Uscita: 25 Maggio

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La FOX SEARCHLIGHT PICTURES La DNA FILMS e La BBC TWO FILMS presentano In associazione con lo UK Film Council Una produzione del NATIONAL THEATRE Interpreti RICHARD GRIFFITHS FRANCES DE LA TOUR STEPHEN CAMPBELL MOORE SAMUEL BARNETT DOMINIC COOPER JAMES CORDEN JAMIE PARKER RUSSELL TOVEY SAMUEL ANDERSON SACHA DHAWAN ANDREW KNOTT PENELOPE WILTON ADRIAN SCARBOROUGH GEORGIA TAYLOR e CLIVE MERRISON Regia ...........................................................................NICHOLAS HYTNER Basato sulla commedia di ........................................ALAN BENNETT Autore.........................................................................ALAN BENNETT Produttori...................................................................KEVIN LOADER .....................................................................................NICHOLAS HYTNER .....................................................................................DAMIAN JONES Produttori esecutivi ..................................................ANDREW MACDONALD .....................................................................................ALLON REICH .....................................................................................DAVID M. THOMPSON .....................................................................................CHARLES MOORE .....................................................................................MILES KETLEY Produttore di linea ....................................................JULIA STANNARD Direttore della fotografia .........................................ANDREW DUNN, BSC Scenografie.................................................................JOHN BEARD Montaggio ..................................................................JOHN WILSON, A.C.E. Ideazione costumi .....................................................JUSTINE LUXTON Acconciature e trucco ...............................................DANIEL PHILLIPS Musiche ......................................................................GEORGE FENTON Direttore del casting .................................................TOBY WHALE, CDG Durata: 104 minuti Uscita: 25 Maggio 2
LA PRODUZIONE “Pass it on, boys. That’s the game I wanted you to learn. Pass it on.” ‐‐ Hector, THE HISTORY BOYS THE HISTORY BOYS arricchisce con una vicenda fresca e brillante la tradizione cinematografica di ambientazione scolastica, che annovera film quali “L’attimo fuggente” (The Dead Poet’s Society), “Scoprendo Forrester” (Finding Forrester) e “Il club degli imperatori” (The Emperor’s Club). Il film narra una storia briosa e divertente, offrendo alcuni spunti di riflessione sul valore e il significato reale di “ottenere un’istruzione”. Basato sulla commedia che ha conquistato il cuore degli spettatori a Broadway, vincendo sei Tony® Award quest’anno, THE HISTORY BOYS segue un gruppo di brillanti, talentuosi, ma poco disciplinati alunni britannici, il cui mondo cambia per sempre quando due insegnanti con una visione dell’istruzione totalmente agli antipodi iniziano a darsi battaglia su come preparare gli studenti all’esame di ammissione alle università di Oxford e Cambridge. Tutto inizia in una piccola public school maschile in un’area industriale dell’Inghilterra settentrionale, dove otto studenti sono prossimi a realizzare il loro sogno: essere ammessi in una delle due università inglesi più celebri e prestigiose. Distratti dal sesso, dagli sport e dal caos che accompagnano la loro crescita durante gli anni ‘80, i ragazzi vengono aiutati, e talvolta ostacolati, da due insegnanti che sono diametricalmente opposti nel loro approccio didattico. Da un lato, c’è il professor Irwin, brillante neo‐laureato a Oxford, chiamato dall’ambizioso preside della scuola per preparare i ragazzi all’esame grazie a un approccio aggressivo e strategico basato sulla “capacità di destreggiarsi”. Dall’altro, troviamo Hector, il poco convenzionale insegnante di letteratura, che si considera un pazzo e vìola tutte le regole nel tentativo di aiutare i ragazzi a scoprire in sé la saggezza. Mentre rivaleggiano per conquistare la fedeltà, la 3
mente e perfino il cuore degli studenti, i due insegnanti impartiscono loro alcune lezioni fondamentali e mettono a nudo le proprie umane debolezze. Attraverso lo spirito pungente e i dialoghi vivaci e vibranti, per non parlare della musica, delle canzoni, delle scene vintage del film, delle discussioni appassionate e dei momenti di cruda verità emotiva, THE HISTORY BOYS affronta con umorismo un argomento complesso, cioè in che modo una generazione può trasferire la saggezza acquisita alla generazione successiva. THE HISTORY BOYS, scritto da Alan Bennett e basato su una sua commedia vincitrice di numerosi Tony Award, è diretto da Nicholas Hytner, che per primo ha allestito la rappresentazione al National Theatre di Londra, curandone la regia. Analogamente alla produzione originale per il National Theatre, il cast del film vede in primo piano i vincitori di un Tony Award Richard Griffiths e Frances de la Tour, Stephen Campbell Moore insieme a Samuel Barnett, Dominic Cooper, James Corden, Jamie Parker, Russell Tovey, Samuel Anderson, Sacha Dhawan e Andrew Knott, che riprendono i rispettivi ruoli degli otto ragazzi, e Clive Merrison, oltre ad alcune nuove entry: Penelope Wilton nel ruolo della signora Bibby, l’insegnante di arte, Adrian Scarborough nel ruolo del signor Wilkes, l’istruttore di educazione fisica, e Georgia Taylor che interpreta Fiona, la seducente segretaria del preside. THE HISTORY BOYS, prodotto da Kevin Loader, Nicholas Hytner e Damian Jones, è stato finanziato dalla DNA Films e dalla BBC TWO Films, ed è distribuito dalla Fox Searchlight Pictures. A maggio 2004 la provocatoria nuova commedia di Alan Bennett sull’anarchia dell’adolescenza, lo scopo dell’istruzione e il significato e la natura della storia, The History Boys, ha debuttato al National Theatre di Londra per la regia di Nicholas Hytner. La commedia ha fatto immediatamente sensazione: ricca di arguta malizia, energia adolescenziale e domande insistenti riguardo ai più svariati argomenti, dal perché si legga poesia alle più prosaiche questioni di etica sessuale, la commedia ha attirato folle di spettatori e segnato a lungo il tutto esaurito, vincendo numerosi premi, tra cui il Laurence Olivier Award per 4
la migliore commedia, il miglior regista e il miglior attore, oltre all’Evening Standard e al Critics’ Circle Award per la migliore commedia. Dopo un trionfale tour in giro per il mondo, la commedia è approdata a Broadway, dove ha riscosso un immenso successo. Nonostante l’ambientazione tipicamente britannica, la rappresentazione ha avuto una forte eco anche tra il pubblico americano, con il New York Times che ha definito la commedia “follemente piacevole e avvincente”. In seguito, ha fatto incetta di Tony Award, vincendo premi in sei categorie, tra cui migliore commedia, miglior regista, miglior attore protagonista e migliore attrice non protagonista. Prima che la commedia andasse in scena a Broadway, il trascinante entusiasmo per i temi trattati e i personaggi coinvolti ha fatto chiaramente capire a Hytner e Bennett – che avevano in precedenza collaborato nel film candidato all’Oscar® “La pazzia di Re Giorgio” (The Madness Of King George), anch’esso tratto da una produzione del National Theatre – che avrebbero dovuto prendere in considerazione l’idea di trasporre la vicenda sul grande schermo. I due hanno lavorato a un ritmo forsennato per mantenere la magica scintilla che aveva illuminato il palcoscenico, girando il film in appena cinque settimane nel breve arco di tempo intercorso tra le repliche al National Theatre e l’inizio del tour mondiale. I ritmi veloci imposti alla produzione sono stati totalmente intenzionali. “Abbiamo provato la commedia in modo approfondito quando è stata messa in scena la prima volta e, poco dopo un anno, abbiamo realizzato il film”, spiega Hytner. “Per dare vita a un film ci possono volere anni e anni e talora, una volta ultimato, tutta la passione iniziale si è ormai spenta. Ma Alan ha scritto la commedia rapidamente, in un lampo d’ispirazione, e il nostro entusiasmo non è mai venuto meno. Durante la fase di trasposizione dal palcoscenico al grande schermo, in cui abbiamo ri‐pensato, ri‐immaginato e ri‐
visualizzato la storia, lo slancio e l’entusiasmo sono rimasti sempre intatti”. Sebbene avessero deciso da tempo di realizzare il film di THE HISTORY BOYS, Hytner e Bennett non hanno rivelato le loro intenzioni, né hanno cercato 5
