Augusto Galassi
INTRODUZIONE
“Della villa stessa poi si gode un panorama stupendo da tutte le parti, che avrà senza
dubbio determinato la scelta del sito, panorama che più si ammira più si dispera di
poter descrivere: da una parte l’immensa città capitale del mondo antico, dall’altra
opposta il bellissimo gruppo dei Colli Albani, ove nei tempi romani biancheggiavano
ville più numerose assai di quelle che si vedono ora…panorama bello in ogni
stagione dell’anno e in ogni ora del giorno; ma del quale chi lo sente sinceramente
non parla, se non è poeta, perché non riesce mai ad esprimere il fascino che da quella
campagna si svolge e domina in breve tutte le facoltà dello spirito”.
Così si esprime, Thomas Ashby nell’introduzione del suo lavoro sulla Villa dei
Quintili nel 1909; e avendo ora in mente questa incantevole visione andiamo a visitare
la Villa, ma, prima di tutto, facciamo un breve inquadramento storico.
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™ Profilo storico sulla Villa dei Quintili e Commodo
Nel 1828 la scoperta di un reperto archeologico rappresentato da alcuni tubi per la
distribuzione dell’acqua, realizzati in piombo, aventi incisi i nomi di Sesto Quintilio
Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo, ha permesso di identificare i proprietari
della casa come i fratelli Quintili, ben conosciuti come personaggi storici delle
autorità pubbliche, menzionati dalle fonti letterarie, anche per la cultura, la
competenza militare, l’armonia famigliare e la prosperità.
Furono consoli nel 151 d.C., sotto l’impero di Marco Aurelio, governarono i Greci nel
173, e nel 178 mossero guerra contro i Germani.
Commodo, il successore di Marco Aurelio li condannò per crimini contro lo stato e
ordinò la loro condanna a morte; i fatti andarono decisamente in maniera diversa:
l’imperatore Commodo voleva, per cupidigia, prendere possesso dei beni dei Quintili,
inclusa la lussuosa Villa; quindi tutta la famiglia fu eliminata. Solo per farsi un’idea
su Commodo, riportiamo un passaggio di Historia Augusta “Commodo vide la luce
assieme al fratello Antonino il 31 agosto dell’anno che ricoprivano il consolato suo
padre e suo zio paterno [Marco Aurelio e Lucio Vero] in quel di Lanuvio… durante
la gravidanza Faustina (cosiddetta Minore, moglie di Marco Aurelio) sognò di
partorire dei serpenti, fra i quali uno si mostrava particolarmente feroce..si rivelò
subito fin da piccolo, vizioso, disonesto, crudele, libidinoso, pervertito e disonorato
persino in rapporti orali, abile per l’appunto in attività non confacenti alla dignità di
un imperatore, quali far da coppiere, ballare, zufolare, ed esibirsi addirittura come
perfetto e consumato gladiatore…Commodo se la spassva a Palazzo tra festini e
bagni in compagnia di trecento concubine che aveva messo insieme tra matrone e
battone…e con altri trecento depravati giovinetti raccozzati con la violenza e col
denaro – tenendo conto solo della bellezza – tanto della plebe quanto della nobiltà…a
volte vestito da ministro dei sacrifici, immolava vittime. Si esibiva nel circo in duelli
coi bastoni e, talora, insieme ai gladiatori suoi intimi… fu inoltre chiamato Ercole
romano perché aveva abbattuto bestie feroci nell’anfiteatro a Lanuvio; egli del resto
era solito uccidere fiere nella sua abitazione privata… Gradì le statue che lo
raffiguravano nei panni di Ercole e a lui si sacrificò come ad un dio...Si lavava sette
otto volte al giorno e usava pranzare nei bagni stessi.
Imperatore alquanto strano questo Commodo!
Fu assassinato nel 192, strangolato nel bagno (e non poteva essere diversamente, viste
le sue frequentazioni!).
Fu uno dei peggiori imperatori romani. Il Senato ordinò, dopo la sua morte, la
damnatio memoriae (dannazione della memoria) tramite la distruzione delle sue
immagini.
