo amore risiede total­ mente nella volontà, e chi ha Più volontà ha phi amore. (Meister Eckhart) .• «Un giorno, spinta dalla noia, presi nella biblio­ teca del princiPe un libro intitolato Il mondo delle vibrazioni, che diede un orientamento ben definito alle mie riflessioni sulla m usica . L 'autore di quell'opera non era affatto un musicista, anzi era evidente che non si interessava di musica. Era un ingegnere e un matematico. In un passo del suo libro, egli alludeva alla musica, ma semplicemente a titolo di esempio, per sPiegare le vibrazioni; dice­ va che i suoni musicali portano con sé alcune vibrazioni che nell'uomo agiscono necessariamen­ te su alcune vibrazioni corrispondenti, e questo è il motivo per cui l'uomo ama o non ama questa o quella musica. Capii immediatamente e fui intera­ mente d'accordo con le ipotesi dell'ingegnere». (Geo­ ges L Gurdjieff) Caffè de la Paix (Roma , Foro Italico, Auditoriun della Rai , settembre 1 993) "Non capisco perché , in a mbito culturale, la con­ dizione di " maudif' , maledetto, è considerata scontata, normale e universalmente accettata. Se viceversa un ar­ tista concentra la sua attenzione sull'esatto opposto, cioè il misticismo, lo studio dei valori dell'esistenza , il pro­ blema del divino, viene invece considerato come minimo un eccentrico o un originale, e a volte perfino un matto». Davanti ai microfoni collegati in diretta con Radioverde Rai Franco Battiato ha proposto dal vivo , con l'aiuto di due tastiere computerizzate e di suoni campionati (voci solistiche femminili , cori armeni e altro) le nuove can­ zoni dell'album Caffè de la Paix pubblicato nelle scorse settimane . Ed è stato un viaggio emozionante per la semplicità e la virtù che hanno caratterizzato l 'esecuzio­ ne. Fra le curiosità in repertorio Magie Shop, del 1 978 (nella quale viene citata perfino Amanda Lear con versi curiosissimi come "Vuoi vedere che l'Età dell'Oro / era appena l'ombra di Wall Street? / La falce non fa più pensare al grano , / il grano invece fa pensare ai soldi») . O come Prospettiva Nievski, brano fin dalle origini ge­ niale nel costrutto musica-testo, ma che oggi Battiato canta con una proprietà e una intensità assenti nell'al­ bum Patriots. - Otto canzoni, durata totale 3 1 ' 2 9 . Chissà se davvero i nostri sogni sono il mezzo attraverso cui "L'inconscio c i comunica c o i segni / frammenti di verità sepolte : / quan � do fui donna o prete di campagna , / un mercenario o un padre di famiglia»? Franco B attiato ne è convinto e ne parla nella canzone Caffè de la Paix che apre l'omo­ nimo albu m . Caffè de la Paix, che ha una tessitura mu­ sicale complessa, rigogliosa, con quelle geometrie esoti­ che e quegli intrecci che Battiato ha sempre amato, esprime entrambe le anime dell'artista . Insomma può es­ sere considerato il più facile dei dischi difficili (tipo L 'Egitto prima delle sa bbie o Ethieha von Etika, o il più difficile fra i fac ili (Patriots) . Al di là delle parole c ' è qualcosa di esaltante c h e traluce in tutto l'album in c u i si fondono , come in Atlantide e i n Sui giardini della preesistenza, scienza e mito, fede in una immortalità im­ manente nel mistero della natu ra e dello spirito, nel -rimpianto perenne di un ordine e di una felicità perduta , ma che nel Gran G iorno per a lcuni ritornerà . Un tema quest'ultimo ben presente in Lode al! 'inviolato: "E poi l a sofferenza c h e ti rende cieco / nelle cadute c'è il perché della Sua Assenza , / le nuvole non possono annientare il sole» cui seguono versi sorprendenti: "e lo sapeva bene Paganini / che il diavolo è manc ino e subdolo / e suona il violino» . Come e più che in altri dischi Battiato invita a trascen­ dere il corpo entrando in una sorta di sonno vegliante . "Somma la vista / ad occhi chiusi, / sottrai la distanza / e il terzo scoprirai / che si espande e si ritrova, / dividi la differenza» conclude . La canzone finale dell'album (brevissimo, ma sembra d i lunghezza indefinita forse p e r un sorta d i trans ipnotico che induce nell'ascoltatore) si chiama Haiku. «Alla rugiada 46 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III che si posa sui fiori / quando s'annuncia l 'autunno / as­ somiglio / io che devo svanire / e vorrei / sospendermi nel nulla / ridurmi / e diventare nulla» . Fin qui il testo italiano . Quello in persiano çosì prosegue: «Nel mar delle Tenebre quando il sole sva fl irà alla fine del viaggio e del tempo , una luce mirabile occuperà lo sguardo e gli oriz­ zonti per ogni dove e nel silenzio brillerà l'Isola dei Giar­ dini». E in questa tensione verso u na universalità spaziotem­ porale trova posto una canzone tradizionale irakena : da quello che ci viene oggi descritto come una sorta di regno del male isolato da un duro embargo Battiato importa una delicata canzone d'amore in arabo Fogh in Nakhal: «L'in­ solente mi chiede: / "Perché giallastro è il tuo viso?" / Non ho nessuna malatti a : / soffro per quella persona bruna / che m'imprigiona coi suoi dolci occhi». Un diavolo in rock Battiato, cosa significa in Lode all' inviolato il verso: «lo sapeva bene Paganini / che il diavolo è mancino e subdolo / e suona il violino))? "Semplicemente che il diavolo esiste, e che può essere un buon esercizio cogliere i segni della sua presenza . Ho scelto Paganini perché suonava con la sinistra e già nella sua epoca era considerato da molti un personaggio inquie­ tante . Ma io sono convinto che il diavolo si annidi , e in maniera neanche troppo nascosta, in molto rock contem­ poraneo . » Qualcuno ha scritto che non si può vendere a prezzo normale un disco come C affè de l a P aix che ha solo mezz 'ora di musica . . . "Vogliamo vendere un tanto a nota o a etto? È un'idea . » Lei come si colloca nel panora ma musicale contempora­ neo? "Sono uno che fa quello che vuole ed è pronto a rischiare . So che con la musica che propongo potrei cessare di vendere dischi da un momento all'altro. Ma non me ne preoccupo. H o già avuto più di quanto po­ tessi sperare . » Eros e civiltà Alcune estati fa Franco Battiato . nei panni del direttore artistico dell'estate catanese propose uno show dedicato all'erotismo nella letteratura . Nella prima parte un incontro fra Manlio Sgalambro e la scrittrice erotica P ia Pera, nella seconda un passaggio dalla teoria alla pratica con l 'esibi­ zione di una danzatrice del ventre . Battiato, un salto notevole: ha suonato davanti al Papa, ha scritto molte canzoni inneggianti al Signore e adesso organizza uno show sull 'erotismo? "Ma no, non c'è nessuna contraddizione. L'eros è divino per sua natura? O vogliamQ ancora attardarci a conside­ rarlo diabolico? E in ogni caw anche se non fosse divino non ne possiamo fare a meno. In ogni caso siamo di fronte a una serata dedicata all'eros intellettuale , che molti pre­ feriscono, per varie ragioni, all'altro, forse perché offre più varianti e meno rischi. » L 'Imboscata Tour (199 7) 48 Incursioni Fabrizio Zampa Concerto per il Papa Sono anni e anni che seguo Franco Battiato e scrivo dei suoi album, delle sue avventure nel mon­ do della musica, dei suoi concerti, delle sue toumée e anche delle sue incursioni nei vari territori della vita. Mi piace come musicista, ma soprattutto come persona, e una delle cose che mi hanno Più colpito di lui è una Piccola collina che sta davanti alla sua casa di Milo, sulle pendici dell'Etna. L 'ho vista pa­ recchio tempo fa e suppongo che sia sempre lì: una collinetta verde- di erba bassa, senza un albero né un cespuglio, e sulla cima una panchina rivolta verso il mare. Come se quel posto servisse a sedersi, a guardare verso l'orizzonte e ad aspettare che da chissà dove arrivi qualche messaggio o qualche i:,pirazione, o anche niente: solo la serenità che viene dallo stare con gli occhi (e soprattutto con la mente) perduti in qualcosa più grande di noi. In queste pagine avete letto e leggerete molte cose su Franco, e adesso tocca a me. Beh, quando mi è stato chiesto di contribuire ho cominciato a frugare nel mio computer alla ricerca dei pezzi che ho pubblicato sul mio giornale, «Il Messaggero». Però ne ho trovati troppi, tanti che sarebbe una vera tortura infliggerli a cbiw. Jue, anche a chi è ani­ mato dalle migliori intenzioni. Così ho fatto una selezione, e con sorpresa mi sono accorto che in quasi tutti i pezzi, pur essendo Battiato un musici­ sta, il nocciolo è la spiritualità, la religione o la non religione, insomma il vivere in modo meno stupido di quello in cui più o meno tutti, nostro malgrado, viviamo. Se volete quella che a mio modesto avviso è una delle chiavi per capire meglio Battiato (anche l'ulti­ mo Battiato, quello che recupera in maniera genia­ le certe formule del rock più avanzato) forse potete trovarla in Di passaggio, che in diversi concerti il nostro eroe ha proposto immediatamente prima dei bis. Lafrase incriminata dice cosi, «Cambiano i regni, / le stagioni, i presidenti, le religioni, gli urlettini dei cantanti. . . / e intanto passa ignaro / il vero senso della vita . . . ". Meditate, gente, meditate. (fz) ( 1988) Quando Michele Di Lernia , discografico della Emi, gli ha telefonato e gli ha detto «A Battia' , te vole er Papa», lui ha creduto che fosse uno scherzo anche se, come confessa con un sorriso, «ormai mi aspetto di tutto» . «Però ammetto chè appena ho capito che era u n a cosa seria - dice Franco Battiato, che oggi pomeriggio sarà il primo musicista pop a varcare le frontiere vaticane e a suonare nella Sala Nervi di fronte al Papa - ho avuto qualche perplessità . Ci ho pensato su per due settimane perché volevo essere sicuro di quello che facevo, ma non per fare il difficile: era solo un problema p rofessionale . Poi mi sono detto che faccio questo mestiere , che ho suonato dappertutto e che era giusto che lo facessi anche per il Papa» . Sarà un concerto breve , che si diluirà nell'ora e mezza dell'incontro di Papa Wojtyla con i giovani romani in occasione della G iornata Mondiale della Gioventù , e ver­ rà trasmesso in diretta da Raiuno fra le 17 e le 1 8 . Affiancato dai fedeli Filippo D estrieri alle tastiere e Ricky Belloni alla chitarra , dalla soprano Donatella Saccard� e­ da una sezione di cinquanta archi guidata da Giusto Pio (<< È il massimo di archi che ho avuto, a parte i sessanta che suonarono nella mia opera Genesi») , Battiato propor­ rà quattro canzoni (Fisiognomica, Nomadi, E ti vengo a cercare e infine L 'oceano di silenzio) alternandole a una serie di discorsi e interventi. - Come spiega, Battiato, che il Vaticano abbia scelto pro­ prio lei? «Beh , in fondo è di una consequenzialità quasi banale: il mio album Fisiognomica è p ieno dalla testa ai piedi di misticismo e di frasi che fanno capire una certa dire­ zione e una certa via , e tutto sommato fra i musicisti pop italiani il più adatto ero io». È cattolico, Battiato? «No . Da ragazzino, come tutti i bambini italiani, anda­ vo in parrocchia , ma solo per giocare a pallone . Il chie­ richetto non l'ho fatto mai , e assistere alla messa era un sacrificio allucinante , ma era l'unico modo per avere il permesso di usare i biliardini». E allora? «Allora il discorso è un altro . Il cattolicesimo ha avuto dei nlistici di grande calibro , e come al solito tutti i grandi coincidono : un mistico indiano, pakistano o sufi e un mistico di frequentazione cattolica manifestano la stessa spiritualità : Isacco di N inive , santa Teresa d'Avila , s a n G iovanni della Croce o sant 'Agostino sono tutti uguali. E in fondo suonare in Vaticano è un po' come suonare per il Dalai Lama". Si sente emozionato? «No, per niente. L'unico momento appena un po' emo­ zionante, per me, è quando mi trovo a essere autore di una musica che viene eseguita, e io sono spettatore. Lì sì che tremo . Ma quando faccio il mio mestiere, sul palco , 48 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III sono quello che sono nella vita , e così non posso essere emozionato. lo non mi immagino mai niente , questa è una costante di tutta la mia professione , non riesco mai a pensare a un momento che devo ancor vivere . E poi non sono un p ianista di grande tecnica che ha paura che a un certo punto gli si inceppino le dita : per noi cantanti, anche se la nota non la prendi perfettamente, l 'importante è comunicare e emozionare . Insomma , non vorrei mancare di rispetto a nessuno, ma per me è un concerto come un altro». Dirà qualcosa, fra i tanti discorsi che ci saranno? «No, e non lo troverei neanche giusto. Il Vaticano voleva una conferenza stampa, ma ho detto di no perché non voglio strumentalizzare un'occasione come questa , che poi è un'occasione solo professionale , come quando qualsiasi musicista classico, che potrebbe anche non essere cattoli­ co, va a fare un concerto alla Sala Nervi. Quando un musicista si esibisce in pubblico in sala ci può essere chiunque , anche gente della quale non condivide il credo o la dirittura morale , ma rr--nostro è un mestiere artistico ed è giusto suonare per tutti». A ndrebbe anche in un paese razzista come il Sudafrica? «Perché no? lo sono quello che sono, e se i sudafricani mi chiamassero sarebbe peggio per loro, non per me : quello che propongo io è un modello di vita che va contro la dittatura , che sostiene l'evoluzione dell'uomo e non la schiavitù . Credo molto nella forza della mia .musica , per­ ché possiede la verità che ha la verità». Per la sua esibizione verrà regolarmente pagato? «Cinquanta musicisti per tre giorni a Roma hanno gla un costo notevole , e comunque gratis non avrei suonato, perché le cause per le quali mi esibirei senza compenso sono altre». C'è la possibilità che, magari inconsciamente, si sia vo­ luto guadagnare una piccola raccomandazione per il pa­ radiso? «Direi di no, anche perché la n1ia relazione col divino, se c'è, per quello che mi rigua rda è nel mio modo di vivere la vita . Il paradiso guadagnato con un concerto lo lascio ai poveri di spirito» . L 'esistenza del diavolo (Gennaio 1 994) «Certo che credo al diavolo: esiste , è sempre all' opera ed è un'entità che fa fare tutto quello che si vede in giro»: così ha dichiarato Franco Battiato , il più mistico dei nostri cantautori, al mensile «Studi Cat­ tolici», u na rivista vicina all'Opus Dei che nel suo pros­ simo numero pubblicherà un'ampia intervista con il mu­ sicista sicil iano . Di qui il nostro desiderio di sviscer a re l'argomento con il diretto interessato, la cui musica ri­ flette una profonda spiritualità , come dimostrano sia le sue "composizioni in forma di canzone" , sia soprattutto la Messa A rcaica che ha recentemente scritto , diretto ed eseguito in u na mezza dozzina di chiese italiane: un' ope­ ra di grande ispirazione, che viaggia su territori musicali molto alti e il cui obiettivo principale è quello di stimo­ lare la meditazione e l 'accostamento al divino con le sue atmosfere rarefatte e concentrate. - Hermann Claasen, Cristo nelle macerie (1945) Per parlare del diavolo Ce del suo opposto , naturalmen­ te) Franco Battiato preferisce cominciare con un paio di citazioni. «Il grande mistico Abd Al Qadir diceva: tutto da lui, non tutto è lui . Secondo me già questo basterebbe per fare il punto della situazione, ma potremmo affiancare a Abd Al Qadir altri due colossi, precedenti a lui e più vicini al Mediterraneo, cioè Aristotele e Empedocle . Aristotele diceva che il mondo esiste ab aeterno, Empedocle diceva che all' inizio del mondo c'erano due forze contrastanti e una di queste era l'astio. Allora, se crediamo a questi grandi vuoI dire che esistono forze contrastanti, una che ama più il bene e una che ama più il male. E il discorso si potrebbe tranquillamente chiudere qui : il diavolo esiste perché la sua presenza è determinante e necessaria come termine di confronto». È il diavolo, quindi, quello che fa fare tutto ciò che si vede in giro. Ma se alla parola diavolo si sostituisce la parola male è la stessa cosa . O no? «Sì, visto che si parla di un certo genere di influenze . Ma io, poi, credo che tutto sia ribaltabile , . e qui posso portare l'esempio di un altro grande mistico, che nel de­ serto, tentato per anni da una forza del male, fu tanto incrollabile nella sua decisione da sentirsi finalmente dire dal demonio : va bene, cambio idea perché sei troppo forte . Ecco, è divertente anche questo divenire , questa possibilità che non siamo solo noi a cedere a lui ma anche . il contrario». Il Papa, tempo fa, ha ufficialmente confermato l'esi­ stenza del diavolo . Sarà lo stesso diavolo del quale stiamo discutendo? «Il punto è proprio questo, bisogna vedere se parliamo dello stesso diavolo e dello stesso Dio», allarga le braccia Battiato . Allora aveva ragione Roberto Ben igni, quando nel suo famoso monologo sul Giudizio Universale diceva: e se dopo morti ci trovassimo davanti Manitù? «Quella di Benigni non era solo una battuta divertente . No, i nomi non significano davvero niente . lo in questo periodo sto studiando Federico II, e trovo ridicolo che ci fosse chi lo considerava eretico perché lui aveva una' certa simpatia per l ' islamismo . S ono cose pazzesche, ognuno è quello che è, e fra l'altro mi sembra che la ricerca a trecentosessanta gradi sia molto p iù interessante di quella mirata in una sola direzione . lo, poi, vengo da aree piuttosto turbolente. Pochi lo sanno, ma quando avevo ventiquattro o venticinque anni facevo dei con­ certi in confronto ai quali il free jazz era musichetta da ballo , e ricordo molto bene il genere di influenze che mi dominavano e come stavo male . Stranamente , guar­ dacaso, facevo una musica assolutamente diabolica» . Non può darsi che fosse semplicemente un tipo di musica non adatta al suo reale modo di pensare, quello che allora covava ancora in sordina nella sua mente? Tutti i mali degli uomini derivano da una sola ragione: non sono capaci di starsene in una came­ ra a riposare. (Blaise Pascal) 50 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/I1I «Certo, e questo conferma che uno nella vita deve sce­ gliere . Ci sono certe influenze disordinate che non legano con una natura che ha bisogno di ordine e di pulizia, come la mia . Ma io a quei tempi vivevo così: ero disordinato, violento , e non è assolutamente u n bel ricordo. Mi piac­ ciono di più la pace e la serenità, e credo di aver fatto la mia scelta proprio perché, attraverso la musica , ho avuto la possibilità di conoscere bene anche il demonio» . Secondo · Battiato il rock non è esente dall'impronta del diavolo. «Qui però bisogna essere precisi, perché rock è una parola dal significato molto ampio . Dire che il rock è diabolico sarebbe come dire che tutti quelli che parlano di Dio sono dei santi . Non è così, giusto? Allora diciamo che ci sono dei gruppi di metallari che vivono in un'atmosfera mortuaria , fra cimiteri e lodi al diavolo. Ci sono dei casi e dei testi più che evidenti . Ma se uno fa questa scelta vuoI dire che gli piace , vuoI dire che subisce un influsso satanico . E in effetti i concerti di questi personaggi sono un po' sabbatici , hanno qualcosa di diabolico » . Non può essere che lo facciano per stuzzicare la curio­ sità e la morbosità di chi ascolta e vendere Più dischi? «No , secondo me non si può stare in certi climi se non ti piace» . Battiato , che si dichiara non cattolico , tiene a chiarire la sua posizione nei confronti della religione. «Non è che io non sono cattolico e sono musulmano oppure buddista . lo non sono niente , lo voglio precisare . Sono una persona che cerca e che crede nella religione della vita , e basta . Mi interessa il sacro, l 'aspetto mistico del -vivere , senza nomi né ricette . Quello che sta sopra di noi è così totale e così univeI sale che non può avere un nome: è sempli­ cemente tutto». Riesce Battiato a dargli un 'immagine? «No . Sarebbe come voler definire l'acqua con una sem­ plice formula chimica . Il mare è profondo e misterioso, puoi analizzarlo chimicamente , ma chi può descrivere il fascino che ti dà il solo guardarlo? E così il divino : sono sentimenti sottili che non si possono ridurre a spiegazioni razionali . Sant'Agostino diceva : non puoi arrivare a piedi da Dio . Forse a piedi ci si può arrivare, ma con la testa sicuramente no . L'unica via è il cuore». E allora, d 'istinto, chi è per Battiato il diavolo? È uno dei Black Sabbath, u n animale con la coda e il forcone o un signore con la faccia di Poggiolini? «Tutti e tre» . Sul monte A thos (Giugno 1 994) Quella del 1 978 fu l 'estate dei postumi della tragedia Moro, della legge sull'aborto, delle dimissio­ ni di Leone e dell'elezione di P ertini, del primo bambino in provetta, della morte di Paolo VI, della rivolta contro lo Scià in Iran e della sconfitta dei sandinisti in Nicaragua . Per Franco Battiato fu l 'estate di una grande scoperta: il monte Athos , la montagna sacra che domina la lunga e stretta penisola Calcidica , un dito allungato nel mar Egeo settentrionale sulle cui rocce spoglie, circondate da u na vegetazione rada e selvaggia , sorgono venti monasteri or­ todossi dove la vita di quattromila monaci, non solo greci ma anche inglesi, francesi e di altre nazionalità , scorre uguale da secoli e secoli. A quei tempi Battiato aveva già fatto conoscenza con la mistica dei sufi e aveva già esplorato parecchi paesi del Medio Oriente e del Nordafrica. Ma la Grecia, la Turchia - e il mar Egeo esercitavano ancora su di lui un grande fascino. "Per me - spiega - rappresentavano nuove pro­ spettive, costumi diversi dai nostri. Venivo da'" un periodo di sperimentazione musicale, ero veramente un solitario nel suono e del suono, vivevo a Milano e non uscivo quasi più di casa, e quel viaggio mi fece ritrovare all'interno di una società non contaminata . Non ci fu solo una scoperta, ma anche il desiderio di trapiantarsi in un'altra società : stai un mese lì e pensi che quasi quasi potresti andarci ad abitare . Insomma, un tipo di vacanza interessante non solo per vivere impressioni diverse ma anche per mettere in discussione la propria collocazione». L'avventura, come succede spesso in situazioni del ge­ nere, cominciò in maniera Kabbastanza comica , soprattutto perché non ero preparato a questo tipo di impresa». A Salonicco, alle cinque di un mattino di luglio, Battiato salì su un pullman che in circa quattro ore arrivava a Urano­ polis , da dove avrebbe poi preso un battello per Delfi , il porto di monte Athos. KEravamo in tre e partimmo senza fare colazione, pensando di farla al porto . Invece arrivam­ mo con molto ritardo, l'ultimo battello si stava staccando dal molo e così buttammo i bagagli a bordo e via, due ore di viaggio in mare . A Delfi credevamo di trovare un bar o un ristorante, ma naturalmente non c'era niente di niente : solo un altro pullman che partì subito e ci portò nel cuore dell'Athos , a Karies , dove ti controllano i passa­ ,porti e sei finalmente libero, una volta che ti danno il permesso, di scegliere il convento che vuoi». Al primo convento , dopo una giornata di digiuno to­ tale, arrivarono verso l ' imbrunire . "Ma l'ora di cena era già passata e ci spedirono direttamente a letto . Era un convento dall'aria molto ostile , si chiamava "La Grande Lavra" e i monaci erano molto burberi e molto sporchi . L'avevo scelto perché letterariamente ne avevo sentito parlare , ma non immaginavo che fosse così. Andammo a dormire e ci svegliarono alle tre del mattino per la liturgia : una liturgia interminabile , ossessiva , che ci portò una serie di angosce incredibili. lo resistetti più di tutti ma verso le sette e mezzo tornai in camera, a raggiun­ gere gli altri due che erano praticamente tramortiti. Dissi che i monaci stavano preparando caffellatte e brioches con la marmellata, e cominciammo a ridere fino alle lacrime». Alle nove li fecero uscire dalla p iccola cripta e si misero in fila davanti al refettorio, "dove ovviamente fummo sca­ valcati da tutti i monaci». Alla fine entrarono . "C'erano dei tavoli metallici lerci, inguardabili, e sopra dei piatti di alluminio tutti ammaccati, come quelli dei campi di con­ centramento della seconda guerra mondiale. Davanti ai piatti vuoti ricominciò la preghiera per quindici lunghissi­ mi minuti, poi finalmente arrivò da mangiare : una broda­ glia immonda con dentro una testa di pesce con l'occhio che ti guardava fisso. Era la colazione e il pranzo insieme, ma nessuno di noi ebbe il coraggio di toccarla . Alle quattro del pomeriggio, con i crampi, cominciammo a girare come pazzi nei corridoi ma non c'era p iù nessuno . Quando trovammo un monaco gli chiedemmo un po' di pane, ma quello per poco non ci cacciò dal convento . E finì così: due giorni interi di digiuno, un'esperienza allucinante . Ma Franco Bussolino, Il sentiero del silenzio 52 - Nuove Effemeridi n. 47 19991III poi capii che il bello del viaggio, l'insegnamento primo era proprio questo : l 'esercizio della pazienza, dell'attesa». Il secondo convento fu una seconda folgorazione, ma per altri motivi. «Si chiamava "Simonos Petra" , e lì trovam­ mo lenzuola pulitissime di lino fresco, docce con saponet­ te d'argilla fatte a mano, monaci che parlavano tutti alme­ no due lingue . Insomma , un convento da tre stelle sulla guida Michelin. A pranzo ci diedero una minestra d'orzo che ricorderò per tutta la vita, e persino un po' di vino . Ci restammo qualche giorno, e fu un'esperienza meravi­ gliosa . Al contrario di altri monasteri dove le liturgie erano parlate e noiosissime , lì erano interamente cantate . G ià prima di arrivare , da lontano, sentivamo i cori che riem­ pivano i cortili, e avvicinarsi fu come seguire un c ibo divino fino alla piccola cappella dove ci fu una liturgia serale bellissima . Le musiche erano ti picamente mediorien­ tali: un gruppo di monaci modulava una nota fissa all'uni­ sono, gli altri facevano variazioni su quella nota. Una cosa stupenda». Per B attiato il momento della folgorazione fu quello. « Fortunamente il digiuno scatena una grande attenzione dei sensi, diventi più percettivo, e quei canti ci catturarono subito . Era l 'imbrunire, il cielo era di un rosato molto vicino all'oro , era come se il monte Athos spandesse nell'aria un senso di sacralità . L'abbiamo anche scalato, con una cai''lminata di tre ore , e abbiamo incontrato i monaci eremiti che vivono a due passi dalla cima e dipin­ gono icone . Ecco , una volta usciti da lì si ritorna con fatica nel mondo, perché hai la sensazione che ci sia qualcosa di serio che è brutto lasciare. Anche se poi, con l'età , con l'esperienza e con la maturazione, capisci che , se ci sei tu , in qualsiasi posto quella cosa c'è» . Che cosa ha riportato indietro, Ba ttiato, da quei viaggi? «La mia vita . Uno insegue certi desideri profondi, sente impulsi dall'interno e richiami dall'esterno, e poi c'è l'incontro. Senti che da quelle parti c'è qualcosa che risuona con te e poi scopri che è vero». Qual è stato l 'I ncontro con la I maiuscola? «Ne ho avuti così tanti che non si può parlare di un Incontro . Sono tanti incontri che fanno l'Incontro» . Come spiegare meglio tutto questo? �Non si può , e poi in una storia del genere è anche bello lasciare molte ombre . La comunicazione deve avvenire per suggestioni, per immagini staccate» . Se Battiato dovesse chiudere gli occhi e ripensare a quel periodo, quale sarebbe la suggestione numero uno? «Il viaggio in sé . Una volta tornando dalla Grecia vidi Istanbul alle cinque del mattino col sole che stava sorgen­ do e tutte le moschee stagliate sul mare . . . e poi l'arrivo a Smirne . . . sono colpi visivi ed emotivi non indifferenti. Ma non c'è un momento magico , tutto si costruisce mattone su mattone». Un profumo? «Il gelsomino». Un sapore? «Quello positivo di alcuni couscous che ho mangiato e quello negativo del grasso di montone in Turchia: dopo quindici giorni ne sentivo l'aria impregnata anche se stavo di fronte al mare , e mi girava la testa». Bill Brandt, Stonehenge (194 7) Un colore? «L'oro dei tramonti». Un personaggio? «Un monaco di clausura di quelli che vedi solo da lontano . Era un monaco da iconografia tradizionale : avanti negli anni, barba bianca e capelli lunghi, palandrana nera e in testa un cappello alto, quella specie di mitra che portano loro . Tanto per cambiare era l' imbrunire, io ero affacciato a un balcone e lui nel suo cortile, un cortile nudo , di pietra color grigio chiaro . Ci guardammo solo un attimo , ma fu una comunicazione molto intensa . Mi bastò quell'unico sguardo per capire a che grado di evoluzione era arrivato». Ha mai pensato, Battiato, di piantare tutto e trasferirsi in uno di quei conventi? «Mai. Uno si ritira quando non ne può più , oppure perché ha scelto come volontà di cambiare vita . Ma io qui, almeno per il momento, sto benissimo». 