Musica e capacità non musicali Luca Calatroni Docente di riferimento: Prof. Tomaso Vecchi Sommario Numerosi studi sembrano dimostrare che l'ascolto e la pratica musicale sviluppino e potenzino alcune capacità e abilità intellettive non legate propriamente all'ambito musicale. Il presente lavoro analizza e commenta inizialmente i risultati relativi ad alcuni esperimenti riguardanti il presunto eetto Mozart, cercando di evidenziare contemporaneamente le caratteristiche che sembrano confermare e smentire tale ipotesi. Successivamente vengono commentati i risultati di alcuni studi volti a dimostrare che la pratica musicale assidua e continuativa è in grado di potenziare abilità intellettive speciche. Si presenta, come esempio, il caso sensazionale di un bambino prodigio sia dal punto di vista musicale che intellettuale e si concentra la parte nale del lavoro su aspetti più specici riguardanti i miglioramenti ottenibili in campo matematico. 1 Eetto Mozart : una sinfonia concertante di ipotesi Con eetto Mozart si denota una controversa teoria riguardante esiti di e- sperimenti ampiamente discussi e più o meno accurati secondo i quali, tramite l'ascolto di alcune musiche del compositore di Salisburgo, migliorerebbero le capacità cognitive di tipo spazio-temporale. L'origine di questa locuzione risale a Alfred A. Tomatis, un otorinolaringoiatra che nel suo libro Mozart? Porquoi evidenziò come l'ascolto di tali musiche intervenisse positivamen- te nella cura di alcuni disordini del cervello e, in aggiunta, ne accelerasse lo sviluppo. Successivamente con questo termine si iniziò ad indicare più genericamente la teoria secondo la quale ascoltare Mozart rende 'più intelligenti'. Alcuni esperimenti testimoniarono, infatti, che l'ascolto di alcune celebri composizioni, come la sonata per due pianoforti in Re maggiore K 448, incrementasse di qualche punto il punteggio del test valutante il QI degli ascoltatori. La scoperta divenne un vero e proprio fenomeno sociale: i governatori del Tennessee e della Georgia inviarono alle neo-mamme un cd contenente musiche di Mozart per accelerare lo sviluppo cerebrale del bambino, moltissime ricerche vennero avviate al ne di dimostrare se esistessero davvero correlazioni di questo tipo e, in caso positivo, quali fossero le cause e un gran numero di pratiche terapeutiche, basate su teorie più o meno 1 signicative orientate in questa direzione, iniziarono a diondersi a macchia d'olio. Al ne di rendere scientico e signicativo uno studio di questo tipo è bene però ricordare quali sono i criteri con cui i risultati ottenuti devono essere studiati e analizzati. Innanzitutto, poichè ciò che si mira a mostrare è un miglioramento di capacità non-musicali, il successo di ricerche e/o esperimenti mirati alla resa di evidenza di ciò non può e non deve essere sporadico, ma presentare anzi una certa sistematicità, a parità di condizioni in cui tali studi vengono eettuati. É fondamentale, inoltre, l'esistenza e la dimostrabilità eettiva di una teoria che sappia spiegare il fenomeno e ne sveli le cause. La semplice analisi dei dati può essere signicativa, certo, ma risulta insuciente se anche solo di queste ipotesi non è soddisfatta. Risultati che correlano positivamente con la congettura secondo cui la musica rende più intelligenti possono essere notevoli, ma non hanno validità se rappresentano un unicum non realizzabile nuovamente o se, soprattutto, non sono accompagnati da spiegazioni sensate e scienticamente plausibili. Ciò premesso, citiamo ora alcuni degli esperimenti e degli studi prinicipali eettuati in questo ambito, sintetizzandone per ognuno il contenuto e la portata. 1.1 L'esperimento di Rauscher la all'elaborazione di spatial task performance, scritto da Frances L'articolo che diede il teorie successive fu Music and H. Rauscher, Gordon L. Shaw e Katherin N.Ky. Esso descrive un esperimento in cui tre dierenti gruppi di studenti furono sottoposti a un test mirato alla valutazione di abilità di ragionamento spaziale tramite l'esecuzione di alcuni compiti manuali. Prima di ognuno di questi compiti al primo gruppo fu sottoposto l'ascolto di 10 minuti della sonata K 448, al secondo l'ascolto di un'incisione contenente istruzioni di rilassamento, mentre il terzo gruppo fu posto in condizioni di assoluto silenzio. I risultati dell'esperimento sono facilmente commentabili e sono contenuti nella gura sottostante: Figura 1: Risultati dei punteggi ottenuti nelle tre dierenti condizioni di ascolto 2 É evidente la presenza di uno scarto qui ritenuto signicativo tra il gruppo di studenti sottoposti all'ascolto di Mozart e gli altri due (i cui risultati non dieriscono invece in modo signicativo). Un'analisi statistica più accurata della semplice descrizione qualitativa sembra confermare questo miglioramento e l'articolo spiega come un'analisi della varianza a due vie con misure ripetute non mostri alcun eetto dovuto a cause non strettamente riguardanti il semplice ascolto di tale musica, facendo supporre, senza darne un'ipotesi causale, che in questi 10 minuti di ascolto di Mozart gli ascoltatori hanno appreso qualcosa che ha migliorato le loro prestazioni. In ogni caso, la durata di tale presunto eetto è molto limitata poichè sembra non estendersi oltre un periodo di 10-15 minuti per poi scemare. I suggerimenti di ricerche ulteriori con cui si conclude l'articolo, riguardanti per esempio la realizzazione di un esperimento simile atto però a vericare se altre capacità (verbali, di memoria a breve termine..) migliorino signicativamente, o ancora il confronto in un esperimento simile tra gruppi di musicisti e di non-musicisti sono interessanti, ma, nella pratica, dicilmente realizzabili sia per la dicoltà a ricreare le stesse identiche condizioni in cui Rauscher ha sviluppato i suoi studi, sia per la variabilità (e dunque per l'attendibilità) dei risultati. 