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™ Ville e Giardini dei Romani
La magnificenza dei Romani si manifestò in tutta la sua pienezza nelle loro cittàVilla.
Il termine Villa originariamente denotava una masseria , con gli alloggi e suoi
annessi; il proprietario o il sorvegliante di questa fattoria era chiamato villicus e sua
moglie villica. Quando successivamente, con l’aumentare del benessere e delle
disponibilità i Romani più ricchi cominciarono a realizzare abitazioni sempre più
grandi e lussuose, presero a modello le ville di campagna, costruendo le loro dimore
complete di tutto,a mo’ di città.
Una Villa di questo tipo era generalmente divisa in tre parti: Urbana, Rustica e
Fructuaria.
La prima era costituita dalla sala da pranzo, soggiorno, camere da letto, bagni,
palestra, terrazze adattate per le differenti stagioni dell’anno. La Rustica serviva per
l’alloggio della servitù (schiavi, liberti e braccianti) e includeva anche le scuderie; la
Fructuaria, conteneva le cantine per oli e vini, locali per le riserve di granturco, il
granaio, il fienile, magazzini per conservare la frutta.
In molte Ville solitamente c’era una torre; nella parte più alta di queste si trovava la
sala da pranzo, in modo che gli ospiti seduti a tavola, potessero godere, allo stesso
tempo, di un bel panorama.
Solitamente venivano realizzati grandi parchi di quaranta-cinquanta., o più acri, dove
venivano, allevati, per piacere o profitto, animali e bestiame.
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Certamente ogni Villa di grande importanza aveva i suoi bagni, inclusi il Tepidarium,
il Calidarium e il Frigidarium.
Il sistema di riscaldamento, durante la stagione fredda, fu un'altra dimostrazione della
grande ingegneria romana.
Sistema di riscaldamento di tipo a ipocausto
Durante il II secolo d.C., fu introdotta appunto una nuova tecnica per il riscaldamento
degli edifici, chiamato hypocaustum. Questo sistema di riscaldamento consisteva nella
circolazione di aria calda sotto i pavimenti e lungo i muri entro condutture (tubuli)
realizzate in mattoni forati; l’aria calda era generata per combustione di legname, in
una stufa localizzata sotto il pavimento pensile, supportato da piccole colonne; l’aria
calda circolava sotto il pavimento e risaliva, lungo i muri, riscaldando così le stanze;
certamente, questo sistema era molto costoso, ed era usato essenzialmente negli
edifici pubblici come le Thermae; solo poco case potevano permettersi questo lusso,
tra queste, proprio la Villa dei Quintili, come mostrato nello schema allegato, da
intendersi come ricostruzione tipica.
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Vogliamo ora illustrare brevemente un tipico lussuoso appartamento romano, tratto da
una casa romana di Spoleto, che ci aiuterà a comprendere più facilmente le strutture
similari, interne, della Villa dei Quintili.
Casa romana a Spoleto
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La casa romana, ripetiamo di configurazione lussuosa, era costituita da un atrium
provvisto di un piccolo bacino (impluvium) e una cisterna per la raccolta delle acque
piovane; questa stanza costituiva il fulcro della casa.
La localizzazione delle altre varie stanze attorno all’atrio era conforme a criteri
simmetrici: su ognuno dei due lati, perpendicolaremente alla linea di ingresso, erano
previste alcune camere da letto (cubicula) e alcune aree di accesso (alae).
Sulla linea assiale, in corrispondenza della direzione di ingresso, abbiamo il
tablinium, la più grande ed importante stanza, il luogo dove il padrone era solito
lavorare e/o studiare e dove riceveva visite e clienti.
Un’altra stanza, il triclinium, era quasi sempre locata su un lato del tablinium e
fungeva da sala da pranzo; vicino al tablinium, c’era il peristilium, il giardino interno,
circondato da un colonnato (porticum).