54 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III ". 55 Aries tra le Alpi Benedetto Vigne Era l 'estate del 1 973 . Avevo lasciato Zurigo per la casa materna nelle Alpi Grigionesi. A quei tempi avevo venti­ due anni, e soltanto musica pop nella testa . In ogni mo­ mento libero cercavo alla radio quel genere di musica . Le trasmissioni pop erano , a quell'epoca, molto rare; tra le montagne, inoltre, la ricezione delle onde medie non era priva di interferenze . L'unico sistema funzionante era quel­ lo che sfruttava delle linee telefoniche e anche qui di solito si trattava di musica classica , oppure di dibattiti o di can­ zonette tedesche , i cosiddetti schlager. Tuttavia un giorno , in u na delle rare trasmissioni di "pop music" della Radio svizzero-tedesca, sentii delle so­ norità straordinariamente interessanti, una insolita mesco­ lanza di elektropop, folksong e cantilena italiana , che però di tipico " italiano" ne aveva pochissimo . Ne fui talmente avvinto da sentirmi sollevare dal mio giaciglio e trasportare oltre le catene montuose verso mari scono­ sciuti. Alla fine del brano, il conduttore pronunciò il ti­ tolo e l'autore: Sulle corde di A ries di un tale Franco Battiato . Un titolo con allusioni mitologiche che sembra­ vano confermare le mie sensazioni. Per anni portai que­ sto nome appuntato. I l titolo si impresse nella mia lnente e non avendo poi la fortuna di trQvarlo nelle discherie di Zurigo, poco a pòco divenne simbolo per tutta quella musica cercata invano . . . Passarono altri venti anni prima che i o risentissi Sulle corde di A ries, quando io stesso preparavo una trasmissio­ ne radiofonica su Battiato, avendo trovato finalmente un CD con la riedizione di una parte dei suoi primi album . N e l profilo c h e scrissi p e r i l quotidiano d i Zurigo «Tages Anzeiger», cercai di descrivere le note risentite : «Sulle corde di A ries Battiato fa oscillare dei loops elettrici ai quali mescola melodie bucoliche arabo-mediterranee oltre che testi di agitazione in lingua tedesca . . . una musica preco­ cemente a mbient, per nulla inferiore al proto-tekno dei fa mosi gru p p i krautrock di q u e i temp i c o m e C a n o Kraftwerk». Nonostante questa ammiccante vicinanza all'ambiente sonoro e linguistico tedesco , Franco Battiato a nord delle Alpi veniva per il momento appena percepito. I ntorno al 1 980 ho avuto un nuovo incontro con la musica di Battiato : trai i dischi di una mia amica trovai il suo nuovo album La voce del padrone; lei era letteral­ mente entusiasta di Cuccurucucu. Canzone che , accanto ad altri successi italiani di quei giorni, tali Cosa sarà, A ndrea e Buona domenica, risuonava dai juke-box dei locali "in" zurighesi. In u na rimarcabile ondata italiofila , alimentata dalle solite nostalgie estive , d a l vecchio mal d'Africa e dal nuovo romanticismo di sinistra , il movi­ mento dei cantautori era approdato nella Svizzera tede­ sca . Lucio Dalla e Edoardo-Bennato si esibivano in sale col tutto esaurito . Non vi era wohngemeinschaft zurighe­ se senza Rimini o Banana Republic nel giradischi, e in certi circoli underground pure Quelli che di Jannacci era diventata canzone cult. «Che talento la negretta, » diceva la mia compa­ gna di stanza «come è musicale». Non ha mai sen­ tito cantare cost' in Gennania. È generosa nei suoi complimenti, la mia compagna di stanza. E come sapeva esagerare con grazia. Era proPrio sicura che avesse cantato cost' bene? A noi sembrava stonata. ,Stonata?» disse. E, pensierosa, ripetè la parola. Con testardaggine scrollò la testa; no, non era stonata. Però. Però nel mezzo del ritornello aveva tossito. «Che dici?» domandò. «È forse malata?». «Potrebbe essere tisica». ·Come? potrebbe essere malata?». Nel dirlo il suo entusiasmo per la musicalità della ne­ gretta andò scemando. (Fleur Jaeggy) Karlheinz Stockhausen Questo entusiasmo elvetico trovò poi nel 1 985 il suo culmine in un libro Cin lingua tedesca) dal titolo Cantau­ tore Republic di Ruedi Ankli e Peter Burri. I du� giornalisti. entrambi di Basilea, ritrassero, analizzarono e tradussero in tutto 18 cantautori e 3 cantautrici di quel periodo d'oro . Tra questi, naturalmente, v'era Franco Battiato che i due indicarono come "uno che nella c iviltà odierna fa da viag­ giatore fra due mondi». A partire dai primi anni '80 gli album di Battiato vennero regolarmente pubblicati anche in Svizzera, anche se fu subito chiaro che la sua musica non avrebbe raggiunto la popolarità dei suoi colleghi. Forse era troppo difficile da capire , forse mancava la necessaria promozione attraverso i concerti . In ogni caso corrispondeva ben poco ai soliti cliché della canzone italiana . "Con u na voce priva di qual­ siasi sfumatura corrente e accompagnato dalle ritmiche matematiche dell' eurodisco di quel tempo, egli presentava un ciclo di canzoni completamente opposte alla linea pa­ tetica nazionale. Egli traeva poesia dai luoghi comuni della cultura europea , colmando i suoi versi con le frasi retori­ che del pop angloamericano . Un gioco che addirittura suonava come una risposta al continuo furto americano di melodie italiane». Così scrivevo nel 1 996 sul "Tages Anzei­ ger» facendo una retrospettiva del disco L 'era del cinghiale Con Pippo Pollina bianco. Due anni dopo ribadivo: "Il filo conduttore dell'opera " di Battiato è. un rifiuto alla monocultura. Continuamente v'è una integrazione di linguaggi e tonalità straniere , una ricerca di altre religioni, di altri miti, altre concezioni del mondo . Nel suo stile manca poi un'italianità esplicita ... Così come gli album di Battiato degli anni Settanta e Ottanta risvegliavano immagini di orizzonti nascosti e mondi lontani, tanto i titoli Come un cam mello in una grondaia e L 'ombrello e la macch ina da cucire stimolava­ no fantasie surreali. Un giorno cominciai a denominare Battiato il "Magritte della canzone italiana" e immaginai il suo naso ficcato in una pipa . L'immagine , in effetti, si adattava bene al modo in cui il personaggio intonava canti di Brahms e Beethoven : con un timbro assai sottile ed una dizione tedesca lamentevole . Il fatto che io abbia perso di vista verso la fine degli anni Ottanta la musica di Battiato ha ben poco a che fare con le sue bizzarre divagazioni, piuttosto con la circostan­ za che la vecchia guardia dei cantautori ristagnava e nes­ suna novità si avvertiva all'orizzonte . La riconciliazione con la musica italiana avvenne nel 1 995 , questa volta gra­ zie al vento nuovo "rumoroso" portato da gruppi come gli Almamegretta , U stmamò, Marlene Kuntz, CSI . Dai tempi dell'era del Beat in poi, l'Italia non aveva visto un tale accumularsi di complessi rock. Durante le mie ricerche ebbi modo di imbattermi nell'al­ bum tributo Battiato non Battiato. Il fatto che così tante bands distanziate dal tradizionale stile cantautorale si ispi­ rassero senza problemi al cantante siciliano, confermò una mia antica valutazione : Battiato è un musicista universale in grado di abbattere le frontiere e di unire gli estremi: non soltanto romanticismo tedesco e la canzone melodica italiana, ma anche rock indie americano e le preghiere sufi iraniane . 56 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III �, L'album tributo a cui hanno preso parte per una buona metà artisti provenienti da Catania fa notare un altro fe­ nomeno: nonostante sia una città del sud, Catania produ­ ce, a differenza di Napoli, delle sonorità alquanto nordiche - forse appunto sotto l 'influsso di Battiato. Ci sorprende pertanto il contributo di Carmen Consoli: la cantante con­ ferisce a L 'animale una nota assai blues, tipo Janis Joplin, e riesce in questo modo a dare risalto al lato nascosto "nero" di un Battiato da noi non riconosciuto finora can­ tante blues o sou I . Nell'autunno d e l 1 996 trascorsi alcuni giorni in Sicilia con il cantautore P ippo Pollina. Una sera , rientrando in macchina dalla Riserva Naturale dello Zingaro verso Paler­ mo, fummo costretti a lasciare brevemente l 'autostrada. In quello stesso momento risuonò alla radio il nuovissimo singolo di Battiato Strange days. All'istante ho capito che anche Franco aveva prestato l'orecchio ai nuovi "chiasso­ si" , ai "sonici" , alle "bande rumorose" . Due anni dopo, uscito Gom malacca, scrissi nel "Tages Anzeiger»: "Il mae­ stro è andato a scuola dai suoi allievi». La borsa d'acqua calda nella copertina era un altro accenno a Magritte, e l'insieme mi ricordava in qualche modo Rubber Soul. Sen­ sazione di calore . Nonostante la lirica tedesca nel track finale Shakleton. . . assai shaky. Gommalacca, così come tutti gli album precedenti del siciliano, fu --;;?nduta anche in Svizzera . Sulla rivista «Music Scene» un giovane critico definì Battiato "un genio incom­ preso». P robabilmente non aveva conto della Top ten ita­ liana. I tempi cambiano: nelle discherie di Zurigo, i Bluever­ tigo, i 99 Posse e i Prozac +, casomai, sono elencati come World Music, sezione cantautori . E l'italiano, nonostante sia u na delle quattro lingue nazionali svizzere , qui diventa sempre più esotico . Nonostante Jovanotti, Ramazzotti e Pavarotti. traduzione di Loredana Guella, con la collaborazione di Ernesto Vigne Con Giovanni Lindo Ferretti 58 Il violino e la selce Matteo Branca La Shekinah si presenta sotto aspetti molteplici, tra cui due principali, l'uno -interno, l'altro esterno; d 'altra parte vi è nella tradizione cristiana una frase che indica nel mondo Più chiaro questi due aspetti: "Gloria in excelsis Deo, et in terra Pax hominibus bonae voluntatis". (René Guenon) Fano, "Il violino e la selce ": Sotto: Bjork (1998); Zap Mama (1997) A pag. 59: Giovanni Sollima (1996); Juri Camisasca (1998) A pago 60: Bill T. Jones (199 7); Michael Nyman (J 996); Franco Battiato (1997) 58 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III A cicli le Marche fanno Teatri . D opo la grande fioritura delle sale accademiche e condominiali dell'età barocca e il successivo tripudio neoclassicista e romantico, da alcuni anni è in corso un'intensa attività di restauro . Le quattro provincie fanno a gara nel restituire all'uso i teatri storici, che nell'insieme danno alla regione il primato italiano del­ la densità teatrale, qualunque sia il parametro assunto per il confronto (superficie, popolazione, rapporto tra numero delle sale storiche e numero delle città) . L'onda lunga dei restauri ha travolto anche Fano , che del resto era stata tra le prime a dotarsi di un teatro pubblico: quello inaugurato da Giacomo Torelli nel 1667, poi ricostruito con diverso assetto su progetto del modenese Poletti ( 1 845/1863) . Mi­ nato e posto fuori uso dai tedeschi del 1 944, il teatro polettiano è stato finalmente restituito al pubblico nel 1 998, dopo venti anni di lavori. La decisione di accelerare e concludere le opere è stata assunta nel 1 995 . Nello stesso istante hanno preso corso i pensieri programmatici e la traduzione dei pensieri in or­ ganigramma: "Il Violino e la Selce" , il festival che ha dato fama a Fano ed ora si accinge a divenire il segnale forte di una regione intera , è partito di slancio . Dotato di una forte quadratura fin dall'inizio e dispiegato d'estate negli spazi monumentali aperti della città , ha anticipato di due anni la rinascita del teatro nel segno del quale era stato pensato . Tre criteri, assunti per scienza e per ideologia , hanno intenzionato il progetto . Conducevano tutti a Fran­ co Battiato . Il primo ha a che fare con la condizione culturale ita­ liana e con le sue patologie . Segnatamente con le difficoltà che impediscono , fin della prima metà del secolo, la sin­ tonia con l'Europa e impongono all'Italia un rapporto esclusivo e maniacale con la propria storia, autoreferen­ ziale e perciò pericolosamente sterile. Dapprima una di­ storta partecipazione alla vicenda delle avanguardie del Novecento, poi una spropositata ingerenza della politica nell'attività culturale hanno fatto dell'Italia un mercato uni­ direzionale , nel quale si importano regolarmente prodotti di attualità in cambio di materiali storicizzati. Da tutto -questo "Il Violino e la Selce" voleva veleggiare lontano . Occorreva innanzitutto ritessere la trama delle relazioni col presente , risalire il tempo per approdare allo spazio . Come dire, reintraprendere il viaggio iniziatico di Franco Battiato e, preso atto del proprio isolamento, cioè di una condi­ zione insulare, riconoscersi con lui nell'inevitabile contrad­ dizione dell'isolano , teso tra le necessità della storia del luogo e il richiamo della geografia . Per ritentare sotto la sua guida il tragitto dal Mediterraneo al pianeta , con l'obiettivo di tornare a Itaca da cittadino del mondo. Que­ sto è stato in effetti l'esordio de "Il Violino e la Selce" : un percorso che dal rito sufi rivisitato da Nidaa Abu Mrad ha condotto allo snodo etnico-storico di Federico II (Il cava­ liere dell 'intelletto di Battiato e Sgalambro) , per approdare alla Tempesta di Shakespeare-Nyman (Noises, sounds and sweet airs) , che mette in relazione i simboli della cultura italiana con la vicenda di quella anglosassone e non per caso ha un'isola per teatro. Il secondo criterio è di indole specifica , riguarda cioè i caratteri della musica contemporanea , innanzitutto gli ef­ fetti di una tendenziale dissolvenza delle distinzioni tra musica colta - d'avanguardia o storicistica - e popolare . Si trattava di assumere la musica, tutta la musica, come campo di fenomeni unitario e multiforme, di far progetto e metodo con quello che in Battiato è pratica di vita : un elegante andirivieni tra un canzoniere e un'Opera , tra un premio Stockha usen e un palasport, tra un santuario dello spettacolo e del culto e i luoghi metropolitani e laici della vita biologica e psicologica di tutti. Dunque non l'incur­ sione estemporanea di una rock-star in ambiente colto, né l 'astuto pescare delle avanguardie novecentesche nelle tra­ dizioni popolari. Ma il modello di una ricerca sempre ari­ stocratic a , rigorosa e unitari a , puntualmente condotta all'incontro con il sistema viceversa molteplice delle pra­ tiche e dei livelli di fruizione dei prodotti musicali: una qualità altissima regolarmente espressa nelle forme popo­ lari, una popolarità regolarmente raggiunta anche nell'uso di categorie tipologiche desunte dalla storia della cultura alta. Di questa straordinaria attitudine sono debitori i pro­ grammi de "Il Violino e la Selce " , che nella seconda edi­ zione , per esempio, ha regolarmente coniugato gli uomini con gli dei (k Za p Mama con Giacinto Scelsi, J an Garbarek con l 'Hilliard Ensemble, i Tambours du Bronx e Gavin Bryers, Cristiano De André e Paolo CastaldO , tendendo puntuali "imboscate" tanto a coloro che pretendono sofi­ sticherie ad ogni costo quanto a quelli che vorrebbero facilità e nient'altro . C'è infine un terzo indirizzo, o meglio, u n non-indirizzo, che il festival ha voluto con forza fin dal momento dell'ideazione , assumendo un atteggiamento più che una linea , un comportamento caratteriale più che uno schema caratteristico : quanto di più distante dai modi della rego­ larità , della ricorrenza e del rito che sono il contenuto implicito della parola festival e l'espressione corrente della sua traduzione in fatti. "Il Violino e la Selce" ha voluto e vuole appartenere con precisione alla categoria della ri­ cerca , la stessa alla quale si ascrive l'opera di Franco Bat­ tiato , e adottare come propedeusi la ricognizione delle persone e dei fatti. Come il suo sacerdote il festival desi­ dera ascoltare tutte le sirene , s'intende restando saldamen­ te legato all'albero maestro, ubbidire all'imperativo del cambiamento, senz'altro centro di gravità permanente che il rigore dell'impegno e la qualità del risultato. Così il vascello della manifestazione è stato condotto dal suo no c­ chiero ad approdi diversi: il melodramma contemporaneo, le ricerche minimaliste, la tradizione dell'avanguardia eu­ ropea , la sensualità del misticismo sufi, la cultura pigmea e il suo rapporto con l 'occidente , il fragore delle sonorità metropolitane, le nenie di geografie lontane , gli intrecci della musica con il cinema " con la danza , con la vita . Tutto questo ed altro, ma non oltre questo, è da qualche anno "Il Violino e la Selce " . Q u i cessa i l r apporto�logico del festival con l a vita del suo sacerdote . Il quale , in senso generalissimo , proprio da questo punto inizia il suo lavoro di artista , l'attività di sintesi che, a partire dall'ascolto di una miriade di voci, lo conduce ad aggiungerne al coro una ulteriore e inimitabi­ le: la propria . Sicché , seppure a malincuore , Battiato è indotto talvolta , dalle ineludibili ragioni del "Violino" , ad entrare nel suo stesso programma, come autore tra gli autori, accanto a Nyman , a Bill T . Jones, a Scelsi, a Bjork. La conclusione di un percorso circolare che induce a volte Battiato ad essere , suo malgrado (occorre sottolinear­ lo) , oggetto delle sue stesse scelte nella programmazione de "Il Violino e la Selce" è anche la conclusione di u n ragionamento a posteriori che cerca d i ritrovare nelle pre­ messe del festival la fisionomia culturale di un direttore artistico. Tuttavia si impongono due riflessioni ulteriori. La p rima riguarda ancora l'indole della manifestazione e la figura del suo conduttore, l'altra è di carattere generale e di riferisce al valore spesso ideologico del ragionamento analitico. Un festival che ha per oggetto la geografia musicale contemporanea, e non la storia della musica, preferisce essere diretto da un autore piuttosto che da un esecutore . Se l'autore è parte importante del campo dei fenomeni indagati, la sua stessa musica non potrà non essere oggetto dell'indagine. C'è una vocazione altruista della ragione che la spinge sovente ad assumersi responsabilità di soggetti di rango infe riore , l'istinto per esempio. D ando spazio a quella no­ bile istanza , nelle righe precedenti è stata raccontata una storia che ammette però una seconda interpretazione , una lettura più difficile della quale la prima rappresenta il ca­ povolgimento ideale . È fondato il sospetto che non sia il festival a giustificare Battiato. Sembra più vero il contrario . È altamente probabile che i l simbolo della manifestazione e il suo nome, così come i suoi contenuti, la sua forma mutevole, la varietà dei punti di applicazione siano gli effetti e non le cause di una scelta, e che all'origine di tutto ci siano due intuizioni elementari, con agio della seconda sulla prima: occuparsi di musica contemporanea e chiedere a Franco Battiato la sua versione dei fatti. VuoI dire che anche nella conduzione del festival, così come nella sua attività musicale, egli è autore piuttosto che in­ terprete o meglio, com'è regola nella musica medievale e in quella di oggi, autore e interprete insieme. Sicché più che collezioni di oggetti intenzionati da u na funzione cri­ tica i programmi de "Il Violino e la Selce" appaiono come materiale semilavorato , frammenti di pensieri di un com­ positore, suggestioni cercate o trovate nel corso del pro­ cesso creativo. A testimonianza del fatto che nelle Marche è sorto non tanto un dispositivo per la ricognizione mu­ sicale del mondo, quanto un osservatorio puntato sull'uni­ verso fantastico di un artista del nostro tempo . 60 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III 61 Voce senza voce Enrico Ghezzi Dal nome risuona un battito, e poi un participio passato, e anche una penitenza di medioevo e di meridione. (E l'impressionante coincidenza, sei lettere, sei tratti su otto, con "b a t t i s t i " , con lui l'unico altro in trent'anni di canzone a segnare il paese italiano non con uno stile un volto una voce un genere o perfino con una poetica d'au­ tore ma con una forma autonoma infine trovata, perfetta­ mente svuotata della propria stessa biografia e liberata dalla necessità di rifarsi al proprio processo di ritrovamen­ to/ricerca, a rrivata all'attimo che accade schiacciando(ci) con la sua fatale e riassuntiva leggerezza. Non la canzone come evocazione allusione schermo di proiezione, comun­ que legata al tempo e anzi capace automaticamente di legarlo (il tempo) e infiocchettarlo in sacchetti di nostalgia; la canzone invece come forma che già sente in sé questa nostalgia che il tempo ha di non potersi perdere davvero. Già canzone di un altro tempo nel momento in cui per la prima volta la si ascolta . D ieci anni di amicizia non mi permettono di andare molto oltre il nome , dentro la nuvoletta di non conoscenza in cui essa si è sviluppata protetta allocata . Se mai, ritrovo, da complice, un tessuto di volute e di scarti che racconta forse la stessa trama "privata" del suo rapporto col pub­ blico . Non è nel paio di disagiati concerti primiannisettanta raggiunti con viaggi studentistici a Milano e quasi auto­ maticamente gratificati dall'eccentricità battiante salutare C'troppo" vicini e specularmente e reciprocamente selezio­ nati, allora , il pubblico e il musicista : "suonavano" la stessa musica . . . ), che rivengo la traccia di quel che non ha e non dà traccia, ma nel mistero della spudorata mutazione pop del periodo successivo . La scelta pop mette alla prova la sicurezza della ricerca (per impervia che sia) strappandola dall'orto delimitato per scaraventarla nelle oscillazioni in cui si trova il gusto (il sapore) e il favore (del) pubblico) . Nell'alea del successo (come in tutte le manifestazioni di un carisma certificato da un'audience di massa) risiede una particolare a mbiguità , un genere speciale di "ombra della luce" . L'artista , lo sportivo, il divo, la rockstar, si trovano sempre più proiettati in un passato immediato, dentro il participio passato accaduto/successo, mentre il pubblico (per quanto affannosamente suddiviso in targets dal mar­ keting) funziona come un eterno presente indistinto, ar­ rangiatore esecutore riautore della star stessa. Improbabile, il presente eventuale del soggetto/artista risiede non tanto nella capacità di sfalsarsi rispetto alla sagomatura del suo passato, quanto nel riconoscersi tastiera del (per il) pub­ blico, variando il proprio suono la propria voce la propria intonazione e sapendo che la propria forma ha la possi­ bilità di "essere" - per un istante - solo se si mantiene vuota . Non si tratta mai, per l'editore dell'Ottava , della totalità degli otto ottavi, della parzialità rock assunta come totalità ossessiva . La cantabilità pop (per la sua voce o quella di altri) è un piccolo godimento, una microestasi, per un istante ri- Ah illusione, che da queste pagine venga fuori alcunché. Pure, io san giunto ormai. Ho indugiato quanto ho potuto sull'irrilevante, ho rimandato, ho perfino tentato di convincermi r. . .J che davvero qualcuno o qualcosa ci travolgesse; ma san giunto ormai; ci sono, non posso Più sottrarmi. Viene sem­ pre il momento in cui ci si trova di fronte . . . a che o a chi? a se stessi, alle proprie azioni, alla propria coscienza? Almeno a quell 'ignoto che ci fai noi stessi. (fommaso Landolfi) Karl Ugo Schmolz, Piano principale WRM (1986) torna la voglia di vivere , il centro di gravità permanen­ te/tnai per-un-attimo ti farà cambiare idea sulle cose sulla gente , e se ti vengo a cercare è (anche) solò per vederti . L' utopia del canto (di ogni canto), che riconcerta la parola e la voce strappandola a un'economia di scambio per immetterla in un 'econon1ia immateriale di altri (anche non poco costrittivi) "accordi" (l'inconfessato stridio che si av­ verte di fronte al più bel momento di canto in un musical al cinema , ma anche sulla scena di un'opera lirica, non deriva allo stesso tempo dal sentimento di tale costrizione e da q u e l l ' a s surd ità invece c h e non sia tutto così i l film/opera d e l vivere , che solo si canti e si ri-suoni? . . ) , ha quasi sempre in Battiato la forma di una nostalgia istanta­ nea , nostalgia dell'istante, di un tempo brevissimo dentro lo stesso tempo breve e già circolare della canzone. Proprio nterazione di cellule ritmiche semplicissime, di motivetti immediatamente riconoscibili, permette al pop battiante di introdurre piccoli scarti di senso, abissi con­ centrati in un verso. In un gioco come di piccoli mantra intersecati e dilatati , il segno forte (lo chian1erei la traccia dell'istante), che non so e non voglio definire con termini tecnici da Inusicista , è una sorta di nota tenuta prolungata curvata in improvvisa e quasi solenne dolcezza . Il tono Inedio di assurdità leggera e profonda (leggermente pro­ fonda) dei testi compone nell'insieme un ramificarsi della ripetizione giaculatoria . L'elemento epico favulistico popo­ lare , il dadaismo cultura1citazionista , l'autobiografismo , la sentenziosità perentoria , si alternano e mescolano fino a con1porre e a far risaltare i tratti di una fis iognon1ica. Ar­ rivato al punto in cui si è responsabili del proprio volto , Battiato non accetta di combaciare con la fisionomia già accaduta e "successa " , la formula che gli viene automati­ camente accreditata . N on voglio spiegare a posteriori il sodalizio con Manlio Sgalambro . Ne ho vissuto in maniera lontana e forzata­ mente discreta il manifestarsi fatale. Se mai è esso a darsi come traccia enigmatica dei tempi battiati precedenti . Bat­ tiato rinviene e rinviene . Transitivo e intransitivo . Torna a vivere più a sud, e trova Sgalambro (a sua volta "scoperto" e diffuso dagli adelphi del nord) . Lo rinviene nella sua città di riferin1ento Catania . Dalle pendici del vulcano (Milo, sull 'Etna) si sposta a una .nuova casa a Catani a , alterna l a residenza. Quanto più si rinomadizza , si trova a Milano e dirige un festival a Fano. Le Estati Catanesi si alternano a tour nei palasport a concerti nelle chiese in sale da concerto in chiostri. Nel suo stesso muoversi pub­ blico si ridisegna lo stesso diagramma a salti delle "can­ z onette " . L ' inco ntro c o n S g a l a mbro rilancia e esalta (nell'apparizione ancora più ironicamente evidente della " gra vità " , e n e l l o s d o p p i a rs i! raddop p i a r s i b e ffa rd o dell'aura d a guru) i l gioco eccentrico d i Battiato . Vicino (per via vulcanica) al centro della terra, e insieme al tre­ Inore sismico , all' incertezza della terra e di qualunque cosa vi si edifichi. Battiato , con traiettoria inversa a quella abi­ tuale che vede sodalizi artistici e celebri coppie originare e favorire il successo di un artista che poi si svincola e "balla da solo " , si complica il ballo d'autore , lo intreccia ai passi di un altro . E l'altro è proprio un autore, accolto e trovato proprio nel suo pensarscrivendo . Gioco rischioso Gordon Craig. Nono movimento (909) 62 - Nuove Effemeridi n, 47 1999/III e intenso. Un incontro come le galassie (poniamo) Bob Wilson Lou Reed Philip Glass Tom Waits Laurie Anderson eccetera appare una contaminazione quasi necessaria , un riannodars i di personalità provenienti da un ambito abba­ stanza comune e comunque da uno stesso strato e circolo (il loro pubblico è già in gran parte lo stesso) . Battiato, incorporando Sgalambro facendosene deviare e mutare, tocca e muta spasmodicamente sia il corpo del pubblico (e il nodo pubblico/battiato), proponendo accanto a sé un "fantasma estrane o " , sia quello del suo canto , includendo un'altra voce e soprattutto affidandosi a un'altra parola . Potrebbe apparire un'operazione, forzata artificiosa inna­ turale , invece si manifesta e diventa necessità fatale e "per­ fomance di vita" . Sgalambro , anche su disco, assume il ruolo di grande maschera teatrale e , iperbolicamente (se si legge la sua "Teoria della canzone" ; ma il tipo di sva­ poramento e insieme di concentrazione/cancellazione iro­ nica del