di coinvolgere altre parti, finché non hanno completato la sceneggiatura e perfino delineato un programma di produzione completo. I due volevano essere pronti ad entrare in azione all’istante, perché sapevano di doversi poi muovere ultra‐rapidamente. L’opportunità doveva infatti realizzarsi in un arco di tempo assai limitato, prima del tour mondiale e approfittando del periodo di chiusura delle scuole inglesi per le vacanze estive, che avrebbe consentito di effettuare le riprese in una vera scuola. Soprattutto, i due sapevano che, con chiunque avessero realizzato il film, il cast doveva essere esattamente lo stesso dell’allestimento al National Theatre, composto da molti giovani esordienti privi di esperienza cinematografica, ma già integralmente padroni dei personaggi, essendosi cimentati in un’infinità di prove e in centinaia di repliche. “Non accade spesso che la scelta degli interpreti avvenga in modo così lineare e sia perfetta sotto tutti i punti di vista”, afferma Hytner. “Quando ciò avviene, una materia già pregnante in partenza si arricchisce ulteriormente. L’abbinamento tra la parola scritta e ciò che gli attori ricreano ogni sera con la loro sensibilità, immedesimandosi completamente in ciò che fanno, rende il tutto molto più che vivo. Non avremmo potuto realizzare il film senza le persone con cui abbiamo lavorato negli ultimi dodici mesi”. Quando sono stati pronti, Hytner e Bennett hanno interpellato il produttore indipendente e notoriamente poco conformista Kevin Loader (“Il mandolino del Capitano Corelli” ‐ Captain Corelli’s Mandolin, “L’amore fatale” ‐ Enduring Love, “The Mother”) e Damian Jones (“Benvenuti a Sarajevo” ‐ Welcome To Sarajevo, “Millions”, “Gridlock’d”). Loader e Jones sono stati ben felici di partecipare al progetto, lasciando a Hytner e Bennett il compito di trasporre la storia sullo schermo seguendo il loro istinto e la loro sconfinata creatività. “Noi abbiamo messo a disposizione la nostra competenza, perché sappiamo come realizzare un film con un budget limitato, e abbiamo lasciato a Nicholas e Alan la totale libertà creativa che desideravano”, riassume Loader. “Kevin e Damian sono riusciti a reperire facilmente il pacchetto finanziario necessario e le parti coinvolte – la BBC TWO Films, la DNA Films e 6
la Fox Searchlight Pictures – hanno sostenuto al 100% l’idea di lasciarci carta bianca su come procedere”, aggiunge Hytner. Nel lavoro di adattamento della sceneggiatura, Alan Bennett ha seguito fedelmente l’allestimento teatrale. Nello scrivere la commedia, Bennett, che è uno degli autori teatrali e cinematografici inglesi più popolari, è stato ispirato dalla sua esperienza personale: da giovane, infatti, quando ha dovuto prepararsi per gli esami di ammissione a “Oxbridge”, avrebbe voluto incontrare uno di quei mitici professori in cui arde la passione per la conoscenza e l’apprendimento fini a se stessi. “Se avessi conosciuto qualcuno in grado di entusiasmarmi come il personaggio di Hector, tutto sarebbe stato più semplice”, riflette Bennett. “Ci sono persone di questo genere, ma io ne ho incontrata una soltanto durante la mia vita scolastica. Proprio alla fine degli studi a Oxford, ho seguito un corso di storia medievale. Si trattava di un corso minore, anzi marginale, ma l’insegnante faceva apparire la materia come se fosse l’unica e sola per la quale valesse la pena darsi da fare. Esistono ancora insegnanti di questo tipo, che sopravvivono perfino alle terribili condizioni dell’insegnamento odierno, ma io da ragazzo non l’ho avuto e credo sia questo il motivo per cui ho scritto di un personaggio con un temperamento del genere”. Bennett ha ambientato la storia negli anni ’80 in una grammar school, dove la tensione tra cultura popolare e cultura élitaria è palpabile e che rappresenta il luogo ideale in cui porsi alcuni interrogativi esistenziali, ad esempio: come risolvere la contrapposizione tra stile e sostanza? Che tipo di insegnamenti si scambiano o ricevono gli esseri umani? Per fare ciò, ha creato due insegnanti dalla personalità irresistibile che rappresentano gli estremi dello spettro: l’eccentrico e divertente professor Hector, insegnante di General Studies, e il raffinato professor Irwin, il cui approccio didattico è totalmente incentrato sul risultato. Il personaggio di Hector – dolce, saggio e tanto esuberante nel girovita quanto espansivo nella passione per la conoscenza – emerge come un eroe poco 7
convenzionale e a tratti perdente, essendo anch’egli afflitto da umane debolezze, che Bennett affronta con onestà emotiva nella sua commedia. A chi gli chiede perché abbia scelto di affibbiare a Hector l’inquietante tallone di Achille di essere attratto dai suoi alunni, Bennett risponde: “Sembrava credibile per il personaggio, sembrava giusto e, in un certo senso, ciò lo rende innocente. I ragazzi nella storia hanno diciotto anni e penso che siano molto più giudiziosi di Hector. Il loro atteggiamento nei confronti del professore è stancamente tollerante, i suoi inefficaci palpeggiamenti quando vanno in motocicletta con lui non li allarmano né offendono, ma semplicemente li infastidiscono. Al tempo stesso, e questa potrebbe essere una nota romantica, gli studenti amano il loro professore e quindi non prendono posizione, ma lasciano correre, pensando che quanto accade sia uno dei fatti della vita. Non credo che questo punto di vista sia tanto lontano dalla verità”. In realtà, sia Hector sia Irwin si dimostrano fin troppo umani per essere dei modelli di riferimento per gli studenti, il che non è un aspetto negativo, secondo Bennett, perché dovranno essere i ragazzi a crearsi un proprio percorso verso ciò che realmente vogliono nella vita. Egli riassume così il suo punto di vista: “Volevo mostrare che, in ultima analisi, i ragazzi la sanno più lunga dei loro professori, andranno avanti nella vita e sapranno forgiarsi il proprio destino. Prenderanno da ciascuno degli insegnanti ciò che vogliono: è questo che mostra l’ultima e poco meno che idilliaca scena. I ragazzi non sono del tutto nostalgici, né completamente materialisti e, quando parlano di ciò che hanno fatto nella propria vita, sono l’empirismo e l’esperienza a prevalere”. Quando si è trattato di realizzare il film, Bennett ha deciso di non apportare cambiamenti radicali e di lasciare in linea di massima intatta la trama già emotivamente movimentata. “Ho eliminato alcune parti che secondo me non erano appropriate o che non avrebbero funzionato e Nick ha fatto altri tagli”, spiega Bennett. “Dopodiché, ho inserito un certo numero di extra che avrebbero completato la tela. Ho aggiunto alcuni personaggi semplicemente perché era necessario vedere il preside che va in giro dandosi da fare e gli 8
insegnanti nelle scene che si svolgono nella sala professori. Ho scritto una piccola parte, ma molto efficace, per Penelope Wilton nel ruolo di insegnante di arte. Infine, ho aggiunto un insegnante di religione, interpretato da Adrian Scarborough, che somiglia un po’ a un personaggio dei miei tempi a scuola”. I produttori sono rimasti colpiti dai risultati che, da un lato, hanno mantenuto vivo lo spirito della commedia e, dall’altro, hanno potenziato la partecipazione intima del pubblico alla vicenda. “Alan ha capito istintivamente che non aveva senso modificare la struttura di THE HISTORY BOYS, tagliando scene che avevano funzionato brillantemente per il pubblico del National e introducendo qualche elemento marcatamente cinematografico ma fasullo”, afferma Kevin Loader. “Il vantaggio della transizione dal palcoscenico al grande schermo in questo caso è che il film ti fa sentire più vicino ai personaggi, ti coinvolge maggiormente nelle loro storie emotive e ti dà l’opportunità di apprezzare pienamente le straordinarie interpretazioni degli attori”. Quanto a Nicholas Hytner, il regista ha voluto approfittare dell’occasione per correre alcuni rischi cinematografici. “Per me è stata una straordinaria emozione cimentarmi in un film insieme a un gruppo di persone tanto in gamba: mi hanno proposto alcune idee veramente brillanti, toccando punte altissime di vivacità e gioia di vivere, pur mantenendo la necessaria serietà intellettuale di fondo”, dichiara Hytner. “Abbiamo cercato di riflettere questo fermento nelle riprese e nel montaggio, ma anche, a volte, adottando una staticità che è arduo azzardare in un film. Penso in particolare alla scena in cui Hector e Posner discutono la poesia ‘Drummer Hodge’ e mettono a nudo i loro cuori, rivelandosi in modo obliquo attraverso l’esame di questa poesia di Thomas Hardy. La scena è più o meno identica a teatro e nel film, senza quasi alcun taglio”. Hytner, che ha frequentato Cambridge, pensa che, in definitiva, il film parli di quel tipo d’istruzione che va al di là delle pareti scolastiche. “Chi siamo e cosa diventiamo sono la conseguenza di un’infinità di influenze differenti”, osserva. “Ovviamente, la nostra istruzione è importante, ma molto meno di 9