1.2 Gli studi di Steele, Bass e Crock Un interessante articolo di Kenneth M. Steele, Karen E. Bass e Melissa D. Crock, The mistery of Mozart eect: failure to replicate mostra, in fatto di attendibilità dei risultati, come l'esatta riproduzione procedurale di un esperimento compiuto sempre da Rauscher, Shaw e Ky, ma successivo a quello prima descritto, abbia portato a una serie di dati che contraddicono i risultati ottenuti in precedenza. Non mancano in questo articolo i riferimenti ad altri infruttuosi tentativi di riproduzione di esperimenti volti ad ottenere i risultati positivi di Rauscher, ma che, nonostante l'esatta riproduzione delle modalità prescritte, hanno avuto eetti opposti a quelli sperati. L'esperimento riprodotto da Steele, Bass e Crock prevedeva la divisione di un numero piuttosto elevato di studenti in tre gruppi ai quali veniva sottoposto un test volto all'analisi delle menzionate capacità spaziali nonchè dell'umore (tramite schede in cui i componenti di ogni gruppo dovevano descrivere il loro stato d'animo) sia prima che dopo rispettivamente l'ascolto di Mozart, di una composizione di P. Glass dal carattere monotono e ripetitivo e una situazione di silenzio totale. L'analisi dei risultati ottenuti, volta a confermare le conclusioni di Rauscher, segnalò in eetti un signicativo scarto tra i due gruppi sottoposti all'ascolto musicale e il gruppo rimasto in condizioni di silenzio, ma il risultato migliore, contrariamente a ciò che si sperava, fu raggiunto dal gruppo cui era stata sottoposto l'ascolto della musica di Glass. A livello emozionale, 3 invece, venne confermato il risultato già previsto secondo cui i due gruppi che avevano ascoltato musica presentavano uno stato d'animo migliore degli studenti cui non era stato sottoposto nulla. Inoltre, in tali gruppi si evidenziò come l'ascolto di una musica dal carattere melodico e compiuto come quella di Mozart, migliorasse lo stato d'animo degli studenti più di quanto facesse la monotona musica di Glass. Questi ultimi risultati si adattavano a quelli già ottenuti da Rauscher e Shaw i quali avevano evidenziato il collegamento esistente tra tale miglioramento di stato d'animo e l'ascolto di una musica genericamente denita strutturata in modo complesso. Come già detto però, l'obiettivo di tale esperimento, scelto come exemplum di una vasta gamma di esperienze con gli stessi risultati, era anche e soprattutto quello di vericare l'esistenza dell'eetto Mozart, cosa che, in base ai risultati ottenuti, non sembrò più così certa. Come gli autori dell'articolo spiegano nelle loro ultime righe, numerosi esperimenti (non necessariamente pertinenti con la musica) hanno evidenziato come un aumento anche minimo di punti QI sia assai dicile da ottenere e come l'eccessiva aspettativa legata all'eetto Mozart non sia altro che il risultato di false promesse di un miglioramento intellettuale rapido e facilmente ottenibile. La correlazione esistente tra capacità intellettive e ascolto musicale è quindi minima e avvalorata per lo più da motivazioni legate allo stato d'animo degli ascoltatori. 1.3 Un'accurata raccolta di risultati: la meta-analisi di Chabris L'articolo di Christopher F. Chabris fect' Prelude or requiem for the 'Mozart ef- rappresenta un'accurata ed interessante meta-analisi dei risultati di numerosi esperimenti compiuti sull'eetto Mozart successivamente ai primi studi di Tomatis. L'articolo raccoglie e commenta i dati relativi a 16 studi eettuati in questo ambito, evidenziando come gruppi di studenti cui viene chiesto di sostenere i test di cui si è prima parlato, dopo l'ascolto di 10 minuti di musica mozartiana presentino, sulla base dei dati, un miglioramento solo di alcune capacità di ragionamento. Tale incremento, inoltre, risulta non molto signicativo rispetto ai risultati ottenuti da altri due gruppi in cui rispettivamente gli studenti ascoltano altro o sono circondati dal silenzio. In termini di punti QI, infatti, l'analisi mostra innanzitutto come il miglioramento sia poco signicativo e non si possa generalizzare ad ogni ca- pacità di ragionamento, ma solo alle cosiddette abilità di trasformazione di immagini visive (e, per esempio, non alle capacità di ragionamento astratto), rintracciandone la causa in questioni semplicemente neuropsicologiche. Oltre che per essere limitato a quest'unica abilità cerebrale, l'incremento risulta inoltre essere piccolo in termini prettamente statistici dal momento che i punti QI che rappresenterebbero lo scarto risultano essere numericamente minori della variazione media individuale. Più che dall'ascolto di Mozart o 4 di altro, dunque, lo scarto ottenuto potrebbe semplicemente dipendere dal fatto che le persone studiate sono diverse! D'altra parte, l'analisi di Chabris evidenzia anche come le abiltà spazio-temporali coinvolte nell'ascolto della musica di Mozart diano luogo in realtà ad esiti positivi, legati però al cosiddetto arousal, lo stato di attivazione cognitiva, funzione cerebrale situata nell'emisfero destro e attivabile non solamente attraverso una stimolazione di tipo musicale, ma, per esempio, anche dall'ascolto della lettura di testi ritenuti gradevoli dagli ascoltatori. In altre parole se l'ascolto, musicale o testuale che sia, colpisce positivamente e gradevolmente l'ascoltatore, è possibile che si verichi un miglioramento nelle speciche abilità cognitive di cui sopra. É chiaro che un tale incremento non sia riscontrabile nel gruppo di studenti che, al contrario, devono trascorrere i dieci minuti precedenti al test in un clima di assoluto silenzio dal momento che il loro arousal diminuisce. La spiegazione causale data da Chabris è dunque legata al cambiamento di umore e dello stato di attivazione che la musica esercita negli ascoltatori ed è dunque questo che sembra inuire sulla prestazione in compiti cognitivi. 1.4 uciosi Due nuove meta-analisi: la raccolta di dati di L. Hetland uciali e La letteratura esistente a proposito dell'argomento è sterminata e, come già accennato, contrastante nelle conclusioni: c'è chi critica e, tramite nuovi eetto Mozart esperimenti, tenta di smentire l'eettiva esistenza dell' invece trova risultati che sembrano confermarlo. e chi In entrambi i casi, però, è necessario ricordare che, per motivi legati a una possibile pubblicazione dell'articolo scritto, è molto più facile reperire studi ed analisi che riescano a dimostrare un'ipotesi (sia questa in accordo o in disaccordo con l'esistenza di ciò che si vuole studiare, ma comunque pressata), piuttosto che studi fallimentari la cui analisi dei dati risulti meno 'orientata' in una o in un'altra direzione. Parallelamente agli articoli reperibili, dunque, esiste un'innità di altri studi ed esperimenti che rimangono connati nelle mura del laboratorio in cui vengono eettuati, ma che meritano ugualmente di essere considerati. Listening to Music Enhances Spatial-Temporal Reasoning: Evidence for the Mozart Eect. Questo è ciò che fa Lois Hetland nell'articolo 1.4.1 Le analisi preliminari Dierentemente dallo studio di Chabris, il lavoro di Hetland studia e confronta i risultati ottenuti dal gruppo di ascoltatori di Mozart non separatamente con quelli del gruppo 'di silenzio' e con quelli del gruppo sottoposto all'ascolto di istruzioni di rilassamento, ma contemporaneamente. Questa scelta non è casuale, ma supportata da diverse analisi preliminari che comparano dierenti situazioni di ascolto fornendo dati interessanti. 