pensare cui Sgalambro si volge nell'avventura , è altro discorso) , Battiato porta con sé costantemente in sce­ na il proprio convitato di pietra . Altra maschera recente, specie nel voler andare oltre la maschera bucandola nei ritratti (ritrattazioni; ma c'è anche proprio un " ritrarsi" di chi ritrae, del "pittore Battiato" . . . ) , è quella della pittura. Desiderio confessato d i fare quello che non si sa e si crede di non saper fare (non il ridicolo inquietante rivoltante "- raggiunto uno status di star - per­ mettersi tutto perché tanto tutto si può e si deve - perché no? . . , e giù libri e dipinti e opini o ni e opere varie, conti­ nua più o meno cosciente esibizione di autosfruttamento) . Di fare e regalare quello che non si ha (regalarselo , an­ che) . Con tutta l ' ironia incredibile e increduta che è nell'amore , farsi mantra automatico di una tecnica cui ci si abbandona per goderne e nuotarne (attimi, lunghi, brevissin1i sempre) l 'energia . E' la "voce senza voce" , quella sempre ha fatto e lasciato risuonare Battiato . Suonando scrivendo dipingendo cantando , già il laboratorio tecnico e proprio quello (il (non) necessario apprendimento e studio e esercizio) è il momento dell'abbandono a un ritmo non proprio, non soggettivo , a un'improvvisazione che si istruisce e sbobina da sé . Il (ri)partire da zero di­ pingendo entra allora in una perfomance globale e insieme en souplesse; intento a dipingere Battiato si attende . E l'autoritratto (in molti sensi) si contamina e ramifica sem­ pre più , fino a far trasparire sempre più nude le linee del dipanarsi e sovrapporsi "tecnico" . Come in un' imboscata, in un agguato ben preparato e mimetizzato, ma dall 'esito scompigliante e visibile , torna il rock, la chitarra elettrica , s i distorce e filtra la voce , infine si accoglie sviluppa pro­ pone la chimica dei fratelli alchemici nella lucidità del fu quel che fu (il "back to the future" di Battiato , la sua disperanza di futuro) . E si annuncia l'opera il cui nome è già un annuncio: Babilonia, a ribadire e riesorcizzare la babelica operazione, la nascita e la fine del mondo, la siccità e il diluvio ( Gilgamesh .. . ) sen1pre tra gli stessi due "fiumi" . L'apocalisse, per l'appunto , è già stata; già narrata . Gli urletti e gli strilletti dei cantanti ben si accordano . Battiato sa che la sua voce non è la sua . Ma un moto che sa di esser fermo . Ascoltiamo la sua voce, come in un provino : Marta Hoepffner, L'uccello di fuoco (1940) la "vedremmo" mal In scena? Né vi è un difetto o una sgraziatezza da accentuare e che vengano enfatizzati e assunti per farne dylaniamente un segno . Una non voce, $, una voce che non ha bisogno della voce, una voce che attende e intende la nostra voce mentale . Un altro e primo grado zero . E pure la voce, che è/ fu quel che è/sarà, fa quello che può. L'aspirante allievo, il discepolo preparato e desideroso, viene ammesso dal maestro dopo prove e esami; l'incolto selvaggio ignorante, subito. Questa la ten­ sione più forte, come tra il risultato di una mistica e l'istan­ te mistico senza risultato che non sia in sé. Nessuna cultura, nessun lavoro col linguaggio e lavorìo del linguaggio è suficiente . Sarà sempre troppo e troppo poco . Mi torna allora il ricordo di un desiderio battiatico di cinema, di film (un film paurosamente appropriato) . Ne fui , ne sarò (non so se sono) coinvolto, se ne parlò pub­ blicamente (titolo: Patetica) . Opposi tacitamente e incon­ sciamente , "lavorando" , un'indolenza, il rinvio, come una pauradesiderio - mia - che il cinema non si faccia non si possa fare , perché infine troppo già fatto/mai fatto. Sen­ tendolo così dis/teso, come fotografato in un istante dolce di un salto frenetico, mi pare di vederlo come se lui stesso si avvertisse visto da un cinema già in atto, bruciato in­ chiodatò nel fotogramma . Certo la sua voce (come ogni suono) non ha bisogno di immagini, almeno quanto ql� q­ lunque suono o musica "va bene" (fino al superfluo) per qualunque immagine (da cui l' inconfondibile precisione di mistero capitalistico che è la videomusica) . E se il suono appare precedere l ' immagine, (da) sempre, vien da chie­ dersi da quale corpolimmagine che non possiamo vedere provenga il suono, o se - immobilmente , a ncora più lenti del suono e bruciati dalla luce la cui istantaneità si rivela anch'essa sempre più (troppo) lenta - non siamo "noi" l'immagine senza ombra e senza specchio di quel suono . In questo momento di voce callasianamente smontata trafiggente lancinata, proiettata come il sogno di mille fan­ tasmi o demoni , vedo Franco Battiato - tra popolarità e assenza - impigliato in un cinema, e fecondamente pronto a riconoscersi memoria e non a diventare memoria. Il disco che arriva tra poco - scrivo a fine agosto, feroce­ mente insoddisfatto di quel che scrivo, dandomi il male­ placito per la pubblicazione . . . , di "standard " , proiezione estrema e rovesciata del sodalizio con Sgalambro, dualità riconosciuta accettata voluta e serenamente esasperata, da me C. ? .) per anni invocato desiderato atteso come ne­ cessario e bello, sembra l'esito più faticosamente preciso e flagrante di quel dare in regalo , prestare a altro e a altri quel che non si ha ma si è, la voce. . . AureI Bauh, Sans titre (1935) .. 64 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III . 65 Diario parigino Manlio Sgalambro Merito di essere contato a giorni? Scopro d'un tratto il triste significato di un diario . Ho creduto che gli avveni­ menti della mia vita richiedessero le sfaccettature dell'eter­ no. 0, in altre parole, che la misura del giorno non mi toccasse per nulla . Scopro di essere un'esistenza del gior­ no come qualsiasi . Non mi vergogno della luia durata . Ma della misura che d'un tratto trovo che è la n1ia come di chiunque . Sono un essere da diario . Redatto a Parigi nel 1996 nel corso delle sedute di registrazione de L'imboscata Ed eccolo di nuovo a Parigi, dOl'e ancora una volta c 'è una corte in elfi hrillare: anche se, proh­ ahilmente. agli occhi di questo cortigiano raffinato, la Malmaison ha un tono piuttosto dozzinale, (Vi­ vant Denon) Sarei io roba da diario? Ma ne ho la prova ! Sono infestato di ricordi. Dio, come ne farei a meno! lo mi riconosco nell'essere interamente presente . Eppure da qualche parte mi assedia qualcuno, un bambino, con un vestito di velluto grigio, condotto per mano . . . Ne vedo i tratti, capelli con la riga, occhi bruni, triste . . . Che vuole dire "sono io"? " Sono stato quel bambino"? Non mi rico­ nosco . e basta . È qualcosa di oggettivo, questo sì , lo colgo infatti davanti a me (non in me, come dovrebbe essere se fossi io) . lo credo piuttosto a una molteplicità di esistenze, tutte in atto. Che si prolungano all'infinito e non si incon­ trano mai. Non interferiscono l 'una sull'altra ma sono si­ multanee . D ico "sono stato bambino» perché me lo hanno ' detto gli altri, ma io non sono stato bambino , ,io sono stato sempre quello che sono . Frequentatore di biblioteche. Le lunghe attese mi sono concesse dal destino . In quei momenti il mio spirito assorto si rifà del tempo perduto con luille rimuginii . Le bieche facce di chi mi consegna i libri, stanche mani di villani, o quei tozzi volti di chi li consulta ma ne è lontano, non sono come me. Ma è come se volessero scoraggiarmi dal prose­ guire e mi indicano la porta . ma poi, un lan1po dorato, un dorso ammiccante, il titolo ambito, frutto di una attesa, cioè di una parte della mia vita già così scarsa, ridestano l'osti­ nazione e a capo chino mi tuffo nella mischia. Più tardi è tutto finito. E quando esco, esco riconciliato . Se la Fortuna è venuta a visitarmi e mi ha n1esso da parte un piccolo bottino, cambia il vento e i volti li vedo sorridenti, alacri, e da ogni punto spira un'aria di amicizia. La biblioteca è uguale per tutti. Questa l'austera scritta che mi sembra di leggere all'entrata . Essa dice che tutti i libri sono uguali davanti alla "cultura " . La biblioteca rea­ lizza questa tetra eguaglianza e rende giustizia al libro ignoto, o al p iù modesto di essi, trattandolo come gli altri . Sarà spolverato ugualmente , perseguitato il reo se viene rubato. E comprato a suon di quattrini come l 'altro . Poiché tutto ciò mi sembra losco e ingiusta questa giustizia , sogno che i libri vengano dispersi -ai quattro venti, che non ci sia nessun luogo in cui li si conservi e che solo il fato li conduca a questo o a quello per vie che esso solo sa. Sala di lettura come vita . Si ritrovano qui, davanti ai libri, tipi che puoi vedere al mercato o davanti alle vetri- Manlio Sgalambro (J 999) ne di un negozio di bottoni. Uno studioso non sembra più distinguersi e nessuno è più nessuno di lui quando è nella sala di lettura . Le pagine scorrono d'àvanti ai suoi occhi ed egli sminuzza concetti, divora emozioni, trangu­ gia ragionamenti e visioni, impassibile . Sala di lettura come vita . Tornerò domani . To-morrow and to-morrow and to-morrow. Il viaggio si svolge con la rozza villania d i tutti i viaggi. Trovo strano che spiriti come Goethe abb iano amato viag­ giare . Invidio le piante, viaggiatrici immobili, che ferme sul loro suolo esplorano tuttavia il mondo. Inventari e classificazioni , questo amo. Percorrere distanze che posso annullare con un gesto della mente . Le altre mi sembrano offensive . Oggi sfogliavo il De cive di Hobbes, distratto e scontento. Mi sono imbattuto in un passo che di colpo mi ha fatto rientrare nella mia disciplina e nei miei doveri. Hobbes qui esorta a mantenere la situazione attuale quale che essa sia "piuttosto" egli dice «che fare godere ad altri uomini, di un altro secolo, i frutti eventuali di una costituzione statale più perfezionata, dopo avere scatenato una guerra e avervi rimesso la vita, o a lmeno essere finiti di morte naturale senza avere nulla goduto». Ma la vita degli uomini è oggi in mano alla "politica", la più oscura delle "reli3i"" ni", e dei suoi papi. Essa è ancora nell'età dei sacrifici umani . Schiacciate !'infame! C'è senza dubbio un errore nel modo come misuriamo la nostra vita e i nostri anni. lo l'ho sempre avvertito come un disagio , una stortura . La sensazione di avere migliaia di anni e non quelli che ho, mi ha sempre perseguitato . Questa cupa sensazione s'è chiarita l'altro giorno . Mentre sfogliavo il Milton di William Blake mi sono imbattuto in questo passo : "Ogni spazio di tempo inferiore / a una pulsazione dell'arteria / è uguale in periodo è valore / a seimila anni. . . " Adam Filss, Wish (1992) . Di fronte a tanti equivoci c he vi sono nel definirsi filosofo , un filosofo non può fare altro che continuare con forza a definirsi tale . Il carico del nome gli ricorda che egli è legato alla filosofia dai voti che pronunciò - quando entro nella disciplina . Anzi devo dire che è la filosofia che lo definisce tale o no. Il nome di filosofo è misterioso e grande nello stesso tempo e conviene viverlo nella pienezza delle sue lacerazioni. Ma la filo­ sofia oltre ad essere una disciplina, è un genere lettera­ rio . Voglio dire che poiché essa non ha a ltra vita - oggi sembra anzi l ' univita possibile - che nel " libro " , bisogna farsi scrittori. Lo "scrittore di filosofia", così come io l'intendo, è una figura che esiste da quando esiste la filosofia. Ma l 'attenzione verso questa figura deve ancora nascere . Abbiamo la massima attenzione verso un grande scrittore di letteratura . Nessuna per un grande scrittore di filosofia . Va da sé che non penso alla bellezza dello stile e simili . Ma alla forza della sua costruzione , alle peripezie " narrative" adoperate , alla arditezza della trama compositiva . 66 - Nuove Effemeridi o. 47 1999/I1I ,\ Guardo due che si azzuffano per strada. I corpi si me­ scolano come se ognuno tentasse di penetrare nell'altro . I volti sono attentissimi come se stessero eseguendo un complicato calcolo o tracciassero i contorni di un'opera d'arte . Ogni mossa è un atto geotnetrico. Non scorgo istin­ to . Che sia dunque la famigerata ferocia a farsi viva , mi sembra del tutto incredibile. Il furore che stravolge e simili : chi parla non h a capito nulla . È la ragione , invece, che s i mostra così com'è. Ogni litigio è un sillogismo . Hegel, credo , approverebbe . Bradley (ebbi una passione da adolescente, fulminante e breve, per Appareance and Reality) definisce il primato della volontà , decisivo nelle etiche post-cristiane, «un oscu­ ro rimedio per colui che è filosoficamente pavido» . Non c'è dubbio . Un atto basta dove il pensiero non regge nem­ meno la vista . Dai da mangiare agli affamati : va bene. Ma se il tuo pensiero si sofferma su di loro non hai fatto di più? Se la tua attenzione cade su di loro , essi esistono, se gli dai da mangiare vivono soltanto . Naturalmente, ciò suppone che si sia capita la differenza . Mi aggiro per il quartiere latino , faccio su e giù la rive gauche, sono al Louvre , cammino e cammino : dov'è Pa­ rigi? Mi infilo in Notre Dame , batto o selciati come un flic, guardo d destra e manc a : dov' è Parigi? A poco a poco vedo Napoleone III e Haussmann (che mi importa di Voltaire e di Napoleone I?) . Ma d'un tratto comincio a sentire l'imperio di certi edifici anneriti dalla pioggia , l'autorità di un luogo dove sono sfilati eserciti, dove ve­ rità e ghigliottina stavano assieme . Mi rendo conto: a me non interessano Descartes e Baudelaire . Né tutti gli altri. Ma ciò che li ha resi possibili. Essi erano nani sulle spalle di questo gigante . A Parigi a un tratto ho scoperto che io abito in una città , non nel mondo. O , che è lo stesso, che abito nel mondo tramite un città . O - è ancora lo stesso - che la posizione dell'uon10 nel cosmo è la sua posizione in una città . lo ho sempre preso le parti del mondo contro l'uomo. Ma nello stesso tempo ho preso le parti dell'uomo contro il mondo. Ho recitato entrambe le parti. Lo spettacolo del cielo stellato P ascal l'ha capito meglio di Kant. Gesu iti e matematica , mai si sono congiunti così bene come in lui. È la sintesi di matematica e disperazione che può unire il cielo stellato sopra di me e l'infinita tristezza in me. A Tarski . Passata attraverso l'inferno delle nuove logi­ che , la filosofia è di nuovo messa di fronte all'idea di verità oggettiva che Tarski ha riportato dallo smarrimento nel soggettivo ormai secolare . Di colpo teorie venerabili, la verità come evidenza, come credenza razionale, come coe­ renza, o quella stupefacente , ClelIa sua identità con ciò che giova , rovinano. L'opera di Tarski, intesa a dare quel fon­ damento contestato all'idea di verità assoluta si esaurisce fin qui nelle formule che la contestano. L'idea di verità assoluta comunque è di nuovo legittima. Diamoci da fare. Ei-Kyu, Sans Titre \ \ ',\, (Sì, mi debbo dare da fare, prima che alla verità assoluta ci arrivi un altro!). A Saint-Germain-des-Prés ho dato a un mendicante cin­ quecento franchi, Lui mi ha chiamato "signor principe" . La sua elemosina è stata più offensiva della mia . Esempio del bassissimo grado in cui è caduto il concetto di verità a Parigi sin dal secolo scorso . Ciò che bisogna cercare , sono le verità che ci convengono (Comte , citato in Maurras, L 'Avenir de l 'intelligence) . L a classe borghese chiama mondo l a società i n virtù dei suoi diritti formali a universalizzare le sue esperienze. La classe operaia parigina ridà al mondo il nome di società in virtù della sua inquietudine che il gioco e " les femmes faciles" non acquietano. Un vecchio scrittore così descrive l'operaio parigino, «Cet ouvrier-type, dont l'esprit vaga­ bond ne veut pas demeurer dans la terre-à-terre de l'ate­ lier, et s'absorber dans la confection d'un baton de chaise , ou d'un revètement de chapeau , ou d'un paquet de com­ position, ou d'un solier . . . " (A. Corbon, Le Secret du Peuple de Paris, Paris 1 863). Il mondo è troppo grande per i suoi mezzi ed egli lo rimpicciolisce. E cco la "società " . I l mistero dell'insuccesso è profondo e sottile. Natural­ mente del grande insuccesso. C'era sempre un Principe nascosto nei filosofi di una volta . . . Ralph Gibson, La sonnanbula (] 968) lo mi sono sempre vergognato di avere un'anima. lo non so parlare che attraverso la filosofia . Essa è la mia lingua non la mia filosofia . Lo riconosco, io uso il nome "Dio" come epiteto, un insulto di bassa lega . Se dico che il mondo è Dio, è che voglio infangarlo, denigrarlo . . . Dio è un insulto «quo nihil maius cogitari potest" . . . Ricordo quando scoprii quest'altro attributo di Dio: Dio è Peso. Ho sentito l'orgoglio della scoperta come non mai. Che immenso terreno di scoperte v' è ancora in questo concetto! lo non sono affatto convinto dei "commenti" a Holderlin di Heidegger. Strappare un filosofema a una poesia è roba da mariuoli. Fare di questo una filosofia! Mi viene in mente una predica del venerabile Gothamo : « È come se. O padre di famiglia , uno andasse a strappare coglioni e tornasse coi coglioni strappati". In tali condizioni questo caporale mette la filosofia. Nego che ci sia un sia pur piccolo spazio per un filosofare per commenti. Quando la teologia si emancipò dal commento in sacra pagina fu gioia persino in cielo. Sono felice, oggi ho tolto u n predicato a Dio: Dio non è divino . 68 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/1II Senza una sorta di ascesi non potremlllo parlare seria­ mente. Ciò afferma il filosofo Brice Parain, nella parte di un filosofo, nel film di Jean Louis Godard Vivre sa vie. Mi sono ricordato che è anche l 'essenziale del suo grande saggio di vent'anni prima Recherche su r la nature et les fonctions du la nguage. Il linguaggio - diceva Brice Parain - è la regola del nostro pensare e del nostro agire . Este­ riore e trascendente esso è ugualmente il luogo dell'uni­ versale e della volontà. L'affermazione della volontà si persegue infatti tramite il linguaggio. Dire "ho fame" non significa tradurre il proprio bisogno di cibo in una regola , ma progettarne la soddisfazione. Il linguaggio è dunque impegnato nell'eseguire un'azione , nel dare corpo alla vo­ lontà . Ma può invece solamente esprimerla. In tal caso bisogna che esso si prenda tutta la distanza necessaria a tramutare il parlare in pensare dove, per intanto la volontà sembra distanziarsi ancora di più . Piuttosto è l'inizio della propria negazione . L'impersonalità del giudizio , non è il risultato di una regola , ma di una ascesi. Vorrei illustrarlo così. Quando c'è desiderio nella parola di Dio, si ostacola la riflessione che vi si dedica . Bisogna dunque rimuovere il desiderio . Meglio ancora se al suo posto si installi l'av­ versione. Parigi è qualcosa che si aggiunge a tutto ciò che faccio in questi giorni. Ma non è uno stato d'animo, è uno stato del mondo. Mi ero forse proposto qualcosa andando a Parigi? Mi ero proposta di essere a Parigi dopo che Parigi era stata per tanto tempo in me. Non è bene che l'uomo si ricordi a ogni istante di essere uomo. Già è male concentrare l'attenzione su se stessi; ma è peggio ancora concentrarla sulla �pecie, con uno zelo da ossessi: significa attribuire alle miserie arbitrarie dell'introspezione un fonda­ mento oggettivo e una giustificazione filosofica. Finché ci si limita a torturare il proprio io, si può sempre pensare che si ceda a un capriccio; ma quando tutti gli io diventano il centro di una rimu­ ginazione senza jìne, indir&ttamente si ritrovano generalizzati gli inconvenienti della propria condi­ zione ed eretto a norma, a caso universale, il pro­ prio accidente. (E.M. Cioran) A lato: Horst P. Horst, Natura morta (193 7) Sotto: Franco Battiato con Manlio Sgalambro 70 spazzatura. Se un figlio si accorgesse che per caso è nato fra migliaia di occasioni capirebbe tutti i sogni che la vita dà con gioia ne vivrebbe tutte quante le illusioni. Quante lacrime ho strappato senza mai piangerci su quante angosce ho provocato per godere un po' di più quante frasi false ho detto quante strane verità FETUS (Bla Bla/Ricordi, 1971) per fare sul mio metro questa Fetus Non ero ancora nato che già sentivo il cuore che la mia vita nasceva senza amore mi trascinavo adagio dentro il corpo umano già per le vene verso il mio destino. Fenomenologia E in certo il processo mentale, la voce è marmo e cemento vivo malgrado me stesso . . . Difficile attuare il controllo, attorno i miei occhi c'è nebbia , i contorni si fanno imprecisi . . . H o già scordato l a mia dimensione e forze sconosciute mi strappano da me . . . L'esotomia , l'IBM-azione , de-cloro-de-fenilchetone, essedi-eLilizzazione han dato vita alla programmazione . 2 Xl a(sen . wt)x a(sen. wt+y) personalità . Una cellula Cambieranno le mie cellule e il mio corpo nuova vita a vrà le molecole che ho guaste colpa dell'ereditarietà sarò una cellula fra motori come una cellula vivrò viaggeremo più veloci della luce intorno al sole come macchine del tempo contro il tempo che non vuole sarò una cellula fra motori come una cellula vivrò. = Meccanica Meccanici i miei occhi di plastica il mio cuore meccanico il cervello sintetico il sapore meccaniche le dita di polvere lunare in un laboratorio il gene dell'amore . in giusta progressione processo di magia processo forse cieco o forse illuminato da memoria senza passato un nucleo si divide l'errore lo interrompe e dentro il meccanismo un velo che si chiama caso . Energia Ho avuto molte donne in vita mia e in ogni camera ho lasciato qualche mia energia quanti figli dell'amore ho sprecato io racchiusi in quattro mura, ormai saranno - Nuove Effemeridi La Convenzione Centinaia di anni fa l"uomo viv�va sulla terra, fra grattacieli e autostrade sopra il mare . Poi nel 2000 la Convenzione . . . Poi nel 2000 la Convenzione . . . Molti andarono su Giove, fra pianeti artificiali, e altri su Venere in cerca di spazio, un po' restammo quaggiù sotto il mare . . . un po' restammo quaggiù sotto il mare . . . Sopra l'acqua . . . dei segnali di un cervello sconosciuto . . . intercettare il linguaggio . . . Ricevuto! Cerchi di luce attraversano il cielo . Cerchi di luce attraversano il cielo . Cerchi di luce attraversano il cielo . Paranoia (strumentale) Anafase Varcherò i confini della terra verso immensità . . . sopra l e astronavi verso le stazioni interstellari viaggerò . . . Cariocinesi Un nucleo si divide e due sono le vite e quattro e otto ancora 70 = LA CONVENZIONE / PARANOIA (Bla Bla/Ricordi, 1971) n. Mutazione Millenni di sonno mi hanno cullato ed ora ritorno. Qualcosa è cambiato non scorgo segnale che annunci la vita eppure l'avverto ci son vibrazioni. Che cosa vedranno tra poco i miei occhi magari saranno dei corpi di pietra li sento arrivare li sento arrivare. POLLUTION (Bla Bla/Ricordi, 1 972) Testi di Franco Battiato n silenzio del rumore Il silenzio del rumore delle valvole a pressione i cilindri del calore serbatoi di produzione . . . Anche il tuo spazio è su misura. Non hai forza per tentare 47 1999/III / . di cambiare il tuo avvenire per paura di scoprire .- . ," .....:�·r-\. 8 : 0 /.0 0 · ' ' :t libertà che non vuoi avere . . . i � Ti sei mai chiesto � ,.�� ( '� I� quale funzione hai? 31 dicembre 1999 ore 9 (strumentale) Areknames IMA AREKNAMESS MALHA AREKNAPESS IMA AREKNAMESS MALHA AREKNAPESS ATENOIP ARRET ELEVO UN SISOPROMMATEM EREITNORF ALLED ETNEM. IO d aes SULLE CORDE DI ARIEs (Bla Bla/Ricordi, 1 973) Beta Son felice di essere un beta il mio giorno non è duro dentro il mare mi posso vestire dai gamma e dai delta farmi ubbidire . Quando gioco non rompo mai niente la violenza non ho nella mente la violenza non ho nella mente la violenza non ho nella mente. Dentro di fY'.e vivono la mia identica vita dei microrganismi che non sanno di appartenere al mio corpo . . . lo a quale corpo appartengo? Plancton Sto vivendo da due secoli in oceani, ho imparato come respirare mare, le mie mani diventano squame, sotto il mare sta cambiando la mia struttura e il mio corpo è sempre più uguale ai pesci. I miei capelli diventano alghe . Pollution La portata di un condotto è il volume liquido che passa in una sua sezione nell'unità di tempo: e si ottiene moltiplicando la sezione perpendicolare per la velocità che avrai del liquido. A regime permanente la portata è costante attraverso una sezione del condotto. Atomi dell'idrogeno campi elettrici ioni-isofoto radio liti o-atomico gas magnetico. Ti sei mai chiesto quale funzione hai? Ti sei mai chiesto quale funzione hai? (strumentale) o I Il 1 . Il'l' "CLIC" (Bla Bla/Ricordi, 1 974) Sequenze e frequenze La maestra in estate ci dava ripetizioni nel suo cortile. lo stavo sempre seduto sopra un muretto a guardare il mare. Ogni tanto passava una nave. Ogni tanto passava una nave. E le sere d'inverno restavo rinchiuso in casa ad ammuffire. Fuori il rumore dei tuoni rimpiccioliva la mia candela. Al mattino improvviso il sereno mi portava un profumo di terra. No u turn Per conoscere me e le mie verità io ho combattuto fantasmi di angosce con perdite di io. Per distruggere vecchie realtà ho galleggiato su mari di irrazionalità . Ho dormito per non dormire Aries (strumentale) n mercato degli dei (strumentale) Aria di rivoluzione Quell'autista in Abissinia guidava il camion fino a tardi e a notte fonda si riunivano. A quel tempo in Europa c'era un'altra guerra e per canzoni solo sirene d'allarme. Passa il tempo, sembra che non cambi niente . Questa mia generazione vuole nuovi valori e ho già sentito aria di rivoluzione. Ho già sentito chi andrà alla fucilazione. Rien ne va plus: andante (strumentale) Da Oriente ad Occidente Riduci le stelle in polvere e non invecchierai mi appare in sogno venere tu padre che ne sai? Lontano da queste tenebre matura l'avvenire. Il cielo è senza nuvole Padre fammi partire! I cancelli della memoria (strumentale) buttando i miei miti di carta su cieli di schizofrenia . Propiedad prohibida (strumentale) Nel cantiere di un'infanzia (strumentale) Ethika fon ethica (strumentale) M,ELLE LE "GLADIATOIt' (Bla Bla/Ricordi, 1975) Goutez et comparez (strumentale) Canto fermo (strumentale) Orient effects (strumentale) BATTIATO L'f:gitto prima delle sabbie vuoi vedere che l'Età dell'Oro era appena l'ombra di Wall Street? La falce non fa più �nsare al grano, il grano invece fa pensare ai soldi. E più si cresce e più mestieri nuovi gli artisti pop, i manifesti ai muri i Mantra e gli Hare Hare a mille lire l'Esoterismo di René Guénon. Una Signora vende corpi astrali i Budda vanno sopra i comodini deduco da una frase del Vangelo che è meglio un imbianchino di FRANCO BATTIATO (Ricordi, 1 977) L'EGITTO PRIMA DELLE SABBIE (Ricordi, 1 978) Za (strumentale) L'Egitto prima delle sabbie (strumentale) Caffè Table Musik (strumentale) Sud afternoon (stru mentale) I Le Corbusier. Eterna è tutta l'arte dei Musei carine le Piramidi d'Egitto un po' naifs i Lama tibetani lucidi e geniali i giornalisti. Supermercati coi?reparti sacri che vendono gli incensi di Dior rubriche aperte sui peli del Papa . I e.lol'M'l loI\Qrd O"�"'k \>e... Tv·ootW\lesd... • d.d JUKE BOx (Ricordi, 1 978) Colonna sonora originale del film Tu "Brunellescb i " Testi e musiche d i Franco Battiato L'ERA DEL CINGHIALE BIANCO (EMI , 1 979) Campane (strumentale) L'Era del Cinghiale Bianco Pieni gli alberghi a Tunisi per le vacanze estive Su scale (strumentale) a volte un temporale non ci faceva uscire Martyre celeste (strumentale) un uomo di una certa età , Hiver da una prosa di Fleur Jaeggy En ce temps là je dormais dans un petit lit, dans un coin , et j'observais cet ami, veuf qui partageait son existence avec moi. Quelquefois dans le crépuscule la monotonie , mais j'étais douce, je me pliais à ce que je supposais etre l'ordre de l'univers Il ouvrait les fenetres pour laisser entrer un peu d'air et quand il nelgeait, le vent soufflait la neige, et tous les deux assis on attendait que l'hiver continue . Agnus Telegrafi (strumentale) 72 - Nuove Effemeridi n. mi offriva spesso sigarette turche, ma l'Era de t Cinghiale Bianco Spero che ritorni presto Profumi in descrivibili nell'aria della sera studenti di Damasco vestiti tutti uguali l'ombra della mia identità mentre sedevo al cinema oppure in un bar Ma spero che ritorni presto l'Era del Cinghiale Bianco. Magie Shop