quanto siamo incoraggiati a credere quando siamo a caccia di quel risultato, cioè l’ammissione all’università. Per me l’ammissione a Cambridge era la cosa più importante del mondo. Ce l’ho fatta, mi è piaciuto studiare lì ma, dopo, nessuno mi ha mai chiesto quale scuola io abbia frequentato. Le voci della signora Lintott e di Hector sono entrambe molto forti nella sceneggiatura e nessuna delle due prevale sull’altra. Il film non vuole suggerire, né i personaggi credono, che quelle due università siano il traguardo supremo da conquistare. Di fatto, non lo sono, ma ai ragazzi viene detto che quell’obiettivo è importante e loro si danno da fare per raggiungerlo”. Ad ogni modo, Hytner ha scelto di non prendere posizione nell’acceso dibattito tra la visione pragmatica del mondo di Irwin e la nozione di apprendimento sostenuto dal cuore e dall’anima di cui è fautore Hector, lasciando la decisione aperta alla riflessione del pubblico. “Il modo d’insegnare di Hector ha un’attrattiva profonda”, ammette Hytner. “Emotivamente, è molto facile interagire con lui, mentre è più difficile relazionarsi con Irwin o con la signora Lintott. Ma il film non vuole rappresentare in alcun modo un avallo dell’approccio di Hector. È un dibattito privo di un chiaro esito, che non chiede al pubblico di giungere a una conclusione, ma che invita il pubblico a riflettere sui temi presentati”. L’EDUCAZIONE DEGLI STUDENTI: I RUOLI DI HECTOR, IRWIN E DELLA SIGNORA LINTOTT Il cuore di THE HISTORY BOYS è il conflitto tra due tipi di insegnanti che quasi tutti abbiamo incontrato nella vita: il malizioso, brillante e raffinato insegnante moderno, che punta ai risultati degli esami e ad impressionare i comitati di ammissione al college, da un lato, e l’eccentrico, appassionato amante della conoscenza, desideroso di trasmettere la bellezza dell’apprendimento e fonte d’ispirazione per gli studenti, spesso ben oltre l’età 10
adulta, dall’altro. Irwin e Hector danno vita a due diverse tipologie d’insegnamento e a due filosofie agli antipodi. Riprendendo il ruolo che gli ha fatto vincere un Tony Award come miglior attore a Broadway, Richard Griffiths incarna il cuore di THE HISTORY BOYS: Hector, l’insegnante di General Studies che è tanto carismatico e influente con gli studenti quanto sperduto e solo nella vita privata. Hector, la quintessenza delle contraddizioni, riesce brillantemente a immergere gli studenti nell’arte e nella letteratura prendendoli in giro, tormentandoli e letteralmente colpendoli sulla testa nella foga di un discorso, ma al tempo stesso è un uomo imperfetto e fragile, i cui impulsi e desideri riescono a trarre il meglio da lui. Griffiths, i cui ruoli cinematografici hanno spaziato dal drammatico “La donna del tenente francese” (The French Lieutenant’s Woman) alla commedia “Shakespeare and I” (Withnail And I), da “Una pallottola spuntata 2 ½” (Naked Gun 2½) fino al fantastico “Harry Potter e la pietra filosofale” (Harry Potter And The Sorcerer’s Stone), dice del suo ruolo: “Hector è un personaggio insolito e intimamente misterioso. Ha il cuore di un poeta romantico e otto brillanti giovani studenti ai quali vuole dare il meglio di sé. Credo sia un uomo che speri per il meglio ma che, sotto sotto, si aspetti il peggio”. Griffiths, come il pubblico teatrale, è rimasto particolarmente colpito dagli insoliti metodi didattici di Hector. “È da sempre appassionato di letteratura, ma desidera trasmettere la sua conoscenza con una nota di divertimento”, osserva l’attore. “Gli piacciono i giochini sciocchi che fa con gli studenti, come i finali dei film o le canzoni che cantano: per lui tutto ciò fa parte della vita e quindi è importante. Crede che a scuola s’imparino soltanto fatti, mentre le cose che hanno realmente significato s’imparano perché ci si innamora di esse. La vita non è fatta di esami o di corsi universitari, la vita è vivere”. Le esperienze di Griffiths sembrano confermare il punto di vista di Hector. “Nel nostro paese la maggior parte dei giovani che frequentano 11
l’università non ci va per imparare qualcosa, ma per finire di crescere”, osserva l’attore. “Generalmente, è la prima volta nella vita in cui lasciano casa. Hanno diciotto anni, sono pieni di voglie e di linfa vitale. Per tre anni frequentano l’università e i genitori non sanno neanche bene che cosa facciano, mentre agli insegnanti non sembra che importi granché. Quando io sono andato all’università, mi sono divertito moltissimo. Studiavo come un pazzo per dieci minuti per superare gli esami e passavo il resto del tempo in giro e a rimorchiare”. Quanto alla controversa etica sessuale di Hector, o meglio all’inquietante mancanza di etica, Griffiths osserva: “La sessualità di Hector è congelata perché lui in effetti non fa nulla. I ragazzi hanno già ultimato la scuola e sono tornati per frequentare questo corso extra, quindi nessuno di loro è minorenne”. Nel trasferire il ritratto profondamente sfumato di Hector dal palcoscenico al grande schermo, Griffiths osserva che sono stati enfatizzati alcuni tratti nel personaggio e che la sua interpretazione è permeata da una tristezza ineffabile e da un senso di fallimento. “La preparazione e il lavoro tecnico di base sono più o meno gli stessi, la differenza è nell’intensità”, è il suo commento. “Per il film, tutti hanno dovuto delineare una versione più compatta e vigorosa dei loro personaggi, perché la macchina da presa vede tutto, e questa è stata una sfida abbastanza complessa. Il cinema fissa le immagini in modo permanente e di certo può comunicare di più al pubblico. E noi, che lo sappiamo, ci siamo potuti permettere il lusso di recitare i dialoghi in modo organico, senza dover pensare a quello che veniva dopo”. L’eloquio di Hector non è mai tanto intenso e brillante come quando si trova in presenza del rivale, il neoassunto Irwin. Quest’ultimo ha portato con sé un bagaglio di metodologie didattiche sofisticate che, secondo il preside, avranno maggiore successo dei vaniloqui di Hector e aiuteranno i ragazzi a dare un’immagine di sé più raffinata e brillante. Partendo dalla premessa che la storia è performance, Irwin cerca d’insegnare ai ragazzi come gira veramente il mondo moderno, dove i fatti vengono giudicati non tanto per il loro merito, 12
quanto per l’interesse e il grado d’intrattenimento che suscitano. Nel ruolo del giovane professor Irwin troviamo nuovamente Stephen Campbell Moore, che di recente è apparso sul grande schermo nella commedia corale “Bright Young Things”. Sebbene Irwin sia totalmente orientato ai risultati e allo stile, rispetto alla verità e alla sostanza, il personaggio non è meno affascinante di Hector. Così si esprime Campbell Moore riguardo alla filosofia di Irwin: “Presenta un modo di studiare la storia in cui, invece della verità, si cerca la spiegazione più interessante o divertente. Il suo approccio è potenzialmente fuorviante e dannoso per i ragazzi e sia la commedia sia il film mostrano come questo tipo di mentalità s’infiltri nella nostra vita fino a diventare un’influenza oscura”. Non appena ha iniziato ad analizzare il personaggio, Campbell Moore si è reso conto che una delle maggiori preoccupazioni di Irwin (che, nelle parole di Bennett ‘è di appena cinque minuti più anziano’ dei ragazzi a cui deve insegnare) è quella di riuscire a suscitare l’attenzione degli studenti. “È stato difficile”, ammette l’attore, “perfino relazionarmi con gli altri attori, perché abbiamo tutti più o meno la stessa età. Dovevo basarmi sul fatto che le idee di Irwin sono abbastanza eccitanti da risvegliare l’interesse dei ragazzi, anche se loro hanno un atteggiamento un po’ sfrontato nei confronti del professore”. Un’altra difficoltà è stata il mutamento di approccio di Irwin nei confronti di Hector, che da accesa rivalità si trasforma in empatia con il progredire della vicenda, man mano che diventano più evidenti tra i due alcune insospettate somiglianze. “Da un punto di vista personale, Irwin è irritato da Hector”, spiega Campbell Moore. “Lo trova frustrante. Credo che l’ultima cosa che voglia è assomigliare a Hector, un vecchio triste che insegna da anni, ha sprecato la propria vita e la cui unica fonte di piacere è vedere i ragazzi che imparano per il puro piacere della conoscenza. Irwin non vuole finire col provare quella delusione, ma il fatto che progressivamente simpatizzi con Hector è uno sviluppo interessante”. 13
Analogamente a Richard Griffiths, anche Campbell Moore non ha avuto difficoltà nel passaggio dal teatro al cinema, conoscendo già in modo più che approfondito le varie sfaccettature del suo personaggio. “L’esperienza è stata piuttosto rilassante dato che, nel realizzare un film, il 90% del lavoro sembra consistere nel conoscere gli altri attori e appropriarsi delle battute fin quando diventano naturali – e tutta questa parte di lavoro era già stata fatta in precedenza, per cui abbiamo potuto rilassarci e divertirci”, spiega l’attore. “Non dovevo preoccuparmi di entrare nel personaggio perché, nell’arco di un anno e mezzo, il ruolo si era ben radicato dentro di me. Non dovevo domandarmi se Irwin avrebbe parlato in un certo modo o fatto una certa cosa o camminato in una certa maniera perché tutto questo era già stato messo a punto in precedenza”. A completamento dello staff di docenti troviamo un altro personaggio ricco e memorabile: la signora Lintott, l’esausta insegnante dal volto impassibile che lamenta “History is women following behind with the bucket”. Nel ruolo della signora Lintott troviamo Frances de la Tour, che si è aggiudicata un Tony Award per la sua interpretazione teatrale esilarante e commovente. La de la Tour ha già vestito i panni di un’insegnante, nell’assai più magica scuola di Hogwarts in “Harry Potter e il calice di fuoco” (Harry Potter And The Goblet Of Fire). Quando si è trattato d’interpretare la signora Lintott, l’attrice è stata catturata immediatamente dal personaggio. “È un bel ruolo e credo che Alan Bennett mi abbia voluta fin dall’inizio, il che è stato molto gratificante”, afferma l’attrice. “Il personaggio è piuttosto composto, ma anche così trabocca energia, gusto e forza”. L’aspetto forse più sorprendente della signora Lintott è il suo palese apprezzamento per il collega Hector, sua antitesi nelle questioni didattiche, in cui il professore ha un approccio tanto tenero quanto la collega è dura. Come afferma la de la Tour: “Ecco la magia nel modo di scrivere di Alan. Abbiamo una donna convenzionale e conservatrice, cioè l’opposto di Hector, che tuttavia ha un sincero affetto per il collega. La donna pensa che Hector sia un pazzo 14