5 • Prima analisi preliminiare: Musica e Silenzio. Il brano scelto per il gruppo di ascoltatori è, come nei precedenti esperimenti, il primo movimento della sonata K 448 e il confronto viene eettuato con un gruppo di persone poste in condizioni di assoluto silenzio. Il numero di persone utilizzato nell'esperimento è maggiore di quello utilizzato nell'analisi di Chabris e, pertanto, simula meglio quello che può essere l'eetto reale dell'esperimento. L'analisi dei risultati sembra in questo caso confermare l'esistenza dell'eetto Mozart. • Seconda analisi preliminare: Musica ed Istruzioni di Rilassamento. In questa seconda analisi i brani scelti per il primo gruppo ascoltatori sono due: la sonata K 448 ed un brano di Schubert. Il secondo gruppo, anche questa volta più numeroso di quello studiato da Chabris, viene sottoposto all'ascolto di istruzioni di rilassamento. Anche questa volta i risultati sembrano dimostrare, in modo addirittura più signicativo, l'esistenza di un incremento di capacità spaziali. L'eetto Mozart sembra dunque esistere. Come abbiamo già accennato in precedenza, una delle cause che sembrano meglio giusticare un tale incremento di capacità spaziali sembra strettamen- arousal, te legato all' lo stato di attivazione che può ricevere input positivi se stimolato con l'ascolto di musica, ma che, d'altra parte, può causare un eetto di acchezza o, peggio, di svogliatezza nel caso rispettivamente di condizioni di silenzio e di istruzioni di rilassamento. La terza analisi preliminare di Hetland si occupa proprio del confronto tra questi due diversi stati di attivazione per vedere se, e in che misura, essi possono ritenersi equivalenti. • Terza analisi preliminare: Silenzio e Istruzioni di Rilassamento. In questa analisi si confrontano i risultato ottenuti nell'uno e nell'altro caso: ciò che si nota è che essi possono dirsi sostanzialmente equivalenti. Non ci sono particolari divari tra i risultati dei gruppi messi nelle due dierenti situazioni di ascolto. Pur non rigettando l'ipotesi di arousal, sembra irrilevante il suo diverso eetto in un gruppo o nell'altro. Grazie a queste analisi a priori Hetland spiega come sia ora giusticabile una meta-analisi (di cui parleremo nel dettaglio in seguito) che usi indierentemente come gruppo di controllo o un gruppo posto in condizioni di silenzio o un gruppo sottoposto all'ascolto di istruzioni di rilassamento. Da questa prima ipotesi di lavoro appare necessario studiare se, analogamente a quanto detto, non esistano altre condizioni di controllo che possano essere ritenute statisticamente equivalenti tra loro, in modo tale da utilizzarne una sola scelta tra tutte quelle disponibili. Gli studi eettuati in materia, evidenzia Hetland, prevedono spesso anche il confronto con gruppi di controllo dierenti dai due sopra menzionati. Per esempio, altri utili confronti possono essere compiuti comparando i risultati dei test eettuati dagli ascoltatori di Mozart con quelli ottenuti da altri soggetti posti in condizioni di 6 rumore, di ascolto di musica non strutturata o, ancora, di racconti letti ad alta voce. L'autrice presenta dunque tre nuove analisi preliminari volte a evidenziare o, eventualmente, a smentire l'equivalenza di condizioni di controllo analoghe, in vista dell'elaborazione di una nuova meta-analisi. • Quarta analisi preliminare: Silenzio e Rumore. Il confronto tra i risultati ottenuti sottoponendo due gruppi distinti al silenzio e alla riproduzione sonora del rumore dell'oceano o di un suono di altezza costante, evidenzia come le dierenze siano praticamente nulle e come, pertanto, sia possibile accorpare gli studi che usano il silenzio come rumore. situazione di controllo con quelli che, invece, si servono del • Quinta analisi preliminare: Silenzio e Musica non di miglioramento. Il tipo di musica indicato è stato così denito dagli studiosi che, dopo aver sottoposto gli ascoltatori all'ascolto di musica perlopiù non tonale e di carattere ripetitivo, hanno notato come una tale pratica non migliorasse le capacità visuo-spaziali delle persone studiate. Anche questa volta, un'analisi comparata dei risultati ottenuti, ci permette di concludere che le due condizioni di controllo sono analoghe e, pertanto, interscambiabili. • Sesta ed ultima analisi preliminare: miglioramento. Rilassamento e Musica non di Ancora una volta il confronto tra le due dierenti con- dizioni di controllo permette di unicare i dati relativi all'una e all'altra visto lo scarto quasi nullo esistente tra i due dierenti risultati. Grazie a queste sei analisi preliminari Hetland spiega come sia giusticabile allora l'assunzione di dierenti condizioni di controllo nelle sue metaanalisi successive che, d'altra parte, aprono la strada a possibili studi futuri. Le due meta-analisi condotte si preggono dierenti scopi: la prima ingloba i risultati di 36 esperimenti ed è mirata a vericare se la musica migliori o meno le abilità spaziali, mentre la seconda è atta a valutare se un tale miglioramento riguardi anche le abilità spazio-temporali. 1.4.2 Le due meta-analisi • La prima meta analisi risponde alla seguente domanda: l'ascolto musicale potenzia le abilità spaziali? I 36 esperimenti eettuati, coinvolgenti circa 2500 individui, spiega Hetland, hanno messo in evidenza come l'ascolto di una qualsiasi delle musiche denite di miglioramento (ovve- ro supposte in grado di migliorare le abilità in questione), confrontate con ogni tipo di situazione di controllo possibile, sembra dimostrare la reale esistenza di un notevole miglioramento (maggiore di quello riscontrato da Chabris!) di tali abilità. Lo studio è accurato e dettagliato e contiene anche un'interessante analisi statistica di contrasto volta a 7 Figura 2: Statistiche usate per le due meta analisi riguardanti il mi- glioramento di abilità spaziali e spazio temporali in seguito all'ascolto musicale. comprendere se le capacità spaziali siano le uniche a migliorare sensibilmente in tali esperimenti o se anche altre abilità di natura non spaziale ne risentano positivamente. Tale analisi evidenzia che le competenze spaziali sono quelle che risentono maggiormente di un miglioramento. Conseguentemente a questa constatazione Hetland spiega che nella meta-analisi successiva, non ci si è più preoccupati del controllo delle abilità non spaziali nei diversi gruppi di individui, dal momento che, come detto poc'anzi, queste non sembrano risentire signicativamente di un miglioramento. • La seconda meta-analisi si propone di evidenziare o smentire un possibile miglioramento delle capacità spazio-temporali dovuto all'ascolto musicale. Come nella prima meta-analisi, grazie agli 'accorpamenti' di condizioni di controllo analoghe resi possibili dalle precedenti analisi preliminari, i dati mostrano un eettivo (e più consistente della prima meta-analisi) miglioramento di capacità negli individui sottoposti all'ascolto musicale, quanticabile in circa 8 punti QI. Una caratteristica di questi risultati è che, come sottolinea Hetland, sono eterogenei ad abbastanza dispersi attorno al loro valore medio. Possiamo rendercene conto osservando il diagramma ramo-foglia 3: 8 Figura 3: Diagramma ramo-foglia dei risultati relativi alla meta-analisi 2. Possiamo notare come la distribuzione dei dati non sia normale attorno al valore medio r = .24 a causa di due 'picchi', uno sotto tale valore e uno sopra. I dati sono molto dispersi a causa dell'alto numero di persone impiegato nei vari esperimenti e non è dunque possibile indicare un trend seguito dalla popolazione, proprio a causa della sua eteroge- neità non concentrata attorno al valor medio. In ogni caso, in base ai risultati ottenuti la risposta sembra aermativa: capacità spaziali, ma anche temporali sembrano subire un signicativo miglioramento. 