chi patte con un raga della sera e finisce per cantare "La Paloma " . E giorni di digiuno e d i silenzio per fare i cori nelle messe tipo Amanda Lear '(��è 47 1999/III Strade dell'Est Carichi i treni che dall'Albania portano tanti stranieri in Siberia tappeti antichi mercanti indiani mettono su case tra Russia e Cina strade deli 'Est. Spinto da i Turchi e dagli Iracheni qui fece campo Mustafà Mullah Barazani strade dell'Est d'immensi Olizzonti città nascoste di lingua persiana da qui la Fine. Dicono storie di Principesse chiuse in castelli per troppa bellezza fiori di Loto giardini stupendi . . . e Leningrado oggi strade dell 'Est. Di notte ancora ti può capitare di udire suoni di armonium sfiatati e vecchi curdi che da mille anni offrono il petto a Novene . . . Luna indiana (strumentale) n re del mondo Strano come il rombo degli aerei da caccia un tempo, stonasse con il ritmo delle piante al sole sui balconi . . . e poi silenzio . . . e poi, lontano il tuono dei cannoni; a freddo . . . e dalle radio dei segnali i n codice. Un giorno in cielo, fuochi di Bengala . . . la Pace ritornò ma il re del mondo, ci tiene prigioniero il cuore. Nei vestiti bianchi a ruota . . . Echi delle Danze Sufi. . . Nelle metro giapponesi , oggi, macchine d'Ossigeno. Più diventa tutto inutile e più credi che sia vero se esiste l'imbecillità e il giorno della Fine se le panchine sono piene di non ti servirà l'Inglese . gente che sta male. . . . E sulle Biciclette verso Casa , Up patriots t o arms, Engagez-Volls la Vita ci sfiorò la musica contemporanea , mi ma il re del mondo ci tiene prigioniero il cuore. Pasqua Etiope Requiem aeternam dona eis Domine et lux perpetua luceat eis te decet hymnus deus in Sion et tibi reddetur votum in Jerusalem exaudi orationem meam ad te omnis caro veniet. Kyrie eleison , Christe eleison Kyrie eleison, Khriste eleison. Stranizza D'Amuri 'Ndo vadduni da Scammacca i carritteri ogni tantu lassaunu i loru bisogni e i muscuni ciabbulaunu supra jeumu a caccia di lucettuli . . . ' a litturina da ciccum-etnea i saggi ginnici 'u Nabuccu 'a scola sta finennu . Man manu ca passllnu i jonna sta frevi mi trasi 'nda ll'ossa 'ccu tuttu ca fora c'è 'a guerra mi sentu stranizza d'amuri . . . l'amuri e quannu t'ancontru 'nda strata mi veni 'na scossa ' ndo cori 'ccu tuttu ca fora si mori na' mori stranizza d'amuri. . . l'amuri. PATRIOTS (EMI, 1 980) Testi di Franco Battiato Up Patriots to arms La fantasia dei popoli che è giunta fino a noi non viene dalle stelle . . . alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena potete stare a galla . E non è colpa mia se esistono carnefici butta giù. L'ayatollah Khomeini per molti è santità abbocchi sempre all'amo le barricate in piazza le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso Chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam, noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre. Up ecc . . . L'Impero della musica è giunto fino a noi carico di menzogne mandiamoli in pensione i direttori artistici gli addetti alla cultura . . . e non è colpa mia s e esistono spettacoli con fumi e raggi laser se le pedane sono piene di scemi che si muovono. :Jp ecc . . . Venezia-Istanbul Venezia mi ricorda istintivamente Istanbul stessi palazzi addosso al mare rossi tramonti che si perdono nel nulla. D 'Annunzio montò a cavallo con fanatismo futurista quanta passione per gli aeroplani e per le bande legionarie che scherzi gioca all'uomo la Natura. M i dia un pacchetto di CarneI senza filtro e una minerva e una cronaca alla radio dice che una punta attacca verticalizzando l'area di rigore . . . ragazzi non giocate troppo spesso accanto agli ospedali. Socrate parlava spesso delle gioie dell'Amore e nel petto degli alunni si affaccia va quasi il cuore tanto che gli offrivano anche il corpo: fuochi di ferragosto. E gli anni dell'adolescenza pieni di battesimi e comunioni in sacrestia: Ave Maria . Un tempo si giocava con gli amici a carte e per le feste si indossavano cravatte per questioni estetiche e sociali; le donne si sceglievano un marito per corrispondenza . . . L'Etica è una vittima incosciente della Storia: ieri ho visto due (uomini) che si tenevano abbracciati in un cinemino di >periferia . . . e penso a come cambia in fretta la Morale: un tempo si uccidevano i cristiani e poi questi ultimi con la scusa delle streghe ammazzavano i pagani. Ave Maria. E perché il sol dell'avvenire splenda ancora sulla terra facciamo un po' di largo con un'altra guerra. Le aquile Testo di Fleur jaeggy, tratto dal volume "Statue d 'acqua " Il vento gonfiava le mie vesti di veramente stabile erano le mie scarpe nere alle caviglie ortopediche. Un tempo passavo ore in palestra continuai a inseguirla per inerzia . La vidi stagliarsi tra alberi e cielo e dopo un piccolo volo camminare monca e rapida avrete anche voi visto camminare le aquile . Prospettiva Nevski Un vento a trenta gradi sotto zero incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili a tratti come raffiche di mitra disintegrava i cumuli di neve. E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi e vecchie coi rosari. Seduti sui gradini di una chiesa aspettavamo che finisse 'messa e uscissero le donne poi guardavamo con le facce assenti la grazia innaturale di Nijinsky. E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario e dei balletti russi. L'inverno con la mia generazione le donne curve sui telai vicine alle finestre un giorno sulla prospettiva Nevski per caso vi incontrai Igor Stravinsky e gli orinali messi sotto i letti per la notte e un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione. E studiavamo chiusi in una stanza là luce fioca di candele e lampade a petrolio e quando si trattava di parlare aspettavamo sempre con piacere e il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l 'imbrunire. Arabian Song D 'in su la vetta della torre antica passero solitario alla Qala' mua'llimu 'll qariatì Kana aggiabalu fi-ggiabali campagna cantando vai. .. finché non muore A-ssalam 'alaikum 'alaiki Alana ana asskunu . . . La mia classe fu allevata con il il giorno. Passaggi a livello latte di una capra e del Correvano veloci lungo le gallerie i treni di una volta trasportavano le spie pane di frumento a quei tempi per divertimento non avevano inventato il nelle carrozze letto sposi in luna di miele facevano l'amore con l'ausil io del motore. Mio nonno preferiva per la villeggiatura portare i suoi parenti coi bagagli telegiornale quando ero · più giovane credevo che esistesse libertà. Qala' ecc . . . D a bambini s i giocava sulle spiagge con degli aquiloni a gara sotto il sole in carrozzella l'aria della campagna carica di letame spostava vibrazioni di una vita troppo bella. Correvano veloci su quelle giardiniere mentre guardavamo il mio salire verso l'alto preoccupati che non si sciupasse la mia parte assente si identificava con l'umidità . Qala' ecc . . . la gente si sbracciava salutando alle frontiere Gli orchestrali sono uguali i n tutto il mondo simili ai segnali orario delle radio. Le domeniche e nei giorni di vacanza ci si organizzava per le feste in casa l'uomo è l'animale più domestico e più stupido che c ' è . Qala' e c c . . . Frammenti Le vecchie con le scope rincorrono i ragazzi cattivi per la strada i telegrafi del posto mandano segnali incomprensibili la donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole . Che gran comodità le segretarie la vita, ci prendeva con strana frenesia guardare il fumo uscire dalle macchine a vapore . Giocavano sull'aia bambini e genitori Calasso li avvertiva dal Corriere della Sera : Copritevi che fa freddo, mettetevi le galosce" . . . Good vibrations, Satisfaction, sole mio Cinderella mit violino, Lux ,eterna Galileo, douce France, N ietzsche-lieder Kurosawa, meine liebe mister Einstein on the beach. che parlano più lingue e che felicità ci dà l'insegna luminosa quando siamo in cerca di benzina deve sentirsi imbarazzato un vigile nella divisa il primo giorno di lavoro. Me ne andavo una mattina a spigolare quando vidi una barca in mezzo al mare i cipressi che a Bolgheri alti e schietti vanno da San Guido in duplice filar hanno veduto una cavalla storna riportare colui che non ritorna . LA VOCE DEL PADRONE La donna schiuse senza resistenza gli occhi abituati a prendere collirio. Hai mai veduto a Borgopanigale un'aurora simile alla boreale perché bella ragazza padovana ti vuoi fare u na comune giù in Toscana? 74 (EMI 1 981) Testi di Franco Battiato Summer on a Solitary Beach Passammo l'estate su una spiaggia solitaria e ci arrivava l'eco di un cinema all'aperto - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III e sulla sabbia un caldo tropicale dal mare . E nel pomeriggio quando il sole ci nutriva di tanto in tanto un grido copriva le distanze e l'aria delle cose diventava irreale. Mare mare mare voglio annegare portami lontano a naufragare via via via da queste sponde porta mi lontano sulle onde. A wonderful summer on a solitary beach against the sea "le grand hotel Sea-Gull Magique" mentre lontano un minatore bruno tornava. Mare ecc . . . Bandiera bianca Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro. Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali e avete voglia di mettervi profumi e deodoranti siete come sabbie mobili tirate giù uh uh. C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero uh com'è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano. Quante squallide figure che attraversano il paese com'è misera la vita negli abusi di potere. Sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola ban_diera bianca sul ponte sventola bandiera b ianca sul ponte sventola bandiera bianca . A Beethoven e Sinatra preferisco l 'insalata a Vivaldi l'uva passa che mi dà più calorie uh! com'è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell 'orrore . Ho sentito degli spari in una via del centro quante stupide galline che si azzuffano per niente minima immoralia minima immoralia e sommersi soprattutto da immondizie musicali. Sul ponte ecc. come on baby let's twist again minima immoralia . . . once upon a time The end you . dressed so fine, Mary my only friend this is the end you are a woman in love baby come into my life like just a woman bahy i need�your love i want your love sul ponte ecc . like a rolling stone. over and over again. Gli uccelli CUCCUfilCUCU ecc. Volano gli uccelli volano nello spazio tra le nuvole con le regole assegnate a questa parte di universo al nostro sistema solare . Aprono l e ali scendono in p i cchiata atterrano meglio di aeroplani cambiano le prospettive al mondo voli imprevedibili ed ascese velocissime traiettorie impercettibili codici di geometria esistenziale . Migrano gli uccelli emigrano con il cambio di stagione giochi di aperture alari che nascondono segreti di questo sistema solare . Aprono le ali ecc. Volano gli uccelli volano nello spazio tra le nuvole con le regole assegnate a questa parte di universo al nostro sistema solare . Cuccurucucu Cuccurucucu Paloma Lady madonna ecc. Segnali di vita Il tempo cambia molte cose nella vita il senso le amicizie le opinioni che voglia di cambiare che c'è in me si sente il bisogno di una propria evoluzione sganciata dalle regole comuni da questa falsa personalità . Segnali di vita nei cortili e nelle case all'imbrunire le luci fanno ricordare le meccaniche celesti . Rumori che fanno sottofondo per le stelle lo spazio cosmico si sta ingrandendo e le galassie si allontanano ti accorgi di come vola bassa la mia mente? E colpa dei pensieri associatìvi se non riesco a stare adesso qui . Segnali d i vita ecc. ahia - iaia - iai cantava Centro di gravità permanente Cuccurucucu Paloma Una vecchia bretone ahia - iaia - iai cantava . con un cappello e un ombrello di Le serenate all'istituto magistrale carta di riso e canna di nell'ora di ginnastica o di religione bambù. per carnevale suonavo sopra i carri in maschera avevo già la luna e urano nel leone "il mare nel cassetto" "le mille bolle blu " da quando sei andata via non esisto più "il mondo è grigio il mondo è blu " . Cuccurucucu ecc . L'ira funesta dei profughi afghani che dal confine si spostarono nell 'Iran cantami o diva dei pellerossa americani le gesta erotiche di squaw "pelle di luna" le penne stilografiche con l'inchiostro blu la barba col rasoio elettrico non la faccio più "il mondo è grigio il mondo è b1�" . Capitani coraggiosi furbi contrabbandieri macedoni . Gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming. Cerco un centro di gravità permanente Es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita la passione nella gola l'eros che si fa parola. Le tue strane inibizioni non fanno parte del sesso i desideri mitici di prostitute libiche il senso del possesso che fu pre-alessandrino la tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m'incatena ed è bellissimo perdersi in quest'incantesimo. è bellissimo perdersi in quest'incantesimo Tutti i muscoli del corpo pronti per l'accoppiamento nel Giappone delle geishe si abbandonano all'amore. Le tue strane inibizioni che scatenano il piacere lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco la lotta pornografica dei Greci e dei Latini la tua pelle come un'oasi nel deserto ancora mi cattura ed è bellissimo perdersi in quest'incantesimo è bellissimo perdersi in quest'incantesimo i desideri mitici di prostitute libiche il senso del possesso che fu pre-alessandrino la tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m'incatena ed è bellissimo perdersi in quest'incantesimo è bellissimo perdersi in quest'incantesimo. che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente avrei bisogno di . . . Cerco u n centro ecc. Over and over again . Per le strade di Pechino erano giorni di maggio tra noi si scherzava a raccogliere ortiche. Non sopporto i cori russi, la musica finto rock, la new wave italiana, il free jazz punk inglese. Cuccurucucu ecc. Neanche la nera africana . Lady ma donna i can try avrei bisogno di . . . with a little help from my friends oh oh goodbye Ruby tuesday Sentimiento nuevo Cerco un centro ecc. Cerco un centro ecc. Over and over again LA VOZ DE SU AMo (EMI, 1981) Testi di Franco Battiato di passaggi a livello nel deserto ���dI� spargono lacrime di petrodollari • • • .. # ", . - ,, � , ... 1!' , .... .. ' ,. .. - "' � <II . � • ", ,,, ,. \. j. . ,,,, ... . .. 'II! ,. il ., .. � ." sufi soffocati, Mullah immobili nel silenzio delle sparatorie . Clamori nel mondo moribondo clamori nel mondo. L'esodo Testo di Tommaso Tramonti e di Franco Battiato Gloria in excelsis deo Gott mit Uns Ein Zwei Drei prima che la terza Rivoluzione Industriale provochi l'ultima grande esplosione nucleare prepariamoci per l'esodo L'ARcA DI NOÈ (EM I , 1 985) Testi di Franco Battiato Radio Varsavia E i volontari laici scendevano in pigiama per le scale per aiutare i prigionieri facevano le bende con lenzuola, e i cittadini attoniti fingevano di non capire niente per aiutare i disertori e chi scappava in occidente . il grande esodo un esodo per noi giovani del futuro. Fine dell'imperialismo degli invasori russi e del colonialismo inglese e americano prepariamoci per l'esodo il grande esodo un esodo per noi. Nelle vie calde la temperatura s'alzerà moltitudine, moltitudine non si erano mai viste code tanto grandi, tanto lunghe tanto grandi, tanto lunghe . Moltitudine, moltitudine mamma mia che festa . Gloria in excelsis deo Gott mit Uns Ein Zwei Drei arriveranno da tutte le parti Radio Varsavia l'ultimo appello è da dimenticare e i commercianti punici prendevano sentieri di montagna per evitare i doganieri ed arrivare in Abissinia . La Cina era lontana l'orgoglio di fantastiche operaie che lavoravano la seta le biciclette di Shangai. Radio Varsavia l'ultimo appello è da dimenticare. Clamori Testo di Tommaso Tramonti Clamori nel mondo moribondo clamori nel mondo. Ciuffi d'isotopi in mano passeggio tra le particelle dei miei atomi nuclei pulsari, neutroni e quasari il mondo è piccolo, il mondo è grande e avrei bisogno di tonnellate d'idrogeno. Infestati di ragnatele pieni di minuscoli computers mangiando farfalle giapponesi mosche giganti sputano dati dalle città, dalle campagne dal nord (sud) dal sud (da ponente, da levante) per l 'esodo il grande esodo un esodo per noi. Nelle vie calde la temperatura si alzerà moltitudine, moltitudine non si erano mai viste code tanto grandi, tanto lunghe tanto grandi, tanto lunghe. Moltitudine , moltitudine mamma mia che festa . Scalo a Grado dando il totale sui disoccupati . Clamori nel mondo moribondo Ho fatto scalo a grado clamori nel mondo. la domenica di Pasqua Sangue nero di Harlem gente per le strade manometri affollati a Wallstreet nel fango delle cifre tutto se ne va correva andando a messa. L 'aria carica d'incenso guerriglia nella giungla. all;- pareti le stazioni del calvario Ma sotto u n tetto di palme . gente fintamente assorta Amore mio che aspettava la redenzione dei peccati . lunga sarà la fine. Agnus dei qui tollis peccata Sceicchi custodi 76 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III mundi miserere dona eis requiem. Il mio stile è vecchio .., come la casa di Tiziano a Pieve di Cadore nel mio sangue non c'è acqua ma fiele che ti potrà guarire. Ci si illumina d'immenso mostrando un poco la lingua al prete che dà l'ostia ci si sente in paradiso cantando dei salmi un poco stonati. Agnus dei qui tollis peccata mundi miserere dona eis requiem. La torre Giù dalla torre bunerei tuni quanti gli artisti perché le trombe del giudizio suoneranno per tuni quelli che credono in quello che fanno. Per gli spartani una volta era uguale bunavano giù da una rupe quelli che venivano male . Giù dalla torre bunerei tuni quanti i teatranti e nostra signora dei turchi specchio dellè mie brame, chi è fra noi il più bravo del reame. E salverei chi non ha voglia di far niente e non sa fare niente chi non ha voglia di far niente. Giù dalla torre bunerei tuni quanti i registi gli anori e gli elettrodomestici per la vigilia della distruzione. Ritorneranno dinosauri antidiluviani una razza di super-renili che si mangerà scialalalalalà . I presentatori specie quelli creativi che giocano ai quiz elettronici si mangerà chi fa ma non sa quel che fa. Si salverà chi non ha voglia di far niente e non sa fare niente che non ha voglia di far niente. New Frontiers L'evoluzione sociale non serve al popolo se non è preceduta da un'evoluzione di pensiero. The new frontiers of the nouvelle vague . Organizza la tua mente i n nuove dimensioni, libera il tuo corpo da ataviche oppressioni. Organizza la tua mente in nuove dimensioni libera il tuo corpo da ataviche oppressioni. The new frontiers Ne abbiamo avute di occasioni of the nouvelle vague. perdendole: non rimpiangerle. Libera la tua immaginazione temporale, e mandala al potere nel tuo organo sessuale . Libera la tua immaginazione temporale, e mandala al potere nel tuo organo sessuale. Uomini innocenti dagli istinti un po' bestiali cercano l'amore dentro i parchi e lungo i viali . non rimpiangerle mai. Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore. Nuove possibilità per conoscersi e gli orizzonti perduti non ritornano mai. La stagione dell"amore tornerà con le paure e le scommesse questa volta quanto durerà . Se penso a come ho speso male il mio tempo che non tornerà, non ritornerà più . Le pareti del cervello Tramonto occidentale non hanno più finestre. Tornerà la moda dei vichinghi, torneremo a vivere come dei barbari. Friedrich Nietzsche era vegetariano, scrisse molte lettere a Wagner ed io mi sento un po' un cannibale e non scrivo mai a nessuno, non ho voglia né di leggere o studiare, solo passeggiare sempre avanti e indietro lungo il Corso o in Galleria, e il pia cere di una sigaretta per il gusto del tabacco, non mi fa male. Tornerà la moda sedentaria dei viaggi immaginari e delle masturbazioni; l 'analista sa che la famiglia è in crisi, da più generazioni, per mancanza di padri, ed io che sono un solitario non riesco; per avere disciplina ci vuole troppa volontà. Mi piace osservare i miei concittadini specie nei giorni di festa con bandiere fuori dalle macchine all'uscita dello stadio e mi diverte il piacere di una sigaretta per il gusto del tabacco. Voglio vederti danzare Voglio vederti danzare come le zingare del deserto con candelabri in testa o come le balinesi nei giorni di festa . Voglio vederti danzare come i Dervisches Tourners che girano sulle spine dorsali o al suono di cavigliere del Katakali. E gira tutt'intorno la stanza mentre si danza, danza e gira tutt'intorno la stanza mentre si danza. E Radio Tirana trasmette musiche balcaniche, mentre danzatori bulgari a piedi nudi sui braceri ardenti . Nell'Irlanda del nord nelle balere estive coppie di anziani che ballano al ritmo di sette ottavi. Gira tutt'intorno la stanza mentre si danza, danza . E gira tutt'intorno la stanza mentre si danza . Nei ritmi ossessivi la chiave dei riti tribali regni di sciamani e suonatori zingari ribelli. Nella Bassa Padana nelle balere estive coppie di anziani che ballano vecchi Valzer Viennesi . ORIZZONTI PERDUTI (EMI , 1 983) Testi di Franco Battiato . La stagione dell'amore La stagione dell'amore viene e va , i desideri non invecchiano quasi mai con l 'età . Se penso a come ho speso male .il mio tempo che non tornerà, non ritornerà più . La stagione dell 'amore viene e va , all' improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà. Zone depresse Le Domeniche pomeriggio d'estate, zone depresse. Donne sotto i pergolati a chiacchierare e a ripararsi un po' dal sole, uomini seduti fuori dai caffè . Poi la fine un giorno arrivò per noi; dammi un po' di vino con l 'ldrolitina. Problematiche, differenze di vita, zone depresse . Dal barbiere al sabato per chiacchierare e a turno leggere il giornale. Le ragazze in casa o fuori nei balconi; ' mi regali ancora timide erezioni; guardavo di nascosto i saggi ginnici"'nel tuo collegio:t Deux pas en avant, deux pas en arrière, à droite à gauche, au contrai re , faire un tour sur soi me me . S'arreter. Un'altra vita Certe notti per dormire mi metto a leggere, e invece avrei bisogno di attimi di silenzio. Certe volte anche con te , e sai che ti voglio bene, mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione. Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca; mi innervosiscono i semafori e gli stop, e la sera ritorno con malesseri speciali . Non servono tranquillanti o terapie ci vuole un'altra vita. Su divani, abbandonati a telecomandi in mano storie di sottofondo Dallas e i Ricchi P i� ngono. Sulle strade la terza linea del metrò che avanza, e macchine parcheggiate in tripla fila , e la sera ritorno con la noia e la stanchezza. Non servono più eccitanti o ideologie ci vuole un'altra vita . Mal d'Africa D opo pranzo si andava a riposare cullati dalle zanzariere e dai rumori di cucina; dalle finestre un po' socchiuse spiragli contro il soffitto, e qualche cosa di astratto si impossessava di me. Sentivo parlare piano per non disturbare, ed era come un mal d'Africa , mal d'Africa. Saturday night l'm a dreamer, I ca n't live without you on my own, lies a photograph, please come back and stand by me . Con le sedie seduti per la strada, pantaloncini e canottiere, col caldo che faceva . Da una finestra di ringhiera mio padre si pettinava; l'odore di brillantina si impossessava di me. Piacere di stare insieme solo per criticare ed era come un mal d'Africa, mal d'Africa. La musica è stanca e avremo nuovi amici, dove un equipaggio sperimentale Testo di Tommaso Tramonti e Franco Battiato vicini a nuovi amori. E poi soli di sabato in questa città dove c'è gente che lavora, nelle fabbriche in negozi dietro a scrivanie. si preparava Campane tibetane e vestiti di grigio chiaro In quest'epoca di bassa fedeltà e altissimo volume il rumore allucinante delle radio non ci molla mai; e quanti cantanti musicisti arrabbiati che farebbero meglio a smettere di fumare . Brutta produzione altissimo consumo, la musica è stanca , non ce la fa più , e quante cantanti di bella presenza che starebbero meglio a fare compagnia . Disco, disco. Telegatti. (l 'll never fall in love again. Come with me at the end of the rainbow) . Portami via da questo mondo assurdo dalle illusioni e dai percorsi ereditari . Porta mi dentro un alveare o nei bachi da seta e via da questo popolo e via dal mio vicino r:he attacca sempre il giradischi. In quest'epoca di scarsa intelligenza ed alta involuzione qualche scemo crede ancora che veniamo dalle scimmie e il sole soltanto una palla di fuoco e non si sono accorti che è una forma di una tappa di energia. Adamo colse della frutta dall'albero della conoscenza poi l'ultima mela cadde sulla testa procurando un ematoma a Newton. Suoni lunghi di campane tibetane a valle svegliavano al mattino i falegnami del paese ; temporali estivi con lenzuola appese. Nell'aria qualche cosa si fermò. E le crociere sul Tirreno, le gite lungo i fiumi, con i castagni in fiore , le rondini in primavera. Intorno intorno ai campanili dalle terrazze a mare, e nei trimestri di scuola, nei mobili stile impero: tornerò ritornerò. Nei soggiorni tavolini in radica di noce e canterani con i marmi dalle venature grigie, le bronchiti coi vapori e il Vicks Vaporoub. Nell'aria qualche cosa . si fermò. Le scampagnate alle cascine , dei circoli ricreativi, partite nell'oratorio, attraversando la via Emilia, marinavamo la scuola , correndo dietro alle farfalle , entrando in punta di piedi, letti di ottone a baldacchino: non scorderò. alla conquista degli spazi interstellari per non disperdersi. Seguimmo certe rotte in diagonale dentro la Via Lattea . Cn capitano del centro impressioni colto da esaurimento venne presto mandato in esilio. Mi preparavo al lungo viaggio . . . in cui ci si perde. Seguimmo certe rotte in diagonale dentro la Via Lattea. Risveglio di primavera La presenza dell'artiglieria nei paesi del meridione uniti nella lotta allo straniero sotto il Regno delle Due Sicilie . E i movimenti prevedibili delle truppe in finte battaglie, rodore della polvere da sparo e voci dallo stretto di Messina. Sentimenti occulti tra noi mi innamorai seguendo i ritmi del cuore e mi svegliai in primavera. I\otti bianche per i Saraceni ch'erano di facil i costumi locande chiuse ai Greci e agli Spagnoli nei dintorni di Catania . E i movimenti irresistibili era un'esperienza sensualissima. Sentimenti occulti tra noi mi innamorai seguendo i ritmi del cuore e mi svegliai in primavera . riapriranno le scuole , Risveglio di Primavera. cadranno foglie lungo i viali, e ancora un altro inverno, che porterà la neve e un'altra primavera. E tu che fai di sabato in questa città dove c'è gente che lavora, per avere un mese all'anno di ferie. E poi nel bene, nel male, è una questione sociale coatti nella convivenza, affrontiamo il progresso coi nostri problemi di sesso . Hare, Hare, Hare Krisna, Hare , Hare , Hare Krisna. Torneremo di nuovo ai progetti riguardo al nostro futuro, guardando annunci sui giornali, MONDI LONTANISSIMI girando per le agenzie, alle porte di Sirio Nuove Effemeridi provinciali dell'Orsa Minore dei bacini delle ragazze Torneranno di nuovo le piogge - Noi vedere ballare il flamenco Gente in progresso 78 al lungo viaggio. No Time No Space (EMI , 1 985) Testi di Franco Battiato Via Lattea Ci alzammo che non era ancora .... l 'alba pronti per trasbordare dentro un satellite artificiale che ci condusse in fretta n. 47 1999/III Testo di Franco Battiato e Saro Cosentino Parlami dell'esistenza di mondi lontanissimi di civiltà sepolte di continenti alla deriva . Parlami dell'amore che si fa' in mezzo agli uomini di viaggiatori anomali in territori mistici. . . di più . Seguimmo per istinto le scie delle Comete come Avanguardie di un altro sistema solare. No Time No Space another Race of Vibrations the Sea of the Simulation 4. keep your feelings in memories I love you especially tonight. Controllori di volo pronti per il decollo. Telescopi giganti per seguire le stelle navigare navigare nello spazio nello spazio . . . di più . No Time No Space another Race of Vibrations the Sea of the Simulation