scatenato nel modo di affrontare i suoi problemi personali, ma apprezza moltissimo le qualità dell’uomo”. Quanto ai ragazzi ai quali insegna, la de la Tour crede che il pugno di ferro della signora Lintott nasca da un sentimentalismo ben celato. “L’insegnante adora i suoi studenti, il che rafforza in lei la persuasione di dover essere piuttosto rigida”, osserva l’attrice. “In ogni caso, credo che alla fine la donna mostri di avere un gran cuore”. Quando ha saputo che l’allestimento teatrale avrebbe avuto un seguito cinematografico, la de la Tour è stata certa che il progetto sarebbe stato qualcosa di molto speciale. “Ho detto ai ragazzi d’impegnarsi a fondo, cosa che hanno fatto, perché è il tipo di esperienza che potrebbe non capitare mai più”, ricorda l’attrice. “La conclusione di questo piacevole processo è che gli spettatori ci sono vicini durante il nostro viaggio. Li abbiamo avuti accanto sul palcoscenico e ora ci accompagnano nel film”. THE HISTORY BOYS: OTTO GIOVANI STELLE BRITANNICHE Tutti gli otto giovani attori che hanno calcato la ribalta a Broadway hanno partecipato alla versione cinematografica di THE HISTORY BOYS, dando nuovamente vita al gruppo di originali e brillanti studenti di storia: da Dakin, sexy, attraente e dalla smisurata fiducia in se stesso, a Posner, che di sé dice: “Sono piccolo, ebreo, omosessuale e vivo a Sheffield. Sono fo**to”. Per quanto siano diversi tra loro, ciò che li unisce è il desiderio di farcela, di superare i propri limiti e realizzare ciò che i genitori, prima di loro, non sono riusciti a fare. Analogamente ai colleghi adulti, tutti i giovani attori – Samuel Anderson, Samuel Barnett, Dominic Cooper, James Corden, Sacha Dhawan, Andrew Knott, Jamie Parker e Russell Tovey – erano estremamente ben 15
preparati fin dall’inizio della produzione, essendo sopravvissuti alle prove intensive che hanno preceduto la messa in scena al National Theatre, grazie alle quali hanno ripreso a leggere e studiare, imparando a citare Auden e Shakespeare con la stessa scioltezza con cui la maggior parte dei ragazzi discute i risultati sportivi della domenica. “Dal momento in cui abbiamo iniziato ad esibirci al National Theatre, ci siamo immedesimati nei ruoli fino a sentirci una vera classe”, spiega Dominic Cooper, che interpreta Dakin, sotto alcuni aspetti il personaggio più mondano del gruppo e anche quello meno somigliante ad Alan Bennett. “Abbiamo seguito lezioni su un’infinità di argomenti che, purtroppo, non avevamo studiato a scuola. Dal momento in cui sono iniziate le prove, abbiamo imparato a fondo ciò che i personaggi sanno”. Alan Bennett sapeva che questo corso intensivo di conoscenza esoterica sarebbe stato la chiave delle loro interpretazioni, oltre a favorire tra i ragazzi un senso di cameratismo e a far nascere tra loro le battute casuali e il giocoso antagonismo che sono tipici fra compagni di classe. “La commedia è ricca di riferimenti a poeti e romanzieri, e a personaggi della cultura inglese degli ultimi 200 anni circa, che gli attori dovevano conoscere. Quindi Nicholas Hytner e io abbiamo quasi tenuto delle lezioni sugli argomenti che sarebbero stati trattati nel corso della commedia. So che agli attori non piace parlare troppo prima delle prove, ma in questo caso credo sia stato necessario, oltre ad avere un’altra funzione, vale a dire che i ragazzi hanno avuto modo di conoscersi bene e diventare una vera classe, fatta di soggetti più tranquilli e di altri più assertivi. Il processo è stato veramente utile per la commedia nel suo insieme”. Hytner ha apprezzato in particolar modo l’opportunità di esercitare questo ruolo con i suoi attori. “Insegnare Hardy, Larkin, Eliot e Auden è stato fra i compiti che ho amato di più”, ammette. “Il mio lavoro si è spesso sovrapposto a quello dei professori, ma mai tanto esplicitamente quanto durante le prove. Mi è piaciuto molto riuscire a guidare i ragazzi attraverso ciò che mi è stato insegnato e che ho imparato ad apprezzare”. 16
Con il progredire delle prove, sono emerse le diverse personalità dei ragazzi, con risultati spesso elettrizzanti che sono stati incorporati nei personaggi. Il ruolo forse più brillante di THE HISTORY BOYS è quello di Dakin, ragazzo apparentemente tranquillo e seducente di cui tutti, uomini e donne di qualunque età, s’innamorano – una situazione che il giovane riesce a manipolare a proprio vantaggio. “Dakin è talmente sicuro di sé da riuscire a ottenere dalle persone ciò che vuole senza offenderle”, osserva Cooper, che ha debuttato a Broadway interpretando questo ruolo. “Penso che sia piuttosto raro trovare un diciottenne così fiducioso nel proprio aspetto e nella propria intelligenza, ma credo che tutti ricordiamo di avere conosciuto qualcuno del genere, che sapeva che avrebbe avuto successo in ogni caso e in qualunque circostanza. La cosa difficile riguardo all’interpretazione del personaggio era riuscire a dargli più fascino che arroganza”. Per Cooper, poi, il personaggio rispecchia molto la sua epoca. “Dakin riassume in sé gran parte del modo di pensare tipico della metà degli anni ‘80”, è il suo commento. “La sensazione di poter ottenere tutto, che il mondo sia ai tuoi piedi e che l’unico limite sia il cielo. Credo che questa sia la nota di fondo che ha caratterizzato il periodo. Me lo posso quasi immaginare Dakin qualche anno più tardi in una Porsche turbo rossa a ingurgitare avidamente champagne!”. Quanto al film, per Cooper l’esperienza si è rivelata sommamente eccitante e il suo unico, vero disappunto è stato la conclusione della produzione. “Avremmo voluto continuare le riprese per sempre”, afferma l’attore. “Abbiamo implorato Alan di scrivere anche un seguito sugli anni universitari – uno spin‐off per ognuno dei personaggi sarebbe stato fantastico!”. Mentre il successo futuro sembra arridere a Dakin, per il più introverso Posner, con la sua dolorosa e impossibile infatuazione per Dakin, la situazione appare piuttosto complicata. Il ragazzo, che è gay ed ebreo, si sente escluso dai suoi compagni e deve rimboccarsi le maniche per trovare il coraggio di esprimere a gran voce ciò che lui vuole realmente essere nella vita. Nel ruolo di 17
Posner troviamo il ventenne esordiente Samuel Barnett, che con la sua interpretazione commovente ha ottenuto un’ambita candidatura a un Tony e un Drama Desk Award. Di Posner dice: “Il personaggio è così sensibile e pieno di sentimento che mi ha riportato indietro a tutto ciò che si prova e si vive quando si è adolescenti. Posner, in un certo senso, cresce perché non ottiene ciò che vuole. Non credo che questo sia un fatto insolito, ma ciò che è insolito riguardo a Posner è che lui vive la sua sessualità nell’ambiente scolastico e nessuno lo affligge per questo”. Più di qualunque altro studente, Posner apprende due lezioni molto diverse da Hector e Irwin. “Per come la vedo io, da Hector ottiene cibo per l’anima”, afferma Barnett. “Tutte quelle poesie, le canzoni e le lezioni sono qualcosa che Posner non dimenticherà mai e che lo accompagnerà per tutta la vita. Invece, in Irwin il ragazzo cerca qualcuno che lo rassicuri e incoraggi, che gli dica che le cose nella vita andranno bene”. Per Barnett, portare il personaggio di Posner dal teatro al cinema e ancora sul palcoscenico è stata un’esperienza unica. “La cosa sorprendente è il modo in cui ho potuto approfondire il personaggio nel corso di tre anni interi. Per me è stato un vero e proprio dono”, è il suo commento. A scatenare le risate più sincere in un clima già piuttosto spiritoso è il pagliaccio del gruppo, Timms, interpretato da James Corden, che è apparso in un certo numero di film britannici ma che è nuovo al pubblico americano. “Per molti dei ragazzi il lavoro e lo studio vengono al primo posto, ma per Timms è più importante farsi una risata e tanto meglio se riuscirà ad essere ammesso a Oxford, ma mentre ci proverà non intende rinunciare al divertimento!”, spiega Corden. Il giovane attore ha apprezzato in particolar modo la simbiosi che si è sviluppata con Alan Bennett, Nicholas Hytner e il resto del cast sia a teatro che durante la realizzazione del film. “Indubbiamente, Timms è il personaggio che più mi somiglia fra tutti quelli che ho interpretato”, afferma l’attore. “La sceneggiatura ha influenzato i nostri comportamenti e credo che noi abbiamo 18