1.4.3 Eetto Mozart: sì o no? I dati sembrano dunque evidenziare l'esistenza di un eetto Mozart visto come qualcosa di limitato ad alcune aree e competenze, moderato, ma signicativo. L'analisi condotta da Hetland è dettagliata, precisa e gli errori sono controllati opportunamente in modo statistico. La conclusione a cui si giunge, pertanto, è ben motivata e, per quanto opinabile, documentata. L'autrice suggerisce l'ipotesi secondo cui i risultati contrastanti tale ipotesi sono spesso da attribuire all'inesperienza e al senso di novità che tale effetto Mozart, di origine assai recente, comporta. Gli esperimenti volti a vericarne l'esistenza e, soprattutto, la portata, sono recenti e necessitano di perfezionamenti che in futuro potrebbero evidenziare miglioramenti ancora più signicativi. Altro compito, essenziale, lasciato agli studiosi posteri e non arontato in questo articolo è la spiegazione scientica delle cause di tale eetto. Per quanto appaia chiaro che non solo la musica di Mo- zart renda possibile un tale incremento di capacità spaziali, ma, in generale, queste subiscano un miglioramento eettivo dall'ascolto di qualsiasi musica 'complessa', ovvero di qualsiasi musica elaborata e strutturata, costruita su simmetrie (che attiverebbero l'emisfero destro del cervello), le ipotesi relative al perchè tale eetto si manifesti vengono solo riproposte, attingendole da studi precedenti. Esse possono essere sintetizzate nelle seguenti: • La prima ipotesi suggerita già da Shaw è che la musica attivi le aree di elaborazione spaziale nella corteccia cerebrale. Tale ipotesi è suppor- 9 tata da alcuni studi relativi alla produzione di immagini cerebrali. • Come già accennato, un'altra possibile spiegazione è da ricercarsi nell' arousal, lo stato di attivazione. Tale ipotesi, tuttavia, è poco convincente per due motivi: arousal innanzitutto l' è in grado di migliorare ogni ti- po di performance spaziale, mentre le analisi condotte evidenziano un miglioramento nelle capacità spazio-temporali maggiore di quello di ogni altro tipo di capacità spaziale. Inoltre, le analisi preliminari condotte mostrano che i punteggi ottenuti in condizioni di silenzio e di rilassamento sono pressochè uguali, mentre tipicamente si pensa che le arousal tecniche di rilassamento diminuiscano l' • più che il silenzio. Un'altra ipotesi è che la musica migliori signicativamente le capacità spazio-temporali solamente nelle persone che apprezzano lo stimolo sonoro proposto, perchè a quel punto il loro arousal risulta attivato. Questa ipotesi non è stata ancora sucientemente analizzata in dettaglio, ma sposta signicativamente l'attenzione su quelli che sono i collegamenti tra preferenze musicali e arousal. L'ambito in cui tali studi possono svilupparsi è molto delicato e dicile da rendere oggettivo: si tratta di valutare preferenze, opinioni e stati d'animo derivanti dall'ascolto di una musica piuttosto che di un'altra. Ad esempio, uno studio interessante in questo senso, come già proposto dagli studiosi Krumhansl e Peretz, potrebbe riguardare l'uso alternato di musiche tristi ed allegre per vedere se e in che misura i risultati ottenuti cambiano. • Un'ultima ipotesi è di tipo ritmico: sarebbe proprio questo aspetto musicale a migliorare le prestazioni mentali. Numerosi esperimenti a tal proposito sono in fase di preparazione. Sebbene dunque si debba cercare di trovare una spiegazione rigorosa e accurata a un tale sorprendente fenomeno, l'autrice suggerisce, a ragione, che tale scoperta è da intendersi in modo del tutto scientico e non educativo. L'eetto Mozart esiste e, quantomeno, rende evidenza del fatto che l'intelligenza musicale e quella spaziale non sono totalmente slegate, ma, in qualche modo da scoprire, sono collegate. Ciò è in contrasto dunque con una visione modulare della mente vista come un qualcosa di diviso a compartimenti indipendenti: aree diverse sembrano infatti essere strettamente amalgamate tra di loro, interagendo l'una con l'altra. Pensare però che l'ascolto frequente di musica classica migliori la carriera scolastica e l'intelligenza di un ragazzo è un qualcosa di assurdo e utopico. Ciò cui si può insistere è la pratica e lo studio continuativi di uno strumento, attività che, invece, possono portare, come vedremo nel capitolo seguente, a un miglioramento permanente e duraturo del ragionamento spazio-temporale. 10 2 La pratica musicale Contrariamente a quanto esposto per la discussa e controversa esistenza dell' eetto Mozart, numerose ricerche riscontrano un signicativo migliora- mento intellettuale derivante dalla pratica musicale continuativa e assidua. Le lezioni di musica sono infatti suggerite e consigliate da un gran numero di studi al ne di sviluppare e migliorare competenze anche non musicali. Numerose ricerche si sono occupate di seguire e studiare per lunghi periodi lo sviluppo intellettuale di ragazzi dediti alla pratica musicale comparandolo con quello raggiunto da studenti con altri interessi: molte di queste hanno evidenziato una correlazione positiva tra abilità musicale e alcuni tipi di abilità non musicali, ma, purtroppo, non sono state in grado di spiegarne le cause. La maggior parte degli studi condotti a questo proposito presentano, inoltre, alcuni problemi metodologici di fondo che talvolta rendono 'falsati' i risultati ottenuti. Descriveremo meglio tali dicoltà nella sezione seguente, presentando un accurato studio in merito. 