Magnetismo La magnetite In natura esiste un materiale dalla caratteristiche peculiari, la magnetite. Si tratta di un minerale ad alto contenuto ferroso noto sin dall’antichità e che era presente in grosse quantità nei pressi della città di Magnesia in Asia Minore. La sua caratteristica è di attrarre tutti i materiali ferrosi. Studiando con attenzione questo fenomeno si osserva che in ogni pezzo di magnetite si possono individuare due opposte quantità, che per il momento chiameremo poli magnetici, di segno opposto. Quando si avvicina ad un pezzo di magnetite un N S materiale ferroso su questo si induce una coppia di cariche magnetiche con la stessa caratteristica. A questo punto le cariche di segno opposto si N S N S attraggono e quelle di ugual segno si respingono. Si dice che tra i due oggetti si è sviluppata una forza di interazione magnetica Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo N S N S 2 Il campo magnetico Quanto descritto nella diapositiva precedente appare del tutto comportamento di un dipolo elettrico. Studiando l’andamento delle forze di attrazione magnetiche si costruire le linee di forza esattamente corrispondenti alle linee elettrostatiche prodotte da un dipolo elettrico. Possiamo allora, usando la stessa tecnica adoperata per definire elettrico, definire un nuovo ente fisico che chiameremo. campo magnetico che viene solitamente indicato col simbolo B. Nel Sistema MKS viene misurata in Tesla (T) simile al possono di forza il campo Un’altra unità di misura molto utilizzata è il Gauss (G) Tale che 1 T = 104 G Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 3 La carica magnetica Molto di quanto detto per il campo elettrico può essere applicato anche al campo magnetico ma in questo caso esiste una particolarità molto importante. Mentre nel caso elettrico è possibile separare gli elementi di un dipolo in modo da avere i singoli monopoli, nel caso magnetico ciò non è possibile. Se comunque frammentiamo un pezzo di magnetite i pezzi saranno sempre e soltanto dipoli magnetici Una seconda caratteristica delle cariche magnetiche è legata alla loro generazione. Se prendiamo un pezzo di ferro esso normalmente non presenta alcuna caratteristica magnetica ma se lo sottoponiamo ad un campo magnetico esterno essi si magnetizza, ovvero acquisisce una struttura di dipolo magnetico. Allontanando il campo magnetico il pezzo di ferro perde le sue caratteristiche magnetiche solo se il campo di magnetizzazione iniziale era molto debole. Una ulteriore caratteristica del magnetismo è che essa ha effetto significativo solo su alcuni materiali, principalmente il ferro. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 4 Forza di Lorentz Consideriamo ora un magnete permanente, ovvero un pezzo di magnetite. Questo magnete genera nello spazio circostante un campo magnetico. Se all’interno di questo spazio poniamo una carica elettrica q si osserva che il campo magnetico non ha nessun effetto sulla carica. Se ora, invece di tener ferma la carica elettrica la poniamo in moto con velocità v si osserva che sul corpo viene ad agire una forza che è perpendicolare al vettore velocità. Studiano con attenzione l’andamento della forza si ricava che r r r F = qv ∧B ovvero la forza agente è perpendicolare sia al campo che alla velocità. Unendo a questa forza dovuta al campo magnetico anche quella dovuta al campo elettrico si ottiene la forza di Lorentz: ( r r r r F = q E +v ∧B Prof. Sergio Catalanotti ) Corso di Fisica - Magnetismo 5 Campo magnetico e corrente Consideriamo di nuovo un magnete permanente. Se nelle vicinanze del magnete poniamo un filo percorso da corrente osserviamo che sull’intero filo agisce una forza che ancora una volta è perpendicolare al filo. Possiamo interpretare questa forza come l’azione combinata della forza di Lorentz su ognuno degli elettroni in moto che costituiscono la corrente Preso un elemento dl di filo su di esso agirà una forza data da r r r dF = I dl ∧ B La forza totale si ottiene con un processo di integrazione. Possiamo concludere affermando che un filo percorso da corrente risente l’effetto del campo magnetico. Ma vale anche l’opposto? Ovvero un campo magnetico risente l’effetto di una corrente che circola in un filo? Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 6 Campo magnetico da un filo Consideriamo ora un filo nel quale circola una corrente i. Se avviciniamo un magnete, ad esempio l’ago di una bussola, possiamo osservare che il magnete si orienta in una direzione perpendicolare all’asse del filo. Di conseguenza possiamo affermare che un filo rettilineo nel quale circola corrente produce intorno a sé un campo magnetico. dl Si può sperimentalmente verificare che vale la r legge di Biot-Savart r s µ i dl ∧ r B (r ) = 0 ∫ 4π γ r3 i P dove µ0 è la permeabilità magnetica del vuoto, r la distanza dal punto in cui si calcola il campo rispetto all’elemento di filo, dl l’elemento di filo ed i la corrente che circola nel filo. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 7 Filo rettilineo Consideriamo ora un filo rettilineo (supposto di lunghezza infinita) nel quale circola una corrente I. Possiamo applicare la legge di Biot Savart e mostrare che filo rettilineo nel quale circola corrente produce intorno a sé un campo magnetico le cui linee di forza sono circonferenze con centro nel filo e giacenti in un piano perpendicolare al filo. Si può sperimentalmente verificare che B (r ) = I µ0 I 2π r dove µ0 è la permeabilità magnetica del vuoto, r la distanza dal filo ed I la corrente che circola nel filo. Se invece il filo ha lunghezza L allora il campo magnetico, per un punto a distanza a dal filo ha intensità B (P ) = Prof. Sergio Catalanotti L µ0 I 2 π a a 2 + L2 Corso di Fisica - Magnetismo 8 Il teorema di Ampere Il risultato appena descritto può essere generalizzato enunciando il Teorema di Ampere B Consideriamo una linea chiusa qualsiasi. Si può definire circuitazione del vettore B l’integrale r r ∫ B ⋅ dl i1 i2 i3 Enunciamo ora il teorema di Ampere La circuitazione del campo magnetico B è pari al prodotto della permeabilità magnetica del vuoto per la somma delle correnti che attraversano la superficie delimitata dalla linea chiusa In formula r r ∫ B ⋅ dl = µ0 ∑ ii i dove la somma algebrica va estesa a tutte le correnti che attraversano la superficie delimitata dalla linea chiusa su cui è calcolata la circuitazione Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 9 Forza magnetica tra due fili Abbiamo visto che un filo percorso da corrente genera un campo magnetico e che d’altra parte subisce anche l’azione di una forza a causa del campo magnetico. Vediamo allora cosa accade tra due fili percorsi da corrente. Il primo conduttore, percorso da corrente i1, produce 2 nello spazio circostante un campo magnetico B1. Il secondo conduttore, percorso da corrente i2, produce nello spazio circostante un secondo campo B2. Di conseguenza sul primo filo agirà una forza F1 dovuta 1 a B2 e su secondo filo agirà una forza F2 dovuta a B1. 1 2 Tendendo conto delle formule per determinare il campo magnetico prodotto da una corrente e quella che fornisce la forza agente su una corrente si ha B B i i µ0 L F1 = F2 = i1 i2 2π d Queste forze sono attrattive se le correnti scorrono nello stesso verso e repulsive nel caso opposto. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 10 La spira circolare Consideriamo un filo arrotolato sino a formare un circuito circolare. Viene detto spira Vogliamo calcolare il campo magnetico prodotto da una corrente i che circola in questa spira di raggio r. Possiamo applicare la legge di Biot Savart e mostrare che il campo magnetico ha un andamento piuttosto complesso con linee di flusso che transitano all’interno della spira e si chiudono all’esterno. Il campo viene prodotto in tutto lo spazio circostante ma è particolarmente significativo lungo la direzione perpendicolare alla spira dove il campo è parallelo a tale direzione e vale, a grande distanza dalla spira, B= µ0 i R 2 2 z3 avendo indicato con z la distanza del punto dal piano della spira e con R il raggio della spira stessa Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 11 Momento di dipolo Abbiamo visto che una spira circolare produce un campo magnetico il cui andamento è esattamente uguale a quello prodotto da un dipolo elettrico. Definiamo allora una nuova grandezza: r r pH = I S dove I è la corrente che circola nella spira ed S è il vettore perpendicolare alla superficie e di intensità pari all’area racchiusa dalla spira. Questa grandezza prende il nome di momento di dipolo magnetico Il vettore momento di dipolo magnetico è quindi perpendicolare alla spira e di verso tale da rispettare la regola del prodotto vettoriale Con questa definizione il campo elettrico prodotto da una spira circolare a grande distanza dalla spira e lungo l’asse di questa assume una forma molto simile a quella che