Laura Arrighi | Phd Architettura e Design | curriculum design | XXIX ciclo
Tutor Prof. Alessandro Valenti
[email protected]
Abstract
TITOLO----------------------------------------------------------------------------------------------------
ULTRASKIN
COMUNICARE, PROTEGGERE, PERFORMARE. LE NUOVE FRONTIERE DEL TEXTILE
DESIGN: DA TESSUTO A PELLE INTERATTIVA
PAROLE CHIAVE------------------------------------------------------------------------------------------
pelle | interfaccia | corpo | confine | abito | abitazione | protesi | uniforme | wearable
technologies | textile design
BACKGROUND E AMBITO DI INTERESSE ---------------------------------------------------------------
-ipotesiSia il design che l’architettura sono da sempre due campi la cui relazione con il corpo umano
è tanto stretta quanto variabile, in base a quelli che sono i cambiamenti di tipo sociale,
culturale e ambientale. Oggi il ruolo del corpo è quello di essere un elemento sensibile che
interagisce con questi due mondi. Rispetto a questa caratteristica, uno degli elementi più
interessanti su cui sono state compiute sperimentazioni con tanto di derive e derivazioni è
quello della pelle, intesa sia come membrana sensibile che come supporto e campo di azione.
Questo lavoro sul corpo - e la pelle - ha fatto sì che negli ultimi decenni fosse possibile tessere
interessanti relazioni tra la moda e il design interpretando il progetto (fashion design,
interior design e architettura) attraverso un moto centrifugo che dal livello più superficiale
del corpo (la pelle biologica) si è spostato verso l’esterno fino a coinvolgere abiti, oggetti e
abitazioni intesi come ulteriori strati di pelle.
L’ipotesi è che questi processi abbiano dato vita ad una terza pelle, o pelle ibrida, intesa come
superficie interattiva di nuova generazione, intelligente e prestazionale frutto di nuovi
traguardi raggiunti nel campo del textile design e ad una rinnovata idea di confort che è
anche mentale oltre che fisico.
La terza pelle, in questa accezione, sempre più a contatto col nostro corpo e per questo
sempre più performante, amplificherebbe le nostre percezioni svolgendo allo stesso tempo
una funzione di protezione rispetto a condizioni sempre più estreme.
-attualità del temaUno dei mezzi attraverso il quale l’uomo viene in contatto col mondo sono i pori del corpo,
che nel termine greco originario poroi significavano tanto vie d’entrata quanto vie d’uscita.
Mediante il senso del tatto si genera un flusso continuo di informazioni e di compenetrazioni
che portano il corpo a dilatarsi nell’ambiente e l’ambiente a confluire nel corpo. La linea di
confine di questo passaggio è la pelle. Se dal punto di vista biologico la pelle ha sempre
ricoperto il ruolo di strato più superficiale del corpo e quindi luogo caratterizzato da tutte le
funzioni fisiologiche appartenenti alla superficie cutanea: strato di protezione (se pur
debole), sede della sensazione tattile, confine di regolazione, dal punto di vista culturale la si
può considerare un supporto di comunicazione sempre variabile della propria identità.
Questo dualismo è sempre esistito: ne sono un esempio i tatuaggi e le decorazioni del corpo,
pratiche che si ritrovano già nei popoli più primitivi sia nella società contemporanea. Allo
stesso modo l’abito, se da un lato rimane una costante dalle civiltà primitive ad oggi con
funzione di riparo e protezione, dall’altro si evolve in costume come segno distintivo di un
popolo, di una società, di un gruppo, di un individuo.
In questo processo evolutivo la variabile che regola i cambiamenti rimane il corpo e il modo
in cui questo viene percepito rispetto al mutamento delle condizioni al suo contorno.