influenzato Alan nel modo di delineare i personaggi. Abbiamo tutti apprezzato la sua disponibilità. È uno dei maggiori autori viventi, ma ha accettato di confrontarsi con una torma di giovani insulsi e presuntuosi che gli dicevano ‘Ho un’idea migliore, penso’, e a volte Alan rispondeva ‘Sì, è veramente migliore’. Sorprendente! Hanno avuto fiducia in noi, noi ci siamo fidati di loro e in complesso l’esperienza è stata straordinaria”. Nel ruolo più pittoresco del gruppo, quello di Lockwood, troviamo Andrew Knott, che in passato ha partecipato ai film classici per la famiglia “Il giardino segreto” (The Secret Garden) e “Black Beauty”. “Lockwood non ha grandi disponibilità economiche, compra i vestiti nelle stock house e ha messo a punto un suo stile”, spiega Knott. “Ha un’individualità ben definita”. Knott crede che, nella versione cinematografica di THE HISTORY BOYS, il pubblico potrà apprezzare la vicenda da diverse angolazioni. “Il film illustra un aspetto del sistema educativo, ma è anche la storia garbata e divertente di otto ragazzi che si stanno preparando per l’ammissione al college e che stanno crescendo sotto la guida di due insegnanti molto differenti”, spiega l’attore. “Ecco, secondo me è una pièce straordinaria perché può piacere a tutti per motivi totalmente personali”. Mentre gli altri ragazzi pensano al sesso, allo sport e agli esami imminenti, il tranquillo e devoto Scripps, il miglior amico di Dakin, è preso dalla contemplazione di Dio. Scripps, il più religioso del gruppo, è interpretato dall’esordiente Jamie Parker, che dell’esperienza vissuta dichiara: “Non ho mai letto tanto come in questo periodo, libri che non mi sarei mai sognato di aprire in nessun altro momento. Se la storia è riuscita a fare questo, allora ha una forza incredibile”. Abbiamo poi Russell Tovey, per la prima volta sul grande schermo, che interpreta un ragazzo tutt’altro che eccezionale: Rudge, il giocatore di rugby al quale non importa veramente se sarà ammesso o no a Cambridge e dal quale nessuno si aspetta molto. Tovey dà al personaggio una furba ovvietà, con 19
alcune delle battute più indimenticabili di tutto il film, inclusa la sua definizione di storia: “solo una fo**ta cosa dopo l’altra”. Infine, completa il gruppo di studenti Akhtar, un ragazzo musulmano dall’intelligenza sconfinata, interpretato da Sacha Dhawan, anch’egli al debutto cinematografico. Alan Bennett ricorda quando il ragazzo fu scelto per la commedia: “Alla fine dell’audizione, Sacha chiese se poteva leggere una poesia, che lui aveva scritto e che parlava della commedia. Credo sia stato quello il motivo per cui lo abbiamo scelto. È indubbiamente un attore molto bravo, ma era talmente desideroso di ottenere la parte che proprio non gliela si poteva negare”. Quando è stato scelto, tuttavia, Dhawan non aveva la minima idea che la sua vita sarebbe cambiata radicalmente negli anni successivi. “Ero molto emozionato perché avevo l’opportunità di venire a Londra per nove mesi, la durata del contratto originario”, ricorda il giovane. “Poi, all’improvviso, c’è stato il tour regionale, seguito da quello mondiale e, prima ancora di capire come si mettevano le cose, stiamo ultimando le riprese del film. È incredibile com’è volato il tempo, comunque io sono maturato molto durante tutto questo periodo”. Avendo partecipato sia alla versione teatrale che a quella cinematografica di THE HISTORY BOYS, Dhawan ha maturato una propria idea del valore di un’istruzione eccezionale. “C’è l’istruzione che si ottiene seguendo un programma scolastico prestabilito e c’è l’istruzione ispirata, in cui dedichi il tuo tempo a scoprire le cose per conto tuo”, riassume l’attore. “Quando inizi a coltivare quest’altro tipo di istruzione, le cose che impari sono quelle che ti accompagneranno per tutta la vita. È questo che Hector insegna ai ragazzi e che mi ha incoraggiato a dedicarmi alle cose che più mi piace apprendere”. THE HISTORY BOYS: 20
LA PRODUZIONE Per portare sul grande schermo la storia di Hector, Irwin e degli studenti, Nicholas Hytner ha deciso di mantenere l’attenzione focalizzata sul mondo attorno al quale ruotano le maggiori discussioni, rivelazioni ed emozioni: l’interno delle aule della Cutler Grammar School. Come spiega Hytner: “In ‘La pazzia di Re Giorgio’ (The Madness Of King George), che è stato il mio primo lavoro cinematografico, ho imparato che i film permettono di mostrare una maggiore interiorità, cosa invece rara, se non impossibile, a teatro. Quello di THE HISTORY BOYS è un mondo chiuso e, tradizionalmente, i film vanno sempre bene quando si svolgono in luoghi ristretti, come prigioni, ospedali, basi militari e scuole. Nel film usciamo raramente dalla scuola, perché quello che ci interessa di più è il mondo interiore dei personaggi: i loro desideri, le aspirazioni, le frustrazioni, le idee”. Perciò, uno dei primi pensieri della produzione è stato di trovare il luogo adatto per le riprese. Alla fine, sono state scovate due location adiacenti che hanno dato una totale autenticità alle cinque settimane di riprese: la Watford Boys Grammar School e la Watford Girls Grammar School. Situate nella contea dello Hertfordshire, le due scuole in mattoni rossi sono state edificate nello stile architettonico urbano tipico degli anni ’60, con un tocco di classe ma senza trasudare ricchezza. La location offriva non solo l’atmosfera e le attrezzature di una tipica public school inglese degli anni ‘80, ma presentava anche altri vantaggi, tra cui un’abbondanza di comparse per i ruoli degli studenti e l’utilizzo delle aule come camerini improvvisati e gratuiti. Oltre alla scuola, altre location sono state l’università di Cambridge e la Fountains Abbey, le rovine di un monastero britannico, dove i ragazzi compiono un viaggio rivelatore. Mentre si trovavano a Watford, i timori dei produttori che gli attori potessero non sembrare degli studenti, così come erano riusciti a fare sul palcoscenico, sono stati rapidamente fugati il giorno in cui, durante una pausa 21
delle riprese, alcuni attori si sono messi a giocare a calcio. “In quel momento erano in corso le sessioni estive e, all’improvviso, un’insegnante da una finestra ha chiamato a gran voce gli attori: ‘Mettete via la palla e tornate in classe immediatamente!’”, ricorda Damian Jones. La maggior parte del film è stata girata nell’aula di Inglese, affacciata sui verdi campi da gioco della scuola, trasformata nell’aula del corso di Storia in cui si svolge la maggior parte delle scene chiave del film. Qui, il direttore della fotografia Andrew Dunn, che in passato ha collaborato con Nicholas Hytner in “La pazzia di Re Giorgio” (The Madness Of King George) e “La seduzione del male” (The Crucible) e, più di recente, ha girato “Lady Henderson presenta” (Mrs. Henderson Presents), ha dato il suo contributo con una ricca texture visiva che ben si è adattata alla rapida successione di battute argute e idee provocatorie di Bennett. Utilizzando una macchina da presa Super 16, Dunn ha spesso utilizzato simultaneamente due MdP per catturare gli otto studenti impegnati nelle loro azioni e reazioni esuberanti. Durante tutta la produzione di THE HISTORY BOYS, il proposito del cast sia tecnico che artistico è stato di utilizzare qualunque elemento cinematografico, dalla fotografia alle scenografie fino alle interpretazioni, per cogliere l’immediatezza della commedia, che aveva colpito e suscitato tanta risonanza nei numerosissimi spettatori che hanno assistito alla rappresentazione. Così riassume Richard Griffiths: “A teatro il pubblico reagisce immediatamente, lo hai davanti a te. Ride, piange, urla, tace, e sai che cosa sta pensando. Nel film abbiamo cercato di trasmettere la stessa intensità di sentimento attraverso la lente e lo schermo, direttamente fino agli spettatori”. * * * 22
IL CAST Richard Griffiths (Hector) Richard Griffiths ha interpretato il ruolo di Hector nell’allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre, vincendo un Olivier Award come miglior attore. Ha re‐
interpretato il ruolo nel tour regionale della commedia, in quello internazionale e a Broadway. I suoi lavori teatrali includono “Luther” al National; “The White Guard”, “Once in a Lifetime” (anche al Piccadilly), il ruolo del protagonista in “Enrico VIII” (Henry VIII), “Volpone” e “Red Star” con la Royal Shakespeare Company; “Art” al Wyndham’s; “The Man Who Came To Dinner” e “Katherine Howard” al Chichester; infine, “Casa Cuorinfranto” (Heartbreak House), il ruolo del protagonista in “Galileo” e “Rules of the Game” all’Almeida. Recentemente, è apparso nell’allestimento nel West End di “Herpes”, insieme a Ken Stott e John Hurt. In televisione, è apparso in “The Brides in the Bath”, “The Truth”, “TLC”, “History of Britain”, “Gormenghast”, “Hope and Glory”, “Inspector Morse”, “Pie in the Sky” (serie 1‐4), “In the Red”, “Ted and Ralph”, “Nobodyʹs Perfect”, “Amnesty”, “Bird of Prey”, “Whoops Apocalypse”, “The World Cup ‐ A Captain’s Tale”, “The Cleopatras”, “Le allegre comari di Windsor” (The Merry Wives of Windsor), “Anything Legal Considered”, “Ffizz”, “The Marksman”, “A Kind of Living”, “A Wanted Man”, “Perfect Scoundrels”, “The Good Guys”, ”El Cid” e “Mr Wakefield’s Crusade”. Alla radio ha partecipato a “Canto di Natale” (A Christmas Carol), “Tutto è bene quel che finisce bene” (Allʹs Well That Ends Well), “Il Signor Mulliner racconta” (Meet Mr Mulliner), “La certosa di Parma” (The Charterhouse of Parma), ”La porta di Baghdad” (Gate of Baghdad) e “Moby Dick”. Sul grande schermo la filmografia di Griffiths comprende “Gandhi”, “Stage Beauty”, “Harry Potter e la pietra filosofale” (Harry Potter And The Sorcerer’s Stone), “Harry Potter e la camera dei segreti” (Harry Potter And The 23