2.1 Lezioni musicali e quoziente intellettivo L'articolo di Schellenberg Music Lessons Enhance IQ descrive uno studio eettuato su 144 bambini di sei anni divisi in modo casuale in 4 gruppi dierenti in ognuno dei quali venivano impartite per un anno rispettivamente lezioni di tastiera, voce, recitazione o, come controllo, nessun tipo di lezioni supplementari. Tramite appositi test il quoziente intellettivo dei bambini studiati è stato misurato sia prima che dopo l'anno di lezioni. Prima di procedere alla dettagliata descrizione metodologica dell'esperimento, l'autore compie alcune osservazioni riguardanti quelli che possono essere i problemi in uno studio di questo tipo, riferendosi ad alcuni studi precedenti che, dal suo punto di vista, hanno compiuto analisi parziali e/o poco signicative. Innanzitutto, spiega l'autore, è impreciso rilevare ed eviden- ziare risultati di incremento del QI per quei bambini che non ricevono solo lezioni supplementari di musica, ma che sono sottoposti più genericamente a un maggior numero di ore di scolarizzazione. Le condizioni economiche delle famiglie, il livello della scuola frequentata, le materie trattate e la profondità con cui gli insegnamenti vengono impartiti sono tutti fattori che possono incrementare lo sviluppo intellettivo del bambino senza che le ore di musica ne siano la causa principale. Secondariamente, non si deve dimenticare che non è possibile identicare un livello 'minimo' di intelligenza, nemmeno nell'età puerile, e pertanto va tenuto conto del quoziente intellettivo individuale di ogni bambino studiato, che, per la diversità e il gran numero di individui coinvolti, può variare anche signicativamente. In base anche a quanto detto prima, è probabile poi che bambini che mostrino un'intelligenza spiccata n dai primi anni di scuola, siano incentivati dai genitori alla pratica musicale che in questo caso non risulta più essere la 11 causa di un incremento di punti QI, ma piuttosto un eetto. Per poter concludere che le lezioni di musica abbiano un'associazione causale con l'incremento del quoziente intellettivo tali fattori vanno considerati e, in aggiunta, è necessario dimostrare che altre attività non-musicali extrascolastiche non hanno eetti paragonabili. Ecco perchè Schellenberg decide di introdurre diversi gruppi di controllo. Per quanto riguarda i gruppi di studenti sottoposti alle lezioni di musica, si introducono due diversi insegnamenti: quello vocale e quello pianistico, in entrambi i casi impartito da insegnanti qualicati e specializzati e riservato a piccoli gruppi formati da non più di 6 bambini. Questa divisione ha senso dal momento che, qualora si presentassero risultati positivi in entrambi i casi, lo studio avrebbe una portata non limitata ad un singolo strumento, ma ad una generica attività musicale, mentre, in caso di risultati negativi per uno dei due, permetterebbe, tramite altri esperimenti e confronti successivi, di dierenziare gli insegnamenti ritenuti di miglioramento dagli altri. Come già anticipato, sarebbe però insensato introdurre come gruppo di controllo un unico gruppo di studenti non praticante alcuna altra attività extrascolastica: potrebbero infatti esistere attività di tipo non-musicale che porterebbero a uno sviluppo intellettivo paragonabile a quello ottenuto dalla pratica musicale. A questo punto si potrebbe concludere che l'incremento del quoziente intellettivo sarebbe legato ad una qualsiasi attività extrascolastica e dunque la ricerca perderebbe di signicato. Ecco perchè si aggiunge un quarto gruppo di controllo, formato da ragazzi cui nel periodo di durata dell'esperimento vengono impartite lezioni di recitazione. I risultati ottenuti sono riportati in gura 4 e mostrano un generico aumento nel quoziente intellettivo legato semplicemente, come dimostrato da altri studi, all'inizio del ciclo di scuola elementare. La loro analisi diventa però più interessante nel momento in cui questi vengono studiati nel dettaglio. Innanzitutto, il gruppo di bambini sottoposti alle ore di recitazione non mostra particolari miglioramenti rispetto al gruppo di studenti non sottoposti ad alcuna lezione supplementare. L'analisi dei risultati ottenuti dai gruppi di ragazzi sottoposti alle lezioni di musica, invece, evidenzia un aumento di punti QI signicativo specialmente in alcune competenze speciche (comprensione verbale, aritmetica e elaborazione delle informazioni). Figura 4: Incremento medio di punteggio IQ per ogni gruppo studiato. 12 L'analisi eettuata si è occupata anche dello studio di eventuali cambiamenti riguardati il comportamento sociale e, a questo proposito, è stato osservato qualcosa di dierente: il gruppo di recitazione, infatti, ha evidenziato signicativi miglioramenti nel comportamento sociale di adattamento, mentre un tale incremento non è stato osservato in nessuno degli altri tre gruppi. In conclusione, è possibile aermare che la pratica musicale crea un eettivo aumento di punti QI e che attività artistiche non-musicali non hanno esiti simili. D'altra parte, in fatto di miglioramento di competenze 'sociali', le lezioni di recitazione sembrano essere un buon espediente, magari consigliato ai bambini che presentano dicoltà di socializzazione. Quali siano le cause di un tale miglioramento non è esplicabile con certezza, ma studi precedenti mettono in evidenza come la semplice frequenza di lezioni scolastiche in gruppi (cfr. piccoli Ceci e Williams, 1997). migliori lo sviluppo intellettivo del bambino In questo senso, pertanto, le lezioni di mu- sica proposte nell'esperimento (rivolte, ricordiamo, a classi poco numerose) sembrano rispecchiare le condizioni previste e, in aggiunta, rappresentano comunque momenti di svago. Lo studio quotidiano, l'attenzione necessaria, la memorizzazione di passaggi musicali e della notazione, invece, pur non rappresentando momenti di divertimento per il bambino, sviluppano in lui competenze e abilità di memorizzazione e controllo che si riettono senza dubbio nei test valutanti l'intelligenza. 2.2 Un caso sensazionale Presentiamo ora la descrizione di un esperimento condotto da Joanne Ruthsatz e Douglas K. Detterman e riportato nell'articolo memory: The case study of a musical prodigy. An extraordinary Esso è uno studio condotto su Derek, un bambino di 6 anni con capacità musicali non comuni svolto per evidenziare le abilità intellettive che risentono maggiormente di un potenziamento qualora la predisposizione musicale (il cosiddetto talento ) risulti spic- cata e fuori dal comune. Parallelamente a tali potenzialità artistiche, infatti, lo studio evidenzia punteggi QI signicativamente maggiori dallo standard suggerendo ancora una volta un legame signicativo tra competenze musicali e abilità non-musicali. Nel dettaglio, il bambino in questione era, ai tempi dello studio, un giovane talento che, alla sola età di sei anni, aveva già tenuto numerosi recital, concerti e apparizioni su alcuni canali televisivi. Le sue capacità musicali non si limitavano ad un solo strumento, ma spaziavano anche al canto lirico e a numerosi altri strumenti musicali. Nonostante questo il piano e la sarmonica erano i suoi strumenti prediletti. Le abilità musicali del giovane prodigio si erano manifestate n dai primissimi anni senza che egli frequentasse corsi di musica organizzati, ma semplicemente dall'ascolto di vecchie registrazioni: al solo ascolto il bambino era in grado di riprodurre al pianoforte ciò che sentiva. Nonostante la tenera età, inoltre, egli sapeva già improvvisare pezzi di sua invenzione. 