si ha nel caso elettrico r µ0 pr H B= 2π z3 Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 12 Il solenoide Partiamo ora dal caso di una spira ma supponiamo ora di avere molte spire avvolte strettamente in modo da creare un cilindro che prende il nome di solenoide Se supponiamo che il solenoide sia di lunghezza infinita possiamo immediatamente dedurre che il campo magnetico, dovendosi le sue linee di forza chiudersi, si trova solo all’interno del solenoide ed ha una direzione parallela all’asse del solenoide stesso. Per determinare il campo magnetico possiamo allora, invece che partire dalla legge di Biot Savart, far uso più semplicemente del teorema di Ampere. Come vedremo in questo caso il teorema di Ampere gioca, per il campo magnetico, lo stesso ruolo che il teorema di Gauss gioca nel caso del campo elettrico: è, tra l’altro, un utile strumento per la determinazione del campo. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 13 Campo magnetico di un solenoide Ricordiamo che il teorema di Ampere afferma che la circuitazione del campo magnetico dipende solo dalla somma delle correnti che circolano all’interno della linea chiusa r r ∫ B ⋅ dl = µ ∑ i i 0 i Preso un solenoide alla consideriamo una linea chiusa come indicata in figura e notiamo che il campo è diverso da zero solo all’interno ed ha direzione parallelo all’asse, Ne consegue che solo il tratto in blu della linea contribuisce alla circuitazione. h L B L = µ0 ∑ ii i Ma la corrente i circola in ognuna delle spire e pertanto, detto n il numero di spire per unità di lunghezza, si ha B = n µ0 i Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 14 Forza magnetica su un dipolo Per studiare l’effetto del campo magnetico su un dipolo prendiamo in considerazione una spira, che per semplicità, supporremo di forma rettangolare, immersa in un campo magnetico costante, parallelo al piano della spira. Su ognuno dei 4 rami della spira il campo magnetico genera una forza. Se ora supponiamo che la spira possa ruotare rispetto ad un asse verticale possiamo osservare che le due forze agenti sui rami orizzontali non producono effetto (correnti parallele al campo) mentre quelle agenti sui rami verticali producono un momento torcente di intensità i B τ = Ai B dove con A si è indicata l’area racchiusa dalla spira. Questo momento torcente tende ad orientare la spira in senso perpendicolare al campo magnetico esterno, in modo che il campo magnetico prodotto dalle correnti abbia una direzione opposta a quella del campo magnetico esterno. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 15 Il magnetismo nei materiali Prendiamo in considerazione un atomo di un materiale generico. Il nucleo è costituito da neutroni e protoni. Questi ultimi posseggono un momento magnetico intrinseco detto spin che può assumere solo due valori. Accade allora che se il numero di protoni è pari il momento magnetico totale è nullo mentre se il numero di protoni è dispari si ha un piccolissimo spin totale. L’effetto dominante è però quello elettronico. Ogni singolo elettrone “ruota” intorno al nucleo e quindi è equivalente ad una corrente che circola in una spira. Esso pertanto possiede un momento magnetico, collegato al suo momento angolare. A questo momento magnetico si aggiunge quello di spin. Quando si prendono in considerazione tutti gli elettroni di un atomo il momento totale di spin si annulla (se il numero di elettroni è positivo) oppure assume un valore piccolissimo. Per quanto riguarda l’altro termine del momento magnetico, possiamo notare la sua orientazione, per ogni elettrone, è di regola casuale e pertanto il totale è nullo. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 16 Diamagnetismo Prendiamo in considerazione un materiale con numero pari di elettroni. Per quanto abbiamo detto ogni atomo possiede allora un momento magnetico complessibo pari a zero. In presenza di un campo magnetico esterno gli elettroni subiscono la forza di Lorentz e quindi vengono accelerati generando un effetto che prende il nome di precessione di Larmor Si viene a generare pertanto un momento di dipolo magnetico complessivo che produce un effetto debolmente repulsivo. I materiali che hanno questo comportamento sono detti: diamagnetici Tutti i materiali sono soggetti a questo effetto ma in alcuni predomina un effetto diverso. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 17 Paramagnetismo Prendiamo in considerazione un materiale con numero dispari di elettroni. Per quanto abbiamo detto ogni atomo possiede allora un piccolissimo momento magnetico. In assenza di campo magnetico esterno i singoli atomi hanno una orientazione casuale del momento magnetico e pertanto l’effetto totale è nullo. In presenza di un campo magnetico esterno, invece, questo tende a far allineare i singoli momenti magnetici di spin atomici ed inoltre si ha una orientazione privilegiata per quanto riguarda i momenti magnetici associata al moto di rivoluzione degli elettroni. Ciò genera un effetto complessivo, contrastato dall’agitazione termica, che è molto superiore a quello generato dalla precessione di Larmor. Questo momento magnetico totale genera una forza attrattiva agente sul materiale che quindi tende a spostarsi secondo la direzione del campo magnetico esterno. I materiali che hanno questo comportamento sono detti Paramagnetici Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 18 Ferromagnetismo Alcuni materiali hanno un comportamento simile ai paramagneti ma estremamente più intenso. Sono i ferromagneti In questo caso i singoli momenti magnetici atomici non sono scorrelati tra di loro ma interagiscono in modo che si generano zone con momento magnetico diverso da zero, dette. domini Di regola, in assenza di campo magnetico esterno, i diversi domini sono orientati casualmente e l’effetto macroscopico è pertanto nullo. Sotto l’azione di un campo magnetico, invece, i diversi domini si orientano preferenzialmente lungo la direzione del campo e l’effetto è di generare un forte momento di dipolo magnetico. La magnetite ha la sua caratteristica poiché è un minerale che è solidificato sotto l’azione del campo magnetico terrestre che ha indotto una orientazione privilegiata e quindi la formazione del magnete permanente. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 19 Campo magnetico nella materia Come abbiamo visto quando il campo magnetico interagisce con la materia crea (ex novo o preesistente) un momento di dipolo nel materiale. Questo momento di dipolo genera a sua volta un campo magnetico all’interno del materiale. Di conseguenza all’interno del materiale si viene a creare la sovrapposizione di un campo magnetico esterno e di uno interno. Questo campo magnetico interno può essere espresso in termini di intensità di magnetizzazione definito come momento magnetico delle molecole per unità di volume: M= µm V Si può allora scrivere il campo magnetico totale come ( r r v B = µ0 H + M ) dove H è detto intensità magnetica Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 20 Suscettività magnetica Nella diapositiva precedente abbiamo definito l’intensità di magnetizzazione M. Sperimentalmente si nota che questo vettore dipende dalla intensità magnetica H secondo la relazione r r M = χm H dove χm prende il nome di suscettività magnetica Per i diversi tipi di sostanze abbiamo Sostanze diamagnetiche χm negativo costante tra -10-4 e -10-9 Sostanze paramagnetiche χm positivo costante tra +10-6 e +10-3 Sostanze paramagnetiche χm grandemente positivo variabile dove il costante o variabile è riferito al valore di H. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 21 Permeabilità magnetica Con la definizione della suscettività possiamo scrivere ( ) r r r r v B = µ0 H + χ m H = µ0 (1 + χ m ) H = µ H dove µ prende il nome di permeabilità magnetica Per i diversi tipi di sostanze abbiamo Sostanze diamagnetiche µ lievemente maggiore di µ0 Sostanze paramagnetiche µ lievemente maggiore di µ0 Sostanze paramagnetiche µ fortemente maggiore di µ0 Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 22 Isteresi magnetica Come abbiamo detto precedentemente la suscettività di un materiale ferromagnetica cambia al variare della intensità magnetica. B Consideriamo un materiale ferromagnetico mai magnetizzato in precedenza. Quando l’intensità magnetica è nulla lo sarà anche il campo magnetico ma H al crescere dell’intensità magnetica crescerà anche il campo magnetico, come indicato dalla curva nera, sino a raggiungere un valore di saturazione.. Se ora iniziamo a ridurre l’intensità magnetica anche il campo magnetico diminuirà ma secondo una curva diversa, quella indicata in rosso. Raggiunta la nuova saturazione (ma col verso invertito) riprendiamo ad aumentare l’intensità magnetica. Di nuovo il campo magnetico aumenterà ma ancora una volta lungo una nuova curva, quella in bleu. Ne consegue che il materiale, anche ad intensità magnetica nulla genererà un campo magnetico diverso da zero. Il corpo si è magnetizzato ovvero è divenuto un magnete permanente. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 23 Induzione elettromagnetica Abbiamo già visto che se un circuito percorso da corrente viene investito da un campo magnetico su di esso viene ad agire un momento della forza. Ma cosa accade se nel circuito, inizialmente, non circola corrente? Supponiamo che in regione dello spazio vi sia un campo magnetico non uniforme ed all’interno di questa regione facciamo muovere con velocità v un circuito nel quale inizialmente non vi sia circolazione di corrente. Ciò che accade è che durante il movimento si genera, ai capi del circuito, una forza elettromotrice ε. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Corso di Fisica - Magnetismo + Prof. Sergio Catalanotti + Legge di Faraday - Neumann + ed obbedisce alla v + Induzione elettromagnetica + + Questo fenomeno prende il nome di 24 Legge di Faraday - Neumann Supponiamo una regione dello spazio in cui vi sia un campo magnetico B ed un circuito di forma qualsiasi ma ricoprente una superficie S. Si definisce flusso di campo magnetico concatenato con un circuito la grandezza r r Φ B = ∫ B ⋅ ds S dove l’integrale va esteso a tutta la superficie racchiusa dal circuito e per ds si è indicato il vettore perpendicolare alla superficie ed uscente da questa. Se il campo magnetico è uniforme dovunque si ponga il circuito il flusso concatenato è sempre lo stesso ma se il campo è disuniforme il posizionamento del circuito in diverse posizioni implica un flusso concatenato diverso. Sperimentalmente vale la relazione dΦ B dt ε =− Il segno negativo viene anche detto legge di Lenz. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 25 Significato della legge di Faraday-Neumann Nel caso descritto precedentemente si è considerato un campo magnetico costante nel tempo ma disuniforme nello spazio ed un circuito in moto In questo caso la variazione di flusso concatenato è legato alla variazione di posizione del circuito. Possiamo però immaginare anche una situazione diversa nella quale la posizione del circuito resta invariata ma il campo magnetico è variabile nel tempo. Anche in questo caso il flusso di campo magnetico concatenato col circuito varia nel tempo e quindi nel circuito viene indotta una forza elettromotrice. In ogni caso vale la Legge di Faraday-Neumann Questa legge può essere compresa notando che la fem indotta tende a far circolare corrente nel circuito. Tale corrente produce a sua volta un campo magnetico nello spazio circostante. Possiamo interpretare il tutto, allora, dicendo che il circuito reagisce alla variazione di campo magnetico creando un controcampo (il segno – dell’equazione) che bilancia la variazione del campo esterno. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 26 Induzione tra circuiti Abbiamo visto che un circuito percorso da corrente produce un campo magnetico e che d’altra parte un circuito soggetto ad un campo magnetico può produrre una fem indotta. Consideriamo un circuito nel quale transita una corrente i1 e pertanto viene prodotto un campo magnetico B 1 proporzionale alla corrente i. Questo campo magnetico si concatena con una seconda spira e, per la legge di Faraday-Neumann, produce una fem indotta. In formula possiamo scrivere che dΦ B di1 dt dt i B ε ε =− ∝ Il coefficiente di proporzionalità dipende dal tipo di circuito che crea il campo e dal modo in cui il campo magnetico viene trasferito dal primo circuito al secondo Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 27 Autoinduzione Un circuito percorso da corrente produce un campo magnetico che si concatena con il circuito stesso per cui esso genera ai capi del circuito una fem. Per descrivere analiticamente il fenomeno prendiamo allora un solenoide. Sappiamo che il solenoide, di lunghezza d molto grande rispetto al suo diametro, produce al suo interno un campo magnetico B = n µ0 i Il flusso di campo magnetico concatenato con tutto il solenoide è allora r r Φ B = ∫ B ⋅ ds = n d (n µ0 i ) S = n 2 d µ0 i S S e quindi la fem indotta è ε =− dΦ B di di = − n 2 µ0 S d = − L dt dt dt dove con L abbiamo indicato una nuova grandezza detta induttanza. L’induttanza si misura, nel sistema MKS, in Henry (H) Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 28 Induttanza L’elemento circuitale appena descritto prende il nome di induttanza e possiamo vedere come