Una testimonianza della variazione di percezione del corpo, e di conseguenza del suo
rapporto con lo spazio che lo circonda, si può ritrovare in celebri rappresentazioni della
figura umana. L’homo ad circulum di Vitruvio, il cui disegno di Leonardo è databile intorno
al 1490, raffigura un corpo maschile inscritto all’interno di una circonferenza; un corpo le cui
relazioni con le geometrie del quadrato rimandano a un rapporto numerico, noto come
sezione aurea, che per secoli ha regolato le proporzioni dell’architettura. In questo caso il
corpo come organismo senziente, in grado di percepire con i propri sensi le qualità dello
spazio che lo circonda, è sacrificato all’idea di un corpo perfettamente connesso con il
mondo in base a proporzioni matematiche. Non a caso nel XVII secolo il filosofo francese
René Descartes minimizzerà il ruolo della percezione come strumento conoscitivo in favore
del primato della conoscenza matematica. Per lui idee come “calore” o “colore”, vengono
designate come mere affezioni soggettive della mente. Nel 1946 Le Corbusier disegna il
Modulor, un altro corpo basato sullo stesso rapporto numerico della sezione aurea. Il
Modulor, è una costruzione artificiale che diventa strumento di misura, regolato sulla statura
umana e sulla matematica, per dimensionare case e cose. Il corpo di Le Corbusier è un corpo
meccanico, come meccaniche sono le posture che vengono imposte ai fruitori dei prodotti
dell’architettura e dal design moderni. Dalla metà del XX secolo il corpo comincia a
diventare elemento che configura lo spazio. La scansione verticale dello spazio architettonico,
basata su un modulo di 35 cm effettuata dall’architetto giapponese Sou Fujimoto nei primi
anni del 2000, è ritmata non tanto sulle forme e proporzioni del corpo, ma rispetto ai modi
d’uso dello spazio. Sono le azioni compiute dal corpo a determinare l’uso dello spazio e degli
oggetti (Final Wooden House). Dall’epoca moderna ad oggi abbiamo cominciato ad essere
dotati di due tipi differenti di corpi che corrispondono a due tipi differenti di natura. Il corpo
reale che è legato con il mondo fisico attraverso mezzi fluidi che scorrono internamente, ed il
corpo virtuale legato al mondo immateriale attraverso flussi di elettroni. Parallelamente
viviamo in due tipi di realtà. Una realtà reale e una realtà virtuale. Tra questi due mondi si
staglia un orizzonte di identità multiple derivate dalla crisi dell’io iniziata alla fine dell’800 e
dalla destrutturazione del soggetto tipica dell’epoca contemporanea che nei primi anni del
‘900 il filosofo francese Maurice Merleau-Ponty argomenta con lo sviluppo del concetto di
“impersonale”. Il soggetto della percezione diventa “anonimo”, fatto di infinite correlazioni
materiali alle quali siamo connessi innanzitutto attraverso la multisensorialità del nostro
corpo; la dimensione “carnale”, espressa attraverso le metafore del tessuto, della fodera, della
trama, della stoffa, della pelle, sta a indicare la comune appartenenza di io e mondo.
Il corpo umano diventa dunque sempre di più corpo sensibile e corpo che nello spazio
compie esperienze.
Parlando di esperienza e riscoperta del concetto di sensorialità, i cinque sensi acquistano un
ruolo fondamentale, in particolar modo il tatto, al quale già nel IV secolo a.c. il filosofo greco
Aristotele nel De anima attribuiva una sorta di primato sugli altri sensi, descrivendolo come
l’unico senso necessario e sufficiente a definire l’animale (“senza il tatto non può esserci
animale” dal momento che “ogni corpo è tangibile”). Negli anni ’60 il sociologo canadese
Herbert Marshall McLuhan aveva presagito come lo sviluppo dei media elettronici avrebbe
modificato la nostra cultura pesantemente orientata dalla visione, verso un nuovo tipo di
sentire legato alle percezioni cutanee: le persone circondate come cyborg da congegni
elettronici, avrebbero sviluppato senza dubbio sensazioni acute; ne è un esempio la continua
stimolazione legata all’uso dei telefoni portatili e della tecnologia touch screen. In
conseguenza di questo se l’abbigliamento il design e l’architettura sono considerate una
estensione della nostra pelle che funziona come organismo di controllo e difesa dal mondo
esterno, la loro funzione di membrana diventa estremamente importante, sensibile e delicata.
La pelle come una sonda ipersensibile sottoposta a stimoli sempre maggiori, sempre più
accentuati, e caratterizzata da una duplice identità: superficie di interfaccia e membrana
debole diventa, nel primo caso, essa stessa campo d’azione e di sperimentazione, basti
pensare alla storia della cosmesi, della chirurgia estetica e delle più recenti forme di body art,
nel secondo caso un elemento da proteggere sul quale vengono applicati strati successivi che
negli ultimi anni hanno messo in relazione il campo della moda, del design, dell’interior
design e dell’architettura. Un esempio emblematico di quest’ultima deriva è rintracciabile nel
lavoro del designer giapponese Kosuke Tsumura, allievo dello stilista Issey Miyake, che vede
l’abbigliamento come una vera e propria "casa mobile" e presenta alla Biennale di
Architettura del 2000, un anno prima del crollo delle Torri Gemelli, il progetto Mother,
abiti-marsupio dedicati alla protezione delle donne madri. Nel progetto che si colloca in una
più ampia produzione raggruppata sotto il brand Final Home, la distinzione tra abito e
abitazione è annullata.