13 I test sottoposti erano mirati a misurare diversi parametri: il livello di intelligenza generale del bambino per poi confrontarlo con gli standard medi della popolazione, le abilità musicali speciche e la pratica musicale del ragazzo. Esponiamo sinteticamente i risultati ottenuti: • Intelligenza generale: i punteggi ottenuti dal bambino in ogni sezione del test sono notevoli e superano, talvolta di uno scarto molto signicativo, i punteggi medi. Il risultato maggiormente degno di nota è quello riportato nella valutazione della memoria a breve termine dove, spiegano gli autori, il punteggio ottenuto avrebbe potuto essere ancora maggiore: questo test, infatti, era l'ultimo ad essere stato proposto al bambino che, giunto alla ne, aveva manifestato la sua stanchezza e, verosimilmente, aveva avuto una prestazione inferiore alle sue potenzialità. In ogni caso i risultati sono signicativi e sono tutti riportati nella seguente tabella: • Abilità musicale: i test usati, indipendenti dal livello di preparazione, pratica e ascolto quotidiani, sono mirati a vericare esclusivamente la predisposizione innata al ritmo e alla tonalità. In entrambe le sezioni il bambino riportò punteggi altissimi che in totale dimostravano un livello del 98% di talento musicale per bambini. pensa che un bambino sia • dotato La media oltre la quale si è dell'80%. Il metodo di 'studio' praticato da Derek non consisteva nell'esercizio quotidiano, rigoroso e continuativo che gli insegnanti auspicano per i loro allievi. Il piccolo prodigio suonava essenzialmente imitando ciò che ascoltava nelle registrazioni, senza sviluppare quindi sue abilità e tecniche speciche, ma semplicemente riproducendo le esecuzioni di altri musicisti in modo, comunque, sensazionale. L'analisi di tali risultati tiene d'acconto anche alcune ricerche eettuate da psicologi precedenti (cfr. Gordon, 1986) i quali sottolineano come lo studio della correlazione esistente tra abilità musicali e miglioramenti in fatto di memoria a breve termine evidenzi uno stretto legame le une e gli altri. L'esercizio, la pratica musicale continuativa e metodica, ma soprattutto la capacità di saper ascoltare una composizione, sembrano infatti dimostrare 14 un signicativo aumento mnemonico. Grande importanza in tali studi è data alla predisposizione all'ascolto e il caso di Derek ne è un esempio: la mancanza di esercizio e studio metodico del bambino sono infatti ampiamente compensati dalla sua predisposizione e 'abilità' all'ascolto che, coerentemente a quanto detto, sviluppano un signicativo incremento di memoria a breve termine. 2.3 Educazione musicale e abilità matematiche Uno degli ambiti specici in cui un'educazione musicale continuativa e assidua, sembra presentare signicativi miglioramenti ed eetti positivi è quello matematico. I legami formali tra musica e matematica sono un argomen- to ampiamente discusso e trattato che gode di una vasta letteratura più o meno recente. Simmetrie, legami tonali, costruzione complessa di forme e loro imitazione, simbolismo astratto sono caratteri ricorrenti in una generica composizione musicale (scritta a partire dall'aermazione della tonalità in poi) e questi sono tutti caratteri che alla base hanno un'elaborazione di stampo matematico. Non è quindi così sorprendente che proprio questo ambito scientico presenti legami con la pratica e l'attività musicale, ma i risultati che stiamo per presentare sono talvolta davvero notevoli. Un primo, assai signicativo, spunto in questa direzione è l'articolo di Irving Hurwitz, Peter H. Wol, Barrie D. Bortnick e Klara Kokas dal titolo Nonmusicol Eects of the Kodaly Music Curriculum in Primary Grade Children. Il metodo Kodaly è un approccio all'educazione musicale sviluppatosi in Ungheria durante la metà del ventesimo secolo e aermatosi come uno dei principali metodi di educazione musicale europei. Senza entrare nel dettaglio di quelle che sono le linee cardine di questo approccio, ci limitiamo qui a segnalare che tale metodo si propone di educare i bambini nei loro primi anni di scuola elementare, adattando gli insegnamenti musicali che si vogliono impartire al grado di sviluppo comportamentale raggiunto: per chiarire le idee, secondo questo metodo il bambino prima deve familiarizzare con pra- tiche musicali e ritmiche che percepisce come 'naturali' (il canto, l'ascolto, il movimento..) e solo in un secondo momento imparare a formalizzarle con l'aiuto, per esempio, della notazione musicale. In questo metodo l'aspetto ritmico è tenuto in grande considerazione perchè favorito e agevolato dai momenti ludici trascorsi dal bambino durante la sua giornata: per esempio i ritmi in quarti e in ottavi vengono associati al movimento rispettivamente di camminata e di corsa. Un altro aspetto peculiare è l'uso di alcuni segni convenzionali, riprodotti con le mani e associati ciascuno ad un suono o, più precisamente, ad un grado della scala diatonica. Tale tecnica sviluppa nei bambini una costruttiva associazione grado-segno che, anche in vista di pratiche musicale successive, risulterà essere fondamentale negli studi di armonia e/o di composizione. I risultati positivi derivanti dalla pratica di un tale approccio musicale riguardano fondamentalmente l'intonazione, le abi- 15 lità ritmiche e l'esecuzione di parti musicali sempre più complesse. Nel suo articolo Hurwitz pone a confronto due gruppi di cui uno sottoposto per un periodo intensivo a lezioni ispirate al metodo Kodaly e un altro non sottoposto invece ad alcuna lezione supplementare: il primo gruppo mostra dei signicativi miglioramenti nella abilità spazio-temporali e, nello specico, in quelle branche scientiche prettamente matematiche. Uno studio successivo, dello stesso stampo e riguardante più specicamente i rapporti tra musica e successi matematici, è quello compiuto da Joyce M. Cheek e Lyle R. Smith nell'articolo tics Achievement Music Training And Mathema- dove viene scelto come test valutativo il ITBS (Iowa Test of Basic Skills) e nel quale, nella sezione riguardante la matematica, si evidenziano i migliori risultati raggiunti da un gruppo di ragazzi sottoposti, per due o tre anni, a lezioni di tastiera o altro strumento. Basandosi anche su studi precedenti, in questo articolo vengono suggerite alcune possibili cause di un tale miglioramento. Riferendosi infatti alle teorie dei due neuroscienziati Wenger e Wenger (1990), gli autori dell'articolo ipotizzano che, quando i bambini esercitano i neuroni corticali durante il loro attivo coinvolgimento musicale, incrementano la loro