keep your feelings in memories I love you especially tonight. I l re del mondo (v. pago 72) Chan-son égocentrique Testo di Francesco iHessina, Tommaso Tramonti e Franco Battiato Avenue Park my life in the dark I with me do you smile for arabian style I like hit Miami Beach boys children with toys across the universe. Nei villaggi d i frontiera guardanò passare i treni per Tbzeur. L'animale Vivere non è difficile potendo poi rinascere cambierei molte cose un po' di leggerezza e di stupidità . Fingere tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me mi dai sempre ragione e avrei voglia di dirti ch'è meglio se sto solo . . . Personal computer Chan-son égocentrique Testo di Franco Battiato e Saro Cosentino self centred song Mi son comprato un personal non mi fa vivere felice mai Chan-son égocentrique si prende tutto anche il caffè self centred song. mi rende schiavo delle mie computer ma il cuore soffre un poco di aritmia. Nçm so come curare i reumatismi. Nelle famiglie personalità sempre in conflitto. A volte anche una finta gentilezza è per litigare. Quando è notte nelle stanze d'albergo rumori di letto sesso meccanico questa ginnastica chiamata amore . Innumerevoli stati d'assedio propongono ricette per la vita ma ho già l'astrologia babilonese . Nel Medio Evo rinascimentale c'è chi cerca una liberazione e c'è chi scopre un'altra particella . Quando è notte nelle stanze d'albergo rumori di letto sesso meccanico e il tuo telefono è sempre occupato. Temporary Road l' m looking for someone a miracle To send my life in the curved air l ' m a lonely boy steppin' out solitary man. . . j dont understand. Life can be short or long tomorrow is another day l' m l ivin' underground like a teddy boy I cross the Rainbow. Migliaia di prigionieri immobili seduti sulle macchine ai semafori quando non c'è traffico per le vie del centro solitario me ne vò per la città. L'aria calma dei di di festa scende dalle scale verso me vigilesse all'erta come teddy boys per divieto di sosta danno sempr� le multe . Da una chiesa qui vicino suona una campana din don dan . Chi sono, dove sono quando sono assente di me da dove vengo, dove vado dalla pupilla viziosa delle nuvole la luna scende i gradini di grattacieli per prendermi la vita. M a l'animale che m i porto dentro passioni e non si arrende mai e non sa attendere e l 'animale che � mi porto dentro vuole te . Dentro me segni di fuoco è l'acqua che li spegne Chan-son égocentrique ecc. se vuoi farli bruciare tu lasciali CentraI Park nell'aria oppure sulla terra. I love in the dark Ich bin klein people sang around the campfire ground I remember prehistoric sound was the time of the dinosaur age Oh, Nein . Chan-son égocentrique ecc. Mi dice sui seni nudi muoio d'amore quando vedrai la mia ragazza dille che io l 'amo. Chan-son égocentrique ecc. I treni di Tozeur Testo di Franco Battiato e Saro Cosentino Nei villaggi di frontiera guardano ECHOES OF SUFI DANCE le strade deserte di Tozeur (EMI , 1 985) Testi di Franco Battiato da una casa lontana tua madre mi Up Patriots to arms passare i treni vede si ricorda di me delle mie abitudini. E per un istante ritorna la voglia di vivere a un'altra velocità passano ancora lenti i treni per Tozeur. Nelle chiese abbandonate si preparano rifugi e nuove astronavi per viaggi interstellari in una vecchia miniera distese di sale e un ricordo di me come un incantesimo E per un istante ecc . . . No Time No Space Chan-son égocentrique The King of the world Temporary road Lover's Season I want to see you as The trains of Tozeur The Animai a dancer Perspectiva Nevski Otra Vida GENESI Opera ( 1 987 ) Ecos DE DANZAS SUFI RACCOLTA BATTIATO ( 1 985) (EMI , 1 986) Centro de gravedad L'Era del Cinghiale Bianco Sentimiento nuevo Prospettiva Nevski No time no space Up Patriots to arms Los trenes de Tozeur Sentimiento nuevo El animal Summer on a Solitary Beach Up patriots to arms Cuccurucucu La estaci6n de los amores Centro di gravità permanente Chan-son égocentrique Gli uccelli Cucurrucucu Voglio vederti danzare Mal d'Africa La stagione dell'amore Un'altra vita Chan-son égocentrique I treni di Tozeur LA ESTACION DE Los AMORES (EMI , 1 985) Testi di Franco Battiato FISIOGNOMICA (EMI. 1 988) Testi di Franco Battiato Fisiognomica Leggo dentro i tuoi occhi da quante volte vivi dal taglio della bocca se sei disposto all'odio o all'indulgenza nel trano del tuo naso se sei orgoglioso fiero oppure vile i drammi del tuo cuore li leggo nelle mani nelle loro falangi dispendio o tirchieria . Da come ridi e siedi so come fai l'amore quando ti arrabbi se propendi all'astio o all 'onestà per cose che non sai e non intendi se sei presuntuoso od u mile negli archi delle unghie se sei un puro un avido o un meschino. Ma se ti senti male rivolgiti al Signore credimi siamo niente Los trenes de Tozeur dei miseri ruscelli senza Fonte. La estaci6n de los amores Vedo quando cammini se sei borioso fragile o indifeso NOMADAS da come parli e ascolti il grado di coscienza ( 1 987) nei muscoli del collo e nelle orecchie Nomadas Bandera Bianca Yo quiero verte danzar Via lactea -- La era del jabali bianco Despertar en primavera Mal de Africa 80 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III il tipo di tensioni e di chiusure dal sesso e dal bacino se sei più uomo o donna vivere venti o quarant'anni in più è uguale difficile è capire ciò che è giusto e che l 'Eterno non ha avuto inizio perché la nostra mente è temporale e il corpo vive giustamente solo questa vita. Ma se ti senti male ecc. E ti vengo a cercare Secondo Imbrunire La troverai, fuori città E ti vengo a cercare anche s olo per vederti o parlare perché ho bisogno della tua presenza Quei muri bassi di pietra lavica arrivano al mare e da qui ci passava ogni tanto un bagnante in estate. alla fine della strada. per capire meglio la mia essenza . Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine un rapimento mistico e sensuale mi imprigiona a te . Dovrei cambiare l 'oggetto dei miei desideri non accontentarmi di piccole gioie quotidiane fare come un eremita che rinuncia a sé. E ti vengo a cercare con la scusa di doverti parlare perché mi piace ciò che pensi e che dici perché in te vedo le mie radici. Questo secolo oramai alla fine saturo di parassiti senza dignità mi spinge solo ad essere migliore con più volontà . Emanciparmi dall'incubo delle passioni cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male essere un'immagine divina di questa realtà. E ti vengo a cercare perché sto bene con te perché ho bisogno della tua presenza . Veni l'autunnu Veni l'autunnu scura cchiù prestu l'albiri peddunu i fogghi e accumincia 'a scola da' mari già si sentunu i riuturi e a' mari già si sentunu i riuturi. Mo patri m'insignau lu muraturi pi nan sapiri leggiri e scriviri è inutili ca 'ntrizzi e fai cannola lu santu è di mammuru e nan sura . Sparunu i bummi supra a Nunziata 'n cielu fochi di culuri 'n terra aria bruciata e tutti appressu o santu 'nda vanedda Sicilia bedda mia Sicilia bedda . Chi stranu e cumplicatu sintimentu gnonnu ti l 'aia diri li mo peni cu sapi si si in gradu di capiri no sacciu comu mai ti uogghiu beni. Messmuka issmi khalifa adrussu 'allurata al 'arabiata 1ikulli sehain uactin ua azan . Likulli helm muthabir amaI likulli helm muthabir amaI. Sciara delle Ginestre esposte al sole passo ancora il mio tempo a osservare i tramonti e vederli cambiare in Secondo Imbrunire. E il cuore quando si fa sera muore d'amore non ci vuole credere che è meglio stare soli. Cortili e pozzi antichi tra i melograni chiese in stile normanno e una vecchia caserma dei carabinieri . Passano gli anni e il tempo delle ragioni se ne sta andando per scoprire che non sono ancora maturo nel Secondo Imbrunire. E il cuore quando si fa sera muore d'amore non si vuoI convincere che è bello vivere da soli . Nomadi Testo di Juri Camisasca Nomadi che cercano gli angoli della tranquillità nelle nebbie del nord e nei tumulti delle civiltà tra i chiari scuri e la monotonia dei giorni che passano camminatore che vai cercando la pace al crepuscolo la troverai alla fine della strada. Lungo il transito dell'apparente dualità la pioggia di settembre risveglia i vuoti della mia stanza ed i lamenti della solitudine si prolungano come uno straniero non sento legami di sentimento . E me ne andrò dalle città nell'attesa del risveglio. I viandanti vanno in cerca di ospitalità nei villaggi assolati e nei bassifondi dell'immensità e si addormentano sopra i guanciali della terra forestiero che cerchi la dimensione insondabile. .." Zai saman Zai zai zai saman ialla nuzur al ahel schufi addii keber d weld schufi el nas mahneia 'a zara ' . E d i domenica tutto si fa quieto usciamo insieme come una volta a fare visita ai parenti "guarda com'è diventato grande! " . H o visto gente curva sopra i campi mietere il grano famiglie intere unirsi i giorni di vendemmia per la raccolta delle olive. Zai zai zai ecc. E una domenica ti incontrai per caso e mi scoppiò un indescrivibile piacere di conoscelti guarda cos'è il Destino! Vuoto di senso crolla l 'Occidente soffocherà per ingordigia e assurda sete di potere e dall 'Oriente orde di fanatici. n mito dell'amore Il mito dell'amore vive si . nutre di fantasia quando t 'innamori è tutto bello anche come ti ossessionano i pensieri nell'attrazione bisogno di unità echi di mantra nel suono del suo nome. Un giorno da ragazzi camminavamo sul lungomare mi disse "Sanno già di noi, vieni a casa ti presento ai miei" mi tocchi il cuore e la libertà ma solo l ' idea mi fa sentire prigioniero . Nei valori tradizionali il senso di una via primordiali movimenti interni a un'emozione amore mio resisterai a un altro addio. Il mito dell'amore muore senza tante cortesie ti accorgi che è finita da come cadi nell'insofferenza ciò che ti unisce ti dividerà nei miei ricordi la Quarta Sinfonia di Brahms. L'Oceano di Silenzio Il testo in tedesco è tratto da "Wasserstatuen " di Fleur Jaeggy Un Oceano di Silenzio scorre lento senza centro né principio cosa avrei visto del mondo senza questa luce che illumina i miei pensieri neri. e certi capi allora e oggi (Der Schmerz, der Stillstand des e certe masse Lebens Lassen die Zeit zu lang erscheinen) quanti fantasmi ci attraversano la strada. Quanta pace trova l'anima dentro scorre lento il tempo di altre leggi Ritornare a sud per seguire il mio destino di un'altra dimensione la prossima tappa e scendo dentro un Oceano di del mio cammino in me per trovare la mia stella Silenzio contro Al Mukhtar e Lawrence d'Arabia con canti popolari da osteria. Lo sai che quell'idiota di Graziani farà una brutta fine. Ho scritto già una lettera al Governatore della Libia . Ho scritto già una lettera al Governatore della Libia. sempre in calma . e i cieli e i mari (Und mir scheint fast prima dov'ero. Lo sai che più si invecchia Alexander Platz più affiorano ricordi lontanissimi Dass eine dunkle Erinnerung mir sagt Testo di Franco Battiato e Alfredo Cohen !eh hatte in fernen Zeiten E di colpo venne il mese di Febbraio faceva freddo in quella casa mi ripetevi: sai che d'Inverno si vive bene come di Primavera! Sì sì proprio così . La bidella ritornava dalla scuola un po' più presto per aiutarmi "ti vedo stanca hai le borse sotto gli occhi come ti trovi a Berlino Est?" Alexander Platz aufwiederseen c'era la neve faccio quattro passi a piedi fino alla frontiera: "vengo con te" . E l a sera rincasavo sempre tardi solo i miei passi lungo i viali e mi piaceva spolverare fare i letti poi restarmene in disparte come vera principessa prigioniera del suo film che aspetta all'angolo come Marlene . Hai le borse sotto gli occhi come ti trovi a Berlino Est? Alexander Platz aufwiederseen c'era la neve ci vediamo questa sera fuori dal teatro "ti piace Schubert?" Dort oben oder in Wasser gelebt) GIUBBE ROSSE (Live) (EM I , 1 989) Giubbe Rosse Abito in una casa di collina e userò la macchina tre volte al mese con 2000 lire di benzina scendo giù in paese . Quante lucertole attraversano la strada vanno veloci ed io più piano ad evitarle . Quanti giardini di aranci e limoni balconi traboccanti di gerani per Pasqua oppure quando ci si sposa Lettera al Governatore della usiamo per lavarci Presso una casa antica e bella petali di rose piena di foto di Regine e di bandiere aspettavamo il Console Italiano. Libia e le lucertole attraversano la strada com'è diverso e uguale il loro mondo dal mio . La fine dell'estate fu veloce nuvole nere in cielo e qualche Vivere più a sud per trovare la mia stella foglia in terra e i cieli e i mari carico di Lussuria si presentò prima dov' ero . l'Autunno di Bengasi. Passare dal mercato del pesce Lo sai che è desiderio della mano prendere i collari in farmacia per i cani e ritirare i vetri cattedrale del gazebo. l ' impulso di toccarla. Ho scritto già una lettera al , Governatore della Libia . I trafficanti d'armi Occidentali Il fuoco incandescente del vulcano passano coi Ministri accanto alle frontiere allontanò il potere delle Giubbe andate a far la guerra a Tripoli. Rosse Nel cielo vanno i cori dei soldati e come sembra tutto disumano 82 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III Mesopotamia come se fosse ieri mi vedo a volte in braccio a mia madre e sento ancora i teneri commenti di mio padre i pranzi, le domeniche dai nonni le voglie e le esplosioni irrazionali i primi passi, gioie e dispiaceri. La prima goccia bianca che spavento e che piacere strano e un innamoramento senza senso per legge naturale a quell'età i primi accordi su di un organo da chiesa in sacre stia ed un dogmatico rispetto verso le istituzioni. Che cosa resterà di me? Del transito terrestre? Di tutte le impressioni che ho avuto in questa vita? Mi piacciono le scelte radicali la morte consapevole che si autoimpose Socrate e la scomparsa misteriosa e unica di Majorana la vita cinica ed interessante di Landolfi opposto ma vicino a un monaco birmano o la misantropia celeste in Benedetti Michelangeli. Anch'io a guardarmi bene vivo da millenni e vengo dritto dalla civiltà più alta dei Sumeri dall'arte cuneiforme degli Scribi e dormo spesso dentro un sacco a pelo perché non voglio perdere i contatti con la terra. La valle tra i due fiumi della Mesopotamia che vide alle sue rive Isacco di Ninive. Che cosa resterà di noi? Del transito terrestre? Di tutte le impressioni che abbiamo in questa vita? L'era del cinghiale bianco Un'altra vita Voglio vederti danzare L'Oceano del Silenzio Sequenze e frequenze Aria di rivoluzione No U Turn Summer on a Solitary Beach Cuccurucucu Centro di gravità permanente Gli uccelli Non cambierà , non cambierà L'ombra della luce no cambierà , forse cambierà . Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nd sonno, quando non sono cosciente, quando il mio percorso, si fa incerto, E non abbandonarmi mai. . . Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali. Me ne vergogno un poco, e mi fa male vedere un uomo come un animale. Non cambierà, non cambierà si che cambierà, vedrai che cambierà . Voglio sperare che il mondo tomi a quote più normali che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature se avremo ancora un po' da vivere . . . La primavera intanto tarda ad arrivare. Le sacre sinfonie del tempo Le sento più vicine le sacre sinfonie del tempo con una idea : che siamo esseri immortali BENVENUTO CELUNI Una vita scellerata - Musiche per il fiim IV (EMI, 1990) caduti nelle tenebre, destinati a errare; nei secoli dei secoli, fino a completa guarigione. Guardando l'orizzonte, un'aria di infinito mi commuove; anche se a volte, le insidie di energie lunari, specialmente al buio mi fanno vivere nell'apparente inutilità nella totale confusione. . . . Che siamo angeli caduti in terra dall' eterno senza più memoria : per secoli, per secoli, fino a completa guarigione. Come un cammello in una COME UN CAMMELLO IN UNA GRONDAIA (EMI, 1 99 1 ) Povera patria Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore, si credono potenti e gli va bene grondaia Vivo c ome un cammello in una grondaia in questa illustre e onorata società! E ancora , sto aspettando, un'ottima occasione per acquistare un paio d'ali, e abbandonare il pianeta , E cosa devono vedere ancora gli occhi e sopportare? quello che fanno; e tutto gli appartiene. I demoni feroci della guerra, che Tra i governanti, quanti perfetti e Eppure, lo so bene che dietro a ogni violenza esiste inutili buffoni! Questo paese è devastato dal dolore . . . ma non v i danno u n po' di dispiacere quei corpi in terra senza più calore? fingono di pregare! il male . . . se fossi un po' più furbo , non mi lascerei tentare. Come piombo pesa il cielo questa notte. Quante pene e inutili dolori. Non mi abbandonare mai! Riportami nelle zone più alte in uno dei tuoi regni di quiete : È tempo di lasciare questo ciclo di vite. E non mi abbandonare mai " . Non mi abbandonare mai! Perché, le gioie del più profondo affetto o dei più lievi aneliti del cuore sono solo l'ombra della luce, Ricordami, come sono infelice lontano dalle tue leggi; come non sprecare il tempo che mi rimane . E non abbandonarmi mai . . . Non mi abbandonare mai! Perché, la pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa, sono solo l 'ombra della luce . Schmerzen (Richard Wagner) Sonne, weinest jeden Abend Dir die sch6nen Augen rot, Wenn im Meeresspiegel badend D ich erreicht der fruhe Tod; Doch erstehst in alter Pracht, Glorie der diistren Welt, Du des Morgens neu erwacht, Wie ein stolzer Siegesheld! Ach, wie sollte ich da klagen , Wie , mein Herz , so schwer dich MuB die Sonne selbst verzagen, MuB die Sonne untergehn? Und gebieret Tod nur Leben, Geben Schmerzen Wonnen nur: O wie dank ich, daB gegeben Solche schmerzen mir Natur! Traduzione: Dolori Sole, col pianto ogni sera I tuoi begli occhi fai arrossare, Quando ti immergi nello specchio del mare Pronta ti coglie una morte prematura; Ma risorgi all'antico splendore, Gloria del mondo ottenebrato Tu come un fiero eroe trionfale Di nuovo al mattino ti ridesti Ah, come potrei lamentarmi, Come, cuore mio, vederti tanto greve, Se il sole perfino deve disperare, Se perfino il sole deve tramontare? E se morte genera solo vita, I dolori danno solo gioie: O come sono grato alla natura Che di tali pene mi diede l 'affanno. Traduzione: Nostalgia placata Immersi nel riverbero d 'oro della sera come sono solenni i boschi Sulle voci degli uccelli dolcemente la brezza della sera spira . Cosa mormorano il vento e i Piccoli uccelli? Mormorando avvolgono il mondo nel sonno. Voi desideri che sempre vi agitate nel cuore senza sosta né riposo.! Nostalgia che sommuovi il respiro quando riposi, quando dormi tu? Plaisir d'amour (johann Paul Aegidius Martin) Plaisir d'amour ne dure qu'un moment, chagrin d 'amour dure toute la vie . l'ai tout quitté pour l'ingrate Sylvie; elle me quitte e prend un autre amant. Plaisir d'amour . . . Tant que cette eau coulera doucement vers le ruisseau qui borde la prairie je t'aimerai, m'répétait Sylvie. L'eau coule encore; elle a changé pourtant Plaisir d'amour. . . Traduzione: Gioia d'amore Gioia d 'amore dura solo un momento, Pena d 'amore dura tutta la vita. lo ho lasciato tutto per l'ingrata Sylvie (Silvia); Lei mi lascia e prende un altro amante. Gioia d 'amore . . . Finché quest'acqua scorrerà dolcemente verso il ruscello che costeggia i prati io t 'amerò, mi ripeteva 5ylvie. L 'acqua scorre ancora: lei però è cambiata. Gioia d 'amore . . . Mormorano i venti, i piccoli uccelli; ma voi, desideri senza meta, quando troverete il sonno? Ah, quando non Più in lontananze d 'oro il mio spirito alato dal sogno vagherà, non più su stelle eternamente lontane Riposerò il mio sguardo Pieno di nostalgia: allora i venti e i Piccoli uccelli con il loro mormorio avvolgeranno i miei desideri e la mia vita . Oh sweet were the hours (Ludwig van Beethoven) Oh sweet were the hours, when Gestillte Sehnsucht in mirth's frolic throng (Johannes Brahms) I led up the revds with dance and In goldnen Abendschein getauchet wie feierlilch die Walder stehn! When brisk from the fountain , In leise Stimmen der V6g1ein with song; and bright as the day, hauchet my spirits o'erflow'd, and ran des Abendwindes leises Wehn. V6gelein? ore O dolci furono le ore quando di scherzosa allegria riondanti lo aprii i festeggiamenti con balli e con canti; Quando fresca dalla fonte e chiara come il giorno La mia gioia traboccò e fuggì tutt'intorno . Vino.! Vieni e porta il vino che mi rallegri, Amico del cuore.! Vieni e brinda a me.! Vino.! Finché i sogni di gioventù di n uovo sono vicini, Perché devono lasciarmi, dimmi, perché? Tornate ore dolci.! Lasciate che io riveda una volta soltanto, Le vostre lievi aree forme di gioia e di incanto; Venite, concedete a un vecchio amico che l'allegro bicch iere va ricolmando Un saluto quando ve ne andate e sorriso quando vi state allontanando. Vino.! Vieni e porta il vino . . . Non so dimenticarvi, la speranza resta mia: Ho salute nel sangue e nel vino magia; E seppur passi troppo in fretta, il sole d 'autunno E più dolce e prezioso del sole di giugno. Vino.! Vieni e porta il vino . . . cheer me, Friend of my heart! Come pledge me high! Ihr Wunsche, die ihr stets euch Wine! Till the dreams of youth reget again are near me, ilh Herzen sonder Rast und Ruh! Du Sehnen, das die Brust beweget, Why musi they leave me, tell me, why? wann ruhest du, wann schlummerst du? Retourn, ye sweet hours! Once Beim Lispeln der Winde der V6gelein Your air1y light forms of again let me see enchantment and glee­ ihr sehnenden Wunsche, wann Come , give an old friend, while schlaft ihr ein? he crowns his gay glass, Ach, wenn nicht mehr in goldnen Fernen A nod as you part and a smile as mein Geist auf Traumgefieder eilt, nicht mehr an ewig fernen Sternen you pass o Wine! Come bring me wine . . . mit sehnendem Blick mein Auge weilt, I cV1not forget you , I would not dann lispeln die Winde, die There's health in my pulse, and a resign spdl in my wine; V6gelein And sunshine in autumn, tho' mit meinem Sehnen mein Leben ein. Nuove Effemeridi Traduzione: O dolci furono le Wine! Come bring me wine to Sie lispeln die Welt in Schlummer ein . - sunshine in June. Wine! Come bring me '\:vine . . . sparkling away! Was lispeln die Winde , die 84 Is sweeter and dearer than passing too soon n. 47 1999/III COMO UN CAMELLO EN UN CANALON (EM I , 1 99 1 ) Pobre Patria Sagradas sinfonias del tiempo Como un camello en un canal6n La sombra de la luz Schmerzen Plaisir d'amour Gestillte Sehnsucht Oh sweet were the hours Devo difendermi da insidie velenose e cerco di inseguire il sacro quando dormo la distruzione avvenne. in cortili, in primavera. Tornò nell'acqua. Le sabbie colorate di un deserto Sparì Atlantide. Vieni a prendere un tè al "Caffè de la Paix"? su vieni con me . Ancora oggi, le renne della tundra trasportano tribù di nomadi che percorrono migliaia di chilometri in un anno . . . E a vederli m i sembrano felici, medri lama'k khaddak ya ba medri l-ghomar fogh lesh wajhak asfar wajhak asfar kull marad ma biyya ya ba min dard il-asmar walla sabini b'ayuno l-helwa Traduzione.: SuUe palme Sulle palme, lassù sulle palme, lassù non so se è la tua gota che brilla o la luna, lassù . lo non voglio, ma la pena mi tormenta. L 'insolente mi chiede: "Perché giallastro è il tuo viso?" corpo attuale dopo aver viaggiato dentro il sonno. L'inconscio ci comunica coi sogni frammenti di verità sepolte: quando fui donna o prete di campagna, un mercenario o un padre di famiglia . Per questo in sogno ci si vede un po' diversi Non ho nessuna malattia: soffro per quella persona bruna che m 'imprigiona coi suoi dolci occhi. Atlantide E gli dei tirarono a sorte. Si divisero il mondo: Zeus la Terra, . Ade gli Inferi, Poseidon il continente sommerso. Apparve Atlantide. Immenso, isole e montagne, canali simili ad orbite celesti. Il suo re Atlante conosceva la dottrina della sfera e luoghi sconosciuti sono familiari. gli astri la geometria, Restano i nomi e cambiano le la cabala e l'alchimia. facce In alto il tempio. e l'incontrario : tutto può accadere. Sei cavalli alati, Com'era contagioso e nuovo il cielo. . . .... e c'era qualche cosa i n più le statue d'oro, d'avorio e oricalco. nell'aria. Vieni a prendere un tè al "Caffè de la Paix"? su vieni con me. perché non v'era notte allora . Beati nel dominio della preesistenza prima della caduta sulla Terra prima della rivolta nel dolore . w-inshidni l-batran ya ba Ci si risveglia ancora in questo splendori dei sempre più lontani tempi d'oro quando noi vivevamo in attenzione perché non c'era posto per il sonno Fogh in nakhal walla marida balini balwa Caffé de la Paix Sui giardini della preesistenza Torno a cantare il bene e gli fedeli al regno che era nei Cieli Fogh in-nakhal fogh ya ba CAFFÉ DE LA PAIX (EMI 1 993) �< ti sembrano felici? fogh in-nakhal fogh Opera (EMI, 1 992) neppure la'>'felicità. In un giorno e una notte volando indietro in epoche passate le rive trasparenti dei ruscelli. GILGAMESH e non sopportarono la felicità, neppure le felicità, Per generazioni la legge dimorò nei principi divini, i re mai ebbri delle immense ricchezze e il carattere umano s'insinuò Tu volavi lieve sui giardini della preeternità poi ti allungavi sopra i gelsomini. Ho visto dei cavalli in mezzo all'erba seduti come lo sono spesso i cani e senza tregua vedo buio intorno voglio di nuovo gioia nel mio cuore un tempo in alto e pieno di allegria . Delenda Carthago Per terre ignote vanno le nostre legioni a fondare colonie a immagine di Roma "Delenda Carthago" con le dita colorate di henna su patrizi triclini si gustano carni spezziate d'aromi d'Oriente ; in calici finemente screziati frusciano i vini, le rose, il miele . Nei circhi e negli stadi s'ammassano turbe stravolte a celebrare riti di sangue. .. , Conferendis pecuniis ergo sollicitae tu causa, pecunia, vitae! per te immaturum mortis adimus iter; tu vitiis hominum crudelia pabula praebes, semina curarum de capite orta tuo . Ricerca sul terzo Mi siedo alla maniera degli antichi Egizi coi palmi delle mani dolcemente stesi sulle gambe e il busto eretto e naturale un minareto verso il cielo cerco di rilassarmi e abbandonarmi tanto da non avere più tensioni o affanni. Come se fossi entrato in pieno sonno ma con i sensi sempre più coscienti e svegli e un grande beneficio prova il corpo, il cuore e la mia mente che spesso ai suoi pensieri m' incatena mi incatena. Somma la vista ad occhi chiusi, sottrai la distanza e il terzo scoprirai che si espande e si ritrova, dividi la differenza . dar payane safar o zaman nuri shegeft avar negahra por khahad va afaqha bara ye har koia alla fine del viaggio e del tempo, una luce m irabile occuperà lo sguardo e gli orizzonti per ogni dove e nel silenzio brillerà l 'Isola dei Giardini. L'OMBRELLO E LA MACCHINA DA CUCIRE (EMI, 1 995) L'ombrello e la macchina da sveglio ma ancor di più di chi diventa saggio e alla Sua gioia poi si ricongiunge sia Lode , Lode all'Inviolato. E quanti personaggi inutili ho MESSA ARCAICA (Prodotto da Enrico Maghenzani, 1 994) indossato io e la mia persona quanti ne ha subiti arido è l'inferno sterile la sua via . Quanti miracoli, disegni e ispirazioni. . . E poi l a sofferenza che ti rende cieco nelle cadute c'è il perché della Sua Assenza, le nuvole non possono annientare il Sole e lo sapeva bene Paganini che il diavolo è mancino e subdolo e suona il violino . Haiku Seduto sotto un albero a meditare mi vedevo immobile danzare con il tempo come un filo d'erba che si inchina alla brezza di maggio o alle sue intemperie . Alla rugiada che si posa sui fiori quando s'annuncia l'autunno assomiglio io che devo svanire e vorrei sospendermi nel nulla ridurmi e diventare nulla . UNPROTECTED ( 994) (Live) Il re del mondo La stagione dell'amore Prospettiva Nevsky I treni di Tozeur Strade dell'Est E ti vengo a cercare Mal d'Africa Se�ondo imbrunire Lode all'inviolato L'ombra della luce Dar daryaye zolmat khorshid ke napadid shod Nuove Effemeridi L'era del cinghiale bianco baghha khahad derakhshid. Traduzione: Nel Mar delle Tenebre quando il sole svanirà Degna è la vita di colui che è - Stranizza d'amuri va andar khamushi jazireye Lode all'inviolato Ne abbiamo attraversate di tempeste e quante prove antiche e dure ed un aiuto chiaro da un'invisibile carezza di un custode . 