Hector, il pastore tedesco della signora Patrizia muore e lei t

Hector, il pastore tedesco della signora Patrizia muore e lei teme, quasi di offendere,
la sensibilità altrui nel gridare questo suo amore verso un animale che le è stato
accanto per tredici anni.
Ci sono persone, uomini e donne, che ci stanno accanto anche per più tempo e posso
assicurare alla cara amica di Como che sono peggio di tanti animali.
Tutto è nello stabilire cosa si intende per animale e cosa, a nostro avviso, può
chiamarsi amore.
Con quel qualunquismo che, giustamente, piace così poco a Bruna Magi potrei
sostenere che l’animale è colui che non ama e l’amore è rappresentato dal coraggio
che ti viene da dentro nel gridare a tutti il tuo sentimento per qualcuno, bestia o
umanoide che sia.
Quando Patrizia, con dignità, esprime il suo amore per Hector significa quanti
momenti questo”animale” abbia con lei condiviso, belli e brutti.
E quel che più conta: senza mai giudicare, ma esternare lo sguardo languido di chi ha
“solo” tanto amore da offrire.
Senza nulla da pretendere in cambio.
E scusate se è poco.
Immagino già l’espressione ironica di qualche lettore mentre legge le mie parole.
“Francamente me ne infischio”…per dirla alla Via col Vento.
Piuttosto mi chiedo come mai si spendano centinaia di migliaia di euro alle porte
dell’estate con pubblicità che invitano a non abbandonare il proprio “Fido” in strade
dove omicidio o suicidio è certo che avvenga.
Per carità, invito sacrosanto.
Ma inviterei anche i nostri “ristoranti e alberghi” e “negozi” a togliere dai loro
ingressi quell’odioso manifestino, “ IO NON POSSO ENTRARE”, riferito al nostro
amico quattrozampe.
Inviterei i comuni ad ampliare le aeree destinate agli animali e non a studiare forme
coercitive da demoralizzare anche il più convinto cinofilo.
Provate ad entrare con un cane in un cimitero per salutare un vostro congiunto.
Anzi, non ci provate!
Attilio e Cleopatra, i miei due cani ne sanno qualcosa.
Quando vado a trovare mia moglie, e cioè la loro mamma, devo sempre farlo in modo
talmente clandestino che un “carbonaro” ne rimarrebbe ammirato per la grande
segretezza con cui riesco a svolgere il mio compito senza che il guardiano del
camposanto se ne accorga.
I miei cani avvertono la presenza di chi hanno tanto amato, sebbene a due metri sotto
la terra.
Con il loro ineguagliabile olfatto sembra che me la riportino in vita.
Ammirevole la loro compostezza, quasi capissero.
Anzi, capiscono.
E di bestiale c’è il comportamento di qualcuno che mentre è a pochi metri da te, in
quel solenne raccoglimento, parla al telefonino con un suo simile, e cioè una bestia.
Commentando una partita, della squadra che non va sebbene i costosi acquisti, di
come si è svolta la cena della sera precedente.
Tutto bene, tranne la presenza eccessiva di quella cipolla nel ragù.
E’ di queste cose che provo vergogna.
Ho due figli che amo più della mia vita, cresciuti da mia moglie, da me e da Attilio e
Cleopatra.
Sì perché, per chi ancora non lo sapesse, gli animali sono degli ottimi terapeuti.
Non si offendano quelli umani.
Piuttosto ci rifletterei.
E cercherei di modificare il detto e luogo comune “ quel medico è un cane”.
Ce ne sono di molto peggio in giro e semplicemente perché…”umani”.
Un pensiero da parte di Attilio e Cleopatra a tutti gli Hector della Terra.
“Due cose sono infinite:l’universo e la stupidità umana. Sull’ universo ho ancora i
miei dubbi”.( Albert Einstein )
Di
Bartolo Fontana