intelligenza, specialmente le abilità matematiche, spaziali e la capacità di gestire ragionamenti complessi. L'analisi dei risultati non rileva particolari dierenze tra gli studenti che frequentano lezioni musicali per un breve periodo e studenti che non le frequentano, ma, invece, lo scarto tra i punteggi diventa signicativo nel momento in cui si confrontano i risultati riguardanti quegli studenti che frequentano lezioni musicali per un periodo di almeno due anni. Nello specico, inoltre, i risultati migliori sono raggiunti dagli studenti che ricevono lezioni di tastiera e pianoforte piuttosto che di altri strumenti. In sintesi, nonostante qualsiasi ipotesi di tipo causale possa essere solamente congetturata, è indubbio che un approccio musicale continuativo e duraturo nel tempo migliora signicativamente la predisposizione alla matematica. Verosimilmente, l'attenzione necessaria per seguire lezioni ordinarie scolastiche e lezioni musicali extrascolastiche è in grado, unitamente alla già discussa analogia 'formale' tra musica e matematica, di potenziare le aree cerebrali e intellettive negli ambiti più spiccatamente scentici. 2.3.1 Un possibile percorso pedagogico musicale per lo sviluppo dei prerequisiti logico matematici Proponiamo ora alcune esperienze di tipo ritmico e musicale da sottoporre a bambini a partire dal terzo anno di età mirate allo sviluppo di abilità logicomatematiche. Tali suggerimenti sono un'idea di A. M. Gheltrito, musicista e Atti Alunni, insegnanti, mate- musicoterapeuta appassionata di matematica. L'articolo è tratto dagli del convegno Nazionale n.14, raccolti nei volumi matica: progettare, animare, integrare. L'autrice dell'articolo sottolinea n dalle prime righe che le analogie che legano la matematica alla musica non 16 riguardano solo i caratteri formali visti in precedenza (rapporti armonici, valori delle note, ..), ma anche e soprattutto lo stretto rapporto che è evidente nello sviluppo del pensiero logico. Dedicare parte delle attività educative dei primi anni di vita del bambino alla musica, consentirebbe un maggiore sviluppo di abilità di comprensione e ragionamento, requisiti fondamentali allo sviluppo di una forma mentis matematica. Lo studio presentato, inzial- mente pensato per quei bambini che sembravano presentare alcune dicoltà di comprensione di concetti logici, è in realtà esteso anche ai soggetti che sembrano essere n da subito predisposti alla matematica e che, nel percorso pedagogico proposto, riescono a potenziare le loro strategie di ragionamento. La caratteristica fondamentale del metodo proposto è l'acquisizione di concetti logici attraverso l'esecuzione ritmica e melodica di sequenze e canti unite al movimento nello spazio: questo agire permette una maggiore interiorizzazione delle esperienze, favorendo così il processo di apprendimento. Il metodo proposto è infatti denito sonoro-corporeo : ad ogni suono è legato un movimento inserito in un determinato spazio ed entrambi sono regolati dalla scansione del tempo. Il momento di rappresentazione 'graca' del suono è successivo e seguito da un'esecuzione che segue questa volta la rappresentazione introdotta. Tale simbolizzazione, eettuata con i regoli, è volta allo sviluppo del processo di matematizzazione del pensiero. Diamo ora una breve, ma signicativa, descrizione di alcune delle attività proposte, specicando per ognuna l'obiettivo pressato. • Attività 1: acquisizione del concetto di successione regolare. L'inse- gnante scandisce con un tamburello un tempo che dovrà rimanere costante, mentre gli alunni eseguono ognuno con lo strumento che preferiscono (scelto tra tamburello, battiti di mani, legnetti..) dei battiti regolari. Compito dell'insegnante è curare che tali percussioni siano realmente regolari e che quindi sia la velocità dell'evento che lo 'spazio' tra un evento e un altro sia costante. Successivamente l'attività prevede che i bambini, disposti in riga, eseguano un battito con il loro strumento e contemporaneamente facciano ciascuno (a partire dal primo) un passo in avanti, mantenendo regolari anche questa volta le pulsazioni ritmiche. Conclusa questo esercizio ad ogni bambino verrà dato un regolo da 1 unità e gli si chiederà di disporlo in riga sul banco. I regoli rappresentano lo spartito musicale e l'insegnante, invece di suonare il tamburo, dovrà indicare i regoli ad uno ad uno mantenendo costante la velocità e i bambini dovranno ripetere i gesti rispettando il proprio turno indicato dai regoli. Risulterà così chiara la successione di 20 unità d'uguale grandezza e distanza. • Attività 2: acquisizione del concetto di calcolo. Questa attività prevede la divisione della classe in due gruppi uguali: il primo di questi gruppi (che per comodità chiamiamo gruppo A) continuerà a eseguire la successione regolare dell'attività precedente mentre l'altro gruppo (B), 17 eseguirà una percussione (e uno spostamento corporeo) ogni due gesti compiuti dall'altro gruppo. In questo modo i bambini del gruppo B vedranno e sentiranno che lo spazio occupato da una loro percussione comprende due percussioni del gruppo A e sarà dunque spontaneo il ragionamento secondo cui in X X/2 colpi del gruppo A, ci sono col- pi del gruppo B. Il passo successivo è l'utilizzo dei regoli, ma questa volta con doppia riga dove la prima rappresenta la successione delle unità mentre la seconda utilizza i regoli che valgono due unità. Si può ampliare questa attività aggiungendo un terzo gruppo (C) che esegua percussioni ritmiche ogni quattro colpi del gruppo A. • Attività 3: acquisizione del concetto di quantità divisibile. Tale atti- vità propone un percorso ritmico che ha come obiettivo l'utilizzo delle frazioni inserite in un'unità di misura costante. Ogni bambino ha un cerchio che rappresenta un 'contenitore di suoni'. All'inizio dell'attività si stabilisce quanto può contenere il cerchio: un suono lungo quattro movimenti. A turno ogni bambino entra nel cerchio e nel momento in cui è dentro pronuncia la sillaba TA-A-A-A (che identica il valore musicale di una semibreve). Al turno successivo ogni bambino potrà anche utilizzare il valore TA-A (di due quarti, corrispondente alla durata di una minima), ma questo non è obbligatorio. Egli dunque può scegliere ciò che preferisce tra le sillabe TA-A-A-A e TA-A, ma deve ricordarsi che il cerchio in cui entra contiene quattro movimenti e pertanto o eseguirà la sillaba lunga oppure dovrà eseguire due sillabe brevi. L'attività prosegue aggiungendo il valore TA (semibreve), con le stesse consegne. In caso di gruppi di bambini particolarmente abili e coraggiosi al punto da sperimentare varie combinazioni possibili, è possibile anche l'introduzione ottavi, scanditi come TI. Il bambino in questa attività pronuncia le sillabe ritmiche e segue un senso ritmicotemporale già acquisito nelle esperienze 1 e 2. Come al solito, a questo punto, si procederà alla scrittura di ciò che è stato eseguito inserendo giochi di lettura e dettato ritmico. 