86 L'animale n. 47 1999/III cucire Ero solo come un ombrello su una macchina da cucire. Dalle pendici dei monti Iblei, a settentrione. Ho percorso il cammino, arrampicandomi per universi e mondi , con atti di pensiero e umori cerebrali . L'abisso non mi chiama, sto sul ciglio come u n cespuglio: quieto come un insetto che si prende il sole . Scendevo lungo il fiume scrollando le spalle . . . Che cena infame stasera, che pessimo vino, chiacchiero col vicino. Lei non ha finezza, non sa sopportare l'ebbrezza . Colgo frasi occidentali. Schizzano dal cervello i pensieri fini le calze , la Coscienza trascendentale, no l'Idea si incarna. Dice che questa estate ci sarà la fine del mondo . The end of the world, berretto di pelo e sottanina di tàrtan. Have we cold feet about the cosmos? Breve invito a rinviare il suicidio Va bene, hai ragione, se ti vuoi ammazzare. Vivere è un offesa che desta indignazione . . . Ma per ora rimanda . . . È solo u n breve invito, rinvialo. Va bene , hai ragione, se ti vuoi sparare . Un giorno lo farai con determinazione. Ma per ora rimanda . . . È solo u n breve invito, rinvialo . Questa parvenza di vita ha reso antiquato il suicidio . Questa parvenza di vita, signore, non lo merita . . . solo una migliore . Piccolo pub Vi saluto amici, ci vedremo domani . . . se l a notte non fa il suo col po stanotte. Trombe irreali, ululano cani, si sentono. Odo marcette militari . Nel '43, ero malato, vidi tutta la mia vita sudato scorreva finita. Vi saluto , amici , ci vedremo domani . . . se l a notte non fa il suo colpo stanotte. Cerimonioso, entro nel suo centro vitale. (L'armatura rimanda la Luce Originale) . Guerriero della vita sospendo le armi e la battaglia . Birra e urina si scambiano le parti: la latrina è il tuo caveau . Liquido vitale scorre in entrambe. Regalo della notte, piccolo pub. Nessuno o tutt'uno vacca nera sono gatto grigio nella tua notte. Nessuno o tutt'uno vacca nera sei gatto grigio nella mia notte. Fornicazione Fornicammo mentre i fiori si schiudevano al mattino e di noi prendemmo piacere, sì, l'un l 'altro. Libero. Ora la mia mente andava, seguiva le orme delle cose che pensava. Una canzoncina ardita mi premeva le ossa del costato . . . e , il desiderio di tenere le tue tenere dita . Vorrei tra giaculatorie di versi spirare e rosari composti di spicchi d'arancia, e l 'aria del mare, e l'odore marcio di un vecchio porto, Terra, desolata . . . Qualcuno ci lancia nella vita, e come pesce putrefatto putrefare . questa nell:a coscienza: Gesualdo da Venosa lo, contemporaneo della fine del mondo non vedo il bagliore, né il buio che segue, né lo schianto, né il piagnisteo ma la verità da miliardi di anni farsi lampo. Concerto n. 4 in do minore per archi di Baldassarre Galuppi (te , piccolo, minutissimo mazzetta di fiori di campo). La settima frase di Ornithology, l 'ultima, prima della cadenza e dal da capo via , il noto balzo da uccello, sull'ultima nota di Charlie . . . (Pensiero causale Imperativo categorico Ferma distinzione dell 'uomo dall'animale Teorema adiabatico!) I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa, musicista assassino della sposa cosa importa? Scocca la sua nota, dolce come rosa. anche quella di un povero Moto browniano Moto browniano, particelle di polline, pulviscolo londinese . Un frammento della Sfinge e altro sospesi in acqua . . . Provo sdegno verso alberi e fogliami, foreste onnipossenti. Mi invita una terra spoglia, senza tracce di vita. Uguali l'uragano , e il tenue soffio di vento . . . mi tentano paesaggi, senza alcuna idea di movimento . . . dove l 'immoto echeggia - riposi. Tao Tao, ama secondo il Tao . Ritieni i l seme . Duecentocinquanta milioni di spermatozoi in un solo orgasmo. Un solo uomo può popolare la terra. Un vecchio cameriere Splendore inconsumato di tutto l 'universo, fiato, punto fermo del cosmo: *" commesso che nel tempo stesso apre gli occhi rabbrividendo al giorno, che gli ghigna attorno. Ein alter Kellner, un vecchio cameriere, anche la sua coscienza getta sulla terra dolori e sofferenza. I piedi che gli dolgono, la moglie pazza, e quanto gliene viene dal fatto che egli è un uomo e appartiene alla razza. Un giorno amò ora si fa il bucato, sognando il re che sarebbe stato. Mentre il pensiero di te, si unisce a quel che penso . E i cicli del mondo si susseguono. Issami su corde per vie canoniche ascendendo e discendendo. Non fate cres-:::ere niente su questa terra. L'esistenza di Dio Giovane teologo non fare come in rue de Fouarre dove si produceva amore, si produceva per Dio e arnesi per dimostrarne l 'esistenza, che, già mostrava la sola competenza. Lessing diciassettenne arriva a Lipsia per fare teologia. Apprende prima la scherma e la danza . La distinzione e la lontananza. Camice, prego! Il teologo si prepari agli atti della sua professione. Ecco, no guardate un po' più sotto, qui vedrete esattamente com'è fatto Dio . L'attributo "buono" delimita uno spazio, segna una distanza. Il paziente non può aspettare . Si proceda a regolare dissezione. Camice, prego! Signori, anatomia! Presto, bisturi. Klemmen her! Signori teologi basta, ricucite. Ancora una cosa, mente a Ockam prego: Dio differisce dalla pietra Carta al gobernador de Libia perché questa , dice, è finita. La teologia vi invita, El animaI anzi vi impone di, immaginare Mesopotamia una pietra infinita. Probe Patria Camice, prego. Bandera BIanca Otra Vida Y te vengo a buscar Fisiognomica Alexander platz La era del jabali bIanco Cucurrucucu Centro de gravedad La estaci6n de los amores Casaca roja Los trenes de Tozeur SHADOW, LIGHT (EM I , 1 996) Up patriots to arms Mal de Africa Via lactea Como un camello en un canal6n Sentimiento nuevo Prospectiva Nevski El mito del amor Despertar en primavera La sombra de la luz Sagradas sinfonias del tiempo BATTIATO STUDIO COLLECTION (1 996) L'IMBOSCATA (Polygram, 1996) Di passaggio Testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro BATTIATO COLLECTION Tauto teni zwn kai ( 1 996) teqnhkoz kai (to) egregoroz Yo quiero verte danzar kai ltaqeudon kai neon kai ghraion tade gar Nomadas metapesonta ekeina esti Chan-son égocentrique kakeina palin tauta . No time no space 88 - Traduzione: Nuove Effemeridi n. 47 1999/III È la stessa cosa, che è viva e morta, che è desta e dormiente, che è giovane e vecch ia . Queste cose infatti, ricadono nel mutamento in quelle, e quelle viceversa in queste. (Eraclito, Frammenti, 88) Passano gli anni, i treni, i topi per le fogne, i pezzi in radio, le illusioni, le cicogne. Passa la gioventù, non te ne fare un vanto: lo sai che tutto cambia , nulla si può fermare. Cambiano i regni, le stagion i , i presidenti, le rel igioni, gli urlettini dei cantanti . . . e intanto passa ignaro il vero senso della vita . Si cambia amore, idea , umore, per noi che siamo solo di passaggio. L'Informazione, il Coito, la Locomozione. Diametrali Delimitazioni, Settecentoventi Case. Soffia la Verità nel Libro della Formazione. Passano gli alimenti, le voglie, i santi, i malcontenti. Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume, né prevedere i cambiamenti di costume. E intanto passa ignaro il vero senso della vita. Ci cambiano capelli, denti e seni, a noi che siamo solo di passaggio. Eipaz Kleombrotoz _pas hélie chàire Kleombrotos wmbra É iwthz hlat aj ufhlou Hombrakiotes hèlat ' af ' hupselù teiceoz eiz Aden, teicheos eis Aìden, axion ouden idwn ]anatou axion udèn idòn thanàtu Éa É on, alla Platwnoz kakòn allà Plàtonos (hen to peri psuches gramm 'analexamenos) . Traduzione: Dicendo; "Addio sole!" Cleombroto d 'A mbracia da un alto muro si gettò nell 'Ade. Non gli era capitato alcun male che fosse degno di morte; aveva solo letto uno scritto di Platone; quello intorno all'anima. (Ca llimaco, Epigrammi, XXIII) Strani giorni Testo di Manlio Sgalambro In nineteen forty five I carne to this planet Ascoltavo ieri sera un cantante, uno dei tanti, e avevo gli occhi gonfi di stupore nel sentire: "Il cielo azzurro appare limpido e regale" (il cielo a volte, invece, ha qualche cosa di infernale) . Strani giorni, viviamo strani giorni. Cantava: sento rumori di swing provenire dal neolitico, dall'Olocene . Sento il suono di un violino e mi circondano l'alba e il mattino. Chi sa com'erano allora il Rio delle Amazzoni ed Alessandria la grande e le preghiere e l'amore? Chi sa com'era il colore? Mi lambivano suoni che coprirono rabbie e vendette di uomini con clave. Ma anche battaglie e massacri di uomini civili. L'uomo neozoico dell'era quaternaria. Strani giorni, viviamo strani giorni. Nella voce di un cantante, si rispecchia il sole, ogni amata ogni amante . Strani giorni, viviamo strani giorni. La cura Testo di Franco Battiato e .Han/io Sgalambro Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, dalle ossessioni delle tue manie . Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te . Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà). Non hai fiori bianchi per me? Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare. Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza . Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza . I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi, la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto . Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. TI salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te . . . io sì, che avrò cura di te . 000 ein Tag aus Testo di Manlio Sga/ambro . . . ein Tag aus dem Leben des kleinen J ohannes La manina che sbuca pallida dal tuo vestito alla marinara Johann klein Johann Bist du denn ein kleines Madchen? Was solI aus dir werden, wenn du so fortfahrst? Er trank, an dem bekranzten Tische, den heissen Tee aus der Untertasse la musica ti sfinisce ist Demagogie, Blasphemie und Wahnwitz! ma tu scoppi d'amore. Genug, Tony, genug! Ich bitte dich was setzest du ihm in den Kopf Er sass, ein wenig liber die Tasten gebeugt Sedette e cominciò a improvvisare e i capelli castani gli coprivano le tempie in morbidi ricci così con malinconia lieve . Dies war ein Tag aus dem Leben des kleinen Johannes. Amata solitudine Testo di Manlio Sgalambro Ma mi piaceva essere così , avviluppato dai tuoi sensi artificiali. Ora sono come fluttuante . . . Amata solit� dine, isola benedetta. Così è finita, mi stacco da te, da solo continuo il viaggio. Rivedo daccapo il cielo colorato di sole, di nuovo vivo. Splendide previsioni Testo di Manlio Sgalambro Le previsioni danno nuvole nere, stormi di temporali in arrivo. lo sono pronto ad ogni evenienza, ad ogni nuova partenza: un viaggiatore che non sa dove sta andando . . . Enormi uccelli d'oro solcano il cielo, spruzzi di fuoco da i forni . L a gente vive senza più testa , la specie è in mutazione. E non sappiamo dove stiamo andando . . . Yo u and I will never die standing as the shadows of the night. You'll never fall in love a ��in In un punto altissimo, I get in touch of your glasso inaccessibile. Ecco com'è che va il mondo Testo di Manlio Sgalambro Era la più grassa puttana che mai avessi visto, la donna più grassa che avessi guardato . Aveva un vestito di seta cangiante, A quel tempo tu stavi, sicura di perline al collo, un ventaglio di te, della tua logica, guidando e parlando ininterrottamente . . . ed io, che già non t i ascoltavo Uno le disse: "schifosa montagna di grasso" più, (come ipnotizzato), seguivo gli occhi che seguivano i colori, struzzo, mani delicate. rise e dimenò il corpo come a dire sì , o buon Gesù, certo sì. i raggi elettrici della città . Farlo con te non deve essere Chissà cos'è quel moto che ci unisce e ci divide, sei grassa come tre . . . e quel parlare inutilmente delle nostre incomprensioni, di certi passeggeri malumori. Amata solitudine, comodo, e invece no, invece m i dicono che bel posto hai sei più bella di Marilyn o di Evelyn, non ricordo più. isola benedetta. Rise e dimenò il capo, A quel tempo di te, amavo il tuo pensiero logico e quella linea perfetta del baciare, farfugliò qualcosa, come a dire sì. Vedete come va il mondo? la simmetria delle tue carezze; Ecco com'è che va il mondo! La mia anima non stilla miele e vivificato dal chiarore vibrante di sapore: happyness and truth, bisogni scintilla di una mente universale. Ero in te come un argomento del tuo amore sillogistico, conclusione di un ragionamento. dolcezze, naturali. Ma io ho una bambina, negli intervalli , che m i accarezza i bianchi capelli . E gli anni si fanno docili al suo O memoria perché mi inganni, tocco perché come se fossi vento mi mi bacia sulle guance crudeli butti 000 Ein tag aus Amada soledad e giochi pazienti di rami mi intreccia questa polvere negli occhi, Espléndidas previsiones con le sue pupille da gatta. Era d'aprile o forse era maggio? accarezzavo le tue ginocchia e il tuo semplice cuore era Segunda-Feira contento. Per caso la rincontrai Ho avuto delle gioie, si. risi e dimenai il capo Ti ricordo così, povera Giulia, gaia accennai qualcosa come a dire sì. e ridente. Vedete come va il mondo? Es asi que marcha el mundo A la memoria de Giulia Serial killer Impaziente mi aspettava la vita, Ecco com'è che va il mondo! mentre il vento frizzante del Segunda feira mattino, Testo di Manlio Sgalambro si portava via ogni cosa. Ti porto con me Avevo diciassette anni. segunda feira de Lisboa Serial killer nel mio antico mare Testo di Manlio Sgalambro nell'Acqua occidentale, Mentre al riparo di un faggio anelo alla felicità delle foglie, sfilano lontane carovane e il mio sogno è perfetto. Ma l'esistenza mi attira mi vedo riflesso sulle acque del lago, sogno pomeridiano di un fauno che si sveglia . No non voglio farti del male , fratello mio, non credere perché ho un coltello in mano e tu mi vedi quest'arma a tracolla e le bombe che pendono dal mio vestito nel Mediterraneo affollato di navi e corpi d'ignudi nuotatori. Fanciulli con sguardo da fiere, gli occhi di lince dei Braganza, fissano il Nord. Sognando l'oltremare, come ghirlanda intrecciano una danza. Trago dentro do meu coracao, Todos lugares onde estive: A entrada de Singapura O coral das Maldivas Macao da noite , a urna hora . Segunda - feira de Lisboa, come bizzarri ornamenti, collane di scomparse tribù . Non avere paura , perché porto il coltello tra i denti e agito il fucile come emblema virile . Non avere paura della mia trentotto che porto qui sul petto. Di questo invece devi avere paura : i o sono un uomo come te . che nome d'incanto! Qui da noi è lunedì . Soltanto. Memorie di Giulia Testo di Manlio Sgalambro Quel letto d'ottone in cui mi accoglievi giovinetto, il radiogrammofono che prendeva tutto, quando ti portavo in quel caffè FRANco BATIIATO (Polygram, 1998) Shock in my town (v. pago 91) Stage door (v. pag. 9 1) La stagione dell'amore (Live) La cura (Live) "prego, fragole con panna" dicevo e superbo ti guardavo mentre l 'altro mi ricambiava con disprezzo sogghignando verso te . E la tua foto che portai IL BALLO DEL POTERE tanti anni addosso prima che un CPolygram, 1 998) cassetto l'accogliesse e la sbiadisse , n ballo del potere seppi della t u a morte Ti muov i sulla destra poi sulla sinistra e rividi i tuoi boccoli e sul tuo viso la sorte. resti immobile sul centro La mia memoria trae fuori i ricordi provi a fare un giro su te stesso, un giro su te stesso. da un cappello senza che io sappia perché questo e non quello . Talvolta si dormiva tutti e tre De paso io tua madre e te nello stesso letto ma che innocenza, che santa trinità era un gesto d'affetto e di rispetto. 90 - Nuove Effemeridi U EMBOSCADA ( 1 9S6) Ho avuto delle gioie. o. Dias extranos El ciudado 47 1999/III "You miss me and I miss you" Fingi di riandare avanti con un salto, poi a s inistra con la finta che stai andando a destra, che stai andando a destra. "You miss me and I miss you" Poi si aggiungono i pensieri con un movimento indipendente dalla testa , dalle gambe con un movimento dissociato dalla testa, dalle gambe. I Pigmei dell'Africa, si siedono per terra con un rito di socialità , tranquilli fumano l 'erba. The circle symbolizes T'ai Chi which is formless and above duality. Here it is manifesting itself as the progenitor of the universe. It is divided into yin (the dark) and yang (the light) which signify the negative and positive poI es. Pairs of opposites, passive and active, female and male, moon and sun o (Il cerchio simbolizza T'ai chi che è informe e al di sopra di ogni dualità . Qui esso manifesta se stesso, come il progenitore dell 'universo. È diviso tra Yin (il buio) e Yang (la luce) che significa polo negativo e polo positivo. Coppie di opposti, passivo e attivo, femmina e maschio, luna e sole) . Gli aborigeni d'Australia si stendono sulla terra, con un rito di fertilità vi lasciano il loro sperma . Stage door Mi sembra di viaggiare in zone rarefatte del pensiero, dove si affina la mia disposizione a vivere che si inebria di stili e discipline . In un insieme irridente di parche voglie , celebro il mio vanto i miei sensi la mia unicità . Furono giorni di stanchezza assurda e depressiva, di una totale mancanza di lucidità . Quando ti chiedi in qualche letto sconosciuto , che cosa hai fatto e perché vivi in tanta estraneità . Sapessi che dolore l'esistenza che vede nero dove nero non c'è n'è . Il fatto è che non posso più tornare indietro che non riesco a vivere con te ne'" senza di te, credimi. Ma io vorrei essere un'aquila vedere il piano del mondo che inclina verso di noi e le leggi che si inchinano lanciarmi a inseguire il tuo deserto e i poteri solenni e le porte dorate cominciare di nuovo il viaggio . Emma Alla fine di Settembre carico di umidità , io mi abbandono ai miei pensieri, né pentimenti o verità . . . I l cervello s i fonde alle tue menzogne mi indigno per la tua violenza, e reclamo l'oblio, un po' di pietà . . . Settembre m i ascolta piovoso e instabile. Aspetto ancora il mio momento, che presto verrà: un luogo nel mondo, GoMMALACCA (Polygram, 1 998) Shock in my town Shock in my town velvet underground Shock in my town velvet underground giusto per ingannare, Ho sentito urla di furore la freccia che mi ucciderà . di generazioni, senza più passato, Mio capitano andiamo avanti. L'ardore dei miei sensi eternamente ritorna, con severo disordine . La febbre per le membra. La voluttà finale della verità a di un colpo di pistola? Alla fine di Settembre carico di umidità, mi lascio andare al mio destino, senza rimorsi, in libertà . Il mio io si riprende la sua monotonia. La luce si illumina in fondo ai viali. Aspetto ancora il mio momento aspettando l'inverno. L'incantesimo Il cielo mi sembra di lacca e madreperla che l'orizzonte adorna . La costellazione del camaleonte emana poca luce, è insignificante. di neo-primitivi rozzi cibernetici signori degli anelli orgoglio dei manicomi. Ho incontrato allucinazioni . Stiamo diventar.do come degli insetti; simili agli insetti. Nelle mie orbite si scontrano tribù di sub-urbani, di aminoacidi . Latenti shock addizionali, shock addizionali sveglia, sveglia kundalini, sveglia kundalini per scappare via dalla paranoia come dopo un viaggio con la mescalina che finisce male nel ritorno. Shock in my town velvet underground Shock in my town velvet underground Ho sentito urla di furore di generazioni, senza più passato, di neo-primitivi rozzi cibernetici signori degli anelli orgoglio dei manicomi. Dal sud affolla il vespertino Ho incontrato allucinazioni . e inonda di colori il giorno, per me , che amo quello che non è. Stiamo diventando come degli insetti; simili agli insett i . Salta dalla fantasia e via per il Nelle mie orbite si scontrano tribù mondo, via per il mondo . La corona boreale che Bacco scagliò verso l'ignoto, verso l'infinito. Il sud inonda di colori il giorno , per me, che amo quello che non è. L'incantesimo di perdute esistenze che non saranno mai . L e speranze d i presenze intorno a noi. L'incantesimo che ama quello che non è. di sub-urbani, di aminoacidi . Latenti shock addizionali, shock addizionali sveglia, sveglia kundalini, sveglia kundalini per scappare via dalla paranoia come dopo un viaggio con la mescalina che finisce male nel ritorno. Auto da fé Si è fatto tardi sulle nostre esistenze e il desiderio tra noi due è acqua Fingi di riandare avanti con un passata . Si intrecciano lenzuola come sacre bende di sacerdoti egiziani. salto, Davvero tu non c'entri niente è poi a sinistra con la finta che stai andando a destra, solo colpa mia . che stai andando a destra. "You miss me and I miss you" Mi sono accorto tardi che tutto quello a cui tenevo, ti era indifferente , scivolava via . Poi si aggiungono i pensieri Siamo lontani, distanti, ti parlo e con un movimento indipendente dalla testa, dalle gambe non mi senti. È sceso il buio nelle nostre con un movimento dissociato dalla testa, dalle gambe. coscienze e ha reso apocrifa la nostra I Pigmei dell'Africa, si siedono per relazione. Vorrei innestare il modo terra con un rito di socialità, tranquilli fumano l 'erba. dell'indifferenza The circle symbolizes T'ai Chi e allontanarmi da te; which is formless and per presentarmi al tribunale di above duality. una nuova inquisizione . Here it is manifesting itself as the Faccio un "auto da fé" dei miei innamoramenti, progenitor of the universe. It is divided into yin (the dark) and yang (the light) which signify un "auto da fe . Voglio praticare il sesso senza sentimenti. the negative and positive poles . E mi piaceva camminare solo per Pairs of opposites, passive and sentieri ombrosi di active, female and male, montagna, nel mese in cui le foglie cambiano colore, prima di addormentarmi all'ombra del destino. moon and suno (Il cerchio simbolizza T'ai chi che è informe e al di sopra di ogni dualità. Qui esso manifesta se stesso, Casta Diva come il progenitore Greca, nascesti a New York, dell'universo. e lì passasti la tua infanzia con genitori e niente di speciale. Fu un giorno che tua madre stanca dell'America e di suo È diviso tra Yin (il buio) e Yang (la luce) che significa polo negativo e polo positivo. Coppie di opposti, passivo e attivo, femmina e maschio , marito, prese i bagagli e le vostre mani, luna e sole . vi riportò indietro nella terra degli Gli aborigeni d'Australia si Dei. stendono sulla terra, Eri una ragazzina assai robusta . con un rito di fertilità vi lasciano Non sapevi ancora di essere il loro sperma. divina . . . La preda c i hai spezzato per sempre il E scivola la sera cuore. tra i luoghi che attirano il mio sguardo Ti strinse forte il successo ballò fino a sera con te la mia attenzione. la musica non ti scorderà mai . Dormo solo poche ore . Viaggiasti e i l mondo stringesti. Ti accoglievano navi, aerei e treni, invidie, gelosie e devozione. Un vile ti rubò serenità e talento . Un vile ti rubò serenità . Un vile ti La caffeina scuote le mie voglie sto sempre sveglio, ho voglia di arditezze. Non saremo più né tu né io . Cerca di restare immobile, non rubò. parlare Divinità dalla suprema voce lento il respiro all'unisono rallenta la tua temporalità mi è entrata il cuore. nelle ossa . Muta la furia in ebbrezza in n ballo del potere tenerezza las éi�ti andare fino ad arrivare Ti muovi sulla destra poi sulla sinistra Non saremo più né tu né io. n mantello e la spiga Sotto l 'ombra sospiravi pastore di ombre e di sotterranei segreti parlavi di una vita trascorsa. Come sempre le foglie cadono d'autunno. Intona i canti dei veggenti cedi alla saggezza alle scintille di fuochi ornai spenti, regolati alle temperature e alle frescure delle notti: lascia tutto e seguiti. Guarda le distese dei campi, perditi in essi e non chiedere altro. Lasci un'orma attraverso cui tu stesso ti segui nel tempo e ti riconosci . Correvi con la biga nei circhi. E fosti pure un'ape delicata , il gentile mantello che coprì le spalle di qualcuno. Lascia tutto e seguiti. I tuoi occhi dunque trascorrono svagati ed ozi come una spiga . Come sempre le foglie cadono d'autunno. Sotto l'ombra sospiravi pastore di ombre e di sotterranei segreti parlavi di una vita trascorsa. Come sempre le foglie cadono d'autunno. Intona i canti dei veggenti cedi alla saggezza alle scintille di fuochi ornai spenti, regolati alle temperature e alle frescure delle notti: lascia tutto e seguiti. Guarda le distese dei campi, perditi in essi e non chiedere altro. Lasci un'orma attraverso cui tu stesso ti segui nel tempo e ti riconosci. Correvi con la biga nei circhi . E fosti pure un'ape delicata , il gentile mantello che coprì le spalle di qualcuno. Lascia tutto e seguiti. I tuoi occhi dunque trascorrono svagati ed ozi come una spiga . Come sempre le foglie cadono d'autunno. all'estasi con me . resti immobile sul centro Volare così in alto da afferrare la provi a fare un giro su te stesso , preda ambita un giro su te stesso . senza luoghi comuni né vane "You miss me and I miss you" 92 - Nuove Effemeridi parole. n. 47 1999!III È stato molto bello I colli dei cigni splendono alla luce e mille barbagli trafiggono le palpebre il fuoco che bruciò Roma è solo sprazzo. Così mi incendi. Ma già qui vivo vite parallele per sopravvivere. ciascuna con un centro, con un' avventura Ma il 30 Agosto 1 916, il È stato molto bello finisce la tarda e qualcuno che mi scalda il cuore. Ciascuna mi assicura compariva a salvarli con un'altra estate. È stato molto bello si prolungano addormentato o stanco braccia che mi stringono. 