Quello che diventa interessante indagare è l’evoluzione di questi due aspetti (comunicazione
e protezione) in relazione ai vari ambiti e come ci siano dei codici che dal corpo si sono
trasferiti nel campo del design e dell’architettura: il caso ad esempio della pelle vivente della
Haus des Lehrers in Alexanderplatz a Berlino che nel 2001 è diventato, grazie al gruppo
berlinese Chaos Computer Club, il più grande schermo interattivo fino all’ora esistente,
attraverso il quale gli utenti potevano comunicare messaggi collegandosi via cellulare al
sistema informatico di controllo. O ancora il progetto artistico che Fritz Hansen Store
Milano ha da poco presentato per celebrare il rilancio della sedia Grand Prix nella versione
originale realizzata da Arne Jacobsen nel 1957. Per questa occasione il designer Diego Grandi
ha scelto di celebrarne l’autenticità facendo imprimere una storia dal tatuatore Pietro Sedda
direttamente sulla “pelle” dell’oggetto.
Parlando di doppia identità della pelle che si sviluppa sulle strade parallele del supporto e
della membrana debole, diventa interessante rintracciare ed indagare i loro punti di incontro
e ibridazione in fenomeni come quello dell’uniforme e della mimetica, indumento protettivo
e di identificazione di appartenenza ad un determinato esercito che si è sviluppato negli
ultimi anni come tema di tendenza nella moda e si è trasferito spesso nell’ambito
architettonico, nel caso per esempio della Camo House concept dello studio FAT
Architecture del 1999, nella quale il rivestimento mimetico e lo slogan militare caratterizza
sia l’esterno che l’interno dell’abitazione.
-ambitoLa sensibilità del corpo è, nella storia dell’uomo, uno dei temi più importanti per lo studio
del rapporto tra essere umano, unione di corpo e anima (mente) e ambiente. Attraverso il
concetto di una nuova sensibilità dell’uomo contemporaneo l’ambito di ricerca risiede nella
relazione tra corpo design e architettura, dove il corpo è inteso come elemento sensibile e
dove la sensorialità è indagata attraverso il tema della pelle.
La ricerca – secondo quanto già affermato - affronterà i temi della pelle biologica e artificiale,
suddivise in prima e seconda pelle, declinate di volta in volta nel doppio sistema di
membrana debole e supporto per poi arrivare alla definizione del concetto di terza pelle
come sistema ibrido performante di membrana ultrasensibile e ultra comunicativa.
OBIETTIVI ------------------------------------------------------------------------------------------------
Costruire una tassonomia sul tema della pelle attraverso una classificazione basata sulla
distinzione tra prima seconda e terza pelle, dove la prima e la seconda pelle vengono lette in
maniera parallela attraverso un excursus cronologico ampio e dove la terza pelle viene letta
come sistema ibrido risultante dalle prime due, interpretato come un fenomeno che si sta
sviluppando negli ultimi anni.
La volontà è quella di indagare nuove tendenze nel design, non ancora codificate, che hanno
a che fare con un nuovo concetto di pelle inteso come sistema prestazionale.
In quest’ipotesi la terza pelle dovrebbe delinearsi come sistema integrato tra elemento
biologico e sistema artificiale risultato di una nuova concezione del textile design.
METODOLOGIA E STRUMENTI---------------------------------------------------------------------------
La prima fase consisterà in una ricognizione che introduca al tema della pelle indagata come
supporto e membrana da proteggere e poi come superficie prestazionale. Gli ambiti di
riferimento spazieranno dalla filosofia all’antropologia fino alla medicina, dall’arte alla moda
fino al design e all’architettura.
La ricerca verrà svolta attraverso campionature e confronti trasversali nei vari ambiti
selezionati.
Nei casi di prima e seconda pelle, la ricerca avverrà e coprirà un arco di tempo
necessariamente ampio con derive in altre discipline.