si comporta all’interno di un circuito Ricordiamo che abbiamo precedentemente studiato altri due elementi circuitali a) la resistenza b) il condensatore Anche se questi tre elementi circuitali sono stati descritti separatamente, qualunque elemento possiede, in realtà, tutti e tre gli aspetti, ovvero un semplice filo è sia una resistenza elettrica, sia un condensatore che una induttanza. Nella pratica si costruiscono tre tipi di elementi, la resistenza, il condensatore e l’induttanza ma nel trattarli si deve tener presente che essi hanno anche gli altri due elementi, come termini parassiti. Precedentemente abbiamo studiato il circuito Resistenza + Condensatore, detto circuito RC. Ora dobbiamo inserire anche una induttanza, cioè dobbiamo studiare i circuiti LR, LC e LCR. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 29 Circuito LR Consideriamo o un circuito costituito da un generatore, un interruttore, una resistenza ed una induttanza. Consideriamo o un circuito costituito da un R generatore, un interruttore, una resistenza ed una induttanza. ε Poiché l’induttanza ha effetto solo quando le L correnti variano la situazione finale deve prevedere una corrente dipendente solo dalla resistenza, ovvero I0 = ε R L’induttanza entra in funzione solo durante il transiente iniziale. Infatti mentre la corrente passa dal valore iniziale nullo al valore finale I0 la sua variazione induce una controtensione ai capi dell’induttanza che fa appunto variare la corrente in maniera non improvvisa ma graduale. Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 30 Corrente in un circuito LR Determiniamo ora l’andamento della corrente nel circuito LR. La corrente circola nella resistenza, ove la legge di Ohm ci fornisce la caduta di potenziale, a causa dell’azione combinata del generatore e dell’induttanza. In formula di R i = ε + εL = ε − L dt Possiamo allora scrivere τ Integrando e ricordando il valore della corrente finale si ha i = I 0 (1 − e − t /τ ) ε/R Corrente di ε = Ri + L dt dove τ è la costante di tempo ed è data da L τ= R Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo Tempo 31 Circuito LC Studiamo ora un circuito costituito da un condensatore ed una induttanza. Anche se non vi è un generatore possibili disturbi esterno possono far sì che in un qualunque istante si generi una corrente i il cui valor medio su lungo tempo è nullo ma che istantaneamente può essere anche diversa da zero. L’insorgere di questa corrente crea di conseguenza una fem indotta nella induttanza e quindi la carica del condensatore L di q = −C L dt Dalla definizione della corrente ricaviamo allora C d 2q q + LC 2 = 0 dt Questa equazione è già stata incontrata in meccanica e prende il nome di equazione armonica La sua soluzione è q = Q0 sin (ω t + ϕ 0 ) Prof. Sergio Catalanotti con ω 2 = L C Corso di Fisica - Magnetismo 32 Circuito risonante Quello che accade in un circuito LC, pertanto, è che automaticamente un segnale esterno generi un segnale sinusoidale di pulsazione. ω = LC Nel circuito che abbiamo descritto manca qualunque perdita di energia per cui tale segnale persisterebbe sempre. Nella realtà, però, vi è sempre un elemento resistivo, almeno con parassita, per cui si ha una perdita di energia che dopo un certo tempo fa annullare il segnale. Quello che accade è che un disturbo esterno induce un segnale nel circuito RLC. La risposta del circuito alla frequenza del disturbo, però, è tale che solo una piccola frazione delle frequenze vengono “sentite” dal circuito che in corrispondenza di queste si comporta come Circuito risonante Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 33 Energia associata al campo magnetico Vediamo quanto lavoro occorre compiere per generare un campo magnetico. Tale energia corrisponderà a quella accumulata nel campo magnetico. Prendiamo in considerazione un circuito costituito da una induttanza, una resistenza ed un generatore. L’equazione che regola il circuito è di ε = Ri + L dt e il lavoro fatto dal generatore è dato da dL = R i 2 dt + L i di che, integrata, fornisce 1 2 Li 2 Il primo termine sappiamo essere l’energia dissipata per effetto Joule nella resistenza mentre il secondo termine rappresenta l’energia spesa per creare il campo magnetico nell’induttanza. Se si fa riferimento alla formula dell’induttanza di un solenoide, risulta che la densità di energia è 1 u B = µ0 B 2 2 L = R i 2 ∆t + Prof. Sergio Catalanotti Corso di Fisica - Magnetismo 34