2. Il ricordo Con bugie di suoni mi possiedi. le ombre oltre la sera . Non domandarmi dove porta la strada seguila e cammina soltanto. lo non invecchio niente più mi imprigiona. Quello che fu Ah! Questo passato dove il mio rifugio presso di te fu quello che fu, dove la polvere più pura sulla tua sogl ia , fu quella che fu. Duri come pietre come due amici eravamo insieme . Preso del tuo cuore ho detto che il nostro legame fu quello che fu . Irragionevole, non ci poteva niente, non potevo immaginarmi senza . La follia fu quella che fu, fu quella che fu. L'impero delle parole la distinzione tra bene e male la ripida discesa dal cielo alla terra disperata verso l 'incarcerazione fu quello che fu la circumnavigazione i nomi che si diedero alle cose la gioia e il dolore dell'esistere l 'enigma del consenso le emozionali imprese della specie fu quello che fu , tutto fu quello che fu . Quel che deve ancora avvenire il sorgere della città di Dio l 'emblema che ci fa forti e sicuri oppure pazzi e disperati. Ti gridavo: sono disperso, disperso. Vite parallele Mi farò strada tra cento miliardi di stelle la mia anima le attraverserà e su una di esse vivrà eterna. Vi sono dicono cento miliardi di galassie tocco l'infinito con le mani aggiungo stella a stella sbucherò da qualche parte, sono sicuro , vivremo per l'eternità. Credo nella re incarnazione in quel lungo percorso che fa vivere vite in quantità ma temo sempre l'oblio la dimenticanza. Giriamo sospesi nel vuoto intorno all'invisibile, ci sarà pure un Motore immobile. E già qui vivo vite parallele ciascuna con un centro, una leggel'ldario capitano, ". nave. Stille Dammerung Der garten ist gefrohren Die Rosen erlitten Sage mir warum Sage mir varum in einem verlorenen Garten Sage mir warum deine Stimme horen Sage mir warum schweige bitte nicht. speranza la tenerezza di qualcuno . Tu pretendi esclusività di sentimenti non me ne volere perché sono curioso, bugiardo e infedele. Qui vivo vite parallele ciascuna con un centro, con un'avventura e qualcuno che mi scalda il cuore . Shakleton 1 . La storia Una catastrofe psicocosmica mi sbatte contro le mura del tempo . Sentinella, che vedi? Una catastrofe psicocosmica contro le mura del tempo. Durante la grande guerra nel Gennaio del 1 9 1 5 , u n forte vento spingeva grandi blocchi di ghiaccio galleggianti imprigionando per sempre la nave dell'audace capitano Shakleton. Su un piccolo battello, con due soli compagni, navigò fino a raggiungere la Georgia Australe; mentre i 22 superstiti dell'isola Elefante sopportavano un tremèndo inverno. (Deriva, deriva, verso nord, nord-ovest. Profondità 370 metri 72 di latitudine est) . Per sopravvivere furono costretti a uccidere i loro cani, FLEURs (Prodotto da Franco Battiato, 1 999) Invito al viaggio (F. Battiato) Medievale (F. Battiato) Ruby Tuesday (Rolling Stones) }'entends siffier le train (R. Anthony) Aria di neve (S. Endrigo) Te lo leggo negli occhi (S. Endrigo) Ed io tra di voi (e. Aznavour) La chanson des vieux amants O. Bre!) Era de maggio (e. Di Giacomo) La canzone dell'amore perduto (F. De Andrè) Amore che vieni, amore che vai (F. De Andrè) Que rest-t-il de nos amour (Trenet-Bufalino) 94 La spada nell'acqua I testi di questa sezione, eccezionfatta per quello di Saturnino, sono stati selezionati fra quelli peroenuti al "forum " che Nuove Effemeridi ha aperto, in occasione di questa monografia, nel sito Internet ufficiale di Franco Battiato "L 'uomo del/Isola dei giardini " (www. battiato. it). Cool (Ascoli Piceno, 1982) - Tranquilla serata di una cittadina di provincia. Franco Battiato era finalmente arrivato con il suo fantastico tour "La voce del padrone" . lo avevo 14 anni ed ero stato appena reclutato dal basso elettrico. Quindi, affamatissimo di concerti, ma non avendo a disposizione la cifra per comprare il biglietto dal solito bagarino panzone fuori dal cancello, andai su una collina detta dei "portoghesi", da dove si riusciva a vedere e sentire. Rimasi immobile a osservare l'enorme massa di persone e quello strano personaggio, che prima si sedeva su un tappeto, poi accennava buffi passi di danza, eseguendo con una voce incantatrice delle melodie bellissime e molto originali, unite a testi formati da parole che non avevo mai ascoltato in canzoni di autori italiani. Forse non le avevo proprio mai sentite. Il giorno dopo iniziai ad ascoltare e riascoltare l'album, suonandoci sopra. I suoi e quelli di Battisti erano gli unici dischi di cantautori italiani che valesse la pena di ascoltare e studiare tra quelli presenti nella collezione di mia sorella. Ero diventato un vero fan. (Milano 1996) Mi viene chiesto di suonare in un nuovo disco di Franco Battiato. Coo!!!! Incontro Franco durante un dopo cena. Un uomo estremamente gentile e divertente. Abbiamo parlato di musica e mi ha fatto ascoltare i brani cbe sarebbero diventi hits dell'album L 'imboscata, tr� questi La cura. Già dal primo ascolto era diventata una della più belle canzoni d'amore di sempre. Tutto è poi andato benissimo. Ogni tanto ci incontriamo o ci sentiamo per telefono e lui è sempre così: semplicemente . . . una persona meravigliosa. (Saturnino) - 94 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III "Un uomo , attraversando il fiume a nuoto, perse la sua spada . Allora lasciò cadere tra i flutti un pezzo di legno, per segnare il punto in cui era caduta . E fece per allontanarsi. Pochi istanti dopo , però, per amore della spada, decise di tornare indietro . Ma non riuscì più a trovarIa, perché nel frattempo era stata trascinata altrove». Fu per amore della spada , che riposava bambina in qualche greto del cuore? Il pezzo di legno oramai poteva anche essere finito nell'oceano e l'uomo alto e secco lo sapeva; pure , e gu almente , tornò . Mai s'era lasciato te ntare prima, mai l'avrebbe rifatto. Partita di beneficenza , nazionale cantanti contro "All Star" del calcio femminile . "Mi disturba la non accettazione del proprio Karma". Tecnica decisamente mista sul tappeto di San Siro. L'uomo alto e secco aveva quarantadue primavere pesanti disseminate sull'ascesi. Di storielle sufi ne conosceva parecchie altre ma , chissà perché, era quella a danzargli sui tubolari. A metà degli anni Ottanta incassare oltre duecento milioni non era frequente per serate così, fatte per pensieri così. "Vi sono spiriti timorosi la cui capacità di comprendere è stranamente limitata da idee preconcette .. (Renè G uenon) . Fu invece il Dharma , l'equilibrio sanscrito del Manu , il Re del Mondo, a indicare la strada al visionario del " Grande Esodo"? Franco Battiato allacciò gli scarpini e ritrovò i gesti. Il centro di gravità permanente è solo nel cercarlo e allora il gioco c'entra , non smette mai. Era una bellissima notte con settanta­ mila voci intorno. Al calcio doveva quel naso incurabile , erano giorni di stop e rilanci e sgambetti e soprattutto di pali rettan­ golari, spigoli cattivi come speroni. "Ma dopo il frontale non smisi mica, il calcio era un mio amico caro" . Quattro , cinque lustri fa, e suoni canzoni luoghi spartiti. Giustizia e Pace . "Armonia" è un'altra traduzione possibile . "Un vero maestro libera , non lega". Morandi, Mogol e Giacobbe aspettavano il fischio sparpagliati sul semicerchio. Dall'altra parte del prato le signore non porgevano violette e non ne chie devano. Dilettanti in m aschera dal palleggio professionale , cariche di scudetti e di rimbalzi: la leggendaria Betty V ignotto , la principessa Morace , e Carta, Marsiletti , Augustensen, O'Neal. Sette minuti perché, sull'out sinistro, si materializzasse ombrata la sagoma di una bionda interminabile e potente , quadricipiti come fotogrammi per lezioni di anato­ mia. È una punta che toglie gli scalpi alle marcatrici e poi glieli sventola in faccia . La Reilly punta il bardo dello Shri-Shweta­ Varaha-Kalpa , anche detto "Era del Cinghiale Bianco" , lo punta e lo salta con un unico scarto . Poi se ne va, in progressione . Battiato ha due stecche per gambe . I calzettoni gli cadono giù, senza più vertebre . Resta sul posto, si volta , vede un casco biondo che fugge via . Si riscuote . Si mette alla caccia, s'inventa un cambio di marcia. Accorcia. Rivede il casco biondo verso l'intersezione delle righe. Gli ultimi metri: può piazzarci il tackle dimenticato nelle giovanili di un Catania di venticinque anni fa. Il tackle dimenticato : ma l 'ha dimenticato, ha 42 anni, si chiama Franco Battiato, non Antonio Cabrini, ed è qui solo perché era utile che ci fosse . Lo squarcio sotto l 'inguine sembrò sonoro, il dolore una metastasi di sofferenze , ma cosa importava più? Altri quattro metri d'inerzia . Ci provò con 'sta gamba, dèi dei vecchi terzini aiutatemi, se siete ancora tra i t rifo gli . Il cross che era partito t e s o sbatté s u l l a suola dell ' allievo di G urdjieff, signore d' a ltri schemi: il pallone schizzò oltre il fondo, fe steggiando quell'impronosticabile scivolata. Battiato stramazzò: strappo, lancinante e insindacabi­ le , il suo match era finito lì . Scosse sismiche più che fitte lo accompagnarono nel tragitto in barella, gli sembrava di non essere in sé. Stupita , la Reilly corse per raggiungere la lettiga. Gli acca­ rezzò la testa . Battiato sorrise piano, scavando nel dolore, sempre più assordante, e nel rumore, sempre meno decifrabile : .. Ero un terzino grintoso, tanti anni fa . . . È dura , a quarant'anni, vedersi scappar via l'ala, specie se è donna». Un vero maestro non lega ma libera , se occorre , anche in corner. (Marco Tarantino) Alcune considerazioni personali Ogni tempo, ogni luogo e ogni cultura sono sempre stati caratterizzati da proprie forme musicali. La cultura occidentale contemporanea, in particolare, sembra prediligere la cosiddetta "mu sica leggera " , dove alle composizioni "classiche" dei secoli appena trascorsi si sostituiscono spesso sonorità strutturalmente più semplici, ma anche meno "costrette" da schemi canonici prefissati . Ovviamente (e giustamente) il classico non è stato abbandonato, anzi; moltissimi sono tuttora i suoi "cultori " . Tuttavia, si assiste spesso a d u n a sorta d i chiusura elitaria i n cui tutto ciò che non è musica classica o affine viene pregiudizial­ mente bollato come di basso valore artistico e quindi non degno di nota . Il mondo musicale risulta così inevitabilmente suddiviso in rigide categorie e lo sconfinamento da una all'altra è raramente praticato, forse per il timore di scontentare il pubblico di entrambe . È innegabile che ciò ha spesso impedito che avvenissero scambi di cultura musicale, " relegando" nei loro ambiti artisti che molto avrebbero potuto dare se alla loro espressività non fossero stati posti limiti. Cosa c·ent. a tutto questo con Battiato? Beh . . . moltissimo, come vedremo. Quando negli anni '70 le "canzonette" (non in senso spregiativo . . . ) la facevano da padrone, Battiato, allievo di Stockhausen, si cimentava in composizioni di musica " d ' a v a n g u a rd i a " , e v i d e n t e m e n t e r i c e rc a n d o t u t t o fuorché il successo commerciale . Cosa lo spingeva? Probabilmente ciò che spinge il ricercatore a non fermarsi di fronte all'apparenza , ma ad andare a scoprire ciò che i più non consi­ dererebbero, ciò che sta sotto la superficie, per trovare nuove "verità" e consegnarle al mondo (in questo caso, musicale) . Ad un certo punto, però, Battiato decide di cambiare rotta, forse perché ritiene non più sufficientemente stimolante il percorso speri­ mentale , o forse perché ne ha esau rite le personali sfere d'interesse . Fatto sta che "anche lui " , proveniente da un mondo musicale dal p u b b l i c o e l i t a ri o , a p p r o d a a l l a " m u s i c a leggera " . L o troviamo così n e l ' 79 c o n il primo LP del " nu ovo corso " , L 'era del cinghiale bianco. Sette composizioni che lo v e d o no c o l l a b o r a r e c o n u n m u s i c i s t a "classico" come Giusto P i o . Sette composi­ zioni in cui il violino si accompagna alle sonorità prettamente pop-rock della chitarra elettrica e della batteria. Sette composizioni che colpiscono per il loro carattere vagamente esotico e fanno già presagire l'originalità di Battiato e il suo essere fuori da ogni schema predeterminato. Segue poi Patrio ts, un album che continua il percorso appena iniziato col primo . Ma è con La voce del padrooe, nell'8 I , che Battiato si rivela al grande pubblico. 0, forse, è il grande pubblico che si accorge di lui. Che si accorge che nel panorama artistico nazionale Ce non solo) musica di questo tipo non esiste, rappresenta una novità da scoprire . E Battiato, da una condizione di quasi "Veri amici" Se Battiato può cantare, io posso ascoltare. E viceversa . Noi due sia mo come i "veri �amici" della storiella zen: se lui suona di una montagna, io la vedo. La sua musica mi cambia, mi accorda con l'universo, mi accompagna "a braccetto" . A volte è "puro terrore metafisico", conoscenza; mi può procurare sonni agitati o lievi sussulti di piacere. Vivo costantemente sotto l'incantesimo della sua voce. Ho fatto questa ricerca: Ionia, mitico ponte tra Oriente ed Occidente, dopo la nascita di Battiato viene chiamata Riposto. Che significa rifondato, ma anche nascosto, segreto, conservato. Tra tutte le possibili, è quest'ultima la definizione che mi piace di più , il ripostiglio delle cose buone della mia infanzia. La domanda è: se riuscirò a varcare la soglia di q u e l r i p o s t ig l i o , p otrò an c h ' i o s e n t i re 1"'Armonia"? Per ora mi trovo tra Segnali di Vita e E Ti vengo a cercare, naturalmente aspiro all' Ombra della Luce, poiché non oso pensare di diventare Haiku. Nel frattempo Gli uccelli mi consolano, proprio come il primo giorno. Il mio scopo è morire serena, sono Gilgamesh e sto cercando di salvarmi l'anima. Deine Stimme Horen. ( Gianna Tacconi) Catania, Palacatania, "Gommalacca Tou.r" (J999) 96 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III anonimato, viene catapultato nel mondo della notorietà . Non c'è radio che non trasmetta in continuazione le sue canzoni (riscoprendo anche quelle dei due album precedenti) , non c'è giornale o rivista che non si occupi di lui. La " miscela esplosi­ va " che determina tutto questo è certamente da ricercare nell 'originalità della sua musica, unitamente a quella dei suoi testi . Con i lavori successivi, da L 'a rca di Noè a Fisiognomica, si rende però sempre più evidente il percorso di ricerca che Battiato ha intrapreso . Una ricerca che nell 'S7 lo porta anche alla realizzazione di un 'opera lirica come Genesi. Una ricerca in parte spirituale ( come denotano i testi delle canzoni) , in parte stilistica . che lo porta nel ' 9 1 (dieci anni dopo La voce del padrone) a realizzare l'album Come un cammello in una grondaia, contenente quattro s u e composi­ zioni e quattro lieder di \\·agner. Martin, Brahms e Beethoven. La svolta " classica " è ormai al suo culmine . L'orchestra è il suo accompagnamento, le chitarre elettriche e il ritmo della batteria sembrano banditi . Permane qualche sonorità elettronica , però forse volutamente velata , di sottofondo. Ma come, questo è lo stesso Battiato della musica d'avanguardia che faceva inorridire i puristi classici? Questo è lo stesso Battiato rock che si esibiva negli stadi davanti a migliaia di persone? Sì, lui. Qualcosa lo deve avere spinto a non fermarsi a ciò che aveva già provato, a percorrere vie più ardue ma senza dubbio stimolanti. Immerso in questa nuova dimensione totalmente classica, nel '92 il " m a e s t r o " p o rt a a c o m p i me n t o la s u a s e c o n d a o p e r a , Gilgamesh, e successivamente la J1essa arcaica. Il Battiato di Cuccurucuccu sembra ormai lontano anni luce, Impossibile immaginarlo nuovamente "saltellante" su un palco come nei concerti dell"'era rock·· . lui ora seduto su di un tappeto e ' immerso nell' ensemble dell 'orchestra . Quanti lo devono avere " abbandonato" , per essere di\'entato "troppo serio" . E quanti lo devono aver seguito come un nuo\'o rarissimo rappresentante del classicismo contemporaneo. Molti avranno ritenuto che avesse finalmente trovato la sua via e che non l'avrebbe mai più lasciata . Eppure no. Il Battiato che ama stupirei nel '93 crea un album come Caffè de la Paix, in cui. se permane un profondo misticismo nei testi, musicalmente c 'è in parte un ritorno alla strumentazione "pop-rock" e il ritmo della batteria fa di nuovo la sua comparsa . Ma come . " Battiato non si era donato total­ mente alla musica classica , quella colta?", avrà pensato qualcu­ no . " Perché fa un passo indietro?" E intanto , poco dopo, presenta una nuova opera , Il cavaliere dell'intelletto, Eh sì, c'è chi ama catalogare . . . Ma la ricerca non è mai finita . "Perché adagiarsi sul già sentito, sul già provato?" , sembra dirci Battiato . Il '95, con l'album L 'ombrello e la macchina da cucire, segna l ' inizio della sua collaborazione con il filosofo Sgalambro . " Liberato" dall "' impegno" di scrivere i testi, Battiato può concentrarsi totalmente sulla parte musicale, percorrendo più che in altre occasioni le vie dell'elettronica . Il risultato è unico. C'è chi grida addirittura al capolavoro. Ma come , questo è lo stesso . . . Sì, questo è lo stesso Battiato della musica d'avanguardia, dei concerti rock, delle composi­ zioni classiche . Ed ecco che nel '96 avviene l "'impensabile" . Con l'album L 'imboscata (titolo azzeccatissimo) ritornano in maniera preponderante le chitarre, il rock, le sonorità un po' stile Voce del padrone. Tra i fan , c'è chi non ci capisce più niente . Perché l 'avrà fatto? ;;Per soldi " , avrà pensato qualcuno . Certo, questo disco ha avuto più successo dei precedenti. Ma chi segue la storia artistica di Battiato non si dovrebbe ormai più stupire dei cambiamenti a cui ci ha abituato . Se le canzoni de L 'imboscata sembrano più orecchiabili e falsamente più semplici di quelle di altri album, mantengono tuttavia una grande carica artistica e sono forse il mezzo per veicolare verso un pubblico più vasto forme musicali di rara bellezza. La storia recente ('98) è data dall'album Gommalacca, altro straordinario viaggio di Battiato nello scibile musicale, dove la "durezza" di suoni primordiali si accompagna ad atmosfere techno e a sottofondi classici. Come già per L 'imboscata nel '97, segue un applauditissimo tour nei palasport italiani. E il nuovo Battiato rock diventa mattatore totale (anche teatrale) della scena . Sembrano lontanissimi i tempi del "misticismo" dell' Ombra della luce, in cui l'orchestra era la sola scenografia e le mani soltanto si muovevano . . . "Bene" , dirà qualcuno, "Ora Battiato fa' musica rock" . Ma intanto, sono in programma l 'opera Caduta e distruzione di Troia e u n lavoro per il Giubileo . . . Quanti artisti sono passati per tutte le forme musicali che Battiato ha sperimentato? Quanti hanno saputo guardare al di là del ristretto campo in cui si sono posti? Quanti hanno avuto il " coraggio" di cambiare , di ricercare , di rifiutare di essere " catalogati"? Ben pochi. E allora , inevitabilmente, consapevol­ mente o no, hanno limitato la loro creatività. Consapevolmente o no , hanno p recluso a se stessi le infinite vie che l 'arte musicale può rivelare. Sembra dirci Battiato: .. Non esiste la musica classica, la musica leggera, la musica colta, la musica popolare . . . esiste la Musica k (Marco Porta) Gommalacca Alla fine dell'estate del 1 998 e con un titolo quasi rassicuran­ te, vide la luce l'attesissimo Gommalacca, un lavoro davvero ricco di contrasti e sfumature straordinarie, complici i testi spesso su:: \�ali scritti ancora in collaborazione con Manlio Sgalambro. In copertina addirittura campeggia una borsa di acqua calda , come a simboleggiare qualcosa di confortante , che " riscalda" rispetto al carattere piuttosto "freddo" di parte dei brani. Erano in molti a scommettere sull'ennesima "imbo­ scata " , lo stesso artista siciliano aveva affermato di voler affidare a sonorità molto particolari la composizione di questi ultimi brani. E infatti si avvalse della collaborazione di alcuni giovani musicisti molto interessanti che già avevano attinto dalla musica cosiddetta "techno" per la creazione di loro precedenti lavori . Una sfida interessante , Gommalacca, nella quale effetti elettronici, computer, batteria e chitarre elettriche si fondono per cercare di esprimere quella energia che lo stesso Battiato ha sempre posto al centro della sua ricerca . D'altra parte il tocco personale e il messaggio del musicista di Jonia risultano sempre immutati , riconoscibilissimi, pur se immersi nelle difficili elucubrazioni elettroniche, da lui stesso peraltro già sperimentate durante gli anni '70. Bisogna ascoltare molte volte l'intero album e alla fine ci si rende conto di trovarsi dinanzi a un'altra grande provocazione : la dicotomia tra alcuni tratti ad alto volume e altri più calmi e meditati , dicotomia spesso presente all'interno dello stesso brano , è in fondo la sfida del prossimo millennio, i residui di umanità e sentimento che l'Uomo deve trovare in questo rumoroso secolo oramai alla fine per riuscire a salvarsi dall'ennesima Apocalisse . Chi si attendeva il proseguimento de La cura rimase sconcer­ tato, ma non bisogna dimenticare che proprio L 'imboscata si chiudeva con Serial Killer, un brano in cui si cominciavano a sentire i suoni tecnologici e i segnali "apocalittici" che questo lavoro approfondisce in maniera più matura . A partire dal primo brano, Shock in my town, dura filippica contro i cibernauti imbrigliati nelle loro reti senza più passato , si verifica ciò che abbiamo affermato. Ci viene presentata una città virtuale nella quale tutto, anche la voce, viene distorto, e poche frasi riescono a descrivere i rozzi cibernetici , ' signori degli anelli, orgoglio dei manicomi; ma siamo tutti un po' cibernauti, forse, viene coinvolto anche chi non viaggia sulla Palermo, chiesa diS. Maria dello Spasimo 0999J Palermo, chiesa di S. Maria dello Spasimo (1999) grande rete telematica, è questo stesso mondo a farci vivere ormai senza un briciolo di emozione, e non serve viaggiare su Internet per diventare come degli insetti, simili agli insetti, sempre p iù p iccoli e in procinto di essere schiacciati dal presunto progresso . Sembra proprio di ritornare al 1 982 e riascoltare, anche se in chiave musicale decisamente diversa, la vecchia Clamori: il mondo è piccolo il mondo è grande . . . Infestati di ragnatele pieni di minuscoli computers . . . mosche giganti sputano dati ... Eccola già presente, la World Wide Web , .. i l piccolo grande mondo telematica, g l i insetti che schiacciano gli uomini, a loro ormai simili . Già , piccoli grandi clamori nel mondo moribondo, e lunga sarà la fine se non proviamo a scappare via dalla paranoia, risvegliare la "kundalini" , l'energia vitale , tornare subito ad essere davvero umani, perché per chi rimane catturato nella rete intricata di false verità, il tentativo di ritorno al mondo reale può davvero finire male, rischia di rimanere insetto allucinato e ormai disperso nel grande oceano dei neo-primitivi. Ed ecco cosa accade a chi rimane naufrago virtuale: anche i sentimenti sono ormai elettronic i , scompare addirittura il desiderio di amare e si verifica quello che nel 1 98 5 il brano Personal Computer definiva sesso meccanico: un sesso senza sentimenti . E sì, in Auto da fè veniamo fulminati da una espressione davvero forte, volutamente provocatoria, rispetto all'amore universale de La cura, perché mentre è sceso il buio nelle nostre coscienze, si può fare tardi, troppo tardi per tornare indietro . 98 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III E prima di addormentarci all ' ombra del destino rischiamo di fare un Auto da fè dei nostri innamora­ menti, presentarci al tribunale di una nuova inquisizione. Auto da fè è una espressione spagnola che sta ad indicare il giudizio che l 'Inquisizione del XVI e XVII secolo realizzava contro gli eretici e che finiva con la morte sul fuoco di molti infelici. Ecco dunque l'esame di coscienza distorto che ci può portare addirittura a condannare i sentimenti, camminare da soli nei sentieri ombrosi del tempo e desiderare il modo dell'indifferenza, preferirla ad un amore sofferto, ma pur sempre all'amore . È un messaggio epocale quello che si cela dietro questo brano : se anche l'ultima speranza dell'umanità viene messa sotto processo , condannata , bruciata, allora è davvero la fine. In contrasto con il carattere forte e provocatorio dei primi due brani compare una Casta Diva come Maria Callas, la sua voce struggente a rassicurare e riscaldare il cuore, la sua storia e i suoi viaggi a dimostrare come la passione e l'amore per una persona, per una disciplina, possono permettere anche ad una ragazzina assai robusta di sconfiggere il tempo, rimanere per sempre tra noi, nonostante invidie, gelosie e devozioni. Un primo esempio, questo, della maniera di ricercare quel percor­ so che può condurci alla salve�za. Certamente, invece, l'attuale modo di fare politica conduce da tutt'altre parti, è semplicemente un ballo mascherato del potere, una farsa dove sempre le stesse persone balzano da una parte all'altra seguendo solo le regole dell'opportunismo. E invece la legge universale insegna: esiste il cerchio che simbo- Lefotografie alle pagg. 99, 100, 101, 1 02, 1 03 sono di Giovanni Canitano Iquadri riprodotti allepagg. 1 04. 105, 1 06, 1 07sono di Siiphan Barzani (Franco BattiatoJ Easy Life Battiato è nato a Riposto, il 23 marzo 1 945 alle ore 1 4 . È un esplosivo Ariete con un ascendente in Leone, che sottolinea la sua energia creativa, resa ancora più carismatica dalla congiunzione Luna-Plutone in 1 2/ campo della mappa natale. La sua persona ha dimensioni della sensibilità e dell'inconscio insondabili. Il segreto è nella sua vita una dimensione essenziale, contraddittorio con la sua essenza Ariete-Leone che è fatta di pura energia e semplicità. Il sole in 9/ campo lo rende irresistibilmente attratto dal Lontano, geografico o mentale che sia. . . È questo che fa di Battiato u n uomo di profonda e raffinata cultura ... anche perché il vero scopo della sua vita, la sola cosa a cui lui tiene più di ogni altra, è "Conoscere", ampliare giorno per giorno i suoi orizzonti mentali (, .. le pareti del cervello . . . ). In questo scorcio di ' 99 al contrario della sua abituale riservatezza, potremmo assistere ad una piacevole ed amabile sovraesposizione di sé . . . un ritrovare quei valori Ariete, così elementari, e così semplicistici, che il nostro ha giustamente rinnegato quando spiccò il volo della ragione . . � Adesso è il momento di consumarli . . . esuberan­ za, superficialità, facile sessualità, il nostro amato ha diritto adesso ad un momento di easy life giocando con il proprio ego, e con una strana voglia di semplificare le connessioni sofisticate della sua mente . . . Questo non è tutto . . . e Velvet) 100 - Nuove Effemeridi n. 47 199911II lizza T'ai Chi; esso è informe e al di sopra di ogni dualità, e in questo sussiste l'unica, suprema lotta degli opposti, luce e buio, positivo e negativo, amore e odio, altro che destra e sinistra della politica attuale. E gli antichi popoli australiani e africani ci mostrano un altro modo per ritrovarci assieme e bere alla sorgente della vita: essi attingono alla legge dell'universo ponendosi in terra e manifestando riti straordinari di socialità e fertilità . Ed ecco arrivare un altro suggerimento, a noi povere prede di questo mondo moribondo, -muta la furia in ebbrezza in tenerezza» è una frase bellissima, che lascia intravedere un altro spiraglio di salvezza: se in questo rumore tecnologico cerchia­ mo di restare immobili e non parlare, allora anche il lento respiro all'unisono rallenta il cuore ed in questo supremo silenzio è possibile raggiungere l'estasi. Il segreto, anche qui, è uno solo: ricercare amore, la preda ambita, sotto qualsiasi forma esso si manifesti, in qualunque epoca storica sia compar­ so e maturato nei cuori dei piccoli uomini di questo pianeta. Perché dal pezzo Il mantello e la spiga si comincia a respira­ re aria di passato, vite trascorse, canti di veggenti e bighe nei circhi, come testimonianze di qualcosa che ancora ci appartie­ ne, perché basta lasciare un'orma attraverso cui noi stessi ci seguiamo nel tempo e ci riconosciamo, riconosciamo i tanti incendi e le bugie di suoni che oggi possono e devono aprirci il cuore all'illuminazione più importante e vitale, quella al cui confronto il fuoco che bruciò Roma è solo sprazzo. È stato molto bello vivere come un gentile mantello che coprì le spalle di qualcuno, oppure oziare come una spiga, ma quelle espe­ rienze passate ora ritornano come piccoli fuochi ormai spenti, è giunto il momento di lasciare tutto e seguire il percorso più importante, senza domandare dove porta la strada . Camminare soltanto, coscienti di essere piccole tessere di un mosaico grande come l'umanità intera, e come piccole tessere sicuri di far parte integrante di un tutto che racchiude passato, presente e futuro. E siamo anche noi partecipi di quello che fu , della lunga evoluzione che ha portato l'uomo alle soglie del terzo millennio: siamo i figli della follia, dell'impero delle parole, della distinzione tra bene e male, della ripida discesa dal cielo alla terra, disperata, verso l'incarcerazione. Questa frase ricorda gli angeli caduti sulla terra del brano Le sacre sinfonie del tempo, l'idea di dover scontare il peccato originale nei secoli dei secoli, nella caduta sulla terra. E per salvarci da questa condanna dobbiamo essere partecipi anche di quello che sarà, cambiare direzione alla freccia del nostro d e s t i n o , guidare attivamente u n ' a ltra emozionale impresa della specie, perché forse quel che deve a ncora avvenire è già avvenuto nelle tante Apocalissi che ci hanno preceduto. Ed è proprio vero, la gioia e il dolore dell'esistere sono legati anche al sorgere della città di Dio, quel simbolo che ci fa forti e sicuri oppure pazzi e disperati, a seconda dell'uso che ne fanno i «Gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi- e noi cosiddetti "cristiani" , nella loro maniera distorta di interpretare la dottrina e nel nostro modo assurdo di concepire la fede . Vivere vite parallele significa anche questo: saper ritrovare il percorso giusto, ritornare dalla terra al cielo, farsi strada tra cento miliardi di stelle, toccare l'infinito con le mani ed essere sicuri di vivere per l ' eternità . Perché , e questa credo sia l ' affermazione più rassicurante di Gom malacca, anche se giriamo sospesi nel vuoto, intorno all'invisibile , ci sarà pure un motore immobile, quella forza suprema che ci fa vivere vite parallele , ciascuna con un centro, una speranza, la tenerezza di qualcuno. E per la seconda volta nell'intero lavoro compare questa tenerezza , un "sentimiento nuevo" , finalmente umano, a testimonianza dell'importanza di ricercare in questo Silenzio del rumore qualcosa che davvero riesca a dare un senso a tutto ciò che ci circonda . Il disco si conclude con un'altra canzone dedicata ad un personaggio leggendario del nostro s e co l o : il c a p it a n o Shakleton c h e c o n il s u o viaggio traccia nuovamente i l percorso che tutti noi dovremmo seguire. Durante la grande guerra egli dovette l a s c iare la s u a nave imprigio n a t a tra i ghiacci dell'Antartide, andare con un ""p iccolo battello a cercare rinforzi e ritornare a salvare i 22 superstiti. E cosa aspettiamo? I viaggi dell'audace capitano Shakleton, come il ritorno nella terra degli dei di Maria Callas sono in fondo la metafora della nostra esistenza, siamo tutti chiamati a diventare capitani coraggiosi, B reve teoria della possibilità melodica Quanto stupisce dei melodici incantamenti tessuti da Battiato è la loro assoluta imprevedibili­ tà. Solo in ciò che si apre alla "possibilità" ha luogo l ' impreve dibile . L ' errore tradizionale compiuto sia da chi genera melodie - il composi­ tore - che da chi le melodie le assimila l'ascoltatore -, risiede nel considerare la musica "mera presenza" , nell'imbavagliare l'atto creativo melodico tramite il "sistema anestetico dei generi" (in base al quale la musica è prodotto di consumo definito, rivolto alle diverse nicchie d' ascolto) . Un autentico talento creativo ha, invece, da interpretare la musica "in quanto possibile" , nella sua assoluta ingenuità, nella sua capacità di cogliere, unica tra le arti, l'infinito all'interno del limite. Battiato è uno dei pochi musicisti al mondo ad assecondare la possibilità della musica, senza cadere nella trappola dei generi, e a coltivare della musica l'incantesimo; ciascuna sua opera discografica è una sorta di alchimia estetica, che accarezza i sensi con il velluto degli arrangiamenti e spiazza le mere istanze razionali - che producono i generi mediante !'imprevedibile del suo essere possibile. È particolarmente abile ad attuare la suprema sintesi delle categorie estetiche di sogno ed ebbrezza, e in quest'arte maestri indiscussi erano i greci. Pertanto lo si può persino considerare autore genuinamente "tragico" . (Francesco Prisco) Hoen disse: «Il Buddha passato e quello futuro sono entrambi suoi servi. Chi è costui?