Nel caso della terza pelle si avrà un restringimento di campo d’azione riferito agli ultimi
decenni e si rintracceranno le forme di continuità e ibridazione con gli altri due sistemi.
RISULTATI ATTESI ---------------------------------------------------------------------------------------
Rintracciare e definire le nuove potenzialità espressive del textile design che si stanno
aprendo in modo trasversale negli ambiti del design della moda e dell’architettura, con
sconfinamenti da un ambito all’altro.
STRUTTURA DELLA RICERCA
---------------------------------------------------------------------------
PRIMA PARTE _ ELEMENTI: CORPO, PELLE
1- DEFINIZIONE DEI CAMPI
Excursus in diversi ambiti (filosofia, antropologia, sociologia, arte, medicina) che chiarisca
l’evoluzione del rapporto tra questi elementi.
SECONDA PARTE _ STRATI: DIVERSI TIPI DI PELLE
1-PRIMA PELLE
Cos'è la prima pelle. Riferimenti alla pelle biologica come interfaccia, alle tecniche comunicative e alla
grafica .
2-SECONDA PELLE
Cos'è la seconda pelle. I sistemi di protezione e rivestimento del corpo. Ricognizione nei campi del
design e del fashion design.
3-TERZA PELLE
La pelle come sistema prestazionale ibrido tra biologico e artificiale.
TERZA PARTE _ SCONFINAMENTI: OLTRE LA PELLE
1-LA NUOVA FRONTIERA DEL TEXTILE DESIGN.
BIBLIOGRAFIA DI BASE ----------------------------------------------------------------------------------
CORPO:
Alfano Miglietti Francesca Identità mutanti: dalla piega alla piaga: esseri delle contaminazioni
contemporanee. Bruno Mondadori, Milano, 2004
Breschi Marco (a cura di), Crispino Anna Maria ( a cura di), Corpo. Multiverso, n°7. Unide: Editrice
Universitaria Udinese 2008.
Greenfield Susan, Gente di domani. Come la tecnologia del ventunesimo secolo sta cambiando il nostro
modo di pensare e di sentire, Newton Compton, Roma, 2005
Maurice Merleau-Ponty, La struttura del comportamento, Mimesis edizioni Milano-Udine, 2010.
Maurice Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, Editore Bompiani, Milano, 2003
Lisciani Petrini Enrica, Oltre la persona. Merleau-Ponty e lʼ«impersonale», Δαι´µων. Revista de
Filosofía, nº 44, 2008, pp.119-132
Perniola Mario, Il sex appeal dell’inorganico, Einaudi Editori, Torino, 1994
Rudofsky Bernard, Il corpo incompiuto, Mondadori, Milano, 1971
Davidson Cynthia C, Anybody, MIT Press, New York 1996
2A+P BODY, Castelvecchi Arte Italia, 1999
Valenti Alessandro, Case disperatamente contemporanee, 22 publishing, Milano, 2012
Virno Paolo, Quando il verbo si fa carne. Linguaggio e natura umana, Torino, Bollati Boringhieri,
2003.
Wulf Christoph (a cura di), Cosmo, corpo, cultura, enciclopedia antropologica, Mondadori, Milano,
2002
PELLE
Barthes Roland, Il senso della moda. Forme e significati dell’abbigliamento, Einaudi, Torino, 2006.
Bonami Francesco, et alt., Frisa Marialuisa, Tonchi Stefano, Uniform: Order and Disorder, Edizioni
Charta Srl, Milano, 2001
Bonami Francesco, et alt., Frisa Marialuisa, Tonchi Stefano, Human game: vincitori e vinti, Edizioni
Charta Srl, Milano, 2006
Frisa Maria Luisa (a cura di), S. Tonchi (a cura di), Excess. Fashion and the underground in the 80s,
Edizioni Charta Srl, Milano, 2004
Giberti Massimiliano, Pelle come involucro, pelle come interfaccia, Materia nº di Agosto, 2007, pp.
044-049
Lidewij Edelkoort, Philip Fimmano (a cura di), Fetishism in Fashion , Frame Published, Amsterdam,
2013
Pallasma Juhani, The eyes of the skin, architecture and the senses, Wiley-Academy, Chichester, 2005
Moda e Design Ottagono n°78, 1985, pp.018-075
View on Colour by Li Edelkoort