Chamber Of Secrets), “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” (Harry Potter And The Prisoner Of Azkaban), “Vatel”, “Il mistero di Sleepy Hollow” (Sleepy Hollow), “Cara, insopportabile Tess” (Guarding Tess), “Superman II”, “Britannia Hospital”, “Il commediante” (Funny Bones), “Tutta colpa del fattorino” (Blame It On The Bellboy), “Una pallottola spuntata 2” (Naked Gun 2), “Sua Maestà viene da Las Vegas” (King Ralph), “Goldeneye”, “Shakespeare and I” (Withnail And I), “Shanghai Surprise”, “Pranzo reale” (A Private Function), “Gorky Park”, “La donna del tenente francese” (The French Lieutenant’s Woman), “Ragtime” e “Momenti di gloria” (Chariots Of Fire). Prossimamente, lo vedremo in “Venus” di Roger Michela, al fianco di Peter O’Toole e Leslie Phillips. Frances de la Tour (signora Lintott) Frances de la Tour ha interpretato il ruolo della signora Lintott nel premiato allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. L’attrice ha studiato al Drama Centre e la sua carriera teatrale include “The Good Hope”, “The Forest”, “Les Parents Terribles”, “Brighton Beach Memoirs” e il ruolo principale in “Santa Giovanna” (Saint Joan) al National; “Antonio e Cleopatra” (Antony and Cleopatra), “Sogno di una notte di mezza estate” (A Midsummer Nightʹs Dream), “The Relapse” e “Come vi piace” (As You Like It) con la Royal Shakespeare Company; “The Dance of Death” al Lyric e al Sydney Theatre Festival; “Angeli perduti” (Fallen Angels) nel West End, che le è valso il Variety Club come migliore attrice; “The Play About The Baby” all’Almeida; “The Fire Raisers” e “The Dance of Death” ai Riverside Studios; “Three Tall Women” al Wyndham’s; “Grease Paint”, “Façades”, il ruolo principale in “Lilian” e “Women” di Chekhov al Lyric; “Il papa e la strega” (The Pope and the Witch) e “Small Craft Warnings” al Comedy; “When She Danced” al Globe, grazie al quale ha vinto un Olivier come migliore attrice non protagonista; “Re Lear” 24
(King Lear) all’Old Vic; “A Moon for the Misbegotten”, che le è valso un Olivier come migliore attrice, e “Zio Vanya” (Uncle Vanya) al teatro Haymarket; “Skirmishes” e “Daughters of Men” allo Hampstead; “Duet for One” al Bush e al Duke of York’s, che le ha fatto ottenere sia uno Standard che un Olivier Award come migliore attrice; il ruolo principale in “Amleto” (Hamlet), “Non si paga! Non si paga” (Canʹt Pay Wonʹt Pay) e “Landscape of Exiles” allo Half Moon; “Wheelchair Millie” al Royal Court; infine, “Banana Box” all’Apollo. In televisione l’attrice è apparsa in “Pierrot”, “Waking The Dead”, “Born & Bred”, “The Egg”, “Tom Jones”, “Cold Lazarus”, “Downwardly Mobile”, “Genghis Cohen”, “Every Silver Lining”, “Stay Lucky”, “Bejewelled”, “A Kind of Living”, “Assassinio allo specchio” (Murder With Mirrors), “Duet for One” (candidatura al BAFTA come migliore attrice), “Skirmishes”, “Flickers”, “Housewives’ Choice”, “All Good Men” e ha interpretato Miss Jones in “Rising Damp”. Sul grande schermo la sua filmografia comprende “Harry Potter e il calice di fuoco” (Harry Potter And The Goblet Of Fire), “Il giardino dei ciliegi” (The Cherry Orchard) e “Rising Damp”, che le è valso l’Evening Standard Film Award come migliore attrice. Stephen Campbell Moore (Irwin) Stephen Campbell Moore ha interpretato il ruolo di Irwin nel premiato allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. In teatro ha lavorato in “Molto rumore per nulla” (Much Ado About Nothing) e “Antonio e Cleopatra” (Antony and Cleopatra) per la Royal Shakespeare Company; in “Morte di un commesso viaggiatore” (Death of a Salesman) al Compass Theatre; in “Sogno di una notte di mezza estate” (A Midsummer Nightʹs Dream) all’Albery; in “Riccardo II” (Richard II) e “Coriolano” (Coriolanus) per l’Almeida ai Gainsborough Studios; in “The Changeling” al Salisbury Playhouse; in “Riccardo III” (Richard III) e “I due gentiluomini di Verona” (The Two Gentlemen of Verona) al Pendley Shakespeare 25
Festival; in “Toad of Toad Hall” e “Chi ha paura di Virginia Woolf” (Whoʹs Afraid of Virginia Woolf) al Dean’s Hall a Berkhamstead. In televisione ha partecipato a “He Knew He Was Right” e “Byron”. Infine, la sua filmografia sul grande schermo comprende “Le seduttrici” (A Good Woman) e “Bright Young Things” di Stephen Fry. Samuel Barnett (Posner) Samuel Barnett ha interpretato il ruolo di Posner nel premiato allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. Ha studiato alla LAMDA. In teatro si è esibito in “His Dark Materials” al National, in “Le nozze di Figaro” (The Marriage of Figaro) al Royal Exchange di Manchester, in “The Accrington Pals” al Chichester Festival Theatre e in “Frankenstein” all’Open Air Theatre. In televisione ha partecipato a “The Royal”, “Doctors”, “Strange”, “Inspector Linley” e “Coupling”. Alla radio ha lavorato in “The Nightmare Before Christmas”. Dominic Cooper (Dakin) Dominic Cooper ha interpretato il ruolo di Dakin nel premiato allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. Ha studiato alla LAMDA. In teatro ha interpretato il ruolo di Will in “His Dark Materials”, ha partecipato a “Mother Clapʹs Molly House” al National e alla Royal Court in occasione del Caryl Churchill Event, e a “Sogno di una notte di mezza estate” (A Midsummer Nightʹs Dream) con la Royal Shakespeare Company. Sul piccolo schermo, è apparso in “Down to Earth”, “Sparkling Cyanide”, “The Gentleman Thief”, “Davisonʹs Eyes ‐ HG Wells” e “Band of Brothers – Fratelli al fronte”. Sul grande schermo la sua filmografia include “Breakfast On Pluto”, “Boudica”, “Iʹll Be There”, 26
“Anazapta”, “The Final Curtain” e “From Hell”. Il suo prossimo ruolo cinematografico è nell’atteso film “Starter For Ten”. James Corden (Timms) James Corden ha interpretato il ruolo di Timms nel premiato allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. I suoi lavori teatrali comprendono “Martin Guerre” al Prince Edward e “Love Life” al Covent Garden. In televisione è apparso in tre serie di “Fat Friends”, e poi in “Dalziel & Pascoe”, “Judge John Deed”, “Teachers”, “Hollyoaks”, “Boyz Unlimited”, “The Vicar of Dibley” e “The Bill”. Sul grande schermo la sua filmografia annovera “Heartlands”, “All Or Nothing”, “Che fine ha fatto Harold Smith?” (Whatever Happened To Harold Smith) e “Twentyfourseven”. È anche apparso nei cortometraggi “Cruise Of The Gods” e “Jack e il fagiolo magico” (Jack & The Beanstalk ‐ The Real Story), mentre il suo prossimo ruolo cinematografico è nell’atteso “Starter For Ten”. Jamie Parker (Scripps) Jamie Parker ha studiato alla Royal Academy of Dramatic Art. Ha interpretato il ruolo di Scripps nel premiato allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. Sulla ribalta teatrale ha recitato in “Singer” al Tricycle; in “Between the Crosses” al Jermyn Street Theatre; in “Coffee House”, “Holes in the Skin” e “The Gondoliers” al Chichester Festival Theatre; infine, in “After the Dance” con la Oxford Stage Company. In televisione è apparso in “As If” e “Foyleʹs War”. Russell Tovey (Rudge) La carriera teatrale di Russell Tovey annovera “His Dark Materials”, “La signora del venerdì” (His Girl Friday), “Enrico V” (Henry V) e “Howard Katz” 27
al National; “Plasticine” alla Royal Court; infine, “The Recruiting Officer” al Chichester Festival Theatre. In televisione ha partecipato a “Servants”, “William and Mary”, “Ultimate Force”, “Silent Witness”, “NCS”, “Anchor Me”, “Poirot”, “Holby City”, “Mrs. Bradley Mysteries”, “Hope and Glory” e “The Bill”. Sul grande schermo ha recitato nei cortometraggi “I vestiti nuovi dell’Imperatore” (The Emperorʹs New Clothes), “The Nugget Run” e nel candidato a un BAFTA “Red Peppers”. Samuel Anderson (Crowther) Samuel Anderson ha interpretato il ruolo di Crowther nel premiato allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. A teatro ha lavorato in “Talking Loud” al Latchmere. Sul piccolo schermo è apparso in “Hex”, “Royal Deaths and Diseases”, “Doctors” e “The Afternoon Tea Play”. Sacha Dhawan (Akhtar) Sacha Dhawan ha interpretato il ruolo di Akhtar nel premiato allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. Ha studiato alla Laine‐Johnson Theatre School. A teatro è apparso in “The Witches” e “East is East” al Leicester Haymarket, e in “Borstal Boy” all’Edinburgh Fringe. La sua carriera televisiva include “Perfectly Frank”, “A scuola di streghe” (Weirdsister College), “Altogether Now”, “City Central”, “The Last Train” e “Out of Sight II e III”. Prossimamente, lo vedremo nel drammatico “Bradford Riots”. Alla radio ha partecipato a “Chocky”. Andrew Knott (Lockwood) Andrew Knott ha interpretato il ruolo di Lockwood nel premiato 28
allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. Sulla ribalta teatrale ha lavorato in “25 Years of OTW” all’Oldham Coliseum, in “Ruling Passion” al Dancehouse e in “A Tale of Two Cities” al Green Room. In televisione è apparso in “Nasreen & Steve”, “The Bill”, “Casualty”, “Where The Heart Is”, “Heartbeat”, “Coronation Street”, “The Ward”, “How We Used To Live”, “Emmerdale” e “Cracker”. Sul grande schermo ha partecipato a “Black Beauty” e “Il giardino segreto” (The Secret Garden). Penelope Wilton (signora Bibby) La carriera teatrale, cinematografica e televisiva di Penelope Wilton copre un arco di tre decenni e comprende molte interpretazioni memorabili. Tra i suoi film più recenti ricordiamo “Orgoglio e pregiudizio” (Pride And Prejudice) di Joe Wright, “Match Point” di Woody Allen, “Calendar Girls”, “L’alba dei morti dementi” (Shaun Of The Dead) e “Iris”. Altri film che hanno visto la sua partecipazione includono “Clockwise”, “Grido di libertà” (Cry Freedom), “The Borrowers”, “The Secret Rapture” e “Tom’s Midnight Garden”. Sulla scena teatrale la Wilton ha lavorato con alcuni fra i più celebri autori e registi britannici, tra cui Jonathan Miller, Christopher Hampton, Richard Eyre, Harold Pinter, David Hare, Alan Ayckbourn, Howard Davies, Karel Reisz, Adrian Noble e Peter Hall. Ha ottenuto tre candidature Olivier e ha vinto un premio Critic’s Circle come migliore attrice per “The Deep Blue Sea” di Reisz. La Wilton ha ricevuto l’O.B.E. nel 2004 nell’ambito del New Year’s Honours List come riconoscimento dell’impegno e della passione con cui si è dedicata alla professione teatrale. Adrian Scarborough (Wilkes) 29
La carriera cinematografica dell’acclamato attore Adrian Scarborough comprende “Il segreto di Vera Drake” (Vera Drake) di Mike Leigh, in cui ha interpretato il cognato di Vera, “Bright Young Things”, “Gosford Park”, “Piccoli affari sporchi” (Dirty Pretty Things) e “Love Is The Devil”. In televisione ha recitato in “A Dance to the Music of Time” ed è apparso in alcune celebri serie, quali “The Bill” e “L’ispettore Barnaby” (Midsomer Murders). Ha lavorato a lungo al National Theatre: nel ruolo di Flute nell’allestimento di “Sogno di una notte di mezza estate” (A Midsummer Nightʹs Dream) curato da Robert Lepade, e nel ruolo di Mole in “The Wind in the Willows” di Nicholas Hytner. Altri lavori al National ai quali ha partecipato comprendono “The Recruiting Officer” di Hytner, l’allestimento curato da Richard Eyre della trilogia di David Hare (“Diavoli da corsa” ‐ Racing Demon, “Giudici mormoranti” ‐ Murmuring Judges e “In assenza di guerra” ‐ The Absence of War) e il ruolo di Rosencrantz in “Rosencrantz and Guildenstern sono morti” (Rosencrantz and Guildenstern are Dead). A teatro ha poi partecipato all’allestimento di “Vassa” curato da Howard Davies all’Albery Theatre, all’allestimento di “To the Green Fields Beyond” curato da Sam Mendes al Donmar Warehouse, a “Platanov” di Jonathan Kent all’Almeida, a “Humble Boy” nel West End e all’allestimento curato da Robert Delamere al Donmar Warehouse di “Morte accidentale di un anarchico” (Accidental Death of an Anarchist) di Dario Fo. Georgia Taylor (Fiona) Georgia Taylor è forse meglio nota per il ruolo di Toyah Battersby nella celebre serie della ITV “Coronation Street”, grazie alla quale ha vinto numerosi premi, tra cui un Royal Television Society Award® nel 2001 come migliore interpretazione in una soap opera. Più di recente, ha ultimato l’imminente “Lilies” per la BBC1 e ha partecipato al drammatico “Life on Mars”. La sua filmografia sul piccolo schermo annovera l’acclamata miniserie della BBC 30
“Blackpool”, oltre a “Girls’ Club” e “Where the Heart Is”. La carriera teatrale dell’attrice comprende “The Woman Before” al Royal Court e “Christmas is Miles Away” al Royal Exchange Theatre. Clive Merrison (preside) Clive Merrison ha interpretato il ruolo del preside nel premiato allestimento di THE HISTORY BOYS curato da Nicholas Hytner al National Theatre. Ha poi re‐interpretato il ruolo nel tour regionale, in quello internazionale e a Broadway. Sulla scena teatrale ha partecipato a numerosi allestimenti: “La pazzia di Re Giorgio” (The Madness of George III), che è andato in scena anche negli Stati Uniti, e “Fair Ladies At A Game Of Poem Cards” per il National al South Bank; “Macbeth”, “Il giardino dei ciliegi” (The Cherry Orchard), “The Front Page”, “Sabato, domenica e lunedì” (Saturday, Sunday, Monday), in scena anche al Queenʹs Theatre, “Il misantropo” (The Misanthrope) e “ʹTis pity Sheʹs a Whore” per il National al Old Vic; “Molto rumore per nulla” (Much Ado About Nothing), “The Caucasian Chalk Circle”, “Mephisto”, “A Loud Boyʹs Life”, “Troilo e Cressida” (Troilus and Cressida), “Principia Scriptoriae” e “Bastard Angel” per la Royal Shakespeare Company; “Credible Witness” per il Royal Court; “The Cocktail Party” all’Edinburgh Lyceum; “Reader” al The Traverse; “The Browning Version” al Greenwich Theatre; infine, “The Possessed” all’Almeida. La sua carriera televisiva comprende “The Brief”, “The Two Lives of Anthony Trollope”, “Foyleʹs War”, “L’ispettore Barnaby” (Midsomer Murders), “Believe Nothing”, “The Falklands Play”, “Giulio Cesare” (Julius Caesar), “Lexx”, “Meat Extract”, “Leprechauns”, “Life Support”, “How Do You Want Me?”, “The Round Tower”, “Mortimerʹs Law”, “Stalin” e “Mary Shelley”. Alla radio ha partecipato all’intera serie di Sherlock Holmes trasmessa dalla BBC. Ha vinto il Sony Best Actor Award nel 1984 per “Luther”. Sul grande schermo la sua filmografia include “La scoperta del cielo” (Discovery Of Heaven), “Pandemonium”, “L’erba di Grace” (Saving Grace), “Una 31
notte per decidere” (Up At The Villa), “Fotografando i fantasmi” (Photographing The Fairies), “Il paziente inglese” (The English Patient), “Creature del cielo” (Heavenly Creatures), “Un’avventura terribilmente complicata” (An Awfully Big Adventure), “True Blue – Sfida del Tamigi”, “Firefoy” e “Fuga per la vittoria” (Escape To Victory). 32
I REALIZZATORI
Nicholas Hytner (regista) Nicholas Hytner è il direttore del National Theatre. Il suo lavoro comprende numerosi allestimenti al Northcott Theatre, all’Exeter, al Leeds Playhouse e al Royal Exchange Theatre di Manchester, dove è stato direttore associato. Ha diretto “Misura per misura” (Measure for Measure),”La tempesta” (The Tempest) e “Re Lear” (King Lear) per l’RSC. Per il National: “Ghetto”, “The Wind in the Willows”, “La pazzia di Re Giorgio” (The Madness of George III), “The Recruiting Officer”, “Carousel”, “The Cripple of Inishmaan”, “The Winterʹs Tale”, “Mother Clap’s Molly House” e, come direttore del NT, “Enrico IV parte 1 e 2” (Henry IV Parts 1 & 2), “His Dark Materials”, “Enrico V” (Henry V), “The History Boys” e “Stuff Happens”. A Londra ha poi prestato la sua opera in “Miss Saigon”, “L’importanza di chiamarsi Ernesto” (The Importance of Being Earnest), “Cressida”, “The Lady in the Van” e “La calata di Orfeo” (Orpheus Descending); a New York ha diretto “Carousel”, “La dodicesima notte” (Twelfth Night) e “The Sweet Smell of Success” a Broadway. Ha inoltre curato numerosi allestimenti alla Kent Opera, all’ENO, al Glyndebourne, alla Paris Opera, al Théâtre du Châtelet di Parigi, alla Geneva Opera e alla Bavarian State Opera di Monaco. Infine, la sua filmografia comprende “La pazzia di Re Giorgio” (The Madness Of King George), “La seduzione del male” (The Crucible) e “L’oggetto del mio desiderio” (The Object Of My Affection). Alan Bennett (autore) Alan Bennett è apparso per la prima volta sul palcoscenico nel 1960 insieme a Peter Cook, Dudley Moore e Jonathan Miller nella rivista “Beyond the Fringe”. Le sue commedie includono “Forty Years On”, “Habeas Corpus”, “The Old Country”, “Getting On”, “Enjoy”, “Il testamento di Kafka” (Kafkaʹs Dick), “Un inglese all’estero” (An Englishman Abroad) e “A Question of 33
Attribution” (andate in scena insieme al National nel 1988 con il titolo “Single Spies”, con Bennett che ha diretto la prima e ha recitato in entrambe), un adattamento di “The Wind in the Willows” di Kenneth Grahame (NT 1990, 1991, 1993 e 1994), “La pazzia di Re Giorgio” (The Madness of George III), in scena al NT nel 1991 e 1992 (allestita anche in America, Grecia e Israele), “The Lady in the Van” e numerosi monologhi della serie Talking Heads: “A Chip in the Sugar”, “A Lady of Letters” e “A Woman of No Importance” (in cui ha curato la regia e ha recitato, vincendo il Laurence Olivier Award per il migliore spettacolo d’intrattenimento e per la migliore performance in un musical o spettacolo), “Un letto tra le lenticchie” (Bed Among the Lentils) and “Soldiering On” (di cui è anche stato regista). I suoi lavori televisivi includono “A Day Out”, “Sunset Across the Bay”, “A Visit from Miss Prothero”, ”Me”, “Iʹm Afraid of Virginia Woolf”, “Doris and Doreen”, “The Old Crowd”, “Afternoon Off”, “One Fine Day”, “All Day on the Sands”, “Intensive Care” (in cui ha interpretato il ruolo principale), “Our Winnie”, “Marks”, “Rolling Home”, “Say Something Happened”, “A Woman of No Importance”, “Un inglese all’estero” (An Englishman Abroad), “The Insurance Man”, “102 Boulevard Haussmann” e due monologhi della serie Talking Heads, il secondo dei quali ha vinto il South Bank Show Award nella categoria Best Drama. La filmografia di Bennett sul grande schermo comprende “Pranzo reale” (A Private Function), “Prick up – L’importanza di essere Joe” (Prick Up Your Ears) e “La pazzia di Re Giorgio” (The Madness Of King George), candidato a due Academy Award®, tra cui quello per la migliore sceneggiatura non originale. Una raccolta di suoi scritti, Writing Home, è stata pubblicata da Faber and Faber nel 1994. A questa ha fatto seguito il bestseller Untold Stories nel 2005. Kevin Loader (produttore) 34