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Pianta di una tipica casa romana
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Triclinium di una casa romana
I Romani erano dei veri appassionati di giardini. I mariti chiamavano il giardino
altera succidia,un secondo dessert, o un bel pezzo di pancetta pronto da affettare o
un’insalata saporita, ed erano soliti dire che in una casa dove il giardino fosse mal
curato (indiligens hortus) doveva esserci una pessima massaia.
In passato, il giardino era utilizzato principalmente per la coltivazione di alberi da
frutta ed erbe varie, Hortus Pinguis era chiamato appunto il giardino-cucina e le
famiglie nobili traevano il loro nome dalla coltura di certe specie di legumi
(legumina) come i Lentuli e i Pisones ma anche dalle verdure più comuni come la
lattuga.
Nei secoli successivi fu prestata attenzione anche alla coltivazione di alberi ombrosi,
piante aromatiche, fiori e piante sempreverdi.
Successivamente le famiglie più ricche cominciarono ad adornare i giardini con statue
e piccole opere architettoniche. Qui i romani si ritiravano con i loro amici
passeggiando lungo sentieri ombreggiati da alberi.
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I romani erano particolarmente attenti nel mantenere i loro giardini sempre ben
annaffiati, e a questo scopo, in mancanza di acqua, ricorrevano a piccoli acquedotti
derivandoli da quelli principali.
Un particolare giardino era il Nimphaeum; questo era un fontana monumentale
provvista di ricche prospettive architettoniche, statue e fontanelle.
™ Visita della Villa
L'attuale ingresso è sull'Appia Nuova, mentre l'ingresso, in origine, era sull'Appia
Antica, proprio al lato opposto.
Si attraversa uno splendido parco che contornava ed inglobava la Villa,le thermae, un
teatro, giardini, il Nymphaeum, una cisterna, un acquedotto e poi ancora prati erbosi,
piccoli boschi, piccoli viali di strada romana asfaltata e molte altre cose sorprendenti;
probabilmente prossimi scavi riporteranno alla luce un galoppatoio.
Il tutto al di sopra di un verde e meraviglioso scenario, dove si respira aria che è
ancora fragrante di storia antica.
Il nucleo centrale della Villa è posizionato su una piccola collina; la Villa è divisa in
tre parti: un'area residenziale e di rappresentanza (segnato sulla mappa allegata con
una A), un'area privata (B) non visitabile ed un'area dedicata agli edifici termali,
inclusi il Calidarium (E), il Frigidarium (D) e il Tepidarium (L).
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Il complesso visto dall’ingresso
Possiamo poi visitare un teatro, chiamato Teatro Marino (F) che ci ricorda, nella sua
realizzazione,il teatro di Villa Adriana (Tivoli), che differentemente da questo, era
isolato dall’ambiente circostante, tramite un ponte levatoio per permettere ad Adriano
un completo isolamento.
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Area residenziale
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Andiamo ora a visitare, in dettaglio i vari monumenti che incontriamo dopo avere
percorso i sentieri che conducono alla Villa.
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Il Calidarium (E)
La grandiosa struttura, posizionata in direzione nord-ovest, è in muratura e
originariamente era rivestita in marmi; il soffitto, ora crollato, consisteva in
una grande volta a botte ricoperta da mosaici, i cui colori probabilmente
variavano tra il blu scuro, blu chiaro ed il verde acqua, come possiamo dedurre
dai molti frammenti trovati in questa area durante gli scavi.
In questo edificio, possiamo vedere una vasca di balneazione calda, una
piscina neanche tanto piccola, provvista di gradini su tutti i lati. L'acqua che
arrivava dalla cisterna, veniva scaldata in tre caldaie, realizzate in bronzo, e
poi inviata al bacino tramite delle pompe, azionate manualmente, per mezzo di
una rete di tubi in piombo e muratura.
Il riscaldamento del locale era fornito dalla circolazione di aria calda in
accordo allo schema già mostrato a pagina 5; infatti, entrando nella piscina,
possiamo vedere sulla sinistra, i forni (praefurnia) per il riscaldamento
dell'aria. Si arriva a questo locale passando attraverso altre due stanze: un
vestibolo riscaldato ed un luogo circolare, forse una sorta di sauna
Particolare del forno
Dettaglio dei condotti aria
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Il Tepidarium (L)
L'area, segnata nella mappa con la lettera L, è stato identificata come
Tepidarium; essa comprende le stanze che furono usate come zona di
passaggio tra il Calidarium ed il Frigidarium.