-. Commento di Mumon: Se ,- Jpite chiaramente chi è, è come se incontraste vostro padre in una strada . affollata. Non occorre che domandiate a qualcuno se lo avete riconosciuto veramente. Non combattere con l'arco e lafreccia di un altro. Non cavalcare il cavallo di un altro. Non discuteregli errori di un altro. Non interferire nel lavoro di un altro. (Mumon) Quando nelle fiabe la gente si ridesta da un sonno profondo e incantato, si trova in questa situazione: si domanda se tutto ciò che ha veduto nei sogni frammentati non sia alla fin fine reale, mentre il nuovo mondo, così limPido all 'apparenza, è un 'illusione. Quando mi inoltrai sul cammino, dopo il compimento dell'infanzia, avevo precisamente questo senso di dislocazione. Saràforse un errore considerare lafanciullezza come una forma di sopore, un periodo di riposo per la vita spirituale, ma per far maturare ciò che nell'infanzia fu seminato, sembra che occorra una forma di sonno, una disattenzione aipiatti stereotipi dai quali siamo circondati. (lGta Morio) Si trova qui, molto raramente nelle zone Più basse, più sovente man mano che si sale, una pietra limPida e di una estrema durezza, sferica e di grossezza variabile - un vero cristallo, ma, caso straordinario e sconosciuto nel resto delpianeta, un cristallo curvo! È chiamato, nella lingua di Porto­ delle-Scimmie, peradam . (René Daumal) 1. Un robot non può arrecare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. 2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti da esseri umani, purché tali ordini non contravvenga:: no alla Prima Legge. 3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e la Seconda Legge. (Leggi della robotica di Asimov, cyborgcitazione) 102 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III perché una catastrofe psicocosmica ci sta sbattendo contro le mura del tempo, un tempo sempre più assurdo: dobbiamo provare a ri-percorrere la nostra vita, attingere a quelle ultime risorse che ancora possiamo condividere e ritornare a salvare ciò che rimane di importante e che è degno di essere portato con noi. E così la fine ricorda un poco l'inizio: anche il capitano Shakleton e 'i suoi marinai , come noi piccoli uomini, era rimasto imprigionato, loro naufraghi nei ghiacci, noi nel nostro mondo moribondo. Spetta ora ai nuovi Shakleton del terzo millennio scendere dalla nave di questa vita, provare a costruir­ ne un'altra e affrontare assieme il lungo viaggio . . . Sì, sembra proprio di vedere il film di Fellini E la nave va, con questa enorme imbarcazione alla deriva nel difficile viaggio attraverso il tempo. Ma tutto questo in fondo è Gomma-Lacca: Morbido­ Duro, eterna lotta tra Bene e Male, Amore e Odio, Pace e Guerra, ricerca di un equilibrio, di un centro di gravità perma­ nente. Ecco perché ci troviamo dinanzi ad un album forte , difficile ma affascinante: dietro una musica che scuote ci sono messaggi che , se possibile, fanno ancora di più: nell'intero lavoro si ascolta la presenza dell'autunno , il mese in cui le foglie cambiano colore , questo strano autunno che precede un inverno davvero tremendo, la stagione che può coprirci tutti per sempre come con la vernice indelebile di gommalacca, o segnare il definitivo passaggio ad una nuova, rassicurante primavera. Pensiamoci, oggi più che mai dipende solo ed esclusivamente da noi, dalla nostra capacità di trovare ciò che ancora resta di umanità e sentimento, guardare al mondo con occhi finalmente diversi. (NoMeS) Le strane vie che portano all'essenza Piccola e non conclusa storia di un "Cercatore di verità ". Nella giovinezza del "Cercatore di verità" c'erano già stati mille libri letti e mille cattivi maestri frequentati. Cantanti e professori, preti di campagna e vagabondi di mare, guaritori di paese e cantastorie di passaggio. Un maestro di pensiero ogni sei mesi, in media. Questi, e tanti altri, li troviamo ad insegnare le rispettive dottrine sugli innumerevoli incroci di cui è disseminata la Via . Si impara quello che si può, poi si passa avanti. Fino a che (per caso? per fortuna? o per successive evoluzioni?) imbocchiamo il sentiero che sembra portare dalla parte giusta. Continueremo sempre ad imbatterci ·in altri crocevia, ma intanto diventiamo man mano più dotati di senso dell'orientamento. Torniamo alle vicende del nostro "Cercatore". Può accadere che ad un certo punto uno si illuda di esser approdato ad un punto d'arrivo. Difatti, ci fu un momento in cui anche il nostro giovane viandante credette di aver capito tutto. Sul versante estroverso del vivere (politica, società, costumi, ecc.) trovava delle risposte soddisfacenti nell'inquieto sproloquiare di Nanni Moretti. Per la vita interiore si pasceva degli intricati teoremi di un Cari Gustav Jung. La psicanalisi, quante certezze! Tutto pareva logico, tutto aveva una ragione, ogni - moto dell'animo pareva riconducibile a meccanismi collaudati. Le paurose secche degh oceani del silenzio non potevanò' tentarlo. Eppure, non si sa come e perché, il nostro ricercatore dell'anima, tra l'altro in odore di comunismo, un bel giorno udite! udite! - si arruola e diventa un bel tenentino, come si diceva una volta. Ingegnere (altro colmo, a ben guardare) lo era già e quindi tutti i progetti di ricerca sembrarono scolorare in contraddittorie scelte di vita. Un vero peccato, perché qualche risultato cominciava ad intuirsi, già cominciava a maneggiare qualche strumento utile a ficcare il naso tra le pieghe del mondo. Sì, si potevano avere perplessità sulle manie morettiane che lo avevano contagiato (ma vedremo delle strane coincidenze anche in questa storia); oppure si poteva obiettare sul perché Jung e non Freud o Adler. Ma adesso, tutto pareva banalmente, sorprendentemente ingrigioverdire . Insomma, possibile che nelle sue peregrinazioni fosse stato così sfortuna­ to, o maldestro, da imboccare una serie di vicoli ciechi? No. È a questo punto che (il caso di cui sopra?) compare sulla scena un altro tenentino, un altro ingegnere. Si chiama Josè. Nasce una bella amicizia ma ci si aspetterebbe un ulterio­ re allontanamento da un qualsiasi centro di gravità permanen­ te. Invece un bel mattino, sul loro pullman grigioverde, andan­ do alle grandi manovre, Josè canticchia: ..Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine". .Ma è la canzone di Nanni Moretti in Palombella rossa. Lo adoro, guardo quel film almeno una volta la settimana! Me la canti di nuovo?.. ..Ma che Palom bella rossa! È Battiato! .. ..Ah, cerco un centro di gravità permanente, cuccurucucu . . . ..Ho capito: ascoltatore medio-basso. Infilati un po' queste cuffie." ..Che roba è? Unprotected. Mmm, non mi sembra affatto male ... Passano i mesi e la natur� riprende il suo corso naturale. I nostri due ufficialotti pacifisti ridiventano placidi ingegneri, Josè a Milano, l'altro, il cercatore, a Lecce. Forse non si rive­ dranno più, ma i semi dell'amicizia quando attecchiscono danno piante molto longeve, che si accontentano di poche annaffiature, anche a distanza di anni. E di strani concimi. » Nuove emozioni Non potrei dire chi è Franco Battiato ma voglio parlare della mia percezione di lui e della sua musica. Partendo dal presupposto che Battiato in quanto percezione è un'illusione, ma questo vale per tutti, quello che sento della sua musica è l'incostanza in equilibrio. La sua musica è un vortice emotivo di cui il centro, e quindi l'equilibrio, si crea spontaneamente ma non gli appartiene; come un dito che disegnando un cerchio ripetuto nell'acqua genera un mulinello che al suo centro ritroverà l'equilibrio. La vita per sua natura dinamica non è equilibrio ma esso esiste ed è intrinseco nella natura stessa. Ed è per reazione naturale che dico a Franco di continuare a muovere il dito e creare nuove emozioni. (Michele Negri) Estetica musicale La musica di Franco Battiato marca una tappa della mia vita in Italia. La crisi di tutta una generazione, toccata dalla voglia di mettere in causa i valori e le culture diverse . L'Oriente e l'Occidente si toccano, così come il classico e il popolare. Gli strumenti e le parole rivelano tutta una nuova forma di dire in musica l'incontro universale tra gli uomini. Con Battiato in Italia e Ran Kiao in Portogallo ci rendiamo conto che l'estetica musicale è cambiata e che i modelli non sono i stessi di una volta. (Fernanda Angius) Una fusione mistica e atemporale di poesia, di fùosofia e di sensualità. (Antonella Verde) Il b allo del p otere Il brano di cui ci occupiamo, è stato scritto, per quanto riguarda il testo, insieme al "Grande Vecchio" Manlio Sgalambro. Bisogna dire che il sodalizio tra i due è diventato, nel tempo, quasi un sottile connubio di idee e di intenti, infatti lo stile, le provocazioni, l'uso delle parole, delle lingue straniere, la biologica sensualità del brano sono tra le più tipiche estroversioni di Franco. 11 ballo del potere appartiene a quel filone dei pezzi di Battiato che sono estremamente godibili a livello di ritmo e musicalità. Brani che letteral­ mente innestano ricordi ancestrali di antiche danze tribali sensualissime: e allora come in un vortice il corpo e la psiche insieme godono di una ritmica perduta nei tempi e miracolosamente re cupe rata dall'estro "sensuale e mistico" del nostro Franco. In un tunnel di suoni antichissimi e attualissi­ mi insieme, s'innesta la bella voce femminile di Ginevra a destare memorie carnali, la dissertazio­ ne , resa "seducentemente diabolica" almeno per q u a nto riguard a il personaggio del v i d e o , s u l l ' e terno T ' a i C h i , p e n n e l l a i l s u o n o di misticismo commercializzato e profondo insieme, i movimenti descrittivi del ballo sono ritualistici, come gli antichi insegnamenti esoterici di Don Juan al discepolo Carlos Castaneda: è la "Tense­ grità": i movimenti del potere dell'antica magia degli sciamani messicani, movimenti per espandere e contenere l'energia . . . i riferimenti alle culture tribali con i loro riti di socialità e di fertilità affermano da soli il legame profondo forse anche inconscio di Franco con i rituali e te rn i gratifi c a nt i e sempl i c i d e l l a vita di sempre . . . "e quanto lunga e tortuosa la strada, e quante volte abbiamo tentato . . . " (suggestiva citazione lennoniana . . . ) e tutto ed ogni input cade nella mischia della s up rema ironia di ­ Franco, che comunque noi per primi prendiamo solennemente sul serio . . . Basti pensare come viene "vissuto" da noi estimatori un brano come 11 ballo del potere: saltano le sedie, la testa, il sangue, l'umore. ( Velvet) 104 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/1II Forse per nostalgia, per ricordare i bei giorni andati, o forse anche per la vecchia passione nannimorettiana, l 'ormai sbiadito cercatore un giorno decide di comprare Unprotected. Lo fa per ricordarsi di un amico; lo fa per capire meglio un autore di cinema. In realtà trova finalmente i percorsi giusti. Scopre una di quelle rare persone che sanno, che conoscono le leggi del mondo. Incontra un essere che cerca di dissimularsi sotto le spoglie di Franco Battiato , cantante di musica leggera, ma si tratta in realtà di un Sapiente, di uno che vive da millen­ ni. Forse viene dritto dalla civiltà più alta dei Sumeri. C ' è da lavorare, ma l'avventura della conoscenza lo affasci­ na, lo inviluppa, lo assorbe come mai in precedenza. Niente da spartire con i cincischia menti di gioventù. Dopo Unprotected lo studio (ormai è tale) si allarga all'intera produzione dell"'Uomo dell'isola dei giardini" . Ma non bastano le canzoni, si ascoltano le opere, i primordiali esperimenti di musica contemporanea, tutto. Non ci si accontenta più della Voce del padrone, bisogna trovare e conoscere Fetus. In ogni brano, uno spunto, un rimando. È una spirale che si allarga a dismisura. Gurdjieff e la quarta via, Ouspensky e la meditazione, i sufi e il grande Rumi, Yogananda e Aurobindo, un insegnamento di prima delle sabbie che pochi sanno ed un crescente ardore per l'Inviolato. Il cercatore si accorge che opere come Le sacre sinfonie del tempo sono pagine di esaltante teologia; L 'ombra della luce avvicina tanto a Dio da lasciare senza fiato; La stagione dell 'amore incoraggia a credere ancora e sempre nell'altro da sé. Vennero anche i giorni dello smarrimento. Sgalambro, cosa vorrà costui? Come possono andare d'accordo un ombrello e una macchina da cucire? Ma non tutto può essere facil e . L'Est, l'Ovest ed il Mediterraneo Perseveriamo, dunque. E infatti arrivano gli stupori de La cura, e poi Shock in my town, Shakleton, quasi un'opera lirica, la commovente Casta Diva, l'altissima Quello che fu. L'esperienza del concerto fa riscoprire Fornicazione. Era solo una difficoltà di crescita, ora egli è in grado di capire che anche L 'ombrello e la macchina da cucire è un punto mai toccato di sapienza poetica e musicale. E come non spostarsi in zone rarefatte della mente con Moto browniano? Sì, Franco Battiato è uno dei padroni della musica, possiede i segreti più insondati di quest'arte. È, non si abbia pudore a dirlo, tra i grandi musicisti di questo secolo. Oggi il cercatore ha capito che le scoperte non possono finire mai: è suo dovere , in quanto appartenente alla specie, portare sempre più all'esterno della spirale della conoscenza la sua mente, punto in movimento sulla curva che s'allarga senza fine . Non domanderò dove porta la strada, la seguirò soltanto. Franco, continua solo a indicarci delle direzioni. ( Giuseppe Piccinno) Storia di una vocazione Uno diventa prete quando si accorge che Gesù Cristo nella propria vita è una presenza così reale e straordinaria che non può fare a meno di voler dediCare a Lui tutta la vita per annun­ ciare a tutti che Egli è il Signore, il Salvatore. Ma i segni con i quali uno pian piano capisce che questa è la strada sulla quale Dio lo chiama sono molteplici e i più diversi tra loro, e si manifestano in modi spesso imprevedibili. Ebbene, forse non ci Forse gran parte dello sforzo intellettuale precipitato · in · tanti anni di carriera musicale da Franco Battiato può riassumersi in ciò che segue: riaprire un varco per la nostra memoria attraverso cui si possa immaginare come il Mediterraneo, nel cui mezzo si trova proprio la Sicilia, sia la chiave per comprendere luci ed ombre dei vitali legami fra l'Est e l'Ovest, specialmente in un tempo in cui il solo concepire dell' esistenza di tali legami suscita indifferenza se non addirittura inaudita repulsione. Un grazie a Franco Battiato dunque per questa sua meritoria "opera intellet­ tuale". (Francesco Maiolo) Dervishi rotanti -Lascia tutto e seguiti!- ripete Battiato ne Il mantello e la spiga. Quasi a sottolineare ancora una volta il famoso motto dell'oracolo delfico (poi ripreso da Socrate): "Conosci te stesso". C'è sempre stato nel percorso musicale di Battiato un approfondito lavoro di conoscenza interiore . Non si è mai trattato di una conoscenza statica, fine a se stessa, ma piuttosto di un lungo processo di evoluzione, manifestato attraverso una delle arti più pure e primordiali: la musica. E su una tela musicale, prendono forma anche i disegni delle danze mistiche dei Dervishi rotanti, che hanno sempre affascinato Battiato . Un movimento circolare (-codici di geometria esistenziale-) ed ossessivo su se stessi, attorno al proprio asse spirituale, ma anche corporeo (-come i Dervishes tourners che girano sulle spine dorsali.). Una danza che sembra riportare l' attenzione sul p ro fo n d o valore d e l l ' intros p e z i o n e , q u a l e componente indispensabile di u n a crescita interiore. L'eterno "girare" su se stessi per raggiungere la verità assoluta. ( Valentina Giampien) crederete, ma l'ascolto della musica di Battiato, seppur in modo marginale e certamente non determinante (ci mancherebbe!!!), ha in qualche modo favorito a preparare e disporre il terreno sul quale il Signore ha gettato i semi della mia vocazione. Per cui voglio qui raccontare non la storia e le ragioni della mia vocazione (bastino le parole che ho scritto all'inizio), né tantomeno descrivere le tappe, le difficoltà e le gioie di questo cammino , ma semplicemente parlare a ruota libera delle suggestioni che l'accostamento della musica di Battiato ha suscitato e continua a suscitare in me. Correva il 1 982. Facevo la quarta ginnasio al Parini di Milano. Era un anno intero che andavo ascoltando La voce del padrone, a scuola, a casa, al mare e in montagna. Anche i miei genitori conoscevano a memoria le canzoni. Abituato fin da piccolo all'ascolto di Beethoven e di altri classici, studiavo con passione il pianoforte e intanto canticchiavo: ·A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata-o Il Signore stava intanto gettando in me quei semi della vocazione sacerdotale che sarebbe maturata in seguito, ma l'ascolto di parole quali ·cerco un centro di gravità permanente» e ..le luci fanno ricordare le meccaniche celesti.. contribuirono anche loro ad alimentare il mio desiderio di volare come "gli uccelli" verso l'Assoluto. Ma era anche l'età delle passioni e degli innamoramenti ( Sentimiento nuevo), nonché della spensieratezza ( CUCCUTUCUCU). E poi il primo concerto, quello del tour de L � rca di Noè presso l'ormai defunto Palasport di Milano, e l'acquisto entusiasta di tutti i dischi precedenti, da Fetus in poi. Ricordo che in quel tempo, con un compagno di scuola, appassionato di quella musica contemporanea del '900 che ·butta giù», incidevamo con il registratore delle improvvisazioni fatte di suoni e rumori che ricordavano vagamente Café-table-m usik. Intanto, come un "fetus" in crescita, ..mi trascinavo adagio . . . verso il mio destino» e andavo chiedendomi: ..io a quale corpo appartengo?», mentre continuava a risuonare in me la domanda: «Ti sei mai chiesto quale funzione hai?·. Purtroppo il piattume di ideali degli studenti degli anni '80 non sembrava volere ·nuovi valori-, né tantomeno desiderare «aria di rivoluzione.. o il ritorno dell'·era del Cinghiale Bianco», e io andavo ripetendomi: ·Lontano da queste tenebre matura l'avvenire . Il cielo è senza nuvole, Padre fammi partire», «Agnus Dei qui tollis peccata mundi miserere nobis», «e non è colpa mia se le pedane sono piene di scemi che si muovono», "aquile" che anziché volare camminano monche. Davvero l'«uomo è l'animale più domestico e più stupido che c'è.. , che non capisce che ..il giorno della fine- non gli servirà l'inglese. Nel 1983 il mio desiderio di compiere l"'esodo" per uscire 106 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III dai «clamori nel mondo moribondo» aumentava e con grande piacere ascoltavo e suonavo al pianoforte le canzoni del nuovo disco di quell'anno e mi dicevo: se gli «orizzonti perduti non ritornano mai», in questo «tramonto occidentale- di -zone depresse» dove anche «la musica è stanca", davvero ·ci vuole un'altra vita». D alle parole ai fatti . Due anni dopo ( 1 985) entrai in Seminario, proprio quando Battiato cantava (me lo ricordo bene al concerto al Teatro Orfeo di Milano): "mi preparavo al lungo viaggio» . È pur vero che in me alla tensione verso gli "spazi interstella ri» si univano anche le umane tensioni dell'animale ceche mi porto dentro», ma ormai il treno (anche se non di Tozeur) era partito, come avanguardia -di un altro sistema solare». Nel 1986 la maturità e nel 1987 il primo anno di teologia, mentre Battiato si divertiva ad incidere dischi in inglese ed in spagnolo e ad eseguire la sua prima opera, Genesi, al Regio di Parma, dove evidentemente non potevo andare. Ma il caso (?) volle che una tappa del tour 1988 (all'uscita di Fisiognomica) fosse il cortile del Seminario di Milano! Quella sera fu memora­ bile: non è difficile pensare il trasporto con il quale ascoltavo commosso canzoni come Nomadi o E ti vengo a cercare. In Seminario riuscii pian piano a far conoscere ed amare la musica di Battiato a molti miei compagni i quali scoprirono con stupore che non era solo il sacerdote che avevamo come nostro Padre spirituale a parlarCi di Isacco di Ninive. Comperai in quegli anni anche il Te Deum e Il carmelo di Echt di Juri Camisasca, e nei corridoi del Seminario ogni tanto si ascoltava­ no le melodie delle sue canzoni, oltre a quelle di Battiato, Alic e , Milva , Giuni Russo, oltre ai dischi di Giusto Pio. Faccio a mmenda Addirittura usai le musiche per il film TV Un tempo non mi piaceva Battiato. Anzi, forse peggio: non me ne importava nulla. Ecco, ora sono pronta a chieder perdono. L'ho conosciuto un po' meglio, per quanto io ancora ne sappia a s s a i p o c o , e mi s o n o a b b o n d a n t e m e n t e ricreduta. D a l momento che chi leggerà questo messaggio di certo l'ama quanto me (o perlome­ no questo è quel che mi auguro, perché Franco Battiato merita di essere amato), non starò a descrivere le immagini che la sua musica crea in me e le sensazioni che mi provoca. Però devo dire che, ora che lo conosco, so che ha una voce paragonabile a quella dei bardi delle leggende. È tutto. (Maria Giovanna Modoni) Benvenuto Cellini e altre ancora del Battiato anni '70 per una rappresentazione teatrale in Seminario. Ma fu l'uscita di Come un (W,mmello in una grondaia, nel 199 1 , e di Gilgamesch l'anno successivo, a far esplodere in Seminario la Battiato-mania: del resto come si poteva restare insensibili alle note di canzoni del calibro de L 'ombra della luce o all' Exultet finale di quell'opera? Il mio primo anno da prete (1 993) fu accompagnato dalle canzoni di Caffè de la Paix, quali Haiku, Lode all'inviolato, Sui giardini della preesistenza, e l'anno successivo da due splendi­ di concerti "per sola orchestra" (raccolti poi in Unprotected) alla Villa Reale di Monza e al Teatro Lirico di Milano: momenti di grande respiro spirituale , come la sera della rappresentazione della Messa A rcaica nella chiesa di S. Eustorgio a Milano. Davvero le musiche di Battiato hanno camminato parallela­ mente al mio percorso spirituale dal 1981 al 1994, pur conoscen­ Oasi nel deserto do abbastanza bene il "Battiato-pensiero" così come emerge "Per colui che cerca il cammino verso se stesso le canzoni di Franco Battiato procurano serenità al cuore, come delle piccole oasi nel deserto della propria esistenza ." Aragonia (Javier Garcia Fl6rez) diversità tra la visione cristiana e la sua visione della realtà, ma la profondità del suo pensiero e la continua sua tensione e ricerca della verità e di un "motore immobile" mi hanno sempre affascinato, provocando in me profonda ammirazione, e conti­ dalle interviste e dai vari libri scritti su di lui. Molte sono le nuano a farlo anche adesso, anche se le sue canzoni di questi ultimi cinque anni mi hanno suggestionato in un modo diverso. Se la mia ammirazione per il Battiato musicista di questi ultimi tempi non ha fatto che aumentare, perché i suoi ultimi tre dischi hanno sonorità e melodie decisamente superlative (come superlativi a livello di emozioni, di cura del suono, della voce e degli effetti scenici sono stati i suoi concerti degli ultimi tour),� occorre dire che la maggior parte dei testi nati dalla collabora­ zione con Manlio Sgalambro mi hanno fatto molto rimpiangere il Battiato "paroliere", nel senso che a livello di contenuti non ho avvertito più quell'affinità spirituale che c'era prima, ad esclusione di canzoni come Breve invito a rinviare il suicidio, L 'esistenza di Dio, Di passaggio, Strani giorni, La cura, Serial killer, Shock in my town, Stage door, Shakleton. Va detto che Bibliografia Sgalambro ha un modo di scrivere molto "battiatesco " , ricercato Evoluzione, evoluzione, evoluzione, Bonanno, Aci­ reale 1998. Franco Battiato. Tecnica mista su tappeto . Conver­ sazioni autobiografiche con Franco Pulcini, EDT, Torino 1992. Di Mauro E. - Masotti R., Fenomenologia di Battia­ to, a cura di C. Chianura, Auditorium, Milano 1997. Guerrera G., Franco Battiato, un sufi e la sua musica, Shakespeare and Company Florentia, Firenze 1994. Macale M., Franco Battiato. Centro di gravità perma­ nente. Storia di una ricerca della verità, Bastogi, Foggia 1994. e raffinato, ma anche eccessivamente ermetico. Eppure la sublime fusione delle parole e della musica di tutte le canzoni di questi ultimi tre dischi ha fatto sì che pur non condividendo sempre i contenuti, continuo a riascoltarle con sempre maggior piacere ed emozione. Anche se non condivido nulla, ad esem­ pio, della dottrina della "reincarnazione" , trovo assolutamente ipnotizzanti canzoni come Quello che fu, Vite parallele o Il mantello e la spiga (a parte il fatto che i riferimenti alla reincar­ nazione o a tematiche esoteriche erano presenti anche in album precedenti, ma in modo più sottile e meno esplicito). In un mondo dove siamo «sommersi soprattutto da immondizie musicali», quando le mie orecchie vogliono ascoltare qualcosa di buono sono le sue canzoni ad accompagnarmi, perché riescono continuamente a trasportarmi su «mondi lontanissimi». È vero che come cristiano e come prete non potrò condividere mai, che ne so, la pratica del «sesso senza sentimenti», ma quando sento Battiato commentare queste parole con la sua solita autoironia dicendo "sono solo canzoni" , non posso fare altro che ringraziarlo per avere scritto canzoni e musiche così belle. Così belle perché sempre così cariche di mistero, ambigue (in senso positivo) nel loro molteplici significati e nelle possibi­ li interpretazioni, serene, musicalmente sempre diverse una dall'altra pur mantenendo un'inconfondibile comune denomi­ natore stilistico, "sospese" (quasi non finite) e quindi destinate all'Infinito. Quando la musica aiuta ad "andare oltre " , a diffe­ Poi nel 2000 la convenzione... (Franco BattiatoJ 108 - Nuove Effemeridi n. 47 1999/III renza di quella di «tanti cantanti , musicisti arrabbiati che farebbero meglio a smettere di fumare», allora è vera Arte. Perciò mi auguro che il nostro Battiato continui a rinviare il suo suicidio! (Don Marco Rapelli)