Kevin Loader ha lavorato per quattordici anni alla BBC, producendo programmi di attualità e di arte, oltre ad alcune serie tv, prima di fare il suo ingresso nel mondo del cinema nel 1997. Tra i numerosi lavori realizzati per la BBC, ha diretto alcuni documentari per “Omnibus”, “Arena” e “Review”, oltre a curare la produzione esecutiva del programma “The Late Show”. Sempre per la BBC ha curato il drammatico “Clarissa”, e il premiato “The Buddha of Suburbia” per la regia di Roger Michell. La sua carriera televisiva annovera inoltre “My Night with Reg” (1996), “Degrees of Error” (1995), “Bed” (1995) e “Look at It This Way” (1992). Loader è stato produttore esecutivo di alcuni premiati programmi, tra cui “The Crow Road”, “Holding On” e “Our Friends in the North” di Peter Flannery. Loader ha lasciato la BBC per occuparsi di The Bridge, una joint‐venture tra Sony Pictures e Canal Plus con sede a Londra, che ha sviluppato una serie di progetti cinematografici e ha realizzato la commedia adolescenziale “Virtual Sexuality”. Nel 2001 Loader ha prodotto “Il mandolino del Capitano Corelli” (Captain Corelli’s Mandolin) con Nicolas Cage, John Hurt e Penelope Cruz, realizzato dalla Working Title Films. A questo film ha fatto seguito “To Kill A King” di Mike Barker e “Wondrous Oblivion” di Paul Morrison. Loader e il regista Roger Michell sono soci della casa di produzioni Free Range Films, che di recente ha prodotto “L’amore fatale” (Enduring Love), un adattamento di Joe Penhall dal romanzo di Ian McEwan, e “The Mother”, da una sceneggiatura originale di Hanif Kureishi. Più di recente, Loader si è associato nuovamente al regista Michell e allo scrittore Kureishi per la realizzazione dell’imminente “Venus”, con Peter O’Toole, Leslie Phillips, Richard Griffiths e Vanessa Redgrave. Loader e Damian Jones sono tornati a lavorare insieme anche nel debutto cinematografico di Dan Reed, “Straightheads”, interpretato da Gillian Anderson. Damian Jones (produttore) 35
Damian Jones ha prodotto oltre quindici film negli ultimi dieci anni, molti dei quali sono stati selezionati nell’ambito dei Festival del cinema di Cannes, Venezia, Toronto e del Sundance. Nel ruolo di produttore, Jones ha collaborato a “Benvenuti a Sarajevo” (Welcome To Sarajevo) di Michael Winterbottom, a “Millions” di Danny Boyle, a “Gridlock’d” di Vondie Curtis Hall con Tupac Shakur, a “Splendor” di Greg Araki, a “Some Voices” di Simon Cellan Jones con Daniel Craig e, più di recente, all’acclamato “Kidulthood” di Menhaj Huda. Ha ricevuto un BAFTA nel 1990 per il cortometraggio di Peter Hewitt “The Candy Show”. Tra i prossimi film in uscita troviamo “Alpha Male” di Dan Wilde e “Straightheads” di Dan Reed con Gillian Anderson, prodotto insieme a Kevin Loader. Andrew Dunn, BSC (direttore della fotografia) Andrew Dunn ha già collaborato con il regista Nicholas Hytner in “La pazzia di Re Giorgio” (The Madness Of King George), che gli è valso un BAFTA e il premio per la migliore fotografia dalla British Society of Cinematographers, oltre all’Evening Standard British Film Award per il miglior allestimento tecnico, e nel candidato all’Oscar “La seduzione del male” (The Crucible) di Arthur Miller, sempre per la regia di Hytner. La sua carriera cinematografica comprende anche “Gosford Park”, “Tutta colpa dell’amore” (Sweet Home Alabama), “Il Conte di Monte Cristo” (The Count Of Monte Cristo), “Amori e incantesimi” (Practical Magic), “Guardia del corpo” (The Bodyguard) e, recentemente, “Stage Beauty”, “Hitch – Lui sì che capisce le donne” e “Lady Henderson presenta” (Mrs. Henderson Presents). Dunn ha lavorato a lungo in televisione, dove la sua filmografia comprende “Improvvisamente l’estate scorsa” (Suddenly, Last Summer) e “Tumbledown” di Richard Eyre, oltre a “Blackeyes” di Dennis Potter. Si è aggiudicato tre volte il BAFTA TV Award per la fotografia per “The Monocled Mutineer”,” Edge of Darkness” e “Threads”. 36
John Beard (scenografie) John Beard ha iniziato la sua carriera come assistente del direttore artistico in “Brian di Naareth” (The Life Of Brian) e ha poi curato la direzione artistica di “Il senso della vita” (Meaning Of Life) di Python e di “Brazil” di Terry Gilliam. Ha realizzato le scenografie di “L’ultima tentazione di Cristo” (The Last Temptation Of Christ) di Martin Scorsese e ha collaborato frequentemente con il regista Iain Softley, ad esempio in “Le ali dell’amore” (The Wings Of The Dove), “K‐Pax – Da un altro mondo” e, più di recente, “Skeleton Key”. Sul grande schermo la sua filmografia comprende “Ricordi di Abbey” (The Browning Version) per il regista Mike Figgis, “The Lost Son” di Chris Menges, “Enigma” di Michael Apted e “Stoned” di Stephen Woolley. Justine Luxton (ideazione costumi) I lavori cinematografici di Justine Luxton annoverano “The Mystery Of Edwin Drood”, “Due famiglie per Leon” (Leon The Pig Farmer) e il vincitore di un Oscar “Braveheart – Cuore impavido” di Mel Gibson, in cui è stata assistente all’ideazione costumi. Di recente, ha disegnato i costumi per l’imminente thriller “Straightheads” con Gillian Anderson. In televisione la Luxton ha ideato i costumi per la popolare serie inglese “Auf Wiedersehen Pet” e, ultimamente, “La bisbetica domata” (The Taming of the Shrew) per la BBC, oltre a “The Government Inspector” per Channel Four. Tra le altre pellicole alle quali ha collaborato, ricordiamo “Out of Control”, premiato a Edimburgo e vincitore di un RTS Award, e “The Commander” per la ITV. John Wilson A.C.E. (montaggio) Nella carriera cinematografica e televisiva di John Wilson, iniziata nel 1976, spiccano le frequenti collaborazioni con il regista Peter Greenaway, dai suoi cortometraggi iniziali fino a “I misteri del giardino di Compton House” (The Draughtsman’s Contract), “Giochi nell’acqua” (Drowning By Numbers), “Il 37
ventre dell’architetto” (Belly Of An Architect) e “Il cuoco, il ladro, sua moglie e lʹamante” (The Cook, The Thief, His Wife & Her Lover). Wilson ha ricevuto candidature BAFTA e A.C.E. per il lavoro svolto in “Billy Elliott” di Stephen Daldry. La sua filmografia comprende anche “Decadence”, “Resurrection Man”, “The Debt Collector”, “Happy Now” e, di recente, “On A Clear Day”. La copiosa carriera di Wilson sul piccolo schermo annovera la popolare serie “Dalziel & Pascoe”, gli adattamenti di Catherine Cookson di “Gambling Man”, “The Round Tower” e “Colour Blind”, oltre al drammatico “Passer By” per la regia di David Morrissey. George Fenton (compositore) George Fenton, che è stato candidato cinque volte agli Oscar® e tre ai Grammy®, ha iniziato a comporre colonne sonore nel 1974, dopo una breve carriera di autore e musicista. Oggi lavora estensivamente nel mondo del cinema, del teatro e della televisione. Tra i suoi primi incarichi televisivi ricordiamo “Bloody Kids”, “Going Gently” e “Saigon ‐ Year of the Cat”, tutti diretti da Stephen Frears. Le sue composizioni per la televisione comprendono anche “The Jewel in the Crown”, “The Monocled Mutineer” e “The History Man”. Ha collaborato in numerose occasioni alle commedie di Alan Bennett ed è l’autore dei popolari motivi musicali di alcune serie televisive, tra cui “Shoestring” e “Bergerac”. Fenton ha composto le musiche per le serie‐
documentario “The Trials of Life”, “Beyond the Clouds”, “Shanghai Vice” e “The Blue Planet”. Inoltre, sono sue le colonne sonore di oltre cinquanta film, quali “In compagnia dei lupi” (The Company Of Wolves), “Gandhi”, “Grido di libertà” (Cry Freedom), “Le relazioni pericolose” (Dangerous Liaisons), “La leggenda del re pescatore” (The Fisher King), “Ricomincio da capo” (Groundhog Day), “La pazzia di Re Giorgio” (The Madness Of King George), “C’è posta per te” (You’ve Got Mail), “Shadowlands” e, per la regia di Ken Loach, “Terra e libertà” (Land And Freedom), “My Name Is Joe”, “Sweet Sixteen” e “Un bacio appassionato” (Ae Fond Kiss). Ha ricevuto i premi Ivor Novello ed Emmy®, 38
oltre ad essere candidato all’Oscar®, per la migliore colonna sonora di “La leggenda del re pescatore” (The Fisher King), “Le relazioni pericolose” (Dangerous Liaisons), “Grido di libertà” (Cry Freedom), che gli è valso anche una candidatura per la migliore canzone, e “Gandhi”. Fenton ha infine ricevuto tre nomination ai Grammy® e ha vinto un BAFTA Award® per “The Blue Planet”, “The Monocled Mutineer”, “The History Man” e “Going Gently”. 39
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