2.3.2 Valutare le dicoltà attraverso esperienze musicali Un altro articolo di A.M. Gheltrito descrive invece alcune attività di natura musicale dalle quali è possibile ottenere informazioni utili circa la presenza di eventuali lacune a livello di organizzazione del pensiero e di ragionamento in bambini frequentanti gli ultimi anni di scuola materna. Un tale percorso pedagogico evidenzia dunque la predisposizione o, al contrario, la presenza di dicoltà in ambito logico-matematico e può essere seguita dunque da un percorso integrativo volto a colmare tali mancanze. Gli ambiti utilizzati comprendono tre aree: la prima di queste riguarda la concezione 18 ritmico-temporale, la seconda il coordinamento corporeo e la terza le capacità recettive del soggetto. • Concezione ritmico-temporale: l'elemento temporale è un indicatore importante che ci aiuta a capire se il soggetto presenta dicoltà nel'organizzazione dello spazio in un modo continuo variabile nella velocità: alcuni esperimenti e controlli eettuati dalla Gheltrito nel corso degli anni in collaborazione ad altri insegnanti ha evidenziato che bambini con dicoltà temporali durante le esecuzioni musicali presentavano anche dicoltà a livello di comprensione con l'insegnante di matematica. Ciò ha stimolato la ricerca di parametri di osservazione e valutazione. Una delle attività proposte, la più semplice, consiste nella riproduzione a tempo costante di percussioni regolari seguite da pause della stessa durata a velocità stabilita: molte volte si verica che lentamente il soggetto tende a tornare alla sua velocità spontanea (ognuno di noi ha un 'suo' tempo di esecuzione). L'esercizio diventa più dicile quando si chiede di prolungare i momenti di pausa perchè diventa più dicile mantenere esattamente la velocità temporale ssata. Gli elementi da osservare in questa fase sono innanzitutto se il soggetto riesce a mantenere una sua velocità costante, successivamente se riesce ad adeguarsi ad una velocità datagli e inne se è in grado di mantenere la stessa durata temporale anche durante i momenti di pausa. Più le dicoltà a livello temporale sono persistenti maggiori saranno i problemi a livello di concezione di successione e quantità numerica. Una seconda attività è quella di constatare se il bambino riesce a capire e ripetere il momento in cui avviene l'accento forte durante una lunga sequenza di battiti regolari. Tale attività è seguita da un ultimo esercizio in cui invece il bambino deve riconoscere la durata dei suoni che vengono eseguiti dall'insegnante (pur non conoscendo ancora la divisione matematica delle note). Possono vericarsi dierenti risultati: il bambino può riuscire bene in un tale compito perchè possiede un buon senso ritmico, il bambino può riuscire bene non perchè possiede un particolare senso ritmico ma sa rapportare in modo matematicamente corretto i suoni tra loro oppure può non riuscire perchè gli mancano entrambe le qualità descritte. • Coordinamento corporeo: questa seconda area prevede l'abbinamento del movimento ad una sequenza ritmica. In questo caso bisognerà analizzare il movimento nella sua totalità evidenziando la presenza di eventuali impedimenti emotivi o di dicoltà a livello cognitivo. É molto importante lo studio di una tale area (nonostante sia molto difcile un tale tipo di valutazione): molto spesso prima di un intervento didattico in situazioni che sembrano problematiche, è utile agire at- traverso un processo musicoterapeutico in cui si ricrei un ambiente 19 più favorevole allo sblocco emotivo e all'acquisizione di una migliore autostima. • Capacità recettive: quest'ultima area comprende una parte d'ascolto, analisi e movimento nello spazio in relazione alla musica ascoltata. L'ascolto è nalizzato alla presa di coscienza della struttura del brano e delle varie possibilità di frammentazione. Queste osservazioni ci permettono di individuare quali dicoltà a livello di concezione temporale in relazione a quella spaziale emergono nei soggetti partecipanti. attività proposte prevedono: Le il percorrimento di alcuni percorsi con uguale punto iniziale e nale da completare nella durata del brano proposto; percorsi in cui il bambino deve raggiungere un punto prestabilito in corrispondenza della metà del brano e percorsi che prevedono la divisione ulteriore del brano. Anche in questo caso, al termine del'attività vengono compilate schede di osservazione e valutazione dei risultati ottenuti. I dati vengono raccolti annualmente in schede apposite e a ne anno si stila una media per ogni bambino: secondo i risultati ottenuti si programma un intervento pedagogico musicale adeguato ed individuale. Il vantaggio di un tale tipo di studio consiste nel fatto che è possibile osservare precocemente degli indicatori che portano alla conoscenza di dicoltà a livello logico matematico consentendo un intervento mirato in cui la musica può facilitare il compito agli insegnanti curriculari. Riferimenti bibliograci [1] Tomaso Vecchi, Lilach Akiva-Kabiri, Daniele Schön, [2] F. [3] Kenneth M. Steele, Karen E.Bass, Melissa D. Crook, musica, Carocci, (2007). H. Rauscher, G.L. Shaw, K.N. performance, Nature 365, 611 (1993). the Mozart eect: failure to replicate, Ky, Psicologia della Music and spatial task The mistery of ◦ Psycologichal Science 10, n 4, 366-369, (1999). [4] Christopher F. Chabris, Prelude or requiem for the 'Mozart eect'?, Nature 400, 826, (1999). [5] Listening to Music Enhances Spatial-Temporal Reasoning: Evidence for the 'Mozart Eect', Journal of Aesthetic Education 34, Lois Hetland, ◦ n 3/4, 105-148, (2000). [6] E. Glenn Schellenberg, ◦ Music Lessons Enhance IQ, Science 15, n 8, 511-514, (2004). 20 Psychological An extraordinary memory: The case study of a musical prodigy, Intelligence 31, 6, 509-518, (2003). [7] Joanne Ruthsatz, Douglas K. Detterman [8] Irving Hurwitz, Peter H. Wol, Barrie D. Bortnick, Klara Kokas, [9] Joyce M. Cheek, Lyle R. Smith Nonmusicol Eects of the Kodaly Music Curriculum in Primary Grade Children, Journal of Learning Disabilities, 8, n◦ 3, 167-174, (1975). Music Training And Mathematics Achievement, Adolescence, Winter, (1999). Percorso pedagogico musicale per lo sviluppo dei prerequisiti logico matematici nei bambini dai tre ai dieci anni, Matematica [10] A.M. Gheltrito e Dicoltà vol.13, atti del Convegno Nazionale n.14, 142-148, Pitagora Editrice, Bologna, (2005). Musica e Matematica: valutare le dicoltà attraverso esperienze musicali, Matematica e Dicoltà vol.12, atti del Convegno [11] A.M. Gheltrito Nazionale n.11-12, Pitagora Editrice, Bologna, (2003). 21