L'identificazione non è sicura dal momento che non è stata trovata evidenza di
tracce (tubi, condotti) del passaggio dell’ acqua in questa area.
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Il Frigidarium (L)
Il Frigidarium è l'edificio meglio conservato fra i vari altri che compongono il
complesso termale.
La camera centrale (D25 nella mappa) presenta un meraviglioso pavimento
marmoreo policromo.
Pavimento del Frigidarium
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Il pavimento è adornato con motivi geometrici ed è circondato da una
gradinata dove sono posizionate snelle ed eleganti colonne.
All’interno della stanza troviamo due vasche, localizzate lungo i lati corti,
destinate al bagno in acqua fredda.
Attorno a questa camera ve ne sono altre che servono da vestibolo, come
calidarium minore e come stanze di transito alla camera principale; tutti i
locali sono adornati con pavimenti in preziosi mosaici.
Cogliamo l’occasione per descrivere brevemente i vari marmi usati per la decorazione
della Villa:
¾ Cipollino: marmo con venature
cangianti da bianco-verde a verde scuro
(come da cipolla tagliata).
¾ Giallo antico : marmo a grana fine,
di color giallo intenso, proveniente dalla
Antica Numidia (Tunisia).
¾ Serpentino: marmo porfirico, di un intenso
color giallo, proveniente dalle miniere di Sparta.
¾ Porfido: marmo di una pietra molto dura,
rosso, forse il più prezioso, simbolo dell’ Impero,
proveniente dall’ Egitto.
¾ Granito grigio: marmo proveniente dalle
montagne Claudianus , Egitto
Colonna in marmo Cipollino
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™
Il Nympheum
Il nympheum è localizzato vicino all' originale ingresso alla Villa, proprio
sull'Appia Antica.
La grande esedra è, insieme alla sua fontana, il punto focale dell'area: la
raggiungiamo da un corridoio sul lato sinistro, venendo da una follonica, che
conduce al cortile semi-ellittico del complesso.
Corridoio che conduce al Nympheum
Qui possiamo ammirare un mosaico ben conservato realizzato in tessere bianche.
Mosaico a tessere bianche
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Nel Medioevo, il luogo fu trasformato in una fortificazione per la difesa e anche per
ragioni di controllo dei traffici (una sorta di dazio).
™ L’ Antiquarium
Vicino all'attuale ingresso della Villa, si trova un piccolo museo, l'Antiquarium in cui
vengono mostrati vari reperti archeologici; vogliamo soffermarci su una statua di
Zeus, drappeggiata in un manto le cui pieghe sembrano animare il dio.
Statua di Zeus
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Molto bella è la testa di donna che possiamo ammirare proprio all'ingresso posteriore
del museo sul lato destro. Le labbra carnose nulla tolgono alla dolcezza della sua
espressione.
Donna romana, scultura del II secolo a.C.
La sobria acconciatura, scriminatura centrale e treccine appena abbozzate, ci indica la
statua come opera di età repubblicana; le acconciature femminili (ma anche maschili)
in età imperiale erano molto più elaborate e sofisticate.
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Aneddoti – Curiosità
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Fantasia, forse un po’ esagerata di un pittore.
Thorald Laessøe, pittore danese dell’’800 ci ha lasciato un suggestivo dipinto di
rovine romane, intitolato da lui stesso “Le Terme di Caracalla”.
Va bene la fantasia, va bene l’interpretazione personale, va bene la trasformazione
del reale, ma ciò che ammiriamo nel dipinto non sono certo le Terme di
Caracalla, ma quasi sicuramente uno scorcio della Villa dei Quintili. E dire che il
pittore conosceva bene Roma o almeno l’indole dei romani (alcuni!): guardate
come ha colto il carrettiere che, sdraiato sui blocchi di travertino, si fa trasportare
indolente e indifferente.
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