FERULA
Sabato 5 marzo 2016 Anno 1 – Numero 1 Edizione straordinaria per la partecipazione al Concorso del Fai “Torneo del Paesaggio” 2015-­‐16 Gruppo Orange (Maria ValenC, Siria Orefice, Gloria Millesoli ) -­‐ Classe 3 C SU -­‐ Liceo ScienCfico “E. Majorana” -­‐ Scordia Dal suolo emergono tracce vitali di civiltà che fanno parte della nostra storia
La rinascita e la memoria
Riprendere i legami con la natura e con il territorio per formare la
nostra identità e per affrontare il futuro con saggezza
Mineo – Può una breve passeggiata di
un mattino aprire nuovi scenari nella
nostra mente e suscitare una nuova
lettura del passato della nostra terra?
Quante volte abbiamo visto il nostro
paesaggio, e l’abbiamo giudicato arido
brullo spoglio, senza conoscerlo
realmente neanche un po’? Cosa c’è di
così potente nel nostro “life style” che
ci trattiene dalla ricerca di ciò che è
davvero davanti a noi, mentre ci
lasciamo irretire da ciò che solamente
appare davanti a uno schermo?
Così, una breve passeggiata a Piano
Casazze, una località sita nel territorio
menenino, ha squarciato un
velo
davanti ai nostri occhi, costringendoli
quasi a vedere il paesaggio, a cercare
la natura, ad assaporare il sapore
intenso delle piante, fino a quando si
è compiuto il miracolo montaliano
della scoperta di una pianta tra le
brune zolle arate dal contadino:
l’abbiamo chiamata la ferula, viene da
un tempo lontano ma da ora farà
sempre parte di noi.
Il rispetto del suolo è anche un atto di
consapevolezza della propria origine
La pianta è una delle protagoniste del
paesaggio calatino
La ceramica e la creazione
“Il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente”. (Genesi, 2, 7). Cos’hanno in comune il suolo e l’uomo? Secondo la Bibbia l’uomo nasce da un impasto di fango, cui Dio dà vita. La materia umana, quindi, proviene dalla terra, dal suolo. Ma non si dimenCchi immagine, secondo la pure il seguente passo: nostra somiglianza: “Dio disse: «Facciamo domini sui pesci… l’uomo a nostra Con/nua in seconda pagina Ferula communis est
La ferula (Ferula communis) è una pianta erbacea perenne, poco appariscente in inverno, che si sviluppa in primavera con l’allungamento del fusto fino a 3 m e che persiste a lungo sulla pianta anche quando secco. Cara^erizzano la pianta i fiori, riuniC in numerose ombrelle che fioriscono in maggio e giugno, e i fusC fioriferi. Con/nua in seconda pagina La tradizione artigianale nel territorio ha origini antichissime
La creta e le “facce stagnate”
Caltagirone è celebre in tutta
Italia per la sua produzione
ceramica, che risale ai tempi
protostorici e che risulta ancora
tra le attività artigianali più
fiorenti. Presso il locale Museo
della Ceramica è possibile vedere
i manufatti più significativi che
abbracciano più di 25 secoli di
vita della città. Tra questi il
famoso cratere raffigurante un
giovane artigiano alle prese con
una grande anfora al tornio,
sotto lo sguardo vigile di Atena.
Il cratere fu ritrovato nei primi
anni del XX secolo in una tomba
nelle immediate vicinanze del
contro abitato e attesta l’antichità
della tradizione artigiana. Anche nel repertorio linguistico
la ceramica detiene una certa
rilevanza. Gli arabi, si sa,
occuparono tutta la Sicilia e
introdussero la tecnica
dell’invetriatura. Da qui
l’inconfondibile riflesso lucido
della maiolica calatina, che trova
la sua espressione più
caratteristica nei vasi con figura
antropomorfe di mori e donne
saracene. Fu forse questa tipologia
manifatturiera ad attribuire ai
per estensione ai caltagironesi
questo epiteto non proprio
lusinghiero. Dietro una testata
Due immagini,
una pianta, mille anni
La strada si inerpica lenta. La prof ci incoraggia a camminare “fino alla prossima curva”. Poi ci saremmo fermaC. La nostra meta: un piccolo insediamento pre ellenico, forse ci^à natale di Ducezio. Vabbè, prof, ormai che siamo qua non ci fermiamo più. Camminiamo lungo il senCero, e lentamente senCamo che ci sCamo allontanando non solo da una ci^à ma anche da un tempo certo. Stranamente, cominciamo a senCrci estranei. Estranei ai nostri contaa, ai messaggi, alle mille parole. Guardiamo a^orno, e vediamo colori e senCamo profumi. I passi procedono, le scarpe ba^ono sul terreno. Lo sguardo però si allarga, dal terreno alle colline a fianco del tracciato, fino al cielo, terso. In qualche punto, le foglie secche delle roverelle si impastano nelle pozzanghere. Quasi come pietre miliari, cespugli di finocchie^o si offrono ai nostri palaC (ne raccogliamo un po’ per un primo pia^o speciale). C’è il cisto qui e là. Il pruno. Hanno piantato melograni. SeminaCvo. E tante gro^e, quasi dappertu^o. Le tombe che ci invitano alla ricerca di senso. Poi la strada si incunea tra due alC gruppi rocciosi: sCamo entrando nella ci^adella. Ci ripromeaamo di salirci sopra, appena possibile. In parCcolare, il posto di guardia con la finestra sulla valle. Una finestra “sul corCle”. A est, l’Etna imbiancata. Maestosa. Ma prima, facciamo un breve “fieldwalking”: i tombaroli hanno spaccato dappertu^o, forse qualche cosa la possiamo trovare anche noi. Un’ansa. Un orlo. È cosi che in un campo arato, dove i moderni contadini con i tra^ori tracciano come i loro avi con i buoi i percorsi di Cerere, che vediamo, tra le prime verdi pianCne di grano, spuntare le Cmidi elici di un fusto: è dipinto su un piccolo frammento, nero su fondo rosso. Una pianta precoce sulla semina di oggi, traccia di vita eterna che emerge dal suolo, proteavo e sempre generoso. Gli archeologi sostengono che i fusC di ferula, che qui crescono abbondanC, un tempo venivano uClizzaC per le arnie, a custodire il miele fonte di dolcezza e di ricchezza. Quelle elici le abbiamo riviste nella ferula di oggi e di ieri. Per questo, a perenne memoria di quell’emozione, e di una nuova coscienza, abbiamo chiamato Ferula questo giornale, un diario di bordo della nostra scoperta del